Oggetto del Consiglio n. 957 del 17 novembre 2004 - Resoconto
OGGETTO N. 957/XII - Incentivi per la raccolta differenziata dei rifiuti. (Interpellanza)
Interpellanza
Appreso che i Comuni del Canavese hanno avviato un piano per i rifiuti che, in tre anni, modificherà radicalmente il sistema di raccolta e conferimento;
Evidenziato che in pochi mesi i primi Comuni che hanno avviato il nuovo sistema di raccolta rifiuti hanno raddoppiato, e anche triplicato, la quota della raccolta differenziata dei rifiuti;
Segnalato che, ad esempio, nel mese di settembre piccoli comuni come Barone Canavese, hanno superato il 90% di raccolta differenziata e grandi comuni, come Ivrea, hanno raggiunto il 64%;
Constatato che in Valle d'Aosta la raccolta differenziata è rimasta a percentuali drammaticamente basse, mediamente nettamente inferiori al 30%;
i sottoscritti Consiglieri regionali
Interpellano
la Giunta regionale e l'Assessore competente per conoscere:
1) per quali motivi la Valle d'Aosta non ha finora seguito la nuova impostazione nella raccolta dei rifiuti che ha permesso in molti Comuni del Canavese e di altri comprensori italiani, di raggiungere percentuali di raccolta differenziata nettamente superiori al 50%;
2) che cosa si intende fare per raggiungere anche in Valle d'Aosta percentuali di raccolta differenziata almeno pari a quelle del vicino Canavese.
F.to: Riccarand - Curtaz - Squarzino Secondina
Presidente - La parola al Consigliere Riccarand.
Riccarand (Arc-VA) - Torniamo con questa interpellanza sulla questione dei rifiuti, in particolare sulla questione della raccolta differenziata dei rifiuti, perché riteniamo che la situazione in Valle non sia affatto ottimale e vi siano invece delle grosse possibilità di miglioramento.
Abbiamo acquisito negli ultimi mesi una serie di informazioni su quello che sta succedendo soprattutto nel nord Italia, dove vi è un'evoluzione molto rapida per quanto riguarda la raccolta differenziata dei rifiuti e in cui ci si sta attestando ormai per interi comprensori su percentuali di raccolta differenziata che sono molto elevate, comunque superiori al 50% dei rifiuti prodotti. Avevamo già avuto modo in questo Consiglio di segnalare il caso emblematico del Comune di Torre Bordone - che abbiamo anche recentemente visitato come Consiglieri della III Commissione -, Comune di 9.000 abitanti alla periferia di Bergamo, che da vari anni ha una percentuale di raccolta differenziata superiore all'80%. Quello però non è un caso isolato, ad esempio, tutta la Provincia di Bergamo ha delle percentuali molto elevate di raccolta differenziata, vi sono molti altri comuni che ormai sono sul 70% ed oltre; in quasi tutta la Lombardia le percentuali sono frequentemente molto elevate e spesso superiori al 50%. Nel Veneto conosco il caso della zona gestita dal Consorzio di raccolta "Priula"... che è la Provincia di Treviso, esclusa la città capoluogo... ma vi sono 22 comuni per un complesso di 205.000 abitanti che già lo scorso anno nel 2003 ha fatto a consuntivo 2003 oltre il 70% di raccolta differenziata.
Vi è poi il caso recente - su cui insiste anche il testo dell'interpellanza da noi presentata - del Canavese, ma del Piemonte in generale, che abbiamo voluto citare, perché è emblematico essendo una realtà, che ben conosciamo, ai confini della Valle d'Aosta. Nel Canavese, in questo comprensorio molto vasto, gestito dalla "Società Canavesana Servizi", nei comuni che già sono partiti con il nuovo sistema vi sono stati dei dati molto interessanti: il Comune di Barone Canavese, 600 abitanti, ha fatto a settembre il 92% di raccolta differenziata; il Comune di Ivrea, 24.000 abitanti - quindi una realtà molto simile ad Aosta -, ha fatto a settembre il 64% di raccolta differenziata, ma si potrebbero citare altri comuni interessanti come Borgo Franco, 3.600 abitanti, che ha fatto a settembre il 78%, Montalto, 3.500 abitanti, con il 79%. Delle percentuali quindi molto più alte di quelle che abbiamo in Valle d'Aosta, sia da parte di comuni piccolissimi come Barone Canavese, sia da parte di comuni capoluogo come Ivrea. Dietro a questo salto di qualità, dal 25 al 70%, vi sono fondamentalmente tre aspetti che sono ormai evidenti in tutte queste situazioni. Il primo aspetto è il sistema tariffario, cioè la tassa pagata attualmente in base al metro quadro non incentiva la raccolta differenziata, quindi bisogna passare al sistema a tariffa in cui vi è una parte fissa, pagata dai cittadini in genere in proporzione al numero dei componenti il nucleo familiare, e poi una parte variabile in proporzione al rifiuto indifferenziato effettivamente conferito. Questa è la "chiave" decisiva, affinché vi sia un'incentivazione reale al cittadino per differenziare i rifiuti.
Vi è poi un problema di come viene organizzata la raccolta dei rifiuti; ad esempio, nel Canavese hanno eliminato completamente i cassonetti stradali per la raccolta indifferenziata, che viene fatta solo a domicilio, quindi diventa una raccolta molto particolare. Vi è poi una questione di mentalità e di cultura, cioè di capire a livello di mentalità sia dei cittadini, sia dei pubblici amministratori che la raccolta di rifiuti indifferenziati può e deve diventare l'elemento marginale della raccolta dei rifiuti; questo è possibile, come dimostrano esperienze ormai molto estese. Questo nuovo sistema, che punta molto sulla raccolta differenziata, se viene fatto bene, è estremamente vantaggioso, in quanto intanto riduce i costi del sistema generale di gestione dei rifiuti, perché vi è un costo molto elevato rappresentato dalla messa in discarica che si contrae; poi, dal punto di vista ecologico, è molto valido, perché riduce lo spreco di materie prime, che invece vengono riciclate e rimesse in circolazione.
In Valle d'Aosta abbiamo più che in altre realtà un interesse ad avere una raccolta differenziata molto "spinta", perché abbiamo caratteristiche dal punto di vista del territorio che non ci permettono di avere grandi estensioni di discariche, sappiamo che abbiamo già difficoltà ad ampliare l'attuale discarica; siamo anche un territorio dove, per dimensioni e caratteristiche, non può essere ipotizzata la costruzione di un inceneritore o di un termovalorizzatore, in quanto ci mancano le dimensioni e avremmo anche delle forti controindicazioni. Abbiamo quindi tutto l'interesse a differenziare molto, a mettere poco in discarica, a contenere i costi, a non sprecare risorse; ce l'abbiamo forse più che in altre realtà territoriali molto più ampie. Ciononostante i dati della nostra raccolta dei rifiuti si caratterizzano per dei grandi quantitativi di produzione di rifiuti, da un lato, e per bassi quantitativi di raccolta differenziata, cosa che non va assolutamente bene e che non si giustifica con le potenzialità esistenti oggi di cambiamento del sistema.
Con tale interpellanza chiediamo di sapere cosa si intende fare rispetto a questa situazione, se si intende "cambiare marcia" e come si intende farlo, come si intende operare per far sì che (non dico le percentuali di alcuni comuni lombardi e veneti che sono sull'80-90%) almeno le percentuali del Canavese della raccolta differenziata - che sono sopra al 70% - siano raggiunte anche in questa Regione con un grosso vantaggio per tutti quanti.
Presidente - La parola all'Assessore al territorio, ambiente e opere pubbliche, Cerise.
Cerise (UV) - Dobbiamo forse cominciare con una premessa. Il decreto legislativo, noto come "decreto Ronchi", del 5 febbraio 1997, n. 22 introduce un nuovo concetto nella gestione dei rifiuti in via generale, che voglio richiamare: "i produttori, chiunque essi siano (enti, imprese, cittadini), di rifiuti devono adottare tutte le misure necessarie per ridurre sia il quantitativo che la pericolosità dei rifiuti, nonché per far sì che gli stessi vengano avviati ad operazioni di smaltimento solo in via residuale; dopo aver ricercato cioè sistemi che ne consentano il recupero (attraverso il riutilizzo, la rigenerazione, il riciclo ed il recupero energetico)". Tale principio generale è strettamente correlato con la necessità, richiamata, di ridurre il quantitativo di risorse utilizzate nei processi di produzione di beni e servizi sia per la produzione di energia, sia come materie prime. Da ciò discende l'obbligo - poi concretizzato nello stesso decreto - che la raccolta differenziata dei rifiuti deve corrispondere con un effettivo avvio al recupero e deve consentire una sostituzione effettiva, seppur minima, rispetto alle risorse naturali utilizzate per la produzione di energia e come materia prima. Questo potrebbe essere all'origine di un grosso equivoco rispetto ai quantitativi che sono stati richiamati relativi ad altre realtà, cioè bisogna aver chiaro che non si fa la raccolta differenziata tanto per fare la raccolta differenziata o, peggio, per evadere le penalizzazioni previste dal decreto, ma la raccolta differenziata deve essere finalizzata a fare in modo che il materiale differenziato sia riciclabile e recuperabile.
Per quanto riguarda i rifiuti urbani, fra le azioni necessarie a soddisfare le indicazioni del "decreto Ronchi" vi sono anche l'attivazione e il potenziamento delle raccolte differenziate e azioni finalizzare ad un recupero diretto di questi rifiuti - ad esempio, nel caso richiamato del compostaggio domestico - che consentano la riduzione dei rifiuti conferiti al sistema pubblico di gestione del servizio. L'organizzazione della raccolta differenziata è principalmente rivolta ad assicurare la gestione di tipologie la cui destinazione finale deve essere l'avvio ad operazioni di recupero. La raccolta dei rifiuti, inoltre, nel rispetto del principio generale espresso dalle direttive comunitarie di adottare anche misure finalizzate a ridurre la pericolosità dei rifiuti da avviare allo smaltimento, deve prevedere la differenziazione di tutte quelle tipologie che richiedono uno smaltimento particolare o, in ogni caso, pre-trattamenti che consentano un abbattimento della pericolosità - esempio batterie esauste, pile, farmaci scaduti o inutilizzabili, inchiostri... -, vale a dire la materia deve essere considerata nella sua interezza e non solo per alcune tipologie di rifiuti. In questa ottica il Piano regionale di gestione dei rifiuti, approvato dal Consiglio regionale il 15 aprile 2003, prevede proprio il potenziamento della raccolta differenziata di tutte quelle frazioni di rifiuto per le quali oggi è sicuramente possibile un recupero - quindi carta, cartone, vetro, plastiche, metallo, alluminio in particolare, legno, rifiuti verdi, abiti... - e di tutte quelle tipologie ricomprese nei rifiuti urbani pericolosi, come batterie, pile, farmaci... al fine di essere quindi garantiti sulla destinazione finale di quelle tipologie che possono rientrare nella definizione di imballaggio, la Regione ha stipulato accordi con tutti i consorzi di filiera aderenti al "CONAI" ed ha disposto che per tali tipologie - ripeto: carta, cartone, vetro, plastiche, metallo, alluminio, legno - l'unica destinazione finale sia proprio la consegna a tali consorzi, in maniera che esista una sorta di duplice controllo. Stessa procedura è stata seguita per quelle tipologie di rifiuti urbani pericolosi per i quali è previsto l'accordo con appositi consorzi nazionali obbligatori. Una politica gestionale simile è prevista inoltre per quelle tipologie di rifiuti assimilabili agli urbani prodotti da attività non domestiche e conferiti al centro regionale di trattamento dei rifiuti urbani ed assimilati di Brissogne direttamente dagli enti e dalle imprese.
Voglio ricordare che, in considerazione dell'incidenza che riveste, un discorso particolare è stato avviato con l'azienda USL della Valle d'Aosta che, considerata come un utente a parte rispetto ai diversi comuni in cui opera - due sedi di Ospedale e i diversi poliambulatori e ambulatori presenti sul territorio regionale -, ha avviato ormai da alcuni anni una riorganizzazione strettamente coerente con il "decreto Ronchi" e che non incide più, in termini generali, sugli utenti dei singoli comuni.
Altro aspetto importante è la modalità di organizzazione del sistema di gestione delle raccolte differenziate, che deve essere strettamente coerente con due aspetti: il sistema territoriale ed insediativo a cui si rivolge; il sistema terminale di recupero e smaltimento previsto. Qui è necessario sottolineare che il Piano regionale di gestione dei rifiuti prende in considerazione tutte le necessità di organizzazione dei servizi in relazione proprio alle esigenze di tipo territoriale ed insediativo; non è infatti possibile organizzare un servizio senza tenere conto delle particolarità di ciascuna situazione. Ricordo che ci troviamo in una realtà territoriale in cui vi sono comuni con problemi morfologici, insediativi e con viabilità notevolmente differenti l'uno dall'altro e con territori da gestire che vanno dal fondo valle all'alta montagna, con tipologie di utenza notevolmente differenti a seconda della fascia territoriale. In questa situazione non è possibile - né appare serio - riprodurre, senza un'analisi approfondita anche di tipo economico, tipologie di servizi presenti in altre realtà che nulla hanno di simile rispetto alla situazione valdostana.
Detto questo, ribadisco che non è intenzione della Regione seguire l'impostazione della gestione dei rifiuti urbani prevista ad esempio dal "Consorzio Canavesano Ambiente" a cui fanno riferimento i Comuni richiamati nell'interpellanza. Questo deriva da alcune constatazioni, che sono: la modalità di raccolta differenziata prevista da tale consorzio, così come risulta dalla deliberazione n. 5 del 20 settembre 2004, si basa principalmente sul forte potenziamento della raccolta del rifiuto organico domestico, che in quell'area è presente nel rifiuto dei relativi comuni con una percentuale mai inferiore al 30%, mentre la raccolta differenziata delle altre tipologie diventa residuale. Ricordo che, dall'analisi dei dati riferiti alle raccolte differenziate dei Comuni della Provincia di Torino - qui ho tutta la documentazione, fra l'altro sono riportati sul sito internet della Provincia e pubblicati dall'osservatorio provinciale -, si rileva che a parte, appunto, la raccolta del rifiuto organico domestico e della frazione verde, le altre tipologie sono raccolte solo in un numero contenuto di comuni. Abbiamo contattato direttamente il Dott. Cieol, Presidente del consorzio, che ha confermato questa impostazione e ha fornito anche delle indicazioni in merito alle modalità di trattamento della frazione organica, la cui destinazione finale - questo è ridicolo, per non dire che è una colossale presa in giro -, successivamente ad un processo di stabilizzazione, è la discarica; quindi tutto il meccanismo è un "escamotage" per evitare le penalizzazioni del "decreto Ronchi". Formalmente si differenzia l'organico, lo si pseudo-stabilizza e poi lo si porta in discarica, esattamente quello che non vuole fare il "decreto Ronchi".
Entriamo più nel meccanismo del sistema proposto ai Comuni del "Consorzio Canavesano Ambiente", perché tutto questo servizio è basato su due livelli di servizio: il primo è riferito ad una raccolta porta a porta dei rifiuti organici, rivolto ai centri maggiori - ad esempio, Ivrea - il cui risultato finale, come detto, previo trattamento di stabilizzazione, che non è altro che un processo non completo accelerato di mineralizzazione del prodotto, viene smaltito in discarica - in questo servizio, fra l'altro, il Presidente del consorzio evidenziava il rilevante, e probabilmente insostenibile, aumento dei costi derivanti dall'onere della raccolta porta a porta, dai costi della stabilizzazione del rifiuti e dai costi dello smaltimento in discarica del prodotto finale, questa pseudo-differenziazione quindi alla fine ha 3 costi che finiranno per essere prima o poi insostenibili -, per di più si tratta di un processo che nella sostanza disattende totalmente le attese del "decreto Ronchi"; il secondo prevede il divieto di conferimento di tale frazione di rifiuto al servizio pubblico, con obbligo di produrre "compost" domestico, rivolto ai comuni più piccoli (appunto quello di Barone Canadese, comune di piana, agricolo, di 500 abitanti, senza presenze turistiche e più volte richiamato nell'interpellanza). In questo secondo caso la quantità di rifiuto effettivamente conferito al servizio pubblico è notevolmente ridotta (ma nel caso in specie fa riferimento esclusivamente alla carta ed al cartone, senza altre tipologie di rifiuto, quindi è un processo di differenziazione solo parziale). Si prospettano però - anche questo è venuto fuori sulla base di un colloquio che abbiamo avuto - due problemi che rimangono del tutto aperti: il primo, che si stanno creando disagi di natura igienico-sanitaria (formazione di odori, di insetti...) derivanti da una non corretta gestione dei "composter"; il secondo, che si crea un eccesso di prodotto non sempre effettivamente utilizzabile in agricoltura, in considerazione, fra l'altro, della composizione eterogenea dei rifiuti dai quali lo stesso è composto. In ogni caso l'utilizzazione di tale prodotto concorre nella valutazione che le imprese agricole devono fare per lo spandimento sul suolo di materiale organico finalizzato alla concimazione, disciplinato da disposizioni comunitarie di settore e per le quali devono essere fatte apposite valutazioni per evitare un eccesso di apporto nutritivo ai suoli ("ergo": allo stato attuale finisce in discarica).
Dalle analisi merceologiche effettuate regolarmente, ormai da 15 anni, dalla "VALECO" sui rifiuti urbani indifferenziati conferiti dai comuni, emerge che la percentuale di organico nel rifiuto domestico nella nostra Regione non supera mai il 17%, con punte minime al di sotto del 10% in alcuni periodi dell'anno (principalmente nel periodo estivo). Tale percentuale, notevolmente più bassa rispetto a quella media riferita ai Comuni del Canavesano, non consente l'organizzazione di un servizio che risulti tecnicamente ed economicamente sostenibile, principalmente per queste motivazioni: come indicato dal Piano regionale di gestione dei rifiuti - che ha utilizzato a tale scopo il risultato di uno studio effettuato dall'ANPA sulle altre realtà nazionali che hanno avviato tale sistema -, la raccolta domiciliare dell'organico non è proponibile in comuni con meno di 3.000 abitanti e comunque laddove i singoli agglomerati abitativi non consentono di raggiungere almeno 250 persone; le condizioni territoriali e meteo-climatiche non consentono, anche eventualmente in presenza dei limiti insediativi - ammesso che avessimo questa realtà con più di 3.000 abitanti -, l'agevole raccolta di tali rifiuti nel periodo invernale, tenuto conto che i maggiori potenziali conferitori, oltre al Comune di Aosta, possono essere, anzi sono individuati nei comuni a forte vocazione turistica, ubicati generalmente al limite delle vallate laterali; la tipologia di rifiuto organico raccolto da utenze domiciliari, risulta essere, generalmente fortemente contaminata da tipologie che fanno si che il prodotto finale della stabilizzazione non possa essere utilizzato se non come materiale di ricopertura infrastato in discarica (anche qui abbiamo un altro raggiro); in merito alla seconda tipologia di servizio sulla quale era organizzato il servizio del "Consorzio Canavesano" - cioè con obbligo di compostaggio domestico nei comuni a forte vocazione agricola -, dobbiamo rilevare il forte limite dovuto all'altitudine. I comuni a vocazione agricola del Canavese obbligati ad aderire a tale servizio sono tutti comuni posti nella piana canavesana; in Valle d'Aosta i comuni a maggiore vocazione agricola sono posti principalmente al di sopra degli 800 metri, limite massimo che consente la produzione di "compost" in tempi relativamente contenuti (non meno di 6-8 mesi), e presentano già normalmente problemi derivanti dalla presenza di eccedenze derivanti dalle attività di allevamento. Riteniamo quindi che il compostaggio domestico può essere proposto, ma non può essere imposto e può diventare, laddove la presenza di un'adeguata proporzione fra numero di utenti e terreno a disposizione, oltreché l'altitudine, lo consentano, un sistema efficace di gestione coordinato in ogni caso con le raccolte differenziate di tutti gli altri tipi di rifiuti, da cui non si può prescinde altrimenti ci prendiamo in giro.
La Regione ha pianificato, come più volte evidenziato, le proprie attività perseguendo obiettivi di valorizzazione dei rifiuti effettivi e non fittizi, come in realtà succede nei casi assunti a riferimento; è intenzione della Regione raggiungere obiettivi di raccolta differenziata che "passino" soprattutto attraverso una presa di coscienza da parte degli utenti sull'effettivo significato che tale operazione comporta. I dati degli ultimi anni, che segnano un aumento costante delle percentuali, evidenziano che la strada avviata è quella più corretta, anche perché è quella più completa, per una realtà eterogenea e complessa come quella valdostana, che non consente l'assunzione "tout court" di una soluzione secondo tipologie di gestione non confacenti alla realtà regionale. A supporto di quanto sto dicendo e come già esplicitato nelle risposte a precedenti interpellanze, ricordo che l'evoluzione delle percentuali di raccolta differenziata previste all'inizio dell'anno... risultano confermate dai dati degli ultimi 3 mesi - agosto, settembre e ottobre - e presentano una percentuale media del 28% per i rifiuti urbani conferiti dai comuni ed una percentuale media del 35% per i rifiuti speciali assimilabili agli urbani conferiti da enti e imprese.
Credo sia importante sottolineare che questi dati fanno riferimento alla media regionale e non al dato estemporaneo riferito ad un comune (peraltro, come nel caso di Barone canadese, sicuramente non significativo in relazione all'ambito a cui fa riferimento, che comprende 57 comuni con circa 100.000 abitanti). Teniamo conto che nel 2003, secondo dati ufficiali dell'Osservatorio dei rifiuti della Provincia di Torino, nella Provincia di Torino è stata rilevata una media di raccolta differenziata pari al 22%, riferendosi però principalmente alla raccolta dell'organico e della carta e del cartone, mentre la Regione complessivamente ha superato il 24%... quindi ancora una volta sotto i nostri dati... riferendosi però ad un sistema che prevede tutte le tipologie attualmente valorizzabili e conferibili ai consorzi di filiera. Siamo quindi, rispetto alla Regione Piemonte presa nel suo insieme, ben al di sopra come minimo del 4%. Anche nella nostra Regione esistono delle "eccellenze"... e che, senza sotterfugi o "escamotages", come quello di fare uno pseudo-compostaggio e poi riversarlo nella discarica, raggiungono ormai mediamente nell'anno percentuali interessanti, cito: Antey 40%, Aymavilles 40%, Chamois con una media superiore al 35%, Cogne 38%, Courmayeur 38%, Morgex 35%, Rhêmes-Notre-Dame 35%, Saint-Pierre 36%, Valtournenche 38%. Vi sono poi delle aggregazioni di comuni in cui, seppur non ancora raggiunta la percentuale minima indicativa di legge, alla stessa si avvicinano a notevoli passi, come la Comunità montana "Mont Rose" e la Comunità montana "Walser - Alta Valle del Lys", che raggiungono mediamente il 32%. Ricordo che queste sono percentuali tanto più meritorie se si considera che si tratta dei maggiori comuni a vocazione turistica, dove le difficoltà organizzative del servizio di raccolta dei rifiuti urbani sono influenzate dalla variabilità delle presenze stagionali, con la popolazione che cresce anche fino a 10 volte, oppure occasionali, nei fine settimana durante la stagione turistica e durante i mesi di luglio e agosto, e non di comuni come quello citato nell'interpellanza di Barone, che non risulta affatto significativo rispetto all'ambito canavesano, ancor meno con riferimento alla realtà provinciale.
In conclusione, è intenzione della Regione proseguire nell'attuazione - con le scadenze previste dal piano anche per quanto riguarda il passaggio dalla tassa a tariffa, che peraltro è già calendarizzato -, ancorché graduale, del Piano regionale di gestione dei rifiuti, che contiene tutto il ventaglio di possibilità di riorganizzazione dei servizi... e che consenta alle amministrazioni interessate di gestirli nel modo più adeguato in relazione al loro territorio ed alle specifiche problematiche insediative, continuando a monitorare la situazione dell'evoluzione anche dal punto di vista dello stato di fatto della riorganizzazione dei servizi. A tale proposito sto concludendo personalmente un giro di incontri con gli amministratori e con la popolazione, avviati nel mese di maggio scorso, nel corso dei quali ci confrontiamo con le amministrazioni per capire le loro difficoltà nell'applicazione del Piano regionale dei rifiuti, per vedere se è possibile individuare dei correttivi e, per quanto riguarda gli incontri con la popolazione, per perseguire l'obiettivo che è stato richiamato: quello cioè di fare un'opera di acculturamento e sensibilizzazione nei confronti della popolazione, perché questo della raccolta differenziata finalizzata al riciclo sia un obiettivo di qualità e un obiettivo di "costume" e non solo il brutale adempimento di un'imposizione di legge.
Presidente - La parola al Consigliere Riccarand.
Riccarand (Arc-VA) - Non sono soddisfatto della risposta dell'Assessore, perché è sicuramente vero che abbiamo una realtà diversa in Valle d'Aosta, sia per quanto riguarda l'altitudine, le caratteristiche di montagna di molti nostri comuni, sia per quanto concerne le presenze turistiche - quindi sono due elementi che vanno tenuti ben presenti nel calibrare il tipo di servizio, il tipo di raccolta dei rifiuti che si fa -; questo non toglie che noi abbiamo delle grossissime possibilità di miglioramento, non possiamo dire che è soddisfacente la situazione attuale, anzi dobbiamo puntare ad un capovolgimento rispetto alla situazione attuale, cioè se adesso si raccoglie un 25 o un 28% di raccolta differenziata, bisogna arrivare all'opposto, cioè che la raccolta indifferenziata rappresenti solo più il 25%. Questo oggi è fattibile e non è fattibile con degli investimenti e con delle tecnologie, ma è fattibile con scelte amministrative ed organizzative.
Ho citato alcuni esempi non perché dobbiamo fare esattamente come quelle realtà, ma perché ormai esiste una situazione generalizzata in una serie di realtà, che non sono isolate, ma che sono interi comprensori, che ci indicano la strada che possiamo seguire e, seguendo quella strada, possiamo ottenere un risultato. Lei ha detto: "la questione del passaggio da tassa a tariffa è prevista dal piano ed è calendarizzata". "È prevista dal piano" perché è prevista dal "decreto Ronchi", quindi il piano non poteva che recepirla; che sia "calendarizzata" non è vero, perché non si sa quando in Valle d'Aosta si passerà alla tassa. Il Comune di Aosta, che aveva detto che lo avrebbe fatto nel 2005, ha già deciso che non lo farà in tale anno; negli altri comuni si parla del 2008, ma sono dati legati alla normativa nazionale e non ad una scelta locale. Le facevo l'esempio del Canavese, perché tutti i 57 comuni che lei ha citato, gestiti dalla "Società Canavesana Servizi", sono passati da quest'anno alla tariffa; è stata una scelta politico-amministrativa, non vi era l'obbligo, ma sono passati tutti alla tariffa, perché quella è la condizione fondamentale per organizzare in modo diverso il servizio.
Ho parlato con l'Ing. Palma, che è il responsabile della "Società Canavesana Servizi", non con il Dott. Cieol, che gestisce il "Consorzio Ambiente", che è il Consorzio dei comuni, sono due realtà diverse. Bisogna comunque tener presente che nel Canavese non sono partiti tutti i 57 comuni, ma hanno seguito un programma triennale: un primo gruppo di comuni quest'anno, un secondo l'anno prossimo, un terzo fra 2 anni; quindi occorre andare a vedere nel gruppo dei 12 comuni che è partito quali risultati si sono avuti. Tali risultati sono stati superiori a quelli che si aspettavano gli stessi proponenti queste cose... perché sono partiti al marzo 2004... quindi i dati del 2003 non sono significativi, perché sono partiti con questa nuova impostazione in una prima "tranche" di comuni a marzo 2004 e a settembre 2004 abbiamo quei dati non solo rispetto a Barone, che è un caso particolare, o a Ivrea, che potrebbe essere un caso particolare, ma in tutti i 12 comuni in cui è partito questo nuovo sistema. Siamo mediamente a percentuali del 70% di raccolta differenziata laddove pochi mesi prima si era al 20-25%.
La questione del "compost" non credo sia in questi termini che dice lei, può darsi che ce ne sia una parte marginale... ma l'obiettivo è puntare molto sul compostaggio domestico. È chiaro che, se si fa il compostaggio domestico, questo non va più à finire in discarica perché viene riutilizzato. Nella nostra realtà, dove vi sono tanti piccoli comuni, dove abbiamo la campagna e gli orti, il compostaggio domestico si può sviluppare! Già abbiamo una bassa percentuale di umido, il 17% diceva, perché? Perché lo fanno già il compostaggio domestico, ma lo possiamo fare molto di più e, laddove vi sono magari le famiglie che non hanno l'orto, si possono fare delle piccole piattaforme comunali in cui si fa tale compostaggio. Del resto mi risulta che il Comune di Fontainemore stia avviando una sperimentazione per conto suo per fare queste cose, quindi sono cose che si stanno avviando e noi dobbiamo incoraggiarle con delle scelte a livello regionale, sapendo che possiamo eliminare tutto l'umido che va a finire in discarica, che è ancora il 17%, con scelte oculate.
È chiaro che questo non rappresenta la grande quantità del rifiuto, perché è una parte che può andare dal 17 al 25%, poi vi è tutto un altro quantitativo su cui si può ottenere... ma bisogna fare delle scelte organizzative diverse. Sotto questo aspetto il piano va bene perché affronta tanti aspetti, ma sotto l'aspetto organizzativo non va bene, va innovato, perché oggi vi sono delle tecniche nuove che si possono portare avanti; quindi, secondo noi, si possono e si devono introdurre degli aggiustamenti per andare in tale direzione. Su questa materia bisogna acquisire informazioni, occorre avere il coraggio di confrontarsi, bisogna avere però anche il coraggio di innovare, non basta continuare a seguire le vecchie strade. Sappiamo che anche il Comune di Aosta sta cercando di impostare in modo nuovo il nuovo appalto che partirà l'anno prossimo; si tratta quindi di processi che, come Amministrazione, dobbiamo incoraggiare, guidare e stimolare, sapendo che in poco tempo si può raggiungere un risultato straordinario, questo nell'interesse della nostra Regione e dei suoi abitanti.
Presidente - Vista l'ora, dichiaro conclusi i lavori per la mattinata, i lavori riprenderanno alle ore 15,30. Rammento che alle ore 15,00 è convocata, presso la sala delle commissioni, la Conferenza dei Capigruppo allargata ai Presidenti delle 5 Commissioni consiliari.
La seduta è tolta.
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La seduta termina alle ore 13,06.