Oggetto del Consiglio n. 898 del 20 ottobre 2004 - Resoconto
OGGETTO N. 898/XII - Approvazione, ai sensi dell'articolo 2 della l.r. n. 6/2003, del Programma triennale 2004/2006 per lo sviluppo dell'industria e dell'artigianato.
Il Consiglio
Richiamato l'articolo 2 della legge regionale 31 marzo 2003, n. 6 "Interventi regionali per lo sviluppo delle imprese industriali e artigiane", che prevede l'approvazione da parte regionale del programma triennale per lo sviluppo dell'industria e dell'artigianato;
Rilevato che, in sintonia con gli obiettivi programmatici comunitari, nazionali e regionali, gli uffici competenti hanno predisposto la proposta di programma in questione, per il triennio 2004/2006, che può essere così sintetizzata:
- individuazione delle linee guida per la redazione del programma e loro sintonia con le politiche di sviluppo già adottate;
- presentazione del quadro di riferimento: Europa, Italia e Valle d'Aosta;
- sintesi sullo stato dell'economia regionale e della sua proiezione nel breve e nel medio periodo;
- analisi delle attese degli attori socioeconomici;
- individuazione degli obiettivi e delle strategie;
- articolazione del programma in assi, misure e azioni;
- presentazione delle azioni da attivare nel triennio di riferimento, stima delle risorse necessarie, coordinamento con altre azioni, modalità e tempi per la loro valutazione.
Tenuto conto che la proposta di programma è stata concordata con le parti sociali nell'ambito del tavolo di concertazione del Patto per lo Sviluppo della Valle d'Aosta;
Sottolineato che la proposta di programma in questione tiene conto dell'esigenza di realizzare alcune azioni che di fatto sono precondizioni per l'attuazione di una piena programmazione della politica industriale e artigianale (Osservatorio socio economico, sviluppo del sistema impresa);
Visto l'articolo 2 della legge regionale 31 marzo 2003, n. 6 "Interventi regionali per lo sviluppo delle imprese industriali e artigiane";
Richiamata la deliberazione della Giunta regionale n. 5016 in data 30 dicembre 2003 concernente l'approvazione del bilancio di gestione per il triennio 2004/2006 con attribuzione alle strutture dirigenziali di quote di bilancio e degli obiettivi gestionali correlati e di disposizioni applicative;
Visto il parere favorevole di legittimità rilasciato dal Direttore del Segretariato per la concertazione nell'ambito dell'Assessorato attività produttive e politiche del lavoro, ai sensi del combinato disposto degli articoli 13, comma 1, lettera e) e 59, comma 2, della legge regionale 23 ottobre 1995, n. 45, sulla presente deliberazione;
Visto il parere della IV Commissione consiliare permanente;
Visto il parere del Consiglio permanente degli Enti locali;
Delibera
di approvare l'allegato Programma triennale per lo sviluppo dell'industria e dell'artigianato, 2004/2006.
Allegato
(Omissis)
Président - La parole à l'Assesseur aux activités productives et aux politiques du travail, Ferraris.
Ferraris (GV-DS-PSE) - Dopo le foche approda in Consiglio anche il Piano per le attività produttive ed è un piano redatto in applicazione della legge n. 6, che prevede un metodo di approccio basato sulla programmazione, il monitoraggio e la valutazione degli interventi che vengono fatti. Siamo alla prima stesura di tale programma e quindi il programma che verrà proposto deve tener conto di questo fatto. Viviamo un momento caratterizzato da forti cambiamenti dovuti allo sviluppo dei mercati asiatici, da un forte avanzamento della globalizzazione, da elementi di instabilità a livello internazionale, ma credo che, in un mercato globale che mette in crisi intere aree produttive, bisogna cogliere anche le opportunità offerte in questo contesto. Credo che viviamo un momento che porterà a forti cambiamenti, e che soprattutto questi forti cambiamenti debbano essere governati, quindi, da questo punto di vista, ritengo che nel settore industriale, ma anche in altri settori economici della nostra Regione, viviamo dei momenti che non sono normali. Tale programma è stato esaminato con questa consapevolezza: è necessario un ripensamento (parlo soprattutto del modello industriale).
L'industria è uno dei settori più sensibili all'andamento dell'economia mondiale; nel nostro Paese viviamo un periodo di crescita vicino allo zero, abbiamo una perdita del "sistema Italia" in termini di competitività, abbiamo pochi brevetti, non si fa molta ricerca, l'innovazione è scarsa, vi sono degli andamenti esogeni, come ricordavo prima: pensiamo al costo delle materie prime e al petrolio che è andato al di là dei 50 $ al barile, alla crisi di interi settori produttivi nazionali che avevano un forte peso sull'industrializzazione regionale, alla crisi della "FIAT" e della "Olivetti". Credo che un momento di difficoltà come questo non ci deve indurre ad abbandonare l'industria, ma bisogna semmai ripensare il modello di sviluppo del settore industriale della nostra Regione, occorre pensare ad un suo riposizionamento; il ruolo dell'industria in termini di occupazione, di produzione di valore aggiunto, di produzione di elementi culturali e di modelli organizzativi... credo sia un elemento importante nella nostra Regione. Ora, la competitività di un sistema si basa sull'innovazione e sulla ricerca, sulle infrastrutture, su un contesto territoriale in cui il ruolo della pubblica amministrazione è molto importante sul piano dei servizi, delle normative, delle incentivazioni e delle internazionalizzazioni. In tale contesto il programma e l'elaborazione che si è fatta intorno a questo programma intendono puntare al mantenimento di una forte identità collettiva regionale, alla ricerca di una forte coesione interna della Regione perché, se vi è un "sistema Valle d'Aosta" coeso, forte, è in grado di presentarsi all'esterno come attore unitario. Credo che nessun sistema locale, e soprattutto una regione delle nostre dimensioni, può considerarsi autosufficiente, solo un attivo interscambio con l'esterno può garantire vitalità e sviluppo. Se è vero che l'identità regionale ha radici e componenti storiche e culturali, è altrettanto vero che le componenti culturali e dell'identità collettiva sono destinate all'erosione e al deterioramento se non sono sostenute da una "robusta" dimensione economica. È quindi su questo terreno che si è mossa l'elaborazione del programma, tenendo conto della Valle d'Aosta come di un sistema in cui i diversi soggetti istituzionali, economici e sociali devono interagire.
Per quanto riguarda l'industria manifatturiera, non vi è solo il rischio di declino, cioè di deindustrializzazione e di riduzione di produzione e di occupazione, ma vi è anche il rischio di un ritardo nel settore ad alto contenuto tecnologico in termini sia di presenza che di efficienza e di trovarci in una situazione in cui i punti di eccellenza rischiano di essere pochi e poco considerati.
Gli elementi di debolezza dell'industria valdostana hanno radici lontane e radici prossime: le prime sono legate alla prima industrializzazione pesante e alla successiva crisi degli anni '80, le seconde nei più recenti tentativi di reindustrializzazione tipicamente nei settori legati all'elettronica e all'informatica, che si sono scontrati con difficoltà di natura prevalentemente esogena. In ogni caso, il settore industriale valdostano contribuisce per circa il 21% al PIL regionale e impiega il 24% della forza lavoro, quindi è un settore importante. Le imprese che lavorano nel settore industriale sono circa 3.300; il settore artigianale realizza in termini di PIL quasi l'8% e occupa circa 9.000 addetti. Nel periodo 1999-2003 l'incidenza degli occupati nel settore industriale risulta invariata, mentre, per quanto riguarda il contributo alla produzione, si deve osservare una tendenziale contrazione, che si spiega quasi esclusivamente derivanti dal settore delle costruzioni, mentre il ruolo dell'industria manifatturiera è rimasto invariato. La produzione dell'industria manifatturiera regionale cresce ad una velocità superiore a quella registrata dal settore secondario nell'Italia nord-ovest e non risulta essere molto dissimile dal dato medio nazionale.
I dati ISTAT per il 2003 non sono ancora stati diffusi, vi sono dati che vengono pubblicati dall'Istituto "Tagliacarte" secondo i quali l'economia regionale sarebbe cresciuta nel 2003 dello 0,6%, con un valore aggiunto dell'industria dello 0,2%, mentre a livello nazionale la dinamica è quella di una crescita dell'economia più debole di quella valdostana: 0,2% in più nel 2003 con un'incidenza del valore aggiunto dell'industria che si è ridotta dello 0,4%. Siamo nel campo degli "zero virgola", non vi sono differenze abissali, ma indica come il nostro sia un sistema industriale che sta realizzando delle "performances" non brillanti, ma non possiamo neanche dire che siamo al tracollo di quel sistema.
Proprio per avere dati precisi sulla situazione, l'Osservatorio regionale del mercato del lavoro ha realizzato un'indagine nel 2003, poi replicata nel 2004. Questa ricerca presenta dei livelli di attendibilità molto elevata, considerato che il campione copre il 90% delle imprese manifatturiere e il 72% degli occupati e l'errore campionario è al massimo del 5%, con probabilità del 95%... questo per dire che abbiamo fatto un'indagine in cui il livello di attendibilità è elevato. Avendo effettuato questo tipo di indagine, è possibile fare anche delle comparazioni rispetto all'andamento degli anni precedenti. L'indagine conferma che il momento attraversato dal settore industriale è di difficoltà: non poteva che essere così e questa conclusione appare più evidente sotto il profilo dei risultati economici, considerato che circa la metà degli intervistati denuncerebbe un livello di criticità importante, mentre sarebbe più contenuto sotto il profilo occupazionale. In ogni caso, contabilizzando le chiusure di "Elelys", "Feletti", "Centrale del latte" nel periodo 2001-2004, la contrazione degli occupati stabili è pari al 5%, cioè circa 280 addetti. Lo studio ha consentito di rilevare come le perdite occupazionali più importanti hanno riguardato i livelli professionali inferiori e in termini assoluti la componente maschile. Per quanto concerne l'andamento occupazionale, teniamo conto che parliamo di un campione riguardante circa 60 aziende e 6.000 addetti, i settori che hanno avuto "trend" negativi riguardano l'elaborazione dei prodotti metalliferi e non, la chimica, la gomma e questo è il settore più "pesante" all'interno della Regione: sono circa 42% gli occupati di tale settore. Vi sono andamenti non positivi anche nel settore dell'elettromeccanica e nel settore manifatturiero tradizionale, mentre appare in crescita la domanda aggiuntiva in altri settori: ad esempio, nelle altre industrie manifatturiere vi è una crescita di 76 posti di lavoro, questi sono i settori in cui si trovano aziende di telecomunicazioni, vi è una domanda aggiuntiva di lavoro nel settore dei trasporti e dell'energia. Ci troviamo di fronte a un quadro in cui il nostro settore tradizionale industriale ha degli elementi di difficoltà, mentre vi sono dei settori innovativi con dei "trend" più positivi.
Un altro indicatore è l'andamento della cassa integrazione. Nei primi 9 mesi dell'anno vi è stata una crescita della cassa integrazione che si deve alla crescita della cassa integrazione straordinaria; questa supera le 190 mila ore nel 2004, mentre nel 2003 risultò quasi nulla perché tutte le richieste si concentrarono negli ultimi 3 mesi del 2003. La gestione invece della cassa integrazione ordinaria segna nel 2004, rispetto al 2003, una riduzione dell'8,5% per quanto riguarda l'industria in senso stretto, mentre cresce per il settore edile. Va ribadito che il dato INPS sulla cassa integrazione rileva le ore di cassa integrazione al momento dell'autorizzazione da parte della commissione che autorizza le integrazioni salariali e non nel momento di reale utilizzo da parte dell'azienda richiedente, per cui il dato statistico dell'istituto riflette perfettamente l'iter amministrativo delle procedure, ma in modo parziale l'effettiva sostanza del fenomeno. Per avere una lettura corretta della gestione della cassa straordinaria per gli anni di competenza, è necessario fare un ulteriore approfondimento e collegarlo all'anno specifico; di conseguenza, risulta che la cassa integrazione ordinaria trasformata in lavoratori equivalenti nel 2003 ha interessato 226 lavoratori nell'intero anno, mentre nei primi 9 mesi del 2004 siamo a 140; pur mancando ancora 3 mesi, il "trend" è di un minore ricorso alla cassa integrazione ordinaria. Stessa cosa dicasi per la cassa integrazione straordinaria, nel senso che, a fronte di una cassa integrazione di 120 addetti nel medesimo periodo dell'anno passato, nel periodo corrispondente del 2004 ci troviamo con 56 addetti equivalenti; quindi vi è una riduzione della cassa integrazione straordinaria.
La situazione, per quanto riguarda la dimensione economica produttiva degli stabilimenti, vede le imprese preoccupate per il loro futuro, in quanto solo il 48% delle imprese afferma di avere il fatturato in crescita. La crisi che interessa il settore industriale non è attribuibile a un singolo settore, ma riguarda più comparti economici, quindi si presenta a "geometria variabile". Una caratteristica dell'impresa industriale valdostana è la forte dipendenza da decisioni prese lontano dalla Regione, una costante questa del nostro sistema, insieme a una debole presenza di imprenditoria locale, quindi la promozione e il rafforzamento dell'imprenditoria locale si presentano come un obiettivo fondamentale, però la capacità di attrarre investimenti in un territorio è possibile solo se si è in presenza di un sistema industriale "robusto".
Per quanto riguarda la normativa in materia di incentivazione, nel programma non sono state indicate le leggi in vigore e la loro erogazione, perché l'obiettivo di tale documento era quello di andare ad individuare i punti di debolezza e trovare delle soluzioni in positivo. Per quanto concerne le normative in termini di incentivazione industriale, la Valle d'Aosta si trova a livello delle regioni che più hanno innovato in termini di incentivazione all'impresa, di ricerca di qualità, di politiche del lavoro e di formazione professionale. Noi abbiamo un elemento importante: il collegamento del Piano di politica del lavoro con il Programma delle attività produttive, la predisposizione dei 2 piani si è sovrapposta ed è stato possibile coordinare le politiche sia di sviluppo delle attività produttive, sia quelle collegate con le dinamiche del mercato del lavoro. Il sistema di incentivazione della Regione ha avuto degli aggiornamenti recentissimi, ottenuti utilizzando quanto è utilizzabile in una regione con le nostre caratteristiche. La Regione, nel quinquennio 2000-2004, ha investito nel settore dell'industria e dell'artigianato per favorire l'incentivazione agli investimenti quasi 23 milioni di euro; riguardo alla formazione professionale, ha investito nello stesso periodo circa 3,4 milioni di euro; per quanto concerne la ricerca, quasi 21 milioni di euro. Secondo indagini che vengono svolte da istituti indipendenti, la Valle d'Aosta si caratterizza per un forte impegno nella ricerca industriale, altrettanto dicasi per gli interventi riguardanti la qualità e i sistemi di sicurezza e ambientali, dove nel quinquennio vi sono stati interventi per 3,8 milioni di euro.
Da quanto è emerso da un confronto effettuato con le associazioni, si può evidenziare che la forte criticità caratterizzante l'attuale fase industriale riguarda la dimensione finanziaria delle imprese e la congiuntura. I fattori che sono maggiormente critici riguardano il mercato, nel senso di un andamento della domanda molto debole e il costo... l'accesso al credito e una carenza di servizi alle imprese, in quanto sulla questione dei servizi alle imprese va detto che non sempre la disponibilità di servizi viene utilizzata da queste ultime. Una delle questioni che deve essere risolta è quella di far incontrare la domanda che vi è di servizi da parte dell'impresa con l'offerta che viene svolta e realizzata da enti diversi; questo è uno degli altri elementi di cui il piano si occupa.
I dati occupazionali ci indicano un altro elemento: a fronte di una leggera riduzione dei livelli occupazionali, vi è stata una crescita della qualificazione della forza lavoro occupata, cioè le riduzioni hanno riguardato le fasce professionalmente più basse, però, sia pure in una fase recessiva, i fabbisogni di manodopera delle imprese industriali nella Regione ammontano a circa un migliaio di assunti all'anno, quindi sono 1.000 persone che entrano nel sistema industriale della Regione. Se si fa una comparazione con altre regioni dell'arco alpino, dalla Savoia alla Stiria, viene fuori che nessuna economia regionale può rinunciare - anche quando come nella nostra realtà ha una forte presenza di attività turistiche e agricole - ad una "robusta" componente industriale, soprattutto ad alto valore aggiunto, ma direi che l'esempio di molti Paesi dell'arco alpino ce lo conferma.
La logica del programma triennale si "svolge" nella direzione di costruire un contesto dove le imprese possano sviluppare le loro potenzialità e quindi di partecipare all'individuazione degli obiettivi e delle priorità. Non a caso un forte peso è stato assunto dal processo concertativo, in quanto la "costruzione" di una visione di lungo termine non può corrispondere a una semplice elencazione sommaria di obiettivi, ma necessita di una collaborazione fra attori diversi, economici, sociali, politici. Occorre quindi per il futuro cercare di intervenire per modificare atteggiamenti che non vanno nella direzione di "fare sistema" ed è necessario realizzare un progetto partecipato e condiviso che non sia un formale "omaggio" alla democrazia, ma che nasca dalla sincera convinzione che i problemi esistono e vanno affrontati. Se manca l'integrazione fra pubblico e privato, se manca la capacità delle imprese private di coordinarsi e di collaborare fra di loro, è necessario creare dei progetti pre-competitivi ed è questa l'azione che viene svolta da tale programma, che cerca di realizzare questa dimensione di cooperazione. La dimensione finanziaria in sé da sola quindi non qualifica un programma, soprattutto non è attraverso tale dimensione che intendiamo qualificare questo programma: quello che si vuole fare è innescare un processo di "costruzione istituzionale", ovvero vogliamo proporre una visione strategica del piano strategico. Non è un "bisticcio" di parole, ma vuole essere l'affermazione della convinzione che, se non vi è una visione strategica condivisa, diventa difficile realizzare dei piani.
Ormai la letteratura scientifica e il dibattito sul tema della politica industriale hanno assunto l'idea base che una politica di "fattori" sia più efficace delle sovvenzioni alle imprese e che i servizi reali a una classe di operatori siano preferibili all'aiuto rivolto al singolo operatore, salvo rilevare che l'azione politica e la domanda degli imprenditori non sempre sono coerenti con queste premesse; quindi uno degli interventi dell'azione del programma riguarda la realizzazione di quelli che vengono chiamati "beni pubblici", cioè formazione, trasferimento tecnologico, credito, internazionalizzazione, infrastrutture, ricerca. Questa Regione si è da tempo attrezzata su tale terreno: pensiamo alle questioni collegate ai costi dell'energia, ai piani di politica del lavoro e ai POR del Fondo sociale europeo, agli interventi per la ricerca e, soprattutto, agli interventi nel campo della formazione professionale, attraverso sia la formazione professionale in senso stretto, sia il nuovo ruolo che deve avere l'Università della Valle d'Aosta; pensiamo agli interventi per l'innovazione tecnologica, alle infrastrutture di tipo materiale (ferrovia), all'introduzione della banda larga nella nostra regione; vi sono poi interventi - su cui tornerò - che vedono un forte ruolo della Regione. Ripeto quindi che è necessario creare sinergie fra i diversi settori economici, che devono essere finalizzate ad affermare il "prodotto Valle d'Aosta"; la Valle deve essere in grado di internazionalizzarsi, ma con una propria identità, con propri valori ed è puntando su di essi che è in grado di rispondere alle sfide poste dalla globalizzazione, perché una possibilità di sviluppo del nostro sistema rispetto a quello dei Paesi emergenti può derivare solo dalla qualità del prodotto e dei servizi. Questi sono i temi sui quali si deve consolidare il "sistema Valle d'Aosta", sapendo che, rispetto alle attività produttive, vi è la necessità di un intervento sempre meno diretto di incentivazioni... ma che soprattutto questo intervento diretto sia accompagnato da un insieme di interventi indiretti riguardanti un clima favorevole allo sviluppo alle imprese e un efficace sistema di servizi. Tenuto conto delle difficoltà economiche esistenti in questo periodo di predisposizione di bilancio, a volte dei servizi efficaci alle imprese hanno dei costi inferiori e dei risultati migliori di altri interventi che puntano solo all'incentivazione degli interventi e degli investimenti. Da tale punto di vista, è necessario fare degli interventi che all'interno del programma puntino su alcuni aspetti prioritari, in primo luogo i servizi alle imprese; questo significa che va ripensato il sistema e le agenzie che attualmente erogano servizi alle imprese, vuol dire ripensare al ruolo di "Centro Sviluppo" e della finanziaria regionale. È necessario puntare ad aggregazioni fra imprese, abbiamo imprese di piccolissime dimensioni; va perfezionato il sistema di osservazione degli andamenti economici; va migliorata la qualità del lavoro.
Il programma si articola su obiettivi di carattere generale, che sono obiettivi di crescita e di sviluppo complessivo della Valle, e su obiettivi di breve periodo: sono questi gli obiettivi che vengono indicati all'interno del programma. Il programma definisce degli assi di intervento riguardanti le infrastrutture, il credito, l'internazionalizzazione delle imprese, la qualità, lo sviluppo dell'imprenditoria e l'osservazione degli andamenti economici della nostra Regione. Rispetto ai diversi assi, si individuano delle singole azioni, che riguardano l'accesso al credito, il "marketing" territoriale, lo sviluppo del "sistema imprese", quindi il raggruppamento e il mettere in sistema le imprese, l'osservatorio e la semplificazione amministrativa. Il programma ha un obiettivo: quello di mettere insieme le politiche che sono attuate dalla pubblica amministrazione con le azioni che vengono sviluppate dalle imprese e dalle loro associazioni. Le azioni che vengono individuate sono importanti non tanto per gli obiettivi che si indicano in termini generali, ma la caratteristica innovativa prevista nelle azioni del piano riguarda il fatto che si individuano in modo specifico i connotati dell'azione, cioè cosa bisogna fare per il credito, per la semplificazione amministrativa e via dicendo.
Quali sono gli attori che sono coinvolti? Abbiamo un sistema che si "muove" per linee separate, dobbiamo invece far collaborare i diversi attori che interagiscono nel sistema economico regionale, dopodiché è necessaria una quantificazione delle risorse - e questa è stata fatta - e anche un coordinamento delle iniziative svolte con iniziative analoghe avviate da altri soggetti sia sul territorio regionale, sia fuori; infine, occorre fare una verifica dei risultati per vedere se le cose scritte alla fine si realizzano.
Il tema della cooperazione e della collaborazione è il "filo rosso" che attraversa l'intero programma, perché in alcune azioni deve esserci un coinvolgimento del sistema creditizio con la Camera di commercio e le imprese; per favorire la presenza sui mercati esteri, è necessario un coordinamento con l'Università, la Camera di commercio, "Centro Sviluppo" e "Finaosta"; nel settore del credito, se pensiamo a "Basilea II" che si realizzerà nei prossimi anni, vi è necessità di coordinamento e di collaborazione fra imprese; questo perché un altro elemento, che è quello della forte frammentazione dell'impresa valdostana, si può risolvere nel momento in cui anche imprese di settori diversi collaborano fra di loro. Questa è la logica che sta dietro al piano, dove le indicazioni di carattere generale sono sicuramente "cose" note, ma quello che rappresenta un elemento di novità è il metodo con cui si affronta questo problema, in sostanza si va ad una "messa in rete" di tutte le opportunità che sono svolte dalla Regione.
Per concludere abbiamo bisogno di avere una visione integrata dei problemi dello sviluppo, occorre avere la capacità di "fare sistema", che vuol dire mettere insieme l'Amministrazione regionale, le associazioni di categoria, la Camera di commercio - a questo proposito vedo positivamente la conclusione del Consiglio camerale ieri sera, che, avendo trovato una posizione unitaria sulla nomina della Giunta camerale, consente di attivare una serie di questioni, fra cui l'attivazione di un osservatorio dell'economia regionale che dovrà coordinarsi con la Camera di commercio -, le organizzazioni sindacali, le agenzie tecniche locali, l'Università, il terzo settore, tutti gli attori che interagiscono nella nostra economia.
Dobbiamo lavorare per modificare gli atteggiamenti a breve termine, in quanto vi è la tendenza in momenti di difficoltà di cercare di risolvere i problemi da soli: questa strada, che può sembrare la più semplice, in realtà è la meno produttiva. La soluzione è quella di mettere insieme tutte le risorse di cui questa Regione dispone per realizzare degli interventi che sono sicuramente non molto impegnativi dal punto di vista economico, ma possono avere forti ricadute sul piano dell'attività di impresa: penso allo "Sportello unico" che dovrebbe partire dall'anno prossimo e che è un momento di forte competitività territoriale, lo stesso vale per i servizi bancari avanzati, che, senza presentare notevoli costi per la loro messa in campo, possono però avere dei ritorni importanti per l'impresa.
In sintesi queste sono alcune valutazioni che volevo fare rispetto a tale programma, un programma che intende essere una proposta che parte con degli obiettivi, che sono quelli di andare all'integrazione dei vari attori operanti nel sistema economico regionale, con una prima risposta alla necessità di programmare l'attività della Regione, soprattutto di monitorare i risultati e di attuare quelle pre-condizioni, perché anche qui, se dobbiamo monitorare l'andamento delle incentivazioni, l'andamento dell'occupazione, lo sviluppo delle imprese, o abbiamo un osservatorio in grado di darci dei dati, oppure diventa difficile avere dei dati sull'andamento della situazione. Mi potete chiedere: "ma perché non lo avete fatto prima?". È però vero che con tale progetto si intende andare in questa direzione e rispondere a un problema che è sicuramente del settore dell'industria e dell'artigianato, ma che riguarda in modo trasversale tutti i settori economici della Regione. A fronte di un cambiamento dello scenario competitivo, quello che si cerca di dare è di attrezzare questa Regione a mantenere un settore industriale competitivo, un settore che incontra delle difficoltà, ma ha ancora degli elementi di forte vitalità al suo interno, un settore che può continuare in futuro a garantire occupazione e reddito alla Valle d'Aosta.
Si dà atto che dalle ore 18,29 alle ore 18,47 presiede il Vicepresidente Nicco.
Presidente - Dichiaro aperta la discussione generale.
La parola al Consigliere Comé.
Comé (SA) - Vorrei, dopo il lunghissimo intervento dell'Assessore, che per una buona parte ci ha dato dei dati, partire rileggendo invece l'affermazione fatta dal rappresentante degli artigiani quando è stato audito in commissione, il quale ha detto: "questo in sé è un buon documento, ma è un documento di intenti". In effetti, il programma nel suo complesso individua una serie di misure che si condividono, sono "condizioni" di pensiero ormai condivise dalla Destra, dalla Sinistra, dai sindacati, dagli industriali; questo è un testo che sarebbe accolto favorevolmente ovunque.
Parlando però di programma, avremmo voluto capire di più le azioni concrete che si vogliono mettere in atto, mentre queste sono citate solo nelle ultime paginette di tale opuscolo. Leggo dalle linee guida del programma: "Si tratta di definire in tutte le attività produttive e nel complesso dell'economia regionale linee di sviluppo dinamiche, dove per "dinamismo" non si intende solo l'intervento di sostegno all'imprenditore in stato di crisi aziendale, ma che siano immaginabili e realizzabili variazioni o addirittura inversioni di rotta, che possano coinvolgere il "sistema impresa"". Ci pare importante sottolineare l'affermazione "inversioni di rotta". Nella navigazione viene effettuata un'inversione di rotta quando ci si accorge che la linea di percorrenza non può raggiungere la meta prefissata e l'analisi piuttosto articolata della consistenza strutturale ed economica del settore industriale e artigianale della Valle d'Aosta individua i vincoli che da anni ostacolano la crescita e i bisogni delle imprese e si prende anche atto dei profondi cambiamenti che hanno investito l'economia regionale negli ultimi anni. Noi abbiamo evidenziato come sia necessario un cambio di rotta, come sia indispensabile attuare una politica che incentivi i giovani verso il mondo del lavoro privato e che si accresca la cultura di impresa, a scapito invece di una visione ormai consolidata - e che la politica ha favorito - della ricerca della stabilità lavorativa che viene considerata esclusivamente negli enti pubblici o enti e società collegate al pubblico.
Certamente noi dovremo nei prossimi anni affrontare dei momenti difficili, perché nei prossimi anni andremo incontro a tagli considerevoli sui finanziamenti provenienti dall'Europa a beneficio dei nuovi Stati entrati nell'Unione da poco e se non avremo la capacità di consolidare e rilanciare un sistema competitivo che dovrà inevitabilmente "reggersi sulle proprie gambe" e che non potrà più alimentarsi con gli aiuti finanziari esterni... l'Assessore ha detto che il Programma triennale delle attività produttive deve "agire" con interventi diretti all'incentivazione degli investimenti, all'innovazione tecnologica, alla ricerca rivolta alle aziende, agire su diversi piani, essendoci nella nostra Regione misure - fra l'altro, l'Assessore ha detto che noi, rispetto ad altre regioni, diamo dei contributi maggiori -, se non ottimali, certamente adeguate per gli investimenti, per la qualità, per la ricerca, per l'innovazione, quindi sembrano esserci le condizioni ideali per un discreto sviluppo industriale; invece noi registriamo che sono poche le persone che investono e certo in maniera inferiore rispetto ad altre zone italiane.
Dobbiamo allora iniziare a capire perché questa mancanza di sviluppo, quali sono le criticità rispetto alle attuali opportunità; forse le misure che stiamo proponendo e che da anni finanziamo non vanno nella direzione voluta, ecco quindi una necessaria inversione di rotta. Uno dei punti critici, sollevato da tutte le categorie economiche, che ostacola maggiormente l'impresa è l'eccessiva burocrazia che invade il nostro sistema; vorrei citare il risultato di un'indagine svolta pochi mesi fa su un campione di 104 nazioni. Nell'indagine venivano coinvolte le imprese industriali e artigianali e veniva loro chiesto quali erano gli aspetti di maggiore criticità che impedivano il rilancio dell'economia. La burocrazia è stata da tutti considerata la barriera più pesante da sopportare, seguita dalla pressione fiscale, e l'Italia in questa indagine si è collocata al 103° posto. Ora, questo fa sicuramente pensare, però noi dobbiamo evidenziare che, purtroppo, vi sono aziende valdostane che stanno abbandonando la Valle e preferiscono installare la loro sede in Italia: preferiscono installare la loro sede al 103° posto abbandonando la nostra Regione. Sono ormai anni che noi parliamo di semplificazione, ma ritengo sia necessario impegnare maggiori energie per attuare una serie politica di semplificazione che vada verso non solo una riduzione normativa, ma anche verso una semplificazione e riduzione degli uffici da contattare, ridurre i costi con procedure semplificate, ridurre soprattutto i tempi di risposta agli interlocutori. Dobbiamo rilevare che nel quadro delle azioni da attivare, a pagina 47, nell'ultimo codice in fondo che riguarda la semplificazione amministrativa, non sono stati impegnati fondi né per quest'anno, né per quelli successivi; vorremmo capire dall'Assessore cosa intende fare rispetto a questa questione. Gli artigiani e gli industriali stanno perdendo troppo tempo per istruire le pratiche e hanno dei tempi troppo lunghi per ricevere le risposte. Forse è giunto veramente il momento di attivare un'analisi sulla funzione di diversi apparati e strutture regionali e pararegionali, che giocano spesso la stessa partita nello stesso campo con lo stesso pubblico, creando poco entusiasmo, e rischiano di far perdere quote di abbonamenti. Nel programma poi si fa riferimento ad attori che oggi vedono una possibilità operativa molto modesta, se non addirittura nulla.
Si parla della Camera di commercio, pare di cogliere a tutti come questa non sia supportata con convinzione e rischi di diventare un ulteriore "carrozzone". Se veramente crediamo in questo organismo, mettiamolo in condizione di essere operativo, altrimenti senza esitazioni riportiamo le cose come erano. Dobbiamo constatare che, purtroppo, corriamo il rischio di dare ragione a chi, all'atto dell'approvazione della legge istitutiva della Camera, già preannunciava la costituzione di un ulteriore "carrozzone". Mentre le Camere di commercio di Torino e Milano stanno concretizzando un grande polo finanziario nel nord-ovest e che rischia di tagliare fuori la Valle d'Aosta, qui da mesi facciamo riunioni su riunioni per decidere ora chi è il Presidente della Camera, ora chi è il vice, il numero della composizione della Giunta che dovrà gratificare un po' tutti. I problemi reali della nostra economia invece possono aspettare.
Vorrei poi fare alcune riflessioni sulle azioni, sulle misure che sono proposte in questo documento e riguardano in modo particolare la parte che analizza le infrastrutture. Qui si parla di realizzazione di immobili destinati ad ospitare attività produttive e centri di servizio all'interno dell'"area Espace" ed altri interventi di recupero, ove utili e convenienti, del patrimonio esistente ma, prima di inoltrarci su altri interventi di recupero, direi di soffermarci su quello che è l'utilizzo dell'"area Espace". La "zona Espace" con le regole attuali non funziona, non lo diciamo noi, lo dice l'attuale "occupazione" dell'area; lei, Assessore, spesso parla di popolamento dell'area, ma qui l'unico aumento di popolazione che abbiamo visto in quell'area è quello delle caprette che avevo già citato allora. In diverse condizioni sicuramente quell'area sarebbe già occupata, quindi perché non pensare di instaurare un rapporto diverso con i soggetti che fanno richieste, con gli industriali o artigiani che presentano la domanda? Dobbiamo chiederci: ma lo scopo della Regione è quello di diventare un'agenzia di affitto, oppure è quello di costruire dei capannoni che permettano il rilancio dell'economia, con incremento di lavoro e occupazione? Si dovrebbe pensare ad una tariffa di affitto diverso rispetto all'attuale, oppure iniziare a pensare anche alla vendita delle superfici.
Vorrei soffermarmi su quello che è un altro punto che vediamo nelle infrastrutture che mancano. Si parla - e condivido pienamente - di tutta l'infrastrutturazione tecnologica avanzata, quindi rete telematica, banda larga, tutto condivisibile; qui mi pare invece di cogliere che manca una programmazione di miglioramento infrastrutturale delle ferrovie. Fra 2 anni avremo l'inaugurazione della tratta dell'alta velocità fra Torino e Milano e sappiamo che vi sono le città come Genova e Venezia che si stanno attivando per migliorare i loro collegamenti, ma noi non puntiamo assolutamente sull'incentivazione di queste infrastrutture. Forse conviene mettere dei livelli di priorità, questo è uno di quelli, tralasciando forse l'Aosta-Martigny, che potrebbe essere posizionata all'ultimo livello di intervento, altrimenti corriamo il rischio di essere isolati completamente dal resto d'Italia.
Un altro punto su cui mi voglio soffermare è sul credito e qui vorrei sollevare un pensiero che il nostro gruppo porta avanti da anni: quello del ruolo del credito di "Finaosta", che deve essere riportata alle sue origini, se vogliamo che la "Finaosta" sia o continui ad essere una banca vera e propria, e non vogliamo puntare ad una banca d'affari, quindi non dare i soldi a chi si presenta a "Finaosta" e dà delle garanzie di fronte a dei progetti, a degli interventi che possono essere estremamente discutibili e che nel giro di alcuni anni si dimostrano fallimentari. Noi invece dobbiamo dare dei finanziamenti a dei progetti validi e la "Finaosta" deve anche lei partecipare al rischio di impresa, non può essere una banca che può finanziare solo chi dà le ampie garanzie finanziarie.
L'ultimo punto è sull'internazionalizzazione. Qui si parla della redazione del programma annuale di attività diretta all'attuazione delle seguenti iniziative: elaborazione di studi e ricerche di mercato con particolare riferimento alle indagini conoscitive sui canali più efficaci di penetrazione nei diversi Paesi. Tutto condivisibile e necessario, ma quali sono i prodotti che vogliamo internazionalizzare? Penso che l'unico prodotto che abbiamo da poter internazionalizzare è il turismo, per il resto non abbiamo delle grandi opere da pubblicizzare all'esterno; questo è il nostro pensiero sul programma che, come ho detto all'inizio, avremmo preferito avesse meno parte filosofica e fosse più basato su delle azioni concrete.
Si dà atto che dalle ore 18,47 riassume la presidenza il Presidente Perron.
Président - La parole au Conseiller Tibaldi.
Tibaldi (CdL) - Direi che l'esame del programma in attuazione della legge regionale del 2003 consente di fare il punto sulla situazione industriale in Valle d'Aosta, come ci pare abbia già fatto lo stesso Assessore, illustrando e anticipando le linee contenute nel programma. Penso vi siano alcune condivisioni da un punto di vista analitico sulla questione industriale in Valle d'Aosta, la prima delle quali, su cui vi è una sostanziale analogia di analisi, è che vi sono fattori congiunturali che hanno trascinato la nostra economia, in particolare l'industria di cui oggi si parla, in una situazione di sostanziale stagnazione. Fattori congiunturali che investono anche la piccola Valle d'Aosta, cioè dal globo questa ventata critica si propaga fino alle nostre lande montane e crea dei disagi che si ripercuotono in termini di concorrenza agguerrita da parte di aziende residenti fuori Valle e che tolgono spazi di mercato e quindi prospettive di sviluppo e di occupazione a svantaggio delle nostre imprese. Vi è un aumento del costo delle materie prime, come è stato sottolineato, cioè vi è un insieme di elementi che hanno condizionato negativamente le prospettive economiche della nostra Regione; condizioni negative che peraltro insistono anche sul resto del Paese e anche su buona parte dell'Europa occidentale industrializzata.
Veniamo adesso alla nostra piccola Valle d'Aosta. Nel consueto esame che fa la Banca d'Italia sulla salute dell'economia nostrana, si nota che in Valle d'Aosta continua a calare il PIL a causa del negativo andamento del settore industriale, questo è quanto sostiene la relazione sull'andamento nel 2003, ma non mi sembra vi siano sensibili variazioni rispetto allo scorso anno facendo riferimento a quest'anno. Vi sono altre stime riguardanti il PIL regionale che lo vedono diminuito dello 0,9% fra il 2003 e il 2002 e la persistenza di un quadro congiunturale sfavorevole e che naturalmente va a colpire prevalentemente il comparto manifatturiero. Dopo una sensibile crescita nel 2001 e nel 2002, nel 2003 l'attività del comparto industriale è rallentata e in particolare è stato penalizzato il comparto edile. Sono effetti che si ripercuotono sui dati occupazionali, è vero che il dato della disoccupazione in Valle d'Aosta è grosso modo la metà rispetto a quello nazionale, ma è altrettanto vero che se a livello nazionale vi è stata una modesta, ma significativa riduzione della disoccupazione, in Valle d'Aosta abbiamo visto un aumento in senso opposto e quindi vuol dire che il numero dei disoccupati è cresciuto. Questo è dovuto al fatto che vi è un processo di deindustrializzazione ormai risalente a molti anni addietro, processo che si sta consumando sotto l'egida di un Assessore di Sinistra e che, di conseguenza, dovrebbe essere più attento alle politiche industriali e occupazionali. Anche il suo predecessore era del suo stesso colore politico, quindi dal 1990 in poi, loro malgrado, si è verificata un'inversione di tendenza, non proiettata allo sviluppo, ma alla deindustrializzazione della nostra Regione. Questo è avvenuto anche in concomitanza con un altro aspetto non di secondaria importanza, cioè che, secondo un decentramento di poteri dal centro verso la periferia, le politiche industriali sono ormai di competenza regionale; la riforma del titolo V della Costituzione ha attribuito alle regioni delle funzioni e dei poteri che prima erano attribuiti allo Stato, quindi abbiamo le competenze, abbiamo le risorse, purtroppo ci mancano i fattori per poter creare il mercato e soprattutto lo sviluppo in Valle.
Non voglio con questo indicare in lei il colpevole unico di una situazione, che - ripeto - è condizionata anche da fattori esterni, ma vi sono anche fragilità strutturali del sistema industriale che non possono essere negate. Le fragilità strutturali principali sono dovute al nostro "handicap" geografico, alla nostra distanza dai grandi corridoi di transito nazionale ed internazionale, alla distanza dai grandi centri produttivi e di distribuzione delle merci, fattori che non costituiscono elementi di attrazione per nuove iniziative imprenditoriali nella nostra Regione; anzi abbiamo assistito negli ultimi anni ad una tendenza inversa: la "Green Sport" è un caso attuale, l'Assessore l'ha definita una crisi di eccesso di crescita, è cresciuta tanto che è stata assorbita da una multinazionale e, di conseguenza, è destinata a migrare dalla nostra regione verso altri lidi. Lo stesso però vale di altri imprenditori come "Eurotravel", vale per imprenditori che stanno organizzando altrove le loro attività, ricordo Enrietti di "Thermoplay" a Pont-Saint-Martin che da tempo sta attendendo la possibilità di espandere la propria attività produttiva e di aumentare i profili occupazionali, ma ad oggi - complice la burocrazia o la politica, qui vi è un "mix" di situazioni sfavorevoli - infruttuosamente.
Vi sono quindi delle preoccupazioni, da parte anche dei sindacati si è accusato l'Assessorato dell'industria di scarsa reattività a fronte dei problemi che si stanno manifestando con una certa frequenza. "Scarsa reattività" che, se non è personalizzabile nella figura dell'Assessore, è ascrivibile a una Giunta, che ha delle competenze per operare scelte politiche che possono essere elaborate, condivise, attuate; scelte che in realtà mancano. Se vogliamo poi passare "à vol d'oiseau" sulla situazione industriale valdostana, abbiamo tutta una serie di dati e di situazioni che si riferiscono proprio al 2004: la "Tecdis" di Châtillon, che occupa circa 300 dipendenti, oggi monitorata da una "task force", nella speranza che vi siano accordi internazionali di grande livello, che possano salvarla dalla situazione critica nella quale è precipitata da 2 anni a questa parte; nell'"area Akerlund" di Pont-Saint-Martin si sta cercando da tempo una nuova attività imprenditoriale che sostituisca la defunta "Akerlund"; il 2004 si è aperto con due situazioni critiche: quella della "Zincocelere" sempre a Pont-Saint-Martin, che rischiava di chiudere a maggio, adesso al suo posto è subentrata la "CST Net", un gruppo che ha acquistato l'azienda e che dovrebbe aver ricollocato 80 persone su 120 con contratti a termine; la "Feletti", un marchio storico per la Valle d'Aosta, che ha "chiuso i battenti" sembra definitivamente, diverse aste sono andate deserte e se l'asta che è programmata per fine mese sarà anch'essa infruttuosa, penso che le speranze si riducano ulteriormente. Abbiamo assistito al fallimento della "Metallurgiche Balzano" di Verrès, della "Piemonte Costruzioni" di Issogne, questo tutto nel 2004. Nel 2003 è uscita di scena la "Bertolini", che ha optato per Desenzano del Garda, perché ha ritenuto la Valle d'Aosta poco appetibile da un punto di vista imprenditoriale e logistico, la "Green Sport" di cui ho già parlato, e aree come l'"Espace Aosta" o l'"ex area Saiform" di Arnad, che stanno cercando con notevole difficoltà una lenta riconversione; questo è il quadro sull'industria valdostana, un quadro che non mi sembra all'insegna della positività o dell'ottimismo.
Dalle parole dell'Assessore ho colto una notevole prudenza, che penso sia d'obbligo per chiunque debba sedere sulla sua poltrona. A questo quadro industriale si aggiunge anche il settore dell'edilizia, che è in forte crisi; terminata la "bolla" del post-alluvione, che ha visto durante la fase della ricostruzione un certo rilancio di numerose aziende collegate al sistema edilizio e al suo indotto, quindi ha visto coinvolgere diverse aziende valdostane, adesso si sta afflosciando tale periodo di furore e un'azienda su due nel settore edile sta patendo le conseguenze di una crisi alquanto grave. Dagli imprenditori edili arriva una pressante richiesta di una revisione delle norme sull'aggiudicazione degli appalti, visto che in questa fase mediamente 3 appalti su 4 vengono aggiudicati ad aziende non valdostane. In compenso nel settore dell'edilizia assistiamo ad incarichi professionali prodigiosi, reiterati; questo non è il suo caso, ma riguarda il collega che le siede accanto al quale probabilmente conviene far finta di non sentire.
Veniamo al piano che oggi lei ci propone: è un piano che è fatto con una certa meticolosità da un punto di vista analitico dello scenario economico valdostano, con una certa attenzione, è ricco di citazioni e di interventi effettuati anche da autorevoli esponenti ed osservatori del nostro sistema economico locale. È un piano che è molto "condito" di burocrazia, è un piano che, come ha detto qualcuno che mi ha preceduto, è viziato di eccesso di burocrazia ed è purtroppo forse il problema principale, denunciato a chiare lettere penso dalla maggior parte degli imprenditori oggi operanti in Valle d'Aosta. Nonostante tutti gli sforzi fatti sia a livello legislativo che amministrativo che politico da parte di questa Regione, la burocrazia rimane il problema che "invischia" tutto il sistema economico e nelle more della burocrazia, costituita da carte e da tempi piuttosto lunghi, finiscono le imprese, in particolare quelle di minore dimensione, quelle che non hanno strutture organizzate per relazionarsi quotidianamente con i pubblici uffici e che devono partire le conseguenze dei ritardi o delle procedure che sono inutili, per non dire dannose in certi casi. Cosa si propone? Lei probabilmente la intenderà come giustificazione, dicendo: "ho dato adempimento alla legge n. 6, che prevedeva la redazione di un programma, io vi porto un programma suddiviso in settori di intervento", che lei poi ha classificato in più punti. È un piano che istituisce paradossalmente l'ennesimo osservatorio: siamo a quota 12 osservatori nella nostra Regione. È vero che vi è una tendenza abbastanza diffusa nelle regioni italiane di istituire osservatori, quindi, facendo una rassegna di carattere comparato, si vede che le regioni pullulano di osservatori, non quelli astronomici che sono effettivamente utili, ma osservatori di diverso tipo, come quello che oggi l'Assessore ci propone di istituire. Insieme agli osservatori di natura economica che ci sono nel settore del turismo e del commercio, o della formazione, o delle politiche del lavoro, oggi si istituisce l'ennesimo punto di osservazione. Speriamo che questi "pulpiti" di osservazione si traducano in un domani in qualcosa di efficace, perché, per esempio a livello di turismo e di commercio, tale osservatorio finora non ha prodotto risultati considerevoli, non dico strabilianti, ma almeno considerevoli, perché non ci risulta che vi siano atti o testimonianze utili, a livello anche di indicazioni programmatiche, che siano arrivate da enti di questo tipo. Lei ci propone l'ennesimo osservatorio in Valle, che si affianca ad altri enti che dovrebbero presidiare utilmente il settore dell'economia. Qui abbiamo il "Centro sviluppo", lo "Sportello per le imprese", che dovrebbe vedere la luce il 1° gennaio 2005, la "Camera delle attività produttive", che stenta a nascere perché non è ben recepita da tutti, forse vi è qualche Assessore che si è reso conto che la Camera può essere un ente che toglie potere a qualche Assessore. Vi sono poi altri enti che presidiano l'economia, addirittura la invadono come "Finaosta" e le sue derivazioni ("Aosta factor"...).
L'economia nostrana è controllata da enti che, se effettivamente funzionassero secondo gli obiettivi o le finalità per le quali sono stati istituiti, il nostro potrebbe essere un modello perfetto; purtroppo così non funziona, perché la pratica è diversa dalla grammatica e allora oggi ci cimentiamo in nuove evoluzioni come quella del "marketing" territoriale, doveroso, per carità, se vogliamo aumentare la capacità di attrazione della nostra Regione, prossima allo zero, per le imprese esterne verso la Valle d'Aosta. Lei dice: "è difficile, se un sistema industriale è debole, che vi siano nuove imprese" ed è vero; noi dobbiamo però cercare di rafforzare questo sistema che è da più anni in preda a una fragilità strutturale che penalizza gli imprenditori. Gli stessi vertici degli industriali - cito il Sig. Bordon, che è stato invitato in IV Commissione, il Sig. Biazzetti, per gli artigiani, il Sig. Jacquin, per gli edili - hanno un motivo che è lo stesso: "basta chiacchiere, facciamo qualcosa, siamo stufi di essere consultati dai consulenti incaricati dal Palazzo che ci chiedono cosa dobbiamo dire ai politici". È una dichiarazione grave, però vi è stata una perfetta concordia nel dire: "siamo stufi di parole!". Parole anche belle come quelle che sono scritte su questa relazione, ma pur sempre parole che alla fine rischiano di essere un alibi per l'Assessore che dice: "ho ottemperato alla legge n. 6/2003", e rischiano di essere un nulla per coloro che ogni giorno devono far fronte all'aggressività del mercato globale, all'aumento delle materie prime, alla burocrazia che non diminuisce neanche nella nostra Regione, a tutte quelle difficoltà che le aziende nei diversi settori devono affrontare quotidianamente. Adesso vi sono nuove formule, lei parla di "marketing" territoriale; va bene, facciamo il "marketing" territoriale, vediamo se riusciamo a dare un nuovo "appeal", come l'"Espace Aosta", che è stata oggetto di una profonda riconversione anche in termini di impegni finanziari. Vogliamo sperare che un domani lì nasca quel "cluster" di imprese, quel "grappolo" di imprese in un'area territorialmente promettente, cioè che vengano selezionati quegli imprenditori che possono creare ulteriore valore aggiunto in termini di sviluppo e occupazione di cui ha bisogno la nostra Regione.
Siamo concordi che la ricerca sia uno degli aspetti fondamentali per anticipare lo sviluppo; si può anche fare l'esempio del centro "Dora", che è un esempio di centro che funziona, però non basta. Vi sono numerose risorse che vengono indirizzate alla ricerca o, meglio, per l'innovazione dei processi produttivi e dei prodotti, che non hanno generato i risultati auspicati. In realtà sotto il termine "ricerca" sono stati erogati finanziamenti che non sappiamo bene per quale finalità precisa siano stati utilizzati; lo stesso discorso vale per la formazione. Cosa consigliamo? Nessuno di noi ha una "ricetta" immediata per creare un'inversione di tendenza, come peraltro analogo problema penso abbiano a livello nazionale o in altri Stati, però ci sentiamo di suggerire dei correttivi che potrebbero essere intrapresi senza dispendio di grandi risorse e con un utilizzo responsabile di "atouts" che già possediamo.
Dobbiamo riuscire a coniugare le logiche della globalizzazione, che è un fattore negativo, con la specializzazione e valorizzazione del locale; è un'impresa ardua e difficile, ma a questo punto come si può andare in quella direzione? Ci sentiamo di dare 5 consigli che non traduciamo in emendamenti, perché dovremmo stravolgere un testo che ha una grande parte narrativa e analitica, che è anche condivisibile perché è l'analisi dell'esistente, dovremmo cambiare gli "assi" che voi proponete, perché la sintesi di questo programma sta a pagina 47, dove stanziate delle risorse che possono essere anche ad una prima lettura risibili come entità - in totale 1,4 milione di euro -, ma che potrebbero essere sufficienti per realizzare gli obiettivi prefissati, quindi non è un problema di carenza di risorse, ma di strategie da adottare. Ecco i consigli o, meglio, le strade che dovrebbero essere intraprese: la prima, bisogna favorire l'iniziativa privata in questa Regione che è mortificata regolarmente, riducendo progressivamente la presenza ingombrante della Regione e dei suoi apparati nell'economia, noi lo diciamo da diverso tempo e adesso si stanno aggregando alle nostre voci quelle degli imprenditori, non crediamo che la proliferazione di apparati pubblici o società a partecipazione pubblica sia propedeutica ad una ricostituzione di un sistema economico valdostano che è molto debole; la seconda, la Regione deve smetterla di selezionare gli attori privati che preferisce, non può facendo una selezione o per simpatia, o per convenienza scegliere gli uni a scapito degli altri: è il mercato che deve scegliere i migliori, sono le offerte dei prodotti e dei servizi che devono essere premiate. Non è la Regione che promuove "INVA" e mortifica aziende che nel settore della telematica qui sono nate e subito morte, perché "INVA" ha occupato tutto il mercato. Questo non è fare impresa, perché si rafforza un ente, ma si decide di distruggere tante iniziative private che potevano essere coinvolte nei servizi che regolarmente può erogare la pubblica amministrazione. Vi è infatti un clima di frustrazione in molti imprenditori oggi, ripeto: prima la Regione ingombrante, poi la Regione che seleziona gli imprenditori che preferisce crea uno squilibrio a livello di mercato estremamente grave. Ho visto una recente deliberazione adottata dall'Assessore Marguerettaz, che è super Assessore alle partecipazioni pubbliche - penso sia un Assessorato anacronistico non esistente da altre parti d'Italia perché, se altrove si va verso una logica di privatizzazione, qui si va verso la regionalizzazione a tutto campo -, con cui si propone una forma di pre-accordo con la "RAI" per la tivù digitale terreste; anche qui pubblico con pubblico, si disconosce l'esistenza del privato. Lo cito come esempio negativo, cioè anche in quel settore vi è il pubblico che invade e occupa e naturalmente crea delle limitazioni a livello di mercato notevoli in capo ad altri soggetti privati.
Terzo punto: il "Patto per lo sviluppo" è inattuato e ormai obsoleto, è necessario rielaborarne un altro.
Quarto punto: vi è un'abbondanza di progetti comunitari che nella maggior parte dei casi sono un "bluff" e che altro non servono se non come autoreferenza dei burocrati regionali che li promuovono, perché non ci sembra che le imprese ne abbiamo tratto grandi benefici. Bisogna orientare meglio la programmazione dell'utilizzo dei fondi comunitari, è inutile dire che la Valle d'Aosta è la prima ad utilizzare i soldi comunitari, almeno utilizziamoli bene!
Quinto punto: la politica deve avere il coraggio di attuare delle scelte strategiche e soprattutto di assumersi delle responsabilità. Mi rivolgo non solo all'Assessore Ferraris, ma anche ai suoi colleghi di Giunta; non deve delegare tutto ai burocrati o ai consulenti che sono chiamati a supportare l'azione amministrativa. Qui si sta facendo amministrazione ad opera di burocrati, ma non si operano scelte politiche. È inammissibile che un caso come la "Thermoplay" sia bloccato dalla burocrazia, per noi è il caso emblematico dell'anno, è il "tapiro" dell'anno, non "Thermoplay", ma la mancata attuazione di un progetto imprenditoriale, perché una legge non lo permette, perché gli uffici hanno fatto obiezioni... Assessore, basta con la burocrazia che è ostacolo della politica. Qui voi non state facendo scelte politiche, siete solo dei super dirigenti che governano i vari dicasteri, ma non siete coloro che hanno delle responsabilità di governo. Vi chiamate "Assessori" ma, in realtà, siete dei super burocrati e penso che qualcuno convenga con questa osservazione, ma non purtroppo per voi, purtroppo per gli operatori economici valdostani e in molti casi anche i cittadini valdostani.
Président - La parole au Conseiller Curtaz.
Curtaz (Arc-VA) - Il mio intervento sarà più breve di quelli che mi hanno preceduto, mi limiterò a fare alcune osservazioni di carattere generale, anche perché credo che molte delle questioni fin qui affrontate dai colleghi siano condivisibili in un'ottica di opposizione costruttiva al piano presentato dal Governo regionale. Credo che la prima domanda politica che ci si deve chiedere quando si affronta un piano industriale sia quella classica che ci si pone in Valle d'Aosta tutte le volte che si affronta il problema economico: industria in Valle d'Aosta sì, industria in Valle d'Aosta no? Rispondiamo: industria in Valle d'Aosta sì, perché riteniamo sia importante avere un settore economico secondario che garantisce un certo livello di occupazione, che garantisce quella pluralità di offerta economica fondamentale per garantire un certo equilibrio. Sono piuttosto preoccupato quando sento qualche altro interlocutore sostenere che invece la Valle d'Aosta dovrebbe vivere esclusivamente di turismo e di agricoltura in funzione del turismo, mi sembra un'utopia anche piuttosto pericolosa, perché significherebbe, in casi di particolare difficoltà nell'ambito turistico, trovarsi scoperti in maniera significativa; invece vediamo che oggi, pur con tutte le difficoltà del settore industriale - su cui entrerò un attimo con la seconda osservazione -, l'industria, e i dati che ha dato l'Assessore all'inizio del suo lungo intervento sono significativi, ha un ruolo sociale, economico e finanziario notevole in questa Regione. Il PIL, il numero di occupati nell'industria e ovviamente nell'artigianato sono importanti e a questa prima risposta crediamo si debba rispondere: "sì" a un'industria che abbia le caratteristiche condivisibili indicate dall'Assessore. Chiaramente non siamo più ai tempi dell'industria pesante, neppure dell'industria di bassa qualità, quella di "assemblaggio" come viene chiamata, ma abbiamo bisogno di un'industria qualificata.
Una seconda riflessione riguarda il quadro economico, perché è un interessante presupposto per fare poi delle ulteriori osservazioni. È vero che l'attuale situazione economica valdostana risente in maniera decisiva della situazione economica italiana, della situazione economica europea, addirittura della situazione economica mondiale; eppure qui si avverte un clima economico e sociale di difficoltà che in altre occasioni pure di crisi e di congiunture sfavorevoli non si era avvertito, negli ultimi anni quanto meno. Mi pare che le precedenti congiunture sfavorevoli nel normale evolversi dei cicli economici avessero trovato in Valle una risposta forse migliore, può darsi che pure l'Assessore abbia dei dati per smentire questa mia affermazione, è forse un'impressione, però l'Assessore mi insegna che a volte in economia l'impressione così come l'ottimismo, il pessimismo, i sentimenti... giocano un ruolo importante, perché se tutti abbiamo la percezione di essere un po' più poveri, che le cose non funzionino bene, che la funzione incentivante dell'ente pubblico sia venuta meno, questo atteggiamento psicologico-sociale finisce con l'influenzare l'economia stessa, questa mi sembra addirittura una banalità. Se è vero che il quadro dell'industria in Valle non è drammatico, è pur vero che però non induce all'ottimismo, come peraltro l'Assessore ha riconosciuto, e valgano per tutti alcuni dati: nell'ultimo periodo sono fallite quattro aziende, tre aziende sono chiuse, altre sono in varie difficoltà.
Qualche mese fa in un documento delle organizzazioni sindacali si faceva riferimento al fatto che in pochi mesi si sono persi circa 200 posti di lavoro, l'Assessore faceva riferimento all'utilizzo della cassa integrazione. Nei primi 9 mesi del 2003 non era stata utilizzata la cassa integrazione, mentre nel 2004 vi è stato un utilizzo di questo strumento di ammortizzazione sociale: è un ulteriore indicatore che segna una situazione di criticità. Si ha però l'impressione più generale che non riguarda solo l'industria, di un'economia "stanca", di un ente pubblico che non riesce più ad essere di stimolo, con fenomeni anche dal punto di vista sociale piuttosto preoccupanti, perché se è vero che la disoccupazione aumenta, ma in termini percentuali abbastanza modesti, è però vero che sta dilagando il settore del lavoro precario. Questa per noi è un'emergenza sociale, è un fatto grave, perché centinaia di giovani non riescono ad avere quel minimo di sicurezza sociale che consenta loro di fare una vita serena, di mettere su una famiglia, di acquistare una casa, di fare tutte le cose che siamo abituati a fare in un sistema sociale avanzato in cui il benessere medio è piuttosto alto.
In una realtà di questo tipo invece segnaliamo la crescita - secondo noi negativa - del lavoro precario, che ci fa ragionare in termini diversi anche sui problemi occupazionali, perché oggi forse l'emarginazione sociale non passa più solo attraverso la disoccupazione e la cassa integrazione, ma anche attraverso il precariato in alcune occasioni drammatico per i lavoratori. Di fronte a questo quadro ci viene presentato un piano che, per certi versi, è anche apprezzabile: vi si nota uno sforzo notevole di approfondimento, di analisi, è un piano di "buone intenzioni" che andrebbe benissimo per un convegno, perché è un piano che appare troppo astratto e poco ancorato alla concretezza. Anche laddove l'Assessore si è sforzato di dire che vi erano delle indicazioni specifiche in riferimento alle azioni da attivare... è vero che queste azioni sono indicate, ma si tratta di un indice di cose da fare. Manca un passo in avanti: quello della scelta delle priorità, delle indicazioni più concrete, delle soluzioni laddove sono auspicabili, quindi con queste indicazioni così generiche temiamo che questo piano rimanga un bel documento di approfondimento, ma rimanga un piano sulla carta.
Il piano non tiene inoltre sufficientemente conto delle contraddizioni di fondo circa il ruolo dell'industria privata e della Regione. Per spiegarmi faccio l'esempio dell'accesso al credito, che è una delle criticità per le imprese. Si dice in tutti i documenti regionali che il costo del denaro nella nostra Regione è più alto che nel resto d'Italia, cosa verissima. Fino a qualche anno fa si diceva nei documenti ufficiali della Regione - leggi i bilanci - che il motivo era da ricercare nella carenza di concorrenzialità fra gli enti di credito. Questa l'ho sempre ritenuta una valutazione sbagliata, perché Aosta e la Valle d'Aosta sono piene di sportelli di istituti di credito che si fanno una concorrenza sfrenata fra di loro, non vi è alcun cartello, non vi è alcun accordo in frode ai consumatori. Cos'è che determina questo maggior costo del denaro? È il fatto che gli enti di credito privati subiscono una concorrenza forte da parte dell'ente pubblico attraverso la "Finaosta". Come avviene questo meccanismo di concorrenza? La "Finaosta" eroga dei contributi a tassi agevolati, quindi il cittadino che vuole accedere al credito, se può, lo fa attraverso i mutui della "Finaosta" a tassi di favore, questo mi sembra intuibile, ma tale fatto determina una conseguenza: che gli sportelli di credito di banche anche esterne operanti in Valle d'Aosta non riescono più ad investire, come fanno altrove, l'80-90% del risparmio ricevuto dai cittadini alle imprese o alle famiglie, ma riescono ad investire solo il 40-50%; ecco allora che su questo 40-50% devono tenere dei tassi mediamente più alti per rendere l'operatività bancaria sostenibile. Ciò per dire che, di fronte a delle criticità come questa, bisogna anche rilevare la contraddizione che, a mio giudizio, è una difficoltà generata dalla stessa Regione con la sua invadenza economico-finanziaria, perché è evidente che chi non riesce ad avere accesso al credito pubblico deve rivolgersi al credito privato e sostenere condizioni per lui peggiori. Si potrebbero fare altri esempi, ma credo che questo caso debba farci riflettere come una riflessione più generale vada fatta sul "modello Valle d'Aosta" a cominciare dal ruolo della "Finaosta"; ruolo che peraltro è anche antipatico sotto un altro profilo, perché ci troviamo di fronte al massimo erogatore di ricchezza pubblica regionale che è sottratto a qualsiasi tipo di controllo. Nessuno di noi sa cosa fa la "Finaosta", quali politiche persegue. Si tratta di uno strumento in mano all'Assessore di turno; mi sembra una cosa discutibile anche perché non permette di fare quella giusta valutazione sulle politiche aziendali, economiche e finanziarie da parte di chi dovrebbe intervenire su queste politiche, "in primis" il Consiglio regionale.
Occorre ripensare agli strumenti, peraltro questa è una cosa che ha affermato anche l'Assessore. Però l'Assessore non ci ha detto come, perché il piano individua il problema, ma poi non dà le soluzioni. Riteniamo quindi in sintesi che questo sia un piano in cui si è "manifestato" uno sforzo di buone intenzioni, a cui sottende una filosofia che ci vede anche d'accordo, ma un piano in cui mancano indicazioni concrete e che, in un'ottica più operativa, finisce per diventare un quadro piuttosto deludente.
Président - La parole au Conseiller Borre.
Borre (UV) - Assessore, penso che questo piano abbia già avuto un primo risultato, perché ha provocato un dibattito di più di un'ora e mezza per 3 intervenuti, quindi il piano ha suscitato interesse e poi, anche dalle parole del collega Curtaz, è un piano apprezzato ed interessante. Questa proposta è il risultato di un'analisi del contesto di riferimento sia regionale, sia nazionale ed europeo nel breve e medio periodo; soprattutto è un'aggiornata disamina degli attori socio-economici: sia di quelli di parte industriale e artigianale, sia di quelli sindacali. In questo senso appare di rilievo il fatto che il programma sia il risultato di un confronto nell'ambito del "Patto per lo sviluppo della Valle d'Aosta"; non meno importante è il fatto che le questioni relative ai servizi alle imprese e alla semplificazione amministrativa tengono in evidenza quanto proposto dai rappresentanti del Consiglio permanente degli enti locali.
Altro elemento di rilievo è dato dal fatto che il programma proposto ha beneficiato della competenza di esperti in materia di sviluppo locale; non solo, ma è anche il risultato di una serie di confronti avviati con diversi attori di realtà territoriali vicine e similari. Tra i confronti avviati particolarmente importanti dovrebbero poi risultare quelli concernenti l'osservazione del territorio e lo sviluppo del "marketing" territoriale e dei processi di internazionalizzazione. Trattandosi del primo programma triennale è particolarmente condivisibile la proposta della Giunta di avviare alcune azioni considerate pre-requisiti essenziali per la realizzazione di un'efficace politica industriale. In questa direzione assume particolare rilievo la volontà di istituire un osservatorio socio-economico e di proseguire nella semplificazione del rapporto utente-pubblica amministrazione. È evidente come queste azioni pongano gli enti locali in un ruolo attivo nell'interesse della comunità valdostana. La proposta ha volutamente evitato di presentare una sommatoria di tutti gli interventi diretti previsti dalle diverse norme regionali in materia di incentivazione: incentivazione agli investimenti, alla formazione professionale, alla ricerca di qualità; questi sono una serie di interventi importanti, ma già esistenti, mentre tale programma aggiunge una serie di azioni volte a favorire la volontà o, meglio, la necessità dell'impresa valdostana di "fare sistema" e di potersi consolidare all'esterno.
Pongo l'attenzione su alcune azioni rilevanti in questa direzione: l'adozione di strategie per favorire e consolidare la presenza delle imprese sui mercati esteri, la promozione delle aggregazioni fra imprese finalizzate alla realizzazione di economie e di collaborazioni, il perfezionamento delle attività di osservazione delle caratteristiche e delle dinamiche del sistema delle imprese, il miglioramento del rapporto banche, imprese, territorio. Si vuole privilegiare la creazione di un sistema di collaborazione fra pubblico e privato da un lato e fra gli stessi imprenditori, il rilancio della concertazione appunto, una concertazione tramite un rafforzato ruolo del "Patto per lo sviluppo" finalizzata al consolidamento della rete relazionale fra i diversi attori socio-economici. Questa Regione non può correre il rischio di isolarsi o di trovarsi isolata.
Per l'economia di una regione di montagna occorre continuare a puntare sulla qualità, puntare su un prodotto che non risulta ancora possibile delocalizzare e che garantisca un alto valore aggiunto; fra i valori aggiunti la formazione e un'acquisita professionalità, e quindi l'uomo, sono centrali in questo processo, come centrale dovrà diventare il ruolo della nostra Università: l'Università deve rivestire il ruolo di "partner" nella ricerca e nell'innovazione, deve ricoprire il ruolo di attore nell'attività di concertazione nell'ambito del "Patto per lo sviluppo". Ritengo che un piano strategico richieda una capacità di vedere oltre, di immaginare il futuro di questa Regione, la disponibilità di tutti gli attori a collaborare e a porre in discussione il proprio ruolo attuale; questo piano ha l'ambizione di essere un piano strategico. Grazie.
Président - Je n'ai pas d'autres collègues qui s'inscrivent à parler. Je ferme la discussion générale.
La parole à l'Assesseur aux activités productives et aux politiques du travail, Ferraris.
Ferraris (GV-DS-PSE) - Il dibattito è stato interessante, io ricapitolerei brevemente alcune questioni. Noi dobbiamo - il collega Comé ce lo ricordava - cercare di invertire la rotta, è scritto nel piano e siamo d'accordo, però dobbiamo fare attenzione anche di non "capottare" in curva; quindi dobbiamo usare le dovute cautele. Nel piano non sono indicate tutta una serie di iniziative che sono già in atto, la creazione di impresa fa parte del Piano di politica del lavoro e, quando dicevo che i 2 piani sono integrati, va intesa in questo modo, così come alcuni interventi di carattere finanziario non sono previsti nel piano perché lo Sportello unico è già finanziato da un'apposita legge. Quello che qui si dice è che per far funzionare lo "Sportello unico" l'impresa non è facile, perché bisogna mettere insieme 74 comuni, associazioni imprenditoriali, burocrazia regionale ed è questa la chiave di lettura di questo piano: le cose che dobbiamo fare dobbiamo cercare di farle insieme, con soggetti diversi, perché in genere i comuni andavano per conto loro, la Regione per conto proprio e le associazioni ogni tanto venivano a chiedere qualcosa alla Regione, allora il tentativo è di fare una cosa diversa.
Consigliere Comé, mi consenta di invitarla il 29 ottobre alle 11,00 del mattino a vedere le caprette, perché insieme a queste vi è anche la "Pépinière" che parte, occupata al 70%, quindi qualcosa si sta muovendo per quanto riguarda l'area. Lo scopo del piano, laddove si parla di pre-requisiti, è che abbiamo bisogno di una strumentazione che ci consenta di operare delle scelte di carattere prioritario. Vi ho dato alcune cifre: "tot" milioni di euro per la ricerca, "tot" milioni di euro per le incentivazioni... ma, quando parliamo di avere un osservatorio, vogliamo sapere se a "tot" milioni di euro in un settore, piuttosto che in un altro, sono corrisposti "tot" milioni di incremento dell'attività, "tot" milioni di incremento dell'occupazione, una strumentazione di questo genere. L'osservatorio quindi non è un "carrozzone" in più, anche perché non è un osservatorio nuovo, ma è quello previsto dalla legge sulla camera di commercio. Viene citato un caso specifico per quanto riguarda la ferrovia, ma richiama l'accordo di programma, che è un tema sul quale è impegnato il collega Caveri.
Brevemente alcune considerazioni sulle osservazioni fatte dal collega Tibaldi, il quale è preso da due "pulsioni": una è quella di fare un'analisi razionale della situazione; l'altra è quella di fare ogni tanto un po' di propaganda. Io ho cercato di dare una descrizione dei fenomeni che fosse la più oggettiva possibile. Non sono venuto qui a dire che, in costanza del Ministro Marzano, l'Italia è passata dal 21° posto della classifica del "World Economic Forum" al 46° di oggi, perché non credo sia tutta colpa del Ministro Marzano, altrimenti avrebbe delle doti inenarrabili, come neanche tutti i problemi esistenti nell'industria valdostana sono conseguenza del fatto che vi siano stati dei "DS" a gestire questo Assessorato; credo invece vi siano delle problematiche molto complesse e mi pare che lo stesso collega Tibaldi ne riconoscesse l'influenza.
Sulle questioni specifiche, sulla "questione Thermoplay" è stata fatta una legge regionale che consente di sbloccare la situazione e ci stiamo attivando per farlo. Lei sa bene che in queste condizioni oggi non è vendibile il sedime che vi è vicino all'azienda "Thermoplay" e neanche l'azienda stessa che andrebbe all'asta e lei sa che non faremmo un favore all'imprenditore. Sul discorso della scarsa reattività... è da parecchio tempo che qui discutiamo di tutta una serie di strumentazioni, a partire dalla Camera di commercio, su cui so che le opinioni sono le più diverse; so anche che le camere di commercio dove funzionano sono degli strumenti formidabili per la rivitalizzazione dell'azione economica. Siamo stati a Bolzano e lì vi è un esempio di camera di commercio in positivo. Dicevo, norme sulle incentivazioni, interventi per quanto riguarda la pianificazione del Piano di politica del lavoro e altri, che indicano una certa reattività; che poi i piani da soli non bastino, siamo i primi a dirlo. Le questioni dell'edilizia... è vero che anche qui è in atto un'azione di revisione delle norme, soprattutto della legge n. 12, che sta affrontando l'Assessorato di concerto con le associazioni di categoria. Credo che nella sostanza questo programma indichi alcune azioni che sembrano semplici sulla carta, che sono difficili da realizzare, ma quanto meno indica le modalità di realizzazione; dopodiché io sento gli imprenditori, in questa Regione vi è libertà di espressione, ebbene devo dire che tale piano è stato concertato con loro e, se avevano cose negative da dire, avevano solo da dirle!
Rispetto ai consigli, di alcuni ne farò tesoro, altri li giudico un po' ideologici. Sul fatto di favorire l'iniziativa privata, sono stato accusato recentemente di aver trasferito tutta la formazione professionale ai privati, quindi sono un antesignano di tale proposta. Credo vi sia una convinzione che in una Regione come questa il ruolo dell'iniziativa privata sia fondamentale. Il problema è che iniziativa privata e pubblico devono "sposarsi", in regioni di dimensioni come la nostra ci deve essere un intreccio, perché alcuni servizi il privato non li può gestire da solo in quanto non ha le risorse per poterlo fare, il problema è come fare questi servizi. Se il discorso è di ripensare al ruolo di alcune agenzie strumentali della Regione in un contesto che è diverso, sono d'accordo ad aprire una discussione su questo tema. Abbiamo strutture che sono nate negli anni '70 con caratteristiche di quegli anni e credo anche che il problema di queste strutture bancarie, penso a "Finaosta", non è tanto che questa faccia concorrenza al sistema bancario, perché ci sentiamo rinfacciare dagli imprenditori che è vero che il costo del denaro a "Finaosta" costa meno, ma con le garanzie che chiedono è meglio andare in banca. Una cosa che non condivido è la questione legata a "INVA", a parte che "INVA" è una società a capitale pubblico...
(interruzione del Consigliere Tibaldi, fuori microfono)
... è un esempio sbagliato, perché se andiamo a vedere in Piemonte, che ha un'amministrazione diversa dalla nostra... vi è il "CSI Piemonte" che ha dimensioni ben più ampie dell'"INVA". La pubblica amministrazione ha bisogno di una società strumentale nel campo dell'informatica, questo lo fa il Piemonte e chiediamo di farlo allo stesso modo anche noi. La Liguria ha la "Liguria Informatica", che fa un'azione analoga. Non credo pertanto sia questo che sottrae al mercato lavoro, semmai si tratta di vedere in che ambiti tali società devono operare, ma in assoluto non avere un ente strumentale di questo genere sarebbe una limitazione per l'operatività della Regione.
Sul Fondo sociale europeo posso dire che la formazione attuata da questo fondo ha visto in Valle circa 16-17 mila utenze. Va detto che, se vi è una struttura e un sistema di finanziamento che viene monitorato da valutatori indipendenti aventi nulla a che fare con la Regione, questo è il fondo sociale, rispetto al quale devo dire che le valutazioni che vengono fatte da società esterne sono essenzialmente positive rispetto agli obiettivi che si pongono nel POR, che poi si debba cercare di fare meglio, questo è possibile. Condivido poi il fatto, come diceva il Consigliere Curtaz, che stiamo vivendo un cambiamento economico tale che è più profondo di quanto non sia avvenuto negli anni '80, con la chiusura dei settori industriali maturi; allora era un settore in crisi, oggi abbiamo un sistema che è in crisi.
Il lavoro che è stato fatto consente di mettere in campo una serie di azioni; ad esempio, sul piano del credito dobbiamo andare al di là del fatto di dire che il credito in Valle costa di più; è vero, ma vediamo perché. È vero forse perché gli imprenditori utilizzano strumenti meno innovativi che da altre parti? Vi sono alcune banche che formano i comitati per il credito... qui si tratta di andare a vedere se la nostra strumentazione è tale, perché si utilizzano strumenti di un certo tipo, che comportano dei costi di gestione maggiori... o, come e quanto si dice in questo documento, è quello di approfondire e di trovare delle soluzioni, ci diamo anche dei tempi, quindi l'impegno è di tornare in Consiglio per riferire cosa abbiamo fatto.
Vorrei che tale programma fosse inteso come un pre-requisito per una vera programmazione, perché alcuni strumenti a noi mancano e manca questa capacità di lavorare insieme fra amministrazione pubblica ed imprese. Le vicende della Camera di commercio vedono come è difficile nella nostra Regione mettere insieme le imprese... e lavorare con la pubblica amministrazione, con le parti sociali, con il mondo del terzo settore, con l'Università... il compito è difficile ma, proprio perché vi è un cambiamento profondo, credo che questa sia una "chance" da utilizzare.
Président - La parole au Conseiller Salzone, pour déclaration de vote.
Salzone (FA) - Mi scuso con i colleghi perché l'ora tarda, ma sarò velocissimo. Questo programma trova la nostra approvazione. Portare un programma articolato a medio termine per lo sviluppo dell'industria e dell'artigianato è già di per sé lodevole. Non siamo d'accordo con chi sostiene che tutto non funziona, che si è presentato un altro osservatorio non in grado di dare altre risposte.
Le criticità legate all'industria sono note e sono ribadite anche dal Governo del nostro Paese, è lo stesso Presidente Berlusconi a dire in tutti i dibattiti pubblici che la crisi ha radici lontane e che la ripresa non può prescindere da un'organizzazione che preveda interventi armonici, soprattutto congiunti con i Paesi europei, ma non solo. Lo abbiamo già detto altre volte, ciò che è preoccupante è vedere che la Cina cresce al ritmo del 10%, gli Usa crescono al ritmo del 5%, l'Europa solo al 2% e ancora meno l'Italia: sotto al 2%. Ci pare esagerato attribuire a questo Assessore o a questa Giunta tutto il peso della crisi industriale valdostana. Certo questo è un documento di intenti, che ha lo scopo di evidenziare un "sistema Valle d'Aosta" che risponda al meglio alle nostre esigenze.
Fra le tante proposte quella più importante per noi è quella riguardante il settore della ricerca, che è il volano che permette in tutto il mondo spiragli di rilancio; sono importanti gli incentivi economici, il miglioramento del rapporto fra banca, impresa e territorio, o la fornitura di servizi reali alle imprese, oppure la semplificazione o la sburocratizzazione e il rilancio della "Chambre". Per questi motivi riteniamo che il Programma triennale per lo sviluppo dell'industria e dell'artigianato, presentato dall'Assessore, pur essendo più un documento di intenti che un programma concreto di interventi, è comunque un piano di buone intenzioni.
Président - Je soumets au vote le document:
Conseillers présents: 32
Votants: 24
Pour: 24
Abstentions: 8 (Comé, Curtaz, Frassy, Lanièce, Lattanzi, Squarzino Secondina, Stacchetti, Tibaldi)
Le Conseil approuve.
Président - Avec ce point nous terminons nos travaux pour ce soir, nous continuerons notre travail dans la journée de demain.
La séance est levée.
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La séance se termine à 20 heures 11.