Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 3188 del 15 aprile 2003 - Resoconto

OGGETTO N. 3188/XI Approvazione del Piano regionale di gestione dei rifiuti, ai sensi dell'articolo 22 del d.lgs. n. 22/1997 e successive modificazioni.

Deliberazione Il Consiglio

Visto il decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22, e successive modificazioni, concernente "Attuazione delle direttive 91/156/CEE sui rifiuti, 91/689 sui rifiuti pericolosi e 94/62/CE sugli imballaggi e rifiuti di imballaggio";

Considerato che, ai sensi del combinato disposto di cui agli articoli 19, 20, 22 e 23 del d.lgs. n. 22/97 suindicato, è stato predisposto il Piano regionale di gestione dei rifiuti che tiene conto non solo delle competenze specifiche attribuite alle Regioni in materia con l'articolo 19 suindicato, ma anche delle competenze pianificatorie ed operative attribuite alle Provincie con i citati articoli 20 e 23;

Preso atto che con le deliberazioni della Giunta regionale n. 6911 del 21 luglio 1989 e n. 9020 del 29 settembre 1989, la Regione aveva approvato il primo Piano regionale di smaltimento dei rifiuti;

Richiamata la deliberazione della Giunta regionale n. 3966 dell'8 novembre 1999, con la quale la Regione, in considerazione della necessità di procedere all'adeguamento del Piano suindicato in relazione alle intervenute nuove disposizioni legislative, ha proceduto alla definizione degli obiettivi e delle finalità per l'aggiornamento del piano medesimo in conformità a quanto stabilito dall'articolo 22 del citato d.lgs. n. 22/1997;

Richiamata la deliberazione della Giunta regionale n. 853 del 20 marzo 2000, con la quale si incaricava l'ing. Luciano Ziviani, di Aosta, della predisposizione del documento di adeguamento del Piano regionale di gestione dei rifiuti;

Preso atto che il professionista ha provveduto in data 30 giugno 2000 alla presentazione del documento di Piano regionale secondo le indicazioni fornite dalla Giunta regionale con la deliberazione n. 3966/1999;

Considerato che, ai sensi di quanto stabilito dall'articolo 20, comma 1, del d.lgs. n. 22/97, i contenuti del Piano sono stati sottoposti all'esame preventivo dei Comuni della Regione (presentazione nell'ambito della riunione del 6 febbraio 2001 e invio della bozza con nota in data 6 marzo 2001, prot. n. 7430/5ASS) e delle Associazioni di categoria (nota in data 26 gennaio 2001, prot. n. 3131);

Richiamato il parere espresso dal Consorzio degli enti locali della Valle d'Aosta (CELVA), di cui alla nota in data 21 marzo 2001, prot. n. 805/2001, con il quale nel formulare parere favorevole alla bozza di documento proposto, viene indicata la necessità di approfondire gli aspetti legati all'autonomia di smaltimento dei rifiuti urbani nella Regione in relazione all'insieme degli impianti espressamente indicati nel piano stesso, oltreché alle modalità di organizzazione dei servizi a livello locale;

Richiamato il parere espresso dall'Associazione Industriali della Valle d'Aosta, di cui alla nota in data 15 maggio 2002, prot. n. 261/ORG/EC, con il quale, nel formulare parere sulla bozza di documento proposto, viene evidenziata la necessità di approfondire gli aspetti legati alla promozione della qualità nel settore della gestione ambientale, nonché di rivedere l'organizzazione proposta in merito alla gestione dei rifiuti speciali inerti in relazione alla possibile incidenza, dal punto di vista economico, del sistema integrato previsto nel documento di pianificazione sulle imprese del settore;

Considerato che, in relazione a quanto sopra riportato, il documento è stato integrato secondo le osservazioni formulate per quanto concerne gli aspetti di promozione della qualità dell'ambiente;

Evidenziato che, ai fini della definizione delle problematiche legate alla valorizzazione dei rifiuti derivanti dalla selezione a valle delle raccolte differenziate, sono stati avviati contatti con titolari di impianti di termoutilizzazione del CDR (combustibile da rifiuto) con recupero di energia, per verificare la possibilità di avviare al recupero tutto il quantitativo di CDR che deriverà dall'impianto di selezione previsto dal Piano regionale;

Considerato che in merito a quanto osservato dall'Associazione Valdostana Industriali sul sistema previsto nel documento di pianificazione sulla gestione dei rifiuti inerti è necessario tenere conto di quanto segue:

a) che il sistema integrato di gestione dei rifiuti inerti previsto nel documento di Piano regionale di cui trattasi, fa riferimento a disposizioni previste dal decreto legislativo n. 22/1997, quali in particolare:

- l'obbligo di adottare, da parte dei soggetti interessati alla gestione dei rifiuti (produttori, smaltitori e recuperatori), iniziative volte a ridurre il quantitativo di rifiuti da avviare allo smaltimento in discarica;

- favorire, in via prioritaria, le attività finalizzate al recupero dei rifiuti, attraverso il riciclaggio, il reimpiego ed il recupero energetico;

b) che con la legge 21 dicembre 2001, n. 443, le terre e le rocce, non pericolose, provenienti da scavo e destinate all'effettivo utilizzo per reinterri, reimpieghi, rilevati e macinati sono esclusi dalle disposizioni di cui al d.legs. n. 22/1997. In relazione a ciò è necessario prevedere iniziative volte ad evitare il conferimento di tali materiali presso le discariche;

c) che la Regione, con legge regionale 30 maggio 1995, n. 19, prevedeva l'integrazione fra le diverse attività di smaltimento e recupero dei rifiuti inerti, oltreché l'interazione con le attività di cava, destinate progressivamente ad una riduzione proprio in relazione alla necessità di favorire il recupero dei materiali di cui trattasi;

d) che il sistema proposto fa comunque riferimento ad una situazione di fatto già esistente che prevede l'utilizzo di discariche di 1a cat. tipo A (n. 56 impianti attualmente in esercizio), per lo smaltimento in via prioritaria dei rifiuti provenienti dalle attività di demolizione, integrato con l'avvio al recupero, principalmente dei materiali derivanti da scavo, presso impianti già operanti nel settore della lavorazione dei materiali inerti e regolarmente iscritti per l'attività di recupero al registro regionale dei recuperatori di cui all'articolo 33 del d.lgs. n. 22/1997 (n. 13 impianti autorizzati), impianti che risultano ubicati nei poli individuati nel Piano regionale suindicato;

e) che il sistema proposto nel Piano regionale è finalizzato a conseguire un miglior equilibrio costi-benefici nelle attività di corretta gestione dei rifiuti inerti;

Considerato che l'ing. Ziviani è stato, quindi, incaricato, nell'ambito del rapporto di consulenza in essere con l'Amministrazione regionale, di cui alla deliberazione della Giunta regionale n. 1160 del 29 marzo 2002, di procedere all'ulteriore adeguamento del documento predisposto al fine di completarlo con l'indicazione delle soluzioni individuate in relazione a quanto sopra;

Considerato che il professionista ha provveduto alla consegna del documento definitivo in data 5 dicembre 2002;

Preso atto che il documento integrato e modificato è stato ritrasmesso al Consiglio Permanente degli enti locali per la formulazione di un nuovo parere (nota dell'Assessorato della Sanità, Salute e Politiche Sociali in data 3 gennaio 2003, prot. n. 214/5/ASS), specificando nel contempo le modificazioni e le integrazioni apportate e le motivazioni riferite alle osservazioni non accolte, con particolare riferimento alle modalità di organizzazione dei servizi a livello locale, in quanto derivanti da obblighi attuativi del citato d.lgs. n. 22/1997;

Richiamato il parere espresso dal Consiglio Permanente degli enti locali, di cui alla nota in data 28 febbraio 2003, prot. n. 696/2003;

Visto il documento presentato;

Evidenziato che il Piano regionale di gestione dei rifiuti di cui trattasi non è assoggettato alla valutazione di impatto ambientale di cui alla legge regionale 18 giugno 1999, n. 14, in quanto trattasi di un aggiornamento della pianificazione precedente, con riferimento in particolare agli aspetti di riorganizzazione della gestione delle raccolte differenziate, e nell'ambito della quale gli impianti da realizzare risultano essere quelli già a suo tempo previsti nella vecchia pianificazione, così come risulta dal parere formulato dal Capo del Servizio gestione e qualità dell'ambiente con nota in data 19 dicembre 2002;

Ritenuto, pertanto, di dover sottoporre all'approvazione del Consiglio regionale il Piano regionale di gestione dei rifiuti predisposto dall'ing. Luciano Ziviani e trasmesso in data 5 dicembre 2002;

Evidenziata, inoltre, l'opportunità di prevedere forme di incentivazione a favore dei comuni nel cui territorio è prevista, in attuazione del Piano regionale di cui trattasi, l'ubicazione di impianti di trattamento o smaltimento dei rifiuti;

Vista la legge regionale 7 dicembre 1979, n. 66 ed, in particolare l'articolo 1, lettera i), per quanto concerne la competenza del Consiglio regionale;

Richiamata la deliberazione della Giunta regionale n. 5116 in data 30 dicembre 2002, concernente l'approvazione del bilancio di gestione per il triennio 2003/2005, con attribuzione alle strutture dirigenziali di quote di bilancio e degli obiettivi gestionali correlati e di disposizioni applicative;

Visto il parere favorevole rilasciato dal Capo del Servizio sanità veterinaria, tutela sanitaria dell'ambiente e del lavoro dell'Assessorato regionale della Sanità, Salute e Politiche Sociali, ai sensi del combinato disposto degli articoli 13, comma 1, lettera e) e 59, comma 2 della legge regionale 23 ottobre 1995, n. 45, sulla legittimità della presente deliberazione;

Visto il parere della IV Commissione consiliare permanente;

Delibera

1) di approvare ai sensi dell'articolo 22 del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22, e successive integrazioni e modificazioni, il Piano regionale di gestione dei rifiuti;

2) di stabilire che a favore dei comuni nel cui territorio è prevista, in attuazione del Piano regionale approvato con la presente deliberazione, l'ubicazione di impianti di trattamento o smaltimento, sono previste incentivazioni, sotto forma di contributo a valere sulle tariffe di conferimento agli impianti, a carico dei soggetti produttori dei rifiuti;

3) di demandare alla Giunta regionale la fissazione delle modalità di determinazione e di versamento di tale contributo ai comuni interessati da parte dei produttori dei rifiuti.

Allegato

(Omissis)

Président La parole à l'Assesseur à la santé, au bien-être et aux politiques sociales, Vicquéry.

Vicquéry (UV)Se, come si usa troppo spesso - direi -, dovessi sintetizzare questo Piano rifiuti in uno slogan, lo sintetizzerei dicendo che si caratterizza per due "sì" e un "no"; due "sì" rispettivamente alla riduzione della produzione dei rifiuti e al recupero e valorizzazione dei rifiuti, "no" all'inceneritore.

Questo piano regionale, che brevemente vado a presentare, rappresenta la naturale continuazione della pianificazione regionale approvata nel 1989. Il primo piano e le relative leggi regionali di riferimento del 1982, del 1988 e del 1990, infatti, per quanto concerne la gestione dei rifiuti, prevedevano un'organizzazione risultata poi pienamente coerente con le finalità e gli obiettivi riportati nel decreto legislativo n. 22/97, il "decreto Ronchi", e riassumibile come segue: organizzazione dello smaltimento e del recupero dei rifiuti urbani a livello regionale, il cui territorio costituisce ambito territoriale ottimale. Il piano definisce questo l'ambito della comunità montana, dando indicazioni precise in questo senso agli enti locali, senza ovviamente imporre alcuna scelta definitiva agli enti stessi, a cui spetta la competenza della scelta definitiva, ma viene fatta una scelta di campo sotto questo punto di vista per una serie di motivazioni e di ragionamenti che sono stati evidenziati nel piano stesso.

Il secondo obiettivo è l'organizzazione dell'attività di conferimento, raccolta e trasporto dei rifiuti urbani a livello di sottoambiti, il cui territorio è definito quello della comunità montana, tranne il Comune di Aosta, che costituisce sottoambito a sé stante. Nella presentazione del piano stesso rispetto ai rifiuti urbani si definiscono altri importanti obiettivi, che sintetizzo: ridefinizione, potenziamento e ottimizzazione del sistema delle raccolte differenziate, ai fini del raggiungimento degli obiettivi fissati dal "decreto Ronchi"; la valorizzazione attraverso il compostaggio delle frazioni organiche provenienti da utenze selezionate; l'organizzazione nell'ambito della raccolta dei servizi di gestione e rifiuti assimilati agli urbani provenienti da attività artigianali, commerciali e di servizio - e sotto questo punto di vista si sottolinea con forza il ruolo delle imprese artigianali e commerciali, le quali sono state invitate durante l'elaborazione del piano stesso ad autorganizzarsi mediante un servizio parallelo al servizio gestito dagli enti locali -; l'adeguamento del centro regionale di Brissogne, al fine di costituire un punto di stoccaggio intermedio del CONAI - consorzio obbligatorio -, che è già a un buon punto di realizzazione; il trattamento dei rifiuti conferiti al centro regionale in forma indifferenziata mediante la vagliatura meccanica; infine la valorizzazione energetica del biogas, con un'attenzione particolare anche a quella che dovrà essere la pianificazione successiva al periodo di valenza di questo piano, perché andiamo a definire un capitolo per l'individuazione di nuovi siti, per la realizzazione di un nuovo impianto di smaltimento a conclusione della coltivazione del sito attuale di Brissogne.

Rispetto ai rifiuti speciali, tocchiamo tutti gli argomenti: dalla gestione dei rifiuti speciali e inerti alla rottamazione dei veicoli a motore, alla gestione dei bottini, alla bonifica e messa in sicurezza dello stabilimento Cogne, alla messa in sicurezza dell'amianto in Comune di Emarèse, alla termodistruzione di animali e residui di origine animale, alla protezione dell'ambiente, decontaminazione, smaltimento e bonifica ai fini della difesa dei pericoli derivanti da amianto. Per cui questo piano, che in parte fotografa la situazione esistente e gli obiettivi raggiunti nel periodo di valenza della pianificazione precedente, a nostro parere è un piano completo, esaustivo, che non dimentica nessuno degli argomenti che sono sul tappeto e dà delle competenze precise all'Amministrazione regionale e agli enti locali.

Già ho parlato della definizione - rispetto ai compiti della Regione - di criteri omogenei per l'organizzazione dei servizi di gestione dei rifiuti nei sottoambiti. Rispetto al primo dei "sì" che ho citato, cioè quello della riduzione della produzione dei rifiuti, che è un tema fondamentale, in un capitolo specifico noi diciamo testualmente che la percentuale di raccolta differenziata a livello regionale - questo è un dato di fatto direi anche autocritico -, pur consentendo alla Regione Valle d'Aosta di essere nel 1999 la quinta in Italia per obiettivi raggiunti, risulta essere ancora bassa in relazione alle scadenze fissate dall'articolo 20 del "decreto Ronchi" rispetto alla raccolta differenziata, pur avendo raggiunto, come è noto, una percentuale a livello regionale molto significativa, che si avvicina al 28 percento.

Diciamo anche che l'incremento percentuale di differenziazione rilevato negli anni presi a riferimento, dal 1994 al 2001, non è sufficiente, risulta ancora basso rispetto a quello che vorremmo raggiungere. Per cui, partendo da questo dato di fatto, noi facciamo alcune considerazioni per proporre alcune soluzioni e diciamo che la sola raccolta differenziata stradale, quella dei cassonetti che conosciamo - con i limiti che la stessa comporta in relazione alla situazione morfologica, insediativa e di viabilità della Regione -, non consente da sola di assicurare livelli di servizio tali da soddisfare gli obblighi di legge; discutibile, non discutibile… ma riteniamo che si debba fare qualcosa di più, non è sufficiente aumentare il numero dei cassonetti più capillarmente sul territorio per poter parallelamente aumentare la percentuale di raccolta differenziata.

Si dice anche che il sistema dei controlli è insufficiente a livello di enti locali: chi controlla? Quali sanzioni, quali ammende vengono comminate? Abbiamo visto nulla in questo senso, a meno di lodevoli eccezioni. Diciamo anche che non sono ancora sufficientemente noti da parte di tutti i soggetti coinvolti nella gestione dei rifiuti gli obblighi e i divieti previsti dalla "legge Ronchi" e dalla normativa regionale, per cui è assolutamente opportuno, necessario, indispensabile, prevedere anche l'attuazione di interventi mirati alla riduzione a monte della produzione dei rifiuti. In tale contesto riveste notevole importanza la promozione di attività indirizzata o al recupero diretto di particolari tipologie di rifiuti o alla modificazione di atteggiamenti da parte degli utenti, che dovrebbero contenere la produzione dei rifiuti stessi.

Noi proponiamo alcuni interventi, il primo dei quali è lo sviluppo dell'autocompostaggio. L'autocompostaggio domestico, secondo noi, costituisce un utile sistema di autosmaltimento o, meglio, di recupero della frazione organica presente nel rifiuto. Rispetto alla frazione organica, cioè la parte sostanziosa, pesante, umida del rifiuto stesso, ricordo che la Valle d'Aosta, nel capitolo della tipizzazione dei rifiuti, è particolare, nel senso che la frazione organica costituisce solo il 17 percento del rifiuto stesso. Questo 17 percento comunque sia può essere ulteriormente ridotto, sviluppando appunto il compostaggio domestico - il compost - e qui si dà un termine indicativo, dicendo che sicuramente può costituire uno strumento sostitutivo della raccolta della frazione organica nei centri poco urbanizzati, è più difficile farlo nei comuni con più di 3.000 abitanti, ma comunque sia, noi riteniamo che anche in queste situazioni possa essere considerato complementare alla raccolta domiciliare stessa.

Relativamente alla riduzione dei rifiuti, il secondo intervento è quello della promozione di interventi mirati all'eliminazione o alla riduzione dei prodotti a perdere, soprattutto nella Pubblica Amministrazione e presso le utenze civili non domestiche (quando parliamo di "prodotti a perdere", parliamo di tovaglie, tovaglioli, stoviglie e quant'altro, che costituiscono una produzione importante). Andiamo a dire che le raccolte stradali saranno rivolte esclusivamente all'utenza domestica, mentre va fatta decollare fondamentalmente - perché si aspetta ancora che decolli il progetto sperimentale, che era stato ipotizzato in un quartiere del Comune di Aosta - la raccolta domiciliare, non capillare, ma relativamente alle utenze selezionate, cioè a quelle utenze che producono quantitativi significativi di rifiuti valorizzabili: penso a commercianti, artigiani, albergatori, ristoratori, che producono una grande quantità di carta, cartone, plastica, eccetera. Per cui noi fra la scelta "o tutto o nulla" prevediamo questa via intermedia: far decollare la raccolta domiciliare limitatamente a queste grosse utenze, che dovrebbe scaricare in misura consistente la percentuale di rifiuti inseriti attualmente nella raccolta stradale. Si dice pertanto che non dovrà essere consentito il conferimento di rifiuti prodotti nell'ambito delle attività non domestiche all'interno della raccolta stradale, mentre dovrà essere potenziata la possibilità da parte dei grandi produttori di conferire i rifiuti direttamente presso il centro comunale, con implicazioni e conseguenze anche di natura fiscale sia per il produttore, sia per l'ente locale, perché in questo caso può essere evitato il caricamento della tariffa comunale; per cui, questi centri comunali che ipotizziamo in tale pianificazione devono diventare non solo riferimenti per i cittadini, che intendono conferire particolari tipologie di rifiuti, ma soprattutto da parte dei grossi conferitori di attività produttive. La raccolta domiciliare così intesa dovrà rappresentare il sistema principale di raccolta di rifiuti prodotti dalle attività non domestiche.

Nell'ambito delle competenze che la Regione mantiene proprie, indichiamo l'adozione di iniziative finalizzate alla realizzazione di impianti previsti dal piano e significativamente la realizzazione del 4° lotto di discarica, l'impianto di selezione meccanica, l'impianto di compostaggio dei fanghi degli impianti di depurazione delle acque reflue civili e delle frazioni organiche da produttori selezionati, l'attivazione di accordi di programma con gestori di impianti per la termovalorizzazione del CDR - combustibile da rifiuto derivante dalla selezione meccanica -, mentre agli enti locali, che sono i veri attori del sistema, si dà la competenza ulteriore di riorganizzazione dei servizi di conferimento. Parliamo di "riorganizzazione" perché la prima fase è stata difficoltosa, con interventi disomogenei rispetto alle varie realtà comunali - alcune si sono attivate celermente; altre, fino a un anno, due anni fa, non avevano dato applicazione a queste politiche di riduzione e contenimento dei rifiuti -, per cui si tratta di riorganizzare a livello omogeneo questa attività sul territorio, di modo da renderla più operativa.

In relazione a quanto illustrato, si evince che il Piano regionale di gestione dei rifiuti risulta essere riferito non solo ai rifiuti urbani, ma anche alle altre tipologie di rifiuti speciali; un piano operativo concreto, non si fanno voli pindarici, anche se gli interventi previsti dureranno una legislatura… se non un quinquennio, certamente ci vorranno non meno di quattro anni per la progettazione e la realizzazione di alcuni interventi previsti. È un piano che individua le relative problematiche di diversi rifiuti e ne stabilisce le modalità di gestione per il corretto smaltimento e recupero.

È anche un piano supportato dai necessari strumenti finanziari per la piena attuazione del sistema di smaltimento e recupero finale dei rifiuti urbani, è un piano che può consentire alla Regione il raggiungimento dell'autosufficienza della gestione rifiuti per un periodo non inferiore a 15 anni; ricordo che il tema del raggiungimento dell'autosufficienza è un obbligo previsto dal "decreto Ronchi" e dalla legislazione anche europea.

Quali sono i punti qualificanti a supporto di quanto riferito? Fondamentalmente l'autonomia di smaltimento, fatto salvo l'aspetto dei residui da incenerire, ma di cui parlerò. Gli impianti di discarica attualmente in esercizio e il 4° lotto di discarica in corso di progettazione garantirebbero, alle situazioni organizzative attuali, un'autonomia di smaltimento non inferiore a 12 anni: 9 anni per il 4° lotto e 3 anni per il 3° lotto. Il 3° lotto è in corso d'opera, per essere prudenti, diciamo 2 anni, un anno e mezzo, comunque il 4° lotto garantirebbe un'autonomia, alle situazioni attuali, se nulla modificassimo, di una decina di anni. Questi sono i calcoli matematici e le simulazioni fatte dai tecnici, simulazioni che hanno dato finora dei risultati apprezzabili in quanto a previsioni, per cui sono assolutamente attendibili, fatto salvo che ci sia un aumento di produzione dei rifiuti, che assolutamente non deve avvenire, anzi deve ridursi, come ho riferito prima. L'adozione degli interventi di riorganizzazione dei servizi a carico dei sottoambiti, cioè delle comunità montane, e la realizzazione degli impianti previsti, ipotizzando un tempo massimo di 4-5 anni per il completamento delle diverse iniziative, ridurrà il quantitativo dei rifiuti da smaltire in discarica da circa 81.500 tonnellate a 25.500 circa, con un prolungamento della disponibilità della discarica a circa 20 anni.

Questo è lo scenario su cui lavoriamo. Per essere chiari, se mettiamo in piedi tutti gli interventi previsti: dalla riduzione dei rifiuti a monte a una migliore e più capillare raccolta differenziata, mediante non solo la raccolta stradale, che diventa secondaria, ma soprattutto con la raccolta domestica per utenti selezionati, alla realizzazione della struttura di selezione meccanica di vaglio e la conseguente separazione del CDR, potremo ottenere questi risultati, che saranno apprezzabilissimi, perché passare da 81.500 tonnellate annue di produzione a 25.500 circa significa di fatto gestirci queste problematiche ambientali delicate per un ventennio. Questo non significa che gli amministratori che verranno potranno godersi questa pianificazione, al contrario, in un capitolo specifico del piano, si dice che bisognerà fin dai primi anni della prossima legislatura iniziare ad individuare un sito alternativo alla discarica di Brissogne, su questo non vi è ombra di dubbio! Si danno anche delle indicazioni - ad esempio, altezza non superiore a 800 metri, compatibilità ambientali, distanze e via dicendo -, sono indicazioni a livello europeo che lasciano il tempo che trovano, ma bisognerà individuare fin da subito un sito alternativo, pur essendoci una progressione notevolissima della tecnologia sul mercato rispetto a questa problematica.

Per raggiungere questi obiettivi il bilancio di previsione triennale 2003-2005 non lesina investimenti. Ben 3.200.000 euro nel 2003, 4 milioni nel 2004 e altri 4 milioni di euro nel 2005, per un totale di 12 milioni circa di euro. Investimenti importanti che contiamo di affidare, tramite la convenzione recentemente rinnovata, in gestione diretta alla VALECO per la progettazione e la realizzazione direttamente, con certamente una riduzione dei tempi di realizzazione rispetto ai 4-5 anni indicati nella pianificazione, per cui contiamo di poter realizzare queste strutture nell'arco di due anni, due anni e mezzo, il che significa portarsi in avanti rispetto alla riduzione drastica della produzione di rifiuti.

Dopo aver parlato dei due "sì" che caratterizzano questo piano - "sì" alla riduzione e "sì" al recupero -, diciamo "no" all'inceneritore, non per motivi ideologici, che non ci interessano, ma per motivi legati ad una stretta e attenta valutazione sia della tecnologia esistente rispetto alla produzione dei rifiuti, limitatamente bassa della Valle d'Aosta per ritenere sufficientemente garantito un rapporto costi-benefici per un inceneritore, ma soprattutto perché reputiamo che una scelta di questa portata debba essere approfondita con molta attenzione. Come già abbiamo avuto modo di riferire in altre occasioni, abbiamo potuto prendere contatto con le vicine regioni, abbiamo un preaccordo firmato con un inceneritore della Lomellina disponibile a ritirare il nostro combustibile da rifiuto.

A questo proposito - ed è una notizia pubblicata oggi sugli organi di stampa - la tecnologia avanza, probabilmente fra qualche anno gli inceneritori intesi in senso stretto non esisteranno più. Ci sono valide alternative agli inceneritori che utilizzano la frazione secca - il CDR - per i cementifici, per centrali termoelettriche, come dimostra la recentissima proposta avanzata dal gruppo "Telecom-Pirelli", proposta che è stata indicata come "idea grande" in quel di Cuneo, è una proposta che sta andando avanti con forza e che permetterà di conferire il combustibile da rifiuto, piuttosto che all'inceneritore classico, a un'industria, che sia il cementificio, che sia la centrale termoelettrica, sostituendo un altro combustibile, qualunque sia, per cui la materia è assolutamente in evoluzione. Riteniamo che, se - come pensiamo - la produzione dei rifiuti in Valle d'Aosta si ridurrà enormemente, a quelle 25.000 circa tonnellate annue, con tutti gli interventi che prevediamo nella pianificazione, sicuramente in Valle d'Aosta, a quei livelli di produzione, il problema della realizzazione di un inceneritore non si porrà più, sia per motivi di tipo tecnico, sia soprattutto per motivi di costi di esercizio, che ricordo vanno ribaltati e vanno messi in capo direttamente al cittadino ed è per questo motivo che, come amministratori, sia regionali, sia comunali, dobbiamo tenere molto in considerazione questi aspetti che incidono sulle tasche dei cittadini.

Ho voluto fare questa breve sintetica relazione, senza entrare nel merito dei singoli capitoli - sono disponibile evidentemente a rispondere alle domande che verranno poste -, perché mi pare che questi siano gli elementi fondamentali di questo piano. Un piano che è nel segno della continuità, ripeto, ma un piano che fa un grosso salto di qualità nel momento in cui dice che presumibilmente, con un ampio margine di approssimazione, si potrà nel prossimo quinquennio ridurre la produzione da 81.000 tonnellate annue a circa 25.000 tonnellate annue, mantenendo in piedi il sistema di biogas, mantenendo in piedi - normativa permettendo - la cessione all'ex ENEL, DEVAL, o chi per lei, della corrente elettrica, valorizzando ulteriormente la produzione di acqua calda, facendo sì che questo sistema sia di per sé autoreferenziale, un sistema in cui si possa produrre energia, si possano ricavare degli utili senza dover incidere troppo sulle casse pubbliche.

Concludo, ringraziando tutti coloro che hanno lavorato su questo piano, piano che è frutto di collaborazione fra il gruppo di lavoro composto da tecnici e funzionari dell'Assessorato regionale della sanità e dell'Assessorato dei lavori pubblici. L'Assessore Vallet sarà anche lui a disposizione per rispondere su aspetti tecnici riguardanti le strutture che sono in programmazione. Di certo ci eravamo assunti un impegno: entro la fine della legislatura presentare una pianificazione concreta, realizzabile, senza voli pindarici, mi pare che questa proposta che vi sottoponiamo abbia queste caratteristiche e possa essere oggetto di approfondita analisi.

Président La discussion générale est ouverte.

La parole à la Conseillère Squarzino Secondina.

Squarzino (Arc-VA) Non sarei così trionfante come lo è stato l'Assessore nella presentazione del suo lavoro. Teniamo conto intanto che c'è un "decreto Ronchi" del 1997 che recepisce le direttive europee in materia di rifiuti, decreto che detta le linee guida proprio in materia di politica dei rifiuti e vi sono due grossi macrobiettivi che l'Assessore ha ricordato: l'uno, è favorire la riduzione dei rifiuti (ed è chiaro che la nostra società produce troppi rifiuti, quindi bisogna ridurre la produzione se non vogliamo rimanere sepolti dalle immondizie); il secondo obiettivo, è recuperare i rifiuti come materia prima da reimpiegare o mettere nel ciclo produttivo, per quello cerchiamo di ridurre i rifiuti… per quanto cerchiamo di ridurre i rifiuti, ne avremo sempre troppi se non troviamo tecniche efficienti di recupero! Ecco allora la raccolta differenziata che, isolando i singoli materiali - carta, cartone, vetro, plastica e via dicendo -, riesce poi a riutilizzarli.

Il decreto del 1997 poneva, a proposito della raccolta differenziata, alcuni traguardi precisi: raggiungere il 15 percento entro il 1999, il 25 percento entro il 2001 e il 35 percento entro il 2003. L'Assessore qui è stato chiaro, dicendo: "noi non abbiamo raggiunto l'obiettivo del decreto, siamo arrivati al 28 percento". Questo è un dato che lui ci ha detto, ma chi ha avuto il coraggio di prendere in mano la relazione generale non ha trovato da nessuna parte questo dato, sarà perché i dati sono solo riferiti al 2001, però noi approviamo nel 2003 un piano che è basato su dati del 2001 - già qui mi sembra che non vi sia coerenza fra i dati esplicitati e quelli invece detti -, fra l'altro, se osserviamo i dati della raccolta differenziata riportati dal piano, vediamo che siamo molto lontani dal traguardo.

L'Assessore ha dato un termine molto generico, ma nel 2001, a fronte del 25 percento previsto, eravamo arrivati a circa il 18 percento, quindi mancano 7 punti percentuali. Vi sono alcuni Comuni virtuosi, come Antey, La Magdeleine, Valgrisenche, Saint-Christophe, ed altri che si stanno avvicinando un po' e che sono arrivati nel 2001 al 23-24 percento, come i Comuni di Charvensod, La Thuile, Courmayeur, Donnas, Fontainemore, Rhêmes-Notre-Dame, Villeneuve, però, nella maggior parte dei comuni - Aosta compresa, che produce molti rifiuti per l'alta densità abitativa -, i dati sono ancora molto lontani dai traguardi prefissati. Ci si chiede allora se non ci sia un po' di responsabilità da parte di questa Amministrazione rispetto al ritardo con cui ci si avvicina verso queste percentuali. Tra l'altro, lo ribadisco, stiamo analizzando nel 2003 un piano che si pone obiettivi che avrebbero dovuto essere raggiunti già nel 2003, qui la questione è paradossale. Vi sono obiettivi che il "decreto Ronchi" prevede di raggiungere entro il 2003, il 35 percento; praticamente il piano dice: "questi sono gli obiettivi da raggiungere", e si lavora continuamente facendo riferimento a tale livello.

Eppure è un piano avviato fin dal 1999; vi è una deliberazione del 1999 - ricordata nella storia che viene fatta del piano - in cui viene dato incarico all'Ing. Ziviani di predisporre il Piano regionale dei rifiuti, anzi, qui sarebbe più corretto dire che gli viene "integrato" un incarico di consulenza che lo stesso aveva già con la Regione! Il costo dell'incarico per il piano è di 85 milioni, che si aggiungono ai 60 milioni di consulenza annua che aveva già. Per motivi vari il piano non viene redatto nel tempo previsto, perché mancano alcuni elementi, c'è quindi una proroga per cui il piano dovrebbe essere presentato il 1° luglio 2000. Fra l'altro non so che funzione hanno questi errori formali, però in questa delibera di accompagnamento si dice che la Giunta regionale il 20 marzo 2000, con delibera n. 853, ha incaricato l'Ing. Ziviani di predisporre il documento di adeguamento al Piano regionale di gestione dei rifiuti. In realtà questo non è vero: in quella data è stata decisa la proroga di un incarico già dato l'anno precedente. Il 2001 è trascorso raccogliendo informazioni, lavorando con gli enti locali, gli industriali - sembra - e nel 2002 viene affidato di nuovo all'Ing. Ziviani il compito di adeguare il piano in seguito alle osservazioni presentate da industriali ed enti locali.

Anche qui si fa riferimento alla delibera n. 1160/2002, in cui si dice di procedere all'ulteriore adeguamento del documento predisposto, al fine di completarlo con l'indicazione delle soluzioni individuate in relazione a quanto sopra; in realtà quella delibera non parla delle cose che abbiamo detto, ma piuttosto di un incarico di consulenza in materia di tutela dell'ambiente e anche all'interno non c'è una riga che si riferisca al piano. Può darsi che in tutti questi anni, proprio perché è un lavoro che si prolunga nel tempo, si siano perse le fila del discorso, questo per dire che è un piano che impiega molto tempo ad articolarsi.

Finalmente nel 2003 arriva in Consiglio, ci sono voluti quattro anni per la sua predisposizione: la Giunta si è presa quattro anni per elaborare un piano e non si capisce bene il motivo di questo ritardo. Gli obiettivi, sono quelli indicati nel "decreto Ronchi"; esistono delle indicazioni di un gruppo tecnico di lavoro e che la Giunta ha recepito fin dal 1999; gli esperti non mancano, anzi bisognerebbe dire l'esperto non manca, Signor Assessore. È un esperto che lavora in Valle come esperto dei rifiuti dal 1988, che ha una consulenza annuale che è passata dai 60 milioni del 1999 ai 60.000 euro del 2002. È un esperto che con la sua società ha il monopolio dei rifiuti e quel che è peggio, da una parte, è anche consulente dei comuni nel predisporre il loro piano o i loro impianti e, dall'altra, è il tecnico esperto della Regione che valuta questi progetti!

È una situazione che avevamo già segnalato fin dal luglio 1999, ma che permane, benché ci fossimo presi la "briga" di dire che "forse" questa situazione c'era solo in passato… è una situazione che permane tuttora, perché, se si vanno a vedere le deliberazioni con cui sono stati dati gli incarichi più diversi, vediamo che: nel 1999, vi sono otto deliberazioni che riguardano questo Ing. Ziviani o la sua società; nel 2000, quattro; nel 2001, sei; nel 2002, una! Questa presenza, che riguarda non solo l'Assessorato o Aosta, ma vari comuni, da quello di Brusson a quello di Arnad, e via dicendo, continua! Siamo dispiaciuti nel constatare che in tutto questo tempo non si è riusciti a raggiungere tale obiettivo.

È vero, mi si dice, altre regioni sono ancora più indietro di noi… ho capito, ma se lei ricorda, Assessore, noi su questo avevamo tampinato all'inizio della legislatura 1998-1999 poi, di fronte alle sue promesse: "il piano c'è, il piano arriva", abbiamo un po' sospeso le nostre insistenze, ma l'impressione che si ha è che in tutti questi quattro anni, a parte il fatto di aver scritto questo piano, non è stata fatta raccolta differenziata; è stato fatto invece un questionario, quel famoso questionario predisposto da esperti che erano esperti non in rifiuti, ma in grafica e non c'è stato a nostro avviso nessun passo avanti. Ricordo che eravamo stati molto chiari nelle nostre proposte, rileggo quello che allora il collega Curtaz diceva:

"Credo in una raccolta differenziata, portata a delle percentuali alte, dell'ordine del 60-70 percento, cosa che in Valle d'Aosta a mio giudizio è possibile, perché è dimostrato cosa è possibile fare in molti comuni del Sud-Tirolo, qui saremmo anche facilitati perché ci sono meno persone, comporterebbe un residuo di raccolta indifferenziata sull'ordine del 30-40 percento, quindi questo sarebbe un obiettivo".

Noi non abbiamo visto in questo piano quelle novità di cui lei parla. Da una parte c'è stata la prosecuzione del piano precedente, fra l'altro viene detto quasi con orgoglio che esisteva una corrispondenza degli obiettivi già fissati dal primo piano con quanto previsto dalle nuove disposizioni nazionali. Certo, c'è una legge che indica gli obiettivi da perseguire, la Regione non può che adeguarsi, ma come lo fa? È su questo che individuiamo alcune criticità. La Regione si limita a prendere atto delle percentuali del "decreto Ronchi", tutto il piano è imperniato sui limiti di questi decreti. Si dice: "quando si raggiungerà il limite del 35 percento, allora si potrà procedere a fare tutta un'altra serie di azioni, eventualmente". L'azione più innovativa, quella che ha inciso maggiormente sulla raccolta differenziata, è stata adottata nel novembre 1999 con quella famosa delibera di Giunta con la quale sono state fissate le tariffe di smaltimento dei rifiuti che i comuni devono pagare. Avendo individuato tariffe differenziate a seconda della percentuale dei rifiuti raccolti in modo differenziato, è chiaro che i comuni sono stati stimolati ad attivarsi per potenziare la raccolta differenziata.

Ci sono, è vero, tutta una serie di azioni che sono già state portate avanti e quelle che lei adesso ha ricordato, che sono i centri di raccolta comunali, le stazione intermedie di conferimento, il potenziamento del centro di Brissogne, dove si vuole procedere ad una selezione e vaglio, dove si vuol procedere ad una separazione dell'umido dal secco, ma nulla viene detto o attivato circa possibili obiettivi di eccellenza, la Regione non si pone un obiettivo di eccellenza. Non c'è un'indicazione temporale che dica: "il nostro obiettivo è da raggiungere entro un anno, due anni, tre anni"! Si dice: "sì, noi vogliamo fare questo", ma questa non è altro che una dichiarazione di intenti che può essere realizzata in dieci, quindici, venti anni, perché non ci sono scansioni temporali precise e lei sa bene, Assessore, che non porsi obiettivi di eccellenza significa aumentare il quantitativo di rifiuti da lasciare in eredità ai nostri figli.

Lei diceva con orgoglio che questo piano dice due "sì": uno alla riduzione e uno al recupero dei rifiuti. Credo che, pur con alcuni limiti, di cui parlerò dopo, questo piano dice un "sì" abbastanza chiaro ai tentativi di recupero; mi sembra invece che ci siano pochi interventi concreti nel senso della riduzione, l'ho ascoltata con attenzione quando ha indicato le azioni per prevenire e ridurre i rifiuti. Anche lei ha detto quelle cose che nel piano ci sono, perché tanto di più non c'è: l'autocompostaggio, certo, può servire; ridurre tutte quelle che sono stoviglie in plastica, materiale non riciclabile che si trova in mense, in servizi pubblici e via dicendo. Mi sembra poco però per un piano che vuole promuovere la riduzione della quantità, dei volumi, della pericolosità dei rifiuti, come chiede con puntuale precisione l'articolo 22 del "decreto Ronchi". Mi sembrano poche le due azioni che lei ha indicato come interventi di programmazione per prevenire i rifiuti, forse sarebbe opportuno intraprendere altri tipi di azioni, piuttosto che spendere dopo per separare, trasportare, riciclare e trattare i rifiuti.

Visto che c'è stata una risposta positiva a una politica di tariffazione, perché non proseguire questa politica invece di riprendere tali e quali le tariffe del 1999? Perché non pensare anche ad organizzarsi per una tassa più a livello familiare? Adesso c'è una grossa differenza fra famiglie che fanno uno sforzo notevole per differenziare ed altre che mettono tutto insieme, praticamente queste famiglie pagano la tassa sui rifiuti allo stesso modo.

La Regione, secondo me, è stata acuta nell'individuare la tariffazione differenziata per i comuni come strumento per modificare il comportamento degli stessi, forse anche questo strumento va attivato per modificare il comportamento dei singoli. Qui, ripeto, rispetto alla politica di prevenzione, c'è poco o nulla, se non quelle due linee di intervento a cui lei accennava prima.

Rispetto ai costi, è vero che in bilancio c'è un investimento che lei adesso ha ricordato di 12 miliardi di euro, ma un piano rifiuti, un piano regionale di gestione dei rifiuti dovrebbe indicare nel piano stesso una stima dei costi e delle operazioni di recupero e di smaltimento. Questo è anche un dettato chiaro e normativo del "decreto Ronchi": l'articolo 22 lo chiede con molta chiarezza, dice che "il Piano regionale di gestione dei rifiuti prevede inoltre la stima dei costi delle operazioni di recupero e di smaltimento". Ora, in tutto il piano non c'è un elemento economico. Quanto costa la gestione del centro di Brissogne, quanto costa il trasporto dei rifiuti? È stata fatta tutta una politica interessante di stazioni intermedie comunali, intercomunali: si è verificato se questo sistema di raccolta dei rifiuti costa di più o di meno di quanto costava prima, oppure se è funzionale ridurre i costi? Tutta questa parte non c'è! Non c'è una previsione di quanto costano i vari progetti di nuove apparecchiature previste nel piano, quanto è disposta a spendere la Regione per raggiungere questi suoi obiettivi… e poi anche in modo differenziato? Questo non c'è, quindi questo non è un piano, è una presentazione di intenti, con, da una parte, la descrizione di quanto è stato fatto e, dall'altra, la presentazione di intenti, senza però indicare dei limiti temporali, degli obiettivi precisi da raggiungere nell'arco di 2-3-4 anni o anche per zone. Mi sembra un po' generico quanto previsto nel piano!

Le strategie per il futuro: qui va bene che non ci sia l'inceneritore, di questo siamo contenti, ma il fatto di prevedere l'eventuale 4° lotto… intanto si parla di eventualità, non di certezza, e poi dopo questo c'è il vuoto, c'è un punto interrogativo.

Vorrei sottolineare ancora tre criticità, che forse avevamo già enunciato, ma che qui riprendo.

L'utilizzazione della discarica di Pontey di tipo "2B": a pagina 15 del piano è detto con molta chiarezza che questa serve per lo smaltimento dei rifiuti speciali inorganici principalmente derivanti da attività produttive dello stabilimento Cogne di Aosta. Lei stesso però mi ha confermato che questa discarica non viene utilizzata dalla CAS, che trasporta i suoi rifiuti in discariche di tipo "A" fuori Valle, allora la mia domanda è: se sono rifiuti che possono essere messi in discariche diverse dal secondo tipo "B", non ci sono in Valle discariche in grado di accogliere questi rifiuti?

La gestione dei rifiuti speciali inerti. Non me ne voglia il Consigliere Borre se faccio mie una serie di osservazioni che a più riprese sono state fatte da lui in commissione. Abbiamo la legge regionale n. 19/1995 a cui si fa riferimento nel piano, che prevede finanziamenti ed incentivi per l'installazione in Valle di impianti di riciclaggio di materiali inerti provenienti da demolizioni, scavi, sbancamenti e scarti edilizi; la legge non è mai stata utilizzata dalla Regione e non è stata mai sostenuta. Se andiamo a vedere i bilanci per questa legge, nel 2003 zero, nel 2002 zero, nel 2001 zero, nel 2000 c'era un residuo iniziale di 100 milioni e poi variazioni meno 100, nel 1999 inizialmente c'era un residuo di 350 milioni, poi variazioni meno 350 milioni. Questo per dire che è una legge che non è stata utilizzata, che la Regione non ha sostenuto. Sembra quasi inutile riaffermare la validità di questa legge, al fine di diminuire la quantità di materiale da portare in discariche di seconda categoria e di allungare così la vita di queste discariche, perché c'è anche questo problema, se non si fa nulla, cioè se si continua a dare autorizzazioni per scavi in alveo, per cave e se non si sollecitano anche gli imprenditori ad utilizzare questa strada diversa. Penso che ci sia una responsabilità della Regione rispetto alla non applicazione di questa legge regionale, non è necessariamente responsabilità dell'Assessorato della sanità e questo a riprova che il tema dei rifiuti è, come il tema della salute, un tema trasversale a tutta la Giunta e allora, se non se ne fa carico tutta la Giunta, ciascuno per il proprio settore, non si riesce a far crescere una cultura diffusa di gestione dei rifiuti. Questa separazione di competenze e la difficoltà di dialogo fra settori diversi dell'Amministrazione, tra l'altro, è sottolineata anche nel piano, laddove viene presentato il "Piano amianto" redatto dall'ARPA. Si constata nel piano che, mentre l'Albo degli smaltitori dei prodotti di amianto è tenuto dall'Assessorato dell'industria, le autorizzazioni vengono rilasciate dall'Assessorato della sanità e la politica regionale in materia di discariche è diretta sempre dall'Assessorato della sanità. Il fatto che ci siano due Assessorati che intervengono nello stesso settore fa concludere al piano: "pertanto non si possono fare ipotesi in merito a scelte future", il che sembra un po' strano, ma sembra essere così.

Così pure c'è un po' di genericità e di non chiarezza anche in altri tipi di intervento, ad esempio mi sembra buona l'idea di far sì che il centro di Brissogne possa essere riconosciuto come impianto di stoccaggio intermedio del CONAI. Si dice che, affinché questo possa avvenire, bisogna dotare il centro di macchinari per la cernita manuale, ma appena prima si dice che solo se si raggiungerà il 35 percento della raccolta differenziata, si valuterà se e come procedere all'acquisto di questo macchinario per la selezione manuale. Da una parte, allora, sembra urgente attivare in fretta il riconoscimento da parte del CONAI, che permetterebbe di risparmiare anche tutta una serie di spese per il trasporto, dall'altra, i programmi di avvicinamento a questo obiettivo sono lasciati alla casualità e alla genericità. Questo per dire che non crediamo che il piano possa essere considerato come "sì" a riduzione e a recupero e "no" all'inceneritore. Penso che, rispetto alla riduzione, sia ancora un "no", ma un "no" per difficoltà di individuare gli strumenti di intervento e questo ci dispiace.

Président La parole au Conseiller Curtaz.

Curtaz (Arc-VA) Intendo fare alcune considerazioni di carattere generale dopo l'ampia e articolata esposizione della mia collega di gruppo.

L'Assessore ha esordito in maniera promettente, dopo aver indicato con lo slogan "sì alla riduzione e al recupero", "no all'inceneritore", mi è venuto voglia di votare a due mani questo piano. Se poi andiamo a verificare dallo slogan alla concretezza del piano, ci accorgiamo di una realtà che è purtroppo diversa, anche se una dichiarazione politica in questo senso è pur sempre apprezzabile. È particolarmente apprezzabile perché fino a due o tre anni fa l'Assessore forse avrebbe detto: "sì alla riduzione e al recupero", ma avrebbe detto: "sì all'inceneritore". Mi ricordo le battaglie che abbiamo fatto da questi banchi dell'opposizione contro l'ipotesi dell'inceneritore in bassa Valle. Per fortuna non siamo stati soli, perché anche popolazioni locali, sindaci, comitati hanno capito intanto come l'inceneritore fosse incompatibile ambientalmente con quella realtà, poi che l'inceneritore fosse una soluzione sbagliata, incompatibile, anche esagerata sotto un certo profilo, visti i numeri relativamente bassi che la nostra Regione esprime nel settore. Noi oggi quindi apprendiamo positivamente di questo "no" all'inceneritore e rivendichiamo sotto questo profilo, per la parte che ci compete, un successo politico, perché siamo riusciti a farle cambiare idea, Assessore, e questo mi sembra un risultato non da poco!

Per quanto riguarda il problema della riduzione e del recupero, l'obiettivo finale del piano è condivisibile, perché lei giustamente ha sottolineato questo dato astratto: passare dalle 81.000 tonnellate alle 25.000 tonnellate è un dato significativo, se verrà raggiunto. Questo piano però ha questo obiettivo teorico ambizioso, ma secondo noi è carente sotto il profilo degli strumenti con i quali raggiungere l'obiettivo: strumenti giuridici, strumenti gestionali, strumenti programmatici. Il nostro scetticismo deriva dal recente passato e dal presente, perché siamo ben lontani dal conseguire obiettivi soddisfacenti. L'Assessore ha detto che, in base agli ultimi dati, la nostra Regione sarebbe la quinta in Italia, io considero questo dato estremamente negativo, perché noi, a differenza di altre regioni che hanno grossi poli industriali, grandi città, eccetera, siamo in una situazione assai favorevole. Oggi abbiamo aperto una discussione con l'Assessore Agnesod sul fatto che i piccoli numeri e il territorio penalizzano la Regione rispetto a certi servizi; mi sembra invece che sotto questo profilo, al di là dei costi di trasporto, che possono essere superiori rispetto ad altre zone, abbiamo anche un tessuto sociale e un territorio molto favorevole, soprattutto nei piccoli paesi, dove c'è già una tradizione per esempio di compostaggio: bisogna ravvivarla, bisogna far prendere coscienza alla gente dell'importanza della raccolta differenziata. A dire il vero credo che in questo settore, anche se lentamente e forse poco aiutati dagli enti pubblici, dei passi in avanti sono stati fatti. Oggi constato che c'è più gente che differenzia la raccolta dei rifiuti e li mette nel cassonetto giusto, c'è da parte di chi compie questo piccolo gesto la convinzione di fare la cosa giusta. Spero che ci sia sempre più da parte di chi non fa la raccolta differenziata la coscienza di fare un gesto di cui vergognarsi, perché non ci vuole un grosso impegno per mettere i rifiuti in tre o quattro sacchetti, per poi portarli nei cassonetti.

La mia collega ha già evidenziato un punto dove la normativa è carente - e lo voglio riprendere come spunto di dibattito -, perché è giusto il principio della differenziazione tariffaria a livello dei comuni, perché incentiva, ma bisognerebbe chiedersi se non è il caso di effettuare una differenziazione anche per utente. So che gli strumenti tecnici per fare questo tipo di differenziazione sono difficili, però in Germania abbiamo assistito a modalità di differenziazione per famiglia, possibili e condivisibili. Questo sarebbe estremamente educativo, perché è anche giusto che la famiglia in un singolo comune che fa la raccolta differenziata venga premiata, mentre la famiglia o l'utente che non la fa paghi le imposte in maniera maggiore. Adesso invece finisce tutto nello stesso calderone e poi è il comune che deve applicare le tariffe sulla base di una media in cui entrano comportamenti virtuosi e odiosi.

Credo che su questo punto la nostra Regione avrebbe tutti gli atouts non per fare i voli pindarici, ma per diventare una regione di eccellenza, una "regione simbolo"; secondo me, queste potenzialità vi sono, ma bisogna crederci! Sarebbe più facile crederci - ritorno a un punto che abbiamo affrontato questa mattina sull'Assessorato dell'ambiente - se questa fosse una competenza di un Assessorato dell'ambiente, perché capisco anch'io che un Assessore della sanità, che deve occuparsi dell'Ospedale, dei medici, della prevenzione e quant'altro, abbia difficoltà anche a seguire questo settore, di cui peraltro sono evidenti le ricadute sanitarie, non lo nego, però mi sembra che questa sarebbe una tipica competenza di un Assessorato dell'ambiente. Lo dico non perché sia innamorato degli schemi, neanche della ripartizione delle competenze all'interno di una Giunta, ma perché un Assessorato dell'ambiente potrebbe seguire questa questione più convenientemente, avrebbe più tempo da dedicare, maggiori risorse umane, più pertinenti, questo è uno dei grossi problemi ambientali peraltro nel mondo occidentale, così per esempio come lo fu il tema dei trasporti. Non è per fare sempre osservazioni, indipendentemente dalla bontà o meno delle scelte - che secondo me furono buone -, però ovviamente i trasporti nella scorsa legislatura sono stati affrontati con un altro piglio, con un'altra dedizione. L'aver spostato i trasporti in un Assessorato già oberato di competenze ha significato poterli seguire meno bene e questo mi sembra un dato inevitabile.

Noi non sciogliamo quindi le perplessità su questo piano. Sarà poi un piano che nei suoi obiettivi astratti potrà essere concretizzato o meno a seconda della volontà politica, delle scelte amministrative, del "colpo di reni" che la prossima Giunta regionale si dovrà dare anche su questo tema, altrimenti avremo degli obiettivi sulla carta, come erano gli obiettivi minimi previsti dal "decreto Ronchi" in questi anni, obiettivi minimi che la Regione Valle d'Aosta ha addirittura mancato. Secondo me questo è un dato che non ci fa onore, perché l'avere sempre di più una situazione ambientale corretta, a norma di legge, sarebbe un atout per l'intera economia regionale, perché inciderebbe positivamente sul turismo, sull'industria, sull'agricoltura. È un atout che la nostra Regione deve poter vantare: ce ne sono tutte le possibilità!

Président La parole au Conseiller Borre.

Borre (UV)Mi sembra che il piano abbia accolto quelli che sono i problemi: raccolta differenziata, recupero e diminuzione della quantità da portare in discarica e il recupero porta anche del denaro per il materiale che viene rivenduto. "L'inceneritore no"… ma qui sembra un po' la favola del Monte Bianco: i TIR devono passare, però non devono passare dal Monte Bianco, devono passare dalle altre regioni… Mi sembra di aver capito che l'Assessore abbia detto bene: l'inceneritore in Valle d'Aosta non ha senso di esistere, perché ha dei costi che non lo fanno stare in piedi, la quantità di rifiuti che si dovrebbe portare all'inceneritore non è sufficiente per far marciare un inceneritore. Non è "no" quindi all'idea dell'inceneritore, perché se poi noi andiamo a guardare nel piano le zone, dove potrebbe essere fatta un'altra discarica in Valle d'Aosta, una discarica come quella di Brissogne, ho paura che avremmo delle grosse difficoltà per reperire i terreni, quindi dovremmo essere corretti e coerenti con noi stessi. La strada che l'Assessore ha indicato, la ricerca di un inceneritore in province vicine, forse è la migliore perché non possiamo pensare di andare a fare discariche su terreni di altri.

Ci potrebbe essere, a proposito della raccolta differenziata, già un recupero del 40 percento se l'articolo del "decreto Ronchi" avesse potuto prendere il via - la raccolta a peso -, perché senz'altro, dovendo pesare la quantità di rifiuti e di conseguenza pagare, faccio attenzione a mettere nei contenitori giusti i rifiuti che vengono recuperati. Oggi questo articolo non ha preso il via, perché in alcuni comuni si è provato, ma si sono incontrate delle grosse difficoltà. Ritengo - e mi sembra che l'Assessore ne abbia parlato nell'illustrazione - che si potrebbe iniziare dagli alberghi e dalle industrie che hanno dei grossi scarti. Oggi un'industria, che recupera il cartone, che ha comprato la pressa per pressarlo, che lo mette nel suo angolo e poi viene il camion a caricarlo, paga uguale a quella che va a buttarlo vicino ai cassonetti. I ristoranti o gli alberghi, che hanno quantità enormi di bottiglie, devono caricarle su un furgone e andare a cercare nella città o nel comune la campana arancione per mettere le bottiglie dentro. Se con una ricerca, un censimento, attraverso questi operatori, si potesse arrivare a togliere da tanti marciapiedi i cassonetti e portarli nelle sedi degli stessi, forse si risparmierebbe tanto, ma, chiaramente, il comune dovrebbe andare incontro con un'agevolazione sulle tasse a chi fornisce questo servizio di separazione. Mi sembra addirittura che il piano definisca bene i colori dei cassoni e dei cassonetti: bianco per il cartone, arancione per il vetro, ma in tanti comuni usano il bianco per il vetro, l'arancione per altro materiale; da un'indagine che è stata fatta emerge che non tutti i comuni utilizzano lo stesso colore per lo stesso prodotto. Leggendo poi le stazioni, mi viene difficile da capire il conto economico: c'è una stazione a Villeneuve, dove si va a scaricare, poi c'è il camion che compatta, si ricarica e si porta a Brissogne… mi sembrerebbe meno costoso da Villeneuve andare direttamente a Brissogne. Questo è un calcolo che faccio a spanne. Lo stesso dicasi per Ayas o Brusson, perché se una delle due stazioni fosse leggermente più grande, si potrebbe evitarne una, guadagnando in fatto di bellezza ambientale e risparmiando dei soldi.

Ringrazio la Consigliera Squarzino che ha ripreso uno dei miei temi, che continuo a rilanciare, quello della legge n. 19, che riguarda lo smaltimento dei materiali inerti, che fra qualche anno saranno un problema non indifferente, perché trovare degli avallamenti da andare a riempire sarà sempre più difficile. L'Assessore in commissione ci ha letto una lettera dell'Associazione industriali, che diceva perché non era economico mandare avanti questa legge. Sarebbe come chiedere alla FIAT se è economico viaggiare sui treni, è chiaro che non ce lo direbbe! Se questo materiale recuperato venisse messo in un capitolato regionale per utilizzarlo nei sottofondi delle strade per i riempimenti, addirittura per portarlo in discarica, dove si compra terra e sabbia per coprire i rifiuti urbani, forse si riuscirebbe a fare qualcosa di buono, al di là di andare ad eliminare le cave nei torrenti.

Altro problema era quello dell'organizzazione interna, a cui ha già accennato anche la Consigliera Squarzino. Sarebbe utile che ad interessarsi dei problemi dei rifiuti urbani fosse un unico Assessorato e non che l'albo appartenga all'Assessorato dell'industria e le pratiche vengano autorizzate invece dall'Assessorato della sanità!

Ultimo problema: ho letto qui - forse dirò una fesseria e me ne dispiace, quindi non vorrei allarmare nessuno - il discorso dell'amianto, si dice che le pietre verdi, il serpentino verde contiene del quarzo. Il serpentino verde è una losa per la quale è previsto il contributo nella nostra Regione, quindi corriamo il rischio oggi di dare 80-90.000 al metro per mettere queste lose, ma se saltasse fuori una ricerca più approfondita, di dover pagare altre 40-50.000 per smaltirle dai tetti. Sarebbe interessante quindi che nella prossima amministrazione si provvedesse a rivedere le regole delle lose, con la qualità a cui devono essere assoggettate, per avere la certezza che sui nostri tetti non venga messo del materiale che poi deve essere tolto.

Président La parole à l'Assesseur à la santé, au bien-être et aux politiques sociales, Vicquéry.

Vicquéry (UV)Devo presentare un emendamento che non è secondario: riguarda la cancellazione a pagina 346, sotto la colonna "comuni serviti", della parola "Carema" e, sotto la colonna "Potenzialità espressa in ab/eq", la sostituzione al secondo quadratino di "20.000" con "15.000 ab/eq". Questo significa di fatto rinunciare definitivamente all'ipotesi più volte attesa del depuratore interregionale Valle d'Aosta-Carema. Lo dico con rammarico, dopo che anche un po' pomposamente i due Presidenti delle Regioni in quel di Pont-Saint-Martin avevano siglato l'accordo, perché è seguito un assoluto disinteresse da parte della Regione Piemonte, disinteresse che è sfociato in vera e propria opposizione. L'Assessorato regionale dei lavori pubblici, d'intesa con le amministrazioni locali della bassa Valle, sta attivandosi per la definizione di un sito e la realizzazione di un depuratore intercomunale, che non vada oltre i confini della Regione Valle d'Aosta. Non è simpatico ricordarlo, ma pur essendoci ottimi rapporti fra la Regione Valle d'Aosta e la Regione Piemonte in materia ambientale, non riusciamo a concludere nulla, prova ne è tutto l'atteggiamento riguardante il discorso dell'inceneritore.

Ne approfitto per dare già alcune risposte alle domande poste, domande costruttive, ed è questo lo spirito che deve esserci a livello di Consiglio regionale, perché sicuramente su questa materia non c'è nessuno che abbia la verità in tasca.

Quando ho definito le previsioni delle simulazioni attendibili, l'ho detto a ragion veduta perché finora l'esperienza di questi anni ci ha dimostrato che i calcoli matematici hanno poi dato, se attuate le azioni che abbiamo messo in campo, risultati vicini alle previsioni. È chiaro che dipende dalla capacità di mettere in atto le azioni, ma dipende anche da elementi esterni alle politiche regionali. Valga per tutti il problema della riduzione del rifiuto, questo è un problema politico di ampia envergure, che investe il sistema globale, direi anzi mondiale della produzione industriale, che va al di là delle competenze di ogni singolo Stato; certamente le regioni possono intervenire, ma possono intervenire su una percentuale molto residuale.

Così come per quanto riguarda gli inerti - rispondo un po' trasversalmente alle domande che sono state poste dai colleghi Borre, Squarzino e Curtaz - dobbiamo ricordare che è stata attuata una politica di riduzione finalizzata a rispettare uno dei dettami del "decreto Ronchi" per il non conferimento delle terre nelle discariche. A questo si è aggiunto l'elevato aumento dello spezzamento delle strade, perché nel frattempo il decreto ha previsto che lo spezzamento delle strade sia da considerarsi rifiuto. Questo per dire che viviamo in un contesto generale in cui la definizione stessa di "rifiuto" è oggetto di modificazioni continue a livello europeo, di conseguenza a livello degli Stati membri. Questo non per giustificare il fatto che l'elaborazione del piano sia durata quattro anni, non è così a dire il vero, è durata quattro anni perché è stato incaricato il progettista nel marzo 2000 e le risposte, l'elaborazione e l'istruttoria sono intervenute nei due anni…

(interruzione della Consigliera Squarzino Secondina, fuori microfono)

… ma non è tanto questo il problema. Il problema è che abbiamo dovuto tener conto dell'evoluzione della definizione di "rifiuto", che ci condizionava soprattutto rispetto alla discarica di tipo "B2" di Pontey, rispetto a quali tipi di rifiuti; questo ci ha bloccati, ci ha fatto sospendere ogni decisione, tutta la difficile, delicata trattativa rispetto alla scelta di conferimento, la scelta rispetto al gestore della struttura di Brissogne, difficile situazione che ha comportato pareri legali, incontri molto complessi da definire.

Si dice anche che ci sono stati problemi nella definizione degli obiettivi, nel senso che - sostiene la Consigliera Squarzino - mancano obiettivi di eccellenza, perché non sono definiti tempi certi. Non mi pare sia così, perché comunque indichiamo in questi 11-12 anni i tempi di gestione della discarica comprensiva del 4° lotto e nel ventennio, se attuate, tutte le politiche previste nel piano stesso. Vent'anni sono moltissimi, ma nel contempo ci diciamo che non possiamo sicuramente aspettare troppo per andare a definire dei siti.

È vero allora che la Valle d'Aosta morfologicamente è quella che è; di certo, una volta che saranno attuate tutte le politiche - rispondo essenzialmente al Consigliere Borre -, non è pensabile che vi sia una "discarica di Brissogne bis"! Vi saranno sempre "discariche di Brissogne bis", perché ridurremmo fino al massimo possibile… ma, o si torna alla logica dell'incenerimento tale e quale, cosa che è stata aborrita da parte di tutti i livelli, indipendentemente dalle ideologie, scartato l'organico, scartato il CDR, scartato il sottovaglio, scartato il sopravaglio… alla fine mi rimane una quantità che devo scaricare in una discarica di tipo "A"; per cui, poniamoci pure l'obiettivo che in Valle d'Aosta dovrà essere realizzata una struttura analoga! Dovremmo assolutamente mettere in atto un sistema tariffario come il piano rinvia; questo piano rinvia ad una deliberazione di Giunta regionale una ripartizione a favore dei comuni su cui insistono le discariche sia di tipo "A" che di tipo "B". Dovremmo celermente definire percentualmente quanti euro al chilo vengono destinati ai comuni su cui insistono queste discariche, fondi che i comuni sono comunque poi a loro volta obbligati ad utilizzare a fini ambientali; la deliberazione di Giunta prevede questo. Questo è un tema assolutamente delicato. La "discarica di Brissogne bis" probabilmente non avrà le dimensioni dell'altra, ma avrà comunque le stesse problematiche di gestione che tutti conosciamo.

Rispetto alla riduzione dei rifiuti, si dice che è un obiettivo buono, ma mancano azioni e si propone di rivedere le politiche tariffarie; concordo. Ricordo che, quando abbiamo definito in Giunta queste tariffe, non sono state così ben gradite dagli amministratori comunali, ma devo dire che dal 1999 al 2000 sono state vincenti rispetto ai risultati, perché finalmente i comuni, anche i più restii, hanno preso contezza dell'assoluta necessità.

Tasse familiari: qui tutto si può fare, ma la problematica circa il penalizzare coloro che non rispettano la normativa, rispetto a coloro che la rispettano, è tematica delicata, perché nel piano proponiamo una raccolta domiciliare leggera, limitatamente alle grandi utenze: magazzini, commercianti e quant'altro, perché siamo certi che avrà dei grossi risultati, mentre siamo molto scettici sul rapporto costi-benefici della raccolta domiciliare personalizzata, addirittura a livello di peso di singolo utente familiare, perché esperienze tedesche ci sono, ma dobbiamo porci un problema. Il problema è: a fronte di un sicuro aumento di raccolta differenziata con la raccolta domiciliare personalizzata per singolo utente, di certo avremo un innalzamento dei costi che va di nuovo a gravare sulle famiglie.

È una scelta di campo su cui dobbiamo riflettere, perché già nella programmazione attuale avevamo consigliato al Comune di Aosta di far decollare questo sistema per un quartiere, ma non è stato fatto perché i tecnici del Comune di Aosta stanno arrivando alla conclusione dell'assoluta difficoltà di mettere in atto questo sistema e del sicuro innalzamento dei costi. È una scelta di campo che dobbiamo fare e che non escludo…

(nuova interruzione della Consigliera Squarzino Secondina, fuori microfono)

… lo so, ripeto, sul mercato ci sono coloro che si sono presentati da noi, li abbiamo dirottati al Comune di Aosta, con sistemi di pesatura del singolo bidone di conferimento, addirittura con sistemi di pesatura sottoterra di modo che non risulti neppure lo chalet sull'asse stradale.

Ci sono sistemi che timidamente si affacciano sulla realtà italiana, ricordo Genova e altre situazioni che non sono da escludere e il Piano rifiuti dà la possibilità all'ente locale di autogestirsi queste politiche. Noi diamo semplicemente delle indicazioni, ma se riuscissimo a convincere i grandi produttori, con cui mi sono incontrato, a far decollare "motu proprio" un servizio parallelo al servizio pubblico, con appalti di gestione direttamente gestiti dalle associazioni di categoria, sicuramente otterremmo dei risultati.

Devo dirvi che non ho ricevuto lodi, non ho avuto un gran successo nel presentare questa proposta perché, ad oggi, è più comodo scaricare da parte del commerciante sulla raccolta stradale. Questo dobbiamo vietarlo: lo scaricamento da parte dei grandi produttori sul sistema stradale va assolutamente bloccato, perché non funziona.

Rispetto alla discarica di Pontey, di fatto le ultime novità che ho illustrato in commissione le riconfermo; la Cogne, in virtù di una normativa europea recentemente entrata in vigore, ha la possibilità di usufruire di una sorta di moratoria, come tutte le industrie siderurgiche, per continuare a scaricare i residui degli acciai in discariche di tipo A. Perché non si discarica in Valle d'Aosta? Perché lo abbiamo bloccato, perché noi abbiamo fatto una politica di riduzione del quantitativo di rifiuto nelle discariche di tipo A; questa però è libera scelta della Cogne, che se trovasse un comune disponibile ad accogliere le scorie di acciaierie, lo farebbe sicuramente ma, visti i costi di conferimento che sono bassissimi, continuerà sicuramente a scaricare nella Regione Piemonte.

Per parlare del problema dei materiali inerti aspetto che il collega Borre rientri per non ripetermi.

Rispetto alla politica dell'amianto, è un po' infelice quella espressione nel capitolo relativo all'ARPA, ma qualcosa sfugge sempre e comunque il significato non è quello di dire: "visto che lo fa l'Assessorato della sanità, non si sa che cosa farà". Vengo al problema delle competenze. Rispetto all'inceneritore, collega Curtaz, dire che ero d'accordo è un po' forte, era d'accordo "Il Monitore Valdostano", che non necessariamente coincide con la volontà dell'Assessore Vicquéry…

(ilarità dell'Assemblea)

… e qualche imprenditore della bassa Valle che aveva l'interesse a divulgare…

(nuova interruzione della Consigliera Squarzino Secondina, fuori microfono)

… ma era ipotetica la cosa, ve lo ricordate. Ci eravamo limitati allo studio e alcuni imprenditori della bassa Valle proprietari di terreni erano molto interessati. Questo non significa che devo dare atto alla vostra forza politica, che ha sempre fatto di questo tema un punto di riferimento, che siete stati insistenti, criticamente insistenti, però in ogni scelta c'è una maturazione, chi conosce la compostezza delle amministrazioni regionali che si sono succedute sa che non ragioniamo mai per colpi di sole, ma ragioniamo a ragion veduta e, sotto questo punto di vista, sembrerebbe che l'era dell'inceneritore sia definitivamente tramontata.

Per quanto riguarda i materiali inerti, la legge n. 19 purtroppo non ha avuto adesioni da parte degli imprenditori stessi, a cui avevamo anche proposto la modifica della legge per incentivare questa possibilità di recupero di questi materiali. Dobbiamo anche dire a ragion veduta che nel frattempo è intervenuta una grossa quantità di materiali a disposizione in seguito all'alluvione, che ha creato enormi problemi, ma ne ha risolti tutta una serie di altri. Sono dell'avviso che non bisogna bloccarci, bisogna insistere sotto questo punto di vista, ma non confondiamo il disalveo con la valorizzazione dei rifiuti e degli inerti, perché sono momenti diversi e politiche di gestione del territorio che vanno tutte prese in considerazione.

Rispetto alle competenze, colleghi Curtaz, Squarzino e Borre, il tema della gestione dell'Albo degli smaltitori è tema che, per legge nazionale, è di competenza delle Camere di commercio, mentre le autorizzazioni ed iscrizioni - articoli 26-27-28 del "decreto Ronchi" - sono effettuate dall'Assessorato competente, per cui l'albo rimarrà sempre gestito dall'Assessorato che gestisce la Chambre. Questo non significa che non possa concordare con voi che l'Assessorato della sanità potrebbe anche non interessarsi di queste cose. Dobbiamo dire che le competenze dell'Assessorato del territorio sono chiare: si lavora insieme, tutta la parte degli investimenti la gestisce l'Assessorato del territorio e tutta la parte organizzativa ed autorizzativa la gestisce la sanità. Espongo il Piano rifiuti per primogenitura, ma avrei volentieri lasciato questo compito al collega Vallet. Questo per dire che tutto si può ridiscutere, ma non c'è questa suddivisione di competenze che blocchi iniziative di un certo genere, perché la volontà dell'Amministrazione regionale è quella di dare le competenze in ambito di sottobacino alle comunità montane, con grosse resistenze da parte di alcune realtà ad accettare questa proposta.

Alcuni aspetti più specifici. Per quanto concerne il serpentino, non risulta, collega Borre, che nelle lose vi siano fibre di amianto; anzi, non vi è questo pericolo che vi siano fibre di amianto nell'amianto di serpentino. Così come per la localizzazione delle stazioni intermedie, alcune di queste risentono di una programmazione datata; per intenderci la Val di Ayas è partita molto in fretta, il Comune di Brusson è stato forse il primo in Valle d'Aosta, assieme a Cogne, a far decollare questa stazione intermedia, dopo è intervenuto Ayas, ma le quantità del Comune di Ayas e di quello di Brusson messe assieme richiedevano la necessità di costruire due stazioni. Se si fosse fatta una programmazione diversa, sicuramente si sarebbe optato per la stazione intermedia di Brusson potenziata, ma così era già avvenuto. Per altri settori siamo ancora fermi, vedasi la Val di Gressoney che ancora non ha deciso la localizzazione del sito.

Rispetto ai costi, è stato fatto uno studio approfondito su commissione della Comunità montana Monte Cervino, che era dubbiosa se localizzare una struttura intermedia in quella località piuttosto che conferire direttamente al centro di Brissogne. Ebbene, i costi si equivalevano abbastanza, ma la scelta definitiva è stata quella di non realizzarla. Per la struttura di Montjovet e di Hône non vi è ombra di dubbio che si risparmia, perché l'obiettivo è anche di far circolare meno camion per problemi di inquinamento e di decongestionare il più possibile l'attività di conferimento e raccolta della struttura di Brissogne. La programmazione che è stata ipotizzata, anche quella di Villeneuve, a parere dei tecnici che hanno lavorato su questa materia, è equa, con un giusto rapporto costi-benefici, costi di gestione e costi di trasporto. Mi pare di aver dato delle risposte a tutti i quesiti posti.

Rispetto ai costi, nel piano non ci sono, ma l'elemento pregnante è quello del bilancio e nel bilancio ci sono, ripeto, 11 milioni di euro a destinazione. Non si può dire che non si investa sotto questo punto di vista. Anche i costi di gestione sono evidenziati nel bilancio: circa 4,5 miliardi di vecchie lire per la gestione della struttura di Brissogne; ripeto: struttura che è autosufficiente, perché vengono totalmente recuperati con le tariffe annuali. Nei centri intermedi vengono anche ricompresi i costi di gestione legati ai trasporti, ma questi sono temi che riguardano l'aspetto formale più che sostanziale: che lo si citi nel piano oppure no, la fotografia esistente è questa.

Ciò detto, mi pare che possiamo licenziare questo Piano rifiuti come una proposta emendabile e modificabile in ogni momento, perché è un atto amministrativo, spetta a questo Consiglio regionale rivederlo. Se riuscissimo a trovare strumenti più concreti cogenti per ridurre la produzione rifiuti, per aumentare la raccolta differenziata, di certo questa Amministrazione li prenderà in considerazione senza nessuna reticenza.

Président Je rappelle que nous sommes toujours en discussion générale, même si l'intervention pour présenter l'amendement a été plus qu'une réplique. Si personne ne demande la parole, on passe à examiner l'acte. La IIIème Commission à la majorité a donné son avis favorable, nous votons la proposition de délibération avec le plan annexe, avec l'amendement de l'Assesseur, dont je donne lecture:

Emendamento Cancellare a pagina 346, sotto la colonna "Comuni serviti", la parola "Carema" e, sotto la colonna "Potenzialità espressa in ab/eq", sostituire al secondo quadratino 20.000 con 15.000.

Je soumets au vote la délibération:

Conseillers présents: 33

Votants: 27

Pour: 27

Abstentions: 6 (Beneforti, Curtaz, Frassy, Lattanzi, Squarzino Secondina, Tibaldi)

Le Conseil approuve.