Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 2415 del 23 gennaio 2002 - Resoconto

OGGETTO N. 2415/XI Transazione tra la Regione e la società Conner di Pont-Saint-Martin. (Interpellanza)

Interpellanza Premesso che:

- nel 1996 la Regione ha contestato alla Conner, a seguito della cessazione dell’attività in Pont-Saint-Martin, la violazione della convenzione stipulata cinque anni prima all’atto dell’insediamento dello stabilimento;

- nel 1997 è stato attivato un arbitrato per dirimere le differenti posizioni tra azienda e Regione, la quale rivendicava danni per 26 miliardi;

- con delibera n. 4438 del 18/12/01 la giunta ha abbandonato l’arbitrato, transando la vertenza su un accordo di 5 miliardi e liquidando ai propri legali gli avv. Caveri Alberto e Frumento Anna lire 450.000.000;

i sottoscritti Consiglieri regionali

Interpellano

la Giunta regionale per sapere:

1) quali sono i motivi che hanno determinato la transazione di cui in premessa e quali sono stati per parte regionale i costi complessivi dell’arbitrato;

2) se il relativamente poco oneroso disimpegno di Conner dalla convenzione con la Regione sia da imputare a carenze della stessa e, nel caso positivo, se siano state accertate le responsabilità;

3) a quanto ammontano le risorse finanziarie regionali erogate direttamente o tramite Finaosta alla Conner;

4) a quanto ammontano i costi sostenuti dalla Regione per approntare lo stabilimento Conner e quanto quelli sostenuti per la sua riconversione.

F.to: Frassy - Tibaldi - Lattanzi

PrésidentLa parole au Conseiller Frassy.

Frassy (FI)L’argomento può sembrare un po' superato dai tempi in quanto è una vicenda nota all’aula, nota alle cronache, che è iniziata ben oltre 13 anni fa, ma è una vicenda che probabilmente si è chiusa solo questa estate con l’ultima delibera di Giunta con la quale sono stati liquidati gli ultimi importi inerenti la vertenza stragiudiziale che è seguita alla vicenda della Conner. Penso che la vicenda della Conner sia nota, però forse vale la pena di riepilogare alcune date e alcuni passaggi che forse riescono a "realizzare" meglio il senso delle domande, che porrò alla fine di questa illustrazione, che in sintesi comunque sono contenute nel testo dell'interpellanza.

Nel giugno del 1988 viene stipulata, dall’allora Giunta regionale, una convenzione ventennale con la Conner; nel maggio del 1991 la Conner apre il suo stabilimento. Sui giornali dell’epoca si legge che quella convenzione costò qualcosa come 60 miliardi alle casse regionali; le cronache dicono che i miliardi impegnati fra la costruzione dello stabilimento e l'approntamento dei macchinari furono 30, che i miliardi destinati alla formazione dei lavoratori che avrebbero dovuto andare nello stabilimento furono 7 e le risorse impegnate, sotto forma di mutuo o finanziamenti a fondo perduto, oltre 23; tutto questo per arrivare alla conclusione - che ricordiamo e conosciamo - della chiusura dello stabilimento nella tarda primavera del 1996.

L'Amministrazione regionale, successivamente alle problematiche di tipo sindacale, ha affidato una serie di studi e pareri legali per capire se vi era la possibilità di intentare un'azione per il risarcimento dei danni subiti e patiti nei confronti della Conner, o perlomeno dell’azienda che aveva nel frattempo incorporato la Conner stessa.

A seguito di queste valutazioni legali, che sono richiamate in una delibera di Giunta del marzo 1997, viene avviata formalmente, nell'aprile 1998, la procedura arbitrale che era prevista nella convenzione: la procedura arbitrale rientra tra le procedure che erano previste in caso di contenzioso nella convenzione stipulata nel 1988 e, nell’argomentare le proprie pretese, la Regione rivendica la cifra di ben 27 miliardi di danni.

L’arbitrato procede per un anno e mezzo, due anni, poi arriva all’Amministrazione regionale una proposta transattiva, cioè una proposta conciliante - se così la vogliamo definire - formulata dalla Conner perché questo leggiamo negli atti di Giunta del 2000, dove si valuta positivamente la proposta transattiva formulata dalla Conner; si decide di conseguenza di sospendere l’arbitrato e di chiudere il contenzioso.

Ciò che ci lascia perplessi nell’esaminare questa vicenda è che una vicenda dagli oneri che ho riepilogato all'inizio, per 60 miliardi, e che avrebbe comportato danni per 27 miliardi, si chiude con una transazione di 5 miliardi alla quale, per onestà di contabilizzazione, vanno dedotte le parcelle pagate ai legali incaricati dall’Amministrazione regionale: gli Avvocati Caveri Alberto e Anna Frumento del medesimo studio che presentano una parcella di 450 milioni perciò, a conti fatti, la transazione dell’Amministrazione regionale si chiude a 4,5 miliardi. Normalmente una transazione ha delle motivazioni che stanno a monte e che portano le parti a fare passi indietro nell’intendimento di evitare la lite, ma qui la lite era già incorsa perché è una transazione che avviene nel corso di una procedura arbitrale e la procedura arbitrale è l’equivalente di quello che poteva essere una procedura di tipo giudiziale davanti a un tribunale.

Nel leggere la delibera di Giunta, che accoglie la proposta della Conner, troviamo una motivazione che nei fatti non esiste perché la motivazione è che i legali, incaricati dall’Amministrazione, dopo approfondito esame delle posizioni assunte dalla Regione nel corso dell’arbitrato e delle difese svolte dalla controparte, tenuto conto della complessità e del conseguente rischio di causa - ma è evidente che ogni causa ha un suo rischio -, hanno ritenuto di consigliare l’ipotesi della "definizione bonaria" proposta dalla Conner, cioè le motivazioni della transazione sono definibili come motivazioni tautologiche: conviene accettare la transazione perché è giusto accettare la transazione.

Se queste sono le motivazioni, che hanno portato fra l’altro alla liquidazione di una parcella importante rispetto a quella che era la posta in gioco e ancora più importante rispetto al risultato finale, vorremmo capire se vi sono delle situazioni imputabili a una cattiva predisposizione e stesura della convenzione del 1988 che hanno reso impossibile, a distanza di oltre dieci anni, difendere da parte dell’Amministrazione regionale quel tipo di accordo economico e finanziario.

Ci sembra quanto meno paradossale che una procedura arbitrale, attivata dall’Amministrazione regionale e quantificata nelle cifre che ho evidenziato, si chiuda con una cifra che è enormemente lontana dalla cifra rivendicata. La transazione normalmente, non dico che si chiuda al 50 percento, ma è nella logica delle cose che la cifra sulla quale si può statisticamente chiudere una transazione possa avvenire sul 50 percento di quella che è la pretesa, in questo caso siamo invece lontani di parecchio.

Dopo questa prima domanda che poniamo nell'interpellanza - e che riteniamo essere domanda di non poco conto perché, delle due, l’una: o è stata sbagliata la stesura della convenzione iniziale o è stato errato quel parere legale dato alla vigilia dell’attivazione della procedura arbitrale attivata dall'Amministrazione regionale - vorremmo che l’Assessore puntualizzasse se le risorse che abbiamo ricostruito essere state impegnate da parte dell’Amministrazione regionale nei tempi della vicenda Conner sono effettivamente quantificabili in quei 60 miliardi oppure se, come immaginiamo, a quei 60 miliardi vadano aggiunti nel novero dei danni anche i costi della riconversione dello stabilimento.

Non possiamo infatti non ricordare come quello stabilimento sia stato costruito ex novo, appositamente per un determinato tipo di attività produttiva, con una prospettiva ventennale - perché questa era la convenzione - e che dopo soli cinque anni di attività sia stato smantellato; questo perché, come sappiamo, le aziende, che successivamente si sono insediate in quell’area, hanno attivato produzioni totalmente differenti rispetto a quelle della Conner con la necessità di sistemare e ridisegnare gli spazi e le linee produttive.

Riteniamo che manchino ancora queste risposte per poter scrivere la parola "fine" a questa pessima vicenda di politica industriale valdostana.

Si dà atto che, dalle ore 17,39, presiede il Vicepresidente Viérin Marco.

PresidenteLa parola all’Assessore all’industria, artigianato ed energia, Ferraris.

Ferraris (GV-DS-PSE)Per quanto riguarda la questione posta dall'interpellanza, vorrei innanzitutto precisare che, per la tipologia dell'interpellanza stessa, la risposta è stata anche frutto di una collaborazione con il Dipartimento legislativo e legale della Presidenza della Regione.

Vengo puntualmente ai quesiti che sono stati posti, conseguenti alla chiusura di uno stabilimento della Conner, che ha chiuso non perché lo stabilimento non fosse redditizio - la Conner negli otto anni in cui ha operato in Valle d’Aosta ha sempre avuto dei bilanci in positivo -, ma perché il proprietario dell’azienda ha ceduto alla Seagate la proprietà delle imprese che aveva a livello mondiale e successivamente è stata presa la decisione di chiudere l’unico stabilimento in Europa: era difficile, al momento della stipula della prima convenzione, ipotizzare un succedersi di avvenimenti che successivamente si sono verificati, ma che nulla hanno a che vedere con la bontà del progetto industriale dell’azienda. È chiaro che si è trattato della conseguenza di una ristrutturazione effettuata a seguito di scelte di carattere di politica globale della Seagate che voi sapete essere uno dei principali produttori mondiali dello hardware dei computer.

Per venire alla prima domanda, al punto 1, "quali sono i motivi che hanno determinato la transazione di cui in premessa e quali sono stati per la parte regionale i costi dell’arbitrato", va premesso che, prima di avviare l’arbitrato, oltre ad effettuare le valutazioni di carattere giuridico, come avviene di norma, si è proceduto ad accertare la concreta possibilità di recuperare i danni eventualmente liquidati a favore della Regione e a verificare quale fosse la situazione della Conner Peripherals Europe, quindi anche dello stabilimento di Pont-Saint-Martin.

Si è avuto modo di verificare che la Conner aveva cambiato la propria denominazione sociale in AVP S.p.A., aveva trasferito la propria sede a Milano ed era stata posta in liquidazione, ma la cosa che va sottolineata è che un - seppur sommario - esame dell’ultimo bilancio disponibile aveva altresì evidenziato che la stessa non disponeva della liquidità necessaria per far fronte alle richieste della Regione. Si è verificata quindi la possibilità di coinvolgere nel contenzioso, ex articolo 2362 C.C., la Seagate Technology, industria di diritto americano che controllava l'AVP S.p.A. Si è accertato che ciò sarebbe stato difficoltoso in quanto non risultava possibile agire immediatamente in sede arbitrale contro la Seagate Technology, ma sarebbe stato necessario compiere alcune azioni preliminari.

Primo: era necessario un giudizio arbitrale positivo per la Regione nei confronti dell’AVP S.p.A. e un successivo giudizio del giudice civile per ottenere l'esecutorietà del lodo in quanto si tratta di un arbitrato irrituale: un'esecuzione infruttuosa contro l’AVP perché, come era stato detto in premessa, questa non disponeva di liquidità per far fronte alle richieste della Regione; successivamente un giudizio avanti un tribunale italiano volto a far dichiarare, sulla base del lodo, la responsabilità della Seagate in qualità di incorporante della Conner, che controllava al 100 percento la Conner AVP.

In sostanza era necessario svolgere tutta una serie di passaggi preliminari per eseguire infine la sentenza del punto precedente, cioè la dichiarazione del tribunale italiano che esisteva una responsabilità della Seagate Technology; a seguito di questa sentenza era necessario ottenere la declaratoria di esecutorietà della sentenza italiana ai sensi dell’articolo 1713 e successivi del Codice di procedura civile della California. Come vedete, si tratta di un percorso giuridico particolarmente tortuoso, dagli esiti tutti da verificare e sicuramente con dei tempi, tenuto conto dei tempi della giustizia nazionale e non solo, sicuramente non brevi. Avviata la procedura arbitrale, l’AVP S.p.A. in liquidazione si è opposta ad ogni richiesta della Regione affermando, sotto vari profili, la piena legittimità della propria decisione di cessare ogni attività produttiva nello stabilimento di Pont-Saint-Martin e chiedendo che la Regione fosse condannata a rifondere ogni spesa di arbitrato e legale.

A questo proposito va evidenziato che il contenzioso si presentava molto complesso e che svariati erano gli ostacoli giuridici da superare, ostacoli frapposti dall'AVP in liquidazione, per dimostrare la fondatezza della posizione della Regione con evidente rischio di causa in base a quanto ho detto precedentemente. Nel corso della procedura arbitrale, avviata dalla Regione nell’aprile 1998, veniva fissata un'udienza di tentativo di conciliazione e, prima di detta udienza, i legali incaricati dalla Regione, tramite un legale californiano, mettevano in mora la Seagate Technology. All’avvio di detta procedura nei confronti della Seagate, conseguiva un mutamento di atteggiamento da parte dell'AVP in liquidazione, la quale, a fronte dell'originaria posizione di totale chiusura nei confronti delle pretese della Regione, si dichiarava per la prima volta disposta a valutare l’ipotesi di una soluzione transattiva.

La procedura arbitrale procedeva quindi con l’escussione dei testimoni reciprocamente indicati dalle parti, ma contemporaneamente proseguivano le trattative tra i legali al fine di individuare un'ipotesi di accordo bonario. È stato quindi necessario mettere in mora la Seagate per far sì che la posizione dell’AVP in liquidazione si modificasse. Dette trattative sono state lunghe e intense e hanno consentito infine di quantificare in lire 5 miliardi la somma, come veniva indicato nell'interpellanza, che l'AVP in liquidazione era disposta a versare alla Regione.

Per quanto riguarda la validità della transazione e la congruità della somma, valgono le seguenti considerazioni.

In ordine alla scelta di definire in via transattiva il contenzioso, si evidenzia che esso è frutto di un'attenta e prudente valutazione delle reciproche e contrapposte posizioni, non potendo la Regione prescindere dai rischi di causa di cui ai punti 1 e 2 - che sono quelli che avevo precedentemente illustrati, legati alle particolari difficoltà del procedimento giuridico implicante pronunciamenti di tribunali nazionali e di tribunali della California - che rendevano incerta l’affermazione di una responsabilità dell’AVP in liquidazione e comunque in ogni caso l’effettiva liquidazione, sia da parte di AVP in liquidazione, sia da parte della Seagate Technology, della somma eventualmente accertata dal lodo a favore della Regione.

In ordine alla congruità della somma di lire 5 miliardi, va precisato da un lato che l’importo inizialmente proposto dall’AVP in liquidazione era notevolmente inferiore a quello finale e dall’altro che la quantificazione definitiva, ritenuta soddisfacente, ha tenuto conto del fatto che, per precisa scelta processuale anche in vista di un eventuale accordo transattivo, il quantum posto a fondamento della domanda nella misura di circa 26 miliardi era stato determinato nel modo più ampio possibile comprendendo voci di danno molto rilevanti che, anche qualora fosse stata accertata una responsabilità dell’AVP S.p.A. in liquidazione, ben difficilmente sarebbero stati liquidati a favore della Regione.

Per quanto attiene poi alla quantificazione dei costi, le spese sostenute in relazione all’arbitrato sono le seguenti: le spese di arbitrato, 153,337 milioni, pari al 50 percento degli onorari del collegio arbitrale e dei diritti dell’Associazione italiana per l’arbitrato; le spese legali per 444,400 milioni, di cui 300 milioni di onorari: a proposito di questo si precisa che lo studio legale incaricato ha operato una riduzione degli onorari liquidati dal Consiglio dell’Ordine degli avvocati di 50 milioni.

Per quanto riguarda il punto due dell'interpellanza, che riguarda il relativo poco oneroso disimpegno della Conner dalla convenzione con la Regione, se questo "sia da imputare a carenze della stessa e, nel caso positivo, se siano state accertate le responsabilità", si ritiene per le ragioni sopra esposte che, nonostante quanto affermato nell'interpellanza, la scelta transattiva operata dalla Regione costituisce sicuramente un risultato positivo a fronte dell'incertezza insita nel contenzioso sia per quanto riguarda il risultato, sia per quanto riguarda i tempi.

Per quanto concerne il punto tre, riguardante le risorse regionali erogate a Conner, rispondo che la Conner ha beneficiato di mutui Finaosta in gestione speciale per 13,5 miliardi e di un prestito obbligazionario per 10 miliardi. Tali interventi sono stati regolarmente rimborsati dalle imprese, quindi non sono stati oggetto dell’arbitrato; sono stati erogati inoltre contributi in conto capitale: per la formazione professionale 4.276 milioni, per la ricerca e sviluppo 2.763 milioni.

Per quanto riguarda il punto quattro, relativo ai costi di riconversione dello stabilimento per nuove attività produttive, la realizzazione dell’opificio Conner ha comportato costi per un importo di 27.877 milioni, i lavori di adeguamento dell’immobile successivamente connesso a Viasystems, direttamente realizzati da quest’ultimo, sono stati quantificati in 7.450 milioni. È stato conferito a Finaosta l’incarico di erogare un contributo in conto capitale, ai sensi dell’articolo 5 della legge n. 16/1982, al fine di realizzare i lavori di adeguamento citati per un importo pari al 40 percento degli oneri sostenuti da Viasystems fino ad un ammontare massimo di 2.980 milioni, di questi sono stati erogati 1.812 milioni.

L’impresa inoltre ha la facoltà di detrarre dal canone di locazione dell’immobile il costo dei lavori di adeguamento eseguiti e pagati, al netto dei contributi di cui sopra, per un ammontare massimo di 4.470 milioni. Sommando queste voci, ci troviamo ad una cifra che è lontana dai 60 miliardi ed è inferiore ai 60 miliardi indicati dal Consigliere interpellante.

Vorrei fare alcune brevissime considerazioni. Credo che la complessità di questa vicenda, legata alla nascita e allo sviluppo di un'attività produttiva e alla successiva chiusura dello stabilimento Conner, non possa limitarsi a valutazioni esclusivamente di ordine giuridico-legale. Bisogna tener conto del fatto che questo stabilimento, negli anni in cui ha operato, ha avuto delle importanti ricadute in termini produttivi, occupazionali e direi anche sociali. Lo stabilimento Conner ha operato per otto anni in Valle con un'occupazione media nel periodo di 270-280 addetti.

È stata la prima iniziativa industriale, dopo la chiusura dell’Ilssa Viola, un primo segno tangibile della ripresa dell’attività industriale in Valle e, attraverso la formazione di personale in quello stabilimento, si sono create delle professionalità che non sono "morte" con la chiusura dello stabilimento, ma hanno avuto la possibilità di essere riutilizzate in altri stabilimenti del settore elettronico della Valle a partire dalla Zincocelere, oggi Viasystems. A questo proposito vorrei sottolineare come la Regione sia riuscita nel 1996, anno di chiusura dello stabilimento, in un periodo poco superiore al mese, a trovare un'alternativa produttiva per l'utilizzazione dello stabilimento e in ogni caso ricordo che questa iniziativa ha consentito di rioccupare i dipendenti dell'ex Conner. Ci sono poi anche dei ritorni di carattere fiscale: l’attività della Conner ha portato negli anni in cui ha operato in Valle a un riparto fiscale di 30 miliardi e ha contribuito, per quanto riguarda sia le retribuzioni che gli oneri previdenziali, per circa 60 miliardi.

Mi rendo conto che la chiusura di un'azienda è un evento negativo e traumatico soprattutto per i dipendenti, ma credo che questa vicenda vada inquadrata in una dimensione più ampia di quello che è un contesto legato ad una causa civile.

PresidenteLa parola al Consigliere Frassy.

Frassy (FI)Non sono soddisfatto della risposta in riferimento a quelli che riteniamo essere i punti sostanziali della risposta stessa, in particolare i primi due.

Per quanto riguarda gli oneri, lei ha detto che non ammontano a 60 miliardi ma, mentre lei sosteneva che non erano 60 miliardi, io ricontavo i miliardi: mi sembra che siano 60, forse anche qualcuno in più. È vero che i finanziamenti sono poi rientrati, ma è altrettanto vero che quelle risorse sono state dedicate allo sviluppo di quella iniziativa industriale.

Relativamente ai primi due punti, ossia sui motivi della transazione, non siamo soddisfatti perché lei ha raccontato una vicenda che è smentita dai fatti e mi spiego: quando lei dice che la transazione è stata decisa sull’evidenza di quelle che erano le difficoltà procedurali, e soprattutto su quelle che sarebbero state le difficoltà di mettere ad esecuzione il giudizio favorevole, o lei non è informato o, se è informato, mente sapendo di mentire, per usare un'espressione che è "abusata", ma che in questo caso "rende".

Il 26 marzo 1997 la Giunta regionale - di cui lei non faceva parte, e di questo le va dato atto - ha adottato una deliberazione nella quale ha evidenziato nelle premesse le difficoltà di andare a mettere ad esecuzione la sentenza, ha evidenziato la situazione dell’AVP S.p.A. in liquidazione, ha fatto riferimento agli articoli 2362 e 2504 del Codice civile per concludere che comunque sarebbe stato possibile mettere a frutto la sentenza nei confronti della Seagate Technology. Questo per dire che queste valutazioni non sono state alla base dell’accoglimento della proposta transattiva, ma sono state alla base dell'iniziativa di promuovere l’arbitrato, che è cosa diversa, e l’arbitrato è stato iniziato con la consapevolezza che c’erano queste? chiamiamole "difficoltà".

Lei ha poi detto che i motivi sono "dovuti" ad un'attenta e prudente valutazione dei rischi di causa, ma qui, Assessore, nulla aggiunge rispetto alla domanda che noi abbiamo posto: quali sono i motivi? Siamo convinti che i motivi siano stati oggetto di attenta e prudente valutazione, ma quali sono? Perché ci soffermiamo su questa vicenda? Perché sappiamo che chiudere un arbitrato con una transazione, o chiudere un arbitrato in una maniera piuttosto che in un'altra, non è indifferente, in particolare per quelle che sono le poste in gioco in questo particolare contesto da un punto di vista finanziario, allora siamo insoddisfatti quando apprendiamo che, alla fine della "fiera", l’Amministrazione regionale ha portato a casa nel concreto poco più o poco meno di 4 miliardi sui 27 perché, dedotte le spese transattive, dedotte le spese di arbitrato, se n’è andato un altro miliardo dei 5 che sono stati portati a casa!

Riteniamo che la sua ricostruzione non corrisponda alla realtà dei fatti neppure quando lei dice che l’importo iniziale era inferiore rispetto ai 5 miliardi perché nella successiva delibera - e lei lì era in Giunta perché la delibera è quella del luglio del 2000 - lei dice che è giunta una proposta transattiva e questa è l’unica proposta transattiva che l’Amministrazione regionale ha valutato; di più, nell’articolazione di quella che è la proposta transattiva fatta dall’AVP, ossia dalla Conner, si dice chiaramente quello che è stato l’iter: si ricorda che c’è stata la convenzione, si ricorda che c’è stata la procedura arbitrale attivata dalla Regione e si dice che l’AVP è giunta alla determinazione di fare questa proposta, perciò non vi è traccia, cosa che normalmente avviene nelle transazioni, del momento di confronto rispetto alle due posizioni.

Le due posizioni che vengono riportate nel testo transattivo, che voi come Giunta avete approvato, fanno riferimento alle posizioni iniziali, cioè ai 27 miliardi rivendicati dall’Amministrazione regionale. Io parto da un’altra considerazione, Assessore: che la Conner - se è vero che c’erano tutte queste difficoltà, se è vero che si trovava nella situazione di essere vincente nella vicenda - sicuramente non avrebbe tirato fuori una lira che è una perché non avrebbe avuto interesse a chiudere questa vicenda.

Detto questo, ricordo solo come su un lodo, che fu chiuso in una maniera normalissima, ci fu un grossissimo tormentone giudiziario: mi riferisco al lodo Mondadori, dove la chiusura di una determinata procedura aveva scatenato gli interessi della Magistratura. Noi abbiamo la fortuna di vivere in una realtà che è avulsa da tutto quello che accade da Pont-Saint-Martin in giù, però penso che gli atti amministrativi debbano essere sostenibili, debbano avere delle motivazioni intrinseche.

Noi rileviamo che, alla luce di quella delibera di Giunta, alla luce della risposta che lei ha fornito oggi in aula, non si capisce assolutamente per quale motivo la Regione abbia chiuso una vicenda di contenzioso accontentandosi di una cifra che è di gran lunga inferiore al quinto di quella che era la rivendicazione iniziale.

Dopodiché immagino che l’Assessore conosca dei retroscena che non ha voluto esporre in aula e che non sono stati iscritti in delibera, però ci lasci dire, Assessore, che la parola "fine", che pensavamo oggi di poter mettere sulla vicenda della Conner, con la risposta che lei ha dato difficilmente può essere scritta con la consapevolezza che la vicenda sia chiusa perché il modo in cui la vicenda è chiusa ci lascia dire che potrebbe forse anche riaprirsi e potrebbe anche riaprirsi perché riteniamo che sui denari pubblici ci debba essere maggior cautela e soprattutto maggiore responsabilità da parte di chi li gestisce.

Non accettiamo la favola, Assessore, che tutto sommato la Conner è stata un affarone perché il riparto fiscale ha portato nelle casse del bilancio regionale i nove decimi; questa è una favola che non ci interessa perché voi dite che gli investimenti li fate con questa filosofia e allora verifichiamo se è una filosofia sostenibile dal punto di vista della politica industriale, dal punto di vista di quelle che sono le scelte etiche della politica del lavoro, altrimenti queste sono scelte che dall’altra parte dell’oceano definiscono "scelte di banditismo finanziario" perché i meccanismi di operazioni finanziarie, che nascono semplicemente per mettere gli utili in tasca a chi promuove l’azione e a mettere sul lastrico quelli che aderiscono all’azione finanziaria, sono valutati nella maniera che ho detto.

È evidente che l’unico elemento positivo, che peraltro sembra essere l'elemento che giustifica l’operazione da parte dell’Assessore, è il tornaconto finanziario. Noi non condividiamo questo tipo di politica industriale e riteniamo che non si possa continuare a sostenere che, una volta le scelte strategiche, una volta il destino, una volta le errate valutazioni effettuate da chi doveva istruire le pratiche, ci portino, come sempre, a rimanere con il "cerino in mano".

Voglio solo evidenziare come l’insieme di questi finanziamenti miliardari all’epoca sono stati aperti e concessi ad una società per azioni che aveva un capitale sociale, sottoscritto e versato, di 200 milioni e voglio anche evidenziare come, nel prosieguo della vicenda industriale, la Finaosta abbia anche in questo caso delle responsabilità perché voi avete detto e riconosciuto nella risposta che non c’erano più le garanzie. Vogliamo capire allora come sia possibile che, ogni volta che l’Amministrazione regionale deve arrivare a recuperare delle risorse finanziarie, non ci siano le garanzie. Vuol dire che qualcosa non funziona, Assessore, nei meccanismi di controllo della gestione della Finaosta.

Assessore e Presidente Viérin, aspettiamo sempre di avere il piacere, in base alla legge riguardante la Finaosta, di vedere i bilanci della Finaosta, non abbiamo ancora avuto il piacere nonostante?

(interruzione del Presidente della Regione, fuori microfono)

? Presidente, non so dove lei trasmetta i documenti, ma se li trasmette come li ha trasmessi negli scorsi anni? noi non riceviamo nulla, perciò il fatto che lei dica di averlo trasmesso non è soddisfacente perché non è arrivato alla destinazione che la legge prevede. Io non me la prendo con il Presidente della Regione, me la prenderò con il Presidente del Consiglio che si dimentica di attivare le procedure previste da una legge regionale!

Non penso che il responsabile possa essere il Vicepresidente, che sta in questo momento presiedendo la seduta, perciò, se non lo è il Presidente della Regione, lo sarà il Presidente del Consiglio e allora parlatevi, perché mi sembrava che su questo argomento avessimo convenuto sull'esigenza che ci fosse il rispetto delle procedure! Chiudo esprimendo la nostra totale insoddisfazione per le risposte fornite dall’Assessore.