Oggetto del Consiglio n. 864 del 7 ottobre 2004 - Resoconto
OGGETTO N. 864/XII - Discussione congiunta di risoluzioni in materia di Casa da gioco di Saint-Vincent. (Ritiro di risoluzione)
Président - Il nous reste à examiner toute une série de résolutions. Il y a 5 résolutions, inscrites respectivement aux points 29, 30, 31, 32 et 33 de l'ordre du jour, qui traitent le même argument. Je voudrais demander aux Conseillers Tibaldi et Frassy si on peut regrouper l'argument, avec tout le temps qui est nécessaire pour développer les différentes argumentations.
La parole au Conseiller Tibaldi.
Tibaldi (CdL) - Il nostro gruppo ha avanzato questo insieme di proposte, che consta di 5 risoluzioni oggi iscritte all'ordine del giorno, presentate nel corso della relazione fatta dal Presidente Perrin in occasione del bilancio 2003 della "Casinò S.p.a." della scorsa seduta consiliare, e rinviate alla data odierna su richiesta della stessa maggioranza affinché ci fosse un tempo congruo per poterle esaminare in profondità. Abbiamo accolto volentieri questa proposta della maggioranza, per arrivare, oggi, a un dibattito e, se possibile, anche a qualche conclusione più concreta in merito a un tema che riteniamo importante qual è la Casa da gioco di Saint-Vincent, nonché ai suoi molteplici aspetti che ne caratterizzano l'attività.
Inizio con una riflessione che forse può apparire scontata, ma penso sia sufficientemente condivisa - per non dire "largamente condivisa" - da questa Assemblea. Anzitutto sappiamo che c'è una consapevolezza alquanto diffusa sul fatto che qualcosa non funziona presso la casa da gioco; non siamo noi a dirlo in quest'aula, ma potremmo citare tutta una rassegna di interventi più o meno autorevoli fatti nel corso di questi anni, i quali, oltre a fare delle sottolineature critiche su disfunzioni funzionali e strutturali esistenti presso il casinò, hanno richiesto a viva voce un intervento politico di questa Assemblea, in particolare dell'Esecutivo regionale. Questa è la prima consapevolezza che è diffusa, per non dire pressoché unanime, perché possiamo citare fonti politiche e sindacali; gli stessi dipendenti, in una recente assemblea generale, hanno sollecitato le parti politiche, ognuno per le proprie competenze, a dire la propria. Possiamo citare anche altre fonti che hanno evidenziato l'inderogabilità dell'intervento da parte della politica intesa in senso lato. La consapevolezza ha anche una variabile temporale, è da tempo che qualcosa non funziona e se vogliamo addebitare delle cause al mercato, possiamo dire: "sì, è vero, il mercato ha delle responsabilità", ma le responsabilità sono anche di carattere strutturale, quindi la crisi della casa da gioco non è solo congiunturale, ma - a nostro avviso - è soprattutto strutturale.
La situazione di monopolio a 4 in cui il casinò vive in Italia potremmo chiamarlo "oligopolio" - come fa notare giustamente l'Assessore Marguerettaz -, che vede anche Saint-Vincent attore di questo mercato ristretto, ha influito negativamente sul settore del gioco d'azzardo, in particolare sul dinamismo, sulla creatività degli stessi soggetti che sono attori e protagonisti di questo mercato ristretto, protetto e poco concorrenziale. Saint-Vincent è stato forse il casinò che più ha segnato il passo in questi anni, perché i dati economici - sui quali oggi non mi voglio soffermare, in quanto penso che siano generalmente riconosciuti da chi siede in questa Assemblea - siano in termini di presenze che in termini di proventi. Questa situazione di monopolio, se ha influito negativamente, ha anche alimentato d'altra parte il desiderio di creare degli enti simili al nostro, tanto che oggi, a Roma, ci sarà una conferenza stampa di "AN", in particolare del coordinatore di Ignazio La Russa, il quale presenta alcuni emendamenti alla finanziaria al fine di istituire una casa da gioco in ogni regione d'Italia. Voi mi direte: è la solita "boutade"; forse sarà così, però è l'ultimo di una serie di sintomi di situazioni che si stanno perpetuando da tempo e che annunciano una volontà politica che - se oggi non ha ancora trovato forma e sostanza - un domani addiverrà alla conclusione di aprire il mercato a più soggetti.
A fronte di queste considerazioni iniziali che vi proponiamo, oggi vogliamo affrontare la materia della casa da gioco in materia diversa; non è la prima volta che lo facciamo, perché il nostro gruppo ha più volte proposto delle mozioni o degli ordini del giorno propositivi in materia. Oggi, però, abbiamo un pacchetto complessivo di proposte che puntano su alcuni capisaldi, un pacchetto complessivo, perché il diritto-dovere delle proposte alberga anzitutto in capo al Presidente e alla sua Giunta, ma anche noi, Consiglieri di minoranza, abbiamo pensato di sottoporle alla vostra attenzione. Sono proposte articolate in diversi punti ed hanno alcuni capisaldi. Adesso farò un'illustrazione generale dei contenuti di dette proposte, lasciando poi al collega Frassy di intervenire su alcuni aspetti più particolari.
Iniziando dai capisaldi, se vale dall'assunto che la crisi è anche strutturale, è necessario un intervento politico e gestionale energico, quindi chiediamo che vi sia l'elaborazione e l'approvazione da parte di quest'aula in quanto organo competente di un piano di sviluppo. La "Casinò S.p.a." ha le redini della casa da gioco dall'inizio del 2003; sono passati quasi 2 anni e non esiste una linea di indirizzo chiara da parte dell'organo che partecipa nella compagine della Regione in merito alle strategie aziendali e questo non depone a favore della nostra capacità di amministrare.
L'assenza di un piano di sviluppo è fondamentale, sia per una grande azienda - come può essere la casa da gioco -, sia per una piccola azienda che abbia natura imprenditoriale e la vocazione di crescere sotto tutti i punti di vista. La politica ha un colpevole ritardo nell'attuare piani di rilancio e di miglioramento della casa da gioco, è un ritardo colpevole, non si può cancellare con un colpo di spugna, ma sappiamo bene che all'Amministrazione regionale è stato proposto un documento che non ha mai avuto il piacere di approdare in aula!
Se facciamo un'analisi retrospettiva dei momenti di investimento a Saint-Vincent in merito alla casa da gioco, vediamo che l'ultima iniziativa "aggressiva" per conquistare quote di mercato è stata negli anni '80 con i giochi americani, con l'introduzione di nuove modalità di gioco e, da allora, abbiamo vissuto di rendita. È andato bene nel decennio 1980-1990 perché l'impulso dato all'inizio degli anni '80 è stato efficace, è stata un'intuizione brillante di chi ha previsto che il mercato si sarebbe spostato dai giochi tradizionali lavorati ai giochi elettronici, ma terminato questo effetto di spinta di quel decennio, dal '90 è iniziato un inevitabile "declino" o, se non volete chiamarlo declino, chiamatela crisi, flessione, scegliete voi il nome che preferite, ma i dati sono lì! Nel 1995 venne ipotizzata una versione moderna della casa da gioco, addirittura si paventava l'ipotesi di costruire una seconda sede, progetto che venne poi abbandonato alle soglie del 2000 perché ritenuto improponibile; le reali motivazioni non le abbiamo mai capite, ma di fatto venne abbandonato.
Lo scorso anno a luglio, in ottemperanza ad una norma del disciplinare approvato da questo Consiglio nella primavera del 2003, il vecchio Consiglio di amministrazione propone all'Assessore Marguerettaz un piano di sviluppo, piano che abbiamo visto in IV Commissione informalmente, ne abbiamo discorso - sempre informalmente - con l'allora direttore generale e amministratore delegato, ma nulla più. È un piano di sviluppo che, secondo le ultime comunicazioni fatte dal Presidente Perrin nella scorsa seduta, sarebbe stato abbandonato, il perché non si sa! Anche in questo caso sarebbe stato omesso di fare un vaglio più approfondito da parte di questa Assemblea.
Crediamo che questo sia uno dei capisaldi, il piano di sviluppo è quanto mai indispensabile. Vi proponiamo, con una prima risoluzione, di portarlo all'esame del Consiglio, non solo per conoscere i dettagli e gli indirizzi strategici che intendete imprimere alla casa da gioco - ammesso che abbiate elaborato indirizzi strategici! -, ma soprattutto perché questa situazione di staticità gestionale non può continuare. È indispensabile - ripeto - che la politica faccia uno sforzo, anche perché la politica non ha un ruolo marginale in questo contesto, ha un ruolo fondamentale nel dare degli indirizzi e gli indirizzi, in materia di casa da gioco, non ci sono! Dall'inizio della legislatura l'Esecutivo regionale non ha proposto un indirizzo in materia! Questa carenza di fondo è gravissima a nostro avviso!
Non possiamo accogliere come proposta strategica la modifica di un regolamento consiliare, come è avvenuto ieri; può essere un momento di ridefinizione di regole rivelatesi ostative su un fatto specifico come quello della bocciatura di un bilancio della "GS" del 2003, e che potrebbero costituire fonte di inadempimenti da un punto di vista contabile e fiscale per il liquidatore, ma non si accoglie la proposta (cito, qui, il Capogruppo Borre): "Casino de Saint-Vincent, sortons de l'impasse" modificando il Regolamento!
Ieri abbiamo dimostrato il massimo di buona volontà votando questo Regolamento e proponendo delle modifiche sostanziali, perché non vogliamo essere limitanti nei confronti di una procedura che potrebbe ingarbugliare le cose; però, anche da parte vostra, abbiamo la coscienza piena di comprendere che non è una modifica di Regolamento consiliare che può dimostrarsi la panacea di tutti i mali del casinò! Lì, permette di sbloccare un meccanismo che si era grippato, noi abbiamo contribuito fattivamente a sbloccarlo, ma adesso avete l'onere di scelte più profonde e meno superficiali, ma scelte che devono intervenire; la prima - ripeto - è il piano di sviluppo. Fateci la cortesia di portare all'esame dell'aula un piano che abbia un minimo di contenuti, non solo a livello di sviluppo urbanistico sul comprensorio, perché è importante, ma anche di strategia aziendale!
Vorrei ricordare che anche la legge istitutiva della "Casinò S.p.a." prevedeva che la Giunta promuovesse la costituzione di un'altra s.p.a. per lo sviluppo delle attività e delle gestioni immobiliari. È una legge che porta la data del 2001... siamo nel 2004... di fatto, anche questa società non si sa se si voglia costituire, se lo riteniate sempre di interesse fondamentale e complementare per il rilancio della casa da gioco; sta di fatto che anche questa è una norma inattuata! A fronte di dette norme - non attuate - è bene che facciate un esame di coscienza; non possiamo continuare a restare nell'indifferenza e nella staticità che hanno generato risultati assolutamente non encomiabili!
Altro aspetto che riteniamo importante (questa è una suggestione che forse è più marcatamente politica da parte nostra): riteniamo che la gestione pubblica, come è impostata, abbia dimostrato i suoi limiti; di conseguenza, riteniamo sia opportuno aprire le porte all'azionariato privato. Qui le scelte possono essere di diverso tipo: l'azionariato privato "tout court", forse potrebbe costituire un'elusione della legge n. 36/2001 che è passata nella cruna dell'ago della Corte costituzionale, ma un azionariato diffuso privato, in cui si eviti la costituzione di posizioni dominanti e si lasci una funzione di guida e di garanzia all'ente pubblico, riteniamo possa essere una soluzione per apportare nuove risorse nella casa da gioco, risorse che possono creare, con una gestione sana, una redditività per chi investe e una responsabilità maggiore in capo a chi dirige, oltre a coinvolgere i Valdostani. Si è sempre detto che il casinò è dei Valdostani, facciamo che sia effettivamente così; apriamo le porte ai Valdostani secondo delle regole che possono essere individuate da chi governa insieme a chi, come noi, svolge un ruolo di rappresentanza politica e di proposta! Dicevo, un azionariato che possa portare nuova linfa, non tanto in termini finanziari, ma nuove idee e responsabilità in capo a chi lo gestisce.
La proposta della privatizzazione "soft" attraverso un'apertura del capitale sociale a privati valdostani, abbiamo indicato residenti eventualmente interessati, evitando la costituzione di posizioni dominanti, la riteniamo un'opportunità che possa essere colta. Leggo in una rassegna stampa che il Casinò di Campione ha una compagine azionaria mista, vi partecipano le Province di Varese dal marzo 2004 e di Lecco, è il Comune di Campione che ha la quota più rappresentativa, ma anche camere di commercio e enti imprenditoriali e industriali della zona.
È quindi quanto mai necessaria una componente più dinamica e sensibile alle mutazioni del mercato, che possa essere di ausilio all'ente pubblico, per dare uno slancio, e così ha fatto il Casinò di Campione, il quale si sta avvicinando, a livello di dati, al nostro casinò. Vi do solo un dato: a Saint-Vincent in questi anni le presenze sono scemate notevolmente, siamo a quota 700 mila presenze, quindi 60.000 presenze annue; a Campione le presenze mensili si attestano su una cifra di 50.000 unità... è molto piccolo il "gap" fra i due dati. Campione è gestito con 570 dipendenti, Saint-Vincent con 849, escluse tutte le forniture esterne di servizi da parte di ditte che forniscono servizi alla "Casinò S.p.a." e, se contiamo anche i dipendenti di queste società esterne, arriviamo alla cifra di 1.200 dipendenti.
La terza risoluzione si riferisce all'organico, al personale che, non vogliamo dire sia in esubero, ma è sovradimensionato rispetto alle attuali potenzialità e all'attuale utilizzo che ha nell'ambito della casa da gioco: a dirlo sono gli stessi dipendenti, i sindacati, in una nota a margine dell'ultimo accordo che hanno siglato per il rinnovo del contratto dei dipendenti dei giochi americani; anche questa è una consapevolezza ormai consolidata. È ingiustificabile naturalmente che continui una politica di assunzioni, in assenza di un piano di sviluppo; nessuna azienda può pensare di procedere ad assunzioni di personale, se non sa cosa vuole fare, se non sa se predilige magari una politica che implementi i giochi americani piuttosto che i giochi tradizionali! Si tenga presente che i giochi lavorati, "fiore all'occhiello" di Saint-Vincent, hanno segnato una riduzione drastica e preoccupante.
La terza proposta che facciamo si riferisce quindi alla politica delle assunzioni. Sappiamo bene che il casinò ha una funzione anche sociale, che il suo bilancio non va letto in chiave strettamente economica - un'azienda comune sarebbe infatti già fallita 10 volte! -, ma anche in chiave sociale; non bisogna però abusare di questo termine, altrimenti diventa un bilancio assistenziale e penso che la logica dell'assistenzialismo non abbia mai creato sviluppo. Con la terza risoluzione chiediamo, fin quando il Consiglio regionale non approvi un piano di sviluppo aziendale definito, che non si proceda a qualsiasi tipo di assunzione e non lo si faccia parimenti se non si è effettuata prima un'attenta e opportuna razionalizzazione delle risorse umane e professionali impiegate nelle diverse aree aziendali. Ci sono reparti nel casinò che hanno un eccesso di personale e ve ne sono altri sprovvisti: la logica della mobilità interna deve essere rispolverata e utilizzata per creare delle compensazioni con percorsi professionali e di aggiornamento formativo, che possono essere utilizzati anche all'interno di questo organismo. Vi porto un esempio: negli anni '80, l'Ufficio acquisti del casinò contava 3 persone, oggi ha un dirigente e 10 dipendenti; negli anni '80 i risultati c'erano... negli anni 2000 i risultati sono stati di segno diverso!
La quarta risoluzione, sulla quale si fanno delle riflessioni anche alla luce dei recenti eventi politici, riguarda le deleghe. Avevamo già sottolineato la necessità di ridefinire le deleghe in materia di casa da gioco, deleghe che ieri, secondo una comunicazione del Presidente Perrin, sarebbero state ridefinite in un senso che non ci pare chiaro. Questa risoluzione costituirà allora l'occasione, per lo stesso Presidente, di dirci qual è il confine delle competenze che sussisterà da oggi in avanti fra il Presidente della Regione e l'Assessore Marguerettaz in materia di politiche gestionali di sviluppo, di rapporti con il gestore della casa da gioco, con gli enti locali, in particolare il Comune di Saint-Vincent, che contribuiscono al contesto aziendale. Senz'altro tale ridefinizione non ha allontanato quel rischio di sovrapposizione di competenze dannosa che avevamo evidenziato a suo tempo: i controlli come verranno effettuati, chi li effettuerà, chi rappresenterà le istanze della Regione nella "Casinò S.p.a.", come le rappresenterà, secondo quali indirizzi? Credo che la deliberazione adottata ieri in via straordinaria dalla Giunta abbia bisogno di qualche approfondimento. A fronte di questi chiarimenti siamo anche disponibili a ritirare una risoluzione come la quarta, sulle deleghe, la quale evidenzia in premessa tutta una serie di incongruenze che vedevano in capo ad un soggetto dell'Esecutivo una sommatoria di funzioni incompatibili fra loro.
Infine, la quinta risoluzione, che ha forse una minore natura prospettiva, però sta ad indicare una specificità negativa della gestione pregressa, e la specificità negativa la espliciterà meglio il collega Frassy. Io penso che gli errori vadano corretti, vadano anzitutto ammessi perché, anche qui, ci sono delle incongruenze difficilmente comprensibili non solo per noi, ma anche per l'opinione pubblica che ha visto erogare dei premi e delle immunità a livello di responsabilità all'ex direttore generale, il quale ha avuto un ruolo determinante nel mancato sviluppo della casa da gioco negli anni pregressi.
Leggevo, in una rassegna stampa recente, che l'ultima riunione del Consiglio di amministrazione del Casinò di Campione ha esaminato le decisioni sul contenzioso in atto con il direttore generale a cui era stato notificato il provvedimento di licenziamento. Da una parte, a Campione, il direttore generale è stato licenziato e si è aperto un contenzioso, evidentemente i soci hanno individuato nel suo "management" delle responsabilità e gliele stanno addebitando o perlomeno contestando; da noi, il direttore generale è stato licenziato e premiato con una formula che assolutamente non condividiamo... di qui la quinta risoluzione!
Concludo facendo solo un appello: le 5 proposte sono aperte ai vostri suggerimenti, sono emendabili, non abbiamo la pretesa di avere la verità in tasca; abbiamo, invece, l'umiltà di avanzare delle proposte nella sede autorevole e preposta a scelte di questo tipo. Ci rimettiamo quindi volentieri al vostro pensiero; i nostri principi li abbiamo esplicitati in maniera chiara e leggibile e attendiamo l'esito delle riflessioni, delle precisazioni anche in materia di deleghe, che ci proporranno il Presidente e l'Assessore Marguerettaz, e ci riserviamo di fare delle conclusioni al termine di questo confronto.
Président - Le débat est ouvert. La parole au Président de la Région, Perrin.
Perrin (UV) - La discussion, qui a été portée à l'attention de cette Assemblée sur différents thèmes concernant la maison de jeu, nous donne aussi l'occasion pour faire le point de la situation et donner quelques précisions à ce sujet.
Je tâcherai d'analyser les différentes suggestions qui ont été proposées par les résolutions, en partant de la rationalisation des ressources humaines utilisées auprès de la maison de jeu. Le Conseil d'administration a entamé une réorganisation générale de l'entreprise qui touchera aussi l'organigramme de la société, qui pourra être redéfini après une étude précise de la somme de travail et des modalités d'organisation, en vue d'une amélioration des processus internes et du transfert de certaines activités aussi aux services tertiaires. Pour le moment, tout en rappelant que l'analyse de la situation de l'emploi auprès de la maison de jeu a mis en évidence le fait que l'augmentation des dépenses inhérentes aux personnels est due uniquement à l'application des conventions collectives, et qu'à la situation actuelle le nouveau gestionnaire a en effet supprimé même quelques emplois en 2003, ce processus a poursuivi en 2004 et, comme je l'avais déjà dit dans mon rapport sur l'activité de 1993, au 1er septembre 2004 nous comptons 840 adeptes à la maison de jeu; il y a donc une légère diminution.
Le Casino de la Vallée est en train de se doter des instruments nécessaires pour parvenir à une meilleure définition de l'organigramme de la maison de jeu, il n'y a pas eu d'embauches au dehors des nécessités explicites, et je crois qu'à ce sujet l'Assesseur Marguerettaz avait illustré déjà de façon très précise les raisons pour ces quelques embauches qui étaient des embauches saisonnières, ou bien dues à des compétences spécifiques dans certains secteurs. La définition ne pourra se passer des dispositions en matière prévues par le "disciplinare", qui a été voté par cette Assemblée, et pourvoir entre temps à garder l'organigramme nécessaire en termes numériques et de professionnalisme pour la gestion de l'entreprise.
La question soulevée concernant la "determinazione per l'accesso di un azionariato diffuso nella "Casinò S.p.a."", demande qu'on fasse le point de la situation avant d'aborder le thème. Avec la conclusion au mois de juin 2001 du contentieux administratif, afférent aux modalités d'attribution de la gestion du casino, la Région est rentrée en pleine possession de ses pouvoirs en cette particulière matière. Il a été décidé alors de prendre une décision opérationnelle, qui tienne compte des dispositions en vigueur et fixe les modalités de gestion de la maison de jeu, de manière à assurer à cette dernière une gestion transparente, efficace du point de vue économique, dans l'optique exclusive de l'intérêt public.
En fonction du cadre normatif et surtout de la jurisprudence fixée en la matière, le choix a été la création d'une société par actions, dont tout le capital aurait été détenu par des organismes publics, forme juridique qui présente des garanties d'efficience et de pragmatisme et dont la législation nous offre des multiples exemples. Cette solution a été considérée alors la plus avantageuse et aussi la plus simple à mettre en œuvre, afin de sortir de la phase de la Gestion extraordinaire et de revenir à un fonctionnement ordinaire: la création d'une société par actions, dont tout le capital est détenu par des organismes publics, et ce par une loi régionale qui avait été conçue spécifiquement à cet effet. Cette dernière mesure était indispensable et a permis, par ailleurs, d'éviter tous les procédés pouvant engendrer un nouveau contentieux; d'autre part, tous les doutes ont été dissipés quant au fait que la Région puisse prendre de telles dispositions, comme l'a indiqué la Cour constitutionnelle dans son arrêt de mars.
La loi n° 36/2001 est donc le fruit d'un choix politique et juridique bien clair: d'une part, parce que l'attribution de la gestion d'un service public et de toute autre activité revêtant un intérêt essentiellement public, tel que l'activité du casino, à une société par actions, dont tout le capital aurait été détenu par des personnes publiques, a découlé directement de la décision d'avoir recours à cette forme sociétaire, aussi en vue de souligner l'importance politique - donc, publique, de la maison de jeu -, qui est depuis toujours l'un des centres économiques les plus importants de la Région; d'autre part, parce qu'il ne fait aucun doute que la constitution d'une société à capital entièrement public était le seul moyen d'écarter tous les problèmes découlant de l'ouverture d'un marché public pour la sélection des partenaires. Ça a été une façon très adéquate pour sortir de la Gestion extraordinaire, qui s'est déjà prolongé trop dans le temps; c'était même un souhait de cette Assemblée de sortir de la Gestion extraordinaire pour arriver à une gestion ordinaire de la maison de jeu.
Cela dit, toutes hypothèses en ce moment concernant une différente composition de l'actionnariat du casino est une discussion théorique, même si ce n'est pas exclu qu'étant donné que tout change, que ce thème puisse être objet de discussion, mais en ce moment nous sommes liés à une loi qui a été approuvée, que la Cour constitutionnelle a consacrée et nous donne donc la garantie de pouvoir disposer de la gestion de la maison de jeu.
Pour revenir à la question "directeur général", là aussi, dans le débat qui a eu lieu dans cette Assemblée, tout a été dit, mais je voudrais réaffirmer à travers quelques considérations quels ont été les choix. Le nouveau Conseil d'administration de la "Casino S.p.a." a entamé une réorganisation de l'entreprise - comme d'ailleurs je l'ai déjà anticipé - en décidant notamment d'attribuer l'exercice des fonctions spécifiques à chaque conseiller et de placer les directions opérationnelles de 2e niveau sous l'autorité directe de ces derniers. Les décisions en matière de réorganisation ont été prises par le Conseil d'administration, lors de la séance du 6 avril 2004, puis présentées à l'Assemblée qui s'est tenue ce même jour. Cette proposition prévoyait également la suppression de la direction générale; il s'ensuit que le contrat de travail du directeur général devait faire l'objet d'une résiliation à l'amiable; je crois que là l'Assesseur Marguerettaz avait déjà répondu très ponctuellement à ce sujet. Le rapport de travail en question a été résilié le 1er juillet après la décision, pris lors de l'Assemblée du 30 juin, d'adopter pour la définition des éventuelles responsabilités de M. Trentaz, administrateur délégué, les paramètres prévus par la convention collective des dirigeants et de dégager ainsi ce dernier de toutes responsabilités, sauf en cas de dol ou de faute grave.
Je viens au plan de développement. Il faut dire que nous partageons les considérations exprimées dans cette résolution quant à l'exigence de saisir avec efficacité la situation de la maison de jeu et à l'importance que peut revêtir à ce sujet le plan de développement dont à l'article 14 du "Cahier des charges". C'est justement pour ces raisons que ledit article avait été conçu dans une logique qui prévoit des investissements proposés par la "Casino" et approuvés par le Conseil régional, avec un engagement de la part de la Région à inscrire au budget un fond annuel s'élevant à 6% des recettes qui lui sont revenues l'année précédente. Comme j'ai déjà informé cette Assemblée lors de la dernière séance, à l'occasion de la présentation du rapport de l'activité 2003, le nouveau Conseil d'administration a communiqué à la Région que le document du 31 juillet 2003 ne correspond ni aux conditions de début dans lesquelles se trouve la société, ni à l'indispensable adaptation à l'évolution des phases de marché et de la clientèle: cela a été répondu suite à une requête spécifique adressée au nouveau Conseil d'administration de se prononcer sur la proposition de plan de développement.
Dans le rapport joint au bilan 2003, le Conseil d'administration a par ailleurs déjà indiqué que le plan de développement doit être modifié, compte tenu du contexte dans lequel doit s'inscrire et puis s'appliquer pour tenir en considération les éléments multiples qui doivent se concrétiser à 3 niveaux: le premier niveau est un plan d'action plus général, pour répondre aux exigences de l'administration publique; un plan de développement de la maison de jeu, pour répondre aux exigences de l'entreprise en particulier, et un plan de transition, destiné à régler les aspects qui mettent en difficulté la société. Donc, c'est vrai, d'un côté une vision plus générale où le casino est un élément du développement de la Région, mais à côté il y a des nécessités: celles de répondre immédiatement aux exigences de meilleure gestion de l'entreprise "Casino". Maintenant, la société travaille sur ces axes, en vue de la refonte du plan de développement et de sa soumission à l'Assemblée. Nous sommes parfaitement d'accord que le plan de développement doit être abordé dans le plus bref délai, mais il faut laisser le temps que le Conseil d'administration puisse y travailler, afin de parvenir à une proposition adéquate.
Pour revenir au dernier point qui a été soulevé, lors de la séance du 20 avril cette Assemblée avait examiné une motion concernant la répartition des attributions, à la signature des collègues de "La Casa delle Libertà". Je ne peux que réaffirmer que le regroupement des fonctions, afférentes à la Maison de jeu de Saint-Vincent dans un seul assessorat nous a semblé logique, en vue d'optimiser la gestion des différents rapports entre la Région et la maison de jeu, pour activer la solution des problèmes éventuels. C'est ainsi que les structures chargées du recouvrement des recettes de jeu, de la gestion de la part des capitales que la Région détient et du contrôle des jeux, dépendent d'un seul assessorat, et sont ainsi placées sous l'autorité d'un seul assesseur, qui a été chargé de la réalisation des directives établies par l'Exécutif.
Il n'y a pas de superposition de compétences, ni de conflit d'intérêts dans tout cela, étant donné que ces fonctions ont, pour unique objet, le fonctionnement de la maison de jeu. A ce propos je crois qu'aucune modification s'avère nécessaire; nous avons par contre décidé de définir de manière plus explicite le rôle de coordination du Président de la Région dans certains dossiers, que nous retenons revêtir une importance stratégique et dans ces dossiers il y a aussi la "question casino". Ce sera donc le Président qui tient les rapports avec les collectivités locales de la zone, pour garantir de façon meilleure cette coordination.
Pour conclure, nous sommes absolument d'accord qu'il faut, au plus vite, revenir avec un plan de développement qui donne des indications précises quant à la gestion du casino, quant à une situation de développement plus générale, pour répondre aux exigences de l'entreprise et aussi un plan de développement qui vise en général au conteste où le casino est en train de travailler.
Président - La parole au Conseiller Curtaz.
Curtaz (Arc-VA) - Credo che l'iniziativa dei colleghi del gruppo "La Casa delle Libertà" abbia il merito di suscitare un dibattito complessivo sulla vicenda della crisi attuale del casinò, perché con cinque iniziative distinte si affrontano alcuni argomenti che sono decisivi in ordine agli orientamenti politici e al giudizio che si dà della gestione negli ultimi anni della casa da gioco. L'iniziativa è quindi destinata, se presa sul serio - come ci auguriamo - da tutte le forze politiche e dal Governo regionale, a fare chiarezza su alcuni punti.
Le risoluzioni sono impostate cercando di far esprimere le forze politiche, cercando di suscitare il dibattito, cercando di capire come si può uscire dalla "impasse" in cui ormai naviga malamente il casinò. Credo che su ciascuno degli argomenti oggetto dell'interrogazione si potrebbe aprire un lungo dibattito; peraltro, alcune questioni le affrontiamo mensilmente, in quanto sono argomenti che abbiamo trattato più volte quest'anno.
Rinnovo tuttavia una nostra preoccupazione che continuiamo, inascoltati, a porre all'attenzione di questo Consiglio e della Giunta: quella di fare una riflessione di fondo su quale casinò vogliamo in questa regione. Una strategia politica è da "envisager", ma non l'abbiamo mai sentita in questi anni, né dall'Assessore Marguerettaz, né dal Presidente Perrin, quasi fosse inevitabile il continuare su una certa strada, il perseguire certi obiettivi che la realtà dimostra essere irraggiungibili. Dobbiamo chiederci cosa c'è che non va!
Il casinò è stato governato negli ultimi decenni con risultati ragguardevoli dal punto di vista finanziario; poi si può fare una discussione diversa sugli aspetti etici, ma voglio rimanere nella realtà senza soffermarsi sulla nostra opinione rispetto al gioco di azzardo, al fatto che un ente pubblico faccia da "biscazziere"; diciamo che un certo modello di casinò ha funzionato finanziariamente, dati alla mano, per un certo numero di decenni. Oggi questo modello è in crisi e credo che non possiamo cercare di risolvere la crisi adagiandoci, ritenendolo come modello unico possibile, altrimenti ho l'impressione che non ne usciamo.
Tutte le forze politiche devono avere lungimiranza, per avere una politica amministrativa di alto livello devono fare uno sforzo, per capire qual è il tipo di casinò nei prossimi decenni più confacente alla realtà della regione, alla realtà sociale, alla realtà economica, alla situazione di mercato, che è più difficile rispetto a quella di qualche anno fa, perché il monopolio, ancora forte nel mondo del gioco d'azzardo, si va man mano intaccando, e si indebolisce. Questo indipendentemente dal fatto che si realizzi o meno la possibilità dell'apertura di nuove case da gioco in tutte le regioni, cosa che personalmente non mi scandalizzerebbe, perché non capisco perché quattro regioni debbano essere beneficiate di un casinò e le altre no, non ha alcuna logica, a ben vedere! Se anche questo processo di allargamento della possibilità di istituire case da gioco in Italia non avesse sviluppi, già oggi la concorrenza dei casinò ubicati sui confini, la concorrenza dei mille modi in cui oggi si gioca con i soldi, dimostra che il monopolio è intaccato e che questa fetta di persone a cui piace il gioco d'azzardo è sempre più piccola.
Dobbiamo allora porci delle domande - sarò ripetitivo, perché l'ho già detto in quest'aula - più di carattere generale per poi dare gli indirizzi politici: vogliamo un casinò più grande o più piccolo, un casinò con 1.000 dipendenti o con 500 dipendenti, un casinò che sia autosufficiente o che lavori relazionandosi in sinergia con le altre realtà dell'offerta turistica regionale e locale? Dopodiché, a cascata, gli altri problemi devono essere risolti, ma questi sono i problemi centrali, perché solo quando avremo capito qual è il casinò che vogliamo dal 2005 al 2030 potremo scegliere se la forma più corretta è quella pubblica o privata, se è meglio la gestione privata, quella data in concessione a una società tradizionale o a capitale diffuso; potremo scegliere come offrire il casinò nell'ambito della più ampia offerta turistica della nostra regione; potremo decidere, quando avremo le idee chiare, se sono così essenziali i beni costituenti l'accerchiamento o meno! Se non abbiamo chiaro quale casinò vogliamo, non possiamo capire se tali beni sono essenziali o meno, tanto che su questo piano vi sono le contraddizioni più evidenti; basta leggere i resoconti delle sedute del Consiglio di amministrazione, che dicono: "sì, sarebbe importante, ma possiamo fare ugualmente dei piani strategici senza, purché lo diciate".
Se non facciamo questa riflessione di fondo non andremo molto lontano; oggi ho ascoltato l'intervento del Presidente Perrin e mi pare che l'unica novità sia quella che ha condiviso l'esigenza di un piano di sviluppo del casinò. Guardate, il piano di sviluppo del casinò non è solo gestionale, prima ci vuole l'indirizzo politico ed è il solito discorso: vogliamo il casinò da 1.000 persone che fa fatica o il casinò da 500 persone, più inserito nella realtà regionale e che fa una politica nei confronti dei clienti territorialmente più vicini piuttosto che andare a prendere i clienti a Napoli e a Roma? Questi sono i punti da superare, perché il piano di sviluppo è successivo a questa idea di fondo. Ma da parte dell'Amministrazione regionale in questi anni non abbiamo sentito un indirizzo politico chiaro, se non quello implicito di una sostanziale continuità rispetto ad un ruolo del casinò che la realtà dimostra non più compatibile, perché se si continuano a fare dei bilanci in rosso significa che questa azienda, così com'è, non funziona; occorre allora capire perché non funziona e ristrutturarla, riconvertirla, permetterle di continuare a fare quel tipo di lavoro, ma su presupposti diversi.
Ad una prima approssimazione crediamo che il casinò oggi sia sovradimensionato rispetto alla realtà, emerge anche dalle risoluzioni oggi in discussione, là dove si dice - è la prima risoluzione - che in attesa del piano di sviluppo occorrerebbe congelare le assunzioni. Un'azienda che continua a far perdite, con così tanti dipendenti, deve porsi anche questo problema in maniera del tutto onesta e non demagogica.
Sul piano di sviluppo voglio fare ancora un'osservazione. Un piano di sviluppo è già stato depositato presso gli uffici della Giunta nel luglio 2003, non ho difficoltà a riconoscere che sarà - perché non lo abbiamo mai visto! - superato dagli eventi, però non riesco a capire perché la Giunta non l'ha portato in Consiglio! Non è solo un problema politico, è anche un problema giuridico, perché è previsto dalla legge regionale! Non riesco a capire quale comportamento sia quello di una Giunta che non rispetta una legge, che il Consiglio, con il voto della Giunta, ha approvato. Il limite, portiamolo soltanto per una presa d'atto, dicendo: "questo è il piano, il piano è superato" e ne converremo tutti! Non si possono saltare questi passaggi, non è corretto che un piano - ufficialmente depositato presso un governo regionale - non venga mai portato in Consiglio come prevede la legge! È del tutto incomprensibile, anche e soprattutto sotto il profilo formale.
Concludo facendo già una dichiarazione di voto sulle singole iniziative dei colleghi, sperando di non fare confusione perché la materia è tanta.
Annuncio il nostro voto favorevole rispetto all'allegato n. 29 (si tratta della risoluzione relativa al blocco auspicato anche dai sindacati delle assunzioni fino all'approvazione del nuovo piano di sviluppo); preannuncio il nostro voto di astensione per quanto riguarda la proposta, che può essere pure suggestiva, ma per quanto ci riguarda necessita un ragionamento ulteriore relativamente all'ipotesi di azionariato diffuso, sempre che lo si interpreti come va interpretato in riferimento alla società di gestione, perché credo che la proprietà pubblica del casinò non possa essere messa in discussione sotto alcun profilo; preannuncio il nostro voto favorevole rispetto all'oggetto n. 31 (la vicenda della liquidazione e dell'esonero di responsabilità per l'ex direttore generale e amministratore delegato del casinò), una vicenda ancora poco chiara e quindi, dal punto di vista politico, ritengo opportuno che il Consiglio si pronunci per un approfondimento di quella decisione; preannuncio il nostro voto favorevole rispetto all'oggetto n. 32, che si riferisce al piano strategico di cui abbiamo parlato.
Preannuncio, infine, la nostra astensione sull'oggetto n. 33, e devo dire - sarò grato se qualcuno dei colleghi del gruppo "La Casa delle Libertà" me lo spiegherà - che questa risoluzione non la capisco... perché? Per un ragionamento molto banale, ma sono pronto a cambiare opinione se le vostre argomentazioni saranno convincenti. In questa risoluzione si coglie un problema vero, si dice: stante l'attuale situazione, c'è un perenne conflitto di interessi fra l'assessore delegato nelle sue molteplici funzioni, (titolare della società, azionista della società, controllore, controllato...) pertanto si chiede di ridefinire le deleghe in modo che questo conflitto non si crei. A mio giudizio, questo è impossibile stante l'attuale stato di cose, perché se in luogo dell'Assessore ve ne fosse un altro o il Presidente della Regione che assume le deleghe, il conflitto di interessi si sposterebbe da una persona all'altra, ma non si risolverebbe, non è una questione solo di carattere personale - già decisiva, secondo il mio ragionamento -, ma anche rispetto agli organi, perché nell'Amministrazione regionale il singolo assessore non è un organo; l'organo è la Giunta. Spostare questa competenza da un rappresentante della Giunta ad un altro non sposta il problema! Il problema c'è, ma va risolto in altro modo! Solo per questo motivo ci asteniamo: perché non riteniamo convincente la soluzione che viene data ad un problema che è reale.
Président - La parole au Conseiller Comé.
Comé (SA) - Certamente le 5 risoluzioni presentate dal gruppo "La Casa delle Libertà" vanno ad ordinare le iniziative che sono state sparse nell'arco dell'anno e mezzo, che hanno toccato questi punti; quindi le 5 risoluzioni hanno voluto concentrare un'analisi della situazione del casinò.
Come avevo sottolineato nella seduta precedente, concordo su quanto il collega Curtaz oggi ha riformulato: andare a fare un'analisi, darci delle strategie politiche su quale casinò vogliamo realizzare. Giustamente, siamo una società in continua trasformazione, sappiamo che le aziende stesse, se non hanno la capacità di adeguarsi, corrono il rischio di essere superate e fallimentari. Abbiamo un casinò che, per la vicenda della Gestione straordinaria, non ha potuto fare delle trasformazioni, quindi è rimasto come 10 anni fa! In commissione abbiamo sentito l'allora amministratore delegato il quale aveva detto come il modello del giocatore si fosse modificato nel tempo, come il modello del gioco si fosse modificato nel tempo; queste sono riflessioni che dobbiamo fare per darci una strategia su quale indirizzo vogliamo dare al futuro casinò.
In merito alle risoluzioni presentate, al piano di sviluppo, anche noi solleviamo forti perplessità sul fatto che un piano di sviluppo, richiesto e presentato dall'allora amministratore delegato, venga modificato da un parere espresso o dal Presidente del Consiglio di amministrazione o dal Consiglio di amministrazione. Ritengo che l'ente delegato per decidere se questo nuovo piano di sviluppo presentato abbia o no una sua validità, se sia superato dai fatti, sia eventualmente "faraonico", sia comunque e sempre il Consiglio regionale! Abbiamo appreso che un nuovo piano verrà presentato in tempi brevi; speriamo di poter vedere qualcosa di concreto che venga messo "nero su bianco" per un rilancio reale del casinò.
Relativamente alla seconda risoluzione, per quanto riguarda l'azionariato diffuso - tra l'altro il collega Tibaldi lo aveva evidenziato nel suo intervento -, già nel 1998 presentammo nel nostro programma elettorale, allora come "Autonomisti", una proposta che andava in questa direzione. Vi leggo sinteticamente solo il passaggio: "Una ragionevole proposta da approfondire con serietà potrebbe essere l'affidamento della gestione della casa da gioco, a mezzo di concessione, ad una società per azioni partecipata da una qualificata componente privata minoritaria, con funzioni tecnico-gestionali, scelta con una vera gara pubblica europea da una rappresentanza delle comunità locali e da un'ampia partecipazione destinata all'azionariato diffuso fra i Valdostani, con precise norme e vincoli statutari a tutela dei piccoli azionisti".
Siamo perciò in linea con l'idea di permettere un azionariato diffuso della società per azioni e riteniamo che questa proposta, con delle precisazioni, potrebbe essere votata anche dal nostro gruppo. Chiediamo che nella parte dell'impegno si dica: "Impegna la Giunta regionale ad adottare le determinazioni necessarie all'accesso di un azionariato diffuso, mantenendo alla Regione la quota maggioritaria del 51% nella "Casinò S.p.a.", facoltizzando in tal senso i cittadini residenti ed eventualmente interessati e secondo modalità che impediscano la costituzione di posizioni dominanti con precise norme e vincoli statutari a tutela dei piccoli azionisti". Questa è la proposta che sottoponiamo ai firmatari della risoluzione; se dovessero essere d'accordo, da parte nostra vi sarà il voto favorevole.
Sui documenti rimanenti il nostro voto sarà di astensione. Aspetteremo il piano di sviluppo per fare le nostre riflessioni su progetti concreti per il rilancio del casinò.
Président - La parole au Conseiller Salzone.
Salzone (FA) - È scontato, a questo punto del dibattito, dire che per quanto riguarda il casinò sono molte le cose che non vanno! La crisi è una crisi di mercato, è riconosciuta a livello nazionale, ma nel nostro caso è anche una crisi strutturale; i dati economici sono noti e non si possono smentire. A questo punto della discussione, visti i numerosi dibattiti che si sono svolti all'interno del Consiglio e i temi che ripropongono le 5 risoluzioni oggi in discussione, è forse giunto il momento di una sintesi che può consentirci di dire come porci, d'ora in avanti, rispetto a tale problematica.
Il dibattito su quale tipo di casinò vogliamo dovrà essere sviscerato. Per quanto riguarda noi, di "Fédération", abbiamo il nostro modello di casinò attuale - che non può essere quello degli anni passati -, ma se è vero che bisogna discutere di un piano di sviluppo - sul quale il Presidente stamani ha dato la propria disponibilità - è anche vero che la decisione dovrà essere presa nei tempi giusti. Non siamo per un casinò dato in mano ai privati "tout court"; la nostra regione, per quanto ha nella sua composizione morfologica, di piccoli comuni, e di ciò che ruota attorno al casinò, deve avere una visione diversa, magari pubblica, ma con un intervento privato che consenta di dare uno sviluppo armonico al casinò e tenga conto delle comunità adiacenti il casinò; quindi, sì, una cittadella del gioco, ma tenendo presente il Comune di Saint-Vincent, il Comune di Châtillon, e tutto ciò che ruota intorno.
"Sviluppo" vuol dire creare contemporaneamente qualcosa che dia slancio al turismo, al commercio, all'artigianato, che consenta al turista di andare nel Comune di Saint-Vincent per motivi diversi e poi, magari, fare anche una scappata al casinò: questa era la filosofia che il Presidente del Consiglio di amministrazione Puddu aveva più volte esplicitato e sulla quale eravamo d'accordo! È però anche vero che la politica deve dare le risposte, deve dire qual è il futuro del casinò e quale tipo di casinò vogliamo; è la stessa comunità, a questo punto, a richiedercelo, ce lo richiedono i dipendenti, che sono in una condizione di confusione; ho sentito dipendenti optare per un casinò gestito dai "biscazzieri" - peraltro la cosa non ci scandalizza, se questo può servire a far funzionare il casinò -, ma certo non deve disgiungersi dal discorso che facevo prima, di un piano armonico che deve conseguirne. Questo è un po' quello che ci interessava accennare.
Rispetto alle risoluzioni - peraltro lodevoli - senz'altro quella che fa riferimento al piano di sviluppo ci trova consenzienti; spero che ci consenta di partire dai dati che abbiamo per fornire delle risposte precise, è quanto la gente ci richiede. Nella stessa maniera, se vale il discorso del piano di sviluppo, riteniamo opportuno che la prima risoluzione proposta, quella sulla razionalizzazione dei dipendenti rispetto al piano di sviluppo, sia una cosa dovuta. A questo punto è bene non fare più assunzioni, almeno fin quando il piano di sviluppo non sarà discusso, perché lì si potranno fare le scelte. Ci sembrano risposte quasi ovvie, è quello che si sente dire un po' dappertutto. Credo sia questo il nostro compito.
Ieri abbiamo parlato tanto di "deleghe", deleghe che vanno e deleghe che ritornano; come Consiglieri regionali abbiamo, anche noi, la nostra delega, quella che ci hanno dato i nostri elettori; quindi, proprio per questo, abbiamo il diritto-dovere di dare delle risposte a tali problemi, che sono strategici per la nostra regione, ma soprattutto per il futuro dei nostri figli.
Président - Il n'y a plus d'autres collègues inscrit à parler. Est-ce qu'il a des modifications à proposer dans la résolution? Je vous prie, s'il y a des modifications, de les présenter avant que je ferme la discussion générale. Est-ce que vous voulez une suspension de 10 minutes?
Le Conseil est suspendu pendant 10 minutes.
Si dà atto che il Consiglio è sospeso dalle ore 10,49 alle ore 12,44.
Président - Il y a un texte sur une résolution nouvelle.
La parole au Conseiller Frassy.
Frassy (CdL) - Solo per comunicare che, a seguito della sospensione dei lavori, sono stati modificati 2 testi delle 5 risoluzioni e adesso verranno depositati al bancone della Presidenza. La risoluzione inerente l'azionariato diffuso è stata modificata e sottoscritta con alcuni gruppi di minoranza, mentre per quanto riguarda la risoluzione inerente il piano di sviluppo, è stata in parte rivista, integrata e modificata e viene presentato al tavolo della Presidenza un testo che è stato sottoscritto da tutte le forze politiche e firmato da tutti i Capigruppo.
Président - La parole au Conseiller Borre.
Borre (UV) - Per confermare quanto detto dal Consigliere Frassy per quanto riguarda la risoluzione sul piano di sviluppo. A seguito di un incontro, abbiamo verificato la possibilità di trovare un accordo sulla modifica, quindi arrivare ad una risoluzione comune, proprio perché contiene le dichiarazioni fatte dal Presidente stamani e dall'Assessore nelle precedenti riunioni del Consiglio, quindi rispecchia le volontà di questa Giunta nel continuare i lavori presso il Consiglio di amministrazione del casinò. Per questo motivo abbiamo aderito e voteremo a favore di questa risoluzione, mentre sulle altre 4 risoluzioni la maggioranza si asterrà.
Presidente - Se non vi sono altri interventi, dichiaro chiusa la discussione generale.
La parola al Consigliere Frassy.
Frassy (CdL) - Alla luce del dibattito e delle sospensioni che hanno caratterizzato il dibattito, noi riteniamo doveroso fare una replica. Nello scorso Consiglio abbiamo dichiarato che avevamo l'intendimento di effettuare una serie di proposte aperte che potessero contribuire a far chiarezza nell'intricata vicenda della "Casinò S.p.a.", e la maggioranza ha chiesto il tempo di entrare in una fase di maggiore riflessione sulle proposte da noi formulate: da qui, la discussione nel Consiglio odierno. In effetti, il confronto che si è svolto ha portato ad individuare un momento pubblico nell'ambito del Consiglio regionale, in cui poter esprimere le differenti posizioni delle forze politiche sulle questioni del casinò.
Esprimiamo una moderata soddisfazione per il fatto che ci sia stato un momento di confronto ed esprimiamo una moderata soddisfazione per l'esito delle 5 risoluzioni proposte.
Sulla risoluzione delle deleghe la Giunta straordinaria, che si è riunita ieri mattina, ha in buona parte recepito la preoccupazione che avevamo espresso da un anno e mezzo a questa parte, ossia quella di evitare che vi fosse un conflitto. Qui vorrei cercare di chiarire il nostro ragionamento anche ai colleghi del gruppo "Arcobaleno" che avevano espresso perplessità sulla fondatezza dello stesso. Non bisogna dimenticare che, se è vero che la Giunta è un organo esterno collegiale, è altrettanto vero che il Presidente della Regione è un organo a sé stante e differente rispetto alla collegialità della Giunta. Il fatto che il Presidente Perrin abbia ripreso - così ci sembra di aver capito dalla lettura della deliberazione di Giunta di ieri mattina - la gestione diretta dei rapporti con la "Casinò S.p.a.", lasciando all'Assessore altri rapporti come i controlli, che erano uno degli elementi della conflittualità, ha in parte dato accoglimento alla richiesta che noi, da lungo tempo, formulavamo in quest'aula.
Annunciamo pertanto di ritirare la prima risoluzione sulle deleghe, per i motivi che ho espresso in considerazione della deliberazione che la Giunta, ieri mattina, ha ritenuto di adottare.
Piano di sviluppo: questo è un argomento centrale. Ritengo che non possano essere oggetto di dibattito il piano di sviluppo che non c'è e le modalità regolamentari con cui arrivare alla discussione del piano di sviluppo, perché il dibattito dovrà essere fatto sulla sostanza, cioè sul piano stesso. Qui, pensiamo che si sia fatto un grosso passo avanti, perché la risoluzione che porta le firme di tutti i Capigruppo e che vede il consenso unanime del Consiglio, scrive sicuramente una pagina importante nell'annosa vicenda del casinò, perché da più parti, oltre che nella stessa legge istitutiva della "Casinò S.p.a.", era stato detto come il futuro di quella casa da gioco dipendesse da un disegno più ampio, riassunto in questo documento di programmazione chiamato "piano di sviluppo".
Finalmente siamo addivenuti alla consapevolezza che sono maturi i tempi per entrare nella valutazione del merito e della sostanza degli scenari di sviluppo della "Casinò S.p.a."; di conseguenza, azzeriamo questi 18 mesi che sono trascorsi, ma li azzeriamo sulla consapevolezza nuova, che - forse per la difficoltà con cui si era articolato il dibattito in aula era sfuggita a molti, perlomeno era sfuggita a noi - ad oggi, un piano di sviluppo non esiste. Non esistendo un piano di sviluppo, non c'era la possibilità di discutere in quest'aula di un documento che è stato definito, da chi lo ha presentato all'Assessore - mi riferisco al precedente Consiglio di amministrazione -, come "documento preliminare" al piano di sviluppo.
Nel prendere atto che il documento preliminare non concretizzava il piano di sviluppo, chiediamo che i 90 giorni previsti dalla legge decorrano dal momento in cui questo Consiglio si esprimerà sulla vicenda "piano di sviluppo". Riteniamo che un passo avanti su questo aspetto sia stato fatto, anche perché piani di sviluppo perfetti non esistono, anche quando si crede siano tali sono sempre perfettibili, ma l'importante è che ci sia un documento sostanziale che consenta, nei tempi da noi indicati nella risoluzione, di arrivare alla discussione delle prospettive di sviluppo.
Rimangono invece altre perplessità per quanto riguarda le altre 2 risoluzioni. Per quella inerente la questione del personale, mi sembra superfluo ripetere non solo quanto è stato detto dal collega Tibaldi nell'illustrazione, ma quanto è stato riconosciuto nei vostri interventi. Mi riferisco anche agli interventi di maggioranza, in particolare del Presidente Perrin, come responsabile della coalizione di maggioranza, il quale ha detto che non sono state assunzioni finalizzate ad un aumento del personale in organico, ma necessitate da una situazione di "turn over"; pertanto non c'è l'intenzione di arrivare a nuove assunzioni finché non saranno definite le politiche di sviluppo. Ci dispiace che questo ragionamento di principio, che tutti condividiamo, non venga suggellato da un documento che impegnava tutti dal punto di vista non solo politico, ma anche amministrativo.
Rimane un ultimo aspetto, sul quale va fatta chiarezza in sede di replica: la risoluzione mirante a chiedere la revoca della deliberazione adottata dall'assemblea dei soci che esonerò l'allora amministratore delegato della gestione 2003, Roberto Trentaz, da quella previsione codicistica della responsabilità per colpa. Su questo vogliamo essere chiari, anche se corriamo il rischio di ripetere cose che, in parte, sono già emerse nell'illustrazione e discussione di nostre precedenti interpellanze.
Questa richiesta non è - come qualcuno nei corridoi interpretava erroneamente - un "processo in una sede impropria"; è invece la consapevolezza che quell'atto adottato nell'assemblea dei soci non poteva essere adottato. Non stiamo qui a discutere se ci siano i presupposti per intentare un'azione di responsabilità nei confronti dell'ex amministratore delegato, ma rileviamo che l'Assessore, in quella sede, non era deputato, perché non aveva titolo per derogare a una norma codicistica che lascia aperta la possibilità agli organi competenti di intentare una determinata azione se e quando dovessero verificarsene i presupposti. Con la deliberazione dell'assemblea dei soci, avallata dai soci - dunque: 99% Regione, rappresentata dall'Assessore Marguerettaz e 1%, Comune di Saint-Vincent -, si è precluso agli organi competenti di entrare nel merito delle valutazioni su situazioni che potessero o meno comportare una responsabilità per colpa. Si è precluso perché si è detto: "su questo fronte non dobbiamo più preoccuparci in quanto solleviamo l'amministratore delegato da ogni eventuale contestazione".
Attenzione! Al di là delle sensibilità individuali e dei convincimenti personali - e non voglio entrare nel merito di questioni già da me affrontate nelle varie interpellanze su quanto è stato fatto o no da parte del precedente Consiglio di amministrazione -, esiste una dottrina confortata da un giurisprudenza consolidata che dice ciò che può fare o non può fare un ente pubblico, soprattutto in materia di responsabilità per colpa nei confronti degli amministratori.
Vorrei leggere a questo Consiglio il parere di un certo Angelo Canale, Viceprocuratore generale della Corte dei Conti, che nulla diceva ai più e, in effetti, nulla diceva neppure a me, fintanto che non ho letto questo suo parere. "In questo..." - dice il parere, riferendosi alla responsabilità per colpa che è stata oggetto di esonero nella deliberazione dei soci di fine giugno - "... starebbe un elemento di sostanziale differenza rispetto alle normali società per azioni, quelle cioè a capitale privato, la cui ordinaria disciplina prevede, come è noto, la possibilità che l'assemblea dei soci rinunci all'azione di responsabilità". Nelle società a capitale privato c'è questa possibilità ed è quella che è scritta nel Codice civile. "Una tale possibilità..." - continua Canale - "... resterebbe, e secondo la Corte resta esclusa nel caso di società a capitale pubblico o prevalentemente pubblico, a motivo dell'indisponibilità da parte del pubblico amministratore degli interessi in gioco, allo stesso modo di un credito pubblico che per sua natura non è rinunciabile".
Il percorso è allora evidente: in questa sede non stiamo a discutere di responsabilità o meno in capo a tale soggetto, ma stiamo a discutere della procedura messa in atto, che ha precluso all'amministrazione pubblica la possibilità, un domani, nell'ambito dei tempi di prescrizione delle azioni, di far valere questo atto a tutela dell'interesse pubblico. Il procuratore Canale chiude questa riflessione dicendo: "La Corte, infatti, ha fatto riferimento a comportamenti omissivi, concretamente assunti e individuati in una situazione nella quale le condizioni della società e le negligenze dei suoi amministratori erano perfettamente note".
Ora, delle due l'una: o qui c'è qualcuno che ha cognizione di queste negligenze e si è preoccupato di creare uno schermo per impedire che l'interesse pubblico fosse fatto valere, altrimenti questa deliberazione è stata presa per errore. Se è stata presa per errore, penso che il Consiglio regionale - organo di rappresentanza politica avente funzioni legislative di controllo - abbia il dovere di evidenziare questa incongruenza, che è una violazione di legge, e abbia il dovere di chiedere alla Giunta di adottare tutte le necessarie procedure, non per aprire l'azione di responsabilità, ma per garantire che possa essere mantenuta aperta anche questa strada.
Riteniamo questo sia un atto dovuto e, per la delicatezza della materia, chiederemo che la votazione venga fatta per appello nominale, perché il riflesso che può avere questa materia nel momento in cui è stata portata a conoscenza dell'aula consiliare, possa anche comportare delle responsabilità.
Dal nostro punto di vista politico, ma anche personale, non siamo disponibili a condividere alcuna responsabilità su questa vicenda, perché ha coinvolto non sicuramente le forze di opposizione e non può vedere le forze di opposizione chiamate, un domani, a rispondere di situazioni che non hanno gestito e per le quali ci chiamiamo fuori. Ci chiamiamo fuori soprattutto perché le procedure seguite in quell'assemblea dei soci erano chiare e note; la sua delega, l'Assessore Marguerettaz l'ha dichiarato rispondendo ad una nostra interpellanza lo scorso Consiglio, era una delega di "sostituzione", cioè veniva sostituita la persona fisica del Presidente pro-tempore della Regione in quanto titolare delle azioni a rappresentare l'Amministrazione regionale. Non c'era una delega, ammesso che fosse legittima, da parte del Presidente della Regione ad attuare una deroga al Codice civile che, in base a un parere espresso da chi, per mestiere, si occupa di queste vicende, non può essere presa, perché va in contrasto con l'interesse pubblico.
Chiudo la mia replica su questo argomento, confermando che viene ritirata la risoluzione delle deleghe e che sono stati presentati 2 testi sostitutivi sulle altre 2 risoluzioni: quella dell'azionariato diffuso e quella del piano di sviluppo. In base al Regolamento, chiedo che la nostra richiesta di votazione per appello nominale, avendo necessità di un certo numero, sia accolta dai gruppi, ma soprattutto da quei consiglieri che condividono la nostra sensibilità.
Président - La parole au Conseiller Curtaz.
Curtaz (Arc-VA) - Solo in merito al riferimento al Regolamento consiliare, il nostro gruppo aderisce alla richiesta di appello nominale, relativamente alla votazione di quella risoluzione.
Président - La parole à l'Assesseur au budget, aux finances, à la programmation et aux participations régionales, Marguerettaz.
Marguerettaz (UV) - Cercherò di fare una precisazione puntuale sulle considerazioni che ha espresso il Consigliere Frassy, ma solo per riportare il ragionamento sulla portata di quella deliberazione. Purtroppo mi trovo a ripetere cose già da me espresse in occasione di un'interpellanza. Quella deliberazione assolutamente non ha precluso alla società l'azione di responsabilità, questo è quello che bisogna dire; ha solo introdotto, all'interno del deliberato, un criterio qualora emergano delle responsabilità: quello che il direttore generale - il quale era contestualmente amministratore delegato - aveva nel contratto collettivo. Quindi, in nessuna parte vi è l'esenzione, c'è solo una deliberazione in cui si dice che: "per l'eventuale azione di responsabilità si adottano i criteri previsti nel contratto collettivo per i dirigenti industriali".
Capite che questo tipo di discorso non preclude alla società alcunché, ma armonizza un trattamento previsto per la dirigenza e che, contestualmente, il dirigente svolgeva attività di amministratore delegato. Avevo già avuto modo di rappresentare la qualità in cui la persona fisica, che per definizione è una, agiva: in qualità di amministratore delegato, di direttore generale? Non vi era una distinzione precisa dei rapporti. A questo punto è stata esplicitata una situazione ed è stato armonizzato - quindi non corrisponde a verità che l'assemblea abbia rinunciato all'azione di responsabilità -, ma ha solo armonizzato, il criterio per una sua eventuale azione.
Credo non sussistano problemi di tipo "Corte dei Conti" o di responsabilità; d'altra parte, i criteri non hanno escluso né la colpa grave, né il dolo, ma la colpa lieve, che non è perseguibile neanche a livello di Corte dei Conti. La deliberazione dell'assemblea dunque è perfettamente in linea, ma ho avuto modo di descriverla con precisione nel corso della precedente interpellanza.
Président - La parole au Conseiller Sandri.
Sandri (GV-DS-PSE) - A nome della maggioranza chiedo che si faccia una votazione a scrutinio segreto, tenuto conto che l'argomento comporta una valutazione su una persona.
Presidente - Ricordo che la richiesta prevale.
La parola al Consigliere Curtaz.
Curtaz (Arc-VA) - Voglio capire se si mette già in votazione la risoluzione. Visto che la proposta della maggioranza è intesa ad eludere la responsabilità di ciascun consigliere - è un atteggiamento tattico, che posso condividere o meno, ma è una facoltà prevista dal Regolamento -, se prevale, ne prendiamo atto. A questo punto, per quanto riguarda il nostro gruppo, non ci resta che dichiarare che non partecipiamo al voto; l'effetto elusivo viene così meno.
Presidente - La parola al Consigliere Pastoret.
Pastoret (UV) - Tout juste pour demander une précision: les déclarations de vote s'entendent globalement?
Président - On avait regroupé la discussion, mais, comme on examine résolution par résolution, si à l'occurrence il y a envie de faire des déclarations sur chaque résolution, il y a la possibilité de le faire.