Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 1412 del 21 giugno 2000 - Resoconto

OGGETTO N. 1412/XI Disegno di legge: "Interventi per l'acquisizione di partecipazioni in società di produzione e distribuzione e vendita di energia elettrica".

Articolo 1 (Finalità)

1. La Regione promuove interventi atti a realizzare gli obiettivi strategici previsti dal Piano energetico regionale della Valle d'Aosta approvato dal Consiglio regionale, in attuazione di quanto disposto dall'articolo 5 della legge 9 gennaio 1991, n. 10 (Norme per l'attuazione del Piano energetico nazionale in materia di uso razionale dell'energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia), ed in particolare a:

a) indirizzare, prioritariamente, lo sfruttamento delle fonti energetiche locali verso impieghi sul territorio regionale che determinino una migliore qualità della vita e agevolino lo sviluppo sociale ed economico;

b) ridurre le emissioni inquinanti provocate dalla combustione di fonti di energia fossili tramite l'incentivazione all'uso, diretto o indiretto, di fonti energetiche rinnovabili e di tecniche di risparmio energetico in un'ottica di utilizzo razionale dell'energia;

c) razionalizzare e, ove possibile, ridurre l'impatto sul territorio delle infrastrutture energetiche.

Articolo 2 (Modalità di intervento)

1. Per il conseguimento delle finalità di cui all'articolo 1, la Giunta regionale è autorizzata ad acquisire quote di partecipazione, anche totalitaria, nelle società operanti nei settori della generazione e della distribuzione e vendita di energia elettrica con sede legale in Valle d'Aosta, di proprietà di ENEL S.p.A. o di società ad essa collegate o da essa controllate.

2. La Regione provvede all'acquisizione delle quote di partecipazione nelle società di cui al comma 1, conferendo apposito mandato a Finaosta S.p.A., ai sensi dell'articolo 5 della legge regionale 28 giugno 1982, n. 16 (Costituzione della società finanziaria regionale per lo sviluppo economico della Regione Valle d'Aosta), come modificato dall'articolo 4 della legge regionale 16 agosto 1994, n. 46, la quale agisce direttamente o indirettamente mediante la costituzione di apposite società di capitali.

Articolo 3 (Disposizioni finanziarie)

1. Per il finanziamento degli interventi di cui all'articolo 2, la Giunta regionale è autorizzata a contrarre, a decorrere dall'anno 2001, uno o più prestiti, a medio o a lungo termine, con le modalità ritenute più opportune, per un ammontare complessivo massimo di lire 800 miliardi (euro 413,17 milioni), ad un tasso non superiore al tasso IRS a venti anni, aumentato di due punti percentuali, per un periodo di ammortamento non superiore a venti anni, compreso l'eventuale preammortamento.

2. Gli oneri per l'assunzione dei prestiti di cui al comma 1 sono valutati in lire 32 miliardi (euro 16,53 milioni) per l'anno 2001, in euro 33,05 milioni annui per gli anni 2002 e 2003, e in euro 48,27 milioni annui a decorrere dall'anno 2004 e gravano, per gli anni 2001, 2002 e 2003 sul capitolo 69300 (Quota interessi per ammortamento mutui da contrarre) e, per gli anni a decorrere dal 2004, anche sul capitolo 69320 (Quota capitale per ammortamento di mutui da contrarre) del bilancio di previsione della Regione per il triennio 2000/2002 e successivi.

3. Alla copertura degli oneri di cui al comma 2 si provvede:

a) per l'anno 2001, mediante accertamento di maggiori entrate per lire 8 miliardi sul capitolo 9905 e mediante utilizzo, per lire 24 miliardi, di risorse disponibili sui sottoindicati capitoli del bilancio pluriennale 2000/2002:

1) capitolo 35020 lire 2 miliardi;

2) capitolo 51300 lire 3 miliardi;

3) capitolo 51340 lire 3 miliardi;

4) capitolo 65920 lire 4 miliardi;

5) capitolo 69000 lire 1 miliardo

a valere sull'intervento B.1.1. (Legge quadro per la riorganizzazione del sistema di incentivazione delle imprese) indicato nell'allegato 1 al bilancio medesimo;

6) capitolo 69020 lire 5 miliardi

di cui lire 1,5 miliardi a valere sull'intervento B.2.5. (Realizzazione di ulteriori impianti sportivi di rilevanza strategica ed infrastrutture sportivo-ricreative), lire 2 miliardi sull'intervento C.1. (Costruzione di strutture aventi rilevante importanza ai fini dell'esercizio dell'agricoltura), lire 500 milioni sull'intervento D.1. (Ripristino ambientale e paesistico della fascia della Doire Baltée), lire 1 miliardo sull'intervento D.4. (Finanziamento programma straordinario di interventi in materia di viabilità regionale volto ad eliminare il traffico nei centri abitati) indicati nell'allegato 1 al bilancio medesimo;

7) capitolo 69300 lire 3,5 miliardi;

8) capitolo 69320 lire 2,5 miliardi;

b) per l'anno 2002, mediante accertamento di maggiori entrate per complessivi euro 12.300.000, di cui euro 5.000.000 sul capitolo 1210, euro 4.300.000 sul capitolo 1300 e euro 3.000.000 sul capitolo 9905 e mediante utilizzo, per complessivi euro 20.750.000.000, delle risorse disponibili sui sottoindicati capitoli del bilancio pluriennale 2000/2002:

1) capitolo 35020 euro 1.500.000;

2) capitolo 46850 euro 150.000;

3) capitolo 51300 euro 4.000.000;

4) capitolo 65920 euro 1.500.000;

5) capitolo 69000 euro 500.000

a valere sull'intervento B.1.1. (Legge quadro per la riorganizzazione del sistema di incentivazione delle imprese) indicato nell'allegato 1 al bilancio medesimo;

6) capitolo 69020 euro 10.000.000

di cui euro 1.000.000 a valere sull'intervento B.1.3. (Interventi a favore di imprese industriali per la realizzazione di insediamenti produttivi nell'area "Cogne"), euro 2.000.000 sull'intervento B.2.5. (Realizzazione di ulteriori impianti sportivi di rilevanza strategica ed infrastrutture sportivo-ricreative), euro 2.000.000 sull'intervento C.1. (Costruzione di strutture aventi rilevante importanza ai fini dell'esercizio dell'agricoltura), euro 1.000.000 sull'intervento D.1. (Ripristino ambientale e paesistico della fascia della Doire Baltée), euro 4.000.000 sull'intervento D.4. (Finanziamento programma straordinario di interventi in materia di viabilità regionale volto ad eliminare il traffico nei centri abitati) indicati nell'allegato 1 al bilancio medesimo;

7) capitolo 69300 euro 1.800.000;

8) capitolo 69320 euro 1.300.000;

c) per gli anni successivi, con la legge di approvazione dei corrispondenti bilanci.

Articolo 4 (Variazioni di bilancio)

1) Al bilancio di previsione della Regione per gli anni 2000/2002 sono apportate, per gli anni 2001 e 2002, le seguenti variazioni:

a) Stato di previsione dell'entrata

in aumento:

capitolo 1210 "Quote fisse di ripartizione sul gettito dell'I.R.P.E.G. di cui all'articolo 2 lett b) della legge 26 novembre 1981, n. 690"

anno 2002 euro 5.000.000

capitolo 1300 "Quote fisse di ripartizione sul gettito dell'I.V.A. di cui all'articolo 3 lett a) della legge 26 novembre 1981, n. 690"

anno 2002 euro 4.300.000

capitolo 9905 "Recuperi di somme giacenti sulla gestione speciale Finaosta derivanti dai rientri dei finanziamenti concessi"

anno 2001 lire 8.000.000.000

anno 2002 euro 3.000.000

Programma regionale 5.18

Codificazione 5.1.0

capitolo 11200 (di nuova istituzione)

"Contrazione di mutui per l'acquisizione di partecipazioni in società di produzione e distribuzione e vendita di energia elettrica"

anno 2001 lire 800.000.000.000;

b) Stato di previsione della spesa

in diminuzione:

capitolo 35020 "Spese di sistemazione e manutenzione straordinaria negli immobili di proprietà non adibiti ad uffici ed alle aree attigue di proprietà - (comprende interventi rilevanti ai fini IVA)"

anno 2001 ire 2.000.000.000

anno 2002 euro 1.500.000

capitolo 46850 "Contributi per la ricerca e lo sviluppo nel settore industriale"

anno 2002 euro 150.000

capitolo 51300 "Spese per opere stradali di interesse regionale ivi comprese le opere di protezione da valanghe e frane"

anno 2001 lire 3.000.000.000

anno 2002 euro 4.000.000

capitolo 51340 "Spese per la manutenzione della viabilità su strade regionali"

anno 2001 lire 3.000.000.000

capitolo 65920 "Spese per restauro e manutenzione straordinaria di beni mobili ed immobili di interesse artistico e storico, nonché installazione impianti e sistemazione museale - (comprende interventi rilevanti ai fini IVA)"

anno 2001 lire 4.000.000.000

anno 2002 euro 1.500.000

capitolo 69000 "Fondo globale per il finanziamento di spese correnti"

anno 2001 lire 1.000.000.000

anno 2002 euro 500.000

capitolo 69020 "Fondo globale per il finanziamento di spese di investimento"

anno 2001 lire 5.000.000.000

anno 2002 euro 10.000.000

capitolo 69320 "Quota capitale per ammortamento di mutui da contrarre"

anno 2001 lire 2.500.000.000

anno 2002 euro 1.300.000

in aumento:

capitolo 35620 "Spese per la costituzione del fondo di dotazione della Finaosta S.p.A. per gli interventi della gestione speciale"

anno 2001 lire 800.000.000.000

capitolo 69300 "Quota interessi per ammortamento di mutui da contrarre"

anno 2001 lire 28.500.000.000

anno 2002 euro 31.250.000.

Articolo 5 (Dichiarazione d'urgenza)

1. La presente legge è dichiarata urgente ai sensi dell'articolo 31, comma terzo, dello Statuto speciale per la Valle d'Aosta ed entrerà in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino ufficiale della Regione.

PrésidentJe tiens à rappeler que le projet de loi en question a reçu l'avis favorable à la majorité de la IIème Commission et l'avis favorable unanime de la IVème Commission. La Conférence régionale pour l'économie et l'emploi a également exprimé sur cet argument l'avis favorable qui vous sera immédiatement distribué.

La parole pour la présentation du rapport au Conseiller Cerise.

Cerise (UV)Non sarò breve, mi dispiace.

Ogni legge costituisce una tessera del mosaico che disegna le pattuizioni tra la popolazione e il governo della cosa pubblica. Ogni legge è dunque molto importante per la convivenza dei cittadini, la crescita sociale ed economica della società e il rapporto delle varie componenti di questa con le istituzioni.

Nel corso delle varie legislature, queste tuttavia vengono connotate e ricordate per l'esame e l'approvazione di norme particolarmente significative; quella rappresentata dal presente disegno di legge è sicuramente una di queste.

Essa, che concretizza il programma di maggioranza sulla questione ENEL, dispone per i finanziamenti necessari a rendere operativo l'accordo quadro tra ENEL, Regione Valle d'Aosta, Finaosta siglato il 19 aprile scorso, accordo che conclude la prima parte di un percorso sul quale occorre soffermarsi seppure brevemente.

Seguendo il metodo della programmazione quale strumento di governo e in attuazione dell'articolo 5 della legge n. 10/1991, concernente il piano energetico nazionale, la Regione si è dotata del piano energetico regionale. Va evidenziato come esso sia stato predisposto in un momento di notevoli incertezze sulle modalità di recepimento da parte dello Stato italiano della direttiva comunitaria n. 96/92CE del dicembre 1992 concernente norme comuni per il mercato interno dell'energia elettrica. Malgrado questo limite, per non dire ostacolo, il piano ha affrontato il tema dell'energia in modo esaustivo e mirato; perseguendo i chiari obiettivi evidenziati nelle premesse della delibera di Consiglio n. 3.126 del 14 aprile 1998, che dispone della sua approvazione.

Questi obiettivi sono riportati all'articolo 1 del disegno di legge n. 77 e dato il loro rilievo credo molto importante richiamare:

a) promuovere l'autonomia energetica regionale, indirizzando prioritariamente lo sfruttamento delle fonti energetiche locali verso impieghi sul territorio valdostano;

b) ridurre le emissioni inquinanti connesse all'impiego dei combustibili fossili, incentivando il risparmio energetico, l'uso razionale dell'energia, l'impiego delle fonti rinnovabili di energia e l'innovazione tecnologica;

c) razionalizzare e ove possibile ridurre l'impatto sul territorio delle infrastrutture energetiche.

Nell'ambito delle azioni e degli interventi attuabili da parte della Regione per il settore dell'energia e più particolarmente per il potenziamento del settore idroelettrico, il piano stabiliva di realizzare:

1) la promozione di una società mista tra la RAVDA o un soggetto di sua emanazione e l'ENEL, che acquisisca la proprietà e la gestione di tutti gli impianti di generazione presenti sul territorio della Valle d'Aosta;

2) la promozione di una società mista tra la RAVDA o un soggetto di sua emanazione e l'ENEL, per il servizio di distribuzione e vendita dell'energia sul territorio regionale.

È da sottolineare come il piano prevedesse che le due società avessero la piena disponibilità, l'una della totalità degli impianti di generazione e l'altra dell'intero reticolo distributivo, esistenti sul territorio regionale. Si riconosceva in tale modo sin da allora l'unitarietà e l'inscindibilità dei due settori, conferendo agli stessi la connotazione di sistema, la caratteristica irrinunciabile per meglio perseguire gli obiettivi dichiarati.

D'altra parte come è facile intuire che un ipotetico smembramento della rete di distribuzione, comunque di non facile attuazione, sarebbe penalizzante per l'efficienza, la gestione, la funzionalità e il valore della stessa; in eguale modo si deve tenere conto che gli impianti di produzione sono tra loro interconnessi dall'utilizzo e il riutilizzo delle acque ovvero dalle funzioni sussidiarie o addirittura surrogatorie che ogni impianto ha o può avere verso gli altri.

Le azioni e gli interventi previsti dal piano, sopra riportati, erano strategiche e lungimiranti, proprio per consentire alla Regione di cogliere le opportunità che la completa ridefinizione del sistema elettrico nazionale, imposta dal recepimento della direttiva 96/92 CE, avrebbe potuto presentare.

Le decisioni recentemente prese e che sono in corso di definizione e quelle che si dovranno presto assumere, discendono da queste fondamentali clausole.

Il piano energetico regionale con i dispositivi richiamati costituisce il fondamento giuridico per il memorandum di intenti tra Regione ed ENEL, del 3 maggio 1999, memorandum che ha fatto seguito al d.lgs. 16 marzo 1999 n. 79 ("Decreto Bersani", per intendersi). In esso si prevedeva l'impegno delle due parti firmatarie ad analizzare la possibilità di realizzare, direttamente o indirettamente, iniziative congiunte nei settori della produzione e della distribuzione dell'energia elettrica nel territorio della Regione, anche mediante la costituzione di uno o più veicoli societari comuni, ai quali l'ENEL avrebbe potuto conferire, in tutto o in parte, gli impianti di produzione e gli impianti di distribuzione, mentre la Regione avrebbe potuto partecipare con un apporto di natura finanziaria.

Conseguentemente un secondo atto trova presupposto giuridico nei dispositivi del piano energetico richiamati: è l'accordo quadro tra la Regione e l'ENEL, firmato in data 19 aprile scorso; accordo che realizza gli intenti del memorandum e al quale la presente proposta di legge dispone per il supporto finanziario al fine di dargli corso di attuazione.

Credo opportuno fare qualche cenno sulla genesi di questo accordo.

A seguito della sottoscrizione del memorandum, la Giunta regionale ha incaricato Finaosta di elaborare un'analisi di fattibilità tecnica, economica e finanziaria e quindi di negoziare con l'ENEL allo scopo appunto di concretizzare quanto previsto nel memorandum stesso.

La finanziaria regionale, anche mediante l'ausilio di qualificati consulenti ed esperti, ha effettuato un'approfondita analisi tecnica degli impianti e delle loro capacita produttive, alla quale è seguita la determinazione del loro valore economico, tenendo conto dei cambiamenti che via via avvenivano nella normativa in materia di produzione di energia elettrica (vedo "Decreto Letta") e delle possibili evoluzioni dell'ambito competitivo di riferimento (diminuzione delle tariffe). Acquisiti questi elementi la Finaosta ha predisposto la bozza di accordo da sottoporre all'esame della Giunta regionale.

Sebbene il memorandum d'intenti prevedesse la costituzione di una società mista anche per il settore della produzione, è apparsa evidente l'opportunità di acquisire il totale controllo della società destinata a ricevere gli impianti di produzione al fine di potere impostare una gestione autonoma e svincolata dalle logiche aziendali complessive del Gruppo ENEL in parte distratte da altri interessi che non quello della produzione dell'energia elettrica, in parte indirizzate a diminuire gli investimenti, la capacità e l'autonomia del comparto di Aosta. In questo suo agire l'ENEL è stata assolutamente indifferente alle ricadute negative per il territorio e per il contesto socio-economico della Valle d'Aosta derivanti dalle scelte poste in essere.

Ricordo che la struttura dell'operazione prevede:

- inizialmente la costituzione, entro il 2000, di due società con sede legale in Valle d'Aosta cui l'ENEL trasferirà i due rami d'azienda: generazione e distribuzione;

- successivamente la costituzione di altre due società, entro il primo semestre 2001, in cui tali rami saranno conferiti e di cui la Regione acquisterà il 100 percento della società di Generazione e nell'immediato, per clausola dell'accordo e per i limiti imposti dal "decreto Bersani", il 49 percento della società di distribuzione, con l'impegno di acquisire il restante 51 percento entro 5 anni.

È innegabile che questo impianto consente:

- di ottimizzare le strutture organizzative delle due nuove società nell'ottica dell'acquisizione di autonome capacità gestionali;

- di massimizzare i vantaggi derivanti alla Regione dal proprio ordinamento finanziario;

- di riaccorpare e mettere in capo alla Regione il sistema idroelettrico che l'ENEL aveva già disarticolato in diversi rami aziendali autonomi, singolarmente vendibili. A riguardo ricordo come tra le difficoltà che oggi incontriamo per concludere degli accordi sulla ferrovia, vi siano quelle conseguenti al fatto che questa non è più un'azienda unitaria;

- di minimizzare l'onere diretto a carico della Regione per l'acquisto delle due partecipazioni, sfruttando la capacità di indebitamento delle due nuove società.

La società di generazione ha una produzione netta vendibile di energia elettrica stimata sulla base dei dati storici e dogli obblighi imposti dall'articolo 12 comma 9 del decreto n. 79/1999, relativi al minimo deflusso vitale, di circa 2,5 miliardi di kW anno. L'aver considerato questo aspetto già nella fase valutativa apre a nuovi e migliori orizzonti circa l'attenzione che si intende dare alle esigenze ambientali.

Il valore economico attribuito agli impianti, che sono la totalità di quelli esistenti sul territorio valdostano più quello di Quincinetto, è di lire 1.465 miliardi pari a circa 1,9 miliardi al MW di potenza installata. È stato fatto rilevare che questi valori sono in linea con quelli riscontrabili, il rilievo è accertabile, sul mercato europeo per transazioni analoghe.

L'onere diretto a carico della Regione per l'acquisizione della società di generazione è di lire 732,5 miliardi.

Per quanto riguarda la società di distribuzione la Regione acquisirà 4.000 chilometri di linee di alta, media e bassa tensione, con tutti gli annessi che consentono di servire oltre 116.000 mila utenti per circa 600 milioni di kW anno.

Il valore economico complessivamente riconosciuto agli impianti di distribuzione è di 150 miliardi, poiché anche in questo caso è sfruttata la capacità di indebitamento della società, allo scopo di ridurre l'impatto finanziario sulla Regione, l'onere direttamente a carico di questa per l'acquisizione del suddetto 49 percento ammonta a 36,75 miliardi. A questa cifra occorre aggiungere la somma di lire 3 miliardi per l'acquisto dei punti luce (n. 5.700 - illuminazione pubblica), che costituiscono un momento importante per futuri sviluppi aziendali anche nell'interesse delle collettività e dell'imprenditoria locali. Discorso a parte è quello dell'acquisto degli immobili non strumentali che verranno acquisiti con fondi propri dalla società di generazione per una spesa di lire 32 miliardi.

L'onere complessivo per la Regione ammonta dunque a lire 772,25 miliardi.

La finalità della proposta di legge è quella di promuovere gli interventi atti a realizzare gli obiettivi strategici indicati dal piano energetico regionale, di cui si è detto.

L'articolo 2 del disegno di legge autorizza, per le finalità riportate nel piano energetico, la Giunta regionale, tramite Finaosta, ad acquisire quote di partecipazione anche totalitaria, nelle società operanti nel settore della produzione, distribuzione e vendita dell'energia elettrica, di proprietà ENEL S.p.A. o di società ad essa collegate o da essa controllate, aventi sede in Valle d'Aosta. Il mandato conferito a Finaosta prevede che questa possa agire direttamente o indirettamente mediante apposite società di capitali.

Le disposizioni finanziarie di cui all'articolo 3, perfezionate da quelle di cui all'articolo 4 relative alle variazioni di bilancio, autorizzano la Giunta regionale a contrarre, a partire dal 2001, prestiti a medio e lungo termine, secondo le varie possibilità offerte dai mercati finanziari, per un ammontare complessivo massimo di lire 800 miliardi.

Dalla relazione allegata al disegno di legge risultano chiari, in quanto in essa ben dettagliati, i criteri con i quali si sono determinati: gli oneri di ammortamento, prudentemente basati su parametri meno favorevoli del mercato finanziario, la copertura finanziaria e l'imputazione ai vari capitoli di bilancio.

Secondo queste modalità e condizioni alla fine dei 17 anni, di cui due di preammortamento, la Regione verrebbe a restituire complessivamente la somma di 1.402 miliardi. A partire dal 2004, nelle condizioni attualmente ipotizzabili di reperimento dei prestiti a medio e lungo termine, o dal 2007 nelle condizioni più penalizzanti e prudenziali tenute in considerazione nel disegno di legge (tasso all'8 percento), le entrate annue della Regione, derivanti dalla somma dei rientri per le quote del riparto fiscale e dei dividendi delle società, consentiranno di coprire l'onere annuale del rimborso del debito, mentre a partire dal 2012 alle condizioni attuali di reperimento dei prestiti la sommatoria dei saldi annui (differenza tra entrate e uscite) supererà il residuo debito, se ne deduce che anche in termini finanziari l'operazione da risultati positivi in tempi relativamente brevi.

L'esborso effettivo per la Regione destinato a pagare le rate di preammortamento, nelle condizioni medie di reperimento di questo tipo di prestiti (tasso al 6,5 percento circa), è di circa 30, 35 miliardi; questa cifra sale a circa 60 miliardi nelle condizioni previste dalla Regione (tasso 8 percento).

Si tratta della più grande operazione finanziaria intrapresa dalla Regione e questo da solo basta perché venga affrontata con molto senso della responsabilità e con il maggiore impegno possibile per una conduzione della stessa e dei suoi sviluppi in modo corretto, prudente ed efficiente.

Proprio per riguardo all'importanza delle scelte fatte, delle decisioni da assumere, compresa quella in discussione, e dei passi che ancora si dovranno fare, permettetemi di soffermarmi su alcune considerazioni che vogliono essere anche dei tentativi di risposta a perplessità e critiche colte sia in sede di confronto politico, sia in alcuni limitati strati dell'opinione pubblica.

A) - La prima riguarda le perplessità derivate dal fatto che l'operazione avviene in assenza di norme di attuazione chiare e definite, sia per quanto attiene la questione delle acque, sia per ciò che riguarda la produzione e la distribuzione di energia elettrica. A fronte del quadro normativo esistente non possiamo che constatare come, volendo mantenere l'unitarietà del settore della produzione idroelettrica della Valle d'Aosta, quello effettuato era un percorso obbligato.

Il "decreto Bersani" infatti prevede che le concessioni rilasciate all'ENEL per le grandi derivazioni idroelettriche scadano al termine del trentesimo anno successivo all'entrata in vigore dello stesso decreto ossia al 31 dicembre 2029. Il 2° comma dell'articolo 16 rinvia ad apposite norme di attuazione la disciplina della scadenza delle suddette concessioni ovvero la loro anticipazione sulla data prevista dal decreto, ma esso nulla innova circa le modalità con le quali deve avvenire il rinnovo di nuove concessioni per cui queste rimangono assoggettate a quanto disciplinato dal RD n. 1.775/33, noto come "Testo unico sulle acque pubbliche". In esso è previsto che:

- in sede di rinnovo, in presenza di domande di concessioni concorrenti, a parità di condizioni, deve essere riconosciuto un diritto di priorità al precedente concessionario;

- nel caso di subentro di altro soggetto (Regione compresa) nella concessione di derivazione il precedente concessionario ha diritto ad un indennizzo "uguale al valore di stima" (articolo 25) di edifici, macchinari, impianti di utilizzazione, di trasformazione e di distribuzione inerenti la concessione.

Inoltre lo stesso "decreto Bersani" al comma 2 dell'articolo 12 sancisce che questo diritto di priorità a parità di condizioni sussiste anche a fronte di una semplice comunicazione all'amministrazione competente, del proprio impegno alla realizzazione di un programma identico rispetto a quello di eventuali altri concorrenti. Le norme del "Bersani" e quelle del "Testo unico sulle acque" blindano di fatto quindi le concessioni in capo all'attuale concessionario in quanto quest'ultimo si vedrà privato della concessione, praticamente solo in caso di sua rinuncia.

Dunque se non si fossero fatti questi accordi:

a - le concessioni ad ENEL, anche con scadenze più brevi dei trent'anni previsti dal "Bersani" a seguito di norme di attuazione dello Statuto, sarebbero state alla scadenza rinnovate;

b - l'ENEL avrebbe potuto inserire gli impianti e le varie strutture di produzione di energia elettrica nel programma di cessione ponendole in vendita al migliore offerente con la possibilità di avere, nel contesto regionale, diversi soggetti operanti nell'ambito della produzione - discorso affine vale anche per la distribuzione - dell'energia elettrica.

Alle difficoltà che avrebbe procurato la possibile frammentazione di questo sistema va aggiunto il rischio dell'apertura ad operazioni speculative poco coerenti con gli obiettivi indicati nel piano energetico e sicuramente estranee agli interessi complessivi della Valle d'Aosta;

c - la Regione o chi per essa avrebbe dovuto acquistare comunque le strutture dell'ENEL o di chi all'ENEL fosse subentrato con l'acquisizione dei suoi impianti, volendo subentrare nelle concessioni, ma:

- senza la garanzia di poter acquisire tutti gli impianti e quindi rischiando l'unitarietà del sistema idroelettrico;

- con l'alta probabilità di super pagare gli stessi per rapporto ad uno stato di efficienza delle strutture.

Il regime di concorrenza, che sappiamo essere salubre per garantire l'efficienza delle aziende, in questo caso non va ricercato nell'ipotesi di mettere in concorrenza i vari impianti esistenti sul territorio regionale e gestiti da imprenditori pubblici o privati, diversi. Esso viene assicurato dalla concorrenza fra sistemi produttivi, derivata dalla liberalizzazione del mercato dell'energia elettrica.

Oggi si acquista un sistema di impianti con possibilità di sinergie tali da consentire di cogliere le opportunità offerte da questo nascente mercato dell'energia elettrica, nonché di coprire l'intero investimento utilizzando i flussi finanziari positivi delle due società. Le costituende società, invertendo una rotta saldamente intrapresa dall'ENEL in questi ultimi anni, riportano in Valle d'Aosta, senza condizionamenti, che non siano quelli dettati dalla corretta amministrazione, il centro direzionale e decisionale anche per gli investimenti, per le manutenzioni straordinarie, per assicurare la sicurezza degli impianti e il presidio del territorio; il tutto con positivi effetti nel rapporto contesto/settore elettrico e con inevitabili, sebbene ben calibrati, riflessi occupazionali.

Le norme di attuazione che si intende approvare perseguono due obiettivi:

- il primo è dato dal coordinamento tra le disposizioni del decreto n. 79/99 ("Bersani") e l'ordinamento statutario valdostano e in particolare alla disciplina di quegli aspetti normabili indipendentemente dalle disposizioni recate dal decreto stesso (articolo 12, comma 3, concernente le revoche delle concessioni idroelettriche per soddisfare altre esigenze di pubblica utilità; commi 6 e 7 sulla durata delle grandi concessioni in uso ENEL);

- il secondo è quello della definizione organica delle competenze della Valle d'Aosta in materia di energia, rideterminando sistematicamente le competenze amministrative attribuite alla Regione in differenti fasi, che in molti casi non hanno trovato applicazione, in parte proprio per le resistenze che si sono manifestate in varie sedi giurisdizionali. A questo proposito ricordo il DPR 27 dicembre 1985 n. 1.142, che è uno dei più importanti, il d.lgs 31 marzo 1998 n. 112, il d.lgs 16 marzo 1999 n. 79. In particolare dovrà trovare piena applicazione il DPR 1.142/1985, la cui travagliata e ritardata promulgazione per l'opposizione della Corte dei Conti prima - ricordo che la sua approvazione avvenne nel 1985, ma la sua pubblicazione data il 1989 - e per quelle dell'ENEL dopo, hanno di fatto a tutt'oggi vanificati gli ampi e importanti poteri che conferiva alla Regione.

Con le norme di attuazione in via di definizione la Regione acquisirà in modo inconfutabile la totalità delle competenze amministrative in materia di energia per quanto riguarda: ricerca, coltivazione, produzione, trasformazione, trasporto, ritrattamento, distribuzione e utilizzazione.

Come è evidente queste norme di attuazione vanno a rafforzare l'opportunità e la validità dell'operazione avviata dalla Regione.

Era forse possibile ipotizzare un percorso diverso se la Regione fosse stata, senza vincoli, in piena proprietà delle acque.

Alla fine del 1700 i comuni valdostani affrancarono i diritti sulle acque, pagando la somma complessiva di 800.000 franchi oro, versandoli in parte ai signori feudatari e in parte alla Regia Tesoreria dello Stato Sabaudo avanti la quale veniva solennemente proclamato non il semplice diritto di pieno uso delle acque, ma quello della proprietà per diritto regolare e legale di acquisto, diritto che veniva via via eroso dallo Stato italiano fino alla sua estinzione nel 1933, ma già assente in occasione del primo censimento delle acque (1912).

Qualche blando ravvedimento si è avuto in sede prestatutaria e statutaria ed in seguito con la promulgazione di leggi sollecitate dalla Corte costituzionale con norme di attuazione o con leggi ordinarie di decentramento; il tutto in un contesto normativo tutt'altro che chiaro e in ampie parti contraddittorio che ingenera non poche difficoltà applicative.

Al momento dunque la Regione dispone semplicemente del possesso delle acque pubbliche ad uso irriguo e potabile per cui quanto attuato e in via di realizzazione è quanto di meglio era possibile fare.

Quello della restituzione dei diritti della piena proprietà su tutte le acque già dichiarate pubbliche resta un obiettivo, questo sì storico e irrinunciabile, che dovrà realizzarsi all'atto dell'approvazione del nuovo Statuto.

Certo con questa attribuzione la Regione potrà acquisire nuove competenze in questa materia, ma nel frattempo era necessario uscire dal dilemma un po' amletico posto dalla scelta tra acquistare i ?

Président? je suis désolé de vous interrompre, M. le Conseiller Lattanzi vous êtes invité à remettre votre veste, c'est une détermination que nous avons assumée depuis le début de ce Conseil, veuillez-vous y tenir?

(commento del Consigliere Lattanzi, fuori microfono)

? nous avons déjà donné des dispositions dans ce sens, nous sommes en train de faire ce qui est possible. Je vous remercie, oui, c'est une obligation. En tout cas je vous remercie pour votre amabilité.

Cerise (UV)? si metta la giacca?

Certo con questa attribuzione, dicevo, la Regione potrà acquisire nuove competenze in questa materia, ma nel frattempo era necessario uscire dal dilemma un po' amletico posto dalla scelta tra acquistare i beni o acquisire competenze; uscire decidendo e si è deciso secondo il metro della buona amministrazione e nell'interesse della Valle d'Aosta.

B) - La seconda perplessità si riferisce al fatto che mentre lo Stato privatizza qui si regionalizza ossia si perviene alla gestione pubblica o pubblicistica della produzione e distribuzione dell'energia elettrica. È sicuramente un'osservazione o se si vuole una preoccupazione pertinente a cui va data molta attenzione tenuto anche conto della sfiducia esistente verso questo tipo di gestione visti i non pochi negativi precedenti.

Gli esempi ove la presenza pubblica ha generato apparati spreconi ed inefficienti, ma molto utili ai giochi di potere politico e alle prebende di sottogoverno o ai tornaconti elettorali, certo non mancano. Va detto però che se non si vogliono mettere in piedi questi carrozzoni, ognuno deve essere coerente perché è facile avanzare verso la maggioranza l'accusa della loro reietta creazione e poi sollecitare populisticamente la dilatazione anche se non strettamente necessaria dei livelli occupazionali, chiedere demagogicamente di dare la corrente a basso costo, esigere schizofrenici interventi di riqualificazione ambientale, pretendere servizi a titolo poco oneroso e quant'altro determina costi aggiuntivi che gravano sulle società. Credo che tutte le attese debbano avere soddisfazione in modo razionale ed equo in base agli equilibri di bilancio e meglio ancora agli utili prodotti dalle società messe rigorosamente in grado di reggere la concorrenza.

Il processo di privatizzazione dell'ENEL, iniziatosi nel 1992 con la trasformazione in società per azioni del precedente ente pubblico economico, ha conseguito il risultato, certamente sofferto, di reintrodurre in questa azienda modalità privatistiche, di definire e giudicare obiettivi, performance, processi, organizzazione e gestione manageriale per predisporre la struttura alla competizione del mercato e alle direttive dell'Authority.

Ne deriva che oggi la gestione efficace ed efficiente delle risorse disponibili dovrebbe essere diventata il modo corrente di agire di questa azienda che deve continuare a produrre utili e valore per i propri azionisti anche se è uno solo.

La Regione non può che condividere e continuare questa impostazione arricchendola di componenti ed obiettivi regionali, ma salvaguardando e potenziando in ogni modo le prerogative di capacità produttiva e di efficienza esistenti.

Ciò è possibile attraverso il mantenimento e possibilmente il rafforzamento di autonomie operative, competenze e responsabilità gestionali, condotte nella trasparenza delle relazioni e dei comportamenti tra l'istituzione e le società partecipate e tra queste ultime e gli utenti del servizio pubblico.

Abbiamo ben presente che l'operazione che andiamo ad avviare presuppone una spesa per la Regione di 800 miliardi e che nel quinquennio successivo occorre rilevare il restante 51 percento della società di distribuzione, che vale 38,5 miliardi. È dunque quanto mai importante e fondamentale che le società possano agire nel rispetto di rigorosi piani aziendali per garantire quei ritorni necessari al pagamento del debito nei tempi più rapidi.

Va comunque esplorata la possibilità di coinvolgimento, nel prossimo futuro, del capitale privato e di chi lo rappresenta, nelle costituende società.

C) - La terza perplessità riguarda l'obsolescenza degli impianti, aspetto già oggetto di esame in sede di IV Commissione nel corso di un'apposita audizione. Il complesso degli impianti acquisiti (centrali, stazioni, linee, cabine, edifici, eccetera) presenta date di insediamento e stati di conservazione assai differenziati, ma come emerso in occasione della citata audizione alcune performances dell'ENEL di Aosta (tasso di guasti, tempi di allacciamenti alla clientela, ripristini, efficienza dei bacini) sono di eccellenza nazionale e questo gioca a favore della qualità dell'insieme degli impianti e delle strutture.

Del loro stato, come dei tempi di ammortamento e dei costi di ammodernamento, si è tenuto conto nella stima dei beni stessi, stima che si è altresì basata sulle necessità di intervento costante e pianificato per il mantenimento di un alto livello di efficienza dogli impianti e delle strutture.

Per il settore della produzione si prevede di investire una somma di lire 40 miliardi l'anno per i primi due anni per sopperire alla mancanza di investimenti da parte dell'ENEL nell'equivalente passato periodo; successivamente gli investimenti saranno di lire 20 miliardi il terzo anno e quindi si stabilizzeranno attorno ai 18, 19 miliardi annui.

Per la società di distribuzione il volume degli investimenti è previsto in 10-13 miliardi/anno; cifra elevata, ma equa se rapportata alla dimensione dell'ampiezza della rete.

Quello di realizzare con puntualità un programma di manutenzione straordinaria e di modernizzazione delle strutture è un processo previsto e obbligato che si estende al segmento dell'innovazione tecnologica, per le società che si vanno costituendo, in quanto ne va della loro produttività e della loro idoneità a perseguire gli obiettivi previsti dal piano energetico regionale e della loro capacità di reggere la concorrenza del libero mercato dell'energia elettrica.

D) - Infine relativamente alla critica, questa volta un po' superficiale e demagogica, secondo la quale l'operazione che andiamo a finanziare non inciderebbe sul costo dell'energia per i consumatori va replicato che l'abbassamento delle tariffe energetiche passa attraverso i processi di liberalizzazione del mercato dell'energia, con condizionamenti e controlli da parte della Comunità europea, da politiche nazionali e dalle decisioni dell'Authority. L'operazione in atto se non è ancora decisiva certamente facilita il perseguimento dell'obiettivo rappresentato dalla riduzione delle tariffe elettriche.

Nella fase attuale del processo di liberalizzazione del mercato dell'energia, che possiamo ritenere transitoria, gli utenti sono suddivisi in idonei e vincolati. Se, come pare confermato anche dalle dichiarazioni del Ministro Letta, l'orientamento è quello di diminuire i parametri di consumo per acquisire il titolo di cliente idoneo, avremo questa agevolazione estesa a larga parte del settore industriale valdostano, il quale potrà acquistare l'energia dal produttore migliore offerente.

Questo sarà di stimolo per le aziende produttrici ad essere competitive e favorirà quelle in sito. L'accordo ENEL - Regione ha già avuto una ricaduta positiva per cinque aziende valdostane. Esse oggi dispongono di energia con un risparmio medio del 17 percento sul prezzo normalmente praticato.

Per quanto attiene i clienti vincolati, cioè la stragrande maggioranza dei cittadini, le tariffe imposte dall'Authority sono da intendersi come tariffe massime, che potranno essere ridotte, all'interno di una fascia, in relazione a determinate caratteristiche e specificità di diverse categorie di utenti (reddito, tipologia di consumo, eccetera) oppure per il perseguimento di obiettivi strategici che la Regione si vorrà dare.

Nell'arco di pochi anni, 3-5, è lecito ipotizzare che anche per i clienti vincolati vi sarà, come già avviene in diversi paesi europei, il libero accesso all'acquisto dell'energia dal fornitore migliore offerente.

Da quanto sopra emerge che viene favorito in un primo momento il comparto economico rispetto a quello sociale, ma questo non solo per scelta della Regione, ma per i meccanismi delle regole che non siamo noi a definire; certo dovremo nel futuro fare in modo che queste vadano nella direzione di promuovere sempre le condizioni e la qualità della vita dei cittadini.

È evidente che la disponibilità di un sistema composto da un settore produttivo e da uno distributivo che hanno il potenziale e la completezza infrastrutturali di quelli acquisiti è un ottimo presupposto per presentarsi sul mercato locale e no, offrendo energia a prezzi vantaggiosi per i propri clienti e reggere quindi la concorrenza a beneficio dell'utenza; il tutto all'interno di una logica aziendale che pur perseguendo obiettivi di redditività tiene conto degli interessi della collettività valdostana nella sua interezza.

Oggi noi impegniamo la Regione in una spesa di lire 800 miliardi per acquisire, nell'ambito della disponibilità di energia pulita:

- un settore produttivo che ha un fatturato di lire 250 miliardi/anno con un margine operativo lordo di lire 130-150 miliardi;

- un settore distributivo con un fatturato di lire 80-100 miliardi con un margine operativo lordo di lire 20-30 miliardi.

Essi generano in favore della Regione una resa, derivata dalla somma degli utili societari più i rientri fiscali, stimata in lire 120-130 miliardi/anno (il che significa ch'essa si paga nell'arco di 10-12 anni dopo il quale l'utile è interamente incassato); con paralleli ritorni in termini sociali, occupazionali, ambientali e perché no politici, nel senso di rafforzare il sistema Valle d'Aosta e la sua autonomia.

Sarebbe tuttavia scorretto non fare a chiusura di questo intervento un riferimento ai rischi e alle incertezze che potrebbero ridurre la bontà delle scelte effettuate. Di alcune di esse si è tenuto considerazione in sede di stima degli impianti, come per le possibili riduzioni delle tariffe.

A queste dobbiamo aggiungere la disponibilità a costi più bassi di energia per nuovi processi di produzione della stessa messi a punto dalla scienza, ai surplus di energia rispetto alle esigenze del mercato (si tenga conto che il volume di energia prodotta in Valle d'Aosta è di circa 3.000 miliardi di kW a fronte di un consumo di 800 milioni di kW, rischio oggi attenuato dalla corsia preferenziale che la CE e il "decreto Bersani" danno alla vendita di energia prodotta con fonti rinnovabili), ai mutamenti climatici, forse solo temporanei, ma comunque capaci di indurre modificazioni quantitative e qualitative dei flussi idrici, all'obbligo di pesanti interventi di adeguamento delle linee elettriche a più restrittivi parametri precauzionali per evitare gli effetti dannosi dei campi elettromagnetici, il rischio idrogeologico. Del tutto attendibili sono poi le preoccupazioni circa il reperimento di risorse umane altamente professionalizzate da porre alla dirigenza delle società e alla guida delle filiere produttive e distributive.

Sono aspetti che non possono essere ignorati per la loro importanza e vanno considerati come un ulteriore sollecito e stimolo ad agire con perizia e secondo i più rigorosi criteri della buona amministrazione.

PrésidentLa parole au Conseiller Praduroux, en qualité de rapporteur.

Praduroux (UV)Con la firma dell'accordo del 19 aprile scorso la Regione autonoma Valle d'Aosta ha fatto un concreto passo avanti nell'attuazione di una politica energetica basata sulla valorizzazione delle risorse locali: le acque utilizzate a fini di produzione idroelettrica. La volontà di perseguire una valorizzazione diretta da parte della nostra Comunità di queste acque aveva, a suo tempo, determinato l'inserimento nello Statuto d'autonomia degli articoli 7 e 8.

Per difendere questa volontà, all'indomani della nazionalizzazione del settore elettrico nazionale e della costituzione dell'Ente di Stato per l'energia elettrica, l'ENEL, la Regione si era appellata alla Corte costituzionale, vedendo, però, vanificare le sue aspirazioni. Per diversi anni la ricchezza prodotta dalle acque presenti sul nostro territorio rimase esclusivo appannaggio dello Stato monopolista.

A sconvolgere questa situazione, ormai cristallizzata e che vedeva la Regione in una posizione d'estrema debolezza, è intervenuta la direttiva europea del 1996 relativa al mercato unico dell'energia elettrica con la quale l'Unione europea imponeva agli Stati membri di ridefinire le proprie regole nel settore elettrico, imponendo un'importante apertura al libero mercato.

L'avvio di questa nuova fase, contrapposta a quella che aveva portato alla definizione del monopolio nazionale sull'energia elettrica, poteva offrire alla Regione nuove opportunità, ma poteva anche essere portatrice di ulteriori vincoli sull'utilizzo diretto delle acque del territorio.

Oggi appare, quindi, positiva la decisione della precedente Giunta regionale di predisporre il piano energetico regionale, approvato dal Consiglio in chiusura della scorsa legislatura, nell'aprile 1998, nel cui ambito veniva indicata, come linea di politica energetica regionale per valorizzare le risorse idroelettriche locali, proprio quella di raggiungere con ENEL delle specifiche intese anche attraverso la costituzione di apposite società.

Prendendo le mosse proprio dal succitato piano è stata condotta un'attenta analisi della possibile evoluzione del settore elettrico nazionale e sono state verificate le condizioni di realizzabilità di questa linea d'intervento. Sulla base di quest'analisi è apparso, in tutta la sua evidenza, quanto questo momento, segnato dall'evoluzione del sistema elettrico nazionale dalla condizione del monopolio a quella del libero mercato, fosse unico, particolare ed irripetibile, come si potrebbe dire, un treno che poteva essere preso ora o mai più.

L'Amministrazione regionale, assistita dalla sua finanziaria regionale, ha condotto un serrato confronto con ENEL per raggiungere questo importante risultato: la proprietà di una società che gestirà tutti gli impianti di produzione idroelettrica che ENEL aveva sul nostro territorio ed una significativa partecipazione nella società che gestirà la distribuzione e vendita dell'energia elettrica sul territorio con la possibilità di diventarne, nel prossimo futuro, l'unica proprietaria.

È stata realizzata un'iniziativa industriale di rilevante importanza, che altri soggetti istituzionali a Statuto speciale stanno tentando ora di replicare, in un ambito che appare ancora in evoluzione benché il decreto legislativo "Bersani" abbia fissato i principi generali; valga un esempio per tutti: la soglia per la definizione del cosiddetto "cliente libero", quello che può negoziare direttamente le condizioni di fornitura dell'energia elettrica con un produttore che il citato decreto aveva fissato, solo un anno fa, a 9 milioni di kW di consumo annuo (per i consorzi a 1 milione) è, oggi, già in discussione e si parla insistentemente di un suo abbassamento a soli 100 mila kW di consumo per anno.

Riguardo alla questione se vi fossero altre vie per raggiungere la proprietà di questi impianti, occorre dimostrare che, analogamente a quanto appena fatto, si potessero acquisire, a condizioni economiche più convenienti, tutti gli impianti in un'unica operazione, venendo così a disporre di un sistema unitario di impianti, tale da consentire di presentarsi molto presto su un mercato ancora tutto in evoluzione e dove è fondamentale "esserci" ed "esserci presto" per cogliere tutte le opportunità.

Il fatto di disporre direttamente della gestione di risorsa idroelettrica locale mette l'Amministrazione regionale nelle condizioni di poter perseguire molteplici obiettivi, che vanno dalla realizzazione di rilevanti flussi finanziari incrementali sul bilancio regionale, per il fatto che le due nuove società avranno sede in Valle d'Aosta, alla possibilità di impostare una politica energetica sul territorio che vada concretamente nella direzione di sostituire, dove possibile, i combustibili fossili con l'unica vera fonte di energia rinnovabile presente sul nostro territorio, cioè l'idroelettrico.

Ed ancora, sotto l'aspetto ambientale, occorre sottolineare la possibilità che la società operante nella generazione possa effettuare anche investimenti di razionalizzazione del parco impianti acquisito non solo per migliorare l'efficienza produttiva, ma anche per ridurre l'impatto sull'ambiente delle attuali strutture.

Inoltre ci sono ora le premesse per cercare quelle vie che consentano di ampliare a quanti più soggetti locali il vantaggio di disporre di tale energia: si pensi alle possibilità di fornire direttamente eventuali consorzi locali di imprese.

In quanto alla possibilità, infine, di estendere i vantaggi a tutti i consumatori si deve osservare che, benché questo ad oggi appaia un obiettivo difficilmente realizzabile, è pur sempre un obiettivo perseguibile prossimamente e non più effetto di un'illusione proprio grazie al fatto di aver realizzato quest'operazione.

Appaiono pertanto molteplici ed evidenti gli elementi che fanno valutare più che opportuna l'approvazione della legge in esame, che costituisce un fondamentale passaggio per dare concreta attuazione nei prossimi mesi ai contenuti dell'accordo siglato il 19 aprile tra Regione e l'ENEL.

PrésidentLa parole au Président du Gouvernement, Viérin Dino.

Viérin D. (UV) Ce projet de loi, au-delà de son contenu, portant autorisation au Gouvernement de contracter un emprunt, revêt une importance fondamentale et capitale pour notre communauté.

En effet, il donne un sens concret à notre autonomie, nous permet d'atteindre un objectif historique que la communauté valdôtaine s'est fixé depuis longtemps et jette les bases pour une politique énergétique autonome.

A cet égard, sans rien ajouter aux considérations et aux énoncés qui ont été présentés par les deux rapporteurs, au nom du Gouvernement et en mon nom personnel, je veux les féliciter et les remercier pour leur rapport clair, exhaustif, complet et précis. Deux rapports qui ne se sont pas bornés à préciser les finalités que cette Assemblée veut poursuivre avec cette loi de financement et avec cet accord, mais qui également ont apporté des précisions que nous considérons comme utiles non seulement pour le débat du Conseil d'aujourd'hui, mais également pour que notre communauté puisse juger et apprécier le fondement et le contenu de ce projet.

PrésidentLa parole au Conseiller Curtaz.

Curtaz (PVA-cU)Questa dell'accordo fra Regione e ENEL è sicuramente una vicenda importante e io voglio esprimere alcune valutazioni con animo libero da pregiudizi e da prese di posizione politiche aprioristiche. Voglio fare dei ragionamenti in maniera libera.

Credo che in questa vicenda si possano valutare diversi aspetti che distinguerei in tre settori: gli aspetti che definirò positivi, gli aspetti che definirò di difficile decifrazione, sui quali il nostro giudizio è in qualche modo sospeso, e gli aspetti negativi.

A me sembra che rispetto agli aspetti positivi occorra soffermarsi in primo luogo sul piano dei principi e un primo dato positivo riguarda il fatto che la Regione ritorna in qualche modo titolare dei diritti di sfruttamento delle acque. Non si riacquisisce la proprietà sulle acque, ma si acquisisce comunque la potestà della loro utilizzazione a scopo energetico e mi sembra un passo non irrilevante di cui occorre dare atto.

Sempre sul piano dei principi va sottolineato un secondo aspetto positivo: quello della concreta attuazione del piano energetico regionale. Ciò che appariva più che altro un auspicio, diventa concreto per una serie di fattori anche indipendenti dalla volontà e dalle aspettative politiche regionali: direttive europee, "decreto Bersani", eccetera. Sul piano dei principi questa operazione ci vede d'accordo.

Voglio dare atto di un terzo aspetto positivo ed è quello della tempestività, dell'aver saputo cogliere un'occasione che non so se fosse irripetibile, ma sicuramente era un'occasione importante che la Regione ha saputo cogliere immediatamente e ha saputo concretizzare. Anche di questo aspetto diamo volentieri atto.

Passo poi brevemente e per sommi capi a quelli che rimangono per me degli aspetti di difficile decifrazione sui quali il giudizio è difficile e quindi è sospeso.

Conosciamo in parte i dati, le ragioni che finora sono state fornite dal Governo, abbiamo ascoltato con attenzione le esposizioni dei relatori, in particolare della prima relazione così ricca di dati e di elementi di valutazione. Ritengo però, almeno per quanto ci riguarda, che l'operazione su alcuni aspetti non sia chiarissima per chi la deve commentare.

Un primo punto di difficile decifrazione è quello relativo al prezzo. Il prezzo può essere buono, può essere giusto, può essere eccessivo, non abbiamo degli elementi di valutazione obiettivi e tranquillizzanti anche perché il discorso del prezzo va collegato a un aspetto piuttosto importante che viene sottovalutato anche nelle stime che ho sentito fare dal Consigliere Cerise: è quello della necessità di opere manutentive.

Sappiamo che numerosi impianti ENEL nella nostra regione sono datati, alcuni sono molto vecchi, quindi mi pare ragionevole immaginare che questi impianti a breve, a medio, a lungo termine abbiano la necessità di grossi interventi manutentivi.

Il fatto poi che ci siano degli indici positivi, ne ha accennato il primo relatore, rispetto ad alcune attività dell'ENEL nella nostra regione, a mio giudizio non sgombra il campo da ogni perplessità sul punto perché talvolta questi indici non sono pertinenti rispetto al problema manutentivo e talaltra sono di difficile quantificazione.

Ritengo - siamo sul piano delle supposizioni, ovviamente, non ho né la competenza, né elementi a conferma delle osservazioni che faccio - che la necessità di opere manutentive sarà nei prossimi anni più forte rispetto a quella che oggi stimiamo.

Ancora fra gli aspetti di difficile decifrazione ci sono quelli dei ritorni economici e finanziari. Non è sufficiente riferirsi ad un fatturato, che peraltro non ho possibilità di verificare, per dire che il settore idroelettrico in Valle d'Aosta rende la cifra tale o talaltra, lorda, netta, tanto rende la produzione, tanto rende la distribuzione.

Sono degli elementi un po' aleatori dal punto di vista economico e finanziario perché l'esperienza di tutti i giorni insegna che dei buoni bilanci fatti da un soggetto possono diventare dei cattivi bilanci se la gestione è affidata a un altro soggetto, ci sono tutta una serie di elementi giustamente citati nel finale della prima relazione, dagli elementi ambientali (intendo dire: più pioggia, meno pioggia, cose banali) alla possibilità di approvvigionamento da altri fonti energetiche che un domani potranno essere più convenienti per gli utenti.

Credo che questo sia un altro problema oggi di difficile decifrazione, ma un grosso problema. Leggevo qualche giorno fa un'intervista al Premio Nobel Rubbia, il quale diceva come sono avanti certi studi di ricerca nel settore della produzione energetica e potrebbero portare a dei risultati anche nel giro di pochi anni; lui lo faceva in riferimento alla polemica seguita alla decisione presa in Germania di abolire nel giro di trenta anni le centrali nucleari.

Questo lo dico perché faccio un ragionamento da uomo della strada: se ad un certo punto questa azienda, che produce energia elettrica, venisse concorrenzialmente superata da un'altra forma di produzione di energia, è chiaro che questa nostra gallina dalle pretese uova d'oro non farebbe più uova perché con la liberalizzazione del mercato, che è una tendenza che mi sembra irreversibile, e la globalizzazione del mercato, diventerebbe più appetibile per l'utente accedere a delle fonti di energia alternative, abbandonando l'uso dell'energia idroelettrica.

Questa, mi rendo conto, è un'osservazione tutta rivolta al futuro, ma di cui dovrebbe tenersi conto fra gli elementi in ordine ai quali il nostro giudizio è riservato.

Più convincente, lo riconosco, è il discorso rispetto ai benefici per la popolazione. Il nostro gruppo non ha mai fatto, come è stato detto, dei riferimenti demagocici su questo punto perché ci rendiamo conto che a normativa invariata ci sono difficoltà a porsi obiettivi favorevoli. Questo non esclude che nel futuro anche in questo settore ci possano essere delle indicazioni positive anche se, a mio giudizio, non è questo il problema principale oggi all'ordine del giorno.

E vado rapidamente a quelli che rimangono per me gli aspetti negativi, e sono sostanzialmente due, ai quali si ricollega un terzo punto al quale voglio solo accennare, anche se meriterebbe ben altra riflessione.

Primo aspetto negativo di evidenza solare: parliamo di privatizzazione dell'ENEL, di privatizzazione delle fonti energetiche, della distribuzione per favorire il mercato, renderlo più efficiente, ma qui passiamo da una pubblicizzazione ad altra pubblicizzazione. Questo è un tema grosso, in controtendenza, in contraddizione con ogni analisi che si può fare su questo punto.

Devo dire, pur dando atto come ho già dato atto della dovizia di particolari e di osservazioni con cui sono state fatte le relazioni introduttive, che su questo punto le controargomentazioni del primo relatore mi sono sembrate le più deboli di tutta la relazione perché assolutamente non pertinenti e invece questo è un problema essenziale perché le stesse direttive europee, lo stesso "decreto Bersani", il cui scopo è quello di intaccare il monopolio pubblico, finiranno nella nostra Regione per avere una soluzione che non era quella auspicata dalla normativa.

E non mi sembra una contraddizione da poco, anche perché questo aspetto negativo porta a un'altra valutazione sulla quale nutro più di una perplessità ed è un problema che deve porsi fin d'ora, anche se non è oggetto della presente legge: quello della gestione.

Ci saranno da qui a breve altre due società per azioni a partecipazione regionale totalitaria: l'una fin da subito e l'altra dopo qualche tempo. Questo pone due problemi. Il primo è un problema di gestione perché proprio per l'esperienza storica che è stata qui ricordata, dove non siamo migliori rispetto ad altre parti d'Italia, almeno il nostro giudizio è che non siamo migliori - siamo molto mediterranei in queste cose - c'è il rischio di mettere in piedi due carrozzoni delle assunzioni facili, due carrozzoni dell'inefficienza, due carrozzoni dei ripianamenti finanziari dell'ente pubblico sulle perdite di gestione e via di seguito. Questo è un rischio che dobbiamo porci fin dal primo momento.

Il secondo rischio, che sembra una divagazione, ma che voglio portare all'attenzione di questa Assemblea e sul quale voglio tornare perché spenderò un po' del mio tempo e delle mie energie su questo punto oggetto di riflessione, l'altro rischio, dicevo, è che con la creazione di queste due società per azioni ancora una volta il Consiglio regionale si esproprierà totalmente delle sue possibilità di indirizzo, di controllo, di ispezione su una parte rilevantissima dell'Amministrazione regionale.

Questa è una questione di democrazia. Via via, quasi inconsapevolmente il Consiglio regionale si espropria di tutte quelle che sono le proprie competenze, in particolare per quanto riguarda il settore economico, attraverso un sistema della privatizzazione che poi è una privatizzazione apparente, una privatizzazione formale della gestione. Mi spiego: io, Consigliere, posso dire quello che voglio su tutta l'attività pubblica diretta, ma non posso ovviamente intervenire in ciò che riguarda le società che gestiscono questa o altra materia -penso a quella finanziaria, vedi Finaosta - in quanto sono gestite in maniera privatistica.

Questo è un problema grosso perché porta un deficit di democrazia e faccio un esempio che però non voglio colorire di polemica: le linee strategiche di Finaosta non le decide più, né le ha mai decise il Consiglio regionale, le decide l'Esecutivo con il Consiglio di amministrazione di Finaosta, cosa del tutto naturale vista in quell'ottica, però noi via via ci espropriamo di potere che deleghiamo a una società di capitali e questa Regione diventa sempre più, come qualcuno ha detto: "giuntocentrica", sempre più nelle mani dell'Esecutivo, con l'organo legislativo e di alta amministrazione via via espropriato dei propri poteri; fatto per certi versi incredibile perché è il Consiglio stesso attraverso queste riforme, attraverso queste leggi, attraverso la costituzione di società di carattere formale e privatistico ad espropriarsi delle proprie competenze.

Non so se riusciremo a uscire da questo effetto perverso perché mi rendo conto che ci sono delle questioni che vanno in questa direzione e anche delle controdeduzioni plausibili a questo modo di ragionare, però è certo che si porrà sempre più nella nostra Regione un problema di autentica democrazia.

Avrei ultimato. Il nostro gruppo si riserva di esplicitare l'atteggiamento sul voto, all'esito dei chiarimenti ulteriori che il dibattito vorrà dare e soprattutto all'esito dei chiarimenti che il Governo regionale vorrà dare alle osservazioni che sono state formulate da parte nostra.

PrésidentLa parole au Conseiller Tibaldi.

Tibaldi (FI)Cinque articoli. Questo disegno di legge consta di cinque articoli. È un disegno di legge di spesa, di grande spesa; è la prima volta, almeno per quanto riguarda il sottoscritto, ma credo per tutti quanti, che siamo chiamati ad esaminare e ad approvare un disegno di legge di spesa della portata di 800 miliardi. Dico bene, Presidente? Mi sembra che a memoria e per partecipazione diretta e per conoscenza storica mai questo Consiglio regionale si è piegato su un provvedimento legislativo di questa portata finanziaria.

Questo provvedimento legislativo non ha solo una portata finanziaria, ma anche una portata politica. Si passa dal 1998, anno in cui viene delineata in linea di massima la politica energetica regionale attraverso l'apposito piano, ad oggi, con questo disegno di legge che ha un peso politico ed economico tutt'altro che indifferenti.

Di cosa constano questi articoli? Innanzitutto della possibilità da parte della Regione di indebitarsi per una cifra di 800 miliardi, che sono un multiplo, casuale, decisamente superiore rispetto a quelle 800.000 monete d'oro che servirono per affrancare la proprietà delle acque nel diciottesimo secolo. Sarà una casualità, però c'è questo ritorno numerico che è anche interessante. Dicevo, 800 miliardi di indebitamento nelle forme che verranno poi individuate dalla Giunta regionale.

È naturale che tutti quanti siamo sensibili e penso che questa sensibilità sia più che mai diffusa e unanime sull'importanza del comparto energetico in Valle d'Aosta; l'acqua è il nostro petrolio, petrolio bianco, petrolio non inquinante, abbiamo questa posizione di assoluto vantaggio rispetto ad altre regioni che non dispongono di questa ricchezza. Insieme all'ambiente essa rappresenta una delle due vere risorse della Valle d'Aosta.

Quali sono le osservazioni che ci sentiamo di fare su questo disegno di legge e su quella che è la politica che intendono portare avanti la Giunta e la maggioranza in materia energetica?

Le nostre considerazioni non possono essere così serene o così ottimistiche come quelle dei Consiglieri relatori. E quali sono allora i punti deboli di questo disegno di legge?

Innanzitutto il Consiglio regionale interviene solo oggi, cioè l'unico vero momento politico per affrontare il tema energetico è questo, dopodiché diamo una delega in bianco al Presidente della Giunta, alla Giunta, ma in particolare alle costituende società e a chi le gestirà. Saranno questi soggetti a compiere le scelte strategiche in materia energetica in Valle d'Aosta.

Il Consiglio regionale, dopo l'approvazione di questo disegno di legge, ha praticamente cessato la sua competenza. È una legge di enorme spesa, di ingente spesa, ma la nostra funzione politica cessa qui. Ritengo che questo sia un ulteriore atto di avvilimento di questa Assemblea, dove essa individua, o con una legge di spesa o con uno strumento di larga pianificazione, tipologie di intervento in un settore, dopodiché ne viene esautorata. Potrà venirne solamente a conoscenza attraverso atti ispettivi, mozioni o attingendo notizie con estrema difficoltà dagli organismi societari che gestiscono i settori considerati.

In parte abbiamo già subito una certa difficoltà nell'attingere le informazioni: dei piani di ammortamento e dei flussi finanziari ha fatto cenno oggi il Consigliere Cerise in aula per la prima volta, di come sono calendarizzati i flussi, sia per quanto concerne gli introiti sia per quanto concerne gli ammortamenti degli investimenti. Sappiamo anche che gli imprenditori non sono stati coinvolti in questo discorso; mentre magari ieri sera il Presidente della Giunta dispensava lezioni di autonomia energetica al Rotary Club, noi con difficoltà siamo riusciti ad accedere a informazioni parziali per colmare le nostre limitate conoscenze in materia. Anche questa è una metodologia che umilia chi cerca di apprendere o perlomeno approfondire quelle che sono cognizioni, dati, elementi che poi servono per le valutazioni successive su una materia di così rilevante importanza.

Ci siamo dovuti arrangiare. È vero, un documento ci è stato gentilmente fornito non appena richiesto dalla Presidenza della Giunta ed è la bozza di accordo quadro, però effettivamente altri dati per esempio flussi di cassa stimati da Finaosta con un eccesso di zelo li apprendiamo oggi.

Un altro punto sul quale ci sentiamo profondamente contrari nei confronti della linea politica intrapresa è che non si può spacciare per privatizzazione ciò che privatizzazione non è. È generalmente riconosciuto, e qui possiamo anche utilizzare un vocabolario, che privatizzare significa trasferire la proprietà di un bene da un soggetto pubblico a un soggetto privato.

In Valle d'Aosta probabilmente esiste un altro vocabolario, visto che nei fatti tale "privatizzazione" si sta consumando attraverso un trasferimento di proprietà dallo Stato alla Regione, cioè da un ente pubblico a un altro ente pubblico.

In Valle d'Aosta il termine privatizzazione è sinonimo di Finaosta. Mi sono fatto spedire poc'anzi l'elenco delle società partecipate da Finaosta, in gestione ordinaria o in gestione speciale, e siamo a quota 43. Con queste due che si aggiungono andiamo a quota 45 e dal 1993 ad arrivare ad oggi il numero di queste società è cresciuto, soprattutto a partire dal 1994 quando Finaosta è diventata il "Ministero delle partecipazioni regionali". I centri decisionali esistenti in Finaosta, fortemente condizionati del potere politico, stanno annientando completamente le nostre competenze.

Sappiamo, sulla base di dati che abbiamo verificato, che le esperienze gestionali pubbliche in Valle d'Aosta non sono certamente edificanti; possiamo citare una fabbrica di soldi, che si chiama Casino de la Vallée, che da quando è in mano pubblica sta conseguendo risultati indegni.

Sappiamo e abbiamo poc'anzi sentito una risposta dell'Assessore Perrin a un'interpellanza del collega Lattanzi sulla Centrale del latte che per la sua privatizzazione si dà un mandato a Finaosta; quindi Finaosta è diventata il vero fulcro di decisioni politiche, strategiche, economiche della Valle d'Aosta. Non è assolutamente questo Consiglio regionale bensì è Finaosta.

Allora la privatizzazione, e qui mi sento di contraddire fermamente quanto sostenuto dal Consigliere Cerise, non è quello che dice Lei. Ritengo che Lei abbia fatto, con alcune sue affermazioni, un tentativo scadente di giustificare la regionalizzazione in atto quando parla di "sollecitazione populistica della dilatazione anche se non strettamente necessaria dei livelli occupazionali, di chiedere demagogicamente di dare la corrente a basso costo, esigere schizofrenici interventi di riqualificazione ambientale, pretendere servizi a titolo poco oneroso e quant'altro determina costi aggiuntivi che gravano sulle società".

Probabilmente abbiamo due visioni che sono diametralmente opposte e di questo ritengo che il nostro gruppo non abbia nulla da condividere con il suo punto di vista sulle privatizzazioni.

La preoccupazione è evidente perché comunque l'energia idroelettrica prodotta in Valle dovrebbe portare un beneficio alla Comunità valdostana, ma qui quale beneficio hanno i Valdostani, Consigliere Cerise? Lei dice che è demagogia fare riferimento a tariffe scontate, ma in questo disegno di legge il beneficio immediato non è di tutti i Valdostani, ma solo di pochi Valdostani, dei pochi Valdostani che avranno effettivamente le redini di questo business. Ammesso che sia un business, perché Kaiser Franz, alias Franco Tatò, non ci sembra così sprovveduto: se cede un comparto a determinati prezzi a fronte di quei dati che lei ci ha fornito, ha in mente operazioni di business che vanno in altra direzione.

Di fronte a questa doppia logica, consistente da un lato nell'espropriazione delle competenze del Consiglio regionale e, dall'altro, in una finta privatizzazione, l'utilità non è indubbiamente dei Valdostani, ma di chi gestisce.

Le tariffe scontate. Le tariffe sono fissate dall'Authority e comunque saranno fissate anche in futuro dall'Authority perché è impensabile che il costo unitario dell'energia acquistata in Valle d'Aosta sia diverso rispetto a quella acquistata in Veneto o in Sicilia. Questo vale a maggior ragione per i clienti vincolati, quindi mi sembra che demagogia sia la sua, Consigliere Cerise, quando fa riferimento al fatto che nel giro di 3 o 5 anni anche i clienti vincolati potranno scegliere presso quale miglior offerente rivolgersi?

(interruzione del Consigliere Cerise, fuori microfono)

? lo ha detto lei, è scritto qui, se vuole le riprendo la frase: "? per accedere a prezzi più vantaggiosi?". Allora vuol dire che io che utilizzo un contatore da 3 kW per il consumo domestico, potrò decidere di acquistare l'energia, fra 3 o 5 anni, presso una società friulana o molisana? Questa è demagogia!

Questa è demagogia perché, nonostante lei abbia fatto un accurato esame, prendendo come presupposto tutto un dettato legislativo, non può venire a raccontarci queste storie.

Come non sono assolutamente accettabili quelle storie che abbiamo letto qualche giorno fa sui giornali che titolavano: "Energia a prezzi scontati per cinque aziende. La privatizzazione ENEL?" e anche questo è da sottolineare "? ha aperto nuove opportunità di mercato". Energia a prezzi scontati per cinque aziende, dove la corrente elettrica verrà acquistata a un prezzo decisamente più basso rispetto alle attuali tariffe e questo in funzione di un recente accordo siglato fra Regione ed ENEL che avrebbe favorito la nuova situazione. Ma quando è entrato in vigore questo accordo? Quali passi sono già stati fatti, quali tappe sono state concluse affinché nel giro di così poco tempo queste cinque aziende potessero fruire di energia a prezzi scontati?

Presidente, non bisogna continuare ad alimentare i media con notizie che non hanno alcun fondamento perché l'energia a prezzi scontati per le aziende esiste già in tutta Italia. Le do lettura, e poi le fornirò copia, di un articolo pubblicato su "Repubblica" nell'aprile scorso, dove si riferisce di: "? consorzi di aziende sorti in diverse zone d'Italia, i quali ai sensi del d.lgs. n. 79/99, che è la normativa madre in materia di energia, ottengono sconti sul costo del kW che vanno da un minimo dell'11 percento fino a un massimo del 20 percento. Basta creare l'aggregazione di imprese, diventare clienti idonei, come dice la legge, dopodiché l'Authority certifica che questi clienti siano effettivamente idonei, di conseguenza loro possono approvvigionarsi a livello energetico dall'ente che offre loro il prezzo di mercato più conveniente?". Questa è un'altra sciocchezza di cui avete nutrito i Valdostani nei giorni scorsi! Meno male che siamo noi a fare demagogia, Presidente! Non cogliamo tutta questa utilità immediata per i Valdostani; la vediamo invece per chi ha fatto questa operazione. Indubbiamente per l'ENEL e forse per chi da parte della Valle d'Aosta gestirà questo business, ammesso che business sia. Da una parte "Kaiser Franz", dall'altra "Super Dino": chi saranno i beneficiari di questa operazione, Presidente? Ce lo potrebbe dire lei in maniera un po' più concreta e non solo attraverso proclami?

Altro punto: il mercato. Il mercato si sta avviando verso la liberalizzazione che ha avuto inizio nel 1992, diceva il relatore; liberalizzazione che va avanti a passi abbastanza spediti. Quale liberalizzazione ci sarà in Valle con questa operazione? Facciamo un esempio: supponiamo che esista un imprenditore o un gruppo di imprenditori autoctoni - così evitiamo le colonizzazioni esterne che sono sempre scomode - che hanno la disponibilità finanziaria per realizzare una centrale e di conseguenza per produrre energia elettrica, la quale dovrà essere veicolata e distribuita.

Quale interesse politico ed economico ha la Regione a far sì che nasca questa impresa e quindi la libertà di mercato nel settore elettrico in Valle d'Aosta? Nessuno, perché la Regione con questa operazione è simultaneamente ente concedente per natura istituzionale e diventa ente concessionario perché attraverso Finaosta gestisce, con un mandato speciale, la principale società di produzione e compartecipa in quella di distribuzione. Il mercato è stato congelato, non esisterà più spazio per alcuna operazione privata.

Saremo curiosi di vedere in futuro quali saranno gli imprenditori che possono autorganizzarsi, pur disponendo di risorse finanziarie, per poter produrre energia elettrica in Valle d'Aosta, tant'è che in un passaggio inequivocabile il relatore fa un riferimento che è preciso: "? Le costituende società, invertendo una rotta saldamente intrapresa dall'ENEL in questi ultimi anni, riportano in Valle d'Aosta, senza condizionamenti, che non siano quelli dettati dalla corretta amministrazione?", gli unici condizionamenti che ci saranno saranno quelli dettati non dalla corretta amministrazione, ma dalla pubblica amministrazione perché senza privatizzazione sarà ancora una volta un ente pubblico, che non si chiama più Stato, ma che si chiama Regione, a dettare le condizioni anche per la nascita di eventuali soggetti privati che siano intenzionati, e magari anche bene intenzionati, a produrre e di conseguenza vendere energia in Valle d'Aosta.

E non è casuale il fatto che gli imprenditori siano stati completamente esonerati dal partecipare a questa operazione. Non siamo solo noi Consiglieri gli unici che sono stati esclusi o perlomeno sono venuti a conoscenza a rate, con il contagocce, con grande difficoltà dell'operazione ENEL-Regione, ma sono anche gli imprenditori, che guarda caso potrebbero anche avere interesse in questo settore.

Nei giorni scorsi ho appreso, leggendo i giornali e guardando la tivù, di una querelle che è sorta nella recente Assemblea degli industriali, dove il Presidente della Giunta ha lanciato un duro atto di accusa nei confronti di un'imprenditoria flebile, di un'imprenditoria che dipende in maniera forte dalla Regione.

Mi è venuta in mente un'immagine, mi vedevo uno spacciatore che accusa i suoi abituali clienti di essere drogati e di essere di conseguenza degli utili idioti che non sono in grado di andare avanti se non ricevono la somministrazione quotidiana di stupefacente.

Ciò per dire che non si può pretendere che la classe imprenditoriale locale - e qui esco forse dal seminato, dal semplice ragionamento sull'energia - cresca, quando la si è voluta tenere sotto il coperchio per anni. Presidente, non può pretendere che i suoi abituali "clienti" siano in grado dall'oggi al domani di reggersi sulle proprie gambe se sono stati drogati fino al giorno prima.

Questa operazione dell'ENEL si innesta come l'ennesimo tassello in questo ragionamento, perché dimostra che essa è finalizzata a impedire la partecipazione a coloro che in Valle d'Aosta producono ricchezza e danno lavoro. Costoro sono sempre meno, lo vediamo dai dati, dalla crescita e dallo sviluppo: patto per lo sviluppo, sviluppo regionale, tutte belle parole che sentiamo regolarmente ma che ogni volta che veniamo in quest'aula sono smentite da contraddizioni clamorose. Come questa operazione, appunto.

Quali conclusioni possiamo trarre da queste riflessioni che abbiamo fatto?

Se da un lato si offre un'opportunità, vista l'evoluzione legislativa, vista l'evoluzione del mercato elettrico, vista la volontà dell'ENEL di dismettere centrali, d'altro lato vediamo che questa opportunità viene giocata tutta in chiave pubblica, anzi viene giocata tutta in chiave politica e nega in maniera evidente ai privati, e per privati intendo imprenditori e famiglie, la possibilità di cogliere i vantaggi che essa possiede.

L'utilità è per pochi. Quando Quintino Sella prese parte al Governo postrisorgimentale, a Biella dicevano che aveva sistemato dieci generazioni future della sua famiglia. Vorrei sapere quali e quante sono le generazioni che qualche politico sistemerà con questa operazione. Presidente Viérin non sono convinto della limpidezza di questo accordo ENEL-Regione, così come è stato impostato. Lo dico con rammarico, poiché a questa Valle tutti noi teniamo. Non vediamo però come questa opportunità possa essere colta utilmente dalla Comunità valdostana.

PrésidentLa parole au Conseiller Borre.

Borre (UV)Prima di iniziare, Presidente, non è per fare un rimprovero, ma per ricordare, quindi anche a merito dei Commissari della II Commissione, che questo disegno di legge è passato e ha avuto il visto della II Commissione, non solo della IV e mi sembra corretto dirlo perché, essendo un provvedimento finanziario, era più giusto citare anche la II Commissione. Questo perché è la seconda volta che si menziona solo la IV Commissione senza togliere niente ai colleghi della IV Commissione, anzi ringrazio il Consigliere Cerise per la sua completa relazione che mi ha permesso di conoscere più a fondo questo problema.

È questa un'operazione coraggiosa, tempestiva, lo diceva prima anche Curtaz, onerosa, ma necessaria, un'operazione che qualunque amministratore in carica avrebbe fatto, farebbe oggi se non ci fossimo noi e farebbe in futuro. Poter disporre delle proprie risorse è uno dei passi per disporre anche dell'autonomia finanziaria, lo abbiamo sempre detto, lo hanno detto altri.

Con questo disegno di legge si dà avvio alle indicazioni più importanti del piano regionale energetico, quello votato nel 1998, nasce una società dove la Regione, tramite un soggetto di sua emanazione, diventa proprietaria del 100 percento degli impianti, strutture e gestione della produzione dell'ex ENEL, una scelta che vede un impegno di risorse finanziarie molto consistente. Questo impegno è il disegno di legge n. 77 oggi in esame, un impegno finanziario che non è una spesa, si finanzia un investimento, dove non solo ci sarà il rientro del capitale, ma diventerà in un futuro prossimo una rendita economica per il bilancio regionale.

Si acquistano strutture ex ENEL e si partecipa alla società che diventerà in Valle la società di distribuzione dell'energia. Si entrerà nel complesso panorama di mercato vincolato e libero dell'energia; un mercato dove questa nuova società sarà forse la prima in campo nazionale e quindi dovrebbe essere avvantaggiata; un mercato dove l'idroelettrico in quanto energia rinnovabile è giustamente garantito; un mercato però aperto a tutti, grandi e piccoli produttori, quindi un mercato dove la tecnologia, la managerialità sono elementi prioritari pena l'esclusione; un mercato dove questa nuova società dovrà comunque collocare i suoi 2.200 milioni di kW.

Rimane inoltre il fatto che per questo mercato libero non tutte le regole e norme sono ancora definite, un mercato che si vedrà presto rivoluzionato vista la posizione della Germania circa il nucleare.

Diventare proprietari di un bene che produce ricchezza o utilizzando la nostra principale risorsa credo che sia un evento, se non storico, di grande rilievo politico.

La mia è una condivisione totale per quanto riguarda la scelta politica, faccio un atto di fede per la condivisione dei contenuti e delle modalità di questa trattativa. Un atto di fede, perché?

Forse, giustamente, la trattativa aveva bisogno di riservatezza, doveva viaggiare veloce per rispondere alla tempestività con la quale era nata, forse la materia è di difficile comprensione; forse la materia non solo è complessa e di difficile comprensione, ma anche in continua evoluzione. Sta di fatto che ho pochi elementi a disposizione e anche poca competenza in materia per valutare nei contenuti il progetto, ecco quindi l'atto di fede.

Ho inoltre un pensiero che mi ronza in testa. Perché non si è acquisito il 51 percento delle strutture con l'opzione di aumentare le quote fino ad arrivare al 100 percento man mano che si acquisiva esperienza e si utilizzava l'esperienza di decenni dell'ENEL? Si arrivava nel frattempo a disporre di un panorama normativo più chiaro, si poteva disporre di una forza contrattuale più incisiva nei confronti di Roma, si poteva inoltre cercare nella nostra regione nel contempo privati in grado di partecipare all'operazione portando questi esperienza, tecnologia, denaro, forse si sarebbe sacrificato meno il bilancio regionale ottenendo lo stesso risultato, ma rischiando meno.

È inoltre noto a tutti il disimpegno dell'ENEL anche nella manutenzione, non solo nell'innovazione degli impianti; è anche noto a tutti che per battere la concorrenza sui mercati bisogna disporre di uno staff dirigenziale altamente professionalizzato e di impianti all'avanguardia.

A questi miei elementari e forse banali dubbi sicuramente ci sono risposte persuasive con elementi di valutazione seri e certi.

Voglio fare alcune considerazioni che nascono dai lunghi dibattiti e dai numerosi studi in materia di energia rinnovabile.

Con la legge 6 dicembre 1962, n. 1.643 la Regione si vede in gran parte limitata nell'utilizzazione di una sua importante risorsa. Con il DPR n. 342 si attribuiscono all'ENEL notevoli privilegi nello sfruttamento delle concessioni idroelettriche. Finalmente, in forza dell'articolo 22 della legge n. 9/91, sembrano venir meno i diritti dell'ENEL considerati tali in virtù di un prevalente interesse nazionale.

In teoria la normativa vigente anche dopo la privatizzazione dell'ENEL prevede sostanzialmente la liberalizzazione della produzione, soggetti diversi dall'ENEL possono produrre energia elettrica sia da fonti convenzionali, sia da fonti rinnovabili e assimilate; l'energia prodotta può essere consumata dal produttore: privati, società, consorzi; l'energia prodotta può essere ceduta all'ENEL al prezzo fissato dal CIP, oggi con le nuove norme ceduta al mercato vincolato o libero con tariffe fissate dall'autorità per il vincolato.

Il vettoriamento viene effettuato dall'ENEL con prezzi fissati dal CIP, oggi dall'autorità; dal 2001 la distribuzione, quindi il vettoriamento, sarà a carico della società mista.

Rifacendoci alla pratica attuazione della normativa con ENEL padrona, l'ENEL avanzando motivazioni di carattere tecnico impediva nella sostanza la costituzione di consorzi di autoconsumatori e la predisposizione delle relative convenzioni di scambio. Apro qui una parentesi: le attuali norme, ma soprattutto il clima attuale ha fatto sì che se non il consorzio delle 36 imprese, che si è costituito anni fa, ma almeno il Consorzio di CVA più cinque imprese consorziate sia arrivato a una convenzione di scambio con notevole risparmio che ho appreso, come penso tanti di voi, dagli organi di stampa.

Le convenzioni di cessione all'ENEL dell'energia venivano di fatto impedite adducendo come motivo di fondo il fatto che le linee erano inadeguate al trasporto dell'energia prodotta in sovrappiù. Oggi i distributori sono obbligati a consentire il passaggio sulle linee, naturalmente con tariffa stabilita dall'autorità però, se è vero che le linee erano e sono, non essendoci stata manutenzione, inadeguate, come potranno i consorzi produttori o produttori privati vedere adempiuto l'obbligo del vettoriamento?

Oggi, dopo un periodo di ostacoli all'attuazione delle norme che pure sembravano chiare, dopo pareri di grandi professionisti sui nostri diritti, dopo un periodo di mancanza di interlocutore, ci troviamo forse su una strada che sembra ci possa portare alla fine dei conflitti e all'inizio di una buona collaborazione.

Non per fare del sentimentalismo, ma semplicemente per richiamare l'attenzione su alcune riflessioni e considerazioni che da sempre hanno animato il dibattito sull'energia nella nostra regione, ho preso alcuni passaggi dalla relazione del Convegno "Energia e territorio" del 1982, studio Masoli, Presidente della Commissione consiliare energia e Presidente del convegno il Consigliere Faval: "? La localizzazione sul territorio di 202 punti di possibile utilizzazione è stata individuata in base alla massima resa in termini economici e cioè di minima distanza dai centri di consumo in modo da ridurre le spese di vettoriamento. Si intende soddisfare le esigenze delle comunità isolate, degli alberghi, delle strutture agricole in quanto il lavoro ivi compiuto è in assoluto il miglior intervento di conservazione del territorio. È molto probabile che realizzando le centrali e centraline previste dallo studio il costo di produzione del nostro kW sia sensibilmente minore di quello dell'ENEL?".

Altro passaggio che ritengo a mio modo di vedere e pensare degno di attenzione: "? Noi rivendichiamo il diritto di poter operare nel modo più concreto e valido sia dal punto di vista economico che sociale?" parlando chiaramente nel settore idroelettrico "? dobbiamo pertanto sollecitare il confronto con tutti i componenti della nostra società, dobbiamo allargare i rapporti con tutti coloro, enti pubblici e privati, sindacati, operatori e cittadini, che in base alle proprie esperienze e intuizioni possano aiutarci a far meglio?".

Voglio fare mio questo passaggio per il futuro energetico, quindi per l'evoluzione del piano energetico, una necessaria informazione, un indispensabile confronto. Penso che tanta gente abbia bisogno di essere coinvolta perché non è disposta ad atti di fede.

Permettetemi ancora un passaggio di quella relazione che è del Sig. Roveyaz, all'epoca Presidente delle cooperative: "? Nel campo dell'energia elettrica non siamo stati secondi a nessuno, infatti, dove l'allora SIP non aveva interesse a fare impianti perché il costo era superiore al rendimento, inteso come resa economica per la società SIP, questi impianti sono stati realizzati dai nostri cittadini riuniti insieme. Porto ad esempio un piccolo villaggio della Valgrisenche, dove gli abitanti tutti in cooperazione o consorzio hanno costruito una centrale e hanno allestito le linee di distribuzione. Di queste centrali elettriche cooperative dal 1800, inizio 1900, ce n'erano un po' in tutta la Valle: a Cogne, in Valtournenche, due ad Aosta, in centro e in bassa Valle?".

Ho richiamato queste riflessioni perché tutti i vari studi commissionati: Masoli, Boffa, Quenson-Murari e in parte anche il piano energetico da noi approvato erano mirati all'utilizzo dell'energia residua fuori dalle concessioni ENEL, energia che doveva essere prodotta da privati e consorzi per far fronte all'autoconsumo, compreso qui anche il riscaldamento - perché no? - delle abitazioni chiaramente con le pompe di calore, non sfruttando direttamente l'energia. Non questa operazione, ma il nuovo sistema di politica energetica non solo complicherà la vita alle due cooperative esistenti, metterà in forse parte della filosofia del piano da noi approvato se non saremo capaci di introdurre norme che ci portino su quella linea.

Oggi la produzione è libera, i produttori potranno cedere energia prodotta al mercato vincolato o al mercato libero.

Come arriva il produttore al mercato vincolato? Il produttore vende alla rete a tariffe stabilite dall'autorità; il distributore locale, oggi ancora ENEL, dal 2001 società mista ENEL/Regione, compra dalla rete a tariffe stabilite dall'autorità e vende ai clienti del mercato vincolato: utenti domestici, artigiani, medie imprese, insomma quasi la totalità degli utenti valdostani.

Quanto al mercato libero produttori che vendono ai clienti liberi che acquistano da qualunque produttore e poi devono fare i conti con il vettoriamento.

Da noi i clienti liberi sono la Cogne Acciai, la Rivoira, il consorzio di cui ho detto sopra e spero altri consorzi che vadano a nascere in tempi brevi.

Mi rendo conto di insistere su una strada, quella dell'utilizzo dell'energia residua idroelettrica, e che ho bisogno di esaminare e capire meglio, informarmi e conoscere meglio tutto il panorama elettrico, produzione e distribuzione, che oggi vige e che è in evoluzione, ma soprattutto complesso e lontano dal panorama di ieri.

Si dà atto che, dalle ore 18,51, presiede il Vicepresidente La Torre.

PresidenteLa parola al Consigliere Martin.

Martin (FA)Questa mattina il Consigliere Tibaldi, durante la trattazione di un'interrogazione concernente il sistema creditizio valdostano, per controbattere ad alcune affermazioni dell'Assessore Agnesod e per far capire che a modo suo è bene che la Regione esca dal suo territorio, dal suo "particulare" e affronti i problemi e le opportunità che provengono dalla cosiddetta "globalizzazione del sistema", il Consigliere Tibaldi aveva usato l'espressione: "piccolo è bello", però?

(interruzione del Consigliere Frassy, fuori microfono)

? certo. Ora, parafrasando il Consigliere Tibaldi e concordando con lui sulla necessità di ragionare, di pianificare, di indirizzare politicamente l'azione della Regione e quindi di intervenire tenendo conto del mondo che cambia, delle opportunità che si creano, della necessità della nostra Comunità di non rimanere indietro, penso che la decisione che il Consiglio regionale sta intraprendendo con l'acquisto dell'ENEL possa essere classificata come un atto molto importante per la Comunità valdostana, come un atto che ci permetterà, se gestito bene, di porre un tassello fondamentale nella realizzazione del piano energetico regionale, nel raggiungimento dell'autonomia energetica, nella valorizzazione di una ricchezza del nostro territorio che in tempi passati ci è stata unilateralmente sottratta e nella possibilità di dare per gli anni a venire alla nostra Regione e quindi alla Comunità valdostana introiti certi e consistenti.

Non siamo fra quelli che misurano la bontà o meno dell'operazione solo in termini economici immediati. Riteniamo invece che proprio perché siamo ancora in una situazione finanziaria piuttosto favorevole, ma che inevitabilmente si sta riducendo, si debba fare questo sforzo per assicurare nuovi proventi alla Valle d'Aosta nel giro di 10-15 anni. Non spaventiamoci dunque se si deve ricorrere all'indebitamento e se si dovranno contenere per qualche anno alcuni investimenti; l'operazione ha una tale portata che ne vale la pena.

Senza dimenticare poi la possibilità di sfruttare finalmente tutte quelle fonti energetiche locali non ancora sfruttate e che sono stimate in circa il 30-35 percento dell'attuale produzione e che consentiranno di dare ancor più valenza economica all'operazione nel suo complesso.

Da un punto di vista più politico ci pare giusto evidenziare come con tale operazione si dà attuazione al piano energetico regionale approvato da questo Consiglio nel 1998 e ripreso nel programma di questa maggioranza e riportato all'articolo 1 nelle finalità della legge che stiamo esaminando.

Riteniamo che, una volta perfezionato l'accordo con l'ENEL per la costituzione delle due società di produzione e di distribuzione, si debba operare concretamente per giungere al più presto a poter fornire possibilmente energia a costi ridotti a tutti quei settori economici che attualmente sono grandi consumatori e che da questo intervento potrebbero trarre indubbi vantaggi.

Ho sentito in questi ultimi tempi numerose perplessità sull'operazione ENEL legata al fatto di quello che si poteva fare e che non si è fatto.

La politica e gli atti che ne discendono non si fanno con i sé o con i ma, si fanno con azioni pratiche e soprattutto si fanno se da questi atti si ottengono dei frutti concreti. Questa legge che viene discussa oggi produce dei frutti concreti: quali?

Il diventare attori principali in un settore strategico come quello dell'energia; l'avvalersi della possibilità di incrementare la produzione di energia elettrica sfruttando tutti quei piccoli salti che lo studio Masoli prima e quello Murari-Quinson poi hanno individuato e che finora non aveva senso sfruttare per l'impossibilità di trasportare e distribuire energia; il produrre una nuova politica del consumo di energia elettrica rinnovabile e non inquinante favorendo il consumo degli operatori economici e delle famiglie con incentivi e politica dei prezzi; l'avviare un serio programma di manutenzione degli impianti esistenti e attualmente piuttosto abbandonati da parte dell'ENEL; interventi che produrrebbero un benefico effetto per l'imprenditoria locale e verrebbero quasi sicuramente ammortizzati con una maggior resa degli impianti stessi.

È quindi un'operazione, questa dell'ENEL, che riteniamo positiva nel suo complesso.

Mi sia permesso però fare alcune riflessioni, dare alcuni suggerimenti su come affrontare la questione finanziaria legata all'operazione.

Nella relazione, nell'articolato, non viene specificato con precisione il modo di finanziare l'operazione, ma si demanda giustamente a Finaosta di ricercare le soluzioni più idonee e più vantaggiose per l'Amministrazione; pertanto il nostro suggerimento per finanziare l'operazione è il seguente: abbiamo letto con grande attenzione il patto cosiddetto "per il lavoro", siglato fra gli industriali, i sindacati e l'Amministrazione regionale negli scorsi mesi ed abbiamo prestato molta attenzione a un capitolo che si riferisce allo squilibrio esistente fra il risparmio raccolto e gli investimenti a livello locale. È un tema questo a noi molto caro che io ho avuto modo, e come me anche altre forze politiche, in questa sede, di evidenziare più volte quando si parla del sistema creditizio valdostano che appunto crea questo disequilibrio.

Oggi è molto bravo chi riesce ad ottenere una remunerazione netta del proprio risparmio fra il 4 e il 5 percento e credo che la media generale sia posizionata fra il 2,5 e il 3 percento. Pensate all'effetto che potrebbe avere sul mercato locale un'iniziativa di collocamento di obbligazioni regionali, legate all'iniziativa di cui si tratta, al tasso del 7 percento, a copertura se non totale, almeno parziale della spesa per l'acquisto delle centrali idroelettriche ENEL.

Il gradimento sarebbe immediato perché il prestito è destinato all'acquisto di un bene ben conosciuto dalla popolazione valdostana e soprattutto perché offre un rendimento sicuro e concorrenziale. A ulteriore garanzia del collocamento, il prestito potrebbe essere garantito da una banca di interesse nazionale e non penso che mancherebbero in tal senso le candidature.

Non so a quale tasso la Finaosta riuscirà a concludere i mutui passivi con ammortamento a carico della Regione e quale sarà il compenso stesso per la finanziaria regionale, ma sono sicuro che il costo dell'operazione sarà superiore di 5 o 6 punti percentuali al tasso del prestito obbligazionario.

In questo modo si riuscirebbe ad utilizzare in Valle d'Aosta una parte del risparmio locale riducendo le attuali disponibilità giacenti presso il sistema bancario.

Certamente troveremmo il muro eretto dalle banche che non saranno certamente d'accordo, ma si riuscirebbe ad alimentare un'iniziativa molto importante con il risparmio locale remunerandolo meglio di quanto oggi non faccia il sistema bancario.

Non so a quali condizioni la Regione contrarrà i mutui, so per certo che ci sarà un inevitabile irrigidimento del bilancio regionale.

Questa proposta non andrebbe ad incidere sul bilancio regionale e addirittura potrebbe spingersi ad immaginare la possibilità di trasformare in un secondo momento le obbligazioni regionali in obbligazioni della costituenda società idroelettrica valdostana con possibilità di convertirle in azioni aventi la possibilità di generare uno sconto sulle forniture di energia. A questo punto il debito si scaricherebbe sulla società proprietaria delle centrali liberando così le finanze regionali.

Mi rendo conto che si tratta di una proposta che va studiata, ma è una strada percorribile che fra l'altro molti enti pubblici hanno intrapreso; è di questi giorni un articolo comparso sul "Corriere della Romagna", dove si parla della Provincia di Rimini, la quale ha emesso obbligazioni provinciali per 10 miliardi, una cifra tutto sommato ridotta rispetto a un'operazione come è quella dell'ENEL, ma per dirvi che il principio è lo stesso; dunque ha emesso obbligazioni provinciali per 10 miliardi per finanziare la fiera di Rimini. Ecco un esempio concreto, ma ce ne sono altri, che si può andare avanti su questa strada.

Detto questo, invito il Presidente della Giunta e la Giunta stessa a voler verificare se esiste la concreta possibilità di percorrere questa strada e detto questo il nostro gruppo dà parere favorevole al disegno di legge in questione.

PresidenteLa parola al Consigliere Viérin Marco.

Viérin M. (Aut)L'argomento che affrontiamo oggi è un argomento già affrontato per certi versi in altre sedute di questo Consiglio sollecitato più dalle forze di minoranza che dalle forze di maggioranza proprio per alcune iniziative che in merito a questo discorso erano state prese dalla Giunta, ma che mai erano arrivate al dibattito in aula, quindi è un tema importante, come qualcuno ha già precisato prima, il tema più importante di questi due anni per il futuro della Valle e come tale secondo noi andava trattato con tutta la dovuta importanza coinvolgendo maggiormente il Consiglio e le parti sociali ed economiche.

E voglio subito iniziare a parlare della metodologia che si è voluto utilizzare per arrivare ad affrontare e a proporre soluzioni in merito a questo accordo, una metodologia che ci ha visto come consiglieri, qualcuno oggi lo ha ricordato non solo di minoranza, ma anche maggioranza, disporre di dati e di elementi forniti con il contagocce e anche oggi che abbiamo ricevuto da quindici giorni la bozza di accordo, da questa mancano tutti gli allegati. Chi ha potuto leggere la bozza di accordo ha capito che in mancanza di allegati si poteva fare a meno di leggere la bozza di accordo perché gli allegati sono 31 e solo dagli allegati si può capire se l'operazione ha dei rischi di un certo tipo, se non ne ha, se ha dei vantaggi su certi aspetti o meno. Basti pensare che addirittura gli statuti delle varie società devono essere fatti come gli allegati alla bozza. Credo che gli allegati qualcuno li abbia visti, lo spero; io non li ho visti, come anche il collega Tibaldi, nessuno li ha visti. Non lo so, ma ritengo che qualcuno li abbia visti.

Forse faccio perdere del tempo ai colleghi, ma tanto per capirci, quando si parla di immobili, si parla delle proprietà immobiliari situate nel territorio della Regione Valle d'Aosta identificate nell'allegato 3 e noi non disponiamo di allegati.

Punti luce, cosa importante perché verte sul discorso, già affrontato in commissione, che riguarda gli enti locali, a questo riguardo si dice: "? Gli impianti di illuminazione pubblica siti nel territorio della Regione Valle d'Aosta nonché ove possibile le relative convenzioni con le pubbliche amministrazioni ed i contratti stipulati per la manutenzione e gestione degli impianti elencati all'allegato 6?". Questo allegato non sappiamo cosa sia.

Ramo di azienda, distribuzione: anche qui si rimanda all'allegato 8. Ramo di azienda, produzione, stesso discorso.

E andiamo avanti, ma andiamo avanti soprattutto sul discorso degli statuti, come dicevo prima. Anche sul discorso degli statuti, come degli articoli 5, 6 e 7, il tutto è definito dagli allegati, quindi nessun collega e neanche il sottoscritto può far riferimento alla bozza che c'è stata trasmessa perché tutto il pacchetto fa riferimento agli allegati che nessuno ha avuto.

Questa è una metodologia poco seria, che a noi non piace perché non si capisce se si vuole nascondere qualcosa e non permette di capire cosa si va a votare oggi.

L'altro discorso riguarda l'iter. Noi, ma penso tutto il Consiglio non è mai stato contrario a cercare di riappropriarsi delle competenze sulle acque e quindi sulla possibilità di utilizzo delle acque a scopo idroelettrico, anzi tutti i colleghi mi risulta siano sempre stati favorevoli, però noi da sempre abbiamo dichiarato che non condividevamo l'iter utilizzato dalla Giunta in questo anno e mezzo e cioè il fatto di trovare un accordo prima con l'ENEL e dopo di trovare un accordo con il Governo per definire le norme di attuazione, per definire le competenze statutarie della Regione Valle d'Aosta, quindi dei Valdostani in merito alla proprietà delle acque.

Non abbiamo mai condiviso questo discorso, abbiamo sempre chiesto di fare l'inverso ovvero di fare una battaglia sicuramente difficile al termine della quale forse si ottenevano minori risultati, ma certamente una battaglia più genuina. Abbiamo chiesto di cominciare a scontrarsi con lo Stato per riaffermare i diritti che ci sono stati dati con lo Statuto e per poterli definire con le norme di attuazione.

Invece si è scelta la strada non dico più facile, ma che il Governo nazionale preferiva, cioè, visto che l'ENEL è obbligata a vendere un pezzo delle sue proprietà per tutto quello che la normativa europea la obbliga a fare, accontentiamo l'ENEL e aiutiamola a staccarsi di un pezzo per adempiere agli impegni che deve assumere con il Governo e il decreto "Bersani" onde rispettare le direttive della Comunità europea e quindi compriamo una parte delle proprietà dell'ENEL e poi andremo a dire ai Valdostani: "Adesso ci mettiamo attorno a un tavolo per definire le norme di attuazione". È un po' quello che il collega Cerise, in maniera corretta, ha richiamato alla fine della sua relazione.

Entrando in modo più preciso sull'importo che la collettività valdostana dovrà sborsare in questi anni per l'operazione, diciamo che sul prezzo non possiamo oggi, mancandoci gli allegati, ritenerlo giusto o se poteva essere più basso o se addirittura abbiamo fatto una buona operazione dal punto di vista economico-finanziario. Oggi ci sono tantissimi dubbi, dal valore che si è dato alle centrali al valore che si è dato ad altri immobili, allo stato di obsolescenza degli impianti, allo stato d'uso di altri e quindi a delle relazioni che Finaosta certamente avrà fatto per definire il reale valore di tutti gli immobili e di tutte le proprietà dell'ENEL.

Inoltre rimangono dubbi in senso complessivo, cioè come si intenderà affrontare il riassetto complessivo di quanto acquistato, il collega Cerise ha dichiarato che 40 miliardi serviranno per i primi due anni alla società di produzione, 20 e 20 alla società di distribuzione e così via, ma lo sappiamo sui primi due o tre anni mentre non è stato definito un piano operativo inerente i prossimi 15-20 anni per quanto concerne le future spese obbligatorie sia per gli investimenti che per le manutenzioni ordinarie e straordinarie, cioè nell'arco che si prevede si possa rientrare con l'investimento.

Per fare un conto economico corretto dovremmo avere una previsione di interventi straordinari, ordinari e di investimento nell'arco degli anni nei quali si prevede il rientro dell'investimento. Nella relazione di Cerise abbiamo sentito solo i primi anni, mi sembra fino al 2004.

Altro dubbio è come si pensa di vendere l'energia elettrica di produzione, cioè l'esubero perché noi produrremmo circa 2.700.000 megakW e ne utilizziamo 8-900.000, circa un terzo, allora si doveva sapere come si pensa di cedere l'esubero.

Altro dubbio è come si intende affrontare il problema delle tariffe. Anche qui Cerise nella sua relazione ha avuto una posizione molto comprensibile, possiamo concordare che ci sarà la possibilità di contrattazione diretta per le attività economiche perché lo prevede la normativa, ma oggi non possiamo dire che c'è una strada aperta per le tariffe domestiche.

Sempre con riferimento alle tariffe non possiamo prenderci in giro e non possiamo prendere in giro neanche i Valdostani. Qui abbiamo sentito la maggioranza che dice che in 10-12 anni riusciremo a rientrare con il costo dell'operazione, ma qui bisogna capire; per rientrare bisogna che una società abbia degli utili perché non è sufficiente l'entrata dei 9/10 sull'IVA perché solo sull'IVA e sulle eventuali plusvalenze di passaggi di società si può parlare, mentre non si può parlare dei 9/10 dell'IRPEF perché i 9/10 dell'IRPEF arrivano già oggi alle casse della Regione, quindi si può parlare solo sulle plusvalenze di passaggi societari che dovrebbero essere, a quello che è stata l'audizione con Finaosta, sui 140-160-170 miliardi dopodiché i 9/10 dell'IVA, della differenza fra l'IVA pagata e l'IVA incassata.

L'altro introito cosa può essere? Può essere solo il discorso dell'utile delle società, ma sappiamo che se vogliamo avere un utile con queste due società, non potremo fare delle tariffe a favore dei Valdostani.

Questo dobbiamo dircelo perché se vogliamo rientrare in 10-12 anni, dobbiamo fare delle tariffe veramente da guadagno, allora dobbiamo dire chiaramente ai Valdostani che non avranno tariffe agevolate tali da andare incontro alle loro necessità perché il capitale investito: 800 miliardi della Regione, 850 di Finaosta, che sono tutti soldi pubblici e con l'accensione di mutui da 15-20 anni come minimo raddoppiano, e quindi si passa dai 1650 ai 3300 miliardi come costo complessivo. Pertanto per rientrare in 10-12 anni è chiaro che bisogna avere forti utili, di conseguenza tariffe a vantaggio dei Valdostani non le potremo fare.

Oppure bisogna avere il coraggio di dire: "Faremo tariffe a favore dei Valdostani, rientreremo in 30 anni".

Altro dubbio riguarda chi saranno i manager delle società, visto che si è scelto il 100 percento di pubblico forse non sarebbe male rivedere, e qui richiamo quello che diceva Martin, un sistema di far rientrare, se non altro per la parte Finaosta, dei Valdostani che sono interessati a comprare quote di capitale di queste società.

Magari non lo si potrà fare subito, ma solo fra due o tre anni, però sarebbe bene cominciare a pensare se un domani si possano cedere parti di capitale di queste società in modo che anche il mondo economico valdostano metta un po' la propria pecunia.

Ultimi due dubbi: confidiamo che la documentazione preparata sia idonea per il discorso del parere di Bruxelles perché dobbiamo essere coscienti che, proprio per evitare di creare monopoli pubblici, questi atti devono passare al vaglio di Bruxelles per cui ci potremmo ritrovare a discutere di pareri anche negativi.

L'altro grande dubbio, che si può ricollegare al primo, è che abbiamo visto l'ENEL troppo interessata a questa cosa. Io dico che quando un gigante come l'ENEL è troppo interessato a un affare di cessione vuol dire che ha anche degli interessi per cedere, vuol dire che ha avuto dei vantaggi di chiudere l'operazione.

È chiaro che anche l'ENEL deve avere dei vantaggi, altrimenti non potrebbe fare un accordo, però noi avremmo preferito per addivenire a un accordo più a nostro favore che si fosse scelta la via del ribadire i nostri diritti secondo lo Statuto per quanto riguarda la proprietà delle acque, per fare successivamente l'accordo con ENEL.

Questi sono i dubbi che abbiamo, spero di avere anche delle risposte perché alcuni dubbi possono essere anche chiariti e quindi anche fugati, però aspetto delle analisi di tipo diverso da parte della maggioranza su questi dubbi che abbiamo illustrato ai colleghi.

In sintesi volevamo dire che anche nella lettera che è arrivata dal CREL, in merito a come potranno essere gestite le due società, si dice nell'ultimo comma: "? Si ritiene infine che un notevole impegno dovrà essere profuso anche nella strutturazione delle società che verranno acquisite tenuto conto che progressivamente tutti i servizi necessari per lo svolgimento delle loro attività dovranno essere resi totalmente autonomi dalle società dell'ENEL".

Questo è un dubbio che già altri colleghi hanno sollevato e cioè da chi verranno condotte queste società: da manager di un certo tipo o provenienti da altri luoghi o con altre caratteristiche rispetto a quelle necessarie?

Questo è un dubbio che non solleviamo solo noi, lo hanno sollevato già altri colleghi in quest'aula, compreso il CREL con la sua lettera, anzi il CREL ha consigliato soprattutto di fare molta attenzione a questo discorso.

Rimaniamo in attesa, per esprimere la nostra dichiarazione di voto, di sentire le risposte che la Giunta ci vorrà dare e che vorrà dare anche alle altre argomentazioni già sollevate dai colleghi.

Si dà atto che, dalle ore 19,09, presiede il Presidente Louvin.

PrésidentLa parole au Conseiller Perron.

Perron (UV)Intervengo per due brevi considerazioni e per porre alcune domande.

Credo che questo sia sicuramente l'atto politico e anche amministrativo della legislatura. Se lo dovessi personalmente definire, lo definirei sicuramente un passaggio coraggioso perché mai come oggi la Regione era intervenuta con tanta forza in un'operazione così grande e in modo così massiccio.

È un'operazione coraggiosa per un aspetto politico perché dopo decenni ci si riappropria di una risorsa che possiamo definire nostra anche se forse su questo aspetto non tutti in quest'aula potrebbero essere d'accordo e ricordo trattando questo argomento la discussione su questo aspetto nel momento dell'approvazione del piano energetico regionale.

Quello era stato a nostro giudizio un importante momento di approvazione di un documento fondamentale anche se era stato fatto in fretta e sul finire della legislatura, ma si erano posti degli obiettivi con quell'atto, gli obiettivi erano diversi, tanti, molti di essi strategici.

Il primo passaggio importante era quello, si era detto, di promuovere delle azioni per cercare di avere l'autonomia energetica regionale e cioè di avere la possibilità di utilizzare le acque in concessione per produrre energia elettrica da destinare ai consumi dei Valdostani, di sfruttare le fonti energetiche locali e cercare di utilizzarle verso quegli impieghi sul territorio valdostano. Con quali obiettivi? Con l'obiettivo di migliorare la qualità della vita e di cercare di creare - un passaggio a mio avviso molto importante - delle forti condizioni che agevolassero lo sviluppo sociale ed economico della nostra Valle.

Ci si poneva anche altri obiettivi come quello di ridurre le emissioni inquinanti che sono connesse con l'impiego di combustibili fossili incentivando, laddove fosse possibile, il risparmio energetico, l'uso razionale di energia, l'impiego di fonti rinnovabili di energia e l'innovazione tecnologica e si voleva altresì ridurre l'impatto delle infrastrutture energetiche sul territorio.

Mi sia consentito di evidenziare come primo aspetto che esiste una coerenza di comportamento perché se quelli erano gli obiettivi che ci si era preposti perlomeno come maggioranza nel momento in cui avevamo approvato il piano energetico regionale, oggi iniziamo a ritrovare quegli obiettivi concretamente attuati. Già allora si era detto che per il raggiungimento di questi obiettivi era necessario un piano complesso di azioni flessibili tra loro complementari sia sul piano normativo, sia sul piano tecnico, sia sul piano finanziario. Già allora erano state date delle indicazioni per il trasferimento delle funzioni amministrative a livello regionale, già allora erano state date delle precise indicazioni per ottenere delle norme di attuazione dello Statuto speciale che potessero consentire alla Regione, e magari anche agli altri enti locali della Valle d'Aosta, di svolgere delle attività nel settore elettrico.

Oggi queste linee programmatiche che avevamo evidenziato si concretizzano o perlomeno iniziano a concretizzarsi. Siamo sicuramente di fronte a una svolta storica per la situazione generale che è cambiata, per un quadro normativo europeo e nazionale che è radicalmente mutato e anche per una nuova stagione di rapporti con l'ENEL che si prospettano migliori rispetto al passato e che sicuramente non possiamo non recepire con favore.

Credo che questo atto abbia un merito: con questo accordo che è stato firmato si sono create le condizioni perché si potesse in Valle d'Aosta cominciare a discutere di energia, altrimenti non era neanche possibile parlarne in quanto era tutto blindato in un settore nel quale non potevamo intervenire.

L'obiettivo qual è? Sicuramente quello che tutti condividiamo, di mettere a disposizione risorse per il sistema economico e produttivo locale. È sufficiente ricordare gli altissimi costi che il sistema, ad esempio gli impianti di risalita, deve sostenere per quello che riguarda l'energia, ma a disposizione anche degli enti, delle categorie economiche e non ultimo delle famiglie.

È un'operazione coraggiosa anche perché si interviene in un mercato caratterizzato nel suo complesso da incertezza e da una totale ridefinizione delle sue regole; si va verso una liberalizzazione lenta e che lo stesso Tatò aveva definito: "un'economia autorizzata, ma non libera" al momento della firma dell'accordo.

Credo che l'esperienza di altri paesi dimostri che il processo di liberalizzazione dei mercati, una volta che è intrapreso, procede inarrestabile anche se lentamente e i tempi e le modalità del suo sviluppo sono difficilmente preventivabili.

Questa operazione prevede dei rientri di natura finanziaria anche per effetto delle imposte. Volevo chiedere al Presidente se poteva spiegarci quali ragionamenti e quali considerazioni sono state fatte nel momento in cui si è portata in essere questa operazione, ad esempio quali considerazioni si sono fatte sul prezzo che è oggi una variabile non controllata, ma soggetta a quelle che sono le tariffe fissate dall'Authority, ma forse un domani potrebbe essere anche oggetto di altri tipi di ragionamenti e comunque strettamente dipendente dal processo di liberalizzazione in atto nel mercato elettrico.

Questo è un progetto industriale di grande valenza, collegato anche a un forte aspetto fiscale, penso al discorso dell'IVA e qui volevo chiedere se si sono fatti degli studi in materia di IVA perché oggi l'IVA è al 20 percento, ma in futuro potrebbe anche cambiare.

Se non ho capito male, si prevede un certo rientro sulla tassazione delle plusvalenze; quando emergerà la tassazione, qual è la percentuale preventivata di prelievo?, perché oggi si parla di tassazione al 19 percento, ma potrebbe anche trattarsi di una tassazione soggetta a percentuali diverse. Ci sono degli aspetti fiscali che in un'operazione così grande hanno un peso rilevante che a mio avviso bisognerebbe capire bene.

I contenuti di questo accordo ci sono stati spiegati molto bene e capisco altresì le necessità di riservatezza, ma per condividere bene un'operazione bisognerebbe capirla e conoscerla bene fino in fondo. Volevo capire gli studi effettuati sulle centrali che relazione hanno dato, per capire il loro grado di conservazione e qual è lo stato attuale perché vi sono delle centrali risalenti ai primi anni del secolo scorso e al tempo stesso avere tutta la documentazione per fare delle considerazioni più approfondite.

Vorrei inoltre capire se sono necessari degli investimenti ulteriori sia sulla rete di distribuzione che è una rete ampia di quasi 4.000 chilometri sia sugli impianti esistenti. Vi è nella nota del relatore in merito a questo aspetto, ma volevo capire se gli investimenti che si preventivano rientrano in una normale manutenzione o se sono previsti degli interventi a carattere straordinario.

Ci si è mossi per portare a termine questa operazione secondo me correttamente su due fronti: da una parte la negoziazione dell'ENEL e parallelamente la discussione delle norme di attuazione, che è forse lo strumento che al meglio ci può consentire di sfruttare appieno questa nostra competenza statutaria e questa grande risorsa che possediamo.

Volevo solo chiedere al Presidente a che punto è la discussione di questa norma di attuazione, se fosse possibile avere un resoconto dell'iter che ha avuto questa norma.

Infine vorrei capire se vi è la possibilità concreta di fare un accordo con l'ENEL per un consorzio di autoproduzione di consumatori per una fornitura continua di energia e anche un contratto di trasporto. In questi giorni abbiamo letto di aziende che hanno potuto beneficiare di sconti per un accordo di questo tipo; volevo sapere se un ragionamento del genere, che è utile, fosse possibile estenderlo a tutto il mondo imprenditoriale valdostano.

Con questo atto si va verso una direzione che vuole essere la concretizzazione di quegli obiettivi che si erano previsti e citati in premessa; questo disegno di legge ha sicuramente il nostro sostegno, consci della grande ripercussione e del grande rilievo di tipo finanziario ed economico che esso avrà per la nostra Regione nei prossimi decenni.

Auspichiamo che in futuro si possano verificare con questa operazione le condizioni ottimali per le imprese, per i soggetti economici per poter usufruire di un nostro bene e per avere anche delle agevolazioni di tipo economico. Speriamo che in questo quadro normativo, che è mutevole, in questa situazione in evoluzione, con questa operazione un domani si possano verificare le condizioni perché l'energia in Valle d'Aosta costi meno alle attività economiche, ma anche alle famiglie e ci sia la possibilità di usufruire concretamente di quel bene che rivendichiamo nostro di cui per 50 anni almeno una parte di noi ha giustamente rivendicato la proprietà.

Si dà atto che, dalle ore 19,27, presiede il Vicepresidente Viérin Marco.

PresidenteLa parola al Consigliere Frassy.

Frassy (FI)Mi consenta il Presidente di esordire con una battuta: questo provvedimento noi riteniamo che per certi versi faccia acqua da tutte le parti, di conseguenza non ci sentiamo di unirci al coro di quanti dai banchi della maggioranza hanno magnificato il coraggio con cui la Regione si affaccia in questo settore e in questo campo.

Il problema delle acque è sicuramente uno di quei problemi che ha fatto discutere in termini politici ed economici per molto tempo e ha contrapposto diverse scuole di pensiero, però ci domandiamo se sia logico e se sia giusto che la Regione, ente pubblico, diventi in questa Regione il soggetto che fa di tutto.

Noi pensiamo che così ragionando nella prospettiva prossima ventura aumenteranno ulteriormente i ruoli di gestione diretta nell'economia da parte dell'Amministrazione regionale e allora non ci sentiamo di sostenere che questo tipo di operazione sia l'operazione migliore per quanto concerne l'interessamento della Regione nella complessa materia delle acque.

Riteniamo che l'Amministrazione regionale avrebbe dovuto forse prendere esempio in questo campo da quanto è accaduto in un'altra regione a statuto speciale, mi riferisco a quanto sta facendo il Trentino Alto Adige.

Il Trentino Alto Adige sta facendo un'operazione interessante tanto quanto quella della Valle d'Aosta, ma con una piccola differenza: a costo zero. Perché a costo zero? Perché probabilmente noi confondiamo quella che è la gestione con il ritorno finanziario. L'esperienza degli investimenti effettuati nella politica industriale pilotata, come è stato giustamente evidenziato dallo stesso Presidente della Giunta all'Assemblea degli industriali, non sempre ha dato dei risultati brillanti, molti investimenti che sembravano essere gli affari del secolo si sono poi rivelati nel tempo dei disastri occupazionali ed economici, dalla Multibox arrivando alla Conner, la storia regionale è piena di intuizioni mal concretizzate. Allora cosa avremmo fatto noi nei panni del Presidente della Giunta? Sicuramente avremmo rivendicato quello che lo Statuto regionale a questa Regione ha a suo tempo concesso senza peraltro mai permetterci nei fatti di potercene appropriare.

C'è tutta una parte del nostro Statuto che regolamenta la gestione delle acque e la regolamenta con un ragionamento che per una serie di eventi, di ritardi e di scelte politiche non ha mai trovato concretizzazione.

Nel 1962 la nazionalizzazione delle acque e delle risorse idroelettriche attraverso la costituzione dell'ENEL penalizzò la Valle d'Aosta, vanificando la previsione che l'articolo 7 dello Statuto faceva a nostro vantaggio, ossia la concessione delle acque per altri usi che non fossero gli usi potabili e irrigui previsti nell'articolo 5. L'acqua per uso irriguo e potabile fa parte del demanio regionale, non altrettanto, invece, dicasi per le acque ai fini idroelettrici. Questo fa parte del passato.

Per quanto riguarda il passato più vicino, o meglio il presente, ci sono due provvedimenti sui quali un ragionamento politico va fatto e sono due decreti legislativi. Uno è un decreto legislativo che riguarda da vicino la nostra Regione ed è il decreto legislativo n. 89/99 che con due articoli dà attuazione e completamento alle previsioni statutarie: con l'articolo 1 si trasferisce al demanio della Regione la competenza delle acque pubbliche utilizzate ai fini irrigui e potabili e con l'articolo 2 si sancisce la concessione gratuita per 99 anni delle acque riferite all'articolo 7. Le acque dell'articolo 7 sono le acque che nei fatti la Regione Valle d'Aosta non aveva mai potuto gestire e utilizzare in virtù della nazionalizzazione dell'ENEL.

Ma nel 1999 un'altra norma importante pone fine al monopolio in termini di gestione delle risorse idroelettriche, pone fine alla nazionalizzazione iniziata nel 1962. Il d.lgs. n. 77/99 all'articolo 1 parla di liberalizzazione. La liberalizzazione dell'articolo 1, mi dispiace constatarlo in questa discussione, non è la liberalizzazione richiamata dal Consigliere Perron e auspicata dal Consigliere Borre, non è assolutamente il disegno di legge che andiamo ad approvare e a discutere oggi.

Noi stiamo andando, e su questo il collega Tibaldi che mi ha preceduto è stato chiarissimo, verso una diversa forma di gestione pubblica, di regionalizzazione di quella che era una gestione di tipo statalistico e centralistico. Ancora una volta, Presidente, la Regione evidenzia la sua contraddizione nel predicare il decentramento e l'autonomia e nel gestire poi l'accentramento a livello di Amministrazione regionale.

Cosa contestiamo noi a questo provvedimento? Dal punto di vista sostanziale contestiamo la volontà di impegolarsi in una gestione onerosa perché 800 miliardi sono sicuramente una cifra enorme, perché 800 miliardi sono una cifra che andrà ad impegnare l'Amministrazione regionale per un periodo di tempo ben superiore rispetto alla legislatura in cui nasce questa scelta legislativa, di conseguenza andrà comunque a vincolare e a ipotecare la libera manovrabilità delle maggioranze a venire.

E già questo è un buon motivo per avere alcuni dubbi su un'operazione di questo genere, ma non solo per il fatto che sia una cifra che vada ad impegnare per 12-15 anni o forse ancora più i bilanci regionali, ma per essere una cifra enorme rispetto a quelle che sono le risorse regionali, una cifra che corrisponde circa a un terzo di quelle che sono le risorse annuali di bilancio regionale.

E allora il Trentino Alto Adige ci ha dato una lezione sulla capacità a contrattare con lo Stato e a portare a casa dei risultati che, a costo zero, nella prospettiva daranno sicuramente gli stessi benefit che probabilmente, forse, darà quest'operazione.

Il Trentino Alto Adige non si è assolutamente preoccupato di comprare le centrali, non si è assolutamente preoccupato di gestire la produzione e la distribuzione, si è semplicemente preoccupato di sostituirsi allo Stato nelle concessioni idroelettriche.

Il Trentino Alto Adige, con un trasferimento di potestà dallo Stato alle amministrazioni provinciali andrà ad essere l'interlocutore di quanti hanno attualmente in essere le concessioni, di quanti hanno le concessioni in scadenza, di quanti vorranno domani, a seguito di quella che è la liberalizzazione, andare ad intraprendere un'attività di produzione o di vendita dell'energia elettrica.

Ora, avere in mano la concessione della risorsa idroelettrica vuol dire avere in mano la possibilità di immettere sul mercato dei concorrenti che, in base al meccanismo del libero mercato, pagano un canone di subconcessione. Questa è un'operazione che poteva benissimo fare la Regione Valle d'Aosta perché comunque le prerogative statutarie ce lo concedevano, perché i decreti legislativi testé citati potevano portarci a percorrere una siffatta strada.

Il fatto che tutto ciò non sia accaduto viene giustificato come un attaccamento a questo concetto delle acque scritto nel nostro Statuto.

Noi abbiamo invece la sensazione che così non sia. Abbiamo la sensazione che sia per certi versi un errore di valutazione delle fonti di finanziamento e soprattutto dei compiti di un'amministrazione pubblica, degli spazi operativi che deve avere o non deve avere un'amministrazione pubblica.

Nessuno si è preoccupato in questa regione del fatto che la Telecom dismettesse il monopolio delle telecomunicazioni, a nessuno è venuto in mente di istituire una società mista a partecipazione regionale che gestisse il traffico telefonico regionale e questo mi sembra normale, perché se qualcuno fosse venuto in quest'aula a portare un siffatto disegno che impegnasse l'Amministrazione regionale per 800 miliardi, penso che sicuramente i commenti sarebbero stati diversi da quelli che invece stasera abbiamo sentito sulle acque. Ma cambiando il settore di intervento, non cambia assolutamente il ragionamento in termini economici.

La cosa che vogliamo fortemente criticare è il modo in cui si arriva a questo disegno di legge. Nell'accordo quadro ci sono due articoli: l'articolo 2 e l'articolo 3 che sono antitetici a quella che è la filosofia del decreto legislativo n. 79 di liberalizzazione. Noi leggiamo all'articolo 2, che definisce l'oggetto dell'accordo quadro, che con la stipula dell'accordo le parti intendono disciplinare le modalità e le condizioni in base alle quali Valle d'Aosta, e intendono l'Amministrazione regionale immagino perché Valle d'Aosta sta a indicare quella che sarà la partecipazione dell'Amministrazione attraverso Finaosta in questa società, divenga unica titolare dell'attività connessa a produzione.

Ora andiamo nei fatti a precludere la possibilità ad altri soggetti, se mai ve ne fossero, di impegnarsi in questo settore con risorse proprie, con finanziamenti propri e a limitarci a ricavare quelli che sono i canoni delle subconcessioni.

L'articolo 3 lo commenteremo dopo nel corso dell'esame dell'articolato della legge, ma diventa difficile capire quali siano le riflessioni che il Presidente della Giunta, che ha trattato in prima persona con l'ENEL, abbia fatto per convincersi della bontà di questa operazione.

L'articolo 9 parla di fissazione e aggiustamento del prezzo delle partecipazioni e il paragrafo 9.3 testualmente dice che le parti si danno atto che le valutazioni dei rami di azienda produzione e distribuzione contenuta nella relazione di stima, di cui all'articolo 2.343 Codice civile, effettuata dai periti nominati dal tribunale, non ha alcuna influenza sulla determinazione del prezzo e sui valori che ciascuna delle parti assegna alle operazioni previste nell'accordo.

Qui faccio una riflessione che impone una domanda: il prezzo è politico, Presidente? Ed è in aumento o in diminuzione, secondo quella che dovrebbe essere la stima dei periti nominati dal tribunale?

Ora, 800 miliardi riteniamo che non possano essere discussi con una legge che consta di una manciata di articoli e che è una legge di tipo meramente finanziario. Qui deleghiamo al potere esecutivo, alla Giunta, la gestione di 800 miliardi, non deleghiamo cifre così ingenti probabilmente nemmeno quando approviamo il bilancio, su argomenti che comunque hanno modo e possibilità di ritornare al controllo del Consiglio regionale. La legge in questione è una delega in bianco al potere esecutivo.

Se questa delega in bianco è forse comprensibile da parte dei Consiglieri di maggioranza, diventa difficilmente comprensibile da parte di chi, non avendo vincoli di maggioranza, è abituato a fare ad alta voce i propri ragionamenti.

Dicevo che l'articolo 3 dell'accordo quadro sarebbe stato commentato in sede di analisi della legge.

Il disegno di legge di finanziamento, si dice al comma 1 dell'articolo 3 dell'accordo quadro, rifletterà quanto previsto nell'allegato 11. Considerando che l'accordo quadro è stato scritto e sottoscritto dall'Amministrazione regionale e dall'Amministratore delegato dell'ENEL, ci viene da pensare che la legge finanziaria, che poi è una legge che dovremo andare a votare questa sera, sia stata ampiamente suggerita, concordata e ispirata dall'ENEL stessa. Potrebbe essere per certi versi un vantaggio per l'esperienza, per le risorse umane di cui l'ENEL dispone.

Ma la riflessione è un'altra: siamo abituati a vedere deliberazioni di Giunta su incarichi i più disparati, per le materie le più diverse, nei campi più diversi e molte volte anche su questioni minimali.

Se non abbiamo capito male, l'iter di istruttoria e di preistruttoria sotteso a questo disegno di legge è stato assegnato a Finaosta. Non sappiamo se Finaosta lo abbia gestito con quelle che sono le sue risorse interne, ma se così fosse, penso che se non altro un problema lo abbiamo risolto, nel senso che sappiamo che da oggi Finaosta è in grado di fare valutazioni, analisi e stime di tipo finanziario su problemi che hanno una grossa complessità e dal punto di vista contenutistico e dal punto di vista degli impegni e delle risorse finanziarie.

Su una cosa del genere obiettivamente ci saremmo aspettati un approfondimento maggiore perlomeno come coinvolgimento del Consiglio regionale, un approfondimento maggiore perlomeno della documentazione in possesso dei consiglieri.

Noi invece ci apprestiamo a varare un'operazione da 800 miliardi sul presupposto che probabilmente negli anni 2000-2002 aumenterà l'IRPEG, aumenteranno le entrate dell'IVA e così via.

Quali sono le valutazioni che ci portano a dire oggi, in un periodo dove la recessione sembra essere nuovamente dietro l'angolo, che l'IRPEG e l'IVA andranno ad aumentare per cifre considerevoli stimate intorno ai 18 miliardi nei prossimi due anni?

Se è più facile andare ad effettuare una previsione di diminuzione della spesa perché sta a scelte politiche fatte in base a risorse iscritte a bilancio, riteniamo che senza un'analisi preventiva sia quanto meno azzardato e poco fondato prevedere entrate in aumento per siffatte maniere.

Allora per cercare di arrivare a una conclusione di questa analisi fatta sul disegno di legge, vorrei solo ricordare che tra il 1870 e il 1890 in questa Regione, intesa non come amministrazione, ma come territorio, quando probabilmente il potere politico era meno invasivo, c'erano delle forme di intervento su settori che all'epoca erano pionieristici, perché sicuramente tali erano le cognizioni tecnologiche per quanto riguardava la gestione delle risorse idroelettriche e nascevano cooperative che ancora oggi operano sul territorio regionale, penso alla Cooperativa Forza e Luce di Aosta, penso alla Cooperativa di Gignod.

Oggi paradossalmente, quando la tecnologia, quando la scienza ha messo alla portata di più soggetti la possibilità di intervenire in questi settori, scopriamo di essere nuovamente prigionieri di un monopolio, un monopolio che oggi, con questo disegno di legge, ci apprestiamo a ratificare.

Non possiamo ignorare questi aspetti perché sono aspetti che vanno contro ai nostri principi economici, perché non riteniamo che sia compito della Regione vendere e produrre energia elettrica come non è compito della Regione gestire le bische, anche se si chiamano Casinò, perché non è compito della Regione gestire gli impianti a fune, perché non è compito della Regione in una parola condizionare l'economia di questa Regione.

Il Presidente della Giunta ha fatto un'affermazione importante e pesante all'Assemblea degli industriali, ma nei fatti ancora una volta smentisce sé stesso intervenendo pesantemente nell'economia regionale.

PresidenteLa parola al Consigliere Louvin.

Louvin (UV) La patience et l'amabilité des collègues, à laquelle je fais appel, leur permettra de m'écouter pendant quelques minutes pour quelques simples réflexions sur une décision aussi importante que celle que nous assumons en adoptant cette loi.

La matière est juteuse, la décision qui sera prise fera de sorte que ce Conseil sera rappelé par l'importance de cette décision dans les années à venir, apprécié ou contesté peut-être, le futur se chargera de dire dans quelle mesure le chemin emprunté aura été, comme aujourd'hui la plupart d'entre nous le croit, le meilleur.

Il me paraît cependant utile de porter quelques simples considérations qui se situent dans le cadre d'analyse qui a été ébauché par la présentation des rapports et notamment par la présentation du rapport du Conseiller Cerise puisqu'il me paraît qu'il a intelligemment mis en évidence toute une évolution de la question des eaux et dans le dernier siècle notamment de la question de l'énergie hydroélectrique comme un passage d'une conception patrimoniale des eaux, telle qu'elle était revendiquée au siècle passé, et qu'elle a été revendiquée jusqu'à la moitié de ce siècle, à une conception différente et qui, après la révolution amorcée au début des années '90, s'impose dans notre système politique et économique.

Nous avons revendiqué la souveraineté sur les eaux, pendant longtemps: l'enjeu, la discussion, la dispute entre nous et l'Etat était sur un droit régalien sur les eaux.

Or dans une certaine mesure ce débat s'est déplacé en conséquence d'une évolution qui avait lieu au-dessus de nos têtes par la soustraction à l'Etat même de ses compétences régaliennes qu'il nous avait à son tour soustraites.

Némésis de l'histoire, compensation ou vengeance, la Gauche italienne, qui avait fait dans les années '60 de la nationalisation des eaux un objectif primordial d'un projet politique, s'est trouvée malgré elle 40 ans après, dans la mesure et dans la nécessité de gérer la libéralisation de ce même marché.

Je ne pense pas qu'il y ait là un changement de cap d'une politique. Il y a là certainement, à niveau national, la prise en compte d'une nécessité, d'une évolution générale à laquelle ils ne pouvaient et nous ne pouvons de toute évidence nous soustraire, mais cette considération nous amène à contredire et d'une façon assez claire certaines réserves qui ont été émises tout à l'heure dans le débat.

Il a été notamment contesté par les collègues du groupe de Forza Italia qu'il s'agit, dans le cas présent et dans l'opération que le Conseil régional est en train d'avaliser, d'une véritable privatisation.

Qu'il me soit permis de leur faire remarquer qu'il y a une différence fondamentale entre deux notions de privatisation: il y a une notion qui veut que la privatisation soit la démission d'un bien de la part de l'Etat ou d'une collectivité publique aux bénéfices des particuliers, d'un immeuble ou d'un bien, comme il pourrait être aussi le cas de l'énergie, mais il y en a une autre et c'est celle dans laquelle nous nous situons qui est celle de la cessation d'un monopole. Et c'est bien autour de la cessation du monopole de production, importation, exportation, transmission, vente de l'énergie hydroélectrique que nous sommes en train d'agir.

Collègue Frassy, vous estimerez peut-être que c'est une distinction purement formelle, la question est capitale pourtant parce qu'il n'est plus question aujourd'hui d'être uniquement propriétaires. Il est question de gérer et d'intervenir sur des systèmes économiques en ayant abandonné cette ambition que nous avions dans le temps ou en tout cas de la modifier, d'être les arbitres du jeu de l'énergie hydroélectrique pour devenir - il faut le reconnaître - des joueurs sur le terrain, des joueurs qui ont le droit et le devoir de bien organiser leur jeu.

Nous avons entendu de votre part, et je m'adresse aux collègues de Forza Italia, car ils sont dans cette Assemblée les tenants les plus convaincus d'un discours d'observance rigoureuse de la déréglementation, de la mondialisation, de la concurrence, de la libéralisation des marchés, pour vous dire qu'à notre façon de voir la Région doit conditionner dans la mesure où cela est possible et légitime le jeu économique. Elle doit être un sujet qui intervient dans la mesure où cela est nécessaire, légitime et utile à la collectivité valdôtaine dont elle est au service pour rajouter de l'importance, de la valeur, de la qualité à notre action économique.

Vous êtes probablement parmi ceux qui effectuent le plus souvent et avec plus de conviction la technique indienne du Mantra: c'est la répétition continuelle de certains mots: "privato è buono, pubblico è cattivo" et en répétant cela on finit par croire que tout ce qui est dans le domaine des particuliers, dans leur gestion, dans leur disposition est bien et tout ce qui est fait par ou avec une participation déterminante de la collectivité publique est négatif.

Or, j'exprime à ce propos une exigence et c'est qu'il y ait dans cette Assemblée et en Vallée d'Aoste plus en général une conviction qu'il n'y a pas de la part de la collectivité publique un rôle purement arbitral, il y a une nécessité d'avoir un rôle de service de la collectivité pour pallier des interventions là où elles s'avèrent nécessaires, pour faire de sorte que les biens essentiels, disponibles seulement dans une mesure limitée ou qui ont une valeur stratégique, puissent être utilisés dans le cadre et au bénéfice de cette Communauté.

Vous savez pertinemment que le marché de l'eau, le marché de l'énergie et prochainement certaines espèces biologiques seront de plus en plus privatisées dans leur gestion. La bataille qui est menée à certains niveaux par une minorité brillante qui conteste les nouvelles règles de l'économie mondiale est une bataille à laquelle nous sommes très attentifs. Cela doit nous amener à considérer que les collectivités publiques ne doivent pas se retrancher dans un rôle purement passif, dans un rôle de spectateurs vis-à-vis d'une prédation internationale sur certains biens fondamentaux.

Nous sommes très conscients d'être des joueurs qui ne sont pas des colosses sur ce terrain, mais qui ont la nécessité et le devoir d'intervenir.

Attention à bien remarquer ce qui est en train de se passer dans la gestion des eaux dans plusieurs communes et collectivités locales: ces services "clefs à la main" fournis par de grandes entreprises, tôt ou tard certains biens fondamentaux pour toutes les collectivités dans nos Pays avancés, mais aussi dans les Pays du tiers monde seront contrôlés par le grand pouvoir financier international.

Dans cette situation il est devant nous un scénario différent qui est celui de ne pas vouloir abdiquer un certain rôle, mais de vouloir regagner un espace de man?uvre sur un terrain aussi stratégique que celui de l'énergie.

Il y a là un fait politique capital pour cette Région que nous avons le devoir de souligner.

Certes, dans ce cadre le Parlement, les assemblées ont de plus en plus des difficultés à être présents puisque cette matière nous échappe au point de vue de la complexité technique, de la complexité financière, de la connaissance des données mêmes du problème qui dépassent largement notre possibilité d'intervention.

Il y a là un passage supplémentaire à faire qui appartient à la fois à la classe politique et au futur gestionnaire des sociétés auquel nous confierons la production et la distribution de l'énergie.

La classe politique, la classe administrative, mais surtout la classe directrice de ces nouvelles sociétés devra rapidement acquérir ces compétences technologiques, financières, gestionnaires qui ont fait défaut à cette Région jusqu'à présent, la tête étant ailleurs, c'est-à-dire étant ailleurs les centres stratégiques, d'étude, d'évaluation. Nous avons vu avec combien de difficultés et par quels moyens il a fallu pallier à ces difficultés pour obtenir tous les éléments qui ont amené le Gouvernement à cerner la question de près et à pouvoir intervenir.

Or, il y a cette difficulté: de former et de former rapidement les cadres supérieurs de ces nouvelles sociétés.

Vous nous permettrez, Président Viérin, d'indiquer l'opportunité d'étudier ce qui s'est passé, il y a 40 ans, l'opération hydro-Québec: dans le Québec qui a mis en route une opération de très grande envergure, de la même nature que celle que nous faisons aujourd'hui, dans le continent nord-américain où la puissance des grandes sociétés qui monopolisaient le marché de l'énergie hydroélectrique est immense, on a su garantir au peuple québécois les instruments nécessaires pour son développement pour lui permettre cette fameuse révolution tranquille des années '60 qu'il l'a propulsé sur la scène internationale.

Il y a un problème d'acquisition du savoir-faire, mais il y a aussi un autre problème et là je crois que de cette Assemblée peuvent venir certains signaux encourageants, il y a un problème de confiance en nous-mêmes.

Il ne nous sera plus permis dès maintenant de dire que c'est aux autres de faire et à nous de juger; quand nous serons les acteurs par sociétés interposées nous aurons une très lourde responsabilité directe, immédiate, vis-à-vis de toute notre Communauté et ce discours de confiance en nous-mêmes pourra lancer une capacité de conviction dans nos propres énergies et capacités qui a jusqu'à présent très souvent fait défaut dans le domaine économique dans notre région.

PresidenteSe tutti sono d'accordo, possiamo sospendere un'ora adesso per riprendere alle ore 21,00.

La seduta è sospesa fino alle 21,00.

Si dà atto che la seduta è sospesa dalle ore 20,05 alle ore 21,23 e che dalle ore 21,23 riassume la presidenza il Presidente Louvin.

PrésidentLa parole au Conseiller Ottoz.

Ottoz (UV) Quelques petites réflexions sur le thème important de l'ENEL et de l'énergie et de l'achat de l'ENEL, surtout.

Presque tout a été dit, en faveur et un peu moins: un objectif historique, évidemment; la réalisation d'un rêve, sans doute; un fondamental pas de l'avant sur le chemin de notre autonomie énergétique, sûrement; la réalisation concrète d'un point important du programme de législature, il est bien certain; s'agit-il, donc, d'un acte courageux? Quelqu'un l'a dit, oui, très courageux.

Est-ce que nous sommes aujourd'hui en train de discuter sur notre politique énergétique future? Oui et non.

Oui parce que nous discutons d'un acte politique de grande envergure économique, un projet de financement, pour l'approuver.

Non parce que nous ne disposons pas de informations suffisantes sur ce problème.

Est-ce que le prix est bon? Un prix de référence pour des centrales, pour des systèmes de telle qualité, se situe normalement autour de 2 millions par kWh, l'ainsi dite: "potenza efficiente".

C'est un prix de référence qui peut être objet de discussion, on peut marchander sur la base de l'état des installations, leur niveau de technologie et leur charge de personnel en fonction du niveau de technologie.

Alors nous avons là pour la production cette centrale qui date de 1918 à 1922, sept centrales qui ont été construites de 1922 à 1943, dix centrales de 1947 à 1959 et la plus jeune qui est une centrale de 1966, donc l'âge moyen de ces centrales est à peu près 61 ans et quelque.

Evidemment, M. Guerrieri dans une audition a dit que: "? Les centrales électriques, si elles sont bien entretenues, elles durent cent ans?", mais tout cela, compte tenu qu'il dit aussi que: "? L'ENEL dans les dernières années n'a pas fait d'entretien ?" et donc qu'il prévoit, pour ce qui concerne la production, des investissements d'entretien extraordinaire qui font une courbe car ils sont très hauts au début et après ils diminuent "? de 48 milliards pour l'année 2000, 47 milliards pour 2001, 21 milliards pour 2002, 14 milliards pour 2003 et encore 14 milliards jusqu'à 2011 et après 19 pour 2012?" je ne sais pas pourquoi, donc une courbe descendante, ce qui fait que les centrales ont bien quelques besoins d'entretien.

On pourrait imaginer que dans un marchandage le prix pourrait se situer entre 2 et 1,5 millions par kWh de puissance "efficiente" et nous payons environ le plein prix, à peu près entre 1,8 et 1,9 millions.

Nous ne connaissons pas les détails, nous conseillers, et donc je répète la question: est-ce le bon prix? Nous ne le savons pas, nous l'espérons, nous y croyons. Avons-nous les éléments pour le savoir? Non.

Sommes-nous en conditions d'exprimer une évaluation sur le plan des financements, du retour de l'argent? Non et cela parce que Finaosta est une société à droit privé et nous n'avons pas les données.

M. Guerrieri toujours a dit que, pour payer le financement que la Région va faire de 800 milliards, on aura un retour fiscal et on le sait: 40 pour cent des ressources va venir de 70 pour cent des dividendes, alors ça veut dire qu'on aura des bénéfices, qui entre autres escompteront à l'avance le fait que la société devra rendre les autres 800 milliards de dette car l'enjeu est de 1.600 milliards, nous achetons avec 800 milliards une société qui a 800 milliards de dettes. Je simplifie enfin. Alors quel est le risque? Le risque est que s'il n'y a pas de bénéfices, il n'y a pas de dividendes et dans ce dernier cas il pourrait y avoir quelques petits problèmes, mais nous n'avons aucune raison de nous préoccuper car nous sommes sûrs que c'est une affaire à faire.

Nous avons dit que nous ne pouvons pas évaluer non plus le plan industriel car nous n'avons pas d'éléments, mais nous avons confiance. Nous savons qu'il faudra être plus royalistes que le roi dans le sens qu'on devra gérer comme et mieux que l'ENEL, on devra être plus spécialistes d'électricité que les spécialistes d'électricité pour que l'opération puisse bien marcher.

Evidemment nous voterons à faveur, convaincus.

M. Vicquéry pourrait nous expliquer ce qui signifie dans la vie de l'Hôpital l'ainsi dit: "consenso informato", c'est-à-dire, on explique au malade avant de l'opérer qu'est-ce qu'on va lui faire, quels sont les risques de la thérapie à laquelle il va être soumis. Aujourd'hui nous voterons en faveur, mais nous donnerons notre "consenso non informato" puisqu'on a peu de renseignements sauf les éléments dont j'ai parlé auparavant.

Mais nous votons pour le courage de cette initiative, nous votons dans la certitude que ce Conseil, une fois acheté les outils pour notre futur énergétique, une fois lancé cette initiative qui a nécessité jusqu'ici d'une très grande discrétion car les grandes affaires se font dans le grand silence, une fois fini la nécessité de discrétion, puisse reprendre son rôle et la population, non seulement l'économie, puisse jouir des avantages de notre autonomie énergétique.

Nous faisons donc un important acte de foi, nous sommes tous suiveurs de Saint Augustin, nous le faisons convaincus que le courage est nécessaire en ce moment même et surtout quand l'enjeu est si capital et, quoique nous ne possédions pas, nous humbles Conseillers, le cadre complet de ces informations, nous faisons aujourd'hui cet acte de courage avec vous pour devenir maîtres de notre futur énergétique.

PrésidentLa parole au Conseiller Lattanzi.

Lattanzi (FI)Credo che, dopo i commenti fatti dal Consigliere Ottoz, sarebbe troppo facile per l'opposizione strumentalizzare questo intervento.

Credo invece che non sia?

(ilarità dell'Assemblea)

? se mi lasciate parlare, magari lo strumentalizzerò e allora mi direte: "Ecco, lo hai strumentalizzato".

Credo che sarebbe troppo facile strumentalizzarlo, io invece voglio dare all'ultimo intervento, e poi ricollegarmi all'intervento del Presidente del Consiglio, anch'esso una perla in questa legislatura io ritengo, un significato diverso.

Qui l'unico coraggio che ho visto oggi è quello di qualcuno che ha avuto il coraggio di dire che bisogna avere il coraggio di avere fiducia perché per tutto il resto certe cose nei corridoi già ce le dicevamo e che questo Consiglio abbia bisogno di una rivalorizzazione se n'è parlato molto.

Nell'ultima commissione abbiamo disquisito anche sui compiti di questo Consiglio, tutti i consiglieri presenti anche in altri momenti hanno commentato come fosse necessario, opportuno che questa legislatura diventi la legislatura dove il Consiglio regionale si riappropria delle proprie funzioni anche se questo lo stiamo commentando forse sull'atto più significativo del contrario, per la portata finanziaria dell'atto, per l'importanza politica dell'atto, per l'esautorazione più evidente su questo atto del Consiglio regionale.

Quindi io credo che a chi ha avuto il coraggio di alzarsi oggi e di dire - non solo il Consigliere Ottoz, ma anche altri lo hanno fatto - che questa cosa per coraggio di maggioranza s'ha da fare, ma nella forma e nei contenuti si poteva disquisire, credo che vada dato atto a questi Consiglieri di maggioranza, per la prima volta dopo due anni lo voglio fare e li voglio ringraziare per questo, di aver dato una scintilla di speranza di democraticità e di valore a questo Consiglio regionale.

Detto questo, vorrei commentare invece il penultimo intervento che è stato una perla di questa legislatura, perlomeno per noi di Forza Italia, perché si è evidenziata una profonda differenza culturale, poi esternata fra noi e il Presidente del Consiglio e, visto che il Presidente del Consiglio non è soltanto un autorevole esponente istituzionale di questa Assemblea, ma ha anche un importante peso politico all'interno del suo movimento, credo che oggi per quanto ci riguarda si sia creato veramente quello spartiacque politico e culturale fra quelli come noi, che hanno la visione di una società valdostana, e fra chi, come il Presidente Louvin, ne ha un'altra.

A pagina 10 della relazione del collega Cerise c'è secondo noi l'aberrazione della politica regionale valdostana, quella aberrazione che ha portato gli industriali a cominciare a togliersi qualche prurito, al Presidente della Giunta a togliersi qualche sassolino dalle scarpe, proprio perché, visto che ha ancora tre anni e non ha più bisogno di nessuno, può anche cominciare a dire quello che pensa?

(interruzione del Presidente della Giunta, fuori microfono)

? sì, questa è la tesi di Forza Italia. No, questa è la tesi di Lattanzi.

A pagina 10 di questa relazione, dicevo, c'è l'emblema della paura che ha una parte della società valdostana rappresentata in maniera significativa dall'Union Valdôtaine, per la verità non da tutta l'Union Valdôtaine, ma da parte importante dell'Union Valdôtaine su quello che è il ruolo che questa Regione in un momento di grandi cambiamenti deve costruirsi per il suo futuro.

Vorrei leggere solo due frasi che mi aiutano a spiegare a voi il mio pensiero. Fra le motivazioni, a pagina 10, si legge che questo affare era da fare, altrimenti: "? l'ENEL avrebbe potuto inserire gli impianti e le varie strutture di produzione di energia elettrica nel programma di cessione, ponendole in vendita al miglior offerente; con la possibilità di avere, nel contesto regionale, diversi soggetti operanti nell'ambito della produzione? dell'energia elettrica. Alle difficoltà che avrebbe procurato la possibile frammentazione di questo sistema?" e qui ho aggiunto due punti interrogativi perché non ho capito quali "? va aggiunto il rischio dell'apertura ad operazioni speculative poco coerenti con gli obiettivi indicati nel piano energetico?" e questo è chiaro. Se non fosse che a pagina 17 il relatore ci spiega con dovizia di numeri, una cosa che non avevamo mai sentito, l'abbiamo sentita per la prima volta, qual è l'impegno che si assume questa Regione ovvero: "? Oggi noi impegniamo la Regione in una spesa di L. 800 miliardi per acquisire, nell'ambito della disponibilità di energia pulita:

- un settore produttivo che ha un fatturato di L. 250 miliardi/anno con un margine operativo lordo di L. 130-150 miliardi;

- un settore distributivo con un fatturato di L. 80-100 miliardi con un margine operativo lordo di L. 20-30 miliardi.

Essi generano in favore della Regione una resa, derivata dalla somma degli utili societari più i rientri fiscali, stimata in L. 120-130 miliardi/anno?".

È l'affare del secolo! Ma quale mai pazzo imprenditore, privato, avrebbe potuto essere allettato da un'operazione così interessante? Solo un pazzo. Solo un pazzo o un insieme di pazzi che non hanno neanche avuto la possibilità di disquisire su questo fattore, che non hanno avuto la possibilità neanche di approcciarsi a questa opportunità, a questa possibilità di diventare produttori e distributori di energia per i Valdostani.

Il Consigliere Ottoz nella sua relazione ha dato due indicazioni delle difficoltà nella valutazione tecnica del costo della produzione e della distribuzione e quindi della quantificazione dei siti produttivi, ha rilevato che dai dati che aveva in suo possesso secondo lui c'era una sovrastima, ma poi ha aggiunto che, non disponendo di parametri sulla base dei quali poter stabilire se il prezzo era eccessivo oppure no, in questo progetto bisogna crederci.

Al punto c) di questa relazione aggiunge il Consigliere relatore che sostiene questa delibera: "? la Regione o chi per essa avrebbe dovuto acquistare comunque le strutture dell'ENEL, o di chi all'ENEL fosse subentrato con l'acquisizione dei suoi impianti, volendo subentrare nelle concessioni, ma:

- senza la garanzia di poter acquisire tutti gli impianti e quindi rischiando l'unitarietà del sistema idroelettrico;

- con l'alta probabilità di superpagare gli stessi per rapporto ad uno stato di efficienza delle strutture.

Il regime di concorrenza, che sappiamo essere salubre per garantire l'efficienza delle aziende, in questo caso non va ricercato nell'ipotesi di mettere in concorrenza i vari impianti esistenti sul territorio regionale e gestiti da imprenditori pubblici o privati, diversi?".

Ci sono molte altre cose non condivisibili nella relazione, mi limito a queste.

Non so che società sognate voi, ma spero che cominci a nascere la consapevolezza che siamo in una situazione economica non voglio dire di assoluto privilegio, voglio dire di assoluta consapevolezza di risorse finanziarie che dobbiamo sostituire e mi riferisco a dei bilanci che andiamo a disquisire domani mattina quando parleremo del consuntivo 1999 che prevede già dei buchi con una prospettiva per il 2000 con dei buchi tre volte più grandi, con indebitamenti di 320 miliardi procrastinati ai nostri eredi, con altri indebitamenti di 800 miliardi procrastinati ai nostri eredi, tutto questo nel concetto che la piccola Valle d'Aosta sia fatta da persone che non siano capaci perché se non c'è la Regione chi farebbe un'operazione così?

E questo non è solo nell'ambito dell'energia elettrica, ma su tutti i settori dove interviene la Regione Valle d'Aosta la sensazione ad alti livelli, non dico a livello del popolo, ma ad alti livelli: di imprenditori, di commercianti, è che se non ci fosse la Regione a fare operazioni di questo tipo, ma chi le farebbe mai? Ma chi si prenderebbe un Casinò in quello stato? Ma chi si prenderebbe l'energia elettrica in Valle d'Aosta investendo 800 miliardi con ammortamenti o con finanziamenti tramite le obbligazioni di cui parlava il Consigliere Martin?

È normale che quando la Regione pensa di farlo in proprio pensi anche di emettere magari delle obbligazioni per finanziare il progetto di acquisto di un'operazione di questo tipo, ma potrebbe farlo benissimo anche una S.p.A., basta avere 5 miliardi di capitale sociale per emettere obbligazioni, peccato che poi c'è il problema di collocarle e di qualcuno che le compri. Perché noi abbiamo le triple A, ma dobbiamo ancora vedere sul mercato quando emettiamo un'obbligazione al tasso del 6, del 6,5 o del 7 per cento, comunque più competitive del mercato del credito che viaggia a triple A, più A, A, doppie, quanto noi siamo capaci a commercializzare le nostre obbligazioni, attraverso quali istituti, indicati a quali risparmiatori, vedere chi potrebbe essere interessato ad acquistare questi titoli.

Magari i fondi pensione che abbiamo appena istituito, quelli degli autonomi o quelli dei dipendenti, la FOPAVA, FOPADIVA, che hanno centinaia di iscrizioni, miliardi di raccolta? Pochissime adesioni.

Allora io credo che pensando alla nostra situazione, che si è cristallizzata nell'arco degli ultimi trent'anni per tutta una serie di situazioni che ci siamo trovati, anche giustamente: i nove decimi, i 500 miliardi del riparto fiscale sostitutivi dell'IVA e oggi si pensa di sostituire quei 500 miliardi con un'operazione di questo tipo, si debba partire da un presupposto: non può, e noi riteniamo che non può essere la Regione, il potere politico a pensare di dare alla Valle d'Aosta una continuità di benessere perché non è più così da nessuna parte del mondo, se non i Paesi socialisti o comunisti. Ed è stupefacente che la forza politica di maggioranza relativa in Valle d'Aosta, che si è battuta 35 anni, qualcuno dice da sempre, da quando è nata 80 anni fa, per l'autonomia, il federalismo, la sussidiarietà, poi sulla sussidiarietà vada in panne completamente e costruisca il centralismo regionale più potente del nostro Paese.

L'ultima intervista del Presidente del Consiglio pubblica alle televisioni esternava una preoccupazione per governatori - si riferiva a quelli del nord - sempre più potenti rispetto alle loro assemblee consiliari, ma da che pulpito! Ma da che pulpito quando presiede il Consiglio regionale più giuntocentrico dell'Italia! Ma da che pulpito!

Dobbiamo fare delle riflessioni sulle nostre economie future perché se tutte le riflessioni portano a che l'energia l'ha acquisita l'Union Valdôtaine oggi, credo che il futuro della Valle d'Aosta sia veramente poco edificante perché di questo stiamo parlando: 5 articoli con 800 miliardi che non danno alla Valle d'Aosta la produzione e la gestione dell'energia con dei benefici finanziari futuri per i cittadini piuttosto che per le imprese. Qui si sancisce un potere in mano al partito che oggi governa e che probabilmente pensa di governare all'infinito, indebitando le future generazioni per mantenere il controllo dell'economia.

Poi al di là delle esternazioni del Presidente della Giunta all'ultimo convegno degli industriali, esternazioni che, se fosse stata una situazione diversa potevano anche essere condivisibili, perché se fosse stato il Presidente della Giunta ad avere negli ultimi 15 anni spronato l'economia a liberalizzarsi e a rendersi indipendente, poteva anche essere credibile, peccato che è la stessa persona che fino a ieri li ha ricevuti nei suoi salotti e li ha aiutati in tutto e per tutto.

Allora io credo che la Valle d'Aosta che immaginiamo sia molto diversa da quella che ha descritto, al di là dei sofismi della privatizzazione, Presidente, quando lei dice che ci sono due privatizzazioni: no, lei è anche un uomo di diritto, di privatizzazioni ce n'è una, tutto il resto è nessuno, altrimenti continuiamo che c'è la mia privatizzazione, la sua privatizzazione, quella di Nicco e quella degli addetti stampa, ognuno ha la sua privatizzazione.

La privatizzazione nel diritto è una e lei che è un uomo non solo di cultura e di politica, ma anche di diritto, almeno su questi discorsi un po' meno di demagogia forse sarebbe utile per tutti. Di privatizzazione ce n'è una e qui in Valle di sicuro non esiste in termini di economia, su tutti gli aspetti più importanti, allora come stamani si dialogava su un'agricoltura che fosse incentivata, aiutata, ma che potesse diventare produttiva e quindi vendibile sul mercato perché questo è il nostro futuro, vale questo per tutti i settori.

Ma questo può avvenire non, come dice il Presidente, con la Regione che deve su certi argomenti condizionare l'economia; la politica, non la Regione, la politica dovrebbe, certo, condizionare l'economia con dei piani, dei programmi politici, ma non dovrebbe produrre l'economia, gestire l'economia, vendere l'economia e magari essere cliente lei stessa dell'economia che vende, gestisce, distribuisce e produce perché questo è il meccanismo nel quale ci siamo infilati negli ultimi venti anni e dal quale, se non ne veniamo fuori, l'unico produttore di ricchezza sarà la Regione.

Che diventerà anche il primo raccoglitore delle tasse dei cittadini, con le tasse dei cittadini creerà le condizioni per avere le imprese di Regione, per non dire di Stato regionale, e poi con le imprese di Stato regionale creare un'occupazione sociale di tipo statale-regionalista, che è peggio di quella statale, il regionalismo è peggio dello statalismo perché è più vicino al cittadino e quindi più opprimente, più soffocante dell'iniziativa privata e della libertà degli individui, per poi diventare il distributore della ricchezza, il fruitore della ricchezza in un circolo economico che non esiste, se non nei Paesi comunisti e abbiamo visto che fine hanno fatto.

Oggi siamo in una situazione dove il bilancio consuntivo che discuteremo domani, quello del 1999, comincia a far emergere in maniera devastante il problema della nostra economia, il volano della nostra economia che è assolutamente fuori dal mercato perché è sempre più chiuso nel nostro piccolo mercato, incapace di uscire e a vendere un solo prodotto fuori da Carema, incapace di collocarci nel mercato in maniera aperta, con tutte le chiusure oltre a quelle culturali anche quelle economiche, che a persone come noi, ad uomini liberali come noi, spaventa.

Ho visto nell'intervento del Presidente del Consiglio la paura, la paura di perdere il controllo, ma anche in buona fede perché si pensa e si crede in un modello che è quello dove il potere politico deve garantire la distribuzione del benessere, dove il potere politico deve farsi carico dei cittadini, della loro assistenza, della loro libertà, del loro benessere, dove il cittadino è il suddito, dove non è il cittadino che decide come portare avanti delle politiche nuove di incentivazione e di sviluppo, dove il cittadino è la persona che è incapace di iniziative imprenditoriali da 800 miliardi, che fruttano 250 miliardi l'anno, 130-150 miliardi di utile l'anno, così hanno detto gli stessi relatori che hanno presentato questo disegno di legge, dove il cittadino è incapace di gestire centrali del latte e produrre latte di qualità e prodotti di qualità in un mercato aperto e fatturare e fare degli utili, magari con il sostegno di un'Amministrazione che gli permetta di avere la struttura, magari anche agevolata, che gli consenta però di produrre sul mercato a livelli competitivi.

No, qui c'è una convinzione intrinseca nella cultura ormai consolidata che se non le fa la Regione le cose, lei che ha i soldi, ma chi le fa? E allora la presenza della Regione è sempre più soffocante.

A noi quella pagina 10 ha purtroppo confermato un'idea che ci eravamo fatti dell'Union Valdôtaine che, come partito, oggi è il primo detrattore del centralismo statale e il primo fautore del centralismo regionale. Vorrò vedere questa cosa come potrà continuare ad andare avanti perché non si può essere dentro intimamente per la sussidiarietà della serie: "lo Stato non faccia quello che la Regione può fare da sola", ma poi non essere in condizioni di dire: "la Regione non faccia quello che i comuni possono fare da soli, la Regione non faccia quello che l'economia può fare da sola".

Qui è esattamente il contrario. Non c'è stata nessuna azione della Regione, né nella Centrale del latte, né nel Casinò, oggi nell'energia e in tutte le attività, la Finaosta è in 42 società e chiedevo stamani al nostro collega di leggerle tutte le società nelle quali siamo perché quando le leggi ti rendi conto che le conosci e dove ne conosci una lei c'è, c'è Finaosta e c'è Regione, ma chi governa la Regione in questo momento non crede nel principio di sussidiarietà. Ne parla in maniera molto demagogica nei confronti dello Stato, ma si guarda bene dal pensare che i cittadini, in questo caso l'economia valdostana, possa essere in grado di trovare le risorse per fare un'operazione di questo tipo. Non si è neanche provato a vedere ma, come ha sottolineato il Consigliere Ottoz, ci si è limitati nelle segrete stanze a decidere di questa operazione e come dice questa relazione partendo dal presupposto che nessuno poteva fare un'operazione così e se si fosse fatta e invece che un operatore ci fossero stati due o tre operatori privati, sarebbe stato un grave danno per la società.

Quale, ci chiediamo, quale danno? Di vedere consorzi di cittadini che, diventati azionisti, producono e distribuiscono energia nelle loro vallate piuttosto che nelle loro comunità montane? È un danno? Perché? Perché non abbiamo fiducia che le persone possano fare da sole quello che noi possiamo lasciargli fare?

Questo è il sentimento che volevo esternare e chiedo scusa di aver preso ancora del tempo ai consiglieri su questo dibattito che capisco essere lungo e magari anche tedioso, ma quello che oggi rimarchiamo è che questa Regione ha veramente bisogno di libertà, io vorrei che questo Consiglio cominciasse a parlare in questa regione delle stesse cose che dice a Roma o che sostiene in rue des Maquisards piuttosto che nelle altre sedi di partito quando sostiene che si è per la libertà, per il federalismo, per la sussidiarietà, per le autonomie.

Vorrei che veramente si cominciasse a capire cosa significa tutto questo nella nostra regione, non più a Roma. Fra qualche anno Roma non conterà più, dovremo vivere del nostro. Credo che questa non sia la strada, noi riteniamo che questa non sia la strada e lanciamo questo urlo filosofico, culturale, ma anche molto economico perché le scelte poi determinano la vita dei nostri cittadini.

Le altre regioni che hanno capito questo si battono per liberalizzare le economie, creare bilanci che crescono perché aumenta la ricchezza dei cittadini abbassandogli le tasse. Qui non si parla di abbassare, non si prevede di abbassare, anzi si prevede di mantenere alti i livelli fiscali perché si ha necessità di finanziare la macchina pubblica, perché attraverso il finanziamento della macchina pubblica si finanzia l'economia ed è un volano che si chiude e muore su sé stesso.

PrésidentSi personne ne demande la parole, la discussion générale est close.

La parole au Conseiller Cerise pour sa réplique.

Cerise (UV)Avec l'intention de contribuer à faire de la clarté je veux dépenser deux mots sur le concept de libéralisation et de privatisation.

D'une façon provocatrice je voudrais poser au Conseiller Curtaz la question: est-ce que vous préfériez un monopole public ou un monopole privé? C'est en prenant note de la question que vous avez posée ce matin au sujet de la privatisation.

La Communauté européenne veut la libéralisation du marché de l'énergie électrique, processus que l'on obtient en augmentant les sujets qui sont capables de se faire la concurrence sur le marché.

Les sociétés que nous allons constituer ce sont des sociétés qui se placent sur le marché tout en se mettant en concurrence justement avec l'ENEL et avec les autres producteurs d'énergie électrique. Cela signifie libéralisation. De cette façon nous allons dans la direction voulue de la part de la Communauté européenne, c'est ce que vous avez souhaité justement.

En même temps nous allons réaliser la complète privatisation, laquelle commence: premier, tout en respectant l'autonomie des entreprises qui, face aux transformations de l'ancienne ENEL dans des entreprises privées, ont déjà eu un trend opérationnel de cette façon; deuxième, par la suite en mettant sur le marché les actions des sociétés, opération prévue après trois années pour la société de production et après cinq années pour celle de distribution. Cela veut dire privatisation.

Là ce sera aussi une opportunité pour le capital privé et surtout pour le monde industriel.

Cette opération devra être établie par le Conseil régional dont le rôle ce n'est celui de gérant des sociétés, mais celui de contrôleur peut-être et ça ce n'est pas interdit évidemment.

Si nous allons réaliser la privatisation en manque d'un processus de libéralisation, nous nous mettions dans les mains des privés qui auront le monopole sans faire l'intérêt public.

PrésidentLa parole au Président du Gouvernement, Viérin Dino.

Viérin D. (UV) Tout en remerciant ceux qui sont intervenus dans la discussion générale et qui sans doute, compte tenu de l'importance du thème que nous débattons aujourd'hui, ont rehaussé le débat au sein de cette Assemblée, je voudrais exprimer quelques considérations en essayant d'apporter des réponses aux différentes questions qui ont été soulevées, notamment celles de caractère général, de principe, celles qui définissent les finalités et les objectifs.

Si nous représentons des forces politiques différentes, il y a certainement une raison. Je considère qu'il est bien de faire ressortir ces raisons car parfois on a la tendance de se mettre tous sur le même plan et d'oublier quelles sont les raisons qui doivent nous pousser je ne dirai pas à faire partie d'une formation politique, mais à partager une certaine conception qui se traduit ensuite par des actes et par des décisions politiques.

Je n'aborderai certainement pas, même si le sujet est fort intéressant, les principes du fédéralisme et de la subsidiarité et préciserai que nous n'acceptons pas certaines leçons de fédéralisme et de subsidiarité de la part de quelques-uns qui aujourd'hui sont ceux qui prêchent ces principes peut-être pour un mariage d'intérêt, peut-être est-ce l'influence de la Ligue, positive dans ce sens. Nous sommes heureux de n'être plus les seuls à promouvoir ces principes et personnellement je suis aussi heureux et content, et je crois que le Président Louvin l'est aussi, de vérifier que nous sommes maintenant en bonne compagnie lors des conférences des présidents.

Paradoxalement, je me sens même, à cet égard, un peu conservateur. Nous verrons en tout cas les résultats, car il ne s'agit pas seulement de principes, mais il faut pouvoir les appliquer, tout en tenant compte d'un intérêt général. C'est la fonction politique d'une Assemblée régionale et d'un Gouvernement qui doivent exercer des fonctions ayant des retombées de caractère général sur toute la communauté et pas seulement sur une partie.

J'essayerai aussi d'éviter d'aborder des thèmes philosophiques: je ne suis un adepte ni de saint Augustin ni d'autres philosophes fidéistes. Je suis ici pour remplir une fonction politique et je côtoie des amis qui partagent ces options politiques sans les obliger d'un point de vue fidéiste à faire profession de foi. Je suis profondément laïque; je ne demande donc de profession de foi à personne parce que ce sont des pratiques et des méthodes d'église catholique.

Vu que le dialogue et la confrontation sont le sel de la démocratie, si quelqu'un ne partage pas certaines idées, qu'il soit au moins cohérent de le dire. Nous ne le tuerons pas, il ne subira aucune conséquence, ce sera un élément supplémentaire pour ouvrir finalement un dialogue et pour éviter, et je le dis à certains amis, de continuer à se voir tous les lundis pour rien.

Il y a un cadre de référence qui doit nécessairement être rappelé, c'est-à-dire le "décret Bersani", parce que s'il est vrai que la politique est l'art du possible, il est également vrai que la responsabilité d'un Gouvernement consiste à donner aujourd'hui des réponses à des problèmes existants aujourd'hui en tenant compte du contexte et des possibilités. Il est vrai, il y a un cadre de référence établi, il y a ensuite des prévisions et là nous ne sommes pas à même de donner des réponses précises. Nous formulons des prévisions qui sont fondées sur des données; nos prévisions sont prudentes et, dans certains cas, elles prennent en considération les hypothèses les plus défavorables. Mais, nous ne pouvons pas tout prévoir car si demain il y a un bouleversement, les données économiques vont se modifier.

Personne ne pouvait prévoir la tragédie du Mont-Blanc et sa fermeture. Je considère que c'est un peu forcé de lier ce que nous sommes en train de discuter avec les résultats financiers des années 80. Ce sont deux aspects totalement différents, et nous aurons la possibilité de le démontrer, vu qu'ils sont la conséquence de deux faits: l'un que nous avons subi, c'est-à-dire la fermeture du Tunnel du Mont-Blanc, l'autre que nous avons voulu, une action de politique économique menée pour soutenir notre système économique en général et pour éviter des retombées négatives pour les collectivités locales, les ménages, les secteurs économiques et productifs. Il y a donc ce cadre de référence qui nous a poussés à agir. Je cite, à ce propos, ce que la CREL a dit et qui reflète bien le problème que nous avons dû aborder: "? La determinazione dell'Amministrazione regionale di addivenire all'acquisizione di tutte le centrali idroelettriche ENEL, poste nel territorio della Valle d'Aosta, nonché delle linee di distribuzione, rappresenta un'occasione irripetibile?".

Et cela aujourd'hui. Je ne sais pas en 2010 ou en 2020. Je dois prendre une décision aujourd'hui, une décision qui soit cohérente avec des finalités que nous nous sommes fixées en tant qu'Assemblée régionale en 1998 en votant le plan énergétique régional où tout était déjà prévu. Aujourd'hui nous ne faisons que y donner application.

Nous donnons également application à un programme de majorité que nous avons présenté à cette Assemblée et que ceux qui constituent aujourd'hui cette majorité ont partagé. Et donc: "? un'occasione irripetibile per dotare la Regione di uno strumento indispensabile per una gestione programmata e pianificata delle fonti energetiche e del territorio in cui le stesse si inseriscono. Tale strumento permetterà inoltre di ricercare tutte le occasioni per garantire al tessuto economico valdostano?" et non pas uniquement à une partie, vu qu'il faut considérer qu'avec le secteur économique il y a aussi la communauté, les ménages, et qu'il faut donc tenir compte de ces éléments.

Et encore: "? per garantire al tessuto economico valdostano i vantaggi finanziari attesi che in prospettiva con l'evoluzione della normativa in materia potranno evolversi in senso ancora più positivo?".

Des perplexités ont été exprimée quant au prix de la négociation et donc de l'accord avec l'ENEL. Nous sommes à même d'affirmer qu'aujourd'hui, à notre avis, ce prix est un prix convenable, tout d'abord sur la base des comparaisons avec des négociations qui ont été effectuées ailleurs et ensuite sans accepter cette logique que si Kaiser Franz vend, c'est parce que l'affaire ne tourne pas. C'est faux; Kaiser Franz vend parce qu'il est obligé de vendre sinon il ne vendrait rien du tout!

Il est obligé tant il est vrai qu'en plus de cette vente il doit encore vendre 15 mille mégawatts, on le lui a imposé.

Si vous regardez le budget de l'ENEL privatisée, et je reviendrai sur cette notion, parce que là personne ne dit rien, l'ENEL est privatisée, alors nous irons voir quels sont les actionnaires de l'ENEL privatisée et, grâce au Président du Conseil, je citerai également quelques définitions de l'"Enciclopedia Garzanti dell'economia" quant à la notion de privatisation, vu que vous êtes les seuls à exprimer la vérité dans le domaine économique et les autres ne peuvent pas exprimer d'avis contraire.

Alors, s'il a vendu, c'est parce qu'il y était obligé, mais après cet accord, et l'Assesseur Ferraris peut le confirmer, la plupart des banquiers européens, des grandes entreprises européennes, des grandes banques et des sociétés d'exploitation d'énergie - j'utilise peut-être un mot un peu poussé - font la queue à l'Administration régionale parce qu'ils s'intéressent à cette affaire et seraient disposés à la racheter aussitôt, M. Ottoz?

(interruzione del Consigliere Martin, fuori microfono)

? non, j'ai dit: à acheter, je n'ai pas dit à nous prêter de l'argent et je reviendrai sur ce thème fort intéressant qui a été soulevé par le collègue Martin.

Il est vrai, nos centrales ont un certain âge; elles ont besoin de travaux d'entretien, mais dans le plan financier nous avons prévu ces interventions car non seulement elles sont nécessaires, et dans l'évaluation du business plan elles ont été considérées, mais elles nous permettront d'augmenter notre capacité de production, donc elles sont des investissements nécessaires et fonctionnels.

La rentabilité est assurée quant à l'opération par un retour économique et financier sur dix années et, à l'exception des deux premières années de pre-ammortamento, c'est une opération qui est un autofinancement. Et ce n'est pas Finaosta qui a préparé le projet de loi, M. Frassy, c'est l'Assessorat des finances de l'Administration régionale et donc les prévisions financières ont été faites par nos services sur la base de nos données et nos recettes et dépenses.

Le prix a été donc établi, a été fixé sur la base des données actuelles avec des prévisions prudentes et les plus défavorables. Le prix adopté comme référence concernant l'énergie est de 21 dollars le baril. Vous savez tous qu'aujourd'hui le prix du baril est de 30 dollars. Cela, pour souligner que les prévisions ont été prudentes et les plus défavorables, justement pour tenir compte de l'évolution du marché électrique.

De même nous avons pris en compte la baisse des tarifs, vu que avec la libéralisation du marché, il y aura une baisse et donc les données économiques et le planning financier prennent en considération cette baisse des tarifs.

Il y a ensuite le débat fort intéressant portant sur la privatisation, libéralisation, régionalisation, intervention de la Région dans cette négociation. Une remarque positive a été exprimée sur les temps de réaction de la Région et donc sur sa capacité de réponse et de décision. Si nous avions pris du temps, nous aurions manqué le coche, vu qu'ENEL aurait en tout cas vendu ses actifs en Vallée d'Aoste.

Nous n'avions pas dans ce cas spécifique d'alternatives, donc nous ne pouvons pas comparer de scénarios différents.

Par ailleurs notre intervention avait déjà été sollicitée par cette Assemblée. Je me rappelle que pour "le spezzatino ENEL" tout le monde nous sollicitait: "Faites attention parce qu'ENEL a déjà créé une société SOLE, "i punti luce" sont en train de partir, la distribution ira pour son compte, il y a trois sociétés, nous risquons le morcellement du secteur électrique au Val d'Aoste; donc il faut intervenir".

Très bien, mais intervenir comment? Voilà, la nécessité et l'urgence pour assurer ce que le collègue Cerise a mis en évidence: l'unité du secteur électrique au Val d'Aoste; c'est la seule possibilité pour maintenir ce système et de jouir de tous ses effets positifs: production, distribution, les points lumières, etc.?

Mais, à mon sens, certains essaient, je ne dis pas de nous faire prendre des vessies pour des lanternes, mais de mettre sur le même plan privatisation et libéralisation.

Je sais gré au Président Louvin de son intervention et là encore je cite - ce ne sont pas des idées pérégrines de l'Union Valdôtaine, de ceux qui vivent tout là haut, au nord de l'Italie; ils sont limités dans leur esprit, ils n'ont pas cette ouverture planétaire qui, aujourd'hui, voit tout le monde prôner la globalisation, la libéralisation -: "privatizzazione: espressione con la quale vengono indicati molteplici fenomeni fra loro distinti. Un primo uso dell'espressione viene fatto correntemente per indicare la dismissione da parte dello Stato e degli enti pubblici in genere di alcuni dei propri beni in favore di privati acquirenti. Non è dunque raro sentire parlare di privatizzazione di palazzi e terreni di proprietà di enti e pubblici soggetti. Più spesso ancora la parola in questione la ritroviamo utilizzata con riferimento agli enti pubblici economici e alle attività economiche, in tal senso si vogliono descrivere la trasformazione degli enti pubblici economici in società di capitali da un lato, la liberalizzazione delle attività economiche gestite in precedenza in regime di monopolio dall'altro?"

(interruzione del Consigliere Lattanzi, fuori microfono)

? M. Lattanzi, nous vous avons écouté avec attention; nous sommes là pour vous dire qu'il y a, et ce n'est pas l'Union Valdôtaine qui le dit, c'est l'"Enciclopedia Garzanti del diritto e dell'economia", qui, comme vous le savez, a été achetée par l'Union Valdôtaine, financée par l'Union Valdôtaine, et distribuée gratuitement à tous les Valdôtains. Maintenant avec la réglementation sollicitée par M. Curtaz nous ne pourrons plus le faire, mais c'est ainsi?

Mais, pour revenir à nos moutons, j'inviterais tout le monde à réfléchir sur la privatisation et sur ses conséquences pour vérifier si nous poursuivons l'intérêt général, ou l'intérêt de certains, légitime, mais au moins qu'on le dise. Et donc le clivage ne se fait pas entre ceux qui veulent ou ne veulent pas privatiser, mais entre ceux qui veulent privatiser dans une certaine direction et d'autres par contre qui veulent oui privatiser, c'est-à-dire pouvoir gérer d'une façon économique, avec des critères économiques le secteur productif avec une gestion de droit privé, mais qui veulent conserver l'identité de la culture occidentale pour ce qui est des services publics et pour ce qui est des secteurs stratégiques pour la communauté.

D'autre part, la libéralisation: là nous voulons jouer la carte de la libéralisation, mais en gardant la possibilité de décider nous-mêmes de l'avenir de cette Communauté, pour pouvoir tirer des bénéfices pour notre Communauté d'une ressource qui nous appartient.

Cette opération ENEL représente en tout cas un premier pas. Personne a souligné le fait que dans l'accord nous voulons porter en bourse les sociétés.

Le fait de coter une société en bourse est l'acte le plus évident de la privatisation de la société, car ce sera le marché qui jugera cette société et donc ses modalités de gestion qui seront examinées et jugées par le marché. Ceux qui voudront acheter des quotes-parts, pourront ainsi le faire et devenir actionnaires.

En tout cas la gestion des sociétés est importante, une gestion qui devra tenir compte de l'équilibre budgétaire de ces sociétés qui doivent faire des bénéfices. Ensuite, il faudra veiller à l'utilisation de ces bénéfices - et nous revenons donc au clivage - non pas pour une partie seulement, mais des bénéfices qui devrait être mis à la disposition de la collectivité tout entière. Il est vrai, il y a eu une évolution et un changement qui a touché non seulement le monde économique, mais qui a touché également le rapport entre l'économie, cette Assemblée, le rapport de cette Assemblée avec le Gouvernement et c'est un thème sur lequel nous sommes tous appelés à réfléchir.

Ce que je me demande c'est quelles sont les alternatives, vu que dans certains secteurs économiques une présence publique est nécessaire. Je peux même dire une participation, donc une société d'économie mixte avec participation des pouvoirs publics. Mais, est-ce que ce sont les assemblées qui doivent s'occuper de la gestion de ces sociétés? Je crois que tous les parlements du monde ont fait recours à des sociétés d'économie mixte de droit privé, et donc sans qu'il est eu expropriation de leurs pouvoirs.

Par ailleurs, nous avons présenté les objectifs, la méthode, le parcours et si nous lisons aujourd'hui le plan énergétique régional de 1998, nous retrouvons intégralement ce que nous vous proposons et ce que nous avons réalisé, nous l'avions, du reste, inscrit dans le programme de majorité.

Si nous voulions suivre des modalités différentes il y aurait quand même la nécessité de séparer les fonctions de l'Assemblée des fonctions d'un Gouvernement, il y aurait quand même l'exigence de définir les modalités d'intervention dans les secteurs économiques. Quand nous aurons répondu à ces questions peut-être trouverons-nous des modalités susceptibles de satisfaire les requêtes et les droits de chacun.

Quant aux modalités de financement, ce n'est pas que nous allons, exception faite pour les deux premières années, limiter les possibilités d'intervention de l'Administration régionale. C'est une opération effectuée en autofinancement, qui nous amènera des ressources supplémentaires.

Quant aux modalités de financement, nous évaluons actuellement les deux possibilités qui nous sont offertes: la première la contraction d'emprunts; l'autre, pour laquelle nous avons une préférence, mais nous devons d'un point de vue technique définir les modalités et en vérifier les possibilités d'utilisation, c'est celle que M. Martin nous a rappelée et sur laquelle il a appelé notre attention: des prêts en obligation. Nous prenons bonne note de cette sollicitation car nous croyons que c'est effectivement une modalité pour faire partager cette grande opération et donner ainsi la possibilité de convertir ces obligations dans des actions des différentes sociétés.

Pour ce qui est des retombées de cette opération sur l'économie valdôtaine, les exemples présentés lors de la discussion générale à mon avis ne collent pas. A Finaosta pour ce qui est de la Centrale laitière nous avons confié une étude, afin de nous fournir des éléments, sur la base desquels nous prendrons une décision après que nous ayons déjà fixé l'objectif à atteindre.

Pour ce qui est de la maison de jeu, et des résultats économiques, je défierais toujours M. Tibaldi sur la base des données, c'est-à-dire des recettes de la maison de jeu et de l'Administration, sur les effets positifs de la gestion extraordinaire.

Je voudrais néanmoins rappeler encore une fois les retombées économiques pour la communauté valdôtaine afin de préciser à mon tour - je pensais que Cerise l'avait déjà très bien fait dans son rapport - les deux problèmes: celui de la politique tarifaire et celui des consortiums, notamment le consortium hydroénergie, qui est un consortium d'autoproduction, sans oublier les consortiums des consommateurs.

Or, M. Frassy, si M. Letta, en tant que Ministre actuel, libéralise le marché et donc le seuil pour "i clienti idonei", ce sera 100.000 kW, un "condominio" pourra acheter l'énergie,?

(interruzione del Consigliere Frassy, fuori microfono)

? non, je regrette pour vous? mais en attendant les retombées de cet accord se révéleront positives pour les activités de production et pour les ménages; pour les premières et pour nos coopératives électriques le processus de libéralisation en cours devrait avoir deux conséquences.

Il devrait tout d'abord baisser le seuil actuel fixé par le "décret Bersani" pour les "clienti idonei", c'est-à-dire les clients qui peuvent s'adresser au marché pour acheter leur énergie, ce seuil est actuellement de 20 millions de kWh ou 1 million pour chaque membre d'un consortium et il devrait être progressivement ramené à 100.000 kWh, seuil nous permettant de négocier avec toutes les réalités productives valdôtaines. Et, M. Frassy, déjà aujourd'hui au Val d'Aoste il y a des "clienti idonei": Rivoira et Cogne sont déjà sur le marché de l'énergie. Les autres ne peuvent être présents sur le marché de l'énergie parce qu'ils n'atteignent pas ce seuil.

La société de distribution sera constituée à raison de 51 pour cent par ENEL et 49 pour cent par la Région, le "décret Bersani" ne nous autorisant pas actuellement à avoir la majorité dans cette société. Mais le mémorandum de 1999 et l'accord avec l'ENEL prévoient que la Région devienne également majoritaire au sein de cette société. Notre objectif demeure donc de devenir majoritaire aussi dans cette société et, avec l'approbation du décret d'application du Statut on pourrait le devenir avant les dates prévues.

Le décret d'application de notre Statut est actuellement à la discussion de la Commission paritaire; nous avons présenté nos propositions et nous attendons une réunion de la commission pour qu'elle les approuve et que le décret puisse être transmis à l'Assemblée régionale et au Conseil des ministres pour son approbation.

Le tarif fixé par l'autorité pour l'énergie et pour le gaz étant un tarif maximum, nous pourrons, si le processus de libéralisation se poursuit et toujours sans perdre de vue les contraintes budgétaires de la société, pratiquer une politique des tarifs différenciés et donc faire bénéficier les Valdôtains d'une énergie à prix avantageux. Cet accord enfin apportera d'importantes recettes à notre budget et ce, au bénéfice de la communauté.

Pour ce qui est des tarifs, la loi n° 481/95, "Istituzione dell'Agenzia per l'energia elettrica e per il gas", établit que: "? la tariffa è il prezzo massimo unitario di un servizio al netto dell'imposta?", ce qui permet "? di elaborare opzioni tariffarie per categoria omogenea di clienti vincolati nel rispetto del vincolo superiore rappresentato dalla tariffa unica nazionale?".

C'est cette possibilité que nous envisageons pour faire bénéficier les ménages des tarifs bonifiés.

Le Consortium hydroénergie, qui a été constitué en 1996 par 83 entreprises, est un consortium d'autoproducteurs, mais le problème aujourd'hui n'est pas celui de produire de l'énergie, c'est celui de la transporter.

Jusqu'à présent cela n'a pas été possible. C'est un des effets positifs de cet accord parce qu'à partir du 1er juillet 2000 les cinq premières entreprises valdôtaines pourront bénéficier de tarifs électriques avec un bénéfice moyen de 17 pour cent que nous considérons comme un premier résultat important.

Là, nous pouvons utiliser pour l'instant la centrale hydroélectrique de Verrès mais dès que nous disposerons de toutes les centrales et de la société de distribution, que nous aurons la possibilité de faire bénéficier nos consortiums d'autoproduction, et, avec la libéralisation du marché, nos consortiums de consommation, d'énergie à un prix avantageux. Si à cela nous ajoutons le fait que le seuil sera abaissé à 100.000 kW, vous voyez que ce ne sont pas de vains mots, mais ce sont des réalités qui auront une retombée effective pour ce qui est de notre économie.

Quant à l'objet de l'accord, il me semblait que cela était évident, donc je ne le reprends pas. Les immeubles que nous avons achetés sont par contre situés à Aoste, Châtillon, Pré-Saint-Didier et Verrès. Je le souligne pour M. Marco Viérin, car il ne savait pas où ils se trouvaient, vu qu'on renvoyait à l'annexe trois et donc il n'avait pas la possibilité de savoir où ils se trouvaient. Nous l'avons toujours indiqué?

(interruzione del Consigliere Viérin Marco, fuori microfono)

? M. Marco Viérin, j'ai été en IVème Commission et j'ai fourni la liste des 26 centrales et de l'objet de la négociation.

Encore deux remarques. Tout d'abord, pourquoi vous n'avez pas approuvé le décret d'application du Statut et ensuite négocié avec ENEL et enfin le Trentin Sud Tyrol est en train de négocier à un coût zéro.

Il est vrai, le Trentin Sud Tyrol a déjà son décret d'application. Par rapport au "décret Bersani" l'échéance des concessions a été établie 2010-2018, mais c'est un droit virtuel, sans possibilité de l'exercer parce que: "? a parità di condizione con domande di concessioni concorrenti?" je cite ce que M. Cerise a déjà affirmé "? al precedente concessionario?" donc pour le Trentin ENEL et EDISON "? dovrà essere riconosciuto un diritto di priorità in sede di rinnovo. Nel caso di subentro della Regione nella concessione di derivazione, il precedente concessionario avrà diritto a un indennizzo uguale al valore di stima di edifici, macchinari e impianti di utilizzazioni, di trasformazioni, di distribuzioni inerenti la concessione?".

Le Trentin est en train de négocier avec ENEL. Comme nous l'avons fait parce qu'ils craignent qu'en 2010 ou en 2018 ils n'aient plus rien à négocier! Nous avons été les premiers à conclure cet accord et là encore parce que: "? alla scadenza delle concessioni il subentro difficilmente potrà essere realizzato su tutti gli impianti, oggi si acquista un sistema di impianti con possibilità di sinergie e disporre oggi immediatamente di tutti gli impianti consentirà di sfruttare le opportunità offerte dal nascente mercato?".

Et donc ce n'est pas comme certains prétendent, qu'ils ne paieront rien. Si ils se comportent comme nous, c'est une raison supplémentaire du bien fondé de nos actions. En effet ils pourraient éviter de le faire, vu qu'ils ont déjà l'échéance en 2010 et pourtant ils le font et ils négocient.

En conclusion, il est vrai, là encore j'ai apprécié la sollicitation qui m'a été adressée par le Président Louvin, il sera important, après avoir réalisé cet accord, que nous nous penchions sur le savoir-faire. Je peux partager l'avis de ceux qui ont défini cet accord courageux, c'est un défi. Ce n'est pas que nous avons terminé, nous ne sommes pas à la fin d'un processus, nous sommes tout au début, mais nous avons créé les conditions pour que nous puissions décider nous-mêmes d'une véritable politique énergétique susceptible de répondre aux différentes exigences. Ce sera à nous maintenant de relever ce défi, de remplir ces conditions, de respecter ces objectifs.

Et, vu que nous vivons une période sportive, s'il est vrai que c'est une opération importante sur le plan financier: 1.650 milliards, c'est une opération importante surtout pour la communauté valdôtaine qui a ainsi repris possession de ses eaux et pourra utiliser cette importante ressource pour l'essor et le bien-être de tous les Valdôtains. Il est donc vrai qu'il s'agit d'un match important, mais c'est un match que nous pouvons jouer et c'est là le véritable enjeu. Sans cette opération nous aurons fait comme nous avons tous fait ce soir: nous nous serons assis devant la télé et nous aurons regardé quelqu'un d'autre jouer le match.

Nous, avec cet accord, nous avons la possibilité de jouer ce match et nous voulons bien le faire, nous, communauté valdôtaine. Je sais que c'est une relation qui vous déplaît, mais ici nous représentons tous la communauté valdôtaine; c'est vous qui avez toujours cet esprit partisan parce que vous vous sentez les représentants seulement de quelqu'un ou de quelque chose. Ce n'est pas notre attitude, ce n'est pas notre philosophie et donc c'est le match que la communauté valdôtaine peut et veut bien jouer.

PrésidentJe vous propose de procéder dans l'examen article par article et en explicitant les intentions de vote sur l'article 1er comme cela se fait d'habitude.

La parole au Conseiller Curtaz.

Curtaz (PVA-cU)Farò alcune brevissime osservazioni anche perché il dibattito è stato piuttosto lungo, impegnativo e per certi versi anche interessante.

Voglio subito cogliere l'occasione per un chiarimento alla provocazione che mi ha indirizzato il Consigliere Cerise: mi ha chiesto se preferivo un monopolio pubblico o un monopolio privato. Forse avrebbe dovuto chiedermi se è peggio un monopolio pubblico o un monopolio privato: è come chiedere se è peggio la fame o la sete. I medici dicono che è peggio la sete e quindi probabilmente un monopolio privato è anche peggio di un monopolio pubblico però, personalmente, e qui faccio un discorso un po' teorico, credo in un mercato che sia privato, che sia libero e nonostante ciò che sia soggetto a delle regole che deve dare il corpo politico, delle regole certe, precise e fatte osservare con rigore. Questo è in sintesi il mio modello di società dal punto di vista economico.

Una parola ancora la voglio spendere sulla disquisizione sulla privatizzazione perché è stato scomodato non so quale famosa enciclopedia del diritto e io penso che se questa cosa l'avessimo posta a uno studente di quarta ragioneria, - mi pare che in terza fanno solo diritto pubblico -, quello studente poteva già rispondere adeguatamente, perché la definizione meramente giuridica di pubblico e privato è cosa un po' diversa dal ragionamento che oggi cerchiamo di fare. Chiedo a uno studente di quarta ragioneria o dei geometri se un'attività economica, esercitata da una S.p.A., è pubblica o privata: se mi dice pubblica, lo boccio e se mi dice privata, lo promuovo. Questo va da sé. Se la medesima attività è esercitata da un ente pubblico, se l'allievo mi dice pubblica lo promuovo, se mi risponde privata, lo boccio.

Ma se poi, invece che il discorso strettamente giuridico, chiediamo allo stesso alunno se una S.p.A. che sia a partecipazione pubblica al 100 percento faccia un'attività pubblica o privata, credo che qualche dubbio possa venirgli. Allora potremmo dire che lo strumento è privatistico, da qui la definizione del Garzanti, ma che la politica gestionale è di carattere pubblicistico. Cioè: la S.p.A. diventa lo strumento privatistico in mano a una gestione pubblica. Mi sembra che questo sia talmente evidente che possiamo essere d'accordo tutti.

Se io parlo della Finaosta, è chiaro che mi occupo di una S.p.A. e quindi di una società giuridicamente di diritto privato però, essendo controllata al 100 percento dalla Regione, è una mano privatistica della mente pubblica regionale.

Questo per dire che è inutile giocare sulle definizioni, perché qui ci riferiamo invece a un concetto di tipo politico, altrimenti a rigore non si dovrebbe parlare neanche di privatizzazione dell'ENEL perché l'ENEL è una S.p.A. e cosa privatizziamo? È già, giuridicamente, un soggetto privato e invece si parla di privatizzazione dell'ENEL, perché si dà una valutazione politica al tipo di gestione. Che poi sia meglio o peggio, possiamo discuterne ancora delle ore, io facevo solo rilevare questa contraddizione.

Può essere anche suggestivo il fatto che, se non ho capito male - ne ha accennato il Consigliere Cerise e lo ha ribadito il Presidente della Giunta – ad un primo momento di liberalizzazione può seguire una fase di autentica privatizzazione.

Mi auguro che si realizzi quanto oggi è stato dichiarato come intento dal Presidente, cioè che a una prima fase segua una seconda fase di privatizzazione, questa sì vera, con la quotazione in borsa delle società di produzione e di distribuzione di energia in Valle d'Aosta.

Questa sì che sarebbe privatizzazione, ma fino a quel momento non parliamone perché ci prendiamo in giro. Questo per quanto riguarda i chiarimenti.

Ancora una battuta e poi vengo alla dichiarazione di voto. Forse perché era un po’ fuori tema, ma il Presidente, che pure ha risposto in maniera ampia a molte delle questioni poste, non ha speso una parola sul problema della democrazia che questa e altre operazioni pongono perché, quando parliamo di operazione della Communauté valdôtaine, poiché tutti, come ha ricordato il Presidente giustamente, rappresentiamo la Communauté valdôtaine, mi viene da dire che oggi la Communauté valdôtaine risulta sempre più rappresentata da S.p.A., sulle quali non c'è alcun controllo né da parte del cittadino né da parte in questo caso dell'Assemblea consiliare.

Rispetto alla dichiarazione di voto, la nostra indicazione sarà coerente con l'intervento che è stato fatto in apertura del dibattito, nel senso che noi rileviamo credo anche con una qualche onestà intellettuale, che vogliamo rivendicare, come questa operazione abbia dei lati positivi sotto il profilo dei principi, come ci siano delle cose rispetto alle quali occorre fare un atto di fede e a questo riguardo anch'io sono un laico, ma proprio da laico mi sarebbe piaciuto avere prima qualche dato in più per ragionare sulla redditività, sul prezzo, sulla necessità di opere manutentive, eccetera e invece su queste cose non abbiamo avuto dei dati esaustivi.

C'è poi il grosso rischio della gestione, che rimane aperto, che è stato sottolineato da più parti e che, a mio avviso, è il rischio peggiore di questa operazione, il savoir-faire, questo sarà il punto più delicato.

Dicevo, coerentemente con questa analisi a luci e ombre dell'operazione, il nostro voto sarà di astensione.

PrésidentLa parole au Conseiller Cottino.

Cottino (UV)Molto velocemente perché credo che il dibattito sia stato più che esaustivo.

Dico subito che, contrariamente a quello che magari qualcuno si aspetta, io non avrò scintille di democraticità, nel senso che, contrariamente a quanto si è detto, tutti hanno avuto la possibilità di documentarsi, e la possibilità di confrontarsi. Non è la prima volta che si discute di questo problema in quest'aula? e comunque vorrei ricordare a qualcuno che in occasione della relazione fatta dal Presidente della Giunta in IV Commissione erano presenti anche i Capigruppo e dunque in quella riunione tutti i gruppi che hanno voluto partecipare, non ricordo se fossero tutti presenti, immagino di sì, sono stati informati. Successivamente hanno avuto in mano la documentazione inerente all'accordo con l'ENEL di cui oggi si discute nel merito.

Nessuno afferma, neanch'io, di non avere assolutamente nessun dubbio per il domani, tutti ne abbiamo in quanto è un grossissimo problema che necessita e necessiterà continuamente una grande attenzione. Credo che su questo aspetto da parte del Presidente della Giunta siano state date le più ampie assicurazioni, parecchi degli intervenuti hanno fatto delle proposte, hanno dato dei suggerimenti, proposte e suggerimenti che anche nella replica del Presidente hanno trovato accoglimento, dunque credo che dovrebbero avere avuto soddisfazione.

Se invece a tutti i costi si vuol guardare all'accordo con l'esclusiva volontà di far le pulci a questa operazione, le possibilità ci sono sicuramente. Sarebbe però corretto che, quando si cerca di fare le pulci, non si cerchi a tutti i costi di dare lezioni, così come è stato fatto da parte di qualcuno, perché mi sembra un po' esagerata questa necessità di volersi sempre evidenziare anche a costo di sostenere cose diverse dalla realtà.

Andare a scomodare teorie come sussidiarietà, democraticità, come ha fatto qualcuno ci vuole veramente, permettetemi di dirlo, un bel coraggio. Un bel coraggio perché effettivamente nell'ideologia di base di certi raggruppamenti politici queste cose non ci sono mai state. Sono poi venute a galla un po' alla volta per necessità e, checché se ne dica, il comportamento, che è sotto gli occhi di tutti, credo porti all'opposto di quanto si cerca di far credere.

Pertanto, senza necessità di fare nessuna professione di fede particolare, il nostro gruppo non avrà nessunissima difficoltà di votare a favore di questo accordo, e non credo sia fuori luogo ritenere che il lavoro portato avanti finora sia stato un lavoro estremamente importante, interessante, che in futuro darà dei grossi vantaggi. E anche se qualcuno può avere dei timori di perdere la gallina dalle uova d'oro - questa è stata la definizione -, sono sicuro che questo accordo, pur non considerandolo la gallina dalle uova d'oro, porterà dei grossi vantaggi alla Comunità valdostana.

PrésidentLa parole au Conseiller Tibaldi.

Tibaldi (FI)Non siamo cultori della tecnica indiana "Mantra" in quanto preferiamo approfondire un'altra filosofia orientale che si chiama "Tantra". Invitiamo eventualmente il Presidente del Consiglio a informarsi e ad approfondirla anche lui, perché dà particolare soddisfazione. Diciamo però che non è che siamo così manichei, secondo quel principio in base al quale tutto ciò che è privato è bello e tutto ciò che è pubblico è brutto, come ha detto il Presidente Louvin.

Crediamo semplicemente che laddove ci sia il mercato, ci sia libertà; naturalmente un mercato che deve essere temperato da regole, forse non quel mercato inteso nella formula primordiale da Adam Smith o da Riccardo, il cui concetto doveva ancora evolversi nel tempo. Dove c'è mercato c'è libertà, circolano non solo merci e servizi, circolano anche idee e pensieri e questo rappresenta uno dei nostri principi fondamentali: la libertà.

Di libertà ne vediamo ben poca nell'impostazione politica che è stata data a questa operazione di regionalizzazione dell'ENEL in Valle d'Aosta.

Si passa dal monopolio statale del 1962, si arriva alla liberalizzazione proclamata nel 1992 e nel 2000 la Val d'Aosta salpa per il conseguimento di quel monopolio regionale, di quel monopolio amministrativo, di quel monopolio burocratico, di quel monopolio politico del comparto elettrico.

Ne è una testimonianza chiara l'articolo 2 dell'accordo quadro, citato anche dai miei colleghi. Ma non solo. Dagli anni '90 in avanti è stata applicata una sorta di moratoria da parte della Regione sulle concessioni idroelettriche minori, moratoria che oggi viene codificata e sancita in maniera più ufficiale e più estesa attraverso questo provvedimento che va nella direzione dell'unicità della produzione e se possibile dell'unicità della distribuzione.

Siamo convinti di una cosa: che l'operazione elettrica potrebbe essere un business, ma potrebbe esserlo se costituita secondo altri schemi.

Lo schema della regionalizzazione attraverso Finaosta non è privatizzazione e ce lo ha confermato lei, Presidente, quando ha letto la definizione del vocabolario Garzanti: privatizzazione coincide con quello che sosteniamo, cioè il passaggio di un bene da un ente pubblico a un soggetto privato o, nel caso di aziende, da un ente pubblico economico a una società di capitali.

Lei mi dirà: "Ma qui c'è una società di capitali, è Finaosta". Sì, però agisce in gestione speciale, ovvero come mandatario fiduciario della Regione Valle d'Aosta ovvero fa le funzioni dell'ente politico. Non agisce come una S.p.A. secondo un criterio privatistico, ancorché partecipata al 100 percento dalla Regione.

È vero, Presidente Louvin, quando lei dice che i beni essenziali, come l'acqua e l'energia, e i servizi pubblici devono essere in quanto possibile gestiti dall'ente pubblico, ma a condizione che vengano gestiti secondo criteri di economicità e che effettivamente eroghino anche un beneficio diffuso. Questo sarà tutto da vedere, è una sfida che vi siete assunti e di cui noi saremo i principali controllori, perlomeno fin quando ci sarà una rappresentanza a controllarvi.

Il Presidente Viérin ha detto che se Tatò ha venduto, è perché era obbligato a vendere, lo dice la legge. Se la Regione ha acquistato è perché era obbligata ad acquistare? Era obbligata ad acquistare adesso? Era obbligata ad acquistare a queste condizioni? Era obbligata ad acquistare in assenza di norme di attuazione definite?

Queste risposte non ci sono state date. Sta di fatto che anche la liberalizzazione è negata perché l'ente concedente, la Regione, potrà continuare a controllare tutte le concessioni nel settore idroelettrico. Che interesse politico ha la Regione un domani a dare concessioni ad altri privati? Perché rischiare di condividere il mercato dell'energia con privati che possono essere scomodi?

Che problema c'era se Tatò vendeva le centrali e di conseguenza la produzione ad altri privati? Si rischiava di perdere un business, mi potrebbe obiettare il Presidente della Giunta. Ma questo business non poteva magari essere organizzato diversamente coinvolgendo anche privati che qui in Valle d'Aosta stanno lavorando? Oppure sono troppi 800 miliardi? O forse conveniva farlo in via esclusiva perché il potere politico così ha la titolarità della gestione del comparto elettrico?

Per quanto concerne poi il discorso della quotazione in borsa, questo ci sembra assolutamente contraddittorio con una parte dell'articolato, perlomeno le tappe primarie che volete portare avanti secondo il calendario che avete fissato. Come potete dire che volete quotare in borsa la società quando il primo obiettivo è quello di arrivare al 51 percento del controllo della società di distribuzione? E ancora quale parte di capitale pensate di collocare in borsa: quello dell'ENEL? Lo colloca l'ENEL? Oppure lo collochiamo noi?

Ci fa pensare anche un silenzio, un silenzio "assordante" che c'è stato in quest'aula oggi: quello dell'Assessore all'energia.

L'Assessore ha perso l'energia, mi suggerisce il collega Frassy. È un silenzio inatteso, perché ci aspettavamo anche un suo intervento, d'altronde anche il filo rosso che ci collega con Roma è lei, è il suo partito, però non siamo riusciti a capire se la vostra posizione è di silenzio-assenso oppure sta mascherando un disagio che è meglio non esprimere in questo momento. L'Assessore sorride, magari ci farà una dichiarazione di voto lui a nome del suo partito, o ci farà capire se condivide o non condivide o se condivide solo in parte?

(interruzione dell'Assessore Ferraris, fuori microfono)

? basta la dichiarazione di Cottino? È sufficiente quella?

Tutta l'impostazione così definita non può convincerci. Rimarremo sentinelle attente di questo processo di regionalizzazione che non porta in questo momento alcun beneficio all'utenza, tantomeno a quella utenza vincolata di cui si è parlato tanto. I clienti vincolati non hanno in questo momento alcuna opportunità e quando si parla di clienti vincolati ci riferiamo al 99,5 percento di quelli che sono i consumatori in Valle d'Aosta.

Per queste ragioni il nostro voto sarà contrario.

PrésidentLa parole au Vice-président Viérin Marco.

Viérin M. (Aut)Non posso non ripartire da quella che è stata la critica che abbiamo sempre fatto, perché qualcuno qui oggi ha detto che non era logica e dimostrabile perché i dati c'erano; io continuo a dire che la metodologia non ci è piaciuta, non è una metodologia per riportare al centro del dibattito l'istituzione Consiglio.

Quando il Presidente della Giunta ci dice che l'elenco delle proprietà, quindi l'articolo 3, l'allegato e così via, c'era, gli ricordo che gli allegati alla bozza sono 31 e oggi nell'intervento in discussione generale ne ho richiamati una decina per dimostrare che senza allegati non si può fare nessuna valutazione.

Voglio ricordare al Presidente della Giunta che il suo Capo di Gabinetto, trasmettendomi in data 15 maggio quanto da me richiesto, cioè la documentazione, quando tale documentazione la Giunta l'aveva già approvata in una delibera in data 19 aprile, mi ha inviato essenzialmente la bozza provvisoria senza nessun allegato.

Infine ricordo al Consigliere Cottino che il sottoscritto, anche se non è membro della IV Commissione, ha partecipato lo stesso alle riunioni, ma quando ha visto l'andazzo se n'è andato perché non sono state date le notizie da noi chieste per ragioni di riservatezza e io ho anche detto che si poteva capire che ci fosse riservatezza su alcune cose, ma che tale riservatezza non era possibile avanzarla sempre, qualunque cosa si chiedesse.

Non sono stati dati neanche lì gli allegati e voglio ricordare al collega Cottino che se anche qualcuno della maggioranza ha detto che effettivamente c'è stato un po' il segreto nel cassetto, questo conferma quanto da noi denunciato. Non possiamo dire che l'argomento è stato dibattuto in IV Commissione, che lì si è detto tutto, che si sono messi a conoscenza tutti i partecipanti su qualsiasi cosa chiedevano perché non è vero. Questo per dovere di cronaca.

Vorrei parlare anche dell'iter dal punto di vista della conduzione di questa trattativa. Come Autonomisti abbiamo portato in quest'aula già a inizio 1999 la richiesta di poter dibattere di tale problema in quest'aula e l'abbiamo ripresentata più volte; alla fine - sempre per rispondere al Presidente della Giunta - abbiamo proposto una mozione ad ottobre 1999 dove non abbiamo detto che non si doveva continuare a trattare con ENEL perché un domani si giungesse a un accordo, ma bensì ?.. e vi rileggo la sostanza: "dopo aver richiamato l'accordo definito con il memorandum di intenti, considerato che sarebbe un grave errore concludere un accordo definitivo con l'ENEL S.p.A. prima che siano state definite con le norme di attuazione le nostre future competenze statutarie e quindi i diritti della Comunità valdostana sull'utilizzazione delle acque pubbliche a scopo idroelettrico, si impegnava la Giunta regionale a non concludere nessun accordo definitivo con l'ENEL S.p.A. prima che siano state definite le norme di attuazione inerenti le nostre future competenze statutarie sull'utilizzazione delle acque pubbliche a scopo idroelettrico".

Quindi non abbiamo chiesto di non continuare a trattare per un domani arrivare anche al dunque, chiedevamo che prima però si avesse il coraggio di dire allo Stato italiano: "Noi chiudiamo con l'ENEL, ma tre giorni prima ci firmate il decreto sulle norme di attuazione" ed è quello che è successo per il Trentino, Presidente: il Trentino ha voluto prima le norme di attuazione e adesso chiuderà l'accordo con ENEL.

Questa è stata una linea che abbiamo sempre sostenuto, che non si discosta di tanto rispetto a quella sostenuta dalla maggioranza, ma che vuole ribadire le competenze statutarie dei Valdostani e il Trentino farà l'accordo anche con ENEL, però ha seguito la strada che abbiamo delineato noi, ha voluto con forza prima le norme di attuazione, fatte quelle, adesso è pronto a trattare con ENEL.

Ma non sono convinto che il Trentino andrà a chiedere all'ENEL: "Per favore fai l'accordo con noi" perché non mi risulta proprio che sia andato lì ad elemosinare in questi giorni di fare l'accordo, intanto il Trentino ha le norme di attuazione firmate e con quel coltello dalla parte del manico andrà a trattare con ENEL. È questa la diversità tra l'iter seguito da questa maggioranza e quello che noi abbiamo sempre sostenuto, quindi noi non abbiamo mai detto di non andare avanti in questo progetto, chiedevamo un iter diverso, di dignità diversa dimostrando le nostre competenze statutarie.

Detto questo, vorrei richiamare i due o tre dubbi che invece noi abbiamo su questo tipo di accordo. Il Presidente ha ribadito che il prezzo è stato fatto con le previsioni più sfavorevoli per la Regione e che nello stesso tempo Finaosta è stata molto prudente. Su questo non possiamo che confidare perché non avendo i dati non possiamo fare neppure un certo tipo di raffronto per capire se questo risponde a quanto dichiarato dalla Giunta o meno. Su questo non possiamo far altro che un atto di buona fede o, come qualche altro Consigliere ha detto, non possiamo che prenderne atto.

Invece sul dubbio in merito all'operazione fatta in autofinanziamento, abbinata al discorso delle ricadute sulle tariffe, non possiamo essere d'accordo. Il dubbio si è ancora allargato perché se si vuole fare un discorso di autofinanziamento e lo si pensa di fare in 10-12 anni, come ha detto il relatore, mettiamo anche 15, non si può pensare che questo sia il periodo di tempo necessario per rientrare degli 800 miliardi; dimenticandosi anche degli 850 di Finaosta. Pensiamo forse che i denari pubblici siano solo gli 800 della Regione? I denari pubblici sono anche gli 850 di Finaosta perché se tecnicamente non sono della Regione Valle d'Aosta, materialmente sono della collettività valdostana e quindi se ragioniamo su 1.650 miliardi, non è pensabile che si possa rientrare in 12 anni.

In più cosa succederà? Che se si vuole rientrare, non si potranno fare delle tariffe che vengono incontro alle necessità della nostra gente. Condivido sul fatto che ci siano le strade per avere delle tariffe interessanti non solo per le imprese, ma anche per le famiglie valdostane; però non condivido che in 10-12 anni sarà autofinanziata tutta l'operazione perché tecnicamente è impossibile e su questo vorrò avere conferma anche da Finaosta non appena l'accordo metterà gambe perché o si fanno tariffe che vanno verso la necessità delle famiglie e delle imprese valdostane oppure si applicano le tariffe di mercato per poter rientrare dei soldi investiti.

Infatti gli altri denari che entreranno in più saranno: i nove decimi dell'IVA perché quelle società avranno la ragione sociale in Valle d'Aosta, gli eventuali utili di esercizio che possono provenire solo dalle tariffe, e la tassazione delle plusvalenze (nove decimi sulle plusvalenze dei passaggi societari che possono essere al massimo 160 miliardi).

Questi dati ce li ha forniti Finaosta in IV Commissione, quindi non è che si può rientrare dei 1.650, che poi plasmati su 10-12 anni diventano più di 3.000 miliardi.

Sul discorso dell'attenzione che abbiamo chiesto per la futura gestione delle società mi pare che il Presidente abbia condiviso la nostra preoccupazione ed abbia detto in maniera chiara che è un problema che anche la Giunta ha ben presente, quindi porrà molta attenzione al fatto della gestione delle società. Queste sue parole ci danno conforto su questo tema e concordiamo.

In sintesi noi da un anno e mezzo avevamo detto di fare comunque qualcosa sul discorso ENEL, come ha riconosciuto lo stesso Presidente nel suo intervento, però abbiamo sempre detto che volevamo che fosse seguito un iter diverso cioè, una volta approvate le norme di attuazione, si poteva fare anche l'accordo con ENEL. Questa è stata la differenziazione che ci ha caratterizzato, inoltre conserviamo i nostri dubbi sul rientro economico, quindi non possiamo votare oggi a favore di questo provvedimento, pertanto il nostro voto sarà di astensione.

PrésidentJe soumets au vote l'article 1er:

Conseillers présents: 33

Votants: 26

Pour: 23

Contre: 3

Abstentions: 7 (Beneforti, Comé, Curtaz, Lanièce, Marguerettaz, Squarzino Secondina, Viérin M.)

Le Conseil approuve.

Je soumets au vote l'article 2:

Conseillers présents: 33

Votants: 26

Pour: 23

Contre: 3

Abstentions: 7 (Beneforti, Comé, Curtaz, Lanièce, Marguerettaz, Squarzino Secondina, Viérin M.)

Le Conseil approuve.

Je soumets au vote l'article 3:

Conseillers présents: 33

Votants: 26

Pour: 23

Contre: 3

Abstentions: 7 (Beneforti, Comé, Curtaz, Lanièce, Marguerettaz, Squarzino Secondina, Viérin M.)

Le Conseil approuve.

Sur l'article 4 la parole au Conseiller Frassy.

Frassy (FI)Penso che sull'articolo 4 qualche riflessione supplementare, nonostante l'ora tarda, vada fatta anche perché domande precise erano state poste in sede di discussione generale, il Presidente della Giunta nella sua replica ha confermato la totale paternità di quella che è stata l'impostazione finanziaria da parte degli uffici dell'Amministrazione regionale e probabilmente confermando questa paternità ha implicitamente dato delega all'Assessore alle finanze di illustrarne i dettagli ed è all'Assessore alle finanze che rivolgo in sintesi i quesiti che avevo posto in un ragionamento più politico.

Se lo stato di previsione della spesa in diminuzione non è contestabile perché sono valutazioni di tipo politico su capitoli che per certi versi hanno già delle previsioni e possiamo anche prendere piacevolmente atto che le opere stradali verranno diminuite di svariati miliardi e forse anche i colleghi dell'Ulivo nella componente più verde possono prenderne atto con soddisfazione, se prediamo atto che le minacce fra virgolette del Presidente della Giunta qualche giorno fa si concretizzano con uno striminzito taglio nei contributi alla ricerca del settore industriale, striminzito perché sono 300 milioni e di conseguenza sulle previsioni in diminuzione al di là di questo commento poco altro ci rimane da dire, diverse sono le considerazioni che facciamo sulle previsioni in aumento dell'entrata.

Capitolo 1.210: sono le quote fisse di ripartizione sul gettito dell'IRPEG; ho notato nell'esaminare il consuntivo che andremo poi ad approfondire domani che la previsione del 1999 rispetto al consuntivo ha una contrazione di oltre il 20 percento. La previsione in aumento per gli anni 2001-2002 ha rispetto al consuntivo un aumento del 25 percento sull'IRPEG. Immagino la risposta: "Riapre il tunnel".

Che riapra il tunnel ce lo auguriamo tutti, sul fatto che si possa ipotizzare un più 25 percento rispetto al consuntivo 1999 ce lo dovrebbe però argomentare meglio l'Assessore anche perché, rifacendoci sempre all'autorevole sede degli industriali valdostani, mi sembra che sia emersa in maniera abbastanza chiara l'affermazione che il tunnel alla fin fine non ha penalizzato l'occupazione e se non ha penalizzato l'occupazione, probabilmente non ha neppure penalizzato la produzione che è poi quella che fornisce il gettito IRPEG, perlomeno a livello di industria.

Altrettanto dicasi per il capitolo 1.300 che riguarda l'IVA che ha una contrazione significativa nel consuntivo 1999 e che prevede una contrazione che, se non sono sbagliate le percentuali ricavate a tarda ora, dovrebbe essere addirittura inferiore al 50 percento e che ha un aumento di entrata nel biennio 2001-2002 del 5 percento. Qui ricordo all'Assessore che il problema dell'IVA dovrebbe essere sganciato dalle riflessioni sul tunnel per le note vicende che hanno dato alla Valle d'Aosta un pacchetto a trasferimento predeterminato per l'IVA che veniva meno a seguito della caduta delle barriere doganali nell’area U.E..

Ho invitato l'Assessore a rispondere, ma se vuole dare un supplemento di risposta il Presidente della Giunta, penso che il Presidente del Consiglio non abbia problema ad allargare il dibattito sull'articolo 4.

Il capitolo 9.905: "Recuperi di somme giacenti sulla gestione speciale Finaosta derivanti dai rientri dei finanziamenti concessi" ha dell'incredibile, non so cosa sia successo nel 1999, so solo che i dati mi dicono che, a fronte di una previsione di 12 miliardi, è entrato qualcosa come 947 milioni e la previsione nel biennio è di far entrare un maggior gettito di 14 miliardi.

Noi sappiamo che la matematica molte volte consente di fare ragionamenti che difficilmente poi riescono ad essere afferrati per chi probabilmente non ha questa dimestichezza, però noi vorremmo capire, al di là degli equilibrismi sui numeri, quali sono le valutazioni sostanziali che stanno alla base di questa impostazione perché un'impostazione del genere, stante i documenti e le considerazioni che abbiamo fatto, allo stato dei fatti ci sembra quanto meno spericolata, spericolata come riteniamo l'indebitamento degli 800 miliardi.

PrésidentLa parole à l'Assesseur au budget, aux finances et à la programmation, Agnesod.

Agnesod (UV)Comincio dall'ultimo, capitolo 9.905: "Recuperi di somme giacenti sulla gestione speciale Finaosta derivanti dai rientri dei finanziamenti concessi". Credo che ci sia stata poca attenzione oppure non ci si ricordi più che abbiamo votato questo bilancio quest'anno nel quale è previsto il recupero di 15 miliardi da somme giacenti sulla gestione speciale Finaosta, quindi nel 2002, tenendo conto che l'accordo decorre dal 2001, sicuramente la Finaosta ha delle risorse giacenti presso i suoi fondi nella gestione speciale per cui si possono recuperare i 14 miliardi. Questa è una programmazione normale, pertanto è prevista la possibilità di usufruire di questi fondi?

(interruzione del Consigliere Frassy, fuori microfono)

? no, c'è il prelievo. Per quanto riguarda le quote di ripartizione sul gettito dell'IRPEG, questo nel 2002, c'è da dire una cosa su questo aspetto. Se facciamo un'analisi della situazione di queste tasse e del sistema economico in Valle d'Aosta, è sufficiente che un'azienda di una certa dimensione cominci a contribuire attraverso i prelievi di tasse di questo tipo per riuscire a dare dei gettiti che sono importanti nel nostro bilancio e che creano delle percentuali di differenza notevole rispetto alla situazione in precedenza. Dal 1° gennaio 2000 c'è un'azienda, la Heineken che versa IRPEG che non versava invece negli anni precedenti perché era in una fase in cui non aveva utile.

Oltre a questo c'è da dire che dal 1° luglio 2001 queste società avranno sede in Valle d'Aosta, ora l'ENEL è a Roma, le bollette le paghiamo a Roma, niente viene versato alle casse della Regione in questo momento. Dal 2001 ci sarà l'introito dovuto all'IRPEG e all'IVA che pagheranno queste società.

Confermo quanto è stato già detto, che tutto il disegno di legge è stato preparato dagli uffici dell'Assessorato delle finanze.

PrésidentJe soumets au vote l'article 4:

Conseillers présents: 33

Votants: 26

Pour: 23

Contre: 3

Abstentions: 7 (Beneforti, Comé, Curtaz, Lanièce, Marguerettaz, Squarzino Secondina, Viérin M.)

Le Conseil approuve.

Je soumets au vote l'article 5:

Conseillers présents: 33

Votants: 26

Pour: 23

Contre: 3

Abstentions: 7 (Beneforti, Comé, Curtaz, Lanièce, Marguerettaz, Squarzino Secondina, Viérin M.)

Le Conseil approuve.

Je soumets au vote la loi dans son ensemble:

Conseillers présents: 33

Votants: 26

Pour: 23

Contre: 3

Abstentions: 7 (Beneforti, Comé, Curtaz, Lanièce, Marguerettaz, Squarzino Secondina, Viérin M.)

Le Conseil approuve.