Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 819 del 23 settembre 2004 - Resoconto

OGGETTO N. 819/XII - Risoluzione del rapporto di lavoro del Direttore Generale della Società "Casinò S.p.a.". (Interpellanza)

Interpellanza

Premesso che:

- la società Casinò S.p.a. - partecipata al 99% dalla Regione - è vincolata nel suo agire alla legge regionale istitutiva e allo Statuto; entrambi gli atti indicano nel Consiglio regionale la sede deputata alla deroga o variazione delle principali statuizioni istitutive;

- il Presidente della Regione pro tempore, in quanto rappresentante dell'Amministrazione, è l'intestatario del pacchetto azionario della Casinò S.p.a. detenuto dalla Regione Autonoma Valle d'Aosta;

- all'assemblea dei soci della Casinò S.p.a., tenutasi il 30 giugno u.s., il Presidente della Regione ha delegato a rappresentarlo l'Assessore alle Finanze;

- in tale sede il socio Regione, così rappresentato, ha votato una delibera in cui si è formalizzata la risoluzione del rapporto di lavoro con il Direttore Generale in carica, decidendo di esonerarlo - in deroga al codice civile - dalla responsabilità per colpa per le funzioni di Amministratore Delegato ricoperte e riconoscendogli una buonuscita di oltre 1.310.000 euro;

i sottoscritti Consiglieri regionali

Interpellano

il Presidente della Regione e l'Assessore delegato per conoscere:

1. se la delega conferita dal Presidente della Regione prevedeva istruzioni dettagliate in merito alla risoluzione del rapporto di lavoro del Direttore Generale;

2. su quali presupposti sostanziali e giuridici si basa l'esonero dalla responsabilità per colpa deliberata;

3. per quale motivo la deliberazione di cui in premessa è stata portata in assemblea dei soci e non è stata gestita a livello di Consiglio di Amministrazione;

4. a quale livello decisionale e per quali motivi è maturata la scelta di procedere al licenziamento del Direttore Generale.

F:to: Frassy - Tibaldi - Lattanzi

Presidente - La parola al Consigliere Frassy.

Frassy (CdL) - L'argomento non è nuovo, perché non è la prima volta che lo affrontiamo in quest'aula e temo che non sarà nemmeno l'ultima, anche perché il Regolamento ci impone di fare un numero contenuto di domande alle quali spesso le risposte giungono in maniera diluita ed evanescente; di conseguenza, siamo costretti a tornare sull'argomento.

La vicenda di questa buona uscita è una vicenda che ci sta particolarmente a cuore, perché, nonostante lo schermo della S.p.a., sono comunque denari pubblici e perché quell'azienda, il Casinò, con i privati prima, la Gestione straordinaria poi e la S.p.a. adesso ha imboccato una "china" dalla quale non riusciamo a vere uno svincolo per risalirla, anche perché su questi argomenti di chiarezza non ne viene fatta. È da un anno che lei, Assessore, ha le deleghe del Casinò, è da un anno che si occupa in esclusiva del Casinò e devo dire che i risultati sia in termini di coinvolgimento del Consiglio regionale, sia in termini di risultanze aziendali non sono soddisfacenti. In particolare, sulla vicenda oggetto dell'interpellanza poniamo delle domande che non sono frutto di pura curiosità, ma sono dei quesiti che comportano poi dei ragionamenti - che ci riserviamo di sviluppare successivamente - sin da subito e, quando dico "sin da subito", dico sin dal punto iscritto all'ordine del giorno riguardante la relazione sul bilancio di esercizio 2003 della "Casinò S.p.a.". Abbiamo duramente criticato la conclusione del rapporto di lavoro fra "Casinò S.p.a." e il suo direttore generale, nonché amministratore delegato per un certo periodo, ma l'abbiamo contestata per le modalità soprattutto con cui si è concretizzata, modalità che stentiamo ad oggi a comprendere e che, per certi versi, rispetto alle versioni riportate dai "media", sono contraddittorie rispetto alle determinazioni di tipo materiale ed economico.

Lei sa, Assessore, che noi abbiamo sempre contestato quella che è la sua evidente, palese posizione di conflitto di interessi in questa vicenda, perché lei ha l'onere di rappresentare l'azionista, che è l'Amministrazione regionale, ma anche il dovere di gestire i controlli come Amministrazione regionale sulla "Casinò S.p.a."; di conseguenza, questo ruolo di controllore e di controllata può portare ad un'efficacia sia dell'uno che dell'altro. Il Presidente della Regione Perrin, in base alla legge regionale, allo statuto e agli atti conseguenti approvati da questo Consiglio nella scorsa legislatura, è l'intestatario del 99% delle azioni della "Casinò S.p.a." in considerazione della funzione "pro tempore" che ricopre. Le deleghe relative alle società partecipate sono state attribuite invece all'Assessore al bilancio e partecipazioni. Rimane comunque un dato di fatto: che lei, per poter accedere all'assemblea dei soci, in quanto le azioni sono intestate al Presidente della Regione "pro tempore", ha dovuto ottenere un'ulteriore delega rispetto alla delega istituzionale che ha alle società partecipate e, in virtù di questa delega, lei ha impegnato il socio Amministrazione regionale. Noi nell'interpellanza vorremmo capire anzitutto come è nata tale delega, perché, se la delega era quella di significare che lei, Assessore, rappresentava il Presidente e dunque il socio Amministrazione regionale, è una delega di "routine", ma, se la delega ha solo questo contenuto, vorremmo capire su quali presupposti lei ha ritenuto di poter impegnare l'Amministrazione regionale come socio al 90% della "Casinò S.p.a." a non avvalersi di quella che potrebbe essere, alla luce di certi fatti che esamineremo nel dettaglio nella discussione sul bilancio 2003 della S.p.a., una tutela codicistica: la possibilità di intentare un'azione civilistica nei confronti dell'amministratore delegato, ma anche del direttore generale, perché dal 1° gennaio 2004 è cambiata la norma codicistica ed equipara le due responsabilità dell'amministratore delegato e del direttore generale... dicevo: su quali presupposti ha ritenuto di esonerare la figura dell'amministratore delegato dalla responsabilità eventuale per colpa che un domani dovesse essere accertata. Lei mi dirà sicuramente che non avete esonerato la colpa grave ma, prima ancora che lei mi dia questa risposta, le evidenzio che "la colpa grave" è una cosa e "la colpa" è un'altra; il Codice civile parla di "possibile azione per colpa", punto.

È curioso che un'azione di questo tipo venga sostanzialmente intrapresa da lei senza il coinvolgimento di un confronto politico sulle problematiche emerse ed è curioso soprattutto che tale vicenda venga associata alla corresponsione di una buona uscita. Ho sempre saputo che, quando si eroga una buona uscita, la si eroga perché quel dipendente aveva delle "buone ragioni" e, affinché queste "buone ragioni" non vengano fatte valere un domani in causa innanzi ad un tribunale, il datore di lavoro - la "Casinò S.p.a." in questo caso - gli riconosce un "di più"; di conseguenza, non vi è la preoccupazione del dipendente che incamera la buona uscita di tutelarsi da ipotetiche azioni di responsabilità di danni o di risarcimento, perché sono antitetiche rispetto al concetto di buona uscita. In tal caso invece gli avete concesso l'esonero da ogni azione per responsabilità e in più gli avete erogato questo "di più", che consiste nella buona uscita.

Detto tutto questo, in attesa che lei ci chiarisca le modalità con cui le è stata conferita la delega e quali istruzioni vi erano riportate, su quali presupposti sostanziali e giuridici si fonda la decisione di esonerare da un'eventuale azione di responsabilità per colpa il direttore generale, vorremmo capire per quale motivo la decisione è stata presa non dal consiglio di amministrazione, ma dall'assemblea, pur nella consapevolezza che l'assemblea era l'unica titolata da un punto di vista codicistico a derogare all'azione per responsabilità per colpa; sicuramente la decisione della buona uscita poteva essere benissimo adottata in consiglio di amministrazione. Vorremmo capire allora fino a che punto questo consiglio di amministrazione ha una sua autonomia gestionale, perché l'aspetto dell'indennità di buona uscita dovrebbe rientrare nelle scelte decisionali di chi gestisce l'azienda e, se la "Casinò S.p.a." ha una differenza rispetto alla Gestione straordinaria - e, purtroppo, devo dire non è nei risultati economici -, dovrebbe essere nelle modalità di gestione, invece ancora una volta "l'input" politico e la presenza permanente dell'Assessore delegato fanno sì che spesso le decisioni siano ratificate dal consiglio di amministrazione.

Ultimo punto, ma non meno importante, perché serve a creare la cornice di questo quadro: ad oggi non abbiamo ancora capito quali sono i motivi che hanno portato a tale licenziamento, che è stato traumatico dal punto di vista delle finanze della "Casinò S.p.a.". Vorremmo capire quali sono i motivi sostanziali e se è una motivazione che è nata a livello di Giunta, o a livello di maggioranza, o se è una decisione che è nata nell'ambito del consiglio di amministrazione. Auspichiamo che non sia una decisione dovuta ad "insofferenze personali", perché, se così fosse, il costo di queste "insofferenze personali" sarebbe un costo troppo alto per la collettività e per i bilanci della "Casinò S.p.a.".

Si dà atto che dalle ore 10,35 riassume la presidenza il Presidente Perron.

Président - La parole à l'Assesseur au budget, aux finances, à la programmation et aux participations régionales, Marguerettaz.

Marguerettaz (UV) - Normalmente le interrogazioni e le esposizioni del Consigliere Frassy si contraddistinguono per una certa lucidità e una certa coerenza, questa volta è riuscito a fare confusione e, per riportare il ragionamento a terminologie che usa l'amico Lattanzi, direi che qui vi è "nebbia assoluta", nel senso che ha confuso: compiti, ruoli, Codice civile.

Credo che le cose si possano leggere con una certa semplicità, però devo fare una premessa, sento sempre una serie di litanie: sta andando male, sta andando male... devo dire una cosa "fresca": il consiglio di amministrazione di martedì ha approvato il bilancio intermedio della "Casinò S.p.a." al 31 luglio e nell'approvarlo sicuramente non ci sono toni trionfalistici o toni esaltati... ma tale società ha un utile di 1.300.000 euro, e questo rispetto alla previsione che aveva fatto il collega Lattanzi: "se i primi 4 mesi hanno perso 301.000 euro, alla fine dell'anno si perderanno 1.200.000 euro". Non so se è tutto merito del nuovo consiglio di amministrazione, vi dico solo che quanto approvato con tanto di relazione del collegio sindacale porta un utile di 1.300.000 euro. I problemi del Casinò non sono risolti, però, probabilmente, il nuovo corso comincia a farsi sentire e, per far sentire una certa incidenza all'interno di un'azienda, due sono le cose: cercare di incrementare i ricavi - vi è un leggero incremento, ma non è esaltante - e, soprattutto, razionalizzare i costi.

Darò una risposta che non segue esattamente l'ordine, ma non se ne abbia il Consigliere Frassy l'importante è che vi sia la risposta. Il consiglio di amministrazione nella relazione del bilancio - e poi lo vedremo nel punto all'ordine del giorno in cui il Presidente, come previsto per legge, farà la relazione sulla gestione della "Casinò S.p.a." - sin da subito ha evidenziato, come lo ha fatto il collegio sindacale, una criticità nell'organizzazione della S.p.a., con diffuse carenze. È ovvio che nel dirlo facciamo un'attività che tutto sommato è relativamente semplice, facciamo la diagnosi, dopodiché dobbiamo somministrare la cura. "Quale sia il livello in cui è maturata la decisione di modificare l'organizzazione", siccome si fa riferimento ai deliberati degli organi, il Consiglio di amministrazione della S.p.a. il 6 aprile 2004 ha deliberato di proporre una riorganizzazione all'interno della quale ha deliberato di sopprimere la direzione generale; di conseguenza, diventava superfluo il rapporto di lavoro del direttore generale. Il 6 aprile si è svolta l'assemblea ordinaria dei soci, che ha preso atto delle proposte del consiglio di amministrazione; qui due erano le possibilità: accogliere questa proposta o non accoglierla e mandare a casa gli amministratori, non vi era una via di mezzo. Quello che continua a dire il collega Frassy non corrisponde alla realtà, perché non ci si può sostituire agli organi; all'interno di ogni struttura vi sono dei ruoli codificati: ecco perché il consiglio di amministrazione ha deliberato un certo tipo di organizzazione, con la soppressione della direzione generale, tutto il resto è una conseguenza. Il 30 giugno vi è stata l'altra assemblea, ma anch'essa è stata preceduta da un consiglio di amministrazione del 15 giugno 2004, dove hanno approvato lo schema e il contratto tipo per la risoluzione del contratto così come precedentemente proposto. Nell'assemblea del 30 giugno il deliberato non è un deliberato in cui si approva, ma in cui si dice di prendere atto e "prendere atto" non vuol dire deliberare, ma vuol dire prendere atto di quello che è stato fatto. A quel punto il sottoscritto, che partecipava all'assemblea - rispondo alla prima domanda - in virtù di una delega generica, come viene fatto di consueto per tutte le assemblee delle società partecipate dall'Amministrazione regionale, è stato chiamato a deliberare esclusivamente in punto alla colpa dell'ex direttore generale non in quanto direttore generale... e rilevo all'interno dell'interpellanza un'ulteriore confusione: l'assemblea non delibera sul sollevamento della responsabilità del direttore generale, perché non di sua competenza, ma solo dell'amministratore delegato; se guardiamo anche lo statuto, la competenza e il trattamento economico del direttore generale vengono stabiliti dal consiglio di amministrazione. All'assemblea pertanto fu deliberato, quale parametro di individuazione di eventuali responsabilità connesse alla carica di amministratore delegato - non direttore generale - rivestita dal Sig. Roberto Trentaz, il medesimo parametro stabilito dal contratto collettivo dei dirigenti, sollevando di conseguenza il medesimo da responsabilità per l'attività svolta con l'eccezione dei casi di dolo e colpa grave; quindi circoscriviamo le deliberazioni e anche rettifichiamo, diciamo di fatto, le domande poste nell'interpellanza.

A questo punto l'interpellante si pone altri problemi: "su quali presupposti sostanziali e giuridici si basa l'esonero dalla responsabilità per colpa...". Ora, essendo oggetto di deliberazione l'attività di amministratore delegato, quella attività è durata per un anno, esercizio 2003. Essendo questo tipo di deliberazione una deliberazione che permetteva la risoluzione del contratto con il direttore generale, nella verifica dell'attività svolta nell'esercizio 2003 si è constatato che si erano sovrapposte due cariche: quella di amministratore delegato e quella di direttore generale. Se vi fosse stata una deliberazione in cui i compiti dell'amministratore delegato venivano indicati e i compiti del direttore generale altrettanto, il problema ci sarebbe stato ma... in realtà, nella ricostruzione delle cariche e dei poteri non si è riusciti a stabilire quale fosse l'attività del direttore generale e quale l'attività dell'amministratore delegato, nel senso che all'interno di questo quadro nel 2003, all'inizio del mandato, nessuno aveva circoscritto con esattezza tale aspetto; per cui, a fronte di una comunicazione firmata o di impegni assunti, saremmo stati - immaginando qualche problema dal punto di vista della responsabilità - nella condizione di dire: "ma questo a che titolo è stato sottoscritto? A titolo di amministratore delegato o di direttore generale?" Qualcuno di voi mi potrà chiedere: "ma perché ti poni questa domanda?". Perché il contratto del direttore generale ha a monte il contratto collettivo nazionale dei dirigenti e in quel contratto collettivo si dice che il dirigente non è responsabile per colpa lieve; a quel punto ci sarebbe stato questo "mostro" per cui, firmando come amministratore delegato, si avrebbe un certo tipo di profilo, firmando come direttore generale, la colpa non c'è, perché il contratto collettivo dice che non è responsabile per colpa lieve. Questa situazione avrebbe solo creato contenzioso, non avrebbe risolto nulla e quindi è stato fatto tale approfondimento, quindi non essendoci la possibilità... dopodiché il Consigliere Frassy si preoccupa sempre della Corte dei Conti, dice: "ma se qualcuno dovesse mai sollevare un problema..."

(interruzione del Consigliere Frassy, fuori microfono)

... io so che lei ha questo "cruccio"... ma in tono amichevole nei corridoi dice: "ma Aurelio hai fatto una pazzia!". Ricordo che questo tipo di interpretazione ricalca il costante indirizzo della Corte dei Conti circa l'irrilevanza in tema di responsabilità della cosiddetta "colpa lieve"; a tal proposito, Corte dei Conti, Regione Lombardia, sezione... 26 giugno 2003, n. 816; Corte dei Conti sezione II, 26 giugno 2003, n. 247; poi la Cassazione ha confermato che occorre che gli amministratori abbiano agito con dolo o colpa grave affinché ai medesimi possa essere addebitato il danno eventualmente causato ai terzi dall'esercizio delle proprie funzioni: Cassazione civile 25 novembre 2003, 17914. Noi, da un lato, avevamo una situazione oggettiva, dove non eravamo in condizione di addebitare la colpa lieve per la confusione di ruoli fra amministratore delegato e direttore; dall'altro, una giurisprudenza sia della Corte dei Conti, sia della Cassazione che impedisce una perseguibilità in tal senso.

Mi pare che, da questo punto di vista, la situazione possa assumere una certa chiarezza e mi corre l'obbligo anche di fare un minimo di precisazione per quel che attiene certe affermazioni del tipo: "l'Assessore ha mentito in aula"; io inviterei ad un po' di serenità, perché riportando - e questo devo dirlo - faziosamente parte del deliberato... perché mettete i puntini? Mettete tutto il deliberato: "di prendere atto..." - quando si parla del rispetto della volontà degli azionisti - "... che è stata rispettata la volontà degli azionisti per la risoluzione consensuale del rapporto", e questo è stato detto il 6 aprile, per cui il 6 aprile, quando il consiglio di amministrazione ha indicato qual era la soluzione, e noi in assemblea abbiamo dato "l'okay" a questo tipo di soluzione, ha detto: "cercate comunque nell'ambito della risoluzione del contratto di lavoro di trovare una strada consensuale"; quindi il rispetto della volontà dei soci non tanto per la risoluzione del rapporto di lavoro, ma per la "modalità" di risoluzione del contratto di lavoro, cioè la ricerca della consensualità. Ecco perché certe affermazioni, pur riprendendo parti di deliberazione, nel momento in cui vengono omesse delle parti centrali, assumono significati che hanno tratto anche in confusione anche altri lettori, perché dicono: "ma allora le indicazioni del licenziamento sono state date in assemblea dal socio", io invece vi ho ricostruito, atti alla mano, che così non è. Alla domanda: "per quale motivo la deliberazione di cui in premessa è stata portata in assemblea..." ho già risposto, perché in assemblea è andata solo la questione dell'amministratore delegato e non del direttore generale.

Credo di aver risposto a tutto, spero di aver chiarito tutti i dubbi del collega Frassy.

Presidente - Sentiremo se i dubbi del Consigliere Frassy sono chiariti.

La parola al Consigliere Frassy.

Frassy (CdL) - Credo che i dubbi non siano solo miei, ma siano quanto meno condivisi da una parte del Consiglio, sicuramente dal nostro gruppo, ma penso anche dai tanti cittadini che in questa vicenda vorrebbero vederci più chiaro. Se io ho la capacità di creare "nebbie", lei, Assessore, ha la capacità di fare dei grandi "giri", ma alla fine diventa difficile fare la sintesi delle sue risposte. Io ci proverò, ma la mia sintesi parte non dalla data più lontana che lei ha citato, quella del 6 aprile 2004 - dicendo che era una deliberazione adottata dal consiglio di amministrazione e dunque dagli organi deputati a gestire la società, con la quale si era convenuto di sopprimere la figura del direttore generale -, ma dal 10 febbraio 2004, data nella quale su "La Stampa", cronaca della Valle d'Aosta, in un titolo suggestivo: "Casinò: impasse sulla gestione", si scriveva: "La proprietà, cioè la Regione, rappresentata dalla Giunta è divisa sul concedergli o meno la fiducia; di certo il direttore generale non ha la fiducia dell'Assessore alle finanze Marguerettaz, che ha la delega per il Casinò". Assessore, il problema sta in questi termini: tutte queste vicende del Casinò sono andate prima sui giornali e poi sono arrivate in aula, perché lei ha sempre gestito il Casinò in una "splendida" solitudine, cioè non ha condiviso né con l'aula, né con le commissioni non solo i passaggi importanti, ma anche gli obblighi di legge e su questi ultimi, a seguito della deliberazione del 6 aprile, lei avrebbe dovuto intervenire, perché la deliberazione del 6 aprile è in violazione dello statuto della "Casinò S.p.a.", che al comma 4 dell'articolo 17 fa obbligo al consiglio di amministrazione di nominare un direttore generale. Ora, il consiglio di amministrazione avrebbe dovuto evidenziare a lei referente politico questa esigenza, lei referente politico avrebbe dovuto, verificata la situazione in Giunta e con la sua maggioranza, portare in aula un provvedimento che fosse a variazione di quello statuto, perché lo statuto e la legge istitutiva della S.p.a. possono essere modificati solo dall'aula consiliare. Lei perciò, nella migliore delle ipotesi, ha avallato una violazione delle norme regionali, ma io aggiungo anche ha ispirato quella violazione, perché era fatto notorio - tutti i giornali lo hanno scritto e lei mai lo ha smentito - che i rapporti fra la sua parte politica o fra una parte della sua parte politica e l'allora Direttore generale e Amministratore delegato Trentaz non erano idilliaci. Su questa prima questione penso che lei abbia risposto, ma abbia anche confermato che vi è stata una violazione sostanziale delle procedure.

Dopodiché lei ha sostanzialmente dato delle motivazioni sull'esonero della responsabilità che sono delle "non risposte"; lei ha semplificato a tal punto che io le chiedo: ma per quale motivo avete avuto il bisogno di codificare in un atto una cosa di cui, secondo la sua ricostruzione giurisprudenziale - dalla quale mi dissocio, perché non ha citato la sostanza di quello che ha letto, ma ha letto anche qui quello che voleva leggere -, non c'era bisogno, perché, se fosse vero che la giurisprudenza dice quello che lei ha letto, voi, come soci, nella consapevolezza che non potevate intraprendere l'azione, non l'intraprendevate e, se l'azione non veniva intrapresa, mi chiedo qual era il motivo che vi ha obbligato a codificare in questo atto l'esonero da responsabilità...

(interruzione dell'Assessore Marguerettaz, fuori microfono)

... ma no, Assessore, questa non è far chiarezza, è far confusione! Se lei sa che una cosa non la può fare, perché vi è una norma che glielo vieta, non scrive... Assessore, se lei mi dice che vi è una giurisprudenza e che quella giurisprudenza l'avete fatta propria, non aveva assolutamente senso che voi andaste a codificare il fatto di non avviare un'azione di responsabilità, perciò questo è un "non senso", una contraddizione nei termini, che sostanzialmente crea non chiarezza, ma forse ulteriore confusione. Lei ha detto: "noi abbiamo preso atto di conseguenza nell'assemblea dei soci della volontà degli azionisti", ma chi sono gli azionisti? È l'Amministrazione regionale, lei perciò, come rappresentante dell'azionista, era nell'assemblea dei soci e quest'ultima ha rispettato la volontà degli azionisti stessi. Avete scritto in maniera tautologica la stessa cosa, nel senso che siete voi a livello politico che avete deciso la risoluzione consensuale, o mi sbaglio? Se scrivete nella deliberazione dell'assemblea dei soci che è stata rispettata la volontà degli azionisti per una risoluzione consensuale del rapporto, conferma che la risoluzione del rapporto non è maturata nell'organo tecnico-gestionale del consiglio di amministrazione, ma è maturata in seno agli azionisti e gli azionisti siete voi! Questa conclusione conferma che lei è stato l'ispiratore...

(nuova interruzione dell'Assessore Marguerettaz, fuori microfono)

... è la conclusione di un ragionamento logico; ma chi sono gli azionisti!

Marguerettaz - (fuori microfono) ... ma gli azionisti sono quelli che hanno preso atto di quello che ha detto il consiglio di amministrazione...

Frassy (CdL) - ... non ho parole, non ho veramente parole! Ma è ridicolo, chi è che non accetta una risoluzione consensuale andando via con un bottino da 1.310.000 euro? Cosa vuol dire "consensuale"? Questo Signore ha fatto una richiesta, avete dato il consenso per la soddisfazione della medesima e in maniera felice questo Signore ha detto: " possiamo risolvere il rapporto di lavoro in maniera consensuale ". Io però le voglio leggere quanto sta scritto nella deliberazione dell'assemblea dei soci, che ha deciso di rispettare la volontà degli azionisti: "il Presidente del consiglio di amministrazione riferisce che l'attività del consiglio di amministrazione su temi strategici è appesantita dall'assorbimento su questioni ordinarie che rivestono importanza, quali l'inventario - che da anni non veniva completato - e le procedure..."

(nuova interruzione dell'Assessore Marguerettaz, fuori microfono)

... è il verbale dell'assemblea del 30 giugno 2004. Io mi aggancio al fatto che viene riconosciuto dal nuovo consiglio di amministrazione che l'inventario non veniva fatto da anni, che le procedure sulle casse, che sono imprescindibili in considerazione delle grandi quantità di denaro che viene movimentato... anche queste erano abbandonate a sé stesse e voi dite che avete fatto una risoluzione consensuale e che non vi erano dei margini per ipotizzare che la gestione precedente fosse stata effettuata al di fuori di quella diligenza minima richiesta nel procedere ad amministrare sia con la funzione di direttore generale, sia con la funzione di amministratore delegato una società!

(nuova interruzione dell'Assessore Marguerettaz, fuori microfono)

... per terminare, perché torneremo a breve su questa vicenda con dei documenti puntuali, sui quali vi chiederemo di esprimervi assumendovi delle responsabilità e non più dando delle risposte evanescenti, ma dando contezza di decisioni politiche, io dico che è paradossale che a fronte di una situazione che, in base a quanto ho letto e a quanto non ho riletto, perché l'avevamo già letto altre volte in aula ed è la relazione di accompagnamento al bilancio 2003 che discuteremo fra poco... vi sono delle situazioni che evidenziano quanto meno degli elementi sui quali valutare se ricorrano situazioni di colpa da imputare a chi ha in precedenza gestito la "Casinò S.p.a." o la Gestione straordinaria prima nei diversi ruoli di direttore, piuttosto che di amministratore delegato, che per un certo tempo sono stati coincidenti.

Avete deciso, a fronte di questa vicenda, di risolvere in maniera consensuale il rapporto di lavoro, il prezzo di quel consenso è la metà del deficit 2003 della "Casinò S.p.a." - per dare idea dell'entità di quella risoluzione consensuale -; noi riteniamo che su questa vicenda non sia stata ancora fatta chiarezza, ma aggiorniamo la discussione al punto sul bilancio della "Casinò S.p.a.".