Oggetto del Consiglio n. 1113 del 26 gennaio 2005 - Resoconto
OGGETTO N. 1113/XII - Consulta regionale per la condizione femminile - Approvazione del programma di attività per l'anno 2005.
Il Consiglio
Premesso che la Consulta regionale femminile ha presentato il programma di attività per l'anno 2005, corredato della previsione della spesa, chiedendone l'approvazione da parte del Consiglio regionale, ai sensi dell'articolo 8 della legge regionale 23 giugno 1983, n. 65;
Visto il bilancio di previsione del Consiglio regionale per l'anno 2005;
Viste le deliberazioni dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio n. 185/03 del 25 luglio 2003, concernente la nuova struttura organizzativa del Consiglio regionale e le relative funzioni e n. 245/04 del 22 dicembre 2004, concernente l'attribuzione, per l'anno 2005, alle strutture dirigenziali di quote di bilancio per il perseguimento dei correlati obiettivi gestionali;
Richiamata la legge regionale 23 giugno 1983, n. 65 e successive modificazioni;
Visto il parere favorevole di legittimità rilasciato dal Direttore della Direzione Affari generali della Presidenza del Consiglio, ai sensi del combinato disposto degli articoli 13, comma 1, lettera e) e 59, comma 2 della legge regionale 23 ottobre 1995, n. 45, sulla deliberazione del Consiglio;
Visto il parere della II Commissione consiliare permanente;
Delibera
1) di approvare l'allegato programma di attività predisposto dalla Consulta regionale per la condizione femminile per l'anno 2005, con la previsione della spesa di € 77.468,53 (settantasettemilaquattrocentosessantotto/53), che fa parte integrante della presente deliberazione;
2) di stabilire che all'impegno della spesa fino all'ammontare di € 77.468,53 (settantasettemilaquattrocentosessantotto/53), il cui stanziamento è previsto sul capitolo 185 "Finanziamento del programma annuale di attività della Consulta regionale per la condizione femminile" del bilancio di previsione del Consiglio regionale per l'anno 2005 che presenta la necessaria disponibilità, si provveda con successivi provvedimenti dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio o del dirigente, secondo le rispettive competenze, ai sensi della deliberazione dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio n. 245/2004 in data 22 dicembre 2004, recante "Approvazione del bilancio di gestione per l'anno 2005 con attribuzione alle strutture dirigenziali di quote di bilancio per il perseguimento dei correlati obiettivi gestionali".
Allegato
(omissis)
Presidente - La Consulta per la condizione femminile ha presentato il programma di attività per l'anno 2005. Anche quest'anno, come si può evidenziare dal programma, gli organi dirigenti della Consulta hanno voluto porre l'accento nella programmazione dell'attività per l'anno in corso sul ruolo che la stessa Consulta ritiene prioritario, di accresciuti contatti con un'ampia gamma di soggetti operanti, non solo nell'Amministrazione regionale, ma con una proiezione di interessi verso la posizione di sempre maggior rilievo assunta dalle donne nel mondo del lavoro, dell'imprenditoria e delle istituzioni.
Per quanto riguarda l'aspetto politico, particolare riguardo è riservato alle iniziative della "Consulta delle Elette", che quest'anno intende svolgere un'attività più puntuale concomitante con le elezioni amministrative, che si svolgeranno fra qualche mese, un'attività focalizzata su due momenti: quello pre-elettorale e quello post-elettorale.
In ambito sociale di particolare interesse figura la realizzazione, in collaborazione con il Centro femminile italiano, del progetto sulle problematiche connesse agli abusi perpetrati contro l'infanzia, con l'obiettivo di individuare opportuni accorgimenti per la loro prevenzione e la creazione di un gruppo di lavoro sul tema delle nuove povertà e della coesione sociale.
In ambito economico e del lavoro femminile l'apposita commissione lavoro intende realizzare un cammino esplorativo sui problemi dell'occupazione femminile, dando continuità ad un'azione che è stata iniziata negli anni passati e, nel contempo, cercando dei nuovi spunti di indagine su tematiche che sono di recente introduzione (penso alla riforma pensionistica o al tema della flessibilità del lavoro).
In ambito culturale la Consulta intende organizzare la sua attività nell'ambito del tema generale "Le donne e il cambiamento", approfondendo i cambiamenti realizzati dalle donne e gli effetti sulle donne dei cambiamenti nella famiglia, nel lavoro e nella persona. Questo è il programma che la Consulta femminile ha presentato; trattandosi di un programma, tale proposta è un atto amministrativo che, dopo il parere della commissione, viene sottoposto all'esame del Consiglio.
La parola al Consigliere Tibaldi.
Tibaldi (CdL) - Vorremmo fare una serie di considerazioni di carattere generale sul funzionamento di questo organismo, che è stato istituito diversi anni fa con dei precisi scopi; pertanto, a distanza di un certo lasso di tempo, come potrebbe essere oggi, sarebbe bello fare un bilancio. Purtroppo quando si parla di "Consulta" c'è un diffuso disinteresse rispetto alle tematiche trattate da questo organismo. Noi diciamo che sarebbe opportuno rompere un tabù; parliamone più diffusamente, sarebbe opportuno che i Capigruppo se ne facessero carico nella commissione competente perché il ruolo di questo organismo deve essere ridisegnato.
"In primis", penso che sia pacifico che dal XIX secolo, da quando sono iniziati i primi moti dell'emancipazione femminile ad arrivare ad oggi, il percorso fatto dalla donna in termini di traguardi sociali ed economici nella comunità è stato notevole. Parlare oggi di "donna" come "sesso debole" penso sia fuori luogo, è più opportuno parlare di "uomo" come "sesso debole" - non lo sto dicendo perché mi sento rappresentante del sesso debole... -, ma se esiste una Consulta per la condizione femminile, alla luce di quello che sta succedendo mi chiedo se non sia il caso... quindi crisi di identità, disorientamenti da parte del sesso maschile, di cominciare a pensare ad una Consulta per il sesso maschile! Oppure c'è un'alternativa: come è stato proposto tempo fa, in quest'aula, prevediamo l'abolizione di questo organismo che non ha più senso di esistere, perché umilia la condizione femminile, relegandola in un recinto stile "riserva indiana", dove si cerca di risolvere determinare problematiche, ma non si riesce perché non esistono più di fatto!
Crediamo che in due secoli di percorso qualcosa sia cambiato; oggi lo si legge su tutti gli organi di informazione che parlano di condizione femminile, ho sotto gli occhi alcuni articoli in cui si dice che in azienda è l'uomo il sesso debole, in Italia sono le donne che chiedono meno permessi per motivi di salute, più di un milione sono le imprese in rosa e una su quattro ha sede nel meridione. Forse è opportuno che siano i "maschietti" a svegliarsi, a questo punto!
Riteniamo che la revisione di questo organismo vada fatta in senso più progressista e meno conservatore rispetto alla concezione che finora è stata adottata e perseguita da chi si è succeduto, nella rappresentanza, all'interno della Consulta.
Fatta questa premessa, alcune considerazioni sull'oggetto all'ordine del giorno, ovvero sul programma che il Presidente ha illustrato, sia in II Commissione, sia adesso, dando lettura del sommario delle iniziative iscritte in questo insieme di fogli. Vogliamo constatare, in forza anche di una rappresentanza politica che abbiamo all'interno della Consulta, alcuni disagi che riguardano non solo i rappresentanti della nostra area politica, ma che sono più diffusi, sulla marginalità estrema che ha l'assemblea di questa Consulta, che è tutto, meno che un luogo decisionale.
Mi risulta che il documento oggi all'esame sia il frutto di un "collage" che non è stato neppure approvato in versione definitiva dall'assemblea per la condizione femminile. Se questa è la metodologia che ci insegnano certe persone che vogliono comunque avere la neanche piccola pretesa di voler normalizzare la società secondo nuovi criteri, chiediamo che comincino prima a considerare i luoghi di assemblea come luoghi decisionali e poi ad attribuire ai singoli componenti la funzione per la quale sono stati nominati! Anche in questo documento si parla di una "commissione legislativa", che è stata costituita per rivedere il regolamento; è diverso tempo che è stata costituita questa commissione, ci piacerebbe sapere - le domande le rivolgiamo al relatore del provvedimento, il Presidente Perron - cosa si sta facendo in questa commissione, anche perché se l'assemblea ha un ruolo così marginale e il ruolo decisionale diventa quello esecutivo, composto da 5 persone - peraltro non sempre tutte presenti -, vorremmo capire in quale direzione vanno gli orientamenti modificativi della Consulta per la condizione femminile. Si dice che si sta lavorando da diverso tempo, si vuole ultimare la revisione del regolamento, ma sulla base delle informazioni che abbiamo raccolto non si sa bene cosa si voglia modificare di questo regolamento! Improntato a molta genericità e improvvisazione, ci pare che il documento oggi in approvazione, è un documento che pesa poco forse per qualcuno in termini monetari - circa 77 mila euro, dotazione aggiornata per l'esercizio 2005 -, ma non possiamo permettere delle spese di fronte a dei programmi che sono molto vaghi e che tendono a sovrapporsi a funzioni svolte già da organi istituzionali a ciò preposti.
Entrando nel dettaglio delle proposte, si vuole creare una banca dati sul disagio e definire proposte concrete. Mi risulta che una banca dati sul disagio sia stata messa in cantiere e sia funzionante da parte dell'Assessorato alla sanità, di conseguenza abbia il compito di individuare le situazioni di disagio e dare una risposta. Vorremmo sapere qual è la funzione della creazione di una banca dati sul disagio, a cosa ci serve, e cosa significa "definire proposte concrete". Se ci sono proposte concrete, dovrebbero già essere definite nel documento che stiamo analizzando! Una banca dati sul disagio, che rischia di andare a collidere con dati di riservatezza sulle singole situazioni personali, delle quali si pretende di fare un censimento: questa è una duplicazione che difetta "in toto" di contenuti. Lo stesso ragionamento, anche qui, di sovrapposizione di compiti di altri organismi, vale per il monitoraggio delle vicende relative al rinnovo del contratto di lavoro nel comparto unico del pubblico impiego in Valle, al fine di garantire la corretta applicazione dei principi di pari opportunità. Anche qui, la Consulta sta strabordando rispetto alle finalità per le quali è stata istituita. Ci sono competenze che attengono al datore di lavoro, la Regione, delle competenze che attengono all'"ARRS" - Agenzia per le relazioni sindacali - e poi c'è il ruolo delle organizzazioni sindacali: ci mettiamo anche la Consulta? E con che funzione entra in gioco? Sulla commissione legislativa ho già chiesto conto al Presidente; è un anno che ci stanno lavorando... ci piacerebbe sapere per che cosa!
Veniamo alla Commissione cultura e informazione; in questo programma è stato stralciato il capitolo sull'informazione, perché non sappiamo... e qui si rileva una contraddizione fra un punto di vista redatto da qualcuno e un altro redatto da qualcun altro che collidono quanto ad intenti, perché sono difficilmente integrabili. A pagina 5 leggiamo che la commissione presenterà all'assemblea - a questa fantomatica "assemblea" perché si riunisce una volta al mese per fare un po' di "salotto" -, entro fine gennaio 2005, una proposta di strategia globale di comunicazione della Consulta, che preveda la ridefinizione del ruolo delle testate giornalistiche, che sono 3 - poi ci soffermiamo un attimo sulle testate - e la realizzazione di un sito Web della Consulta entro fine anno 2005. Basta girare la pagina per leggere che il capitolo sull'informazione ha già un taglio differente: se nella pagina precedente si prevede una definizione entro fine mese, alla pagina 6 sembra che tutto sia già stato definito secondo un altro criterio; infatti, si legge: "nel corso del 2005 si intende proseguire nella pubblicazione del periodico "Informa Donna", si intende continuare la pubblicazione della testata "Europa Donna", il foglio "Donna Eletta" accompagnerà le diverse iniziative che saranno organizzate, così da continuare ad essere uno strumento informativo per tutte le donne elette". Tre testate per uno stesso organismo, sono stati pubblicati quattro numeri di "Informa Donna" nel 2004, due numeri di "Europa Donna", nessun numero di "Donna Eletta".
Andiamo a vedere la previsione di spesa per il 2005: il capitolo informazione costa 28.500,00 euro. Ho un minimo di dimestichezza con gli impegni di spesa necessari per stampare un giornale, dico che se queste sono le previsioni di spesa e si esce con 6 numeri, su 3 testate - evidentemente c'è stata una lottizzazione anche delle testate! -, penso che qualcuno debba rivedere i suoi ruoli, debba dire: "ho fallito, la missione non è stata raggiunta, di conseguenza ricominciamo da zero". Anche sulla base delle provvidenze dell'editoria, qui tutti siamo impegnati a divulgare fogli politici, questa dotazione di 28.500,00 euro è esagerata per una produzione così esigua; eppure di parole se ne fanno in quella sede, dovrebbe emergere una produzione quantitativamente e qualitativamente più evidente! Del sito Web si dice che si deve definire la realizzazione, rimane ancora virtuale, come virtuale è la rete, vedremo se nel 2005 maturerà qualcosa!
Il "fiore all'occhiello" - e qui il Presidente ci saprà dire qualcosa perché lo ha sottolineato come punto qualificante del programma - è la Consulta delle elette. Anche qui è singolare il fatto che la Consulta delle elette decida adesso, a 3 mesi dalla presentazione delle liste, di mettere in cantiere una iniziativa che sostenga candidature femminili nella predisposizione delle liste e che ne faciliti l'elezione. Chiediamo come, "chi fa... che cosa", quanto costa questa iniziativa... non è forse tardiva questa invenzione programmatica inserita in questo punto? Si legge: "Si tratta di individuare alcune strategie vincenti di comunicazione, utilizzando quanto finora è stato fatto, sia in Valle, sia altrove, utilizzando materiali appositi, manifesti, brochures e dépliants e organizzando interventi mirati di incontro con la popolazione e le forze politiche". Mi chiedo se chi ha pensato questa cosa, ha fatto i conti con il tempo, quindi non so se il Presidente sarà in grado di darci risposte in merito, perché è una iniziativa che, definire "estemporanea", è poco!
C'è una fase successiva che potremmo sintetizzare come a tutto raggio per il periodo post-elettorale: si procederà ad una riflessione con le elette e si cercherà di soddisfare i loro bisogni formativi e informativi, a cui rispondere con eventuali iniziative di formazione e informazione delle nuove elette e magari nuovi eletti, in collaborazione con il "CELVA". Diciamo che la Consulta dovrebbe ripensare alle sue funzioni e rapportarsi con il fenomeno tempo che non può essere trascurato fino a questo punto.
Ad una domanda fatta al Presidente della Consulta in II Commissione, abbiamo ricevuto risposte alquanto vaghe, anche perché non se ne conoscono ancora i dettagli, nonostante i tempi stretti. Nell'ambito di questa iniziativa rientra anche il foglio "Donna Eletta", che forse in occasione delle elezioni comunali comincerà a fare apparizione, forse con dei "consigli per gli acquisti" dell'8 maggio, forse con qualche altro consiglio, visto che nello scorso anno non si è vista traccia di questa testata! Il "Centro Donna Insieme" invece propone altre iniziative, anche queste sovrapposte con funzioni che sono svolte dall'Assessorato alla sanità: incontri di preparazione alla nascita, point-bébé incontri che avrebbe svolto fino a poco tempo fa un'ostetrica che viene da Ivrea che gratuitamente si propone per fare questi corsi. Anche qui si vuole sostituire con una iniziativa non autorizzata un ruolo della Consulta, che questa non ha, rispetto ad un ruolo delle competenti strutture sociosanitarie valdostane. Anche su questo punto forse qualche parola dovrebbe essere spesa, perché il documento è vago!
Lasciamo perdere le varie feste che vengono organizzate, le gite, le serate a tema che rientrano nel contorno delle diverse attività svolte... l'attività costa 77.468,00 euro... a noi piacerebbe una Consulta che, sulla base della legge istitutiva, esprima pareri su provvedimenti legislativi regionali rilevanti per la condizione femminile. Nelle due finanziarie regionali e che prevedevano numerose norme che potevano incidere sulla condizione femminile, sulle quali era opportuno un parere della Consulta, c'è stato un "silenzio tombale"! Ed è il punto n. 1 delle funzioni del disegno di legge che istituisce la Consulta, punto del quale non c'è alcuna applicazione pratica!
Secondo punto: segnalare l'opportunità di proporre al Parlamento provvedimenti ed iniziative tendenti a tutelare i diritti della donna. Non mi sembra che la Consulta valdostana si sia distinta in questo caso! Formulare proposte e suggerimenti al Consiglio regionale in ordine all'istituzione di servizi sociali che permettano alla donna di svolgere compiutamente il suo ruolo nella società... ma "formulare proposte" non vuol dire "sovrapporsi agli organi competenti"! Gli unici provvedimenti che vediamo sono quelli di spendita, che annualmente arrivano in quest'aula sulla base di un programmino (11 pagine) che oggi viene sottoposto al nostro esame. Favorire nell'ambito della Regione la costituzione di consulte a livello di Comuni e Comunità montane: ne basta una! Queste sono le considerazioni che ci sentiamo di fare, alle quali in II Commissione non sono state date risposte convincenti e non ci sembra convincente il tenore degli argomenti a suffragio delle proposte avanzate.
Da parte nostra non ci sarà senz'altro il voto favorevole a questo documento; non vorrei che venisse travisata la nostra posizione che va nel rispetto assoluto della donna, del suo ruolo nella società e nella famiglia, però non sappiamo quante donne valdostane abbiano oggi tratto beneficio dal lavoro della Consulta, non so quanto convenga fare un bilancio su questo punto, anche perché sarebbe fallimentare e ci porterebbe a delle conclusioni ovvie! Concludo invitando, ancora una volta, il Presidente del Consiglio e poi i Capigruppo regionali a riflettere sul ruolo svolto da questo organismo, così come è non ha alcun senso mantenerlo in vita!
Presidente - La parola alla Consigliera Squarzino Secondina.
Squarzino (Arc-VA) - Devo confessare che sentivo nostalgia di Rudi Marguerettaz, perché si sapeva che il suo intervento contro la Consulta era chiaro e preciso, quindi ringrazio il Consigliere Tibaldi per aver mantenuto viva questa abitudine del Consiglio, di esprimere delle voci più o meno critiche rispetto a un tema che mi interessa, perché sono una donna e perché la "questione donna" mi intriga.
Quando si affronta la "questione donna" nelle sue diverse accezioni, che sia donna politica, donna e rappresentanza all'interno delle sedi decisionali, donna e cultura, donna e società, donna e lavoro, si assiste agli atteggiamenti più diversi. In questi anni credo di averli sperimentati sulla mia pelle un po' tutti questi atteggiamenti; a volte c'è l'indifferenza, la sufficienza, altre volte c'è l'elusione, nel senso di dire: "questo è un tema che non mi interessa, quello che voi dite rispetto alle donne, sì, è importante, ma il problema è sempre un altro"... a volte c'è anche l'irrisione. È comprensibile! Oggi c'è stata una contrapposizione, alla Consulta regionale femminile si contrappone la Consulta regionale maschile! E va bene, è una possibile risposta, che si può esaminare. Ripeto, è comprensibile, perché questo tema comunque fa riferimento ad archetipi culturali che sono profondi, fa riferimento a comportamenti e ad atteggiamenti mentali da tempo consolidati nella nostra cultura con cui ciascuno di noi è chiamato a fare i conti. In genere non ci pensiamo, è solo quando siamo provocati da un documento o da una legge elettorale, da una quota o non quota, e... ricordate le discussioni e i confronti accesi che ci sono stati qui su questo tema? È in quei momenti che emergono le sensazioni più profonde che ciascuno di noi ha!
È vero ci sono dei cambiamenti sociali profondissimi, economici, che hanno consentito alle donne di acquisire un ruolo di primo piano in molti settori, ma manca ancora una consapevolezza culturale diffusa del nuovo ruolo che la donna esercita, dei nuovi ruoli che uomini e donne sono chiamati ad esercitare come persone, ciascuno portatore di una visione particolare della vita. Qui, ricordo solo che la difficoltà è tale che la stessa Europa, che ha voluto indicare come la presenza delle donne nel lavoro come nella politica sia l'elemento fondante del livello di democrazia della società, per affermare questo principio non fa parole, ma dà soldi, cioè capisce che è un discorso così ampio e difficile che bisogna pian piano portare le comunità a confrontarsi con questi temi. E in che modo? Chiedendo che nei progetti europei una quota consistente sia riservata ai progetti che riguardano la promozione della condizione femminile nei vari settori della società: questo tema diventa importante anche per i Paesi che vogliono entrare in Europa. Ho fatto questa premessa perché è questo l'argomento che mi interessa di più, non per ideologia, non per voler riaffermare le cose che penso, ma per cercare, quando sento alcune osservazioni, di metterle in un contesto culturale più vasto e per ricordare come questo contesto culturale più vasto fa scattare in noi reazioni imprevedibili.
La Consulta è un organismo nato più di 20 anni fa, quindi è anche giusto pensare di rinnovarlo, ma questo Consiglio ha sempre detto di no, finora, a tutti i tentativi fatti dalla Consulta di cambiare la legge. Qui una legge era stata presentata e il Consiglio ha detto di no; chi svolgeva allora il ruolo di Presidente del Consiglio ha fatto sgombrare la zona riservata al pubblico, ha fatto togliere le bandiere, perché non andava bene, disturbava il sereno dibattito in aula! Era un modo un po' folcloristico di esprimere la propria opinione di fronte ad un atteggiamento di non ascolto da parte di un'assemblea. Credo sia utile che si ritorni nei Capigruppo ad affrontare questo problema con proposte chiare e precise, per riadattare ad oggi gli obiettivi che questo Consiglio, più di 20 anni fa, ha voluto dare a questo organismo.
In questi anni la Consulta ha lavorato, ha cercato di individuare alcune strade incespicando, come tutti, credo che nessun organismo possa presentarsi qui con il 110 e lode, solo chi ha il potere e vuole imporlo pretende che tutti dicano che tutto va bene, guai se qualcuno critica! È riuscita in questi anni a fare una serie di proposte, ha individuato alcuni percorsi di azione che si sintetizzano nei grossi titoloni in cui è suddiviso il programma, e sta lavorando in quella direzione. Credo che, come tutti gli organismi, può lavorare bene o male a seconda di chi guarda, credo che complessivamente sia un organismo che lavora bene, anche perché al suo interno ci sono le rappresentanti di tutte le associazioni e di tutti i partiti e insieme cercano di individuare le cose più utili in questo momento. Dato che ci sono anche diverse tipologie di associazioni e ciascuna ha una propria visione del mondo, si cerca all'interno del programma di tener conto di tutti, perché non è un organismo che ha un programma politico, ha un programma culturale, un programma di politica di sviluppo della donna: questo, credo, sia il senso del programma che siamo chiamati, oggi, come Consiglio, ad esaminare e ad approvare.
Presidente - Se non vi sono altri colleghi che intendono intervenire, proverò a dare al collega Tibaldi alcune risposte ad una serie di domande che mi ha posto, tenendo presente che ne sono relatore in quanto la Consulta è un organo che dipende dalla Presidenza del Consiglio, ma il Presidente non conosce fino in fondo ragioni, finalità e idee che hanno portato alla formulazione di questo programma.
La collega Squarzino ha svolto un ragionamento più completo e complesso su quella che è la finalità di questo organo; proverò sinteticamente a dare risposta ad alcune domande che il collega Tibaldi, in modo anche molto schematico, ha posto. Inizierei dal problema della banca dati. Credo che l'azione della Consulta, qui come in altre occasioni, vada nella direzione di un rispetto della normativa sulla privacy. Credo che la Consulta non intenda avviare una raccolta nominativa di situazioni, cioè c'è da dire che la legge istitutiva della Consulta pone la Consulta stessa come centro di documentazione, quindi credo che questo lavoro non voglia essere un doppione di lavori di altri enti, soprattutto che non vi sia la volontà da parte della Consulta di andare ad interferire con le competenze di altri organi. Per quel che riguarda la banca dati, ricordo che nel 2004 era nata questa volontà di riflettere sul problema della povertà, pertanto la Consulta ha deciso di allargare l'orizzonte a quella che viene definita una "coesione sociale", che è qualcosa di più conglobante; pertanto diciamo che l'azione della Consulta in questa fase è quella di acquisire i risultati della Commissione regionale di povertà, dati che potranno riguardare la Consulta, e da quelli partire eventualmente per la creazione di una banca dati che - e su questo sarà anche compito nostro vigilare - non sarà mai realizzata in violazione della norma sulla privacy, ma si porrà come un elemento di eventuale ulteriore documentazione.
Un altro elemento che mi ha posto riguarda la contrattazione collettiva. Anche per quanto riguarda l'economia e il lavoro femminile la Consulta è cosciente che non è parte attiva nella contrattazione collettiva, nel momento in cui le parti andranno a definire un contratto, che per quanto riguarda la popolazione femminile della Valle d'Aosta avrà un'incidenza, come nella missione che la legge istitutiva affida alla Consulta, ma credo che la Consulta lavorerà in stretta connessione con la Consigliera regionale di parità, che sarà peraltro membro della Consulta regionale femminile: in questo senso penso che si cercherà di fare un lavoro di sinergia e di portare un contributo.
Un altro aspetto che lei ha evidenziato è quello relativo al regolamento. Sulla revisione del regolamento vi è una commissione legislativa, che sta elaborando questa revisione da circa 6 mesi, che porterà all'assemblea la modifica. Sarà l'assemblea a deliberare eventuali modifiche al regolamento. Credo che in linea generale si stia rivedendo il regolamento per individuare se vi sono dei punti di criticità dello stesso, punti che negli anni sono emersi; ripeto, una proposta che, se verrà fatta al Consiglio, dovrà essere fatta non dall'Esecutivo, né dalla commissione legislativa, ma dall'assemblea stessa. Sempre riguardo al regolamento, alcuni punti - se non ricordo male - che nella commissione il Presidente della Consulta aveva evidenziato riguardavano la validità dell'assemblea e i ruoli delle commissioni, da un lato, e dell'Esecutivo dall'altro, cercando di trovare una formulazione del regolamento che possa garantire una migliore efficienza dei lavori della Consulta, rispettando la legge regionale.
Per quello che riguarda il programma sull'informazione, credo che il programma sia stato strutturato come per gli altri anni, cioè il capitolo dell'informazione nel programma della Consulta è sempre stato molto importante ed è sempre stato affrontato singolarmente. Infatti si dice che "la commissione presenterà all'assemblea, entro fine gennaio 2005, una proposta di ridefinizione del ruolo delle testate giornalistiche": questo non toglie che tali testate continueranno ad essere pubblicate; nel programma della Consulta non viene detto in quanti numeri e come vorranno pubblicare, ma credo sia volontà della Consulta continuare ad essere pubblicate nel corso dell'anno 2005.
Vi è un appunto sulla Consulta delle elette: questo è uno dei progetti maggiormente qualificanti l'attività della Consulta di quest'anno. È vero, si sono dati dei tempi molto stretti, credo che la Consulta valuterà in piena autonomia - tenuto conto dei tempi - ciò che è ancora possibile fare sulla situazione e sul tema della rappresentatività delle donne in politica, un tema evidenziato trasversalmente che impegna tutti i partiti e gli organismi di parità. La Consulta si è data questo programma, non so se i tempi consentiranno di attuarlo, però credo che l'opinione della Consulta è che questo sia un argomento qualificato. Non credo che a questo proposito, né io, né la Consulta, siamo in grado di dare dei costi, nel senso che si aspetta che il programma venga approvato, poi nel dettaglio verrà messa in piedi l'organizzazione di questo.
C'è la questione dei bisogni formativi e informativi, cioè "Donna Eletta" nel 2004 non è stato pubblicato perché la Consulta si è data un anno di riflessione, per provare a ricalibrare le direttive del lavoro; in questa riflessione profonda un momento molto importante è stato un incontro che si è svolto a Pollein con tutte le elette, preceduto da una sorta di sondaggio informale fatto con le elette sulla loro attività politica, e da questo sondaggio è emerso che fra le esigenze maggiori delle elette c'è la necessità di sentirsi informate. Per quanto riguarda il contratto di lavoro del comparto unico, credo di aver già risposto.
Infine, per quanto riguarda l'attività del "Centro Donne Insieme", penso di poter dire che la Consulta è consapevole che queste attività dovranno essere svolte compatibilmente con la disponibilità di locali e di risorse, soprattutto in maniera tale da evitare il crearsi di sovrapposizioni e interferenze con le attività di altri enti o istituzioni, quindi le attività saranno svolte in luoghi che presentino tutti i requisiti di sicurezza, si tratta di incontri che vengono fatti dal "Centro Donne Insieme" con le iscritte al centro - ricordo che il centro è nato nel 1996 come centro di documentazione e di aggregazione -; gli incontri fatti finora hanno avuto un buon riscontro, i numeri sono limitati, ma non sono mai stati organizzati incontri che avessero la presunzione di porsi in alternativa rispetto a corsi organizzati dall'Assessorato alla sanità. Sono incontri di informazione che vengono fatti con persone qualificate, che danno ulteriori indicazioni alle madri che sono iscritte al centro e che sono in questa particolare fase della vita.
Credo che lo sforzo che dovrà essere fatto e che credo l'Assemblea e l'Esecutivo faranno, sia quello di non creare doppioni né interferenze con gli organi che, con competenze ben definite, si occupano di garantire la sicurezza di tutte quelle donne che, di volta in volta, potranno accedere a questi corsi.
Credo di aver risposto sinteticamente. Posso aggiungere che è nostra cura, siccome è un organismo che dipende da noi, di vigilare che questi organismi agiscano nel rispetto delle regole e nel rispetto delle norme che hanno portato alla loro creazione. Lei evidenziava una questione di fondo, che in parte posso condividere, cioè un'analisi sul ruolo della donna che è radicalmente cambiato all'interno della società da quando è stata fatta questa legge; però lei sa che ogni Consigliere è dotato di iniziativa legislativa e qualora i Consiglieri ritengano che questo organo non risponda più alle finalità che hanno portato alla sua nascita, può farsi promotore di una legge che meglio definisce ruolo e competenze di questo organismo.
La parola al Consigliere Tibaldi, per dichiarazione di voto.
Tibaldi (CdL) - Presidente, mi aspettavo qualcosa di più dalla sua bocca, anche perché è relatore per forza di un provvedimento che deve arrivare in aula; di conseguenza, le sue parole altro non sono che una rilettura di alcune risposte che ci sono state fornite in II Commissione. Non c'è stato un approfondimento, non dico critico, ma analitico, più avanzato rispetto a quelle scarne risposte che abbiamo udito in commissione; non c'è stato un approfondimento più distaccato rispetto alle iniziative che si vogliono proporre nel 2005! Non è che si possa liquidare la questione con una risposta che sorvola le problematiche sollevate! Credo che questo sia anche un suo dovere, visto che lei ha sottolineato che la Consulta per la condizione femminile è uno dei 3 organismi che dipendono dall'Ufficio di Presidenza; è vero che abbiamo un compito di vigilanza e controllo sul funzionamento di questo organismo, ma non deve solo limitarsi solo alla legittimità, perché certe scelte se collidono con altre funzioni svolte da altri organi, dovranno essere viste anche da un'altra ottica!
La Consigliera Squarzino, che è uno degli componenti più autorevoli della Consulta, poteva dirci qualcosa di più! Forse ha volutamente "sorvolato" sulle problematiche evidenziate, facendo una lunga premessa di ordine ideologico o culturale, che non è in contraddizione con quanto detto dal sottoscritto, perché nessuno vuole negare il ruolo della donna, però da parte sua forse qualche dato sui risultati dell'attività svolta non guastava! Lei ha un ruolo protagonistico nel punto più qualificante dei progetti oggi presentati, la Consulta delle elette; anche lì, ai quesiti formulati, se non risponde il Presidente, forse la collega Squarzino poteva dire qualcosa! Quel progetto non è stato approfondito nella dovuta maniera e anche lei, collega Squarzino, forse - ma non voleva - ha preferito evitare "imbarazzanti risposte"!
La Consulta non deve più essere un organo autoreferenziale per le consultrici, ma dovrebbe essere un organo di ausilio e di servizio per le donne valdostane. Ripeto, non ho sentito una donna valdostana pronunciare, al di fuori di quella ristretta cerchia, una menzione dell'attività della Consulta in questi anni. Bisogna avere il coraggio di uscire dal conservatorismo, perché in questo senso state agendo, come delle "conservatrici incallite"... non vi rendete conto che vi siete chiuse nella vostra "torre di avorio" continuando a rimuginare su problemi che oggi non esistono più e vi dimenticate il quotidiano concreto che vi circonda? Le donne, oggi, hanno altri problemi rispetto a quelli che voi state sollevando! Allora uscite da questo conservatorismo, lo dico soprattutto a lei, Consigliera, con cui esiste un dialogo e un rapporto di carattere critico che si fa all'interno di questo Consiglio, cercate di pensare in termini più progressisti, visto che vi fregiate di questo attributo! Pensate progressista, pensate qualcosa di Sinistra, come forse pensavano le antesignane del vostro pensiero, coloro che hanno iniziato la lotta per la condizione femminile due secoli fa!
Forse è necessario rinnovarsi in questo senso, altrimenti "fate salotto" fra di voi, cercate di soddisfare le vostre piccole esigenze dividendovi la torta disponibile, ma non fornite alcuna risposta alle reali necessità delle numerose donne che sono impegnate nei più variegati ruoli nella nostra regione! Questo consiglio ci sentiamo di darglielo con la pacatezza che penso di aver sempre dimostrato, perché sono solo 77 mila euro, ma utilizzateli o utilizziamoli - visto che anche noi abbiamo un compito di controllo e vigilanza - in un senso più moderno e utile alle esigenze delle donne!
Sulla base delle considerazioni fatte, annuncio il voto contrario del nostro gruppo. Penso di averlo motivato in maniera sufficiente, non per dei pregiudizi di carattere ideologico-culturale, perché non albergano nelle nostre menti, ma per la genericità reiterata e per il ruolo superato e obsoleto che ormai contraddistingue i programmi e l'attività svolta dalla Consulta regionale per la condizione femminile.
Presidente - Se non vi sono altri colleghi che intendono intervenire, pongo in votazione l'oggetto 25.1:
Consiglieri presenti e votanti: 29
Favorevoli: 26
Contrari: 3
Il Consiglio approva.