Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 1422 del 22 giugno 2000 - Resoconto

OGGETTO N. 1422/XI Disegno di legge: "Autonomia delle istituzioni scolastiche".

PrésidentJe rappelle que nous sommes en discussion générale au sujet du projet de loi régionale n° 78: "Autonomie des institutions scolaires".

La parole au Conseiller Nicco.

Nicco (GV-DS-PSE)La scuola è certamente in una fase di trasformazione e transizione profonda: dalla riforma dei cicli (nuovo ciclo di base di 7 anni), all'autonomia scolastica (con le questioni connesse del dimensionamento, della cosiddetta "verticalizzazione" e quant'altro).

Senza entrare nel merito delle singole questioni, su ognuna delle quali molto vi sarebbe da dire e talvolta anche da obiettare, mi limito a una considerazione di carattere generale.

Il punto di partenza, l'obiettivo fondamentale di ogni riforma delle istituzioni scolastiche dovrebbe essere quello di elevare la qualità dell'istruzione, di fornire agli utenti sempre migliori competenze, sia generali che specifiche, di contenuto e metodologiche.

Questa parrebbe un'affermazione scontata, ma forse così non è. L'impressione mia è anzi che talvolta il processo di riordino perda, o rischi di perdere, il legame con quell'obiettivo fondamentale che è il presupposto del riordino stesso. E che il riordino e la riforma diventino, o rischino di diventare, dei processi fini a sé stessi, che finiscono per seguire una loro logica interna sempre più distante ed avulsa dall'obiettivo che dovrebbero proporsi. D'altronde, già nel recente passato si sono determinate nella scuola situazioni che dovrebbero spingerci a riflettere su questa divaricazione.

L'esperienza degli organi collegiali, per esempio, credo che possa offrirci spunti interessanti per una riflessione in materia. Ho fatto parte a suo tempo di un consiglio scolastico distrettuale, la cui preoccupazione prima era che ci fosse il numero legale per poter validamente deliberare. Mi pare che alla seduta del Consiglio scolastico regionale in cui è stata discussa la legge sull'autonomia scolastica abbiano partecipato 23 componenti su 42!!

In generale, a me, (non come Consigliere, ma come operatore del settore, come insegnante di materie letterarie di liceo scientifico) pare che vi sia stato in questi ultimi anni nella scuola un abnorme incremento delle attività che definirei burocratico-impiegatizie. Gli insegnanti occupano sempre più tempo nel compilare relazioni e verbali che poi non si sa se qualcuno mai leggerà e a cosa effettivamente servano. Anche i nuovi criteri di valutazione, pur partendo da premesse certo condivisibili, hanno generato distorsioni evidenti in tal senso. Mi chiedo cosa mai possano capire i genitori di certe espressioni tortuose e involute con cui si esprimono, qualche volta, i giudizi.

A cambiare, in certi casi, è più la forma che la sostanza. Si fanno grandi rivoluzioni semantiche, dai POF ai "curricula", che rischiano talvolta semplicemente di offuscare, di rendere meno leggibile la realtà. Elevare il livello e la qualità dell'istruzione, dicevo, quale obiettivo fondamentale. Purtroppo vi sono dei segnali che la direzione talvolta non è questa, o non lo è nella misura necessaria.

Le alunne e gli alunni che escono dalla scuola elementare non sempre hanno acquisito quegli elementi di base che sono fondamentali per poter affrontare proficuamente il seguito del corso degli studi. In quei cinque anni hanno fatto di tutto e di più. Ma qualcuno, purtroppo, non ha appreso a leggere correttamente e deve ricominciare con esercizi di lettura in prima media. Così come qualcuno non ha capito, in quei cinque anni, le regole di base dello stare assieme in una classe.

La nostra è una scuola che, giustamente, svolge meritevoli, intense e proficue attività di recupero per i più deboli, ma che ingiustamente, troppo spesso, abbandona a sé stessi, quando non penalizza, coloro che potrebbero con maggior vantaggio per sé e in seguito per la Comunità svolgere un'attività più intensa, più avanzata. Anche questo è un diritto, che oggi non è garantito in misura adeguata.

È una scuola in cui l'insegnante è una figura troppo spesso appiattita, standardizzata. L'insegnante supera un concorso, fatto più per valutare le sue conoscenze che la sua competenza ad insegnare, che sono due piani differenti. Il secondo implica il primo, ma il primo, la conoscenza, non garantisce il secondo, la competenza. Si può essere un'enciclopedia ambulante, si può conoscere la "Divina commedia" a memoria, ma essere del tutto inidonei all'insegnamento.

Chi valuta la competenza dell'insegnante in classe? Su quali parametri? La si valuta dal numero dei corsi di aggiornamento che ha frequentato?

Fondamentale sicuramente è l'aggiornamento, ma anche qui con qualche distorsione, quella che chiamerei quasi una "corsomania". Corsi, corsi e ancora corsi su tutto. C'è chi partecipa volentieri a un gran numero di corsi, lasciando spesso la classe a qualche supplente. Interessante sarebbe capire, poter valutare, quale ricaduta tale attività, ripeto, in sé lodevole, abbia nel migliorare la qualità del servizio fornito. Invece ciò che manca a me pare proprio un'attenta, serena, ma anche severa valutazione dell'operato in classe.

Nella scuola ci può essere chi arreca danni. E può, con le normative attuali, di fatto, continuare ad arrecare danno per un tempo indeterminato e ricevere, nel contempo, pari remunerazione di chi, di quei colleghi insegnanti, e sono tanti per fortuna, spende invece tutto sé stesso, anima e corpo, in quella difficile attività che è l'insegnamento.

Problemi delicati, ma problemi reali.

Possono sembrare queste delle questioni lontane dalla legge che oggi è in discussione. Penso invece che proprio perché non vi sia quella divaricazione a cui ho fatto riferimento, perché anche questa riforma non rischi di diventare fine a sé stessa, questi temi, che ho molto brevemente evocato, dovrebbero sempre fare da sfondo, da quadro di riferimento. Credo che redigendo un capo o un articolo della legge ci si dovrebbe sempre chiedere se quel capo e quell'articolo sono utili al conseguimento dello scopo generale che la scuola si prefigge o che dovrebbe prefiggersi.

Iniziativa dovuta questo disegno di legge, in applicazione dell'articolo 21, comma 20, della legge n. 59/97. Iniziativa necessaria e condivisibile. Se, in generale, autonomia è, deve essere, sinonimo di responsabilità, allora l'autonomia delle istituzioni scolastiche è il passaggio necessario per una loro maggiore consapevolezza e coscienza. Dunque, d'accordo sul principio che sta alla base del provvedimento.

Per quel che è invece dello strumento specifico attraverso il quale si realizza questo principio, ovvero questo disegno di legge, ritengo di dover svolgere alcune considerazioni critiche sull'impianto complessivo e sul tipo di linguaggio utilizzato.

Dicendo subito che, poiché alcune parti della legge altro non sono che la riproposizione di elementi tratti dalla legislazione nazionale, le mie osservazioni, per quelle parti, non sono evidentemente rivolte a chi quelle parti ha utilizzato, non sono rivolte alla commissione ricordata stamattina dall'Assessore che è stata incaricata di predisporre il testo oggi in discussione, ma evidentemente sono rivolte a quegli uffici ministeriali, a quei consulenti del Ministro Berlinguer che le hanno redatte.

C'è da chiedersi, ovviamente, per quel che ci concerne più direttamente, che senso abbia utilizzare acriticamente, trasferire direttamente nella nostra legislazione parti della legislazione italiana, "tali e quali" come ricordava stamani anche l'Assessore.

Penso che forse lo Statuto, che ancora l'Assessore giustamente ha richiamato, poteva consentire un approccio forse diverso.

Nel merito della struttura e del linguaggio di questo disegno di legge devo purtroppo ripetere qui quanto già detto per altri provvedimenti discussi in questo Consiglio, e cioè che "les lois simples, claires, accessibles, et cetera" sono un'altra cosa. Io credo che siano tutt'altra cosa.

Mi pare che vi siano in questa legge troppe affermazioni, definizioni, generali e generiche, onnicomprensive, adatte più a qualche dotta conferenza sui massimi sistemi che non ad una legge, ed esplicitate queste affermazioni e queste definizioni, tra l'altro, in un linguaggio talvolta articolato in mega periodi che, già di per sé, non facilitano la comprensione, e in cui non mancano certo espressioni ridondanti, tautologiche.

Un buon esempio di tutto ciò è rappresentato dal comma 3 dell'articolo 3. Un bel periodo unico di 13 righe, vicino al quale un insegnante di lettere avrebbe subito fatto un segno per suggerire di mettere un punto ogni tanto. È questo articolo 3 la fotocopia del comma 2 dell'articolo 1 del DPR 8 marzo 1999, n. 275, più un breve inciso che recita: "? nel rispetto del particolare ordinamento scolastico regionale?".

Mi chiedo cosa significhi, nel concreto, ciò che sta scritto qui, ovvero: "? realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana?" - e qui sarebbe interessante sapere cosa l'attributo umana aggiunge al sostantivo persona - "? adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti, al fine di garantire loro il successo formativo, coerentemente con le finalità e gli obiettivi generali del sistema di istruzione e con l'esigenza di migliorare l'efficacia del processo di insegnamento e di apprendimento?".

Sicuramente una gran bella frase, ben articolata, che significa tutto, ma, proprio perché significa tutto, significa anche niente.

Allora io dico, lasciamo allo Stato questo modo di legiferare, non copiamone questi aspetti deteriori.

Faccio ancora un altro esempio: il comma 4 dell'articolo 16, che è fra l'altro anch'esso la fotocopia della legislazione italiana e, precisamente, del comma 4 dell'articolo 8 del DPR 8 marzo 1999, n. 275, in cui si dice: "? Nella determinazione del curricolo le istituzioni scolastiche tengono conto delle diverse esigenze formative degli alunni concretamente rilevate?" - sarebbe interessante sapere come - "? della necessità di garantire efficaci azioni di continuità e di orientamento, delle esigenze e delle attese espresse dalle famiglie, dagli enti locali, dai contesti sociali, culturali ed economici del territorio?". Più che un articolo di legge a me pare una sommatoria di luoghi comuni pseudosociologici o, volgarmente detto, un po' di aria fritta.

Oppure ancora il comma 4 del già citato articolo 3, laddove si legge che: "? Le istituzioni scolastiche, fondando il proprio progetto educativo sulla qualità delle relazioni insegnante-studente, individuano nello studente il fine della propria azione e, esercitando le scelte in materia di autonomia scolastica, favoriscono e valorizzano l'autonomia e l'identità individuale, perseguono e sostengono il raggiungimento di competenze, conoscenze ed abilità adeguate alla formazione ed all'inserimento nella vita attiva?". Anche questa espressione mi sembra non particolarmente felice, inutile. A parte che è pure discutibile il contenuto dell'asserzione: questo studente che diventa "un fine"! Direi che il fine, più che lo studente, è lo sviluppo nello studente di determinate competenze.

Ripetizioni. Ne richiamo una. Le stesse parole che ricorrono almeno tre volte, tratte anche queste dalla legislazione italiana: "caratteristiche demografiche, orografiche, economiche e socio-culturali", articolo 5, comma 3, lettera b); "caratteristiche socio-culturali, demografiche e orografiche", articolo 6, comma 1, lettera c). Chissà, mi sono chiesto, se c'è una ragione anche per la diversa disposizione dei termini o se invece è casuale. E ancora: "caratteristiche socio-culturali, demografiche e orografiche", articolo 6, comma 2, lettera i). Sul concetto siamo d'accordo, ma forse era sufficiente dirlo una volta sola, con riferimento ai differenti ambiti per semplificare il tutto.

O ancora, ed è un ultimo esempio, qualche specificazione superflua, o che a me sembra tale. Quando, all'articolo 12, si è definito al comma 1 che "le istituzioni scolastiche possono promuovere accordi di rete o aderire ad essi per il raggiungimento delle proprie finalità istituzionali", secondo me si è detto tutto. A che serve un comma 2 che fa un elenco degli elementi oggetto dell'accordo e che si conclude poi con un generico e onnicomprensivo: "? ogni altra attività coerente con le finalità istituzionali"? Bastava il comma 1, secondo me. O a che serve un comma 6 che recita: "Gli accordi sono aperti all'adesione di tutte le istituzioni scolastiche?" e che ad abundantiam precisa: "? che intendano parteciparvi?". Mi sembra una precisazione talmente evidente che era inutile scriverla.

Sono degli esempi, non certo un esame organico, ma alcuni esempi di un modo di redigere una legge che mi lasciano alquanto perplesso, che non condivido.

Ritengo che questi stessi contenuti potessero e dovessero essere espressi in modo ben altrimenti conciso, essenziale, sia nella struttura complessiva, sia nei singoli articoli. Credo che il disegno di legge non avrebbe perso nulla nella sostanza, ma avrebbe probabilmente guadagnato molto in qualità legislativa e in chiarezza, per chi poi questa legge dovrà applicare, ed avrebbe guadagnato molto anche in operatività e concretezza, per riprendere due termini che ha usato oggi l'Assessore e sui quali concordo pienamente.

PrésidentLa parole au Conseiller Ottoz.

Ottoz (UV)L'autonomie scolaire prévoit dans cette loi - nous le lisons aux articles de 8 à 11 et suivants - bien évidemment l'autonomie didactique, d'organisation, de recherche, d'expérimentation, de développement, de gestion de ressources et cetera.

Cela se traduit finalement dans la libre formulation du plan d'offre de formation (POF) et là un point touche mon attention: les bâtiments des établissements scolaires, des institutions font partie des ressources à disposition pour réaliser de la part des conseils d'institut cette autonomie organisationnelle, telle qu'elle est définie en particulier à l'article 10.

Ces bâtiments remplissent toutefois une importante fonction pour la Communauté, une fonction additionnelle puisque les installations sportives, les gymnases qui en représentent une partie non seulement constituent un outil didactique indispensable pour une matière fondamentale d'enseignement telle que l'éducation physique mais, hors de l'horaire de leçon, ces structures permettent aux associations sportives et à la population de déployer sur le territoire leur ?uvre de formation des jeunes à la pratique sportive avec toutes les retombées positives de formation pour nos familles et nos enfants.

Nous aurions aimé que cette loi puisse expliciter le principe que l'autonomie des institutions scolaires s'exerce avec toute liberté à l'intérieur de l'horaire curriculaire et qu'elles ne représentent donc pas un droit de propriété totale sur les structures sportives et sur les gymnases.

Les structures réalisées avec l'argent de la Région dans l'horaire qui est en dehors de l'utilisation institutionnelle ne peuvent pas être propriété exclusive de l'institut 24 heures sur 24. Il s'agira d'une nécessité sociale parce que les installations scolaires sont fondamentales dans cette région pour que tous les jeunes puissent faire de l'activité sportive surtout l'hiver.

J'en ai parlé avec l'Assesseur, il est d'accord sur ce problème, mais il a remarqué que la loi parle d'autonomie scolaire en tant qu'autonomie didactique globale, mais qu'elle ne parle pas de propriété des structures, ce qui est tout à fait vrai, donc cela ne concerne pas cet aspect, mais cela peut engendrer une équivoque puisque bien souvent les proviseurs, les conseils d'institut tendent à interpréter d'une façon ample cette autonomie, donc à considérer les écoles comme étant à eux et le risque d'un malentendu reste.

L'Assesseur s'est engagé à résoudre ce problème dans la réglementation administrative des écoles puisqu'il concerne aussi un aspect administratif car les sociétés sportives paient un montant à l'Administration.

En prenant acte avec satisfaction de la position de l'Assesseur, je souhaite qu'il soit possible, au moment de définir ce règlement, d'établir que l'autonomie scolaire est bien totale sous l'aspect didactique, mais qu'elle trouve une limite dans l'horaire scolaire et que les heures excédentaires puissent être données en convention par l'Administration aux sociétés sportives.

PrésidentLa parole au Conseiller Marguerettaz.

Marguerettaz (Aut)Grazie Presidente e grazie collega Nicco perché con il suo intervento ci ha riportato con i piedi per terra.

Mi inserirò con aspetti diversi nell'ottica che mi è sembrato voler tracciare appunto il collega Nicco che mi sembrava sottintendesse un giudizio di fondo: "Facciamo attenzione a non enfatizzare questo disegno di legge".

Partirò con il dire che, quando si parla di una materia così importante qual è l'istruzione, evidentemente emergono nel corso del dibattito diversi orientamenti che ognuno di noi ha in base alla propria storia, cultura e tradizione quando si pone di fronte al fatto educativo e quindi vorrei spiegare come io mi pongo davanti alla questione educativa, e quindi alla scuola, e questo per spiegarvi due cose sostanzialmente.

La prima sarà cercare di spiegarvi perché, a differenza del Ministro "in primis", dell'Assessore poi e di qualche collega che è intervenuto per ultimo, tenderò a non enfatizzare i contenuti di questa legge.

Al tempo stesso proverò a spiegare perché, pur non enfatizzando questo disegno di legge, ho comunque delle forti perplessità su alcuni aspetti di questa impostazione che si vuole dare con l'autonomia delle istituzioni scolastiche.

Partirei citando la Costituzione che sancisce che il diritto-dovere di educare i figli spetta alle famiglie perché credo che questo sia non una pensata che qualcuno ha fatto in maniera più o meno ideologica quando si è trattato di scrivere il fondamento stesso della Repubblica italiana, appunto la Costituzione, ma che sia stata un'intuizione proveniente dal guardare la storia del nostro Paese e non solo.

Storicamente infatti le famiglie si sono organizzate prima dello Stato per dare un'educazione ai propri figli. Lo Stato è venuto poi ed è intervenuto giustamente per garantire a tutti i suoi cittadini uguali possibilità di educazione e di istruzione.

Quando parliamo di pubblica istruzione, di scuola, ci troviamo o perlomeno ci dovremmo trovare in un chiaro momento di applicazione del principio di sussidiarietà.

Lo Stato cioè, di fronte a un tema così importante per la vita sociale di ognuno di noi, dovrebbe essere un soggetto ordinatore, un soggetto garantista, ma nel contempo un soggetto sussidiario e, come accennavo, questa è un'impostazione che, per quanto concerne il sistema scolastico, si sono dati tutti i Paesi dell'Unione Europea e non solo, riconoscendo, con un fermo controllo sui risultati ottenuti, la parità giuridica ed economica fra le scuole statali e quelle non statali.

In Italia da questo punto di vista abbiamo ancora molta strada da fare, per alcuni aspetti viviamo uno dei tanti paradossi della storia del bel Paese come qualcuno lo definiva, in cui a seconda delle opportunità, a seconda delle convenienze, vi è chi fa sovente ricorso alle disposizioni della Comunità europea, ad esempio per quanto concerne le tipologie delle famiglie a cui far riferimento quando ci si rivolge con qualche atto pubblico, ma gli stessi poi si guardano bene dal ricorrere agli indirizzi che l'Unione europea dà per quanto concerne la materia scolastica.

Vero è che da qualche tempo anche nel nostro Paese qualche piccolo timido passo sembra che si faccia in questa direzione.

Vi chiedo scusa di questa lunga premessa, ma a mio avviso era fondamentale per cercare di esprimere meglio qual è il mio pensiero sui contenuti del disegno di legge perché senza una vera libertà di scelta educativa da parte delle famiglie ogni sistema scolastico rimane comunque inadeguato, autonomia scolastica o non autonomia scolastica.

Quarant'anni fa Don Giussani che, come voi sapete è una persona a me molto cara, diceva già questa frase che è diventata un po' uno slogan per me e per molti miei amici: "Fateci andare in giro nudi, ma non toglieteci la libertà di educare". Ecco perché l'autonomia scolastica che, come giustamente diceva l'Assessore questa mattina, è un mezzo e non un fine, non rappresenta molto di per sé se non è inserita in un sistema scolastico integrato.

È giusto quindi ricordare che la nostra Regione da questo punto di vista offre decisamente maggiori possibilità sulla scelta educativa delle famiglie. Con la legge n. 55/86 infatti la Valle d'Aosta, sottolineando il diritto alla libera scelta educativa da parte dei genitori, riconosceva, e riconosce essendo la legge in vigore, la funzione sociale del servizio svolto dalle scuole cosiddette "private".

In questo senso credo che la nostra Regione, con questa legge che oggi più che mai possiamo intuire come precorresse i tempi nel lontano 1986, su queste tematiche dovrebbe avere la forza, il coraggio e la capacità di uscire dai propri confini per inserirsi a pieno diritto nel dibattito politico che sta avvenendo a livello nazionale su questi temi, forte la nostra Regione della sua positiva esperienza. Proprio in questa direzione annuncio a margine, ma non troppo viste le cose che sto dicendo, del disegno di legge la presentazione di una risoluzione che sottoporrò all'attenzione dei colleghi.

Ma se abbiamo parlato degli aspetti positivi storici della nostra Regione per quanto concerne il riconoscimento del ruolo delle scuole non regionali in questo caso, anche nella nostra legge sull'autonomia scolastica troviamo una strutturazione dove troppo spesso appaiono quelle "pennellate demagogiche berlingueriane" come le ha efficacemente definite un rappresentante dei genitori quando è stato audito dalla V Commissione.

Perché parlo di demagogia? Perché se andiamo a leggere con attenzione la legge?, l'Assessore stamani ha fatto uno sforzo per dimostrare che l'accusa rivolta dei reiterati riferimenti agli articoli 39 e 40 non era così solida in quanto solo tre volte, se ho capito bene, viene fatto riferimento a questi articoli e quindi, prendendo lo stesso metodo seguito dall'Assessore, scopriremmo che tra le parole più presenti all'interno di questa legge non ci sono gli articoli 39 e 40, ma ce ne sono altre, molto importanti soprattutto rispetto a quello che ho detto fin qui, e sono: garanzia di libertà, pluralismo culturale, libertà di scelta educativa delle famiglie.

Questa terminologia ricorre molto sovente, a più riprese all'interno di questo disegno di legge e allora vediamo come concretamente questi principi così nobili e condivisibili si traducono nella realtà dei fatti. Devo dire che in questo senso c'erano molte aspettative all'inizio del percorso dell'autonomia scolastica. Mi è capitato sotto mano una rivista del settore della scuola, è un numero dell'anno 1998-1999, quindi evidentemente un po' datato, credo fosse immediatamente successivo alle normative nazionali in materia, dove questo Luciano Clementini, estensore dell'articolo, sentite cosa diceva a commento evidentemente dell'autonomia scolastica: "? Fino ad oggi la famiglie non avevano possibilità reale di scelta se non rivolgendosi alle strutture non statali. Dal 2000 in poi sarà possibile anche all'interno delle scuole statali. Nel momento in cui la scuola avrà elaborato questo documento, si intende il piano dell'offerta formativa, dovrà renderlo pubblico in modo che le famiglie possano avere una preventiva e completa conoscenza dell'offerta formativa e possano esercitare quella che viene definita la libertà di scelta educativa? ".

Queste erano le giuste aspettative che si palesavano all'inizio del percorso che ha fatto questa rivoluzione perché è oggettivamente, se non altro dal punto di vista organizzativo, una vera e propria rivoluzione del sistema scuola.

Il POF, certo, il piano dell'offerta formativa è uno degli aspetti importanti presenti all'interno di questa legge, più rivoluzionari per certi versi, di conseguenza dovrebbe rappresentare una grande possibilità.

Fra l'altro, per andare sempre nella direzione del collega Nicco, io ho fatto un'unica riflessione sulla terminologia: "piano dell'offerta formativa". Non per giocare facilmente con le parole ma, siccome come giustamente ci veniva ricordato le parole hanno un peso oppure sono parole vuote, credo, pur non essendo professore d'italiano, che la parola "offerta" dovrebbe presupporre la possibilità di un'accettazione o di un rifiuto.

C'è questa possibilità oggi per le famiglie valdostane di dire: "No, grazie" di fronte al piano dell'offerta formativa? No, non c'è. Ecco l'enorme limite, l'enorme contraddizione e l'enorme sensazione che dà, almeno a me, di presa in giro, scusate il termine forte, che c'è dentro questa legge.

Dov'è la libertà di scelta educativa della famiglia? Dov'è quella garanzia di libertà e di pluralismo? Cosa ha inficiato però questa possibilità che sulla carta dovrebbe esserci? Assessore, adesso ci arriviamo. Abbiamo girato intorno, abbiamo girato intorno, abbiamo girato intorno, ma è quello che lei sa meglio di me ed è questo famigerato o maledetto che dir si voglia dimensionamento.

Paradossalmente questa è stata la tegola che è arrivata sulla testa delle famiglie perché cosa comporta il dimensionamento? Che i tuoi destini scolastici - mi rendo conto della forzatura del concetto, ma è per renderlo più chiaro - si giocano esclusivamente sulla zona in cui abiti.

Io credo che anche qui dobbiamo tornare con i piedi per terra, non facciamo dell'ideologia né in un senso né nell'altro. Ha detto bene Nicco: nella scuola pubblica c'è di tutto, lo sappiamo bene noi, l'Assessore "in primis" che come me è insegnante elementare. Sappiamo benissimo tutti, anche chi non è insegnante, chi è genitore, chi ha avuto a che fare con la scuola pubblica che nella scuola pubblica c'è di tutto. Ci sono certamente competenze, professionalità, capacità, passioni, impegni, ma sappiamo altresì che ci sono incompetenze, poca professionalità, superficialità e quant'altro. Queste sono cose che coesistono nella scuola.

Allora la cosa alla quale io, non come Consigliere regionale e non come insegnante, ma come genitore mi ribello è che l'educazione di mio figlio debba essere - perché così è, purtroppo - affidata al caso. Quando parlo con gli amici uso un termine che qui non posso usare, ma che potrei tradurre con la parola "fortuna" perché è così. Se sei fortunato, siccome tu abiti in quella determinata zona e vai in quella determinata classe, trovi un insegnante di quelli che appartengono alla prima categoria. Se, viceversa, trovi degli insegnanti che appartengono alla seconda, sei stato sfortunato.

Vi rendete conto che il meccanismo, così com'è impostato, meriterebbe se non altro un approfondimento.

Viviamo in un'epoca di liberalizzazione, tutti noi quotidianamente facciamo i conti con questa società che si evolve, siamo liberi (molti di noi hanno il cellulare) di scegliere la compagnia a cui rivolgersi Tim piuttosto che Wind piuttosto che Omnitel c'è la libertà di scegliere in tantissimi campi. In quello della scuola paradossalmente no.

Lo ha ben detto un genitore che ha scritto il 18 marzo scorso una lettera a "La Stampa", un genitore che non citerò, ma che so essere profondamente laico, il quale scriveva: "? Progettare tramite il piano dell'offerta formativa significa anche inviare un messaggio preciso alla società, non ci sono più in tendenza scuole tutte uguali?".

Di questo dobbiamo renderci conto, la rivoluzione che dovrebbe esserci dietro a questa autonomia scolastica in fondo è questa: non dovrebbero esserci più scuole tutte uguali perché le medesime dovrebbero avere delle offerte diverse. "? La famiglia dunque?" continua lo scrivente "? deve poter scegliere fra le diverse opzioni e scelte educative fatte dalle scuole?".

Ecco perché non avrebbe senso ciò che pare l'Amministrazione regionale abbia in mente di fare e cioè una rigida corrispondenza fra territorio di appartenenza e scuola da frequentare. Il principio di sussidiarietà potrebbe qui trovare un'esemplare applicazione. Mi ha fatto piacere leggere queste cose dopo che avevo fatto alcune osservazioni in seno alla V Commissione con la presenza della Sovrintendente. Anche qui, siamo realisti: se vogliamo fare dello scontro ideologico, sapete che non mi tiro indietro, ma non credo sia il caso. Allora, a fronte di queste osservazioni, mi è parso che, seppur con tutta la gentilezza e la calma e la moderazione a cui faceva riferimento l'Assessore stamani, l'obiezione sia: "Ma ti rendi conto questo cosa può significare nella scuola? Il caos più totale, la disorganizzazione più completa".

"Stiamo con i piedi per terra", dicevo in commissione. Oggi - purtroppo dico io perché vorrei che non fossero così le cose, ma diciamocele fra di noi - quali sono i criteri per i quali il 90 percento - per essere bassi, ma potrei dire 95 percento - delle famiglie sceglierebbe la scuola in cui mandare il proprio figlio? Semplicemente - e vorrei passarvi il microfono, sicuro che mi direste tutti la stessa cosa - per la comodità, la vicinanza a casa.

Ora, impedire invece a chi magari prende un po' più a cuore l'educazione dei propri figli tanto da andare a sindacare su cosa è scritto sui piani di offerta formativa, tanto per vedere con che tipo di insegnante avrà a che fare suo figlio, impedire a questi, che sarebbero una percentuale minimissima, di poter effettuare liberamente la propria scelta è un sopruso.

Infatti lo scrivente dice: "? Avremo fenomeni di liberismo nella scuola pubblica? Non direi. Piuttosto?" e qui si apre un altro interessante ragionamento "? un ragionevole tasso di emulazione fra gli istituti?" che, tradotto per chi vuole la parola più diretta, è concorrenza anche se a molti non piace "? potrebbe stimolare la voglia e la capacità di progettazione ed evitare un livellamento verso standard di pura sopravvivenza?". Ci tornerò dopo su questo perché a questo proposito l'Assessore ci dovrà spiegare come scatta l'automatismo tra autonomia e assunzione di responsabilità.

Stando sempre su questo dimensionamento, che ha tarpato le ali a quello che invece poteva essere un discorso molto interessante all'interno di questa legge, ho notato che gli stessi consigli di istituto, cosa che non mi aspettavo perché queste sono più richieste che provengono da famiglie, da associazioni perché in genere gli insegnanti giocano più sulla difensiva, ma dicevo ho preso atto con piacere che anche i consigli di istituto, nel documento che hanno inviato alla Giunta, all'Assessore, a tutti noi, dicano: "? Pare contraddittorio che nella scuola dell'autonomia l'iscrizione degli alunni sia rigidamente determinata dai confini territoriali senza tener conto delle esigenze dei genitori e degli alunni e dei piani di offerta formativa nelle scuole, ledendo in questo modo la libertà di scelta delle famiglie?". Questo lo dicono gli stessi insegnanti della scuola pubblica.

Allora questo benedetto dimensionamento avrebbe potuto essere fatto in maniera diversa? Credo di sì. Una prima riflessione che non posso esimermi dal fare, altrimenti non sarei onesto con me stesso, è quella di dire che su quell'articolo di legge che parla del dimensionamento, io mi sento preso in giro, come credo tutti i colleghi più o meno coscientemente. Noi voteremo oggi la legge che traccia i termini del dimensionamento quando le linee del dimensionamento sono già in vigore dal 20 dicembre 1999 quando vi fu quella famosa delibera di Giunta che dava queste indicazioni seppure, come diceva l'Assessore, dopo tutto il lavoro delle commissioni e di quant'altro su questo problema.

Devo dire che non ho capito una cosa, magari l'Assessore nella sua replica me la spiegherà: la scelta di questo modello della verticalizzazione e di questo confine della comunità montana. Mi chiedo: in una realtà così piccola come la nostra, così conosciuta e conoscibile com'è la nostra, doveva essere proprio applicato questo modello così rigido?

Non sembri all'Assessore che voglia fare demagogia, ma queste sono domande che mi pongo alle quali vorrei che si desse risposta. Ma questi benedetti genitori di Sarre o di Saint-Christophe devono essere costretti a mandare i propri figli gli uni alle medie di Villeneuve e gli altri alle medie di Quart? Non siamo capaci di dare delle forme diverse a questi dimensionamenti, a queste zonizzazioni? Lo hanno fatto, lo accennava la collega Squarzino, regioni ben più grandi e difficili da gestire della nostra, lei citava il Piemonte e io cito il Friuli.

Ho trovato il piano di dimensionamento delle scuole del Friuli ed è una serie infinita di possibilità, a seconda delle zone, a seconda dei comuni, c'è di tutto. C'è stato un metodo diverso che ha portato a questo risultato in Friuli rispetto al nostro? Voglio dire: è stata ponderata a fondo questa scelta oppure no? Anche perché questa scelta, a parte quei problemi più evidenti a cui accennavo prima, porterà dietro di sé tutta una serie di problematiche alle quali bisognerà pur dare risposta.

Io ho una moglie che è insegnante di scuola materna, la sua preoccupazione è questa: "Se dovessi capitare in un'istituzione dove c'è la mia scuola materna, tre scuole elementari e quattro scuole medie, ma quale spazio avrà, e a livello di disponibilità finanziarie, e a livello di programmazione didattica, e a livello di opportunità varie all'interno di questa istituzione un'unica misera scuola materna schiacciata in mezzo a tre scuole elementari e quattro scuole medie?". Sono preoccupazioni che hanno un fondamento a mio avviso.

Così come da un punto di vista didattico è vero che adesso non ci sarà più la figura del preside inteso come era inteso o del direttore didattico così come era inteso, ma non possiamo far finta di ignorare che spesso e volentieri, laddove c'erano dei direttori didattici che funzionavano, questi diventavano un importante punto di riferimento anche dal punto di vista didattico. Allora con tutto il rispetto, ma il preside della scuola media che si troverà a dirigere un'istituzione, quando dovrà occuparsi di materie di questo genere che riguardano la scuola materna, forse farà un corso accelerato, ma io credo che parta con un deficit evidente.

Altri problemi sono stati quelli della mobilità, non solo degli studenti come abbiamo visto prima, ma anche la mobilità dei professori, degli insegnanti. Vi racconto un aneddoto. La cosa ridicola è che, mentre discutevamo tutte queste cose ed io mi scaldavo in commissione, a un certo punto mi telefonano dalla mia nuova "istituzione" per dirmi che dovevo andare a firmare e io ho pensato: è vero, tocca anche me, mi ero dimenticato.

Porterà dei problemi a chi ha lavorato nella segreteria delle scuole, lo sappiamo, nove segretari che non faranno più il lavoro che facevano ieri perché non servono più, si accorpa. E allora dove verranno? C'è "mamma Regione" che li aspetta a braccia aperte, chiaramente, non perderanno il loro posto di lavoro, ma dal punto di vista delle gratificazioni personali non credo che sia una gran bella cosa.

Ci sarà un problema di trasporti e ho apprezzato l'intervento di Nicco perché ci ha portato con i piedi per terra. Noi parliamo, diciamo tutte quelle frasi altisonanti e poi si fa i conti con la realtà di tutti i giorni. Come sapete, le scuole da un po' di tempo hanno iniziato ad addestrarsi con i piani dell'offerta formativa. Io ho il bambino che va a scuola a Porossan, allora alla fine dell'anno mio figlio è arrivato con questo foglio dato dalle maestre, che è fra l'altro una cosa che ho apprezzato, cioè la relazione di fine anno sull'andamento scolastico 1999-2000, classi terza, quarta e quinta di Porossan.

Sentite cosa dice, per rendersi conto di come ci saranno delle problematiche concrete a cui mettere mano:

"? Queste attività?" si riferisce a quelle che descrive prima "? seppure previste dai POF e pur accolte molto positivamente da alunni e insegnanti non si sono svolte in maniera regolare. Sono purtroppo universalmente noti, ma mai risolti i problemi di trasporto dei bambini di Porossan, spesso infatti lo scuolabus preposto a tale compito non è risultato disponibile e il Comune di Aosta non ha attuato alcuna strategia alternativa?". Voilà, questi insegnanti hanno preparato un POF, poi è mancato lo scuolabus e il POF è saltato.

E sempre per quanto concerne il dimensionamento, e poi la chiudiamo, c'è anche questo parere del Consiglio scolastico regionale che fra l'altro aveva fatta sua la proposta di quella commissione istituita dalla Giunta e diceva per quanto riguarda la città di Aosta in particolare: "? Si ritiene che possa essere mantenuta l'attuale organizzazione senza tuttavia precludere a priori che vengano costituiti istituti in verticale qualora se ne ravvisi l'opportunità?".

Ma sia la commissione nominata dall'Assessore, sia il Consiglio scolastico regionale avevano convenuto sul fatto che ad Aosta si potesse giungere a un'organizzazione dell'autonomia didattica senza stravolgere il dimensionamento degli istituti.

Credo che questa legge, al di là di tutte queste osservazioni, possa rappresentare una serie di buone opportunità dal punto di vista didattico, qualcuno lo ha già fatto, io non scendo nei particolari perché sono troppi anni che sono fuori dalla scuola, ma credo che i piani dell'offerta formativa, il fatto dell'opportunità di lavorare in rete fra scuole, il fatto del poter presentare dei progetti di innovazione e quant'altro, con quegli aspetti positivi, come giustamente sottolineava l'Assessore, del poter gestire autonomamente dei fondi senza più avere dei vincoli di destinazione, siano degli aspetti che rappresentano delle opportunità positive per la scuola.

Però, come accennavo prima, tutte queste possibilità possono rimanere belle parole. Lo sappiamo tutti, se tutti gli insegnanti o un gran numero di insegnanti fossero in grado di farsi carico di una grossa responsabilità di fronte al lavoro che sono chiamati a svolgere, potremmo anche sbagliare l'organizzazione o fare qualche errore nel dimensionamento, ma questo non procurerebbe dei grossi drammi per la scuola.

Allora torniamo alla domanda che le ponevo prima, Assessore: come scatta quel meccanismo autonomia/responsabilità? Lei questo per cortesia ce lo dovrebbe proprio dire perché non è automatico. Non è che l'insegnante che fino a ieri non prendeva troppo a cuore la situazione della scuola dal 1° settembre 2000 con l'autonomia scolastica si sentirà un missionario all'interno della scuola. Non è un automatismo questo, lo sappiamo tutti.

Conosciamo tutti la condizione della scuola, fra l'altro parlandone a tu per tu le dicevo che prima di interrompere l'insegnamento, nel 1990, avevo diversi colleghi con i quali avevo a che fare tutti i giorni, che erano impegnati, motivati, si davano da fare; adesso gli stessi colleghi o molti fra loro li incontro per strada e mi dicono che sono completamente demotivati.

Allora, ripeto, qual è questo benedetto meccanismo che fa scattare questa responsabilità quando abbiamo una categoria di insegnanti che è la meno pagata d'Europa quando uno che si danni l'anima, che faccia dell'aggiornamento, che prepari le lezioni, che comunichi una passione per l'insegnamento non ha nulla di più né nulla di meno di uno che è sempre in mutua, che arriva in ritardo, che mette i piedi sulla cattedra? Come Valle d'Aosta abbiamo una doppia opportunità che è quella che ci è permessa dallo Statuto, cioè di poter adattare i programmi di insegnamento alla realtà locale.

Lei, Assessore, ha detto molto bene stamani: questo sarà un altro punto su cui misurarci e io preciso che questo sarà il punto su cui misurarci; peccato che, Assessore, se non vado errato, non avremo mica tante possibilità di confronto qui dentro su questi aspetti perché mi sembra che sia una cosa che facciate voi come Giunta.

Fra l'altro questo è uno degli emendamenti che presenterò alla fine perché lo ha detto lei stamani, Assessore, questo è il punto decisivo. Adesso abbiamo costruito la carcassa, che ad alcuni sembra una villa e ad altri una catapecchia, ma presto o tardi dovremo metterci questi contenuti.

Sui contenuti, Assessore, non vorrà mica evitare il confronto, me lo auguro! Anche perché finora, detto a bassa voce che non circoli troppo, gli adattamenti che sono stati fatti finora non sono il massimo. Quindi mi auguro proprio che l'Assessore abbia un atteggiamento diverso da quello tenuto dal Ministro Berlinguer, il quale quando depositò il disegno di legge sulla riforma dei cicli alla Camera, si vide dichiarare incostituzionale l'articolo 5 di detta legge perché era caratterizzato da eccessive deleghe al Ministro.

Così hanno dovuto riscrivere questo articolo e nella nuova versione, questa potrebbe essere una suggestione non male, il Ministro ha sei mesi di tempo per riempire di contenuti la legge, per poi sottoporla di nuovo all'approvazione di Camera e Senato. Questo a livello romano. Qui non abbiamo un ufficio legislativo che boccerà nessun articolo dicendo che usurpa delle competenze del Consiglio, ma abbiamo ancora, credo almeno, un po' di buon senso.

Un'ultimissima osservazione che è un po' una boutade: ha detto l'Assessore che uno dei punti di critica più forti che erano stati fatti a questa legge riguarda questo centralismo che alcuni dicono esserci nei confronti della Giunta.

Io non sviscero questo problema anche perché non ne ho avuto troppo il tempo e allora come spesso faccio uso dei metodi empirici che quindi hanno tutti i limiti che io stesso denuncio.

Così come lei è andato a cercarsi quante volte si fa riferimento agli articoli 39 e 40 all'interno della legge, io ho evidenziato questi passaggi: "? La Giunta regionale approva ed aggiorna?", "? La Giunta regionale stabilisce?", "? La Giunta regionale definisce?", "? La Regione assegna?", "? La Regione può attribuire?", "? La Giunta regionale stabilisce?", "? L'Assessore competente? promuove?", "? L'Assessore riconosce ed autorizza?", "? l'Assessore provvede?", "? l'Assessore? può utilizzare?" mi chiedo se non si poteva organizzare diversamente questa cosa.

Lei mi può anche dire che è giusto così e io non ribatterò, però non neghiamo che alla fine di questo disegno di legge lei, Assessore, per dirla con un eufemismo, avrà un sacco di lavoro da fare.

Ordine del giorno

Approvando la propria legge regionale sull’autonomia delle istituzioni scolastiche;

Rilevato che nel Paese il sistema scolastico, dalle materne alle medie superiori, serve circa 9.000.000 di persone delle quali un 9-10% usufruisce di un servizio non statale;

Rilevato altresì che a tutt’oggi le famiglie che scelgono per l’educazione dei propri figli un istituto non statale vengono penalizzate economicamente dal dover pagare sia le tasse per la scuola statale sia la retta della scuola non statale;

Sottolineato che la stragrande maggioranza dei Paesi europei prevede un sistema scolastico integrato tra tutte le scuole, statali e non, riconoscendo alle famiglie la libertà nella scelta educativa per i propri figli e rimuovendo di conseguenza, gli ostacoli economici che altrimenti impedirebbero a molte famiglie di poter esercitare i propri diritti;

Atteso che con la legge 10 marzo 2000, n. 62 recante "Norme per la parità scolastica e disposizioni nel diritto allo studio e all’istruzione" si è proceduto verso il riconoscimento della parità giuridica delle scuole non statali ma non è stata affrontata, come da più parti richiesto, la questione essenziale della parità economica;

Richiamati i principi espressi con la propria legge 21 ottobre 1986, n. 55 recante "Disposizioni per agevolare il funzionamento della scuole gestite da istituti ed enti morali";

Il Consiglio regionale della Valle d’Aosta

ritiene

che il sistema scolastico italiano debba maggiormente integrarsi nel contesto europeo giungendo, attraverso la parità giuridica ed economica tra le scuole statali e non, ad un sistema pubblico integrato che meglio risponda alle aspettative delle famiglie;

auspica

che il dibattito politico sviluppatosi intorno ai contenuti della legge 10 marzo 2000, n. 62 non si esaurisca sulle determinazioni della legge stessa, ma prosegua nell’ottica di garantire alle famiglie la piena libertà nella scelta educativa per i propri figli;

invita

i Parlamentari valdostani, partendo dalla positiva esperienza in atto nella Regione, ad individuare le modalità che meglio possono servire al raggiungimento degli indirizzi di questo Consiglio.

F.to: Lanièce - Marguerettaz - Comé - Viérin M.

PrésidentLa parole au Conseiller Beneforti.

Beneforti (PVA-cU)Seguirò un filone più politico nell'esaminare questo disegno di legge, sul profilo tecnico si è intrattenuta stamani la collega Squarzino e anche altri interventi che sono avvenuti nel pomeriggio.

Certamente l'autonomia delle istituzioni scolastiche può essere ed è almeno per noi l'occasione per avviare soluzioni alte e partecipate, ma certamente questa autonomia non va sostenuta non solo dagli operatori, ma da quanti nelle classi dirigenti, nell'opinione pubblica, nei mass media hanno la consapevolezza che nel livello della formazione scolastica sta il futuro della Valle d'Aosta.

Acquisita l'autonomia, la scuola valdostana come quella italiana può passare alle fasi successive di riforma, certamente coinvolgendo gli studenti, le famiglie, la Comunità.

Per questo riteniamo che debbano sussistere dei punti di riferimento nel portare avanti questa operazione, in particolare: la centralità dei ragazzi visti come persone che vanno aiutati a crescere e a conquistare la loro libertà, il riconoscimento dell'autonomia alle singole scuole intese come comunità educanti, l'integrazione fra le scuole e le agenzie professionali, la valorizzazione delle funzione pubbliche delle scuole paritarie.

Questi punti di riferimento, a parte gli ulteriori chiarimenti che potete fornirci, non si riscontrano totalmente nel vostro modo di porvi come maggioranza.

Ho l'impressione che molti di voi non si siano resi conto del cambiamento che sta avvenendo nella scuola nel nostro Paese, cambiamento che deve avvenire anche in Valle d'Aosta. Certamente io dico qualcuno se n'è reso conto e sono convinto che se n'è reso conto l'Assessore e in modo particolare il Presidente della Giunta e quanti hanno inteso trasformare l'autonomia in un semplice decentramento. Perché di questo si tratta con questo disegno di legge.

Noi pensiamo invece che con l'articolo 21 della legge n. 59/97 la scuola italiana sia passata da un modello centralistico ed uniforme ad un sistema che, pur mantenendo certe caratteristiche, introduce l'autonomia delle singole unità scolastiche.

Infatti con l'approvazione della legge nazionale ogni singolo istituto predispone un proprio progetto dell'offerta formativa ed è pienamente responsabile della sua realizzazione. Questo perché consente di rispondere efficacemente alle domande del territorio, ma soprattutto di organizzare la scuola stessa in modo autonomo e originale.

È chiaro che, una volta data l'autonomia, la scuola non va abbandonata a sé stessa, in tal senso, come avverrà la riforma dello stesso Ministero che avrà un diverso ruolo, anche l'Assessorato dovrà avere un diverso ruolo e darsi le strutture per dare i dovuti sostegni tecnici e supporti a questa autonomia, alle singole scuole. In tal senso è importante il ruolo che possono svolgere gli istituti di ricerca, come l'IRRSAE, che devono essere riformati.

Nella relazione che accompagna il disegno di legge in discussione si afferma che il riordino degli istituti di ricerca sarà previsto con una legge separata; noi ci contiamo su questa riforma degli istituti di ricerca perché questo è un aspetto importante per dare agli istituti i supporti necessari e il sostegno per la loro autonomia.

Senza voler fare del protagonismo, devo dire che l'autonomia scolastica è stata da tempo, per non dire da sempre, il presupposto di ogni nostra proposta di riforma della scuola. A questo proposito voglio ricordare che già nel 1993 il Ministro Iervolino era riuscito a far approvare un simile provvedimento, ma tale provvedimento, come è ricordato anche nella relazione allegata alla presente legge, non trovò immediato compimento perché il Governo che seguì lasciò cadere le deleghe che erano state previste e il disegno di legge decadde.

Per noi, ma io credo per tutti, autonomia significa riconsegnare potestà decisionale all'istituzione scolastica, cioè ai genitori, agli insegnanti, agli studenti, alla comunità locale. Per noi, checché se ne dica, è una vera riforma istituzionale che rende fra l'altro operante il principio della sussidiarietà. Per questo, ma non solo per questo, non possiamo accettare che l'autonomia sia trasformata in un semplice decentramento. Del resto, abbiamo sempre sostenuto che il processo di autonomia delle scuole fosse necessario e irreversibile e che l'autonomia e la personalità giuridica non fossero una benevola concessione, ma il riconoscimento di un'autonomia sociale di diritto originario.

Capisco che certe fette di potere non è piacevole perderle, ma non ci si può opporre al nuovo che nasce e viene avanti, non si può pretendere dallo Stato l'autonomia delle decisioni per poi non concederla agli altri. La scuola non può accettare che dal centralismo nazionale si passi al centralismo regionale come sta avvenendo con questo disegno di legge.

In questa regione c'è una visione dell'autonomia del tutto particolare di cui indubbiamente risentirà anche il mondo della scuola, ma autonomia non vuol dire fare i propri comodi, non vuol dire sentirsi unti dal Signore e depositari della verità, come sembra. Non vuol dire essere per la concertazione e poi non dare ascolto alle forze sociali.

Abbiamo parlato con le organizzazioni sindacali della scuola e confederali, ci hanno detto di non essere d'accordo, ma che purtroppo non c'era una visione unitaria sulla legge da parte loro. Per questo abbiamo presentato una serie di emendamenti e riproposto una serie di iniziative che le organizzazioni sindacali volevano inserire in questo disegno di legge.

È vero che le leggi si possono modificare, ma il tempo passa, il ritardo aumenta e con esso aumentano i danni che ricadono sui giovani e sulle loro famiglie. Prima Marguerettaz ha citato certe situazioni e non possiamo perseverare in una situazione senza arrivare a risolvere certi problemi che oggi sono sul tappeto.

So che queste mie parole non avranno effetto sulla maggioranza, ma non mi stancherò mai di ripetere che il confronto delle idee è il pane della democrazia e quindi anche dell'autonomia. L'autonomia si difende nella misura in cui si riesce a farla amare e non a colpi di maggioranza come accade spesso in questo Consiglio.

Il Parlamento e il Ministero sulla riforma della scuola da tempo stanno facendo la loro parte, cosa che la Regione non fa. In Valle si è più preoccupati di chi detiene il potere che non dello scopo della legge e quindi degli interessi della Comunità.

Sembra quasi che sull'altare del potere si debba sacrificare tutto. Non si ammette che altri abbiano idee diverse, anche se migliori, ma a cosa vale avere una legge sulla scuola se questa non ottiene la totale adesione degli insegnanti? A cosa vale avere una legge sulla scuola se non guarda allo sviluppo della Regione? Che significato ha una legge sull'autonomia della scuola quando nell'articolato della legge stessa si legge a più riprese, lo diceva prima Marguerettaz: è competente l'Assessore, la Regione, la Giunta, tutti fuorché l'istituto scolastico! Questa è l'autonomia che vogliamo dare? A cosa vale avere una legge che non riconosce agli istituti scolastici valdostani ciò che lo stesso Ministero della pubblica istruzione riconosce agli altri istituti esistenti nel resto del Paese?

È dimostrabile che una parte significativa degli obiettivi che almeno noi volevamo raggiungere a livello nazionale è stata raggiunta, certamente non è stato facile, molti sono gli ostacoli da superare come molto resta da fare per acquisire le nostre rivendicazioni tendenti ad ottenere una scuola efficiente e rigorosa e l'autonomia degli istituti scolastici, ma io credo che la battaglia più difficile oltre che nei confronti del Ministero la dobbiamo combattere qui contro questa maggioranza che ha la pretesa di difendere più l'esistente che a sostenere il cambiamento.

Ma se è così, per chi è stata fatta la riforma? Per noi la riforma è stata fatta per i ragazzi, per aiutarli a crescere come persone, come cittadini valdostani e come professionisti. Per dirla con il rapporto Delors, la scuola deve insegnare ad apprendere, a fare, a vivere e a convivere, se questo è l'obiettivo, e noi condividiamo quello che ha detto Delors, non si comprende perché non si voglia riconoscere agli istituti scolastici la piena autonomia e restare attaccati ad un passato che non è più attuale.

Oggi anche il ruolo delle regioni è cambiato. Da loro occorre un grande impegno nel campo della scuola. Ci auguriamo che almeno lo sia per il futuro dal momento che l'autonomia non è un processo che non si può fermare a metà e che non lo può fermare nemmeno la legge che voi andrete ad approvare oggi e che noi certamente non approviamo.

PrésidentLa parole au Conseiller Rini.

Rini (UV)Finalmente è approdato in quest'aula un disegno di legge che darà la possibilità alla scuola valdostana di respirare un vento di innovazione che vuole porre la scuola al centro degli interessi e delle attenzioni della società valdostana riconoscendole un valore strategico per il futuro della società anche per quanto riguarda lo sviluppo economico e sociale oltre che per la salvaguardia della nostra specificità linguistica e culturale. Proprio perché alla scuola vogliamo riconoscere l'importanza che merita, nella stesura di questo disegno di legge si è voluto coinvolgere tutti i soggetti in qualche modo interessati.

Come hanno già ricordato la relatrice e l'Assessore, il lavoro svolto è stato veramente notevole e sono stati presi in grande considerazione i suggerimenti tendenti al miglioramento della legge.

Anche la V Commissione consiliare, pur sapendo che l'approvazione del disegno di legge è urgente, ha voluto prendere il tempo necessario per l'approfondimento di tutti gli aspetti e sentire i vari interessati e a stragrande maggioranza ha definito il presente disegno di legge sicuramente non perfetto, ma buono. Poteva forse essere migliore, ma non dobbiamo dimenticare che è fortemente condizionato da regole e paletti posti da normative statali per cui anche di queste si è dovuto tenere conto.

Come abbiamo potuto rilevare con l'approfondimento del testo e da quanto ripropostoci dalla relatrice, dall'Assessore e da altri colleghi anche in quest'aula, i benefici per la scuola valdostana non mancheranno.

Un articolo importante e forse sottovalutato a mio avviso è quello che demanda ogni competenza in materia di soppressione, istituzione, trasferimento di sedi e plessi delle scuole materne, elementari e medie agli amministratori locali che, nell'interesse dei cittadini e in base alle varie realtà, potranno decidere responsabilmente e in piena autonomia.

Sono convinto che con l'approvazione di questa legge le istituzioni scolastiche avranno le competenze decisionali, organizzative e finanziarie necessarie per poter operare in piena autonomia nell'interesse del mondo scolastico e in primo luogo degli studenti e della società valdostana anche per combattere l'abbandono scolastico e cercare nel contempo una correlazione con il bisogno di professionalità nelle diverse realtà locali.

PrésidentLa parole au Vice-président La Torre.

La Torre (FA)Mi avvicino all'argomento con cautela e umiltà rendendomi conto dell'importanza di questa legge e devo dire che lo faccio perché, valutando i trascorsi della mia vita più da alunno che da insegnante, credo di non avere la competenza di altri interventi che sono stati fatti prima del mio.

Voglio subito dire che il mio sarà un intervento a favore dell'operato dell'Assessore. Assessore che stimiamo e che abbiamo apprezzato anche per come si è mosso nel contesto della presentazione di questa legge.

E voglio iniziare il mio intervento con un'affermazione in francese che mi è sembrata attinente all'argomento della legge. L'affermazione è: tout se tient. Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.

Credo che questo in qualche modo possa rappresentare la situazione che stiamo vivendo perché questa legge non cerca di creare qualcosa di nuovo e nemmeno di distruggere quello che c'era, semplicemente è una legge che cerca di adeguarsi alle trasformazioni della nostra società.

È evidente quindi che una legge di trasformazione, una legge di passaggio, una sorta di punto di partenza possa avere in sé alcune difficoltà.

Non a caso, nel dibattito che c'è stato all'esterno dei sindacati, degli insegnanti, è stata vista da molti punti di vista diversi, per qualcuno addirittura è una rivoluzione perché sono molti i punti nel concreto che cambiano. E parliamo però di cose concrete: cambiano i punti di riferimento per gli alunni, per le famiglie, per gli insegnanti, le sedi delle scuole vengono accorpate, abbiamo fatto la scelta della verticalizzazione, cambiamo come ho detto i punti di riferimento.

Però non è tanto su queste cose concrete, che da domani accadranno, che mi vorrei soffermare quanto è sugli obiettivi che ci siamo posti e che in quest'aula da molte parti sono stati moderatamente criticati.

Credo che il primo obiettivo sia proprio quello insito nel nome stesso della legge che è quello dell'autonomia. Senza voler inventare niente, guardando la Treccani, autonomia viene definita in senso generale: "attitudine a governarsi o a reggersi da sé". È evidente che forse, ricordandomi delle osservazioni che ha fatto il Consigliere Nicco, si potevano sviluppare attitudini autonome più elevate però, come ho detto prima, credo che questo sia un momento di trasformazione e in questo non voglio difendere la legge nel suo complesso.

Ritengo che come punto di partenza sul quale si evolverà la nostra scuola in rapporto all'evoluzione della nostra società e agli obiettivi che mano a mano individueremo questa legge e la nostra cultura stessa si trasformeranno, quindi ritengo che questa legge non impedisca di appropriarsi di tutte le prospettive di autonomia di cui noi possiamo esercitare le funzioni, ma che questa legge, proprio perché deve in un modo progressivo rapportare una realtà esistente a una realtà in trasformazione, sia una legge adeguata.

Fra questi obiettivi, oltre a quello dell'autonomia, a me piace sottolineare il discorso della libertà e della qualità. Forse sulla libertà ritengo che vada fatta una piccola dissertazione forse un attimo filosofica perché ritengo che si possa definire "libertà di", facendo una differenza - uso qui non parole mie, ma parole di Bobbio -: "fra libertà positiva di e la libertà da". Siccome qui si sta parlando di pubblico, credo che la cosa di cui trattiamo è la libertà di e non la libertà da. Sembra un gioco di parole, ma penso che Nicco questi argomenti li conosca. Ritengo che questa legge esprima questa libertà di.

E credo che ci sia in essa questa possibilità di connessione della scuola con il mondo del lavoro, di diversa possibilità di gestione degli istituti che con la personalità giuridica e con il bilancio avranno un'autonomia reale interna e che avranno di fatto la possibilità sia di gestire esigenze formative degli studenti, sia di introdurre anche elementi nuovi nella creazione dei programmi e nell'organizzazione delle operatività scolastiche.

La legge di fatto quindi diventa uno strumento e io concordo quando mi diceva che la legge diventa uno strumento e a questo strumento bisogna fare molta attenzione perché deve tenere conto di nuove figure che si vengono a creare, fra queste la figura del gestore dirigente che assume una piena responsabilità, e anche in merito alle verifiche che questo strumento deve avere sulla qualità che era un altro degli obiettivi che ci siamo dati, quindi molta attenzione deve essere posta nell'applicazione e nella realizzazione concreta degli sviluppi di questa legge su questi argomenti, sulle nuove figure e sulle verifiche che dovranno essere apportare per essere certi che la legge nel suo complesso abbia la massima potenzialità di sviluppo.

E ancora non dobbiamo dimenticarci di una cosa fondamentale, già sottolineata da Marguerettaz, che sono le esperienze, intese come valorizzazione delle esperienze esistenti sia dei docenti, che dei genitori, che degli alunni.

È evidente che, come per tutte le leggi di cambiamento, esistono nell'applicazione dei problemi e noi non ce li nascondiamo, sappiamo che ci sono.

Innanzitutto una vera autonomia richiede finanziamenti, di questo ne abbiamo discusso anche in commissione perché sappiamo che l'implicazione di questa legge sull'operatività stessa richiederà finanziamenti nuovi e diversi.

La legge in sé forse poteva finanziare di più, però io credo che, essendo un punto di partenza, i 5 miliardi circa, che sono alla base dei primi finanziamenti, dovrebbero permettere di attivare questo meccanismo di rinnovamento e poi nel proseguire, nel vedere come queste cose saranno portate avanti, ritengo che, proprio perché dobbiamo fortemente credere nello sviluppo della scuola valdostana, bisognerà investire molto anche perché, quando si parla di autonomia scolastica e giustamente si dice che ogni struttura ha diritto a gestirsi e quindi a crescere, a progredire, a migliorarsi, a offrire un servizio migliore agli studenti e ai genitori, credo che questo valga molto per quelle che possono essere le realtà esterne alla Valle d'Aosta.

Credo che la Valle d'Aosta in sé possa accettare una sfida di carattere ancora superiore proprio per la nostra cultura e per la nostra potenzialità, la sfida è quella di far sì che tutte le nostre scuole facciano un balzo di qualità. Non è un problema che qualche scuola sia gestita meglio di altre o che abbia una capacità programmatica e applicativa migliore di altre, come accadrà nel resto d'Italia; credo che lo sforzo, la grande sfida che dobbiamo cercare di cogliere è far sì che tutto il sistema scolastico della Valle d'Aosta, come se fosse un unico distretto, un'unica istituzione, tutto il sistema cresca in maniera esponenziale.

È una grande sfida, me ne rendo conto, perché non è che sarà semplice andare a spiegare o a introdurre la stessa capacità di crescita in tutte le istituzioni, però credo che questa sia la grande sfida anche perché la competizione a cui siamo chiamati, e qui continuo a vedere il problema un po' da alunno e non da insegnante, è quella di pensare a una spendibilità dei titoli scolastici sul piano europeo. Noi dobbiamo immaginare intanto che andremo incontro a trasformazioni legate ai cicli scolastici e sarà un'altra grande sfida sulla quale era necessario prepararsi comunque perché sarà modificato quello che era un modo di intendere la scuola, ma l'altro passo successivo sarà quello di un'integrazione europea, di una spendibilità dei titoli perché ci dovremo confrontare prima o poi con quelli che studiano in altri paesi.

Nel 2002, infatti, ci sarà una moneta unica, saremo una comunità europea, pertanto anche la spendibilità dei titoli dovrà avere nel tempo un'opportunità, come dire di comparaison.

In conclusione, credo sia necessario dotarsi di questi strumenti per evitare questi fenomeni di disagio e di marginalità che abbiamo vissuto nella scuola del passato. Credo che sia necessario, forse in modo, come ho detto, anche un po' filosofico, dare l'opportunità di dare di più a chi ha avuto di meno, una sorta di uguaglianza delle opportunità, in fondo una sorta di giustizia sociale di una scuola che migliora sé stessa.

Vorrei che ci si rendesse conto che il passaggio cruciale è quello di allargare l'opportunità che ci viene data sull'argomento della scuola a quelli che possono essere tutta una serie di temi che la nostra Regione dovrà affrontare per il futuro in modo da traguardare questi problemi che vengono avanti attraverso una sorta di democrazia anticipatrice.

Dovremmo avere la capacità, proprio perché siamo una piccola realtà e siamo una comunità che può all'interno di quest'aula dibattere in modo sereno i problemi alla radice della sua vita, ma che sono anche le prospettive del suo futuro, di creare una sorta di democrazia anticipatrice, cioè di rompere quella uniformità sociale, compiendo il passo di prospettiva per una vera autonomia consapevole.

Questa domanda che ci dobbiamo porre e che nel caso della scuola può essere ricondotta a quale sistema pedagogico riteniamo più adatto ai nostri bisogni, alla nostra indole e più ancora alle nostre necessità materiali e alle idee che abbiamo sull'uomo e alla volontà che abbiamo di preservarle, questa domanda che ci dobbiamo porre e che, ripeto, può essere in questo caso questa, ma su altre elemento di cambiamento per noi stessi e per la nostra vita, penso che sia qualcosa di buono, quindi ritengo che l'opera che ha fatto l'Assessore, seppure fra mille difficoltà, per qualcuno incompleta, sicuramente migliorabile, sia un primo passo di un momento di trasformazione che ci potrebbe portare tutti insieme, se siamo disposti a collaborare, verso un futuro migliore non solo per la nostra scuola, ma per la nostra Regione.

Si dà atto che dalle ore 17,53 presiede il Vicepresidente Viérin Marco.

PresidenteLa parola al Consigliere Cuc.

Cuc (UV)Il mio intervento sarà sicuramente breve. Non ho di certo la preparazione e l'esperienza di alcuni colleghi che mi hanno preceduto come il collega Marguerettaz, la collega Squarzino, il Prof. Nicco che hanno vissuto per ragioni professionali l'ambiente della scuola.

Il mio intervento verterà esclusivamente su una parte a mio avviso molto importante e significativa della legge in esame quest'oggi e vorrei soffermarmi in particolare sull'articolo 7 della stessa.

Questo articolo tratta delle competenze degli enti locali e della Regione in ordine al dimensionamento e agli organici delle istituzioni scolastiche. Questo importante concetto innovativo, che viene introdotto per il tramite di questa legge, emerge anche dalla lettura dell'articolo in esame, il quale, a seguito della lettura del testo, presuppone un ragionamento molto più complesso ed articolato che può essere così sintetizzato: il processo di autonomia scolastica non può essere contestuale ad altri più ampi processi di decentramento per mezzo di provvedimenti legislativi che trasferiscono compiti e funzioni in materia scolastica agli enti locali.

Se non nella forma, ma sicuramente nella sostanza, questa è un'affermazione importante della commissione regionale che si è occupata dello studio del piano di dimensionamento delle istituzioni scolastiche.

Un primo e determinato provvedimento attuativo del concetto sopra esposto è costituito dalla legge regionale n. 54/98, infatti già in questa legge troviamo alla lettera f) dell'articolo 83 la possibilità per i comuni in forma associata, e cioè per mezzo delle comunità montane, di esercitare funzioni in materia di servizi scolastici.

È naturale che la grande innovazione, la rivoluzione come è stata definita, non potrà solo essere esercitata per mezzo di competenze logistiche, ma è soprattutto un nuovo atteggiamento intellettuale che vedrà coinvolti gli enti locali nella partecipazione con l'istituzione scolastica al processo formativo dei nostri ragazzi, processo che deve costituire il principio fondamentale di questa legge.

Questa mia estrema sintesi potrebbe essere eccessivamente succinta se non avvalorata da un'ulteriore riflessione che analizzi i vari passaggi che hanno caratterizzato l'iter di questa legge e che possiamo suddividere in tre momenti particolari: l'indirizzo iniziale che ha messo in moto il graduale processo di riforma; il trasferimento da parte di competenze agli enti rappresentativi della realtà territoriale nel contesto del processo di riforma, il coinvolgimento di questi enti nelle prime fasi del processo di riforma stesso.

Un altro aspetto che ritengo importante sottolineare è il lavoro, il grande lavoro svolto dalle commissioni consiliari.

In V Commissione vi è stato dibattito, confronto a volte anche serrato e le audizioni con tutti i soggetti interessati, a partire dalle organizzazioni sindacali fino ai responsabili delle scuole pubbliche e private, agli enti locali e direi anche con la presenza assidua del Sovrintendente agli studi e dell'Assessore, hanno portato a un'analisi approfondita del tema dando spazio e tempo necessario a tutti i consiglieri per le proprie riflessioni e considerazioni. Ognuno poi ha giustamente mantenuto e può mantenere, le proprie posizioni.

Da evidenziare, sempre legato al ruolo delle collettività locali, il fatto dell'approvazione in modo unanime di questo disegno di legge che vede gli enti locali stessi sempre più protagonisti e responsabilizzati sulle scelte future dei nostri giovani.

A mio modo di vedere questa è un'importantissima carta da giocare da parte degli enti locali per un ruolo finalmente significativo nel processo di formazione delle future generazioni.

PresidenteLa parola al Consigliere Frassy.

Frassy (FI)Questo è sicuramente il secondo importante provvedimento inerente la materia dell'istruzione che l'Assessore Pastoret porta all'attenzione dell'aula e dobbiamo dire che, visti i precedenti, in maniera coerente e impavida, rispetto a quelle che sono le reazioni dei settori interessati coinvolti dai suoi provvedimenti, l'Assessore Pastoret tira dritto sulla base di quelle che sono le sue convinzioni.

Per quanto riguarda la legge n. 52/98, la legge sulla maturità bilingue, ricordiamo tutti in quale clima fu effettuata la discussione di quella legge.

La discussione fu effettuata con le scuole in rivolta, con la piazza in tumulto e i cortei che attraversavano le vie della città, con richieste pressanti da parte di studenti, sindacati, genitori; richieste pressanti che rimasero inascoltate tant'è che successivamente furono raccolte le firme per un referendum abrogativo, e siamo alla storia dei giorni nostri, che si è concluso nella maniera che tutti sappiamo.

E questa era stata un po' la prova del fuoco dell'Assessore Pastoret, dall'aspetto bonario, dal sorriso tranquillizzante, ma dal pugno di ferro perché l'esito di quel braccio di ferro fece capire ai più che con l'Assessore Pastoret ci si poteva confrontare, ma lì finiva poi il ragionamento tant'è che nella legge n. 52/98 ben poca cosa venne recepita rispetto a quelle che erano le tante istanze che provenivano dal mondo della scuola.

Questo è il secondo grosso provvedimento che porta la paternità dell'Assessore Pastoret e che ci sentiamo di dire che giunge forse con manifestazioni meno eclatanti rispetto a quelle che sono state le manifestazioni che hanno caratterizzato l'iter di predisposizione del disegno di legge sulla maturità bilingue, ma anche questo provvedimento giunge fortemente contestato al vaglio e all'esame dell'aula.

I sindacati hanno espresso a più riprese, in momenti diversi e con modalità diverse posizioni critiche; ho qui comunicati, prese di posizione che vanno dall'inizio dell'anno alle settimane scorse, ho un testo del maggio che dice: "Gli insegnanti delle scuole medie di Aosta aderenti e non alle organizzazioni sindacali scioperano contro l'applicazione generalizzata del modello organizzativo verticale, contro lo smembramento delle scuole, contro i confini rigidi al momento dell'iscrizione che ledono la libertà di scelta e l'esigenza delle famiglie, contro l'inefficienza e la superficialità di amministratori e funzionari che hanno ignorato qualsiasi contributo offerto dagli insegnanti?" e così via discorrendo.

Questa dichiarazione molto forte da parte degli insegnanti delle scuole medie era il frutto dell'applicazione delle indicazioni che la Giunta aveva dato alle amministrazioni comunali in materia di verticalizzazione. Non dimentichiamo che la città di Aosta è stata probabilmente una delle realtà territoriali più penalizzata dalle delibere di Giunta che hanno ridisegnato il dimensionamento delle scuole nei loro diversi ordini e gradi.

Altra caratteristica, e anche questa mi dispiace, Assessore, non la riteniamo positiva, è il ritardo con cui certe norme di grande importanza per il settore che vanno a regolamentare vengono a conclusione del loro iter. La legge n. 52 - è obbligatorio il parallelismo e il raffronto - fu catapultata in aula sotto la necessità di stringere su tempi che, in virtù di norme statali e di situazioni inerenti il buon andamento della scuola valdostana, avevano necessità che entro fine anno si definisse un certo percorso legislativo.

Questa norma è al limite di quelli che sono i tempi utili per poterla applicare dal 1° settembre perché questo impone la legge quadro, la legge delega nazionale alle regioni, anche a quelle a Statuto speciale, perciò ci troviamo qui a licenziare una legge che, se è vero che arriva con alcuni mesi di anticipo rispetto alla data del 1° settembre, è altrettanto vero che è una legge che deve trovare concreta applicazione nell'ambito delle istituzioni scolastiche e anche e soprattutto di adeguamento delle scuole private parificate, riconosciute che hanno tutta una serie di problemi ulteriori rispetto a quelli che possono essere i già tanti problemi della scuola pubblica.

Allora la premessa è che temiamo che non ci sia un terzo provvedimento importante a giungere in aula con gli stessi iter e con le stesse caratteristiche. Diciamo un po' che non c'è il due senza il tre e ci aspettiamo e temiamo un po' il terzo provvedimento che peraltro non riusciamo ad immaginare in questa fase.

Entrando nel merito del concetto di autonomia scolastica, siamo perplessi sulla definizione riportata nel titolo della legge: "Autonomia delle istituzioni scolastiche" perché paradossalmente, e lo abbiamo visto anche ieri quando abbiamo parlato di ENEL, certi concetti che dovrebbero essere valori indiscussi di questa Regione, fra cui l'autonomia e il decentramento, sono dei concetti a senso unico, nel senso che hanno una fortissima spinta rivendicativa nei confronti dello Stato, dunque di Roma, ma il decentramento alla fine si ferma in Piazza Deffeyes.

Dico questo perché la sensazione che qui esprimo è una sensazione che è stata denunciata già da tutte le organizzazioni sindacali che operano nel mondo della scuola e che rappresentano il corpo insegnanti, la classe prima che viene ad essere coinvolta da questa riforma.

Si sostiene da più parti - e io aggiungo: a ragion veduta - che più che normare l'autonomia delle singole scuole, chiamate qui istituzioni, si tenda ad inventare un sistema di autonomia della scuola valdostana rispetto a quello che è il sistema nazionale dell'istruzione e non vi è chi non veda chiaramente in questa manovra una riflessione di tipo politico che ha l'imprimatur e il dogma di una certa interpretazione degli articoli 39 e 40 dello Statuto, articoli 39 e 40 dello Statuto che alcuni dei colleghi che mi hanno preceduto hanno ben evidenziato come, spesso a sproposito, si insinuino nel testo di legge.

Mi domando, ad esempio, per quale motivo l'articolo 3, parlando di natura e scopi delle istituzioni scolastiche, debba dire che l'autonomia delle istituzioni scolastiche si inserisce?

(commenti di Consiglieri, fuori microfono)

? dicevo non capisco per quale motivo l'articolo 3 al comma 1 reciti: "L'autonomia delle istituzioni scolastiche si inserisce in un più vasto sistema di esercizio di forme di autonomia, alla luce dei principi contenuti nello Statuto speciale per la Valle d'Aosta, approvato con legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 4."

Se il richiamo allo Statuto può essere interessante al fine di dimostrare peraltro che non sia esclusivamente un'operazione di faziosità politica e dunque di manipolazione dell'interpretazione delle norme stesse, sarebbero forse più pertinenti anche dei richiami ad altre fonti altrettanto nobili quali sono le fonti costituzionali che sicuramente qualcosa dicono anche nella materia che qui si vuole andare a regolamentare.

Il comma 1 invece dell'articolo 3 è il primo di una lunga serie di richiami che in maniera sistematica fa riferimento agli articoli 39 e 40.

Ora, sa benissimo l'Assessore Pastoret che il procedimento di attuazione degli articoli 39 e 40 non può passare attraverso una legge di questo tipo anche perché l'adeguamento dei programmi delle scuole elementari e delle scuole medie ha portato avanti un procedimento che non ha ancora raggiunto completamento nell'ambito delle scuole superiori, di conseguenza questi richiami li riteniamo dal nostro punto di vista più che inutili anche anacronistici, ma indici di una volontà di andare a ribadire l'autonomia del sistema scolastico valdostano rispetto a quelli che sono invece i principi dell'istruzione nazionale.

E qui apro una parentesi: saremo poi curiosi, Assessore, di capire come potranno essere gestiti a livello regionale, a livello di Assessorato, con quali commissioni, con quali uffici, con quali risorse umane i programmi che non si chiamano più così, ma che si chiamano curricula e che sono cose diverse rispetto a quelli che erano i programmi sui quali c'erano stati gli adeguamenti agli articoli 39 e 40 dello Statuto.

Ma su questo discorso mi riservo di intervenire nell'articolo in sede di votazione dove si affronta il problema dell'adeguamento dei nuovi programmi chiamati curricoli.

Dicevamo che la sensazione nostra è che l'autonomia del sistema scolastico valdostano passi attraverso un accentramento di funzioni in capo alla Giunta regionale ed è per certi versi paradossale che il soggetto più indicato e beneficiato da questa che dovrebbe essere una legge di autonomia e di decentramento sia la Giunta. Il fatto che lo dica un Consigliere dai banchi dell'opposizione, mi può obiettare e replicare l'Assessore Pastoret, fa parte dei ruoli che ognuno di noi in quest'aula deve o vuole ricoprire. Se così fosse, opinione mia discutibile, opinione dell'Assessore altrettanto discutibile.

Il problema è che quanto io affermo trova fondamento nell'analisi tecnica fatta dagli uffici dell'Amministrazione nella predisposizione del dossier sul disegno di legge in discussione e allora voglio evidenziare, al fine di dimostrare quanto sto sostenendo, che l'articolo 5 demanda alla Giunta regionale il piano di dimensionamento, l'articolo 6 demanda alla Giunta regionale la dotazione organica, l'articolo 6, comma 2, demanda alla Giunta regionale i parametri per la determinazione dell'organico, l'articolo 13, comma 6, demanda i parametri della dotazione finanziaria, l'articolo 16 demanda sempre alla Giunta i compiti inerenti l'adattamento dei programmi alle necessità locali, l'articolo 18 fissa in capo alla Giunta le competenze per verificare gli obiettivi di apprendimento e poi ancora l'articolo 23. Diciamo che ci sono molti articoli sui 32 che compongono il corpo di legge che demandano competenze importanti e significative in capo alla Giunta.

Allora la sensazione che avevamo non è soltanto, Assessore, una sensazione, ma riteniamo che sia un'articolazione di questo tipo di disegno di legge che si preoccupa più di controllare il sistema scuola valdostano quanto di non dare autonomia e funzionalità alla scuola stessa.

Mentre il legislatore nazionale con 26 articoli, e sono l'articolo 21 della legge delega n. 59/97, gli otto articoli del DPR n. 233 sul dimensionamento e i 17 articoli del DPR n. 275/99 sull'autonomia, riesce a disegnare e a tratteggiare la riforma della scuola e della sua autonomia, il disegno di legge in 32 articoli fatica a riconoscere questa autonomia. Fatica a riconoscerla e qui mi sembra che il collega Nicco abbia ben evidenziato uno dei limiti formali, ma che poi diventa sostanziale, di questa legge a causa della difficoltà interpretativa e il pessimo linguaggio giuridico utilizzato dagli estensori di questa legge.

Le leggi, Assessore, sono fatte sì per essere applicate, ma per essere capite e per evitare il più possibile disquisizioni in merito a quelle che sono le loro interpretazioni.

L'articolato di questo disegno di legge non ha sicuramente il taglio giuridico che dovrebbe avere una norma di legge, ma ha un taglio riepilogativo, narrativo di norme statali che sconfina nel peggior linguaggio burocratico che sicuramente non rende giustizia agli sforzi, e ne avremo dopo un esempio, fatti dalla I Commissione per semplificare il sistema legislativo regionale.

A dimostrazione di quanto vado affermando vorrei soffermarmi sul comma 5 dell'articolo 3 che dice: "Gli studenti, anche attraverso le associazioni scolastiche, concorrono responsabilmente, in relazione alla loro età, alla realizzazione dell'autonomia scolastica?". Questa non è una norma giuridica, è un precetto di buon senso, è una raccomandazione un po' paternalistica, ma non aggiunge nulla alla materia che deve essere normata se non nel rendere più difficoltosa l'individuazione delle norme che effettivamente hanno necessità di essere scritte.

Ma altre sono le situazioni in cui si evidenzia un percorso di questo tipo. Prendo l'articolo 17, comma 4 (Ampliamento dell'offerta formativa), e qui uno si aspetta di vedere quali sono i metri sui quali bisogna parametrare l'ampliamento dell'offerta formativa. Dice questo comma: "Le iniziative in favore degli adulti possono realizzarsi, sulla base di specifica progettazione, anche mediante il ricorso a metodi e strumenti di autoformazione e a percorsi formativi personalizzati?". Obiettivamente non l'ho capito, ma non ho capito non solo quale sia il precetto giuridico e normativo, ma non neanche capito quale sia il senso di questa affermazione.

Allora è evidente che una legge scritta in siffatta maniera è una legge che sicuramente non contribuisce a far chiarezza di quelli che sono i principi e i concetti di autonomia che la legge stessa dovrebbe regolamentare.

Dirò di più. Questa legge, Assessore, è la trascrizione appesantita, dilatata di quella che è la normativa nazionale di riferimento. Avremmo forse potuto scrivere una norma più sintetica che demandasse alla normativa nazionale tutto ciò che per il legislatore regionale andava bene e che di conseguenza non era il caso di riscrivere.

Su alcuni aspetti, sui quali abbiamo la convinzione che ci siano delle competenze regionali, non c'è regolamentazione alcuna. Assessore, avevamo affrontato il problema in commissione, ma la risposta in commissione non è giunta; lo risollevo in aula sperando che ci sia una risposta ed è il problema degli organi collegiali.

Dal 1° settembre 2000 gli organi collegiali decadono, perché? Perché il meccanismo che aveva costituito queste rappresentanze di studenti, dei genitori nell'ambito dei consigli di circolo e di istituto perdono la loro fisionomia e la loro unitarietà alla luce della nuova figura dell'istituzione scolastica. Tali organismi, è bene ricordarcelo, hanno competenze sulla gestione: aggiornamento, adozione di libri di testo, cancelleria, quella che è la gestione di una scuola.

Ha o non ha, Assessore, la Regione competenza sugli organi collegiali alla luce di quella che è l'autonomia della scuola? Al 1° settembre le scuole riprenderanno, dovranno dare applicazione a questa norma che oggi ci apprestiamo a votare e il risultato paradossale è che dal 1° settembre avremo buttato fuori dalle scuole i genitori e gli alunni che erano stati inseriti come innovazione nel 1974 sul principio che la scuola dovesse essere gestita anche dai soggetti che la vivevano al di là degli insegnanti.

Ma un altro grosso limite di questo provvedimento sta nella scelta fatta a monte dalla Giunta e su questa scelta abbiamo anche dei dubbi che la competenza fosse della Giunta, nel senso che abbiamo dei dubbi sul fatto che il dimensionamento competesse comunque alla Giunta. La normativa nazionale fa riferimento alle regioni, probabilmente l'interpretazione che la Giunta ha dato è che, avendo il Presidente la rappresentanza della Regione, avesse anche titolo a far ciò che il legislatore nazionale demandava alle regioni.

Il dimensionamento, e ne hanno parlato anche i colleghi che mi hanno preceduto, ma non posso non risottolineare alcuni aspetti, è l'esatto opposto di quello che avrebbe dovuto essere in una Regione come la nostra e in una fase come questa che è quella della concessione dell'autonomia.

La collega Charles nella sua relazione introduttiva al disegno di legge parlava di "école enracinée" e penso che più che "enracinée" avrebbe dovuto usare il termine "enchaînée", nel senso di incatenata perché diverso è il discorso della scuola radicata. Il discorso della scuola radicata è esattamente quello che noi non abbiamo voluto fare.

Nel Friuli qualcuno diceva che sono state fatte scelte diverse in materia di autonomia e io vorrei aggiungere che nel Friuli non ci sono stati accorpamenti come invece ci sono stati nel ridisegnare il sistema scolastico valdostano.

Paradossalmente andiamo a creare i presupposti affinché le scuole si mettano in concorrenza fra di loro affinché ogni scuola dia il meglio di quello che può essere il proprio prodotto, cioè il POF, il piano dell'offerta formativa e qual è lo stimolo affinché ognuno dia il meglio? Lo stimolo ovviamente è quello della concorrenza, lo stimolo è quello di poter dire che una scuola riesce a catturare l'attenzione anche di un più vasto bacino o semplicemente, lasciando perdere l'aspetto quantitativo del bacino, ri esce a connotarsi in una nicchia, in una particolare - oserei dire - specializzazione. Questo non è più possibile.

Questo non è più possibile perché il dimensionamento in Valle d'Aosta è diventato sinonimo di costrizione territoriale. In Valle d'Aosta le famiglie?, nonostante la normativa nazionale parli di diritto alla scelta di quelli che sono gli studi e nonostante la norma regionale ripeta all'articolo 14 il concetto di libertà di scelta educativa delle famiglie, nei fatti la libertà di scelta educativa delle famiglie non esiste più. Nonostante le lodi che il collega La Torre ha tessuto nel suo breve intervento, la libertà di scelta educativa delle famiglie non esiste più perché le famiglie hanno la possibilità di scegliere una scuola che è una ed è quella che il caso vuole si trovi nel polo scolastico in cui quel territorio è stato disegnato.

E questo lo riteniamo veramente incredibile nel 2000 dove i principi di libertà, di autonomia e di federalismo hanno sicuramente ormai avuto legittimazione a 360 gradi in tutti i fronti e gli schieramenti politici. Noi invece facciamo esattamente l'opposto. Parliamo di autonomia e poi nei fatti limitiamo la libertà di scelta.

Non solo, ma l'accentramento e la verticalizzazione delle scuole, Assessore, lo abbiamo detto in commissione e lo ripetiamo in aula, sono state una scelta intempestiva che poteva probabilmente essere rimandata a un tempo successivo. Perché? Ma perché l'accentramento verticale non risolve i problemi che la Giunta e l'Assessore probabilmente pensano di poter risolvere in riferimento ai numeri.

Intanto sui numeri va detto che qui non abbiamo voluto considerare la particolarità di questa Regione; siamo sempre pronti a rivendicare le particolarità alle quali abbiamo diritto e, quando una legge dello Stato e una serie di regolamenti dello Stato prevedono in maniera inequivocabile che nei comuni montani - e mi sembra che ci siamo -, che nelle aree geografiche contraddistinte da specificità etnica, non penso, linguistica, qualcuno lo sostiene, gli indici di riferimento che sono 500-900 alunni al fine dell'autonomia scolastica, possono essere ridotti fino a 300 alunni. La previsione che è contenuta?

(interruzione dell'Assessore Pastoret, fuori microfono)

? possiamo continuare, certo. Per gli istituti comprensivi di scuola materna, elementare e media, la verticalizzazione che è stata adottata non è su larga scala, ma sull'intera scala. Le delibere adottate dalla Giunta le abbiamo lette. La delibera n. 1.535 ha un lungo elenco di tipologie dell'istituzione e dall'istituzione n. 1 all'istituzione ultima indicata e i numeri cambiano a seconda delle comunità montane, nel senso che si ripetono, dice in evidenza: "verticalizzata", "verticalizzata", "verticalizzata", "parzialmente verticalizzata", in breve non ce n'è una che non sia verticalizzata. Questa è la delibera adottata dalla Giunta il 19 maggio di quest'anno: la n. 1535. Se poi ci sono degli altri documenti, l'Assessore ce ne darà informazione.

Allora noi non abbiamo adottato nessuna deroga che era prevista e consentita dalla normativa nazionale che addirittura al comma 7 dell'articolo 2 contenuto nel DPR n. 233/98 a un certo punto parla di deroghe automatiche. Le deroghe non le abbiamo applicate; non solo, abbiamo applicato anche la verticalizzazione.

Qual è il ragionamento che l'Assessore ha fatto in commissione per sostenere questa scelta che non è soltanto una scelta impopolare, è una scelta contraria a quello che è lo spirito di libertà che anche i Valdostani reclamano, libertà che reclamano a maggior ragione in un campo qual è quello dell'istruzione che è il campo nel quale più sensibili sono i diritti della persona perché è quello che determina la formazione dell'individuo, dell'uomo di domani. Questa operazione, Assessore, va nella direzione di una visione dogmatica e politicizzata che non riusciamo e non possiamo condividere.

Quali sono i motivi che sostengono questa scelta? L'Assessore ci ha spiegato in commissione che mettendo assieme le scuole elementari, medie e materne si mettono assieme i numeri minimi che abbiamo individuato in 500, mentre potevamo individuarli a un livello più basso, quello dei 300, che sono i numeri che consentono il raggiungimento dell'autonomia scolastica. Siamo sicuri che sia vero? Noi abbiamo qualche dubbio perché la norma nazionale e la norma regionale parlano di un periodo di stabilità triennale, nel senso che le dimensioni devono essere garantite per un periodo che va al di là di quella che è la singola annualità.

Andiamo nel concreto, Assessore: abbiamo inventato l'istituzione che comprende una sezione di scuola materna, tre sezioni di scuola elementare e due sezioni di scuola media. Gli insegnanti di questa istituzione hanno chiaramente percorsi formativi differenti, titoli di studio differenti, stato giuridico differente perché lo stato giuridico degli insegnanti delle scuole elementari in Valle d'Aosta è diverso rispetto allo stato giuridico degli insegnanti di scuola media e di scuola media superiore.

Ma al di là di questo aspetto che fa sorridere il Preside Viérin che memore di quelli che sono i suoi trascorsi scolastici probabilmente ha dimenticato quelle che sono le problematiche delle sostituzioni, delle supplenze nelle scuole, ha dimenticato che la scuola riesce molte volte a risolvere con risorse interne i problemi delle sostituzioni, ma ora mi spiegate come è possibile prevedere meccanismi di sostituzione in istituzioni dove gli insegnanti sono contati? Come è possibile ipotizzare quel confronto formativo fra gli insegnanti che contribuisce alla crescita dell'offerta formativa? Perché è evidente che il confronto fra le esperienze formative del maestro elementare e degli insegnanti di scuola media sono esperienze formative diverse che non possono portare a un accrescimento di quelle che sono le rispettive capacità didattiche. Tutto questo non è stato minimamente affrontato, non è stato minimamente considerato.

Non solo, come verranno risolte, Assessore, le questioni di tipo logistico, pedagogico o didattiche a seconda dei punti di vista? Come verranno gestiti questi bambini che partono dai 4 anni e finiscono ai 14 anni? Metteremo le reti nei corridoi? Metteremo porte dove prima c'erano spazi destinati alla ricreazione? Come pensa, Assessore, il 1° settembre, ossia fra poco meno di tre mesi, di gestire in maniera concreta ed efficace le nuove istituzioni?

So come genitore che a stamani le segreterie delle scuole sono nel marasma più totale, non sanno nulla di quello che accadrà in base alla ridefinizione delle istituzioni al 1° settembre e mi auguro che la Sovrintendenza emani qualche circolare, dia qualche disposizione applicativa che consenta al 1° settembre di capire quali insegnanti vanno dove e quali conseguenze spettano alla popolazione scolastica.

Questi sono forse gli aspetti più macroscopici delle distonie che abbiamo evidenziato in questo disegno di legge, questi sono alcuni degli aspetti ai quali in commissione non è giunta risposta e che sono stati risollevati nel dibattito consiliare nella speranza che l'Assessore dia delle risposte che, senza avere la presunzione di dover convincere gli interlocutori, possano quanto meno far capire agli interlocutori le posizioni che hanno portato l'Assessore, la Giunta e la maggioranza alla determinazione di varare un disegno di legge sull'autonomia che nei fatti è la negazione di quel concetto che è contenuto nel titolo stesso del disegno di legge.

Ordine del giorno

Premesso

- che il piano di dimensionamento delle scuole dipendenti dalla Regione adottato con deliberazioni di Giunta applica in maniera diffusa il modello organizzativo verticale;

- che dal prossimo anno scolastico convivranno nell’ambito della medesima istituzione scolastica diversi livelli di insegnamento (scuole materne, elementari, medie);

- che in alcune istituzioni saranno istituite nuove classi comprendenti livelli di insegnamento non presenti in precedenza, comportando di riflesso il ridimensionamento di altre istituzioni;

Rilevato che ad oggi non sono ancora noti i criteri in base ai quali verranno assegnati gli insegnanti nelle classi di nuova costituzione;

Il Consiglio regionale

Impegna

la Giunta a definire, nell’ambito dell’inevitabile mobilità necessaria alla definizione delle diverse istituzioni delineate dal piano del dimensionamento, criteri che salvaguardino stabilità e qualità del corpo insegnante nelle nuove classi che verranno istituite al fine di attivare nuovi livelli di insegnamento in precedenza non presenti nel plesso.

F.to: Frassy - Lattanzi - Tibaldi

Si dà atto che dalle ore 18,19 presiede il Presidente Louvin.

PrésidentLa parole au Conseiller Cottino.

Cottino (UV)Tout simplement pour demander une brève suspension des travaux du Conseil parce qu'il y a trois ordres de jour et environ 45 amendements, donc il est nécessaire faire le point de la situation.

PrésidentLa séance est suspendue pendant dix minutes.

Si dà atto che la seduta è sospesa dalle ore 18,45 alle ore 19,20.

PrésidentNous reprenons la séance.

La parole à l'Assesseur à l'éducation et à la culture, Pastoret.

Pastoret (UV)Suite à la brève suspension quant à l'ordre du jour présenté par les Conseillers Secondina Squarzino et Marguerettaz on s'est accordés pour une modification sur le dernier alinéa qui serait ainsi modifié: "? Il Consiglio regionale impegna la Giunta ed in particolare l'Assessore all'istruzione e cultura a riesaminare le convenzioni stipulate per adeguarle ai principi della legge regionale sull'autonomia, fatta salva la libertà per dette scuole di poter realizzare il proprio progetto educativo."

Là il y a eu l'accord de Mme Squarzino et du Conseiller Marguerettaz.

PrésidentS'il n'y a point de requêtes d'intervention ultérieures en discussion générale, la discussion générale est close.

La parole à la Conseillère Charles Teresa en sa qualité de rapporteur.

Charles (UV)Juste une très brève intervention amusée et souriante pour remettre la pendule à l'heure.

En écoutant quelques interventions je me suis même demandée parfois si nous sommes là pour bien figurer ou pour donner toujours avec le bon sens notre contribution. Alors je me suis demandé: est-ce que dans les commissions on ne traite pas certains arguments pour les présenter à l'Assemblée et parfois, seulement parfois, faire une sorte de show, enfin?

Moi j'ai toujours cru qu'il est notre devoir de conseillers que d'approfondir en commission tous les aspects, en perfectionnant, quand nous savons le faire, contenu, forme et substance, au sein justement de la commission concernée, pour ne pas sortir parfois trop tardivement d'éventuelles bonnes idées au détriment du bien commun.

Et pourquoi alors j'avais dit: remettre la pendule à l'heure. L'idée m'est venue en particulier de l'ordre du jour signé par les collègues Squarzino et Marguerettaz, ordre du jour que je partage et je voudrais informer l'Assemblée de comment les choses s'étaient passées en commission.

Souvent la majorité reçoit des accusations de manipulation et ça me semble un peu un cas inverse.

La Vème Commission avait préparé déjà le calendrier de toutes les auditions et ce fut un Conseiller de la majorité qui s'est préoccupé d'abord des écoles privées et qui a proposé d'entendre les représentants des écoles privées parce que personne n'y avait pensé. Les écoles privées se sont présentées massivement et ont trouvé tant de paladins, donc je me réjouis d'avoir eu tardivement peut-être et massivement tant de soutien à ma proposition.

PrésidentLa parole à l'Assesseur à l'éducation et à la culture, Pastoret, pour sa réplique.

Pastoret (UV)Tout d'abord, collègues conseillers, je voudrais remercier tous ceux qui ont apporté leur contribution dans ce débat sur l'autonomie scolaire et non pas seulement parce que, comme tout le monde a eu l'occasion d'entendre et de vérifier, les réflexions se sont portées aussi sur des terrains qui ressortaient un peu de projet de loi. J'estime qu'une telle aptitude est positive, elle témoigne de l'intérêt qui est présent autour de notre système éducatif et de l'école plus en général, un intérêt donc qui témoigne l'importance de l'école et de ses acteurs.

J'espère avoir pris bonne note de toutes les requêtes qui m'ont été adressées. Je voudrais pour une sorte de courtoisie commencer à donner satisfaction à ces Conseillers qui se sont vus couper la parole non par pour ma volonté personnelle, mais pour des cas un peu drôles quant à l'organisation technique de la salle dans cette journée importante.

Le Conseiller Nicco a fait des observations de caractère général que j'ai totalement partagées, donc je ne les reprendrai pas, mais je veux lui témoigner mon appréciation pour la contribution qu'il a apportée à ce débat.

Je ne rentrerai pas pour le moment dans les détails de l'organisation de la loi et des paroles ou des périodes ou des phrases plus ou moins compréhensibles dans ce projet de loi.

Ce n'est pas le cas, d'après les précisions que M. Nicco a apportées tout en clôture de son intervention, d'aller remettre le doit sur ces aspects, mais je crois que nous devons en prendre bonne note parce que ce sont les éléments que nous devons employer et déployer au cours de notre action administrative.

Tout en me rattachant à mon intervention de ce matin, je voudrais reprendre une phrase de M. Nicco lorsqu'il a abordé le sujet de l'abandon scolaire.

Le Conseiller Marguerettaz a cité Don Giussani, moi je voudrais citer Don Milani quand il disait qu'il faudrait se demander si ce sont les enfants qui abandonnent l'école ou si ce n'est pas parfois l'école qui abandonne les enfants. Nous faisons de grandes discussions ici, mais nous devons toujours tenir compte des différents sujets à l'intérieur du système éducatif et le premier de tous ces sujets ne peut pas être qu'un: l'élève, qui est porteur d'exigences, de requêtes et d'attentes.

Le Conseiller Nicco a introduit quelques aspects que le Conseiller Frassy a repris dans une autre forme quant à l'évaluation du système scolaire et je crois qu'il faudra revenir sur ce thème.

Le Conseiller Ottoz a introduit un élément auquel il tient particulièrement: les structures de sport. Là j'avais déjà dit au Conseiller Ottoz qu'il est un problème important, mais c'est un problème qui est déjà réglé par l'article 23 de la loi n° 57/83 (Utilizzazione delle palestre scolastiche per attività sportive): "L'uso al di fuori dell'orario scolastico delle palestre e delle attrezzature sportive esistenti negli edifici sedi di scuole ed istituti scolastici dipendenti dalla Regione o annesse ai medesimi è concesso con priorità assoluta per lo svolgimento delle normali attività preparatorie delle società regolarmente affiliate alle federazioni sportive nazionali sulla base di apposita convenzione da stipularsi fra Regione e delegazione regionale del CONI, sentito il consiglio scolastico regionale?".

Nous ?uvrons déjà avec ces conventions, mais je retiens volontiers l'observation que M. Ottoz a faite: il faudra vigiler davantage pour que les futurs dirigeants des établissements scolaires ne deviennent pas les véritables propriétaires des structures qui appartiennent à la collectivité.

Le Conseiller Frassy a posé une série de problèmes dont le plus amusant est celui concernant l'approbation de la loi n° 52 et le climat que nous avions vécu à l'époque. A cet égard j'ai déjà apporté des jugements dans cette même salle, des jugements que je ne reprends ici parce que je ne veux pas vous ennuyer, mais je me suis posé une question lorsque M. Frassy rappelait ce climat en faisant des comparaisons avec cette loi sur l'autonomie scolaire. Est-ce qu'il a avancé ces comparaisons peut-être parce qu'il a un peu de nostalgie de certaines situations? Moi je n'en ai pas?

(ilarità dell'Assemblea)

? mais je crois aussi que ce même Conseil, pour sa dignité, pour la tranquillité de ses travaux, même en tenant compte de toutes les sollicitations qui sont venues, doit apprécier le fait de pouvoir travailler peut-être non pas avec un accord total, mais au moins avec un partage de la part de la collectivité sur les choses que nous mettons sur pied.

M. Frassy a dit deux choses que j'ai retenues: d'un côté qu'il y aurait eu une position critique quasi unanime de la part des syndicats - je n'étais pas présent au sein de la Vème Commission lors de la rencontre avec les organisations syndicales -, mais je dois remercier le Président de la Vème Commission, M. Rini, qui a bien voulu intervenir et remettre un peu le pendule à l'heure, également comme vient de le faire la Conseillère Charles.

J'avais déjà porté l'attention sur ces aptitudes lorsqu'on a discuté ici du plan des travaux de la Surintendance aux biens culturels, quand les choses qui avaient été dites en commission ont été traduites d'une façon totalement différente dans cette salle. J'inviterai donc, pour le futur, les collègues à maintenir cette honnêteté intellectuelle que je leur reconnais d'habitude afin que, comme je le souhaitais ce matin, ce Conseil puisse témoigner aussi en dehors de cette salle sa capacité d'avoir un sens de responsabilité et aussi un niveau de discussion qui puisse être apprécié par nos concitoyens.

Je donnerai encore de réponses plus avant au Conseiller Frassy quant à une série de questions qu'il a posées. Il a demandé d'une façon explicite d'avoir des informations sur les organes collégiaux; paraît-il cette réponse n'avait pas été donnée au sein de la commission.

Je me rappelle qu'on en avait parlé et puis la discussion avait pris un autre chemin et donc on n'a pas eu la possibilité de l'achever, mais cela sans une volonté de se soustraire à une confrontation, d'approfondir ce thème.

Nous avons aussi donné un document, Mme Squarzino sûrement a eu l'occasion de le lire beaucoup mieux de ce que je pourrais le faire moi-même, j'en résume quelques points et je le donnerai au Conseiller Frassy.

Les nouveaux organes collégiaux seront trois selon le territoire d'appartenance: le Conseil supérieur de l'instruction publique qui sera un organe central de support technique du Ministre ayant 36 membres et restant en charge pendant 5 années; le Conseil scolaire régional de l'instruction qui devra s'occuper des problèmes à niveau régional en ayant la même compétence, sue le territoire régional, du Conseil national de l'instruction, il devra fournir des consultations, des informations, des soutiens au dirigeant régional compétent en matière scolaire, il sera formé par le président des conseils scolaires locaux et des membres élus qui pourront varier de 14 à 16, il restera en charge pendant 3 années; le Conseil scolaire local qui sera un organe consultant de l'Administration, des écoles, des collectivités locales et qui substituera les actuels districts et les conseils scolaires de province, les membres composants pourront varier de 14 à 16 et également ils resteront en charge pendant 3 ans.

Les nouveaux organes collégiaux devront être constitués pour la date du 1er septembre 2001.

Pour ce qui est des observations qui ont été portées quant au dimensionnement scolaire, j'espère que les conseillers me permettront de faire un résumé général puisque la question a été posée par plusieurs d'entre vous.

Mais le Conseiller Frassy a demandé de quelle façon l'Assesseur pense gérer le problème des bâtiments scolaires avec la présence des classes d'école maternelle, élémentaire et moyenne.

Là je dois faire deux considérations. En premier lieu j'ai dit maintes fois que ces compétences reviennent aux collectivités locales qui doivent gérer ces structures, je ne parle pas de politique scolaire, je parle de structures. Et alors là, en répondant à la demande de M. Frassy, je dois dire que d'un côté vous nous accusez de centralisme et de l'autre votre requête de secours est adressée à l'Assesseur et non pas aux organismes compétents, cela me semble contenir un petit décalage entre l'état des faits et les situations qui s'en produisent?

(interruzione del Consigliere Frassy, fuori microfono)

? hors de métaphore, j'ai dit que c'est une compétence qui doit être réglée par les sujets qui ont ces compétences et qui sont les collectivités locales et ce n'est pas le dimensionnement scolaire qui leur a attribué les compétences en matière de bâtiments scolaires.

M. Marguerettaz, qui a été Assesseur à la Commune d'Aoste, peut dire que les édifices scolaires de compétence de la commune étaient bien ceux de l'école de l'obligation scolaire, celle que nous appelons actuellement l'école de base.

M. Marguerettaz a fait une longue intervention et il a soumis à notre attention beaucoup de points.

Il a dit: "Attenzione a non enfatizzare questo disegno di legge". C'est vrai, mais je l'ai dit ce matin: l'autonomie scolaire ce n'est pas une finalité immédiate, mais un moyen pour rejoindre toute une série de choses, donc ce projet de loi, au-delà des considérations que l'on peut faire sur le mérite, ne se propose pas de fixer une date, une échéance et puis stop. Il se propose de permettre aux écoles d'avancer dans un parcours qui doit les faire devenir davantage autonomes.

Ce parcours ne sera pas ni immédiat ni facile et c'est pour cela que nous devons déployer tous les moyens possibles pour permettre à ces écoles de rejoindre le plus haut résultat dans ce parcours.

Mais je reviendrai sur des questions qui ont été posées par les Conseillers Frassy et Marguerettaz.

Je voudrais encore remercier le Conseiller La Torre pour son intervention. J'ai pris bonne note de tout ce qu'il a dit. Je veux retenir une considération qui reprend l'objet d'un débat important. Le Conseiller La Torre n'a pas parlé du plan de l'offre de formation, mais il a dit qu'il faut que dans notre Région: "Tutto il sistema scolastico cresca con qualità e con omogeneità" et cela témoigne de l'importance que le projet de l'offre formative doit avoir dans le contexte des écoles.

Mais ce n'est pas l'Assesseur Pastoret qui le dit, ce sont les principes qui ont fait bouger le thème de l'autonomie au plan national parce que dans l'école de base il y a une obligation: celle de donner les mêmes droits à tous les élèves et si on ne répond pas à cette obligation, on ne répond pas à un processus de formation scolaire qui est de compétence et de devoir absolu d'une institution publique telle que l'Etat ou en ce cas l'Administration régionale.

J'ai entendu pendant deux fois aujourd'hui des similitudes quant au dimensionnement scolaire du Frioul, mais je n'ai entendu personne dire ici que dans n'importe quelle école de tous les systèmes éducatifs d'Italie le plan de l'offre de formation soit quelque chose qui permet, comme cela a été dit ici, de choisir n'importe où, aller avec n'importe qui et dans n'importe quelle situation.

Je me réfère là toujours à l'école de base parce que par contre, là oui, le plan de l'offre de formation pour les écoles secondaires supérieures c'est vraiment l'élément qui capture les étudiants parce que nous sommes dans d'autres situations et surtout avec un plan de l'offre qui est lié à des institutions scolaires qui se proposent de former le futur citoyen et de le mettre soit dans le monde de l'université soit dans le monde du travail.

J'ai retenu aussi les observations que M. Beneforti a nous adressées. Il a présenté quatre points, à partir de l'importance de l'élève, de l'autonomie des institutions scolaires, à l'intégration entre les écoles et les agences de formation et il a dit que tout cela, qui devrait être prioritaire, ne serait pas possible avec cette loi, mais cette loi, je le répète, se propose de donner des moyens aux écoles afin qu'elles abordent ces problèmes pour pouvoir envisager des solutions sur la base des éléments que nous avons introduits dans la loi et qui doivent permettre aux écoles de gouverner leur processus de transformation.

Je voudrais revenir sur quelques points de cette loi, en particulier l'article 3. Quelqu'un a observé là qu'on parle de Statut spécial; cet alinéa doit nous renvoyer au système général de notre autonomie et on entend ici non seulement le Statut spécial, mais aussi toutes les mesures qui régissent notre corps législatif et administratif. L'on réaffirme des principes importants à l'alinéa 2 quand on dit: "Le istituzioni scolastiche? interagiscono tra loro, con gli enti locali, con i diversi soggetti del sistema scolastico nazionale e con quelli della comunità internazionale, promuovendo il raccordo e la sintesi tra le esigenze e le potenzialità individuali e gli obiettivi generali del sistema di istruzione."

A mon avis on donne déjà ici une première réponse à ceux qui soutiennent que cette loi importerait une clôture. Ces affirmations représentent par contre une ouverture.

Nous disons ici ce que l'Etat même n'est pas arrivé à dire; nous soulignons les aspects liés à notre spécificité dans le but de poursuivre des objectifs qui sont réellement en ligne avec le système scolaire plus ample soit au plan local, soit au plan national, soit au plan international.

Les alinéas 4 et 5 reportent respectivement deux éléments d'un grand intérêt mettant au centre de l'attention l'élève pour ce qui est des aspects didactiques: "Le istituzioni scolastiche? individuano nello studente il fine della propria azione e, esercitando le scelte in materia di autonomia scolastica, favoriscono e valorizzano l'autonomia e l'identità individuale, perseguono e sostengono il raggiungimento di competenze, conoscenze ed abilità adeguate alla formazione ed all'inserimento nella vita attiva."

Le 5ème alinéa prévoit aussi la participation des étudiants à la réalisation de l'autonomie scolaire: "Gli studenti, anche attraverso le associazioni scolastiche, concorrono? alla realizzazione dell'autonomia scolastica?" et nous citons là: "? dallo statuto delle studentesse e degli studenti di cui al decreto del Presidente della Repubblica? 249?".

Nous avons parlé des écoles privées. Un des points fondamentaux de cette loi, qui concerne des aspects d'organisation didactique et éducative, est contenu dans l'article 4 qui représente une sauvegarde pour les écoles privées; je ne cite pas cet article parce que nous en avons longuement discuté en commission. Tout de même je dois dire que les aspects concernant les inquiétudes des responsables des écoles privées et des membres de la Vème Commission sont dépassés par l'amendement présenté par la Conseillère Charles et que je partage entièrement. C'est un amendement qui contient un rappel aux lois réglant la matière.

Je voudrais souligner l'attention que la Région a toujours porté à l'égard de ses institutions, je rappelle la loi n° 12/82 sur l'Institut agricole, la loi n° 55/86 sur les écoles privées, la loi n° 56/93 sur le Lycée linguistique de Courmayeur. Là notre Région a prévu des interventions importantes en la matière tout spécialement en ce qui concerne les dispositions de la loi n° 55/86 pour favoriser le fonctionnement des écoles gérées par des instituts et des personnes morales.

Le renvoi de l'article 2 de cette loi précise que les conventions doivent prévoir la réglementation du recrutement des enseignants, les formes de collaboration et participation aux tâches et fonctions exercées par la Région. Ces deux points, avec l'insertion du rappel à cette loi dans l'amendement présenté par la collègue Charles, permettront de négocier par phases successives les aspects liés au recrutement du personnel d'un côté et les aspects liés aux conventions de l'autre.

Ces conventions prévoient déjà, comme je le disais, des aspects liés au recrutement du personnel et permettent déjà actuellement de définir des aspects liés aux réseaux d'écoles prévus à l'article 12, c'est-à-dire "alle reti di scuole" et tout spécialement pour les aspects réglés par l'article 12 il y a lieu de dire tout de suite que déjà actuellement il n'exclut nullement les écoles privées. Je ne rêve pas si je dis qu'on imagine d'ailleurs qu'une collaboration d'autant plus ample entre les différents acteurs du système éducatif s'avère toujours plus possible.

Je me dois de faire une appréciation quant aux approfondissements que la Vème Commission a estimé important de faire en rencontrant les responsables des écoles privées permettant ainsi d'éclaircir davantage les problématiques d'une question réelle, par rapport à laquelle nous avons essayé de vérifier toutes les possibles retombées afin de garantir le meilleur fonctionnement de ces institutions.

En ce qui concerne le dimensionnement des établissements scolaires, l'article 5 fixe les modalités, le nombre d'usagers nécessaire à établir la formation d'institutions scolaires. Le nombre moyen a été fixé sur la base du travail accompli par la commission d'étude nommée par délibération du Gouvernement valdôtain, n° 418 du février 1998, dans un nombre moyen de 500 élèves. On a voulu garder une marge de balancement entre 300 et 700 élèves en accord avec les organisations syndicales, de l'autre côté nous avons voulu respecter les dispositions du décret du Président de la République n° 233 quant au nombre minimal de 300 élèves.

Et encore à propos du dimensionnement, en tout premier lieu nous avons procédé à ce dimensionnement sur la base des compétences que nous avions, collègue Frassy, avec une loi préexistante: la loi n° 57/83.

Ce n'est pas le Président du Gouvernement, soit en qualité de Président de Gouvernement, soit en qualité de Préfet, qui nous a donné l'autorisation de procéder. On pourra bien discuter, comme Mme Squarzino a fait, sur l'opportunité ou moins d'employer ce système lié à cette loi, mais ce n'est pas une invention de la dernière heure. Et en faisant ainsi nous avons respecté les temps en évitant de nous trouver dans les conditions de certaines régions qui ont vu nommer un commissaire pour procéder à la définition de cette mesure n'ayant pas respecté les échéances prévues. Je me réfère aux Régions Campania, Molise et Puglia.

Deuxièmement: nous avons procédé dans l'esprit que nous avons introduit dans cette loi pour ce qui est du nombre minimum d'élèves et cela aux termes de l'alinéa 3 de l'article 3 du décret du Président de la République n° 233 qui dit: "Nelle piccole isole, nei comuni montani, nonché nelle aree geografiche contraddistinte da specificità etniche o linguistiche, gli indici di riferimento previsti dal comma 1 possono essere ridotti fino a 300 alunni per gli istituti comprensivi di scuola materna, elementare e media".

La référence à cet alinéa, qui a été faite par certains représentants du monde de l'école, demandait d'observer ce nombre, mais de procéder avec une organisation horizontale parce que d'un côté on nous reprochait de ne pas tenir compte des possibilités de déroger et de l'autre il nous disait qu'il fallait déroger, mais d'une façon contraire à ce que ces mesures de loi prévoient.

Si nous aurions dû appliquer le nombre que le décret fixait, nous serions dans une condition entre 500 et 900 élèves et nous n'aurions pas de balancements tels que nous les avons situés sur cette loi entre 300 et 700 et cela avec l'espoir que nos établissements scolaires puissent se maintenir pendant beaucoup d'années avec des nombres suffisants à ne plus falloir trop changer ce que nous avons mis sur le terrain pour le moment.

Quant au dimensionnement vertical des écoles, la réforme des cycles, nous avions dit: "Oui nous changerons maintenant afin de ne pas changer après" parce que la réforme des cycles est une loi de l'Etat depuis le mois de décembre 1999 et qu'une application doit être donnée à cette loi de l'Etat. Le 21 juin 2000 sur le site du Ministère nous avons: "Il Ministro della pubblica istruzione Tullio de Mauro ha firmato il decreto istitutivo della commissione che dovrà aiutare il Ministro a presentare entro la prima metà di settembre il programma per l'attuazione progressiva del riordino dei cicli scolastici", ce qui veut dire que vraisemblablement, je ne prends pas des engagements pour le Ministre, mais vraisemblablement dans la prochaine année scolaire on pourrait déjà avoir la réforme des cycles scolaires. Voilà ce que nous avons fait: nous avons organisé le système afin de ne plus avoir ces retards que très souvent on nous reproche mais là, si on se met sur la brèche pour négocier les problèmes qui viendront, on dit qu'il fallait attendre.

Quant à la procédure que nous avons mise en place au Val d'Aoste sur le dimensionnement, j'ai déjà eu l'occasion de rappeler lors de la séance du 23 février 2000 dans cette salle que les dispositions afférentes le dimensionnement ont suivi un parcours net et clair sur la base d'une compétence qui revenait à notre Région de la part des dispositions de la loi n° 59/97 et du décret du Président de la République n° 233/98; ces dispositions donnaient des adresses pour procéder au dimensionnement, mais il se trouve que notre Région avait déjà une compétence et qu'elle pouvait l'exercer aux termes de la loi régionale n° 57/83 qui prévoit que la création et la suppression des écoles maternelles et primaires des établissements d'enseignement secondaire et artistique qui dépendent de la Région sont annuellement décidées par le Gouvernement régional dans les délais fixés pour déterminer l'organigramme du personnel enseignant.

Et cette même chose nous la retrouvons, quand on dit que le Gouvernement valdôtain relève ces compétences, dans un article de notre loi parce que nous l'avons repris de façon nette et claire d'une loi que nous avons. En rédigeant la loi sur l'autonomie scolaire nous n'avons pas abrogé toutes les lois existantes, nous avons abrogé certaines mesures législatives.

Pour procéder au dimensionnement nous n'avions que deux possibilités: appliquer les dispositions en vigueur et nous les avons appliquées, ou abroger la loi n° 57 et définir avec une autre loi ce processus dont il n'était pas le cas face à une compétence existante.

Pour le dimensionnement nous avons suivi un principe important qui a été affirmé dans les actes que le Gouvernement a assumés: la participation reconnue aux collectivités locales. Je veux rappeler que dans la délibération du 20 décembre 1999 du Gouvernement valdôtain, portant: "Linee di indirizzo per il dimensionamento delle istituzioni scolastiche", le troisième alinéa de cette délibération disait que le Gouvernement valdôtain: "Stabilisce di procedere alla definizione del piano di dimensionamento delle istituzioni scolastiche a valere dal 1° settembre sulla base delle risultanze di cui al punto 2 stabilendo a tal fine che per la scuola materna, elementare e media l'individuazione della tipologia e dell'articolazione territoriale delle singole istituzioni scolastiche da inserire nel piano sia effettuata in relazione ad apposite proposte formulate dalla comunità montana di concerto con i comuni del proprio territorio e con i capi delle istituzioni scolastiche attualmente funzionanti."

Et là il faut remarquer que déjà à partir de cet acte le Gouvernement valdôtain a voulu rapporter l'école de façon réelle avec le territoire et l'administration des collectivités locales reprenant en plein ce principe de subsidiarité que nous avons déjà affirmé avec différentes mesures et dispositions et tout en particulier la loi n° 54/98 que nous avons employée dans ce projet de loi.

L'actuel dimensionnement n'a pas été inventé par l'Assesseur; les prévisions qui sont fixées dans la loi sont le fruit d'un long travail qui a été accompli par une commission d'étude, que j'ai déjà maintes fois rappelée, au mois de février 1998 par acte du Gouvernement valdôtain, une commission que je dois remercier pour son travail et qui avait à son intérieur tous les acteurs principaux du système éducatif à partir des représentants des organisations syndicales qui ont approuvé ces mesures, exception faite de deux d'entre eux qui appartiennent d'ailleurs au même syndicat.

On a parlé du Conseil scolaire régional et du document qu'il a discuté et approuvé, dans ce document on disait qu'il fallait limiter le pouvoir discrétionnaire du Gouvernement sur des matières fondamentales, telle la dotation financière; mieux définir la loi, là où on parle de programme lié à l'application des articles 39 et 40 du Statut; en matière d'évaluation du système scolaire expliciter la compétence nationale et réintroduire les compétences des établissements scolaires pour ce qui est des critères d'évaluation périodique des résultats; réécrire l'article concernant les initiatives d'innovation et faire la distinction entre les innovations au niveau national, à laquelle les établissements scolaires devraient accéder sans filtre de la part de l'Administration régional, au niveau régional et les innovations réalisées par les établissements scolaires; définir de manière plus précise et mieux adaptée aux exigences de l'autonomie scolaire le dimensionnement du personnel non enseignant des établissements scolaires.

Ces requêtes n'étaient pas telles; elles étaient des considérations appréciables et en quelque partie aussi partageables qui ont mis l'accent sur des aspects du texte sur lequel il y a eu un dissentiment sans pour autant exprimer aucune alternative concrète.

A ce sujet je veux aussi dire quelque chose. Pour ce qui est du premier point, concernant l'introduction de paramètres rigides même de type qualitatif sur la base desquels limiter le pouvoir discrétionnaire du Gouvernement régional, cela est peu réalisable dans l'essor de la réforme et en raison des effets qu'elle va produire au niveau central et périphérique.

Ici on se soucie beaucoup si on cite le Gouvernement ou la Région, je voudrais rappeler à tout le monde que dans le règlement de l'Etat on ne cite pas le Parlement, et non plus le Conseil des ministres, mais tout court le Ministre.

Il faut rappeler, quant au fait que le Gouvernement valdôtain déciderait les fonds à transférer, qu'il y a une procédure, que ces fonds à transférer sont proposés, avant que le Gouvernement valdôtain les adopte, au Conseil scolaire. De plus il y a un budget annuel et pluriannuel qui est présenté à ce Conseil dans lequel sont présentes les mesures et les dépenses prévues pour le fonctionnement des écoles, de tel ou de tel autre chose.

Quant à la remarque de mieux définir la loi, on parle de programme liés aux articles 39 et 40, je l'ai dit ce matin: il s'agit là de la loi de l'autonomie des établissements scolaires de la Vallée d'Aoste et non pas des régions à statut ordinaire et cela avant tout aux termes de la loi n° 59/97 qui nous donne des compétences parce que nous sommes une Région à Statut spécial, donc je ne sais pas si nous devons avoir honte de nous rapporter à ce que nous sommes.

Pour ce qui est des parcours au sein des programmes bilingues, cités au premier alinéa de l'article 9, concernant l'autonomie didactique, il est évident que les établissements scolaires, qui sont tenus de traduire les objectifs en parcours de formation fonctionnelle, décident des temps d'enseignement, mais cela compte tenu des critères de flexibilité mieux adaptés et efficaces à réaliser dans le cadre de l'autonomie. Il est prévu que les institutions tiennent compte des différents types d'étude, rythmes d'apprentissage des élèves, exigences de réalisation des parcours didactiques.

Quant à cette citation se rapportant aux articles 39 et 40 et 40 bis, elle est nécessaire. Cet article pourrait être contesté s'il avait introduit des procédures différentes des normes d'application, mais nous citons de façon explicite l'article 28 de la loi n° 196/78. A cet égard Mme Squarzino avait avancé cette observation en commission et peut-être, même aujourd'hui; je dois dire que la citation concernant le programme n'enlève rien à la validité de la loi n° 196 qui est une loi de l'Etat.

Ce n'est pas parce que l'Etat a défini les "curricula" dans son projet de réforme de l'autonomie scolaire que sont abrogées de façon automatique toutes les dispositions législatives de l'Etat où on parle de programme, il est à peine évident que ce terme "programme" dès maintenant il est à entendre comme "curricula" sans que cela mette en discussion au point de vue fonctionnel les aspects législatifs et normatifs de l'Etat.

Il y a encore un aspect que je voudrais rappeler: quelqu'un a cité le personnel non enseignant en demandant où est-ce qu'il ira. Le projet de loi dispose la redéfinition du personnel et des profils professionnels du personnel non enseignant dans le but de les adapter aux différentes exigences des établissements scolaires et cette redéfinition est à l'étude d'une commission qui a été nommée par acte du Gouvernement valdôtain portant: "Approvazione della costituzione di un gruppo di lavoro incaricato dell'esame delle problematiche interessanti le segreterie amministrative".

Ce groupe de travail a produit un projet de loi qui est déjà en commission et qui arrivera à l'attention de cette Assemblée pour régler aussi là ce problème.

Je me rends compte de n'avoir peut-être pas répondu suffisamment à toutes les requêtes qui ont été posées. Je m'en excuse, mais je ne voudrais pas que cette Assemblée assiste à un monologue de l'Assesseur Pastoret compte tenu que les exigences normales de l'appétit humain nous demandent à interrompre cette réunion. J'ai encore des réponses à vous donner et j'essaierai de le faire au cours du débat prévoyant la discussion article par article.

Si dà atto che, dalle ore 19,39, presiede il Vicepresidente La Torre.

PresidenteLa parola al Presidente della Giunta, Viérin Dino.

Viérin D. (UV)A la conclusion de ce débat intéressant et enrichissant, permettez-moi quelques brèves considérations de caractère général sur les principes et les finalités de ce projet de loi portant: "Autonomie des établissements scolaires".

Tout d'abord, pourquoi le Conseil régional est appelé à définir ce thème, qui - il est vrai - concerne en premier chef l'autonomie scolaire mais, compte tenu de cette fonction, concerne forcément aussi l'autonomie de notre système scolaire. Il est évident, il s'agit de deux administrations séparées et donc on ne peut parler d'autonomie de nos établissements scolaires sans considérer qu'il s'agit de notre Administration qui doit donner application à ces principes.

Au cas contraire il n'y aurait pas besoin de légiférer en la matière et c'est la raison pour laquelle nous avons dû faire des références aux pouvoirs et aux compétences qui sont attribuées à cette Administration sur la base des principes qui depuis toujours réglementent le fonctionnement de ce système sur la base d'un parallélisme. Les compétences qui ailleurs sont attribuées au Ministre, ici reviennent au Gouvernement et à l'Assesseur à l'éducation et à la culture. Il était donc nécessaire de réaffirmer ces pouvoirs et ces compétences dans ce cadre nouveau qui a été défini: orientation, définition des principes et des finalités de la part du Gouvernement et ensuite par des actes de l'Assesseur et dispositions concernant l'autonomie de nos établissements scolaire.

Il y a donc transfert de compétences sur la base non seulement du principe de subsidiarité, mais également de l'enracinement sur le territoire de nos établissements scolaires. Il y a définition des projets d'établissements en vue d'améliorer la qualité de notre système éducatif. Il y a aussi cette notion de compétitivité. Mais, attention à ne pas pousser à l'extrême cet objectif et cette notion et de ne pas prendre comme référence de ce terme de compétitivité d'autres établissements ou degrés scolaires car il s'agit, tout en prônant cet objectif, d'assurer également une certaine unité de notre système scolaire de base afin d'assurer à tous les mêmes conditions de réussite, tout d'abord scolaire et ensuite professionnelles et sociales.

Nous avons voulu introduire les principes liés à la verticalisation de notre école de base car nous sommes convaincus que c'est la façon la meilleure pour réinsérer notre système scolaire dans un contexte européen et pour donner finalement des réponses concrètes à des exigences qui ont été depuis toujours manifestées sur la nécessité d'avoir un lien entre les différents degrés scolaires, compte tenu de l'unité d'un projet éducatif et formatif.

Cette verticalisation, pour ce qui est du fonctionnement opérationnel de nos établissements scolaires, se traduit dans une nouvelle organisation scolaire qui touche la direction des établissements, et ne concerne pas les différentes écoles. Les écoles maternelles continueront à être telles au point de vue de l'organisation; enfin il y a le projet éducatif et de formation de nos élèves.

A ce propos, nous avons également examiné les problèmes concernant l'optimisation de ce modèle d'organisation en prenant en considération le nombre d'élèves, les transformations et les modifications qui sont liées aux nouvelles fonctions et au nouveau statut attribué aux chefs d'établissement.

Nous avons donc voulu par ce projet de loi offrir un cadre de référence qui soit en liaison étroite avec notre système scolaire, qui tienne compte des spécificités, des réalités socio-culturelles et linguistiques de la Communauté valdôtaine avec un objectif prioritaire: celui de valoriser la professionnalité, la capacité d'innovation de notre système éducatif, éléments déjà présents au sein de nos établissements scolaires, en vue de l'amélioration de sa qualité.

Voilà le sens politique, les objectifs politiques, mais également éducatifs et donc de politique scolaire que nous voulons atteindre avec ce projet.

PresidenteSono le ore 20,19, il Consiglio è sospeso per un'ora, riprenderà alle 21,20.

Si dà atto che la seduta è sospesa dalle ore 20,19 alle ore 21,40 e che riassume la presidenza il Presidente Louvin.