Oggetto del Consiglio n. 2617 del 8 maggio 2002 - Resoconto
OGGETTO N. 2617/XI Disegno di legge: "Riordino dei servizi camerali della Valle d'Aosta". (Discussione generale)
Président Sur ce sujet veuillez noter que nous discuterons le nouveau texte élaboré par la IVème Commission qui a exprimé à la majorité son avis favorable justement sur ce nouveau texte.
La IIème Commission a exprimé à la majorité son avis favorable sur ce même texte, avec proposition d'amendements.
Le Conseil permanent des collectivités locales à son tour s'est exprimé favorablement.
La parole au rapporteur, le Conseiller Fiou.
Fiou (GV-DS-PSE) La Camera di Commercio, pur avendo precedenti ormai datati, nella sostanza non ha una lunga tradizione storica nella nostra regione. Costituito nel 1928 come Consiglio provinciale dell'economia, il nuovo ente rappresentava il tipico istituto dello Stato corporativo e centralizzato dell'epoca.
La Camera di Commercio nasceva pertanto non quale espressione dell'autonomia dei ceti imprenditoriali, caratteristica della maggior parte delle Camere di Commercio italiane nate prima del regime, ma con un atto di volontà dello Stato. Inoltre, il nuovo ente si caratterizzava per la dipendenza dallo Stato, non solo per i controlli ministeriali sugli organi e sugli atti, ma anche per le attività soggette all'iniziativa del Ministero e del Governo. Infatti il Consiglio era presieduto dal Prefetto, il quale applicava solo direttive ministeriali.
Venuto meno il regime corporativo per le note vicende storiche, il Consiglio provinciale dell'economia di Aosta venne sostituito dalla Camera di Commercio dal 1° gennaio 1946, data nella quale il territorio della Valle d'Aosta fu restituito formalmente all'amministrazione del Governo italiano. In pratica questa sostituzione fu solo teorica, in quanto i nuovi organi camerali non furono neppure nominati e la camera venne soppressa pochi mesi dopo con il decreto legislativo n. 532/1946. Con tale atto le funzioni camerali vennero attribuite alla Regione, la quale vi avrebbe provveduto con propri uffici, avvalendosi di un "comitato di collaborazione" composto dai rappresentanti designati dalle organizzazioni dei commercianti, degli industriali e degli agricoltori, degli artigiani e dei lavoratori.
Ho voluto iniziare questo intervento con un richiamo a questa breve storia della Camera di Commercio della Valle d'Aosta, in quanto ritengo che oggi, approvando la costituzione della "Chambre", questo Consiglio debba anzitutto riflettere su come sia mutato il quadro di riferimento. Negli anni si è più volte sottolineato il fatto, che un motivo valido a favore della ricostituzione della Camera di Commercio era dato dalla circostanza che nella Valle d'Aosta, contrariamente a quanto avviene nel resto del Paese, gli imprenditori erano privi della possibilità di essere rappresentati in un ente, che gestisce interventi nell'ambito dell'economia e di esercitarvi la difesa dei propri legittimi interessi. Sappiamo peraltro che l'abolizione della Camera a suo tempo volle significare l'esigenza di tutelare e affermare l'autonomia della Regione, nei confronti di un organismo che era troppo legato all'amministrazione centrale. Questa scelta però privava di fatto, in Valle d'Aosta, le categorie interessate di uno strumento autonomo di intervento nella nostra realtà economica.
Del dibattito proseguito negli anni credo che si debbano sottolineare due passaggi importanti, che hanno di fatto consentito il superamento di quella sorta di sbarramento, che si frapponeva fra l'autonomia valdostana e il sistema camerale. In primo luogo, la riforma del 1993, la legge n. 580, che modificava radicalmente l'impianto precedente, formato allora da un quadro di rapporti sistematici con i Ministeri, ricercando invece una collocazione dell'ente camerale nell'assetto istituzionale che si era venuto formando con l'istituzione delle regioni ordinarie e con la riforma degli enti locali.
La legge n. 580 ha attribuito alle Camere un proprio ruolo di rappresentanza delle diverse realtà socioeconomiche, affermando però come necessaria la collaborazione con gli altri enti autonomi e non solo più con l'autorità centrale. In secondo luogo, un nuovo fondamentale passo avanti è giunto con il decreto legislativo n. 112/1998, che in attuazione del decentramento previsto dalla "Bassanini 1", ha di fatto consentito il tanto auspicato salto di qualità nei rapporti fra sistema camerale ed enti locali territoriali:
- per prima cosa ha definito, andando oltre la "580", questo quadro di rapporti, stabilendo l'autonomia statutaria, finanziaria e organizzativa delle Camere di Commercio, riconoscendo la loro autonomia, stabilendo che le norme che regolano il sistema fossero concordate con le Regioni, affidando a queste ultime il controllo sugli organi camerali;
- ha ampliato inoltre le funzioni delle camere, semplificando le precedenti, prevedendone un ruolo strategico nell'ambito di un sistema economico e di relazioni, che si andava via via mutando e globalizzando;
- ha affidato ad esse i compiti di tutela del consumatore di controllo sul sistema economico;
- ne ha infine rafforzato la capacità di essere e di fare sistema.
Questi due passaggi fondamentali, che "casualmente" sono giunti proprio nel 1993 e nel 1998 - anni di elezioni regionali e anni nei quali non a caso le categorie socioeconomiche hanno ufficialmente rappresentato l'esigenza di istituire la Camera di Commercio in Valle d'Aosta - hanno posto le condizioni per aprire un dibattito costruttivo, che non fosse più inficiato da barriere legittime ma fino ad allora insormontabili.
In pratica, la legge di riforma n. 580/1993 ha consentito di non immaginare più la struttura camerale come un "braccio armato dello Stato" lesivo dell'autonomia, e l'attuazione della "Bassanini" ha offerto una chiave di lettura nuova del ruolo delle Camere di Commercio, e quindi mi auguro della futura "Chambre", alla luce della necessità di confrontarsi con un panorama internazionalizzato, nel quale la capacità di fare sistema delle categorie socioeconomiche è non solo auspicabile ma addirittura fondamentale. Con il decentramento del sistema amministrativo le Camere di Commercio sono state investite da un processo di riordino delle pubbliche funzioni, basate su una formula organizzativa alternativa al centralismo. Si è di fatto superato un ostacolo storico della nascita della "Chambre" e si sono poste le condizioni perché la stessa sia funzionale al sistema Valle d'Aosta.
La "Chambre", anche grazie al decentramento amministrativo, si troverà ad operare in un diverso contesto, in un rapporto modificato sia con la Regione che con gli enti locali; ciò le consentirà di svolgere un ruolo sempre più fondamentale di snodo con il mercato. Avrà - e questo lo auspichiamo - un ruolo e un'identità insieme locali e globali, che daranno un significato concreto alla propria autonomia funzionale. Saprà trovare - e questo è forse il migliore augurio - un equilibrio fra gli interessi funzionali agli attori socioeconomici e agli interessi territoriali.
Il disegno di legge che esaminiamo oggi è il risultato di un confronto serio e proficuo, che ha avuto alla base la volontà comune di trovare questo equilibrio, l'esigenza di un raccordo positivo e costruttivo con le istituzioni politiche, così da costruire un circuito virtuoso fra gli interessi sociali organizzati e il sistema politico, in una prospettiva di concertazione. Un confronto stimolato anche da una posizione precisa, assunta dal Consiglio regionale nella primavera del 1998 e posto quale punto qualificante del programma di questa maggioranza regionale, al fine di giungere ad un "adeguato strumento di autonoma rappresentanza, un ruolo di supporto e di promozione degli interessi generali che attengono alle imprese e alle libere attività professionali".
Si è voluto dare applicazione al principio del federalismo economico, auspicando una Regione leggera, che sia in grado di fare sistema, mantenendo a sé i compiti di programmazione, di coordinamento e di controllo, ma favorendo lo sviluppo delle iniziative e dei ruoli delle diverse componenti presenti sul territorio. Questo nasce quindi da un confronto fattivo e dall'esame della normativa nazionale, del sistema camerale italiano e di quelli delle realtà a noi vicine o simili. È buona sintesi delle diverse esigenze e delle diverse istanze manifestate dagli attori, che hanno collaborato alla sua elaborazione.
L'obiettivo è quello di creare un soggetto, che abbia tutte le qualità per essere utilmente attivato, per collaborare al governo dell'economia regionale, con la capacità di coglierne la continua evoluzione, di districarsi in un contesto sempre più marcato di competizione fra diverse aree, sapendo progettare, promuovere, tutelare e consolidare il tessuto economico locale. È sicuramente un elemento di grande responsabilizzazione delle categorie economiche su più versanti: dall'autoregolamentazione del mercato alla formazione delle classi dirigenti, all'osservazione dell'economia, all'informazione, alla creazione delle diverse reti, al collegamento con quelle nazionali ed europee in tema di internazionalizzazione.
Nasce dalla generale e diffusa volontà di ricercare nuove e più efficaci forme di collaborazione tra i soggetti pubblici, il tessuto produttivo e il sistema sociale locale. Nasce da un'ampia convergenza, non da un compromesso, e non va visto come una sfida lanciata dal privato al pubblico e da questa raccolta e ritornata al mittente, perché sarebbe in questo senso riduttivo e ingiusto.
È e deve essere considerata quale momento idoneo, utile alla comunità valdostana in questo momento e in questo contesto socioeconomico, per quelli che sono gli obiettivi comuni della nostra collettività, sempre più rivolti all'Europa. L'Europa è ormai il nostro spazio vitale a livello economico, quando addirittura non ci dobbiamo confrontare con i mercati extraeuropei.
Fare rete anche attraverso un innovato e consolidato sistema camerale può rappresentare un atout ulteriore per una Regione che in questi anni ha saputo disegnare il proprio futuro attraverso alcune strategie di rilievo (deindustrializzazione, promozione, acquisto centrali ENEL, eccetera).
L'obiettivo è unico e comune: rafforzare l'economia valdostana attraverso un organismo imprenditoriale, realmente multisettoriale, che sia in grado di agire in nome degli interessi generali dell'economia locale, attraverso:
- una cooperazione con le istituzioni regionali e locali;
- un forte ruolo ideativo e gestionale in campo formativo per offrire nuove risposte all'occupazione;
- una concreta capacità di favorire la creazione di un humus ideale per la diffusione dell'imprenditoria sul territorio;
- un "laboratorio" di idee e di nuove tecnologie;
- una capacità di guardare oltre e di comprendere quanto evolve attorno a noi.
Con questo disegno di legge si fissa una tappa importante della strategia del fare sistema:
- per una riflessione propositiva sui modi utili per il governo del territorio, per il governo delle relazioni fra competenze e sviluppo;
- per un ulteriore passo nella riforma della pubblica amministrazione;
- per la creazione di un sistema di professionalità e di competenze elevate, utile al modello di sviluppo integrato e sostenibile che da anni questa regione persegue;
- per l'innovazione delle competenze attraverso una sintonia ed un'azione comune fra tessuto imprenditoriale e Università, per l'analisi dei fabbisogni formativi e professionali, per la ricerca e lo studio, per l'osservazione del contesto e la creazione di banche dati.
Andranno ovviamente rivalutati e regolati il ruolo e il compito di enti ed uffici, che svolgono attività che potranno rientrare anche nella sfera d'azione della "Chambre". Opportuna sarà pure una linea di condotta equilibrata nei rapporti fra "Chambre" e mondo associativo, in capo al quale deve permanere la rappresentanza delle imprese e dei soggetti. Un insieme di relazioni e di interazioni che non devono lasciare spazio a frizioni, che non devono diventare in alcun modo la giustificazione di una difficoltà nell'agire dell'ente camerale. "Chambre" e associazioni devono collaborare soprattutto per una perfetta integrazione delle idee e delle risorse.
Occorrerà, ed è previsto un percorso graduale, immaginato in 18 mesi, per il trasferimento dell'esistente, ma la fase più importante sarà quella immediatamente successiva, quella in cui la scatola andrà riempita con le attività non obbligatorie, con quelle che le Camere svolgono secondo una loro strategia in sintonia con la strategia regionale.
È una legge che nasce in un contesto di autonomia, che vuole offrire autonomia, che riconosce ai soggetti che formeranno la "Chambre" la capacità di assumere un ruolo privilegiato nello sviluppo delle strategie e delle decisioni, alla luce dei continui e importanti mutamenti della società e delle sue regole, in grado di consentire la navigazione dell'economia regionale in un contesto dove i confini sono sempre meno definiti e dove è latente il rischio di confusione, di sovrapposizione e di disorientamento.
Decentramento e sussidiarietà impongono chiarezza su qual è la migliore dimensione territoriale per operare: una Camera di Commercio flessibile nella sua organizzazione, leggera ma solida, può meglio modularsi per offrire il proprio contributo ai diversi livelli dell'amministrazione locale, mantenendo con la dimensione regionale il riferimento privilegiato.
Viene colta infine l'occasione dell'approvazione di questa legge per risolvere un problema che si pone da tempo, anche se non ha un legame così diretto con l'istituzione della Camera di Commercio, ed è l'abolizione della "CREL", richiesta da quasi tutti i soggetti interessati.
Questo fatto rende a sua volta necessaria la riconferma del metodo della concertazione e degli indirizzi concordati di programmazione previsti dal "Patto per lo sviluppo" della Valle d'Aosta, che avrà vita autonoma.
Si dà atto che, dalle ore 19,12, presiede il Vicepresidente Viérin Marco.
Presidente La parola al Consigliere Martin.
Martin (SA) Colleghi Consiglieri, con l'approvazione di questo disegno di legge si compie un altro passo importante nella realizzazione del programma di governo, che questa maggioranza aveva presentato nel 1998 all'atto della sua costituzione e ribadito nel febbraio dello scorso anno, in occasione dell'entrata in maggioranza del gruppo della "Stella Alpina". Un impegno che viene quindi onorato, un impegno sollecitato da parecchio tempo dalle forze economiche, che a più riprese hanno invitato le forze politiche ed i governi che si sono succeduti a ricostituire in Valle d'Aosta la Camera di Commercio che, come tutti sanno, è stata soppressa con decreto luogotenenziale n. 532/1946.
Fin dal 1981, per iniziativa del Presidente Michele Pignataro dell'Associazione valdostana industriali, il Consiglio regionale fu interessato alla ricostituzione della Camera di Commercio, e alcune iniziative, fra cui un'interpellanza presentata congiuntamente dai Consigliere De Grandis, Pedrini e dal sottoscritto e dagli incontri fra il comitato promotore ed i Capigruppo, furono messe in atto.
I tempi non erano sicuramente maturi, ma il problema non venne definitivamente accantonato, perché ripetutamente nel corso degli anni, sia con la presentazione di interpellanze, sia con i dibattiti sviluppatisi in occasione di discussioni inerenti i bilanci di previsione o le politiche industriali della Regione, diversi gruppi politici ritornarono più volte sull'argomento.
Si arrivò così alla fine della X legislatura nell'aprile 1998, quando il Consiglio regionale, di fronte alla presenza di iniziative legislative del gruppo degli "Autonomisti" e della Giunta regionale, e di fronte ad una richiesta delle associazioni di categoria, che chiedevano una fase di concertazione e cointeressamento di tutti i soggetti sociali ed economici, e quindi proponevano di demandare alla XI legislatura il compito di varare concretamente l'istituzione della Camera di Commercio, ebbene, il Consiglio regionale, nella seduta del 2 aprile 1998, approvò all'unanimità un ordine del giorno che testualmente recitava: "Il Consiglio regionale della Valle d'Aosta esprime la volontà che sia la prossima legislatura a porre in essere tutte le azioni tese a razionalizzare, ridefinire e riqualificare il sistema, ed a creare in tempi ragionevolmente rapidi un organismo in grado di dare rappresentatività e governo autonomo agli operatori economici".
Il problema venne quindi ripreso nell'attuale legislatura "in primis" come impegno politico, con l'inserimento di questo argomento, come ricordavo, nel programma di maggioranza e poi, concretamente, con la costituzione di un gruppo di lavoro che ha coinvolto tutte le associazioni interessate.
Questo gruppo di lavoro ha gettato le fondamenta per l'elaborazione da parte della Giunta regionale del disegno di legge, che oggi quest'assemblea discute. Si potrà obiettare che troppo tempo è passato da quando questo argomento è iniziato ad essere dibattuto. Va peraltro detto, con molta onestà, che solamente negli ultimi anni ci si è posti seriamente il problema della Camera di Commercio e questo tema, che in passato non trovava molto credito fra le forze politiche, è stato invece affrontato e valutato con prospettive diverse e condiviso dalla stragrande maggioranza delle forze politiche stesse, sia per le trasformazioni evidenti che hanno interessato il tessuto socioeconomico della nostra regione, sia per l'entrata in vigore della legge di riforma degli enti camerali.
Voglio dare atto, in questo contesto, al Consigliere Beneforti di essere stato, per diversi motivi, contrario all'istituzione della Camera di Commercio fin dalla notte dei tempi e di non avere ancora cambiato idea. Fra le tante motivazioni che il Consigliere Beneforti cita a sostegno della sua contrarietà, ce n'è una che non va sottovalutata, perché in caso contrario si correrebbe veramente il rischio di un insuccesso. Egli teme che la Camera di Commercio non sia autonoma nelle proprie decisioni, non sia autonoma nel fornire elementi alla pubblica amministrazione e al governo dell'economia; teme, in altre parole, che si vada a creare un pericoloso quanto inutile "carrozzone".
Noi non siamo insensibili a questi timori, ma non li condividiamo perché ci pare che, così come è strutturata la "Chambre", essa possa veramente diventare lo strumento per un ruolo più attivo delle imprese e delle libere professioni nella gestione dell'economia regionale.
Non solo, noi vediamo nell'istituzione della Camera di Commercio, così come è prefigurata, un ente dotato di funzioni consultive e di monitoraggio dell'economia regionale, in grado di fornire alla Regione pareri per interventi normativi e quindi un ente che si inserisce nel campo attualmente occupato anche da altre istituzioni aventi le stesse funzioni. Quindi un ragionamento di razionalizzazione sarà certamente necessario, e ci rallegriamo che un primo importante passo sia stato fatto nell'abrogazione della "CREL". Riteniamo tuttavia che, una volta raggiunta la piena e totale funzionalità della "Chambre", un'analisi sull'effettiva necessità di mantenere in vita altri enti che fanno cose similari sia quanto mai opportuna. Sono ragionamenti che andranno affrontati nel tempo, con serenità ed obiettività, così come andranno valutate con attenzione le considerazioni che sono state fatte dalla CISL in occasione del dibattito sulla "Chambre", e che sono state trasmesse a tutti i membri della II Commissione. Sono riflessioni a mio avviso molto puntuali, che, nel momento storico che stiamo vivendo, assumono un'importanza particolare.
Il tema della concertazione e il tema del confronto fra le parti sociali in Valle d'Aosta fortunatamente non stanno vivendo momenti drammatici come nel resto del Paese, ma il campanello d'allarme lanciato dal Segretario della CISL merita una riflessione, che le forze politiche devono compiere.
Per parte nostra, posso assicurare che questa riflessione ci sarà, come sono certo che ci sarà da parte dell'Assessore all'industria, certamente sensibile a questo argomento non solo per il ruolo istituzionale che ricopre, ma anche per provenienza formativa.
Presidente La parola al Consigliere Praduroux.
Praduroux (UV) L'analisi di questo disegno di legge dà luogo ad alcune osservazioni, che cercherò di riassumere brevemente nel mio intervento.
L'impegno preso sul finire della passata legislatura, nella primavera del 1998, trova oggi la sua finalizzazione al termine di un cammino che, passando attraverso la costituzione di un gruppo di lavoro all'inizio di questa legislatura, ha reso possibile questo ulteriore risultato concreto del programma di maggioranza, che oggi abbiamo all'ordine del giorno. Devo sottolineare come questo disegno di legge affondi i suoi presupposti e non solo, come vedremo, in un pacchetto di norme pre-statutarie, che hanno fissato le basi per la costituzione della circoscrizione autonoma della Valle d'Aosta.
Fra i decreti luogotenenziali del 1946, figura anche il n. 532, che ha soppresso la Camera di Commercio al pari di altri enti, con l'obiettivo di introdurre tratti di autogoverno e un regime giuridico di autonomia speciale, prima ancora che l'Italia assumesse la sua fisionomia di Stato repubblicano.
Il valore di queste norme e il riferimento che ad esse ho fatto, non ha carattere puramente simbolico, in quanto in parte la loro efficacia si dispiega ancora oggi. L'attualità di quelle norme si rivela proprio nella pratica operativa di questo disegno di legge: infatti, la Regione, nel regolare aspetti legati alla sede e alla dotazione patrimoniale iniziale della "Chambre", fa riferimento a quanto indicato nell'articolo 15 del decreto luogotenenziale n. 532/1946.
La valenza di quelle norme è inoltre testimoniata dal fatto che, proprio nel momento in cui si operava un taglio netto con il passato, si lanciava la prospettiva di un'opportunità per la nuova circoscrizione autonoma di dotarsi di un ente a carattere locale, che si occupasse delle funzioni altrove svolte dalla Camera di Commercio. Solo molto più tardi, a livello nazionale, si comprese l'importanza di introdurre aspetti di decentramento con la riforma delle Camere di Commercio, operata nel 1993.
È necessario sottolineare che dall'analisi comparata dell'assetto dei servizi camerali in altri Stati europei, siano essi centralizzati o federali, si rileva il carattere di unicità della situazione in cui si trova la Valle d'Aosta.
Alla disciplina organica dei servizi camerali e delle altre esperienze statali, fa riscontro nella nostra Regione la possibilità di giungere all'elaborazione di soluzioni che tengano conto della situazione di autonomia differenziata. D'altro canto, anche la recente giurisprudenza costituzionale in merito all'ordinamento delle Camere di Commercio in Trentino Sud-Tirol, sottolinea la rilevanza del principio di autonomia statutaria.
Si dimostra quindi che la particolarità della nostra Regione non dispiega i suoi effetti solo in settori come quello linguistico, culturale o strettamente giuridico, ma presenta la possibilità per la Valle d'Aosta di porsi come occasione di sperimentazione di soluzioni alternative tipiche anche nel settore economico e industriale, come in questo caso. È un fatto importante che ho avuto modo di sottolineare in occasione del recente congresso dell'Union Valdôtaine in tema di concorrenza sui mercati esterni, a proposito delle potenzialità del "Laboratoire Vallée d'Aoste" a livello transfrontaliero ed europeo, proprio nei settori produttivi, là dove l'attività degli operatori economici locali va sostenuta in modo decisivo.
Prima di concludere, mi sia consentito, senza entrare nel merito della struttura del disegno di legge - già sufficientemente illustrata dal relatore - svolgere un'ultima considerazione.
Il passaggio dalla gestione diretta da parte della Regione dei servizi camerali alla creazione di questo ente segna, a mio avviso, una continuazione di quel percorso che ha già prodotto effetti concreti nel comparto degli enti locali, e che tende, ora, con questo provvedimento legislativo, a rendere effettivo il principio di sussidiarietà anche in altri campi, segnatamente quello economico e produttivo.
Significativo è il ruolo di accompagnamento che la Regione si è data nella fase di transizione, attraverso un graduale percorso che condurrà il nuovo ente a poter governare le funzioni e le azioni di interesse generale per le imprese.
La rilevanza del Comitato paritetico non deriva solo dal ruolo svolto nel periodo di transizione, ma sarà verificata soprattutto se in esso potranno realmente scaturire elementi di efficace confronto e di cooperazione fra Regione e rappresentanze economiche ed imprenditoriali, che potranno ora far pesare la loro capacità e la loro esperienza al servizio in prima battuta delle stesse imprese e, in senso più ampio, nell'interesse socioeconomico dell'intera comunità regionale.
Presidente La parola al Consigliere Beneforti.
Beneforti (PVA-cU) Certamente il mio intervento è fuori dal coro e apparirà anche stonato, del resto io sono stonato, so di non cantare bene, ma voglio dire quello che noi pensiamo.
Della Camera di Commercio, almeno da quando sono in Valle, ne abbiamo sempre sentito parlare, ma mai è stata fatta rinascere dopo l'epoca fascista. Quella era un'istituzione dei fasci italiani, questa è la realtà…
(interruzione del Consigliere Cerise, fuori microfono)
… caro amico Cerise, tu dici che io sbaglio, io posso anche sbagliare, ma ricordo che per certi aspetti il fascismo aveva bisogno di un luogo dove tutti dicessero la loro, ma la pensassero come il duce, questo è il punto!
Lei si vada a rileggere certe cose! Infatti ne avevamo sempre parlato in Valle d'Aosta, ma la sua istituzione non si era mai concretizzata in un disegno di legge, fino a quando non si è giunti all'inizio di questa legislatura.
Molte cose sono già state dette - con interpellanze e interrogazioni - da chi, come noi, era ed è e sarà sempre contrario. Come sono state dette del resto da chi ha voluto la legge a tutti i costi, senza valutare fino in fondo l'esito e le conseguenze negative che un provvedimento come questo potrebbe avere, ed avrà in una Regione a Statuto speciale come la nostra. Non entro nei contenuti dell'articolato: il nostro giudizio è totalmente negativo.
La ritengo un'iniziativa che non serve alla Valle d'Aosta; a noi bastava fare funzionare gli strumenti che già esistevano e che non sono stati fatti funzionare: dall'Assessorato a tutte le altre strutture. Tuttavia, con questa legge si torna ad istituire anche in Valle d'Aosta la Camera di Commercio, che era stata abolita, e le cui competenze erano state affidate all'Assessorato all'industria, commercio e artigianato.
Con questa legge per vostra iniziativa, colleghi della maggioranza, si viene meno ad una norma statutaria, e quindi al mandato conferito alla Valle d'Aosta dal decreto luogotenenziale del 7 settembre 1945, n. 545, sull'autonomia e questo nessuno può smentirlo! Con questa legge si affossa la nostra tradizione di autonomia e si torna indietro ai tempi del ventennio. Non mi stupirei che si giungesse anche a far risorgere e a ripristinare la Prefettura e la Provincia, che furono soppresse unitamente alla Camera di Commercio.
In politica, in una situazione anomala come quella valdostana, dove tutto diventa possibile, non ci sarebbe da scandalizzarsi se ciò accadesse! Sono convinto che all'interno della maggioranza c'è qualcuno che farebbe questo ed altro per logiche di potere, perché questa legge, prevista dal vostro programma di legislatura, sono convinto che è il prezzo che pagate a chi vi ha sostenuto nella campagna elettorale del 1998 e che finirete di pagare interamente dopo la campagna elettorale del 2003! I 18 mesi di tirocinio previsti servono, del resto, a garantire a qualcuno i voti che sono stati promessi per due legislature e siete stati anche furbetti, perché poi c'è chi "ricevuta la grazia, gabbato lo santo".
Questa era ed è la vostra esigenza, colleghi della maggioranza, e non certamente quella di assicurare una più ampia partecipazione degli interessi economici alla produzione delle economie locali, come affermate nella relazione allegata alla legge e come è stato detto negli interventi svolti finora. Per 57-58 anni non è mai stata sentita questa esigenza: quando è venuta fuori questa richiesta l'Union Valdôtaine e la Democrazia Cristiana l'hanno sempre respinta con forza.
Altre forze la ponevano, quelle piccole, che andavano alla ricerca di voti dai commercianti, artigiani, piccoli industriali, come nessuno allora ha mai pensato che quanto previsto dall'articolo 15 del decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato del 23 dicembre 1946 n. 532, fosse revocabile.
Voi lo avete fatto diventare addirittura revocabile, pur sapendo di compiere un atto contro la volontà di quei Valdostani, che non lo rivendicarono nel 1946, contro lo Statuto speciale, contro la nostra autonomia, per un interesse che noi non consideriamo affatto nobile.
Vi dico che chi, come noi, ha sempre difeso le nostre prerogative, chi, come noi, si è sempre schierato contro ogni attacco nei confronti della nostra autonomia proveniente dall'esterno, non può accettare gli attacchi all'autonomia che provengono dall'interno del Consiglio regionale. Non bastano a giustificare quanto volete realizzare secondo i contenuti delle relazioni che sono state recitate in questa sede, perché le considero una recita…
(interruzione del Presidente della Regione, fuori microfono)
… non quello che fanno gli altri, Presidente Viérin, lei sa bene che ho il rispetto di tutti, ma quando sento certe affermazioni, negli interventi che sono stati fatti qui, sono convinto che non ci credono neppure coloro che hanno fatto questi interventi, almeno non al cento per cento!
Credo che nessuno di voi sia pienamente convinto di ciò che state facendo, che sia convinto che quella della Camera di Commercio sia la strada per difendere i consumatori, per far decollare quello sviluppo economico indispensabile per la crescita economica, occupazionale e sociale di cui la Valle d'Aosta ha bisogno.
Io ritengo che nessuno di voi è convinto pienamente che per uscire dall'assistenzialismo occorra ricostituire, anche se con dovuta processualità, un "carrozzone" che svolga funzioni di supporto e di promozione all'economia regionale.
Nel suo discorso del 1° maggio, in occasione della premiazione dei tre nuovi maestri del lavoro, il Presidente della Regione, anche se sinteticamente, presentò una Valle d'Aosta "in salute" in termini di sviluppo sul piano economico, produttivo, occupazionale e sociale e fornì dei dati rassicuranti su quanto era stato realizzato e sul futuro dei Valdostani. Se il Presidente è convinto di ciò che ha detto il 1° maggio, di quanto è stato realizzato in più di mezzo secolo di gestione diretta da parte della Regione, non è credibile che oggi si senta il bisogno di riattivare un "carrozzone" a supporto della propria gestione di governo!
Altri erano gli strumenti Presidente Viérin, a sua disposizione per irrobustire l'esercizio della sua funzione di governo: aveva la "CREL" e il "Patto per lo sviluppo" che, con tanta enfasi, erano stati accreditati nell'opinione pubblica valdostana come momenti di confronto, di partecipazione, di concertazione.
Perché sono stati rimessi in discussione? Perché non possono svolgere il ruolo che era stato loro affidato? Perché a demolire certi strumenti, con l'avallo della maggioranza, sono state proprio le categorie produttive che oggi rivendicano la Camera di Commercio?
Noi chiediamo a tutti voi, colleghi della maggioranza, di riflettere bene su quanto diciamo e su quanto state per approvare! A noi conveniva "cavalcare la tigre", come alcuni rappresentanti di imprese ci hanno consigliato di fare in vista delle prossime elezioni regionali, ma noi non ci sentiamo di ingannare qualcuno e, tanto meno, di accodarci a chi tenta di accreditare nella comunità valdostana che la Camera di Commercio è il toccasana di tutti i nostri mali sul piano produttivo ed occupazionale.
Noi abbiamo sostenuto e sosterremo che il disegno di legge che prevede la costituzione della Camera di Commercio rappresenta il fallimento di una prerogativa statutaria a cui non avete saputo far fronte, e quindi non avete saputo difendere e tutelare la nostra autonomia; rende evidente l'intenzione di procedere alla definitiva soppressione dell'Assessorato competente, anziché continuare a far assumere allo stesso il ruolo previsto fin dal 1946; dimostra che la Regione abdica alle proprie competenze a favore degli operatori economici che la rivendicano per un puro tornaconto politico ed elettorale, e non certamente nell'interesse della collettività valdostana!
Cos'è che non vi fa riflettere se sia il caso di attuare questo provvedimento? Se avete ascoltato - diversamente rileggetevele - le dichiarazioni rilasciate in sede di commissione consiliare o tramite gli organi di informazione dagli addetti ai lavori della futura "Chambre", le categorie produttive rivendicano la possibilità di assumersi la responsabilità della gestione dei loro problemi.
Esse dicono che devono avere il controllo della Camera ed operare nella piena autonomia e indipendenza; che la Camera deve essere una libera espressione delle imprese, che non ci devono essere duplicati come la "CREL" e il "Patto per lo sviluppo", che nessuno debba erodere il loro spazio; che la "Chambre" non deve essere oscurata dal potere politico e da altre strutture; che l'unica impresa non debba essere solo la Regione; che la Camera di Commercio può rappresentare uno stimolo per far funzionare l'economia, cosa - essi riaffermano - che compete loro.
Cari colleghi, il Governo regionale ha tenuto fede all'impegno che si era preso nel 1998 nei confronti delle categorie produttive; c'è da augurarsi che sia un vero stimolo per le categorie produttive; comunque, se lo è, si vedrà, ma si vedrà anche quanto costerà alla Regione in termini economici, produttivi, occupazionali ed assistenziali!
Questo provvedimento inoltre è l'ulteriore dimostrazione che, per molti di quelli che compongono la maggioranza regionale, l'autonomia è lo strumento per fare ciò che vogliono, non il mezzo per la difesa delle nostre prerogative speciali! È lo strumento per giustificare l'abrogazione della "CREL", nonostante che i compiti della Camera di Commercio siano decisamente diversi da quelli della Consulta regionale dell'economia e del lavoro. Alla Consulta erano stati assegnati compiti molto importanti: si poteva concretizzare la partecipazione, la collaborazione delle parti interessate a processi di sviluppo economico della nostra regione, era lo strumento a disposizione per contribuire alla determinazione delle scelte dell'ente pubblico. Infatti, ora, lo strumento che doveva garantire anche una certa pace sociale al Governo regionale tramite l'istituto della cosiddetta "concertazione", è stato eliminato, non è stato messo nelle condizioni di funzionare dalle stesse forze produttive che rivendicano la Camera di Commercio, e così viene abrogata la legge 24 novembre 1994, n. 70, viene altresì abolito il Comitato di collaborazione per il commercio, l'industria e l'agricoltura, istituito con deliberazione n. 54 di questo Consiglio il 13 marzo 1947 e il Presidente, all'epoca, era Severino Caveri. Ho fatto parte di questo comitato e devo dire che, seppure con ristretti mezzi a disposizione, svolgeva il ruolo che gli era stato assegnato, almeno a quei tempi; lo ha svolto certamente fino a quando l'Assessorato all'industria lo ha preteso e non è stato smembrato.
Si dice che con la sottoscrizione del "Patto per lo sviluppo", avvenuta il 17 maggio 2000, l'attività di concertazione trovava nuova sede e nuova metodologia di confronto fra le parti sociali: noi non ne siamo convinti, vista la fine che sta facendo il "Patto"! Per noi questo provvedimento è lo strumento idoneo per emarginare il ruolo delle organizzazioni sindacali dei lavoratori, che diventa del tutto marginale nella Camera di Commercio. Ciò comporta un impoverimento della stessa concertazione fra le parti, questo è il problema!
A rimediare l'emarginazione delle organizzazioni sindacali non basta il "contentino" previsto dagli articoli 19 e 20 di questa legge; la concertazione è impoverita del tutto definitivamente. Del resto non tutte le organizzazioni sindacali hanno accettato la pezza messa all'ultimo momento con il segretariato per la concertazione. Voi avete deciso sulla testa di tutti, senza tener conto quanto proposto dalla CISL, che rivendica un diverso ruolo per il sindacato nel sistema delle relazioni regionali e che non può essere quello di subordinazione alle imprese e al potere politico, ma quello che attraverso una propria autonomia di elaborazione, progettualità e rappresentanza, possa contribuire efficacemente allo sviluppo sociale ed economico della nostra realtà.
Del resto questo è ciò che ha detto e scritto un sindacato, a cui credo debba essere dato ascolto, e lo ricordava il Consigliere Martin: a voi non può bastare il consenso di due sindacati su quattro, come è avvenuto!
Mi auguro che questa legge possa portare ad un risveglio del mondo del lavoro valdostano, così come è avvenuto nei confronti del "Governo Berlusconi" per l'articolo 18 dello statuto dei lavoratori. Inoltre, con questo provvedimento, voi vi assumete la responsabilità di delegare e di consegnare nelle mani dell'imprenditoria esterna la gestione di un ente, che dovrebbe essere tutto valdostano. Tutti sappiamo che non c'è un'imprenditoria locale, tutti sappiamo da dove proviene l'imprenditoria industriale, da dove provengono i grandi magazzini commerciali e supermercati. Il piccolo commercio, quello che dovrebbe avere i servizi, sta scomparendo per l'arrivo dei supermercati!
Tutti siamo a conoscenza che lo sviluppo che è venuto a crearsi in Valle d'Aosta, è dovuto all'assistenzialismo, che è stato profuso in tanti anni dalla Regione; che ogni crisi aziendale o settoriale è stata un costo per la Regione e che continuerà ad esserlo! Coloro che rivendicano la Camera di Commercio perché la ritengono uno stimolo per assumersi le proprie responsabilità e per far funzionare l'economia valdostana, che prove hanno dato fino ad oggi di far funzionare l'economia valdostana? Quali rischi hanno corso e intendono correre per potenziare l'imprenditoria locale, per dare ai Valdostani la possibilità di essere padroni a casa loro, dove non lo sono più affatto? Con quali risorse intendono contribuire allo sviluppo? I voti elettorali, promessi o non promessi, non sono sufficienti; l'economia, l'attività produttiva, l'occupazione, non si difendono a parole!
La Valle d'Aosta non si può permettere di creare un ulteriore "carrozzone", perché questo è il rischio a cui si va incontro.
Purtroppo non pensiamo di essere ascoltati. In questa vicenda ha prevalso il peso delle aziende commerciali, artigiane, industriali; ha prevalso l'insistenza di coloro che sono a capo delle associazioni imprenditoriali che ritroveremo alla guida della "Chambre" e che nella stessa avranno un posto al sole! Vedremo cosa sapranno fare di più e di meglio di quello che è stato fatto in questi 55 anni di vita dello Statuto speciale nei loro confronti! Vedremo quale sviluppo, quale rilancio, quale assistenza sapranno dare alle attività economiche e agli effetti produttivi e occupazionali!
Noi siamo in attesa di vedere cosa sapranno fare. Noi - come ho sempre detto in questa sede - restiamo del parere di restituire all'Assessorato regionale il ruolo che gli compete, deve tornare ad essere l'Assessorato all'industria, artigianato, commercio… una volta l'aveva anche l'Assessorato all'agricoltura.
Noi restiamo del parere che l'istituzione della Camera di Commercio vuol dire mettere in atto un'operazione puramente partitica da parte delle forze politiche di maggioranza sul piano clientelare ed elettorale; vuol dire barattare in cambio di voti il definitivo svuotamento dell'Assessorato competente; vuol dire svendere ciò che dovrebbe essere difeso e sostenuto con forza e determinazione; vuol dire illudere il prossimo e mentire sapendo di mentire! È con queste convinzioni che voteremo contro questo provvedimento, certi di compiere il nostro dovere con senso di responsabilità, nell'interesse della Valle d'Aosta.
Presidente La parola al Consigliere Borre.
Borre (UV) Il mio intervento rientrerà di nuovo nel coro. Rispetto le opinioni del Consigliere Beneforti, però anche se rientro nel coro, le garantisco che non faccio il "souffleur" della Giunta e dell'Assessore.
È una legge che voterò con coscienza perché è una legge che credo costituisca una svolta all'interno del panorama economico valdostano. In un mio intervento sul bilancio del 1996 dicevo: "Si dovrà andare a ridefinire il ruolo di alcuni momenti che mi sembra abbiano il fiato grosso: "CREL", Fondazione turistica, "Centro Sviluppo".
Per loro si deve ridisegnare un ruolo, che eviti le troppe sovrapposizioni e antagonismi, che ne hanno limitato la capacità operativa. Perché non pensare alla Camera di Commercio, sull'esempio di quanto fatto in Alto Adige?". Il 2 aprile 1998, lo ricordava già qualcuno altro, arriva in Consiglio una proposta di legge per l'istituzione della "Chambre", che non va in porto. Viene però votato nella stessa seduta un ordine del giorno, che impegna la legislatura 1998-2003 a mettere in essere tutte le azioni tese a razionalizzare, ridefinire e riqualificare il sistema, e a creare un organismo in grado di dare rappresentatività e governo autonomo agli operatori economici. Il programma di legislatura della maggioranza 1998-2003 includeva pertanto questo obiettivo.
Nella passata legislatura non si era arrivati al voto della proposta di legge, perché era ancora necessaria una più approfondita analisi e un periodo maggiore di concertazione, con le associazioni "in primis" e poi con le istituzioni regionali. Questi anni hanno visto sviluppare un lavoro concertato e teso al raggiungimento della creazione di una struttura autonoma, un lavoro che vede la condivisione di tutte le parti interessate. È questo un fatto che le Commissioni II e IV hanno potuto constatare nelle audizioni.
"Chambre Valdôtaine des entreprises et des activités libérales", tradotta in contenuti: struttura di servizi per le imprese, ente autonomo locale dotato di autonomia funzionale e statutaria; partecipazione ampia e attiva dei diretti interessati - commercianti, albergatori, artigiani, industriali, agricoltori - allo sviluppo dell'economia collegata anche ai loro interessi economici. È questo un atto che risponde al principio di decentramento di massima autonomia e quindi di rivisitazione dei ruoli, principio cardine dell'azione di questa maggioranza (vedi la legge n. 48, la legge n. 154, la proposta di legge n. 148 che oggi è legge n. 1 del 12 marzo 2002).
La proposta di legge, anche se investe una problematica complessa: trasferimenti di competenze, ma anche e soprattutto di personale, vuole essere pratica e soprattutto vuole ottenere il risultato, pertanto vede una fase transitoria dove i problemi vengono affrontati insieme da "Chambre" e Regione. Si tratta di una fase di 18 mesi, che dovrà permettere di capire quali sono le incombenze a cui la "Chambre" dovrà far fronte, definire bene i ruoli. Ricordiamoci che oggi i servizi sono divisi fra due assessorati; il Presidente passatemi la parola - dei "18 mesi", anche se non sta scritto in legge, mi auguro vivamente che trovi il consenso delle categorie, mi auguro che non debba essere soltanto il presidente nominato dalla Giunta regionale, perché si partirebbe con il piede sbagliato.
In questo periodo di 18 mesi dovranno essere redatti ed approvati lo statuto ed il conseguente regolamento. Saranno questi due atti i pilastri portanti dell'edificio "Chambre"; devono essere quindi costruiti con coscienza e conoscenza, e a proposito di edificio, ritengo indispensabile che la "Chambre" disponga di una sede, in quanto è importante un'identità logistica.
Con questo atto, oltre a rispondere a principi e a impegni, ritengo si possa parlare di "svolta storica". Perché uso questa impegnativa espressione? Di fronte alla centralità e alla strategicità della dimensione territoriale, di fronte alla sempre più difficile vita delle singole aziende nel sistema produttivo, è necessaria la costruzione di sistemi locali, capaci di integrare i diversi elementi utili allo sviluppo e ad una competitività a dimensione non solo regionale, non solo nazionale, ma europea e mondiale.
È necessaria una struttura che propriamente si sostituisca alla Regione criticata per occupare tutti gli spazi. La "Chambre", in quanto organismo rappresentativo dell'intero sistema di imprese, ha questo compito. Rappresentando il sistema di imprese, non dell'interesse di parte della proprietà, ma dell'impresa come istituzione sociale, la "Chambre" ha pertanto un riconoscimento istituzionale, e a tal proposito negli organismi della "Chambre" è prevista una rappresentanza dei lavoratori, dei consumatori e dei liberi professionisti. Ritengo importante sul piano dei principi che l'impresa venga concepita attraverso il pluralismo dei soggetti che la compongono.
L'abrogazione con l'articolo 18 della "CREL", abolizione peraltro richiesta a più riprese in quest'aula, ha portato all'inserimento degli articoli 19 e 20. Tali articoli ribadiscono la volontà politica della validità del "Patto per lo sviluppo" e quindi dell'importanza della concertazione, e l'indispensabile istituzione del segretariato per la concertazione, affinché questa struttura possa operare.
Concludendo, se vi sarà presa di coscienza che la "Chambre" è uno strumento istituzionale necessario per contribuire a realizzare il principio di sussidiarietà nello sviluppo dell'economia valdostana, questa è la scelta giusta; altrimenti continuerà la "politica assistenziale di Palazzo".
Presidente La parola al Consigliere Comé.
Comé (SA) La questione sul riordino dei servizi camerali ha avuto una discussione molto, molto lunga in Valle d'Aosta e vorrei riprendere anch'io alcuni passaggi.
In data 7 ottobre 1981, con un'interrogazione, alcuni consiglieri chiedono, a seguito di una proposta avanzata dall'Associazione valdostana industriali, di dibattere sull'opportunità di ricostituire in Valle la Camera di Commercio; seguono poi delle iniziative e delle trattative tra gli industriali, i commercianti ed altri operatori e la Regione, ma non portano a nulla di concreto. Bisogna arrivare ai primi dell'aprile 1998 - come qualcuno aveva già ricordato - per vedere realmente concretizzarsi tale richiesta in una proposta di legge presentata dal gruppo degli "Autonomisti", recante: "Istituzione della Chambre des entreprises et des activités autonomes et libérales valdôtaines, Camera delle imprese e delle professioni".
Tale proposta di legge fu poi ritirata dal gruppo degli "Autonomisti", a seguito di un ordine del giorno votato all'unanimità dal Consiglio dell'altra legislatura, dove si esprimeva la volontà di porre in essere tutte le azioni tese a razionalizzare, ridefinire e riqualificare il sistema e a creare, in tempi ragionevolmente rapidi, un organismo in grado di dare rappresentatività e governo autonomo agli operatori economici. Il gruppo degli "Autonomisti", con diverse iniziative, nei primi anni di questa legislatura, che nel programma di maggioranza prevedeva appunto la nascita della Camera di Commercio, pungolò l'Assessore Ferraris nell'intento di sollecitare un maggiore impegno da parte dell'Esecutivo nel perseguire l'obiettivo della nascita della Camera di Commercio.
Ho fatto questa cronistoria per dimostrare al Consiglio come, in modo particolare questa forza politica, che oggi si riconosce nella "Stella Alpina", abbia concretamente ribadito nel tempo e in più occasioni, di essere favorevole alla nascita della "Chambre" in Valle d'Aosta.
Con il disegno di legge sottoposto all'esame del Consiglio regionale, si è inteso riattivare in maniera graduale, attraverso un percorso a tappe anche nella nostra regione, uno strumento già presente in molte altre realtà territoriali, a cui affidare ruoli e funzioni previsti dalla legge, che coinvolgono le categorie di lavoratori autonomi presenti nell'area della nostra Regione.
Con il riordino delle formalità previste per la pubblicità degli atti, l'istituzione e l'aggiornamento del Registro delle imprese furono attribuiti alla Camera di Commercio fin dal 1994. Come è noto, nella nostra Regione le funzioni proprie della Camera di Commercio sono state esercitate, ciascuna nell'ambito della propria competenza, dagli assessorati competenti in materia di commercio, artigianato e industria.
Un primo passo è stato dunque quello di individuare nello strumento delle Camere di Commercio una sede unitaria, a cui affidare, uniformandole, le incombenze amministrative poste dalla legge a carico delle diverse categorie di lavoratori autonomi e, al tempo stesso, stimolare iniziative di monitoraggio dei diversi settori dell'economia oltre che di coordinare programmi di attività in materia di servizi alle imprese.
Riteniamo che sia un passo molto importante per il tessuto economico regionale, destinato ad assicurare risultati di sicuro generale interesse degli operatori dei vari settori autonomi. Si pensi all'utilità che ne deriva dalla concentrazione in un'unica realtà organizzata di tutte le questioni che possono sorgere nel quotidiano operare degli imprenditori, sia nei rapporti con gli enti pubblici nazionali o locali, per lo stimolo e la gestione di interventi a sostegno dei vari settori produttivi, sia nella maggiore tutela degli interessi delle categorie anche e soprattutto nella risoluzione dei conflitti che, affidati all'ente camerale, possono assicurare la loro rapida soluzione.
La tempestività prospettabile in sede di soluzione dei conflitti, come è noto, si traduce in un vantaggio per tutte le parti in lite, che attraverso arbitraggi possono confidare in una ragionevole certezza dei tempi necessari a dirimere il contenzioso, a tutto vantaggio della certezza della programmazione delle future iniziative e dei risultati economici sperati.
L'istituzione della "Chambre" realizza poi un altro aspetto che riteniamo meriti di essere sottolineato. Si perfeziona una sostanziale separazione dei poteri fra l'esecutivo della pubblica amministrazione, che trae le origini dal consenso popolare, trasferendo le relative competenze ad un organo affidato alle cure di un consiglio, costituito dai rappresentanti designati dalle realtà associative organizzate sul territorio e quindi direttamente coinvolte, che si occupa specificatamente dei problemi e dell'assistenza nell'interesse delle categorie autonome rappresentate. Tutto questo rappresenta sicuramente una tappa importante, per introdurre nel nostro sistema dei rapporti con le varie realtà economiche esistenti; uno strumento che, se ben curato, è sicuramente idoneo a caratterizzare una gestione diretta delle incombenze e delle aspettative poste a carico o che rappresentano le aspettative delle singole realtà. Naturalmente, predisposto lo strumento, cioè attrezzato il cavallo, occorre anche avere riguardo di assicurare l'individuazione della fonte, affinché il destriero assettato possa trarre apprezzabile utilità diretta, con l'effetto quindi che non dovrà essere sicuramente necessario costringerlo a bere, quindi una buona organizzazione, ancorché nata con i migliori buoni propositi, dovrà poi necessariamente essere affidata in buone mani, per ottenere i risultati che ci si aspetta.
Oltre al ruolo istituzionale di gestione del Registro delle imprese - che mi dicono comporta, ancora oggi, disagi in ordine alle procedure da osservare e alle formalità da esperire, soprattutto sotto l'aspetto dell'assistenza tecnica, che in qualche caso non riesce a dare il necessario sostegno per gli adempimenti posti a carico dell'impresa - dovranno essere individuate delle iniziative che sul piano pratico siano idonee a sollevare il più possibile le categorie interessate dagli impegni di tempo che le formalità richiedono, ricorrendo a tutti gli strumenti che consentono di migliorare il rapporto fra l'apparato camerale e i singoli utenti.
Sempre nel quadro di un indirizzo, che potrebbe qualificare l'attività della "Chambre", sarà bene che ci si orienti a sollecitare i provvedimenti di carattere economico-sociale, che possano essere ritenuti utili al miglioramento della qualità dei rapporti fra i diversi operatori, i quali si cimentano, ogni giorno, con i rischi dell'intraprendere e che non hanno la sufficiente disponibilità di tempo per seguire l'evoluzione del mercato interno ed esterno, per acquisire conoscenza dei provvedimenti che li possono interessare, restando con ciò disorientati nel timore di essere abbandonati a sé stessi.
La Camera di Commercio, se affidata a funzionari motivati, è nelle condizioni di dare a questi altri interrogativi risposte che potrebbero essere anche il frutto di esperienze degli operatori nei diversi settori economici, fatte confluire in un unico crogiolo dal quale ricavare comuni insegnamenti con il minor sforzo.
L'ente che sarà ricostruito dovrà essere caratterizzato da autonomia statutaria e funzionale, per poter svolgere un'azione di reale supporto e promozione dell'economia regionale. Siamo convinti che la ricostituzione nella nostra Regione della Camera di Commercio sia la strada giusta. Quante volte, in quest'aula, abbiamo denunciato il forte peso della Regione sull'economia valdostana, quante volte abbiamo invocato il decentramento di competenze; ecco, la Camera dovrà avere gambe e testa per poter essere la vera e unica entità di osservazione, promozione e sviluppo delle attività economiche. Al riguardo, non possiamo che dichiararci soddisfatti dell'abolizione della "CREL" e, da parte nostra, sin dai primi mesi di lavoro della Camera, vi sarà cura nel verificare e vagliare che quelle strutture, il "Centro Sviluppo" e i vari osservatori, non rischino di diventare poi dei doppioni, non abbiano delle sovrapposizioni di competenze; se ciò si verificasse, formuleremo delle proposte, nostre, per rivedere quei pesi che non concorrono allo sviluppo della Regione.
Il collega Beneforti prima sosteneva che nelle esperienze delle altre regioni le Camere di Commercio non funzionano; non è vero! Nel resto d'Italia le esperienze non sono tutte negative, ci si trova di fronte a delle realtà completamente diverse, da regioni dove effettivamente ci sono dei malcontenti, a regioni dove la Camera dà risposte positive alle aspettative del mondo imprenditoriale, artigianale e commerciale; ebbene, noi, che siamo una Regione che superiamo appena le centomila anime, auspichiamo, non tanto per noi, ma soprattutto per il mondo economico regionale, di riuscire ad essere additati ad esempio dal resto d'Italia.
Presidente La parola al Vicepresidente Lattanzi.
Lattanzi (FI) Questo documento è un atto, se vogliamo, auspicato da molti anni perlomeno da una parte importante dell'economia valdostana. Sicuramente è un atto atteso e possiamo anche dire un atto "tardivo". Non si può dire che "questo" non sia un atto che viene oggi portato in "questo" Consiglio dopo un'attenta e lunga riflessione sul ruolo di "questa" Camera di Commercio. Una Camera di Commercio che ha e deve avere nelle sue intenzioni l'intento di replicare quella Camera di Commercio, che anche nelle altre regioni è diventata punto di riferimento per le economie regionali.
Abbiamo fatto una serie di valutazioni rispetto a questo disegno di legge, e sono molte le perplessità che ci hanno spinto ad un confronto con le parti imprenditoriali e interessate alla costituzione di questo organo. Ci è parso di capire che ci sia molta attesa, ma anche molta confusione, che ci sia molta perplessità, una perplessità che ci siamo portati dietro nell'approfondimento di questo documento. Non possiamo dire, come diceva un collega prima di me, che tutte le perplessità sollevate da alcuni colleghi in quest'aula non siano condivisibili. Forse in maniera meno radicale, meno ideologica, ma sicuramente da parte nostra più pragmatica, le perplessità legate alla possibilità della costruzione e della nascita di un nuovo "carrozzone politico-elettorale", non possono non esserci perlomeno da chi ha il compito di stare all'opposizione e di analizzare i provvedimenti. Da una parte ci rendiamo conto che questo è un provvedimento dovuto, dall'altra ci rendiamo conto che la nostra particolarità, quella di una Regione come Amministrazione molto presente all'interno dell'economia valdostana, fortemente condizionante dell'economia valdostana in tutti quelli che sono i suoi centri di potere, evidentemente ci ha messo in condizione di guardarlo con occhi ancora più attenti! Le perplessità sono allora aumentate man mano che confrontavamo l'oggetto sociale di questa Camera di Commercio rispetto ad altri organi, che già esistono sul territorio nazionale, già sostenuti dall'Amministrazione regionale e che hanno più o meno gli stessi compiti.
Voglio leggere alcuni passaggi dell'articolo 2 di questa legge, quando dice che le attribuzioni della Camera sono: quella di "svolgere funzioni di supporto e di promozione degli interessi generali del sistema economico valdostano", "svolge funzioni nelle materie amministrative ed economiche relative al sistema delle imprese, fatte salve le competenze della Regione"; "formula pareri e proposte alla Regione e agli enti locali e funge da organo di consultazione tecnica nelle materie di competenza specifica delle Camere di Commercio e sulle questioni che comunque interessano le imprese del territorio regionale di competenza"; "effettua, di propria iniziativa o a richiesta della Giunta regionale, studi, indagini e rilevazioni di carattere economico e sociale, con particolare riferimento alle problematiche e alle prospettive evolutive dello sviluppo locale"; "provvede all'istituzione di osservatori economici e congiunturali nei diversi settori dell'economia regionale".
Ora, io credo che a qualunque collega che abbia letto con un minimo di attenzione questo disegno di legge - non ho dubbi che lo abbiano fatto tutti - non siano venuti subito alla mente oggetti sociali molto simili a quelli che oggi stiamo discutendo. Mi soffermerei solo sull'ultimo che abbiamo trattato in questo Consiglio. Noi abbiamo portato, un paio di Consigli fa, la questione del "Centro Sviluppo", dal quale vi vorrei leggere solo due passaggi: "il Centro Sviluppo ha per oggetto la promozione dello sviluppo e della diversificazione innovativa delle imprese esistenti, la promozione di nuove iniziative imprenditoriali, servizi tecnici ed economici, promuove presso gli operatori pubblici e privati studi e progetti per una maggiore comprensione della realtà settoriale"; è quasi la fotocopia di quello che stiamo dibattendo! Rispetto alla nascita di un "carrozzone elettorale" le perplessità sono allora molto forti! Ci rendiamo però conto che una Camera di Commercio può essere uno strumento importante, non riteniamo che siano le leggi a fare il bene o il male dell'economia valdostana, ma riteniamo che siano i politici, che gestiscono e indirizzano queste leggi e le amministrano, a fare la differenza! Certo che se oggi, contestualmente a questo documento, si fosse detto nelle parti finali, così come si abroga la "CREL", si abroga anche il "Centro Sviluppo", parte delle competenze di FINAOSTA, parte di tutte quelle consulte che avete costruito in questi anni, probabilmente questo sarebbe stato un atto più coerente, più trasparente e più chiaro di una volontà politica, quella di creare uno strumento di supporto alle imprese economiche, alle aziende turistiche, agli industriali.
È significativo come i soggetti protagonisti di questa Camera di Commercio, anche se sotto tutela per un certo periodo iniziale e - auspichiamo - il più presto possibile autonomi, siano poi gli stessi protagonisti, guarda caso, addirittura nei nomi. La Regione è talmente piccola che i protagonisti dell'economia sono sempre gli stessi: il Presidente degli industriali, i sindacati, il Presidente dei commercianti, e alla fine ci ritroveremo ad avere gli stessi personaggi che oggi, lamentandosi delle cose che non funzionano in quegli organi, si ritroveranno a partecipare ai nuovi organi consultivi, organi che, come dice anche la legge che stiamo dibattendo, avranno il compito di fare indagini, di realizzare progetti e infrastrutture di interesse per l'economia regionale. Veramente credo che non ci sia stato un solo Consigliere che abbia messo la testa su questo provvedimento di legge, che non abbia visto perlomeno molte somiglianze sotto l'aspetto burocratico-operativo, e anche sotto l'aspetto dei riflessi economici.
La domanda che ci siamo posti è questa: gli altri organi non hanno funzionato, non stanno funzionando; credo che la nostra posizione politica sia stata sufficientemente chiara ed espressa in maniera chiara rispetto ad enti strumentali della Regione, come il "Centro Sviluppo", FINAOSTA, strumenti dell'Amministrazione regionale a favore dell'economia da noi fortemente criticati, che non possono far pensare che "Forza Italia" non abbia già espresso, in tempi non sospetti, un parere molto chiaro su questi organi strumentali a favore della promozione dell'economia della regione. Noi abbiamo quindi un sospetto: che la Regione sia troppo piccola per tutti questi enti strumentali, abbiamo il sospetto che ci siano poche risorse per troppi consulenti. Ideologicamente non siamo contrari alla Camera di Commercio, come lo è il Consigliere Beneforti. Siamo preoccupati per la possibilità che questa Camera di Commercio nasca accanto ad altri strumenti che la Regione ha già partorito a favore delle iniziative economiche e che, secondo noi, hanno già dimostrato il loro limite; abbiamo quindi molte perplessità. Ci ha lasciati perplessi anche un passaggio, sul quale presenteremo un emendamento, chiedendo di poter dare un contributo anche se, in ultima istanza al dibattito di questa legge, quando all'articolo 6, al paragrafo b), si dice che "non potranno essere consiglieri eleggibili alla carica di componente del Consiglio coloro che abbiano in atto rapporti creditizi o debitori con la Chambre", questo è strano. Nell'oggetto di questa legge si dà a questa Camera tutta una serie di possibilità, e in una regione così piccola è molto probabile che molti operatori economici siano coinvolti, sia come utenti della Camera che, possibilmente, come consulenti della Camera stessa.
Noi presentiamo quindi un emendamento che possa aiutare a chiarire questa legge, e che riguarda il capoverso b) dell'articolo 6, comma 8, punto b).
Molte perplessità, molte preoccupazioni, ripeto. È vero, dobbiamo rendere merito a chi ha pensato questa legge, che questa legge ha nei suoi contenuti anche lo spazio per essere vista, rivista, analizzata a distanza di tempo, però si dice che i vincenti si vedono alla partenza, e noi guardiamo con molta perplessità la partenza di questo disegno di legge, che ha tutte le buoni intenzioni, ma ricorda troppo gli enti strumentali già esistenti! Non solo ma, secondo noi, fa nascere il sospetto che non volendo abrogare gli altri, si vogliano mantenere troppi rapporti con pochi soldi.
Qui si parte con un bilancio limitato per il 2002, 51.000 €, che diventano 600.000 €, quasi 1,2 miliardi delle vecchie lire per il 2003 e gli anni seguenti, quindi si cominciano a mettere in questo organo consultivo delle risorse importanti. Solleviamo perciò questa perplessità, proponiamo questo emendamento e auspichiamo che lo stesso possa essere accettato, anche dalla maggioranza, quale contributo che il nostro movimento vuole dare per una maggiore trasparenza di questo articolo. Ribadiamo la nostra perplessità e ci aspettiamo di vedere come si svolge l'ulteriore dibattito, riservandoci poi di esprimere il voto.
Si dà atto che, dalle ore 20,24, riassume la presidenza il Presidente Louvin.
Président La parole au Conseiller Cerise.
Cerise (UV) Comincerò con lo stigmatizzare un certo comportamento, perché non credo che sia corretto venire qui a dire che l'Union Valdôtaine porta avanti una legge fascista recuperando le Camere di Commercio, istituzione del regime, e poi andarsene via! Allora consegno ai compagni del gruppo…
(interruzione della Consigliera Squarzino Secondina, fuori microfono)
… allora cominciamo a scrivere - e questo fa torto a Beneforti in quanto Toscano - perchè le Camere di Commercio sono nate in Toscana, sotto il Granducato di Toscana nel 1770.
Poi ci fu Napoleone che le ha reinventate per l'Italia nel 1802, e infine le Camere di Commercio si ritrovano proprio all'inizio del Regno d'Italia, quando nel 1862 troviamo la prima legge istitutiva, la n. 680, delle Camere di Commercio, e poi ancora nel 1910, quando vengono rinnovate ed assumono la nuova denominazione di "Camere di commercio e di industria".
È vero, nel 1924, con regio decreto 8 maggio 1924 n. 750, vengono trasformati gli enti camerali in enti pubblici, e questo è un passaggio estremamente interessante, perché si attribuiscono loro delle competenze che ho poi avuto modo di applicare, sia pure in modo indiretto, perché dettavano norme in fatto di prescrizioni di massima di Polizia forestale.
Mi stupisce poi che uno come Beneforti possa dire una bestialità del genere, perché le Camere di Commercio vengono definitivamente… mi sono dimenticato di dire una cosa: proprio perché avevano una loro identità autonoma furono abolite da un regime becero come quello fascista, che non poteva tollerare una struttura come questa, tant'è vero che il fascismo le convertì, trasformandole in "Consigli provinciali dell'economia corporativa", che non erano le Camere di Commercio, erano un qualcosa come "compagni di merende" in camicie nere.
Quello che è interessante notare è che, proprio nel momento in cui si ripristina lo Stato italiano, con decreto luogotenenziale n. 315/1944, si istituiscono nuovamente le Camere di Commercio con la dizione di "Camere di commercio, industria ed agricoltura": sono quindi, semmai, l'espressione di momento di ricostruzione. Ho fatto questo preambolo di tipo storico, perché non mi piace passare come un Unionista che ripropone modelli fascisti.
In ogni caso la Camera di Commercio che andiamo ad istituire è un ente di diritto pubblico, che gode di un'ampia autonomia amministrativa: in questo modo andiamo "a rafforzare" e non "ad indebolire" il nostro sistema autonomistico regionale.
Ora, la nostra legge, sulla scorta di quanto disposto dalla n. 580/1993, rilancia l'opportunità delle Camere di Commercio, ma ci si dimentica che, prima del 1993, le Camere di Commercio erano degli organismi abbastanza centralistici, che avevano peraltro dei grossi buchi nel loro funzionamento.
È stata la legge del 1993, come ha ricordato nella relazione il Consigliere Fiou, è stato con la "legge Bassanini" che alle Camere di Commercio si sono dati una forte autonomia e un decentramento. È in quel momento che una regione autonoma come la nostra riprende attenzione verso questo tipo di struttura, proprio perché è stata nel frattempo riformata.
A questo organismo si riconoscono una serie di autonomie che sono molto importanti nel dibattito democratico: quella normativa, gestionale, finanziaria e contabile; quando poi qualcuno viene a dire che costeranno tanti soldi, può anche darsi, ma andiamo a leggere cosa dice l'articolo 12: in fondo sono anche soldi che mettono le imprese, quindi sono loro interessati a non fare del "gaspillage" e degli investimenti o delle spese inutili. Andiamo a vedere di questo organismo quali sono le funzioni, perché il Consigliere Lattanzi ha posto in essere tutta una serie di riserve sulla possibilità che possa essere un nuovo "carrozzone", ma gli voglio ricordare che fra le funzioni della Camera di Commercio c'è anche quella di andare ad individuare eventuali doppioni. Può darsi che la Camera di Commercio ci dica che è ora di abolire qualcosa che è stato già citato, e sarà quindi un buon investimento.
Fra le funzioni che gli vengono attribuite, ci sono funzioni amministrative come la tenuta dei registri che sono molto importanti, di promozione e di supporto delle imprese della Valle d'Aosta e, più in generale, del sistema economico valdostano; funzioni di regolamentazione - lo ricordava bene il Consigliere Comé - per quanto riguarda i contenziosi in ambito dei rapporti fra imprese, e poi quelle di analisi e di studio.
Vorrei tornare sulle ragioni dell'istituzione e sull'ottica con cui guardiamo a questa istituzione, perché ci sono due punti di vista. Cominciamo con le ragioni di questa istituzione; io gliene ho date quattro. La prima - ripeto - fa capo alla riforma del sistema camerale posto in essere con la legge n. 580, che lo ha improntato al principio della sussidiarietà e del decentramento. Seconda ragione: abbiamo sempre sentito dire che questa è una Regione accentratrice, che accumula competenze; ebbene, in relazione alla riforma dell'Amministrazione regionale e anche al programma di maggioranza, questa è una legge che va nella direzione di rendere più leggera questa Regione, creando un nuovo soggetto capace di essere efficiente nel sistema della Valle d'Aosta.
Un terzo motivo lo individuo nella necessità del sistema delle imprese di massimizzare l'autosviluppo e la propria crescita sulla base di proprie energie, e qui considerati anche i limiti - non vorrei che adesso si dicesse che sono contraddittorio rispetto a quello che dicevo prima - al modo di erogare gli aiuti che è stato posto in essere dal processo di europeizzazione, anche questo è stato un deterrente e accorcia il peso della pubblica amministrazione nel sistema degli aiuti alle imprese e sollecita una sorta di autosviluppo da parte delle imprese. Infine, un ultimo motivo è quello di affrontare il processo di mondializzazione, e qui chiamo in causa l'ottica con cui si guarda questo tipo di iniziativa. È un'ottica che io chiamo un po' di tipo "provinciale", un modo di guardare in basso quello di star sempre lì a vedere che queste cose servono a fare del clientelismo, ad aumentare il potere della Giunta e cose di questo genere…
(interruzione della Consigliera Squarzino Secondina, fuori microfono)
… sì, però ci si guarda sempre sulle scarpe, io vorrei guardare un po' più in alto! Affrontare il processo di mondializzazione, dicevo, per entrare in quella rete che - voglio solo ricordare - si compone di 17 centri regionali per il commercio estero, di 62 eurosportelli, la sede di Bruxelles, le agenzie come la Mondo Impresa, il sistema di Eurochambre e dei partenariati con le Camere estere; dunque io guardo a questa Camera di Commercio, che va ad appartenere al sistema che vuole e che può essere interlocutore per l'internazionalizzazione dei mercati.
Président La parole au Conseiller Ottoz.
Ottoz (UV) Confesso che nell'iter in commissione di questa legge ho avuto, come altri, alcuni dubbi, che si sono poi tradotti in una serie di azioni in Commissione; devo dire però che, dopo il discorso del Consigliere Beneforti, mi sono convinto che bisogna assolutamente votarla, nel senso che mi sembra sempre di più - quando il Consigliere Beneforti esprime visioni legate a sue particolari ideologie del funzionamento dell'economia e della società - di stare dalla parte della ragione quando sto dall'altra parte, cioè da quella in cui ci poniamo noi dell'Union Valdôtaine.
Avevamo presentato in commissione alcuni emendamenti e altri li trovate qui oggi, perché nel frattempo l'iter è stato tale per cui la IV Commissione ha licenziato definitivamente la legge prima che ne finisse l'esame la II Commissione, e alcuni di questi non li abbiamo ripresentati poiché erano stati esplicitamente "cassati" dalla IV Commissione. In particolare riguardavano una limitazione dei mandati per partecipare al Consiglio, alla Giunta e alla Presidenza della "Chambre".
L'obiezione condivisibile con cui sono stati "cassati" questi emendamenti, e che abbiamo accettato, decidendo di non ripresentarli, è che la "Chambre", se è realmente autonoma, dovrebbe essere in grado di darsi degli statuti che liberamente decidano su queste cose, sulla cui opportunità esiste un consenso generale. È rimasto il dubbio che ci sia una sorta di piccolo conflitto di interessi da parte di un organismo, nel momento in cui deve legiferare sulla limitazione dei propri mandati, per cui è vero che l'autonomia è un aspetto che dovrebbe permettere di prendere qualunque tipo ragionevole e responsabile di decisione, ma è anche vero che forse i "paletti" di democrazia non sempre sono considerabili come dei veri e propri "paletti".
Permettetemi, una considerazione su alcune cose che sono state dette: è chiaro che in una regione come la nostra, in cui l'intervento preciso, puntuale e illuminato della Regione sull'economia è evidente a tutti, le ricoperture di funzioni tra vari organismi che negli anni si sono succedute evidenziano l'opportunità di semplificare il quadro abolendone alcuni.
La "CREL" scompare con questa legge. Avevamo suggerito che qualcos'altro si poteva fare, abolendo il centro sviluppo, questa proposta è stata ripresa da altri, e quindi altri organismi dovrebbero seguire la stessa sorte.
Anche questo è un compito che è stato consegnato alla "Chambre". Alcuni di questi organismi sono inutili - è stato detto - perché non hanno funzionato, o perché ricoprono le funzioni tra di loro. Mi sembra di aver sentito qualcuno che ha detto che non hanno funzionato a causa anche di una certa pesantezza - in senso buono - del ruolo regionale sull'economia.
Se la "Chambre" vuole essere quindi la soluzione di questi problemi - e mi pare che si proponga che lo sia - sarà tanto più efficace quanto più sarà autonoma: - questo è il punto sul quale la nostra visione è completamente diversa da quella espressa dal Consigliere Beneforti. Tanto meglio saprà rappresentare con la sua autonomia le istanze ed il contributo degli operatori economici allo sviluppo della Valle d'Aosta.
Si è parlato di "carrozzoni", dunque l'augurio è che questa "Chambre" - e i concetti contenuti in questa legge lo permettono - possa dimostrare di fare buon uso della sua autonomia, sappia essere snella, efficace, non nel senso solo di efficiente, ma nel senso di "economica", sia come dimensioni, sia come leggerezza, ma possa contribuire realmente all'abolizione di quegli organismi che sono stati definiti "inutili", con concrete e operative proposte ed attuazioni. In un'economia che cambia, in uno scenario economico che si sta modificando attorno a noi in Italia, in Europa e nel mondo, in presenza di uno scenario che, non nascondiamocelo, giustifica alcune preoccupazioni, che speriamo non si avverino sul piano delle nostre entrate, la "Chambre" diventa quasi una necessità, uno strumento prezioso in un quadro di progressivo, per quanto morbido, alleggerimento dell'influenza diretta della Regione sull'economia. Ci siamo oggi preoccupati di porci finalmente in una posizione di presa di coscienza politica e di trasmissione al mondo valdostano di questa presa di coscienza dei problemi posti dalla dinamica ed economicità dell'Europa. La "Chambre", se i nostri auguri di efficacia, di leggerezza, di efficienza, si realizzeranno, è proprio uno degli strumenti giusti per realizzare questi obiettivi di integrazione, non solo politica, ma anche economica nel quadro europeo e - come diceva il Consigliere Cerise - nel quadro mondiale, che comunque va verso una globalizzazione inevitabile che speriamo virtuosa e non viziosa.
Président La parole au Conseiller Frassy.
Frassy (FI) Devo dire che molte volte il dibattito viene stimolato dal dibattito: il Consigliere Ottoz è stato stimolato dal Consigliere Beneforti e il Consigliere Ottoz ha stimolato questa mia breve riflessione. Una riflessione che penso sia necessario fare, non solo per quanto è scritto nel testo della legge, ma soprattutto per quello che è stato detto a margine della legge.
Devo dire che semmai ci fossero dei dubbi su quella che è la capacità di questa Amministrazione regionale di imitare gli aspetti deteriori di quello che è stato nel passato un certo modo di governare da parte dello Stato, penso che ne troviamo ampia e abbondante testimonianza e documentazione in questa legge. Penso che gli articoli 13 e 15 siano gli articoli significativi e sono gli articoli ancora più significativi se, colleghi, avete l'eco della discussione sull'interpellanza che il nostro gruppo ha presentato sull'Espace Vallée, più comunemente nota come "area Cogne". In quell'occasione dicevo che a Berlino sono stati ristrutturati, riprogettati, riedificati, in sei anni, un milione di metri cubi; noi, in cinque anni, di quell'area siamo ancora a discutere delle carte necessarie per fissare i criteri in base ai quali decidere chi, come, quando, dove e perché potrà andare ad insediarsi chissà quando in quell'area. Sicuramente non abbiamo dimostrato in questa occasione - che forse è quella che mi riesce più facile esemplificare perché ne abbiamo parlato qualche ora fa - di essere dei campioni come amministrazione pubblica nel gestire quella che è l'evoluzione delle situazioni, la trasformazione degli eventi e la gestione dei tempi. L'articolo 13 e l'articolo 15 ne sono la conferma.
Noi creiamo una Camera che dovrebbe occuparsi e farsi occupare - nel senso positivo del termine - da parte di quelle categorie produttive che sono il fulcro dell'economia, ma non siamo convinti, non ci fidiamo che le categorie interessate, protagoniste di quella che è la vita economica, siano in grado di autogestirsi, di darsi le regole. Inventiamo allora il "Comitato paritetico", che mi richiama la "Commissione paritetica", che oggi, fra l'altro, è di grande attualità perché ha avuto la sua prima seduta con fumata nera, ma questo fa parte di un altro dibattito che si è tenuto nella capitale. Il Comitato paritetico è la mozione di sfiducia nei confronti del mondo dell'economia. L'articolo 15 prevede, in un termine di 18 mesi, il compimento di questo procedimento, cioè la Camera di Commercio ha bisogno di 18 mesi per diventare adulta.
Perché 18 mesi? Perché probabilmente bisogna innanzitutto non prendere impegni prima della fine della legislatura, ma far balenare quanto meno prima della fine della legislatura un giocattolino dicendo che questo poi potrà essere utilizzato, ma dopo!
Voi direte che questa è "dietrologia politica", invece questa è sostanza, perché vi sfido a sostenere che siamo noi a dover insegnare agli imprenditori quali sono gli strumenti necessari alla categoria stessa per potersi dare quelle regole, per potersi organizzare in quella maniera in cui è organizzata non solo in tutte le latitudini della penisola, ma anche in tante altre realtà europee.
Ci si potrebbe allora divertire a "giocare" sul fatto che all'articolo 1 viene istituita la Camera, ma che poi le attribuzioni rimandano alla "Chambre", che ha un suono più dolce, ma anche più servile, più dormiente, meno dinamico di quanto non è l'istituzione della Camera.
Queste sono perplessità sulle quali ci auguriamo che il Governo regionale, in sede di replica, dia delle risposte. Non so se sono stati i rappresentanti delle categorie dei commercianti e degli industriali a chiedere di essere condotti per mano per 18 mesi, può darsi che sia un'esigenza: ci è sfuggita negli approfondimenti di commissione, sarebbe bene che venisse invece evidenziata nel corso di quella che è la chiusura di questo dibattito; perché, se così non fosse, quanto stiamo ragionando, adesso, su questi articoli apparentemente tecnici e transitori, ma sostanzialmente centrali, e quanto sta scritto in quell'articolo che il collega Lattanzi ha enunciato evidenziando la sua duplicazione con articolati che si trovano in altri "carrozzoni regionali", ci porta a dire che i primi a non volere e a non credere nell'autonomia di questo ente siete voi, colleghi Consiglieri di maggioranza, che portate al cospetto del Consiglio questo provvedimento. Capisco allora l'imbarazzo politico degli "Autonomisti" - non della "Stella Alpina" - che hanno la necessità di alzarsi, dopo che era stato fatto un intervento a nome del gruppo della "Stella Alpina", per ricordare come gli "Autonomisti" avevano una loro visione e che ora, tutto sommato, aderiscono al progetto politico della "Stella Alpina".
Questo è stato il senso dell'intervento del collega Comé, il quale ha probabilmente difficoltà a riconoscersi in questo testo e ha percepito come la visione dell'unicum della "Stella Alpina" in realtà sia una visione che non si traduca in atti politici concreti e coerenti con quella che è la loro tradizione politica, ma ciò fa parte dell'interpretazione e penso che non abbia grande importanza rispetto a quello che può essere il contributo, che invece volevamo dare al dibattito.
La mia riflessione termina qui, con la constatazione che sarebbe opportuno che chi andrà "a tirare le fila" di questo disegno di legge per il Governo regionale, ci spiegasse quali sono le necessità che stanno alla base di certe cautele, le necessità che impediscono oggi di individuare quei doppioni che tutti conosciamo, ma che timidamente indichiamo, sapendo che passeranno almeno 18 mesi prima che la Camera diventi adulta; poi forse ci saremo dimenticati di quella norma che consente di eliminare i doppioni che già oggi sappiamo esistere!
Penso che questi nodi debbano essere sciolti, altrimenti il dibattito sarà stato un momento per esprimere i nostri punti di vista ma, ancora una volta, su un argomento importante, avremo perso l'occasione di essere quanto meno coerenti e di giocare a carte scoperte. Noi lo abbiamo fatto, e dirò che non abbiamo ancora maturato un convincimento finale su quello che è il voto di questo provvedimento di legge, proprio perché noi abbiamo sempre sostenuto le ragioni di questi organismi di autogestione - che è forse un termine brutto, ma significativo - di quelli che sono i fenomeni produttivi dell'economia, perciò abbiamo l'imbarazzo fra il principio e l'attuazione di questo principio.
Aspettiamo delle risposte dai banchi della Giunta e, a seconda delle risposte, orienteremo in una direzione piuttosto che in un'altra il nostro voto.
Président Je n'ai plus de Conseillers inscrits à parler. Nous reportons à la journée de demain la réplique de l'Assesseur.
La séance est levée.