Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 1128 del 9 febbraio 2005 - Resoconto

OGGETTO N. 1128/XII - Iniziative per la promozione della produzione delle mele. (Interrogazione)

Interrogazione

Richiamate le precedenti iniziative presentate, in merito alla necessaria valorizzazione dei prodotti ortofrutticoli della Valle d'Aosta e, in particolare, della produzione delle mele;

Ribadite le preoccupazioni espresse nelle interrogazioni allora presentate per sottolineare che a tutt'oggi la valorizzazione, la promozione e la commercializzazione delle mele della Valle d'Aosta sono in parte legate all'iter di ottenimento del marchio DOP;

Tenuto conto, anche alla luce dell'attuale difficile situazione economica, dell'importanza di sostenere quei settori che valorizzano i prodotti nel nostro territorio, i quali possono anche fungere da veicoli promozionale per la nostra regione;

I sottoscritti Consiglieri regionali

Interrogano

l'Assessore competente per conoscere:

1) qual è l'attuale livello di produzione delle mele nella nostra regione;

2) qual è la situazione della promozione, della commercializzazione delle mele della Valle d'Aosta e dell'ottenimento del relativo marchio DOP;

3) i programmi della Amministrazione regionale previsti a sostegno, anche attraverso misure straordinarie, di questo settore produttivo;

4) se non ritiene opportuno verificare la possibilità di prevedere, in collaborazione con l'Institut Agricole e con la Cofruits, inizialmente anche in via solo sperimentale, un progetto di trasformazione delle mele in prodotti derivati, quali ad esempio succhi sidro e altri prodotti.

F.to: Lanièce - Stacchetti - Viérin Marco - Comé

Président - La parole à l'Assesseur à l'agriculture, aux ressources naturelles et à la protection civile, Vicquéry.

Vicquéry (UV) - Per rispondere alla prima domanda posta, la frutticoltura in Valle d'Aosta interessa 725,22 ettari per un totale di 2.192 aziende, con una media di 0,33 ettari di superficie investita per azienda. Il 95% della superficie interessata è investita a melo e a restante parte a pero. Si tratta per l'85% di prati arborati, cioè 180 piante per ettaro, gestiti tradizionalmente, che forniscono circa l'80% della produzione frutticola e, solo in piccola misura, il 15%, di frutteti specializzati. La produzione media del 2004 è di circa 25.000 quintali di mele e 6.000 quintali di pere, poco meno della metà dei quali vengono commercializzati attraverso una struttura cooperativa, la "Cofruits" di Saint-Pierre, con circa 250 soci. Il resto della produzione raccolta viene affidata a grossisti e a catene di distribuzione che operano sul mercato nazionale. I produttori di mele di un certo interesse sono circa 600 e la produzione è composta per il 55% da "renetta", dal 35% da "golden delicius" e per il restante 10% da altre varietà. L'attuale politica commerciale, premiando i prodotti di qualità, ha visto un aumento del prezzo medio di conferimento intorno a 0,85 euro/kg. La coltivazione delle mele rappresenta il 95% della produzione frutticola regionale, contribuendo con un totale di circa 1,1 milione di euro, coinvolgendo un volume di affari dell'indotto che oggi si aggira intorno a 2 milioni di euro.

Rispetto alla seconda domanda, l'Assessorato all'agricoltura attraverso la "Cofruits" ha da tempo avviato le procedure per l'ottenimento del marchio "DOP" per la mela della Valle d'Aosta e, a questo proposito, posso comunicare che proprio venerdì prossimo, assieme ai rappresentanti della "Cofruits", presenterò personalmente al ministero il "dossier" relativo, tenendo conto di tutte le suggestioni, gli emendamenti e le critiche a suo tempo sollevate dal ministero rispetto a "Prime bozze di disciplinare per la mela". A questo proposito vorrei sottolineare che è sperabile che, dopo circa un anno di lavoro puntuale, dettagliato da parte dei tecnici, relativo alla storia, alle qualità organolettiche della mela della Valle d'Aosta, entro il 2005 si possa ottenere il relativo decreto di riconoscimento della "DOP". Devo dire che durante quest'anno di trattative ho avuto momenti di vero e proprio sconforto, perché rispetto ad ottenimenti di "DOP/IGP", e quant'altro, si scatenano "lobbies" tremende contro e le osservazioni che vengono fatte dal ministero sono spesso assolutamente pretestuose. Il dossier che presenteremo venerdì è completo, al quale a mio parere non possono dire di no, ma ne parleremo al momento del riconoscimento.

Quanto agli altri aspetti toccati nel punto secondo dell'interrogazione, sono state poste in essere in questi anni politiche volte a migliorare l'immagine della mela, di una mela sana con ottime qualità organolettiche, incentivando azioni mirate a limitare l'impiego di fitofarmaci e diserbanti, promovendo l'adozione di sistemi di lotta integrata, favorendo l'adesione da parte dei frutticoltori di uno specifico codice di autodisciplina (che poi è prodromica all'ottenimento del disciplinare) il quale è finalizzato alla produzione integrata di mele. Viene incentivata inoltre la riduzione della concimazione minerale a favore della concimazione organica.

Da alcuni anni il "prodotto mela" è supportato da contributi finalizzati ad iniziative pubblicitarie e promozionali. Nel 2001 l'aiuto, pari a 34 mila euro, ha agevolato la partecipazione ad alcune fiere di settore e la realizzazione di materiale pubblicitario e divulgativo. Nel 2002 il contributo di 12.500,00 euro è stato finalizzato ad uno studio strategico. Nel 2003 la somma totale erogata di 45 mila euro ha permesso la realizzazione di un'analisi di "marketing" per lo studio del posizionamento del prodotto, la creazione del sito, di materiale giornalistico per la stampa e di documentazione pubblicitaria. Nel 2004, 42.500,00 euro sono stati destinati alla realizzazione di un "DVD" divulgativo, che spazia dalle caratteristiche della mela e del suo territorio, la sua coltivazione e lavorazione fino ai suggerimenti per la consumazione e le ricette. Questo "DVD" è in fase di ultimazione e verrà presentato fra non molto. Si può quindi affermare che attualmente, grazie all'impegno della Cofruits e alla collaborazione offerta dall'Assessorato, il "prodotto mela" ha acquisito una sua precisa identità e la sua promozione è organizzata secondo una precisa strategia, supportata da adeguati strumenti divulgativi. L'Assessorato, nel quadro della concessione degli aiuti per l'organizzazione di manifestazioni tematiche di interesse agricolo, contribuisce anche all'organizzazione dell'annuale "Fête des pommes" di Gressan e "Mele Vallée" di Antey.

Nel programma di educazione alimentare, intrapresa dall'Assessorato e finalizzato alle scuole della regione, che ha coinvolto circa 1.500 alunni delle scuole materne, elementari e medie, una delle iniziative prioritarie ha interessato il "prodotto mela", strutturandosi in un ciclo di incontri di classe, visite sui luoghi di produzione con relative degustazioni del prodotto e la diffusione di opuscoli divulgativi realizzati per l'occasione.

Rispetto alla terza domanda, al di là di quanto affermato, devo dire che l'impegno da parte dell'Amministrazione regionale a sostegno dell'attuale politica di settore è indubbio, se pensiamo che nel 1999 sono stati concessi contributi per circa 52.000,00 euro rispetto a una superficie di 43.000 metri quadrati, ergo 1,21 a metro quadrato, siamo passati a 905.000,00 euro nel 2004 e ad una superficie di 263.000 metri quadrati e a un rapporto di euro/metro quadrato di 3,44. Il grosso aumento è stato nel 2001, infatti da tale data si sta verificando un interesse sempre maggiore verso la frutticoltura in generale e in particolare verso quella specializzata. L'aumento dell'investimento di cui ho parlato per unità di superficie dimostra l'interesse verso una frutticoltura specializzata ed intensiva, che richiede un miglioramento nella sistemazione del terreno. Si ricordino tutte le misure e le azioni che contribuiscono direttamente e indirettamente a sostenere la frutticoltura valdostana: contributi a sostegno della frutticoltura, piccoli frutti e orticoltura; piante aromatiche e officinali; per nuovi impianti, contributi per il risanamento dei frutteti su cui tornerò; contributo per la lotta e il controllo del maggiolino; contributo per la lotta al controllo degli insetti vettori; incentivo per i giovani agricoltori; contributi per i danni da calamità naturali e la fauna selvatica. È da sottolineare a questo proposito l'ottimo lavoro del rinnovato Comitato frutticolo all'interno del quale vengono decise le strategie da adottare, d'intesa con i produttori "Cofruits" e produttori privati.

Rispetto all'ultima domanda devo dire che da ben 16 anni la "Cofruits" ha avviato un processo di diversificazione nella trasformazione con le mele essiccate, che vengono prodotte in Trentino, il sidro e i succhi di mela che vengono prodotti in Francia, mentre l'aceto viene prodotto in Piemonte. Sarebbe auspicabile in effetti riuscire ad attuare l'intera filiera produttiva in Valle d'Aosta, aumentandone così il valore aggiunto e la sua caratterizzazione di tipicità; tuttavia un progetto di questo tipo è difficilmente realizzabile perché bisogna considerare il livello di produzione delle mele in Valle d'Aosta, i dati li ho forniti prima. Parliamo, sì, di 2.192 aziende, però con una media di 0,33 ettari di superficie investita, microaziende a volte, per cui è impensabile che questo livello di produzione che è ancora troppo basso sia sufficiente per rendere economicamente interessante l'avvio di un processo di trasformazione sostenibile, se non a livello artigianale. In questa fase l'obiettivo politico della Giunta regionale è contenuto nel "PREFIN" e consiste nel risanamento dei vecchi meli e nel reimpianto degli stessi, in secondo luogo criteri moderni di razionalità: questa è la vera scommessa che stiamo giocando in Valle d'Aosta sulla frutticoltura.

Devo dire che i risultati sono incoraggianti, perché se è pur vero che ci sono aziende che chiudono, e chiudono nella zootecnia e anche in frutticoltura per problemi generazionali a volte, altre volte per problemi di pianificazione dei piani regolatori soprattutto nella "plaine" di Aosta, è anche vero che le domande di reimpianto sono molte e fanno ben sperare.

Rispetto alle politiche regionali di sviluppo della frutticoltura bisogna tener conto del fatto che fondamentali sono le scelte di pianificazione del "Conseil de la plaine" della Valle d'Aosta, perché è qui che si concentra la maggiore produzione di frutta. A questo proposito ho avuto un incontro con il Conseil, perché pretendiamo - come Assessorato - di conoscere con anticipo quali sono le strategie di pianificazione rispetto alla conservazione delle zone "E" nei Comuni di Gressan, di Saint-Pierre, di Saint-Christophe, perché siamo disponibili a finanziare interventi a condizione che questi abbiano un vincolo di destinazione. Abbiamo concordato con il Conseil che invieremo assieme a tutti i comuni un questionario, per capire la situazione attuale, fare un'attenta valutazione sulle particelle e capire quali sono le strategie generali. La frutticoltura starà in piedi in Valle se c'è la volontà del "sistema Valle d'Aosta" di tenerla in piedi e questo ragionamento può estendersi ad altri settori, zootecnia "in primis". È una scommessa, ma possiamo vincerla se le nostre politiche, che sono interessanti dal punto di vista contributivo e sono premianti rispetto ai produttori, sono accettate dai consigli comunali. È una fase di rinnovo degli stessi; ci siamo ripromessi di incontrarci con le nuove Giunte dopo la fase elettorale.

Si dà atto che dalle ore 10,24 presiede il Vicepresidente Nicco.

Presidente - La parola al Consigliere Lanièce.

Lanièce (SA) - Prendo atto della risposta molto esaustiva dell'Assessore. Diversamente rispetto al passato, oggi abbiamo avuto un quadro completo delle politiche che riguardano la frutticoltura e in particolare la produzione delle mele.

Per quanto riguarda l'iter per l'ottenimento del marchio "DOP", speriamo che "questa sia la volta buona"; in effetti è dal marzo 2003 che con un'interrogazione avevamo chiesto a che punto era l'iter e già allora la pratica per l'ottenimento del "DOP" era depositata presso il ministero. Sono passati 2 anni e speriamo, ripeto, che questa sia la volta buona e che finalmente si possa ottenere questo riconoscimento che poi dovrà essere avallato a livello di Bruxelles; in effetti, dal momento in cui ci sarà l'okay da Roma, si pensa che ci vorrà ancora un anno prima di ottenere la completezza del riconoscimento e quindi far sì che le nostre due tipologie di mela possano fregiarsi del marchio "DOP". Questa è la cosa importante, abbiamo discusso poco tempo fa del problema della crisi generalizzata collegata in particolare all'industria, ma ad una crisi che riguardava il "sistema Valle d'Aosta", e era emerso il fatto che per uscire da questa crisi si può puntare solo sulla qualità, sui prodotti di nicchia. È ovvio che il "DOP" è sinonimo di qualità ed è importante soprattutto in un momento in cui il consumatore è sempre più attento alla qualità e alla provenienza dei prodotti alimentari, quindi ben venga che si sia arrivati finalmente in fondo a questo iter, che è stato lungo; ci auguriamo che si possa ottenere al più presto questo marchio perché è importante valorizzare le nostre mele, ma anche perché si valorizza l'immagine della nostra regione.

Quando parliamo di "mele", in Italia, si parla di mele del Trentino e questa è una pubblicità a quel territorio; nella nostra regione, è vero che la produzione è limitata, ma lo è anche in altri settori, per esempio nel settore vitivinicolo, eppure i vini valdostani ormai sono al top grazie ad un grosso lavoro che è stato fatto, e come si è fatto per il vino si può fare anche in questi settori... occorre buona volontà. Ci auguriamo che anche nel settore frutticolo si possa far sì che le nostre mele "arrivino al top", perché le caratteristiche organolettiche, che sono elevate rispetto ad altre mele, possono determinare questa eccellenza.

Per quanto riguarda la trasformazione, l'Assessore ha detto che visto il livello di produzione è quasi impensabile poter avviare un processo di trasformazione "in loco". Noi lo invitiamo a riflettere su questo, perché è vero che il livello produttivo è basso, ma una trasformazione "in loco" dei prodotti comporta un ulteriore valore aggiunto, un'ulteriore immagine positiva della nostra valle, quindi questo è da perseguire anche in via sperimentale, visto che attualmente i succhi, il sidro, sono realizzati in Francia, e noi sappiamo che questi prodotti, essendo lavorati fuori dalla nostra regione, comportano un aggravio di costi. Mi sembra che durante la fiera di S. Orso l'Institut agricole abbia venduto del sidro fatto in modo artigianale: questo è un esperimento che deve essere valorizzato, quindi valutando i costi e i benefici, ma occorre puntare anche su questo perché in un prossimo futuro magari ci sarà un riconoscimento anche per i prodotti trasformati nei paesi di origine. Non esiste ancora, ma potrebbe esserci questo riconoscimento in futuro e sarebbe un peccato non voler avviare le eventuali procedure per verificare la possibilità, anche in via sperimentale e in quantità limitata, di realizzare anche in Valle d'Aosta una trasformazione di questi prodotti derivati.