Oggetto del Consiglio n. 2999 del 5 febbraio 2003 - Resoconto
OGGETTO N. 2999/XI Presenza in Valle d'Aosta di lavoro minorile. (Interrogazione)
Interrogazione Venuto a conoscenza che, secondo una recente ricerca dell'Organizzazione internazionale del lavoro (ILO), sarebbero ben 408 i minori che lavorano nella nostra regione;
Considerato che nella nostra società civile è intollerabile la presenza del lavoro minorile che sfrutta, senza ritegno, la produttività di chi, in virtù della propria tenera età dovrebbe dedicarsi allo studio ed allo svago, nel normale processo di sviluppo della propria infanzia;
il sottoscritto Consigliere regionale
Interroga
la Giunta regionale per conoscere:
1) se è a conoscenza di tali dati e di tale ricerca svolta dall'Organizzazione internazionale del lavoro (ILO);
2) se ha già posto in essere delle azioni per verificare la corrispondenza di tali dati in modo da poter poi intervenire per eliminare o almeno per attenuare la presenza in Valle di questo preoccupante fenomeno.
F.to: Lanièce
Président La parole à l'Assesseur à l'industrie, à l'artisanat et à l'énergie, Ferraris.
Ferraris (GV-DS-PSE) Per quanto riguarda la prima questione posta, il rapporto dell'ILO, a cui si fa riferimento nell'interrogazione: "A future without child labour" utilizza, per quanto concerne l'analisi del lavoro minorile in Italia, fra le altre, una ricerca svolta da Gianni Paone e Anna Teselli per conto della CGIL. Noto una particolare vicinanza in queste due interrogazioni del Consigliere Lanièce con la CGIL.
Tornando all'argomento, l'analisi, come si legge nella stessa ricerca: "Lavoro e lavori minorili in Italia", EDS Editori del 2000, ha il suo nodo principale proprio nella difficoltà di stimare con precisione il fenomeno. Con l'entrata in vigore della legge n. 977/1967 contro il lavoro minorile, l'ISTAT ha ritenuto concluso e, quindi, non più rilevabile, il fenomeno, identificandolo da allora come fenomeno raro, perdendo esso ogni ragione scientifica di rilevazione e di valutazione quantitativa.
Nel 1993 l'UNICEF ha stimato in Italia 200-300.000 minori che lavorano illegalmente. Non è chiaro - si dice nella ricerca sopra citata - in che modo l'UNICEF abbia valutato il fenomeno. Negli stessi primi anni '90 fu il CENSIS ad analizzare il fenomeno, arrivando a stimare un dato di 120.000, ma senza alcuna distinzione fra quelli con meno di 15 anni e quelli con oltre 15 anni, viste le conseguenze sul piano giuridico di questo. Nel 1996 l'ILO stima che in Italia il numero di minori fra i 10 e i 14 anni che lavorano illegalmente rappresenti lo 0,4 del totale della popolazione minorile, una percentuale che deriva da una comparazione con altri Paesi europei. Se consideriamo però che la popolazione valdostana fra i 10 e i 14 anni è di circa 4.000 unità, lo 0,4 indicato dall'ILO comporta un valore assoluto di 16 unità, ben diverso dalle 408 in questione e, comunque, anch'esso discutibile; quindi c'è un problema anzitutto di identificazione della dimensione del fenomeno. Sicuramente la dispersione scolastica nell'età dell'obbligo è l'elemento che meglio di ogni altro può aiutare ad analizzare il fenomeno del lavoro minorile. In Valle d'Aosta i "drop out" nella fascia dell'obbligo scolastico, cioè coloro che non completano la scuola media, sono 50 ogni anno, ma non abbandonano comunque la scuola prima dei 15 anni.
Altro dato per provare a stimare il fenomeno è quello di quantificare gli infortuni sul lavoro denunciati, che concernono ragazzi con meno di 15 anni. In Valle d'Aosta le denunce riguardano soggetti esclusivamente con oltre 15 anni; quelle con meno, concernono infortuni in ambiente scolastico, per i quali gli istituti sono tenuti alla tenuta di una posizione di denuncia INAIL.
Tornando all'indagine citata, che ha portato al dato delle 400 unità per la Valle d'Aosta, essa è stata realizzata nei primi dieci mesi del 1999 in realtà territoriali del centro nord, con l'unica eccezione data da una rilevazione effettuata sul territorio bresciano. L'indagine approfondita tiene conto di molti fattori, è rigorosa, analizza con dovizia le diverse figure professionali, i settori di lavoro, distingue tra "child labour", attività per conto terzi salariata, e "child work", attività svolta in ambito familiare e non necessariamente economica. Offre un profilo del lavoro minorile e dei minori, giungendo ad una stima del fenomeno a livello nazionale, tenendo conto in particolare del fatto che il "child labour" è rilevabile soprattutto là dove sono presenti comunità di immigrazione asiatica, cinese "in primis", tanto da dedicare a questo aspetto un capitolo a parte.
L'indagine risulta meno rigorosa, invece, quando cerca - pur adottando parametri diversi a seconda del territorio - di giungere ad una distribuzione del fenomeno che coinvolga tutte le regioni italiane. Si tiene cioè conto delle differenze che si rilevano sul territorio nazionale nel grado di dispersione scolastica, nella diversa composizione e propensione al lavoro del nucleo familiare, delle diverse economie del lavoro sommerso presenti in ciascun territorio. In ogni caso, pur con l'adozione di questi parametri di differenziazione delle aree, la distribuzione del dato nazionale risulta non realistica per la nostra regione. Infatti, dapprima si giunge a valutare in 368.000 i minori fra i 10 e i 14 anni che lavorano in Italia, poi si procede ad una distribuzione fra le regioni, sulla base della popolazione e della presenza del lavoro sommerso. In questo modo vengono assegnate alla Valle d'Aosta 408 lavoratori con meno di 15 anni, 217 maschi e 191 femmine: di questi, sarebbero 320 al primo lavoro, mentre 88 avrebbero già registrato altre esperienze, 156 lavorano da meno di un anno, 117 da più di un anno - ma meno di due - 136 da più di due anni; infine, 195 lavorerebbero in famiglia e 214 presso terzi.
Con riguardo alla dispersione scolastica la stessa ricerca non ha potuto ripartire il dato di 408, cioè non risulterebbero minori che hanno abbandonato prima dell'obbligo la scuola per lavorare; pertanto, tutti i 408 soggetti frequenterebbero ancora la scuola e, nel contempo, lavorerebbero: questo seguendo la logica della ricerca.
Credo che se provassimo a riflettere un attimo, non avremmo neppure bisogno di porci certi interrogativi, cioè credere che oltre il 16 percento della popolazione valdostana di età fra i 10 e i 14 anni sia sfruttata in laboratori clandestini mi sembra un dato fantascientifico, anche perché credo che la nostra sia una realtà in cui certi fenomeni, se avessero dimensioni di questo genere, sarebbero sicuramente conosciuti. Mi attengo ai dati forniti da coloro a cui compete la verifica del rispetto della legge n. 977/1967.
Il Servizio ispezione del lavoro informa che sono 428 i lavoratori minori in Valle, 300 maschi e 128 femmine, ma che hanno un'età compresa fra 15 e 18 anni, età che consente lo svolgimento di attività lavorative, pur con i limiti previsti dalla legge. Lo stesso servizio riferisce che nel corso del 2002 sono state ispezionate 33 aziende e che in nessuna è stata rilevata la presenza di lavoro vietato, definizione che, fra l'altro, raccoglie lo sfruttamento dei minori di 15 anni; quindi, dalle ispezioni che sono state fatte in 33 aziende - un numero significativo quindi - non sono emersi dati. Questo per venire al secondo punto: abbiamo cercato di capire se i dati che vengono fuori da questa indagini siano dati realistici o se siano basati su alcuni modelli matematici, che difficilmente si adattano alla nostra realtà. Credo che i dati indicati non siano attendibili; non escludo che nella nostra realtà vi siano forme di "child work", di lavoro in famiglia, che sono fenomeni fisiologici, ma non illegali.
Condivido comunque quanto dice il Consigliere Lanièce nella premessa della sua interrogazione, quando dice che è intollerabile la presenza del lavoro minorile che sfrutta, senza ritegno, la produttività di chi, in virtù della propria tenera età, dovrebbe dedicarsi allo studio ed allo svago, nel normale processo di sviluppo della propria infanzia. Pertanto, con gli organi preposti, vedremo di mantenere alta l'attenzione su questo fenomeno, ma posso dire - con sufficiente livello di certezza - che non ci troviamo di fronte a fenomeni di lavoro minorile, quali quelli denunciati dalla ricerca che è stata precedentemente indicata.
Président La parole au Conseiller Lanièce.
Lanièce (SA) Prendo atto con soddisfazione della risposta dell'Assessore, nel senso che dimostra di essere positivo affermando che non c'è questo rischio.
Ho presentato questa interrogazione perché il 6 gennaio scorso avevo letto sulla "Gazzetta Matin" un articolo che parlava del lavoro minorile in Valle e, dato che poi questo articolo è stato allegato alla rassegna stampa dell'Ufficio di Presidenza della Regione, ho ritenuto opportuno aspettare eventuali smentite. Poiché non ho sentito né letto alcuna smentita su questo articolo ho ritenuto opportuno presentare in aula questa interrogazione per avere delucidazioni in merito. In effetti, i dati che sono evidenziati da questa ricerca fatta dalla CGIL e pubblicata sul bimestrale di informazione dell'INAIL, n. 2 del giugno 2002, sono dati allarmanti, perché individuano per la Valle d'Aosta 35 minori sotto i 10 anni, 46 di 11 anni, 91 di 12 anni, 119 di 13 anni e 117 di 14 anni, per un totale di 408 minori.
Se i dati non sono veri, allora, la prima cosa da fare è smentire ufficialmente, perché lasciando circolare notizie di questo genere si può generare attenzione e preoccupazione. Io stesso ho presentato questa iniziativa perché ero preoccupato; 408 è un numero elevato rispetto alla popolazione minorile in Valle. La seconda cosa, ovviamente, è quella di effettuare con gli organi preposti un monitoraggio sulle aziende valdostane per verificare la veridicità dell'affermazione che non esiste lavoro minorile in Valle, proprio perché - come dicevo in premessa, sulla quale l'Assessore concorda - è intollerabile la presenza del lavoro minorile nel mondo e in Italia, quindi anche nella nostra Regione. Resto dell'idea che occorra fare un controllo a tappeto e smentire ufficialmente questi dati, perché non possiamo permettere che parlando di lavoro minorile nella casella della Valle d'Aosta venga scritto dall'INAIL, dalla CGIL e da altri, un valore pari a 408!
Penso pertanto che sia opportuno mettere in atto tutte le azioni possibili per effettuare, di concerto con gli organi preposti, un controllo a tappeto della realtà valdostana, in modo da evidenziare se esiste o no questo lavoro minorile in Valle, perché si tratta di un fenomeno molto più importante di altre cose che discutiamo e che magari cerchiamo di seguire con interesse. Penso che, a fronte di questo fenomeno, che è gravissimo nel mondo, sia opportuno da parte di una seria amministrazione cercare di valutare al più presto se questi dati sono veritieri, o altrimenti smentirli ufficialmente. Bisogna evitare che qualcuno possa pensare che in Valle d'Aosta esiste il lavoro minorile: si tratta di un fenomeno che, se fosse presente, sarebbe gravissimo e sul quale occorre prestare la massima attenzione.