Oggetto del Consiglio n. 2477 del 20 febbraio 2002 - Resoconto
OGGETTO N. 2477/XI Impegno alla Giunta regionale per un mandato all’ARPA per il monitoraggio sui terreni confinanti con la Savoia. (Ritiro di mozione)
Mozione Atteso che recenti avvenimenti, quale la chiusura di un inceneritore a Gilly-sur-Isère, presso Montpellier, nella vicina Savoia, hanno dimostrato che la Valle d’Aosta non è esente da eventuale pericolo di inquinamento da diossina;
Ritenendo presumibile che in tutti questi anni di attività dell’inceneritore e di conseguente rilascio di diossina, tracce di tale sostanza siano giunte nelle zone confinanti con la Savoia, e si siano depositate in terreni adiacenti al colle del Piccolo San Bernardo;
Considerando utile acquisire informazioni e dati in tal senso;
Ritenuto inoltre che sarebbe opportuno predisporre una mappatura del terreno di tutta la regione, per individuare l’assenza o la presenza più o meno diffusa di tracce di elementi contaminanti, ivi compresa la diossina, così da poter valutare, in caso di rilievi puntuali e mirati a fronte di possibili incidenti, il livello di pericolo esistente;
Ritenendo che questi compiti rientrerebbero nelle competenze specifiche dell’Arpa Valle d’Aosta, anche se finora tale Azienda non si è dotata di programmi ad hoc;
Impegna
la Giunta regionale a dare all’ARPA un mandato specifico, insieme alle eventuali risorse necessarie per l’espletamento del mandato, affinché:
- nell’immediato, si proceda ad un monitoraggio sui terreni confinanti con la Savoia circa l’eventuale presenza di diossina.
- nel breve-medio periodo, si giunga a costruire una mappa dello stato di fondo del terreno, a livello regionale.
F.to: Squarzino Secondina - Curtaz - Beneforti
PresidenteLa parola alla Consigliera Squarzino Secondina.
Squarzino (PVA-cU)L’episodio della chiusura dell’inceneritore in Savoia a Gilly-sur-Isère, a causa del fatto che è stata rilevata la presenza di molta diossina, ci pone una serie di questioni, che possiamo riassumere con alcuni interrogativi e relative considerazioni. Prima domanda: la Valle d’Aosta, regione confinante con la Savoia, ha subito le conseguenze di tali emissioni di diossina? Non sarebbe importante conoscere questi dati, specie nelle zone confinanti?
Seconda questione: questo episodio attira la nostra attenzione sullo stato del suolo nella nostra regione; abbiamo noi allora una mappa dello stato di salute del suolo? Abbiamo mappe rispetto all’acqua, all’aria, ma non per il suolo: qual è il suo stato di salute?
Terza questione: come mai non siamo stati informati su quanto è accaduto nelle zone a noi confinanti? Sono queste le tre domande che mi pare importante porre di fronte a questo episodio. Rispetto a questa ultima domanda è già stata data una risposta da parte della Giunta, da parte del Consiglio con delle indicazioni precise, che sono quelle di attivarsi nei confronti del ministero italiano e di attivarsi con contatti e rapporti informativi nelle diverse sedi istituzionali; quindi, diciamo che a questa domanda è stata data una risposta, una risposta chiara, precisa ed anche tempestiva. Le precedenti due domande invece non hanno avuto ancora una risposta.
La prima domanda era: le regioni confinanti con la Savoia hanno subito conseguenze da tali emissioni di diossina? Questo ci indurrebbe a programmare, nell’immediato, un monitoraggio dei terreni confinanti con la Savoia, le zone del Piccolo San Bernardo, Col du Mont, e quando si dice "nell’immediato" è chiaro che non si dice dopo domani, perché credo che qualunque rilevamento di campionatura del terreno debba aspettare che almeno le nevi si sciolgano, ma sta a significare che questa andrebbe fatta come prima azione. Se questa decisione fosse già stata presa, si potrebbe rivedere la mozione, nel senso che si mette questo come uno dei dati ormai acquisiti, per cui non è più un impegno, ma è la constatazione che questo impegno è già stato preso, e che probabilmente anche per la seconda domanda posta sta per attivarsi una risposta. La terza domanda chiedeva qual è lo stato di salute dei suoli.
Noi non abbiamo una mappa sullo stato di salute dei suoli; di conseguenza, in tempi non brevissimi chiaramente, perché quando ci si pone in questa prospettiva bisogna pensare a tempi di breve-medio termine, ci si pone il problema di pensare a progettare un percorso che veda come risultato finale la costruzione di una mappa dello stato dei suoli, al fine di conoscere il livello di fondo del terreno, per conoscere qual è lo stato di salute del terreno.
È vero che ci sono diverse indagini in atto, diversi aspetti che vengono analizzati; se prendiamo la relazione che l’ARPA ha presentato, vediamo che c’è un capitolo sul suolo e sui rifiuti, ma se andiamo a vedere il contenuto, questo è essenzialmente centrato sui rifiuti e, per quanto riguarda il suolo, si parla solo di bonifiche dei suoli contaminati; è quindi una visione parziale rispetto alla tematica più importante della salute dei suoli. Ci sono anche indagini che riguardano la radioattività ambientale e le radiazioni ionizzanti; ma sono, ripeto, tutte indagini settoriali, mentre quello che manca è un'analisi complessiva del terreno.
Ci sono, è vero, delle analisi geologiche del terreno, cioè si sa come è fatto il terreno; ma il problema non è sapere la composizione, ma che cosa è penetrato, anche a livello superficiale, nel terreno. Credo che sarebbe opportuno iniziare un approccio conoscitivo di massima. È chiaro che non si può dire, se ci mettiamo nell’ottica del breve-medio periodo di avere dei risultati, dall’oggi al domani; è un progetto che va costruito pezzo per pezzo e, come ogni progetto, si prevede in genere un approccio conoscitivo di massima del problema.
Nell’immediato possiamo dire che si analizza la diossina eventualmente nelle zone confinanti; qui però il problema non è solo della diossina, ma anche di altre sostanze inquinanti che si sono depositate sul terreno. Sarebbe interessante procedere ad un approccio conoscitivo, dicevo, di massima perché prima bisognerà fare un progetto, cominciare a vedere la zona del fondo valle con una serie di campionature nelle valli laterali, ma solo per avere una verifica di alcune zone, cercando di analizzare per esempio il fondo valle e vedere se ci sono delle zone più sensibili all’inquinamento.
Di fronte a questo primo approccio conoscitivo di massima, si potrebbe poi tracciare una possibile mappa più approfondita, che si costruisce poco per volta sulla base di queste indicazioni. Credo che un approccio simile possa essere condivisibile. Qui do atto all’Assessore che anche per il modo con cui la mozione è stata presentata, l'impegno indicato può sembrare categorico; probabilmente anche noi, nel momento in cui prepariamo le nostre iniziative, ci poniamo un obiettivo e non sempre riusciamo a tradurlo in modo efficace.
Poi nel momento in cui ci torniamo sopra e ci lavoriamo con più calma, siamo anche in grado di individuare dei percorsi più precisi. Ripeto, il nostro obiettivo è quello di cominciare a dare una risposta a quelle tre domande, e visto che a una domanda è già stato risposto, e ad un’altra sembra che ci si stia avviando a rispondere, allora eventualmente se fosse così, possiamo riformulare tale domanda come una constatazione. Mi sembra importante però cominciare a rispondere alla terza domanda, quella relativa allo stato di salute del suolo.
Rispetto a questo problema si può procedere in modo molto più graduale, si può procedere prevedendo delle tappe, quindi suddividendo nel tempo le eventuali spese. Teniamo conto che c’è un elemento importante da tener presente, e non è solo un inciso, anche se è una frase che abbiamo messo fra due virgole, là dove chiedendo di affidare all’ARPA un mandato specifico, si aggiunge: "insieme alle eventuali risorse necessarie per l’espletamento del mandato".
Credo che questo sia un punto da prendere in considerazione per costruire, comunque, un punto di partenza necessario; se si chiede l’attivazione di una mappa del suolo, che è probabilmente un obiettivo in più rispetto a quelli previsti nel programma generale dell’ARPA, occorre anzi individuare alcune risorse aggiuntive. Sarebbero risorse aggiuntive che vanno nella logica dell’investimento, perché andrebbero a costruire conoscenza, andrebbero a favorire l’acquisizione di informazioni, consentirebbero di mettere in cantiere una banca data, un insieme di informazioni.
Lei ha visto, Assessore, come quella serie di informazioni che sono state via via accumulate nel tempo per quanto riguarda la qualità dell’aria, abbia consentito poi di giungere ad un modello interessante ed efficace; allora, sì, è vero che si sono spese molte risorse per attivare tale rete, ma ora che è attivata questa rete funziona in modo autonomo o quasi, il modello è stato costruito e, sulla base di pochi dati, si è in grado di conoscere la realtà!
Qui forse si tratterebbe di fare un po' la stessa cosa, cioè di cominciare a raccogliere una serie di dati che possono consentire di giungere, poco per volta, ad una conoscenza approfondita del suolo. È vero, ripeto, che si tratterebbe di un costo aggiuntivo - che credo al momento nessuno sia in grado di prevedere - ma si potrebbe chiedere all’ARPA di predisporre un progetto e di capire quali sarebbero i costi. Sarebbe un costo che produce cultura e lei sa meglio di me che i costi che producono cultura, che consentono di avere elementi per poi prendere le decisioni adeguate, sono risorse che vanno nel senso della qualità della vita e anche nell’ottica della prevenzione.
Non dimentichiamoci che la prevenzione non è solo fare delle campagne informative; la prevenzione a lungo termine è una prevenzione che si può costruire, se uno preventivamente ha i dati di conoscenza. Questo è il senso della nostra iniziativa. Siamo disponibili a emendarla, a cambiarla, a modificarla, ma la cosa che ci sembra importante è che si cominci a rispondere a queste domande di fondo.
PresidenteLa parola all’Assessore alla sanità, salute e politiche sociali, Vicquéry.
Vicquéry (UV)Nessuno di noi disconosce la validità delle affermazioni fatte dalla Consigliera Squarzino sia sull’aspetto preventivo che sull’aspetto culturale, siamo sulla stessa linea. Ci sono però alcuni problemi di tipo operativo. Inizio con il dire che sul primo punto della mozione l’Assessorato ha dato indicazioni al direttore dell’ARPA con nota del 5 febbraio u.s. di eseguire un piano di monitoraggio sulle matrici di accumulo sul terreno al fine di verificare i livelli di inquinamento: questo sulla scia di quanto è stato discusso in questo Consiglio e, a questo proposito, l’ARPA si sta attrezzando per iniziare questa attività, non appena le condizioni meteorologiche lo permetteranno.
L’ARPA segnala che per la campagna di monitoraggio si possono fare i seguenti rilievi. Per i terreni è necessario effettuare campionamenti che non siano influenzati dalle diossine depositate per altre cause, quindi occorre procedere in territorio lontano da altre fonti inquinanti: traffico ed emissioni industriali o da riscaldamento; il territorio più adatto a ricercare diossine di provenienza francese è la zona di confine nelle valli di La Thuile, Piccolo San Bernardo, Valgrisenche, Col du Mont, zone che attualmente sono innevate e che non sono raggiungibili con l’attrezzatura necessaria per i campionamenti fino a primavera inoltrata, salvo interventi limitati alle acque o alla neve.
L’esperienza maturata con l’analisi dei laghi alpini, per ricercare inquinanti provenienti dalla Francia (piogge acide), ci ha convinti - dice l’ARPA - "che il trasporto transfrontaliero Francia-Italia non ha ricadute sulla zona di confine con la Valle d’Aosta". Per il latte il problema principale è quello di trovare bovine alimentate esclusivamente da foraggio nostrano, pascolato e raccolto possibilmente nelle zone già citate, al fine di evitare interferenze con seguenti dubbi interpretativi.
Per quanto riguarda i prelievi, si ritiene indispensabile la collaborazione del Servizio veterinario dell’Azienda USL, sia per questioni di competenza in merito agli alimenti, sia per la migliore conoscenza delle problematiche relative alla alimentazione bovina. Un problema, anche se di costo relativamente elevato, è l’effettuazione degli esami, per i quali occorrerebbe rivolgersi, salvo diverse indicazioni da parte del laboratorio, all’esterno: ARPA del Piemonte per il terreno e Istituto zooprofilattico di Teramo per il latte.
Queste sono le considerazioni che ha fatto l’ARPA a proposito di questa campagna, per cui una mappatura, anche se non limitata agli aspetti della diossina, comporta un impegno multidisciplinare, complesso, che vede la compresenza dei servizi veterinari, dei servizi di igiene ambientale dell’USL, dell’Assessorato regionale al territorio e di quant’altro, e comunque successivo alla piena conoscenza della presenza delle diverse fonti che possono essere alla base di una contaminazione dei terreni.
Può iniziarsi un'attività di questo genere, previa predisposizione di un programma multidisciplinare, ma ripeto che a monte va fatta questa analisi di cui si parlava. Non sto a ricordare quanto già la Consigliera ha citato, cioè che è in fase di avanzata costituzione il Sistema informativo territoriale regionale, che darà una fotografia della situazione del territorio della regione Valle d’Aosta in materia di ambiente, sia dal punto di vista del monitoraggio dei fattori di qualità: aria, acqua, suolo, radioattività e quant’altro, che dal punto di vista dei vincoli ambientali, urbanistici, paesistici e forestali.
Sarà una vera e propria "mappatura di rischio", che costituirà la base per una serie ulteriore di approfondimenti, ma certamente la Valle d’Aosta, appena concluso questo lavoro, sarà all'avanguardia sotto l’aspetto della fotografia della situazione esistente, tenendo conto - ripeto - che questa è e sarà una semplice fotografia da cui dovranno essere tratti gli spunti per continuare.
Sotto questo punto di vista non ci sentiamo di accogliere la mozione, a meno che non venga tolto il secondo punto, perché stiamo trattando con l’ARPA i programmi di attività del 2002 e questi programmi sono già delineati dalla finanziaria regionale, che ha stanziato fondi e risorse e ha definito, a grandi linee, le attività che deve concludere e quelle che deve iniziare.
Non si è mai parlato di questa attività, non possiamo impegnarci "sic stantibus rebus", cioè con queste risorse finanziarie stanziate, con queste risorse umane utilizzate dall’ARPA e con le priorità che sono state date all’ARPA - una delle quali quella di raggruppare le sedi che comporteranno un intervento finanziario non indifferente - non ci sentiamo di impegnare l’ARPA a mettere in piedi, oggi, questa attività che non è sicuramente una priorità, di cui però - lo dico per evitare equivoci - non disconosciamo la validità. Ciò significa che, sicuramente, l’impegno che posso prendere nel corso dell’anno è di discutere con l’ARPA la possibilità da parte loro di presentare un'idea, un progetto, che significa un’altra cosa rispetto a impegnarsi tout court in questa sede, sia perché non saremmo in grado, oggi, di dare risorse finanziarie senza modificare il bilancio, senza avere altre risorse aggiuntive, sia perché all’ARPA sono state date altre priorità.
Se è sufficiente questo impegno, che prendo di fronte al Consiglio regionale nel chiedere all’ARPA di studiare il fenomeno e di discuterlo nelle sedi competenti - una sede potrebbe essere anche la commissione consiliare, con la presenza dell’ARPA perché potrebbe essere un'occasione interessante per capire tutti noi a che punto sta il sistema territoriale e sullo studio del suolo -, chiediamo che venga ritirata la mozione. In caso contrario, ci asterremmo.
PresidenteC’è una richiesta di ritiro della mozione da parte dell’Assessore.
La parola alla Consigliera Squarzino Secondina.
Squarzino (PVA-cU)Lei sa bene, Assessore, che non siamo formali, a noi interessa la sostanza.
Lei oggi ha preso pubblicamente un impegno: io avrei preferito che fosse formalizzato, nel senso che potevamo per esempio chiedere l’impegno all’ARPA di presentare un progetto che consentisse di giungere alla costruzione di una mappa. Credo però che la sua parola, presa in questa sede, valga, e noi possiamo prendere atto del suo impegno, prendere atto del fatto che l’ARPA è già stata attivata per un monitoraggio nei terreni confinanti con il territorio francese in cui è stata rilasciata la diossina, prendere atto che è volontà dell’Assessore di chiedere all’ARPA che presenti uno studio in cui indichi le risorse, i tempi e le tappe necessarie.
Chiederemmo eventualmente all’Assessore che prima dell’estate, nel giro di due o tre mesi, sia possibile avere un riscontro di questo progetto. Sulla base di questa assicurazione fatta qui, pubblicamente, dall’Assessore, ritiriamo la nostra mozione e ci diamo l’appuntamento nel momento in cui, fra alcuni mesi, lei ci presenterà il risultato di questo lavoro.
PresidentePrendiamo atto del ritiro della mozione da parte della Consigliera Squarzino Secondina.
Il Consiglio prende atto.