Oggetto del Consiglio n. 286 del 18 dicembre 2003 - Resoconto
OGGETTO N. 286/XII - Interventi per limitare la mobilità sanitaria in uscita dei Valdostani. (Interrogazione)
Interrogazione
Tenuto conto del provvedimento dirigenziale n. 5958 del 4 novembre scorso con il quale si approva la liquidazione, a favore del Ministero dell'Economia e delle Finanze, della somma di 6.000.000 euro, quale saldo sulle quote di mobilità sanitaria passiva per l'anno 2000;
Sottolineato che, tenendo conto della somma già versata come acconto, il totale della quota di mobilità sanitaria passiva per l'anno 2000 supera i 10 milioni di euro;
Preso atto dei numerosi interventi e investimenti effettuati, in questi anni, dall'Amministrazione regionale e finalizzati a cercare di completare e migliorare l'offerta sanitaria, tenuto conto dell'importanza del ruolo della sanità pubblica in Valle d'Aosta;
I sottoscritti Consiglieri regionali
Interrogano
l'Assessore competente per sapere:
1) qual è la valutazione in merito;
2) quali sono gli interventi intrapresi o che stanno per esserlo al fine di limitare concretamente la mobilità sanitaria in uscita dei Valdostani;
3) quali sono le patologie che inducono i Valdostani a curarsi presso altre regioni.
F.to: Lanièce - Salzone
Président - La parole à l'Assesseur à la santé, au bien-être et aux politiques sociales, Fosson.
Fosson (UV) - Cercherò di essere sintetico su un argomento molto ampio, su cui abbiamo lavorato e stiamo lavorando, un argomento importante perché determinerà molte scelte in sanità e non solo in Valle d'Aosta. Cercherò di essere sintetico, magari cambiando l'ordine delle risposte e lei mi consentirà questo.
Intanto qual è la dimensione del problema? È un problema rilevante, come ha notato anche lei, che ci porta via circa 10-12 milioni di euro all'anno, a seconda dell'annata. Cosa comprende la mobilità? Comprende i ricoveri ospedalieri, i trattamenti di medicina generale, la farmaceutica, le cure termali. Per darle dei dati precisi e per descrivere il fenomeno in Valle d'Aosta, possiamo dire che nel 2002 vi sono stati 4.900 ricoveri fuori Valle, cioè di mobilità passiva, e 2.274 ricoveri in Valle di cittadini non residenti in Valle, cioè di mobilità attiva.
Se dobbiamo vedere il "trend", cioè la mobilità attiva e la mobilità passiva negli ultimi 3 anni, dal 2000 al 2002, possiamo dire che siamo in una situazione stabile, nel senso che dal 2000 al 2002 non è aumentata la mobilità passiva e non è neppure aumentata la mobilità attiva, cioè attrazione e fuga rimangono su questi livelli. È invece aumentato il costo, dovuto al fatto che le prestazioni in fuga sono prestazioni ad alta qualità, per cui i costi delle stesse sono aumentati.
Lei mi chiedeva anche di descrivere quali sono i trattamenti che più frequentemente vengono eseguiti fuori Valle. Intanto, come si sa, tutti gli interventi di cardiochirurgia vengono eseguiti fuori dalla nostra Valle, anche perché - sempre per il numero esiguo di abitanti - sarebbe tecnologicamente e scientificamente non corretto attivare un reparto di cardiochirurgia nella nostra Valle. I DRG ad alta specificità sono soprattutto in questa direzione, come anche nella direzione neurochirurgica, craniotomie, trattamenti di ernie midollari, e via dicendo. Insieme a questo però notiamo che - sempre su interventi che potremmo effettuare - qui abbiamo delle fughe per interventi del cristallino, per interventi su articolazioni maggiori; altri interventi di riabilitazione vengono effettuati solitamente al di fuori delle nostre regioni, come anche interventi urologici, soprattutto endoureterali. Queste sono le cause di maggiore mobilità attuale.
Cosa dire su questo problema? Non è un problema solo nostro, è un problema di tutta l'Italia; lei sa che dopo la "legge Bindi" il cittadino italiano ha diritto di farsi curare in una struttura pubblica ovunque essa sia situata; direi che il problema adesso si sta allargando, si sta parlando addirittura di "mobilità europea" e bisognerà introdurre anche lì dei concetti diversi.
In questo sistema di "libertà di cura" tutta l'Italia sta facendo delle considerazioni e cercando anche dei correttivi. Sono stato recentemente a Roma ad un incontro con gli Assessori alla sanità e con le regioni aventi grande mobilità attiva. Pensi alla Lombardia, che ha 22 cardiochirurgie, praticamente cura tutti i cardiopatici dell'Italia, ha un grosso problema sulla mobilità attiva, nel senso che, sì, cura tutti gli Italiani, ma poi praticamente le spese per curare tutti gli Italiani le deve sostenere lei! L'altro giorno, nella conferenza sociosanitaria, citavo che la Regione Calabria ha un debito di 140 miliardi nei confronti della Regione Lombardia e non sa come restituirli!
Dico questo per rilevare che il problema della mobilità è un problema di tutta l'Italia e che a livello centrale si pensa a dei correttivi. Nel 2004 questi correttivi prevedranno l'individuazione di trattamenti di alta specificità, cioè le regioni che hanno dei trattamenti di alta specificità avranno dei DRG più pesanti; per i DRG di medio peso si pensa a un correttivo, nel senso che un DRG medio che vada a curarsi in un'altra regione sarà retribuito con una decurtazione del 25% sul DRG. Sono idee, sono progetti a cui tutta la sanità italiana si sta indirizzando, è un grosso problema di tutti.
Cosa stiamo facendo noi? Intanto bisogna pensare che una mobilità fisiologica ci sarà sempre, perché i malati cardiochirurgici dovranno essere trattati in altre sedi e così alte specificità; questo non perché non saremmo in grado di affrontarle con dei progetti, ma perché il nostro numero di abitanti è talmente esiguo che servizi di questo tipo sarebbero scientificamente forse non corretti, se svolti qui. Su questo stiamo però lavorando - come dicevo prima - stiamo facendo una riflessione; è chiaro che la dimensione innanzitutto è culturale, bisogna avere fiducia nella nostra sanità pubblica e mi sembra che, da quando siamo qui, i nostri interventi siano sempre tendenti in tale direzione.
Bisogna stringere e completare degli accordi di mobilità interregionali, che finora non hanno avuto successo; questo non perché la Direzione USL non si sia mossa in tale senso - ho delle documentazioni di tali fatti - però il Piemonte, con cui per questioni geografiche dovremmo avere accordi interregionali, è "sordo" a queste nostre iniziative e, come tutti sanno, per fare un accordo bisogna essere in due: se uno dei due non ne vuol sapere, l'accordo è difficile da fare! La stessa rete oncologica prevede un accordo con strutture oncologiche piemontesi, una rete di grande significato terapeutico, una rete a cui però non fa seguito un accordo economico. Non abbiamo potuto fare con il Piemonte una convenzione particolare per i nostri malati che vanno a farsi curare lì, perché il Piemonte, in particolare, ha alzato delle barricate nei nostri confronti; con questo non voglio dire che in futuro non ci sarà un accordo o un lavoro in questo senso, le assicuro che verrà fatto.
Dobbiamo sicuramente aumentare la nostra qualità, tenendo ben presente il fatto che la nostra "mission" è di curare tutti: noi, qui, non possiamo curare in particolare una fascia di malati qualitativamente in modo eccezionale e non curare tutti gli altri in modo corretto! Primo nostro compito è di curare tutti con un buon livello; da questo verranno fuori sicuramente dei reparti, ci sono già, che avranno una qualità specifica e da potenziare ancora. E dico anche che è iniziata la stagione dei concorsi: in diverse unità budgetarie non vi era ancora un responsabile definitivo, abbiamo iniziato a confermare e a dare responsabilità a chi già magari gestiva queste strutture da diversi anni. Abbiamo agito in tal modo sulla "Chirurgia vascolare", una delle nostre unità di riferimento e, se tutti lavoreremo insieme - perché è anche un problema culturale e di fiducia nelle nostre strutture -, credo si potrà limitare il fenomeno; ripeto, non sarà possibile risolverlo completamente per una piccola realtà sanitaria come la nostra, però la nostra idea va proprio in tale senso.
Président - La parole au Vice-président Lanièce.
Lanièce (SA) - Prendiamo atto della risposta dell'Assessore. Questa iniziativa è stata presentata proprio per comprendere l'iniziativa che voleva mettere in campo il neoassessore alla sanità. Già in passato ho presentato diverse iniziative sulla mobilità sanitaria, a fronte anche del fatto che il piano sociosanitario precedente portava, fra i vari obiettivi, quello di ridurre la differenza fra mobilità passiva e attiva. Ricordo che la collega Squarzino aveva sollevato il problema durante la discussione sul piano sociosanitario e l'allora Assessore aveva annunciato l'intenzione di giungere al più presto ad un pareggio fra le due realtà.
Il piano sociosanitario 2002-2004 ha confermato questo obiettivo, ma, man mano che ogni anno scopriamo i dati effettivi, vediamo che il "trend" denota sempre una grossa differenza, circa 20 miliardi, per cui quanto scritto su tale documento, che è importante, non è stato ancora realizzato. Comprendiamo che sia difficile da realizzare, ma allora non lo si doveva mettere come obiettivo perché, se è una "chimera" raggiungere la parità fra la mobilità attiva e passiva per situazioni contingenti anche alla nostra realtà - e qui posso capire che non si possano effettuare interventi di cardiochirurgia in Valle d'Aosta, anche per l'esiguità dei numeri dell'utenza - allora si dovrebbe dire che questo obiettivo non può far parte del piano sociosanitario valdostano, in quanto di difficile attuazione. Per tali ragioni invito l'Assessore a stralciare il succitato obiettivo nel prossimo piano sociosanitario.
Per quanto riguarda la rete oncologica, invitiamo l'Assessore ad intensificare l'azione, se ancora non si riesce a trovare questi buoni rapporti con il vicino Piemonte, perché una maggiore collaborazione con lo stesso può servire ad affrontare tale problema. I rapporti possono essere difficili, è vero, però l'obiettivo primario della nostra sanità deve essere quello di cercare - visto il nostro bacino di utenza - di fare accordi con altre regioni onde permettere l'effettuazione di certi interventi in sede di convenzione. Se il Piemonte è "sordo" ai nostri appelli, bisogna insistere maggiormente perché tale problematica riguarda la salute dei Valdostani e, visto che l'Assessore è sensibile e penso che vorrà operare in detta direzione, lo invitiamo ad agire in tal senso. Il fatto che vi siano nuovi concorsi vuol dire che c'è la volontà di avere nuovi primari e questa può essere una cosa positiva.
Ribadiamo comunque la necessità di attivarsi in tale direzione perché, dai dati delle precedenti iniziative, era emerso che una buona parte di questa mobilità sanitaria era dovuta ad interventi di base; anche l'Assessore oggi ne ha citati alcuni e riguardano interventi sul cristallino, interventi neurologici: sono esempi che richiedono l'intensificazione di un'offerta sanitaria nei settori di base, che sono essenziali.
Se per gli interventi cardiochirurgici e neurochirurgici concordo con l'Assessore sull'impossibilità di creare, qui, delle strutture, poiché sono interventi di difficile attuazione e non hanno il bacino di utenza necessario, per quanto riguarda la mobilità dovuta a scelte collegate con interventi di base penso che vi debba essere un'azione forte da parte dell'Assessorato: è necessario dimostrare ai Valdostani che possono aver fiducia nella sanità valdostana e fare in modo che gli stessi, per semplici interventi, scelgano l'offerta sanitaria valdostana, lo ritengo un obiettivo primario.
Mi auguro che l'Assessore condivida la mia posizione e quella del collega Salzone e lo invitiamo ad agire in questa direzione.