Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 1101 del 26 gennaio 2000 - Resoconto

OGGETTO N. 1101/XI Lavori di restauro e intervento di copertura della Porta Pretoria ad Aosta. (Interpellanze)

Interpellanza Preso atto delle numerose lamentele evidenziate, sia verbalmente che con lettere e testimonianze comparse sui vari giornali della Valle d’Aosta, in seguito alla posa di un "tetto di cemento" sulla Porta Pretoria, al fine di evitare la discesa della pioggia sulle stesse;

Tenuto conto che la legge nazionale sui beni culturali ha stanziato per il triennio 1999 – 2001 la somma di 197 miliardi per la tutela del patrimonio artistico e che, nello specifico, per il corrente anno, sono a disposizione cinquanta miliardi di lire;

Considerato che, soprattutto quest’anno, sia per il Giubileo sia per le celebrazioni del passaggio di Napoleone in Valle d’Aosta, la nostra regione, e conseguentemente la città di Aosta, sarà interessata dalla presenza di numerosi turisti;

i sottoscritti Consiglieri regionali

Interpellano

la Giunta regionale per conoscere:

1) le motivazioni in base alle quali è stata scelta tale soluzione;

2) se sono state analizzate eventuali altre soluzioni che non fossero così visibili ed antiestetiche nel rispetto dello stile del monumento storico.

F.to: Lanièce - Marguerettaz - Comé - Viérin M. - Squarzino Secondina

Interpellanza Premesso che a fine dicembre u.s. sono terminati i lavori di restauro della cortina interna della Porta Pretoria di Aosta, eseguiti in base al progetto redatto dagli Uffici della Soprintendenza ai beni culturali;

Rilevato che il risultato dei lavori in premessa ha radicalmente mutato l’aspetto monumentale della Porta Pretoria, ora più simile ad uno dei tanti muri di contenimento stradale di cui è ricca la regione;

i sottoscritti Consiglieri regionali

Interpellano

l’Assessore all’Istruzione e Cultura per sapere:

1) quali sono stati i criteri di scelta dei tecnici incaricati della progettazione e realizzazione dell’intervento, se nei loro curricula vi siano esperienze in materia di restauro su monumenti di epoca romana e quali titoli e specializzazione abbiano;

2) quale giudizio esprima l’Assessore sul risultato del restauro e se non ritenga opportuno riesaminare e ripensare l’intervento non ancora effettuato sulla cortina esterna;

3) se non ritiene che tale intervento si discosti vistosamente da rigidi vincoli e dalle pesanti limitazioni che la Soprintendenza pone ai privati, allorché essi operino su propri beni immobili.

F.to: Frassy - Tibaldi - Lattanzi

PresidenteLa parola al Consigliere Frassy.

Frassy (FI)Quest'interpellanza nasce a seguito della prima parte del restauro effettuato sulla cortina interna della Porta Pretoria. È un restauro che ha destato non poche perplessità, perché al di là del punto di vista personale di chi sta illustrando l'interpellanza, peraltro punto di vista che in quest'aula è condiviso anche da altri colleghi, visto che non è l'unica interpellanza e che sono comunque tutte interpellanze a più firme, è un restauro, dicevo, che ha sollevato perplessità anche da parte di molti nostri concittadini, alcuni probabilmente senza competenze in merito, altri probabilmente con competenze più specifiche in materia.

È innegabile che la cortina interna della Porta Pretoria abbia cambiato aspetto e abbia un aspetto ben diverso rispetto all'aspetto che ancora ha la cortina esterna della Porta Pretoria dove l'intervento di restauro non è ancora stato effettuato.

Allora noi esprimiamo delle forti perplessità sul risultato finale. Noi forse con un'espressione forte, ma con un'espressione che riteniamo che possa far intendere qual è l'impatto visivo che danno le mura della Porta Pretoria, le abbiamo definite simili ad uno dei tanti muri di contenimento stradale. Ma questa è purtroppo la sensazione che si ha soffermandosi davanti a questa porta.

Vorremmo capire pertanto quali sono stati i criteri che hanno guidato questo restauro, vorremmo capire quali sono i giudizi che l'Assessore esprime in merito, e poi vorremmo anche capire se il metro d'intervento sulla Porta Pretoria è lo stesso metro che viene utilizzato dalla Sovrintendenza negli interventi che i privati fanno sui loro immobili. Voglio illustrare in sintesi questi tre aspetti posti nella parte finale dell'interpellanza, iniziando con i criteri di scelta dei tecnici.

Siamo abituati a vedere come l'Amministrazione non sia parca nell'incaricare tecnici esterni all'Amministrazione anche per progetti di tipo minimale; voglio ricordare un aspetto che avevamo sollevato con ironia nello scorso Consiglio: incarichi affidati a studiosi che provenivano da università della Lombardia per individuare i siti campione ai fini di interventi di tipo idraulico e geologico.

Di conseguenza, su aspetti che hanno una minore valenza dal punto di vista storico-culturale, gli incarichi e il coinvolgimento di persone esterne, che dovrebbero avere competenze aggiuntive rispetto a quelle reperibili in loco, abbondano! In questo caso abbiamo dei dubbi che sia stata seguita questa strada, e se questa strada è stata seguita, al di là di quella che è la definizione di "tecnico" ci piacerebbe capire questi curricula cosa potevano portare a supporto dell'esperienza, perché un conto è essere laureati in architettura, un conto è essere specializzati in archeologia, un conto è poi aver messo a frutto queste specializzazioni, questi percorsi accademici con restauri di una certa importanza. Perciò vorremmo capire se c'è stata attenzione in questo caso.

Vorremmo capire qual è il giudizio estetico che l'Assessore esprime, perché se è un giudizio estetico di soddisfazione, anticipiamo già la nostra preoccupazione per il destino dell'altra cortina, della cortina esterna. È vero che i monumenti possono degradare, ma è altrettanto vero che la Porta Pretoria ha 2000 anni di storia, ha 2000 anni di guerra, ha 2000 anni di sommossa, 2000 anni di pioggia e di gelo e d'intemperie! Allora leggere che sono stati messi gli anemometri per misurare il vento, perché il vento danneggia la pietra utilizzata, ci fa sorridere, perché anche se viene misurato il vento, dubito che ci possano essere gli strumenti che consentano di evitare gli effetti del vento, salvo che qualcuno non pensi d'inglobare in una campana di vetro la Porta Pretoria.

Potrebbe essere un esempio di architettura moderna o post-moderna, che va a sovrapporsi ad un'architettura sicuramente più classica. Se la pioggia e il vento possono creare dei danni, mi domando qual è il senso di mettere queste apparecchiature che, per modeste che siano nei loro ingombri, sono comunque dei corpi estranei.

Ci preoccupa anche il fatto di apprendere che la copertura in cemento è provvisoria, per due motivi: intanto perché sappiamo che non c'è nulla di più definitivo in Italia, e la Valle d'Aosta non fa eccezione di ciò che è provvisorio e precario, e poi perché vorremmo capire cosa ci sarà in sostituzione di questa provvisorietà, della copertura in cemento che attualmente si intravede, o meglio si vede in maniera significativa.

Il terzo e ultimo aspetto, che peraltro non è minore quanto ad importanza, riguarda le problematicità che l'Assessore sicuramente conosce esserci con i privati. Molte volte la Sovrintendenza ha negato nelle ristrutturazioni apertura di finestre per bagni che dovevano essere realizzati per rendere a norma igienica e sanitaria locali che non lo erano, molte volte ha utilizzato dei criteri molto rigidi che nei fatti pregiudicavano l'utilizzo in termini di comfort moderno e comunque di norme che oggi sono indispensabili per poter abitare in un immobile; non ci sembra che in questo intervento la Sovrintendenza abbia tenuto lo stesso criterio di rigidità assoluta a tutela di quella che è l'immagine che la storia presenta ai contemporanei del monumento, del manufatto o dell'immobile.

Pensiamo che su questo aspetto sia opportuno che l'Assessore ci racconti quanto è accaduto nei preliminari, ci racconti se questa soddisfazione che qualcuno ha riportato sulla stampa abbia avuto una condivisione anche a livello di esperti, se ritiene di coinvolgere per l'intervento prossimo della cortina esterna esperti che possono fare il punto su quello che abbiamo fatto e su quello che non dobbiamo ripetere.

PresidenteLa parola al Consigliere Lanièce.

Lanièce (Aut)Brevemente. Il collega Frassy ha già evidenziato aspetti che sono propri anche dell'interpellanza presentata dal nostro gruppo e dalla collega Squarzino, per cui non farò un intervento lungo. Voglio solo dire che le ristrutturazioni sono da sempre oggetto di discussione: ricordo in merito una mia precedente iniziativa consiliare che riguardava la nuova ingabbiatura del Teatro romano, simbolo della lentezza burocratica, ma anche della delicatezza degli interventi necessari per conservare e mantenere intatti i preziosi reperti storici che Aosta, ma più in generale tutta la nostra regione, possiede.

Eppure quella delicatezza che è stata adottata per il Teatro romano, sembra che sia venuta meno, forse perché sembrava brutto tenere ingabbiate le Porte Pretoriane nell'anno del Giubileo. Non credo di parlare a sproposito se cito le numerose lamentele che ci sono pervenute in questi giorni, oltre a quelle comparse sui giornali della nostra regione in merito alla scelta adottata della posa "di un tetto di cemento" sulle Porte Pretoriane, al fine di evitare la discesa della pioggia sulle stesse. Insomma si spendono soldi pubblici per studi di fattibilità e sperimentazione e l'idea innovativa dei tecnici che hanno curato la ristrutturazione delle Porte Pretoriane è quella di ricoprirle di cemento, per far sì che la pioggia non scenda? Se invece di trovarsi di fronte ad un monumento pubblico e storico di siffatta importanza, fossimo di fronte ad un immobile di proprietà privata, la Sovrintendenza avrebbe concesso l'autorizzazione per un simile intervento? Penso a questo punto di poter dare la risposta dicendo: sicuramente no!

Proprio per questi motivi abbiamo presentato quest'interpellanza, per chiedere alla Giunta regionale le motivazioni specifiche in base alle quali è stata concessa la posa di questo "tetto di cemento" sulle Porte Pretoriane, oltre a voler sapere se vi erano altre soluzioni alternative che non fossero così visibili ed antiestetiche, nel rispetto dello stile del monumento storico. Attendiamo la risposta dell'Assessore e poi interverremo per replicare.

PresidenteLa parola all'Assessore all'istruzione e cultura, Pastoret.

Pastoret (UV)In primo luogo va premesso che l'intervento sulla parte occidentale della Porta Pretoria - perché è di questo che si parla - a cui dovrà seguire quello sulla parte orientale, doveva essere un intervento di diagnosi e di restauro. Ciò è stato, ma a questo si è aggiunta una necessità non prevedibile e non prevista in relazione alla gravità dello stato del monumento di protezione. Necessità che si è verificata e definita nel corso dei lavori.

L'intervento della Porta Pretoria, come dicevo, ha interessato la parte occidentale, quindi non è completo, né lo sarà dopo la ripulitura e il restauro della parte orientale, perché la Porta Pretoria sarà successivamente interessata da un intervento di recupero di tutto il monumento, che concernerà anche la Torre dei Signori di S. Orso e le zone limitrofe, e qui sì, Consigliere Frassy, con un incarico esterno all'Amministrazione, come è stato precedentemente sollecitato.

Ciò che oggi è stato fatto è stato un intervento di ripulitura, di protezione e di diagnosi, e la diagnosi è stata possibile in modo efficace e definitivo grazie alla presenza del ponteggio, che ha consentito analisi e studi continuati e ravvicinati al monumento stesso. Una diagnosi che continua per certi aspetti con la raccolta di dati non solo relativamente al vento, che viene effettuata grazie alle strumentazioni di rilievo che sono state poste sulla porta stessa. Strumentazioni non definitive, perché servono per rilievi specifici, anche se scambiate da qualcuno per cavi elettrici di alimentazione, cosa che non è.

Per quanto riguarda la progettazione, essa riguardava l'intervento di restauro. Progettazione che è stata effettuata direttamente dagli uffici, in quanto in essi sono presenti tutte le componenti necessarie: dall'archeologo all'architetto, al chimico, al restauratore, eccetera.

Va detto, lo ricordo, che la Regione possiede un gruppo di specialisti riconosciuti ed anche affermati, al punto di essere sovente, a volte troppo sovente per l'Amministrazione, chiamati a fornire parere o consulenze da altre Sovrintendenze, da organismi nazionali ed internazionali; fra questi vi sono ad esempio persone che hanno tenuto corso sul restauro archeologico sia in Italia sia all'estero, quali esperti del Ministero degli affari esteri. Questo per dire che le competenze non sono del tutto assenti per quanto riguarda queste persone.

In considerazione delle difficoltà oggettive di realizzazione dell'intervento, le persone in esso coinvolte hanno più volte cercato confronti con altri esperti del settore, e questo genere di confronto è stato portato su vari fronti, sia in occasione di raduni internazionali e nazionali di esperti della materia, a questo proposito ricordo due casi in cui sono state presentate le problematiche concernenti la Porta Pretoria: il Convegno sulla conservazione dei beni nel bacino del Mediterraneo, tenutosi a Rodi nel 1997, il Convegno di scienze e beni culturali del 1997 di Bressanone, sia - oltre che a questi organismi - alla Commissione beni culturali della Regione, composta e formata da tecnici esperti e riconosciuti nel settore dei beni culturali.

Persone di cui poi fornirò nomi e curricula. E poi anche in un dibattito pubblico che c'è stato il 26 novembre 1999, del quale tutti i consiglieri credo abbiano ricevuto invito alla partecipazione, e con una successiva visita il giorno seguente al monumento stesso per illustrare quali erano le problematiche, a cui si doveva far fronte per l'intervento. Questo anche con lo scopo di avere un confronto con la cittadinanza e con i rappresentanti delle varie organizzazioni che si interessano di patrimonio monumentale.

Veniamo alla copertura. La necessità di una copertura che fornisce un aggetto a protezione dell'apporto diretto di acqua è legata, ed evidenziata ulteriormente in fase di restauro, alla forte erosione per il dilavamento riscontrato sul monumento.

Detta erosione si è verificata per una ragione assai semplice, forse non nota, ma che è bene dire qui; per il fatto che, contrariamente a quanto si crede e a quanto purtroppo anche incautamente è stato scritto da qualche opinionista nostrano, la Porta Pretoria non è fatta di sassi o di pietre, non è insomma composta da blocchi di granito, ma di un materiale ottenuto da una particolare lavorazione di sabbia e sassi cementati fra loro da calcare e chiamata correntemente puddinga. Questo conglomerato con l'andare del tempo è stato sottoposto a un dilavamento ed ha subito delle erosioni, di cui darò i dati. Alcune misurazioni accurate infatti hanno permesso di dare un peso all'influenza di detta erosione nel corso dei secoli. I blocchi esterni superiori hanno oggi circa 20 cm in meno di superficie rispetto all'originale. La profondità del concio è passata dai 90 cm iniziali ai 75-72.

Questa differenza è stata ricavata dalle valutazioni delle parti più prominenti del monumento, parti rimaste più protette a causa delle sovrastrutture medioevali che erano addossate all'arco, un fenomeno quello dell'erosione superficiale che ha riguardato anche le parti interne del monumento in quanto l'acqua si era creata nuove vie erodendo i materiali originali, percolando successivamente attraverso la muratura.

La causa principale di questi fenomeni si può legare in particolare alle fasi di disgelo e di ristagno dell'acqua sulle superfici, acqua che non era adeguatamente convogliata, intaccando così le precedenti coperture e disgregando soprattutto l'interno del monumento.

Era quindi evidente la necessità di un risanamento della situazione, con l'intenzione di convogliare le acque e di proteggere le superfici dei blocchi mediante uno sbalzo della copertura. A tale proposito si deve ricordare che durante l'inverno, in alcuni particolari momenti, lunghe colature di acqua ghiacciata segnavano la superficie e rendevano pericoloso anche il transito sotto il monumento. Tale copertura ha l'altezza minima utile per far sì che, partendo dal centro, si siano potute ottenere due pendenze capaci di convogliare l'acqua ai lati estremi dell'arco e inoltre la pendenza presente dal bordo esterno verso l'interno ha la funzione di ridurre fenomeni di percolamento esterni alla copertura, evitando gli effetti dovuti al gelo prima descritti. In considerazione di quanto detto se ne ha che l'altezza della copertina è di circa 25 cm. Sono questi gli spessori minimi che consentono di ottenere pendenze di almeno l'1 percento ritenuto il minimo limite di sicurezza.

Quest'esigenza ha imposto certamente un intervento invasivo, ma un intervento che forse al momento è in grado di permettere la riduzione di uno dei fattori di maggiore degrado evidenziato sulla superficie.

La scelta del tetto è dovuta al fatto di non voler interagire sul monumento e questo per vari motivi. In primo luogo, per evitare di apportare ulteriori danni alle superfici o alle strutture già fortemente danneggiate, appoggiandovi delle strutture che potessero mantenere una copertura. In secondo luogo, occorreva anche avere una struttura che offrisse garanzie di efficace copertura e di resistenza all'acqua.

Il tutto senza che nulla di questi materiali andasse ad interagire con le superfici del monumento e permettendo la massima reversibilità della copertura stessa. Tale copertura, ora visibile, è in realtà così composta: si tratta di un multistrato formato da un tessuto traspirante, a diretto contatto con le superfici del monumento, un telo di polietilene per bloccare l'eventuale apporto di acqua che dovesse giungere accidentalmente alla superficie, una stesura di malta di copertura, con predisposizione di piani inclinati appositi per convogliare le acque verso la parte interna della sommità, in modo da evitare situazioni di scolo di acque per tracimazione degli impluvi e conseguente percolamento delle superfici di pietra sottostante, uno strato di silicone idrofobizzante per ridurre l'assorbimento di acqua, dovuto ad eventuali infiltrazioni, una copertina in rame per permettere un facile scorrimento dell'acqua e per impedire il diretto contatto con la superficie di malta generalmente più assorbente e per agevolare le operazioni di pulizia che andranno effettuate per rimuovere gli ostacoli nel cammino dell'acqua.

Come si può intuire, l'attuale copertura è completamente isolata dal monumento, quindi completamente reversibile in quanto non ha creato nessun aggancio con il monumento stesso; in pratica, la si potrebbe rimuovere semplicemente sfilandola dall'alto.

Per andare ad attenuare gli inconvenienti relativi alla ristrutturazione estetica, questo riguarda l'intervento sulla facciata, si è provveduto a mimetizzare la superficie con una masta a granulometria variabile, che permettesse di omogeneizzare le cromie presenti e di far attenuare le diversità dei materiali utilizzati, restando comunque pur sempre distinguibile come richiede la teoria del restauro, internazionalmente e generalmente riconosciuto, così come è la pratica in uso in tutte le parti del mondo.

Nella fase progettuale il problema della copertura era stato più volte analizzato e valutato, sono state anche avanzate soluzioni diverse, ma in ogni caso esse sarebbero risultate di dimensioni superiori e più impattanti rispetto a questi famosi 25 centimetri di spessore totale, più visibili e spesso molto più invadenti a causa della struttura necessaria a supportarle.

Si deve ricordare come anche la copertina di piombo precedente all'attuale era visibile dal basso e che qualsiasi tentativo di convogliare le acque avrebbe necessitato di predisporre strutture con evidenti problemi di visibilità. In ogni caso si era verificata la necessità di imporre una struttura di superficie, che avesse anche la forza necessaria a sostenere la neve e il vento, una struttura di tali caratteristiche avrebbe imposto la necessità di avere agganci diretti con la struttura muraria sottostante, il che avrebbe portato a predisporre dei fori caricati a cemento o resine epossidiche direttamente dentro la cortina muraria o nei conci di pietra della parte superiore.

A tutto ciò va aggiunto che, come detto in apertura, sarà definito un progetto d'intervento generale sul monumento e le parti adiacenti, e che proprio in quest'ottica è stata posta la copertura in questione, che è perfettamente rimovibile e non definitiva.

Ho già ricordato degli incontri che sono stati promossi a questo proposito. Voglio anche ricordare che il progetto non è stato fatto e realizzato, è stato presentato alla Commissione beni culturali nella quale sono presenti archeologi e architetti di esperienza di fama nazionale e internazionale. Detta commissione ha valutato anche con una visita al cantiere in corso l'opportunità di tale intervento e ha approvato il fatto che si è cercato di rendere tale copertura la più limitata possibile, risultato non raggiungibile con strutture più complesse.

Per quanto riguarda la Commissione beni culturali, vorrei ricordare ai colleghi da chi è composta, al di là di quelli che sono i funzionari della Sovrintendenza, nella persona del Sovrintendente e dell'assistente chimico. Essa è composta dalla prof.ssa Francisca Pallares, esperto nel settore dei beni archeologici, Direttore dell'Istituto internazionale degli studi liguri e Docente universitario all'Università di Roma, dal prof. Luigi Marino, esperto nel settore dei beni architettonici, Docente di restauro presso la facoltà di architettura di Firenze, dall'arch. Emilio Lombardi, esperto nel settore dei beni paesistico ambientali, già Dirigente del settore paesaggio della Regione Piemonte, dal dr. Michele Di Macco, esperto nel settore dei beni storico-artistici, Docente di storia dell'arte all'Università di Torino, dalla dott.ssa Anna Maria Foschi, esperto nel settore di catalogazione ed inventario, dalla prof.ssa Rosanno Maggioserra, esperto nel settore museologico, già Direttrice dei musei civici di Torino, Anselmo Lucat, esperto in beni culturali, designato dalle associazioni culturali e regionali individuate dalla legge n. 79, dal dr. Damiano Lodri, esperto in beni culturali designato anche lui dalle associazioni culturali.

Questo per dire che non c'è stato intervento senza alcun tipo di confronto.

Per quanto riguarda poi le valutazioni che il Consigliere Frassy ha introdotto, riguardo al ripensamento sul risultato del restauro, credo di aver già dato risposta dicendo che questo tipo d'intervento con la copertura si è proposto di salvaguardare, per quanto possibile, nel modo migliore possibile, la Porta Pretoria in attesa di questo intervento di riqualificazione generale sull'area, che dovrà ricomprendere anche una protezione definitiva e ovviamente progettata con crismi tali che consentano d'inserire questo tipo di intervento nel complesso monumentale della Porta Pretoria.

Per quanto riguarda la parte della Porta Pretoria di levante, si sono fatte oggi, sono state fatte in passato e forse se ne faranno ancora, valutazioni sul tipo d'intervento che è stato fatto attualmente. Ricordo che una gran parte della Porta Pretoria di levante, così come la si vede, è completamente falsa ed è piena di cose che sono state appiccicate nel corso del restauro negli anni trenta. Per cui in attesa che questo avvenga, perché come ho avuto occasione di dire in questo Consiglio, quell'intervento sarà previsto per il 2001 e non per l'anno del Giubileo in corso, spero che i consiglieri abbiano la necessità, la voglia, il piacere d'informarsi su come era effettivamente quella porta prima e come è diventata a seguito dell'intervento che negli anni trenta è stato effettuato su di essa.

PresidenteLa parola alla Consigliera Squarzino Secondina.

Squarzino (PVA-cU)Credo che l'unica bella notizia che ci ha dato oggi l'Assessore è il fatto che il tetto sulla Porta Pretoriana si può togliere!

Purtroppo bisognerà aspettare un anno, un anno e mezzo, due o tre, non sappiamo quanto! Questa notizia non toglie tuttavia la valutazione negativa che va data.

Credo che tutto l'intervento dell'Assessore possa essere intitolato: "buone intenzioni, cattive soluzioni". Purtroppo è questo un atteggiamento costante dell'Amministrazione regionale per quanto riguarda i beni culturali. Viene spontaneo fare un altro confronto con un altro prezioso bene culturale, che è il parco archeologico di Saint-Martin de Corléans; anche lì la buona intenzione di riparare e di proteggere un bene prezioso fa sì che, questa volta con apporto di consulenti esterni - quindi non è detto che sia sempre positivo ricorrere ad un consulente esterno o interno, bisogna che questi sia preparato - si sia fatto un bel tetto, un tetto che assomiglia ad una piastra enorme che schiaccerà e rovinerà questo bene prezioso e importantissimo che abbiamo.

Per quanto riguarda la Porta Pretoriana si è usato lo stesso sistema, si è usato un tetto. Si vede che proprio l'idea dei tetti che ci sono sulle nostre case è talmente forte nella nostra cultura, che per qualunque soluzione noi ricorriamo al tetto.

Continuo a non credere che questa possa essere la soluzione migliore anche per far fronte ad una "situazione tampone", è impensabile, tant'è vero che dalle sue stesse parole lo si evince, quando lei dice che state studiando come funziona questa soluzione per la Porta occidentale per intervenire.

È vero che tutti noi dobbiamo valorizzare gli esperti che abbiamo, ma chiederei a questi esperti, autori di tanto capolavoro, di mettere nel loro curriculum personale anche questa opera. Credo tuttavia che nessun esperto, se sa quello che fa, inserirebbe nel proprio curriculum una soluzione di questo tipo, in cui c'è un tetto che rompe l'armonia delle porte. Vorrei vedere nei convegni internazionali che lei ha citato presentare questo come un grande progetto, cioè questo tetto che schiaccia, questi sensori che sono collocati non si capisce bene come e in che modo!

Certo che non sono esperta io, signor Presidente, è chiaro che non lo sono! Prendo atto di quello che l'Assessore ha detto e prendo atto delle soluzioni che sono state predisposte. Se facessimo un referendum o mettessimo anche soltanto un quaderno davanti a queste porte in tutto questo periodo in cui ci sono i visitatori per la Fiera di S. Orso, in cui c'è il Giubileo, se chiedessimo ai passanti e ai turisti di esprimere il loro apprezzamento su questa copertura, avremmo gli stessi risultati che abbiamo avuto rispetto al gradimento del "progetto Valletti", e cioè nessun gradimento.

Mi chiedo se non fosse stata possibile un'altra soluzione. L'Assessore ha raccontato della ricerca di altri tipi di progetto, ma non credo che questa sia l'unica soluzione, per cui nonostante tutte le informazioni avute non ci riteniamo soddisfatti, per l'esito, per il risultato che si è ottenuto. A me non importa che una scuola faccia tante cose belle, se poi il risultato è che i ragazzi sono bocciati; è l'esito che dobbiamo valutare, signor Assessore, e questo esito non funziona!

Vorrei sottolineare un aspetto che mi ha colpito, cioè lei ha ricordato a tutti che si tratta di puddinga, certamente; ma non so se quello che l'ha colpita di più nell'articolo di giornale è lo scambio fra granito e puddinga oppure sono le critiche che sono state fatte alla ricostruzione. Quindi la sua osservazione critica nei confronti del giornalista mi sembra un modo sopraffino per cercare di disconoscere le critiche che anche la stampa ha fatto!

PresidenteLa parola al Consigliere Frassy.

Frassy (FI)A noi non è piaciuto il restauro e devo dire che non è piaciuto neppure l'intervento che ha fatto l'Assessore in risposta alla nostra interpellanza, anche perché su tre punti, al terzo, ossia per capire se questi criteri sono i criteri che vengono applicati anche ai privati, non ha assolutamente risposto! Ci sembra che invece così non sia, probabilmente è un "silenzio-assenso" sulla terza domanda.

Non ci è piaciuto anche perché l'Assessore ha fatto un discorso molto tecnico, e noi non vogliamo mettere in discussione quella che può essere stata la tecnica, più che di restauro, di tipologia prettamente edile, che è stata applicata, ossia sulla scelta dei materiali, sulla posa a regola d'arte di quei materiali. Quello che avremmo voluto avere da parte dell'Assessore era più una risposta e una valutazione di giudizio estetico.

Stiamo parlando di beni culturali e non possiamo svilire il discorso del restauro dei beni culturali ad una questione squisitamente tecnica; il restauro e la conservazione dei beni culturali devono per forza di cose confrontarsi con un giudizio di natura estetica e con un giudizio di memoria storica. Noi riteniamo che il giudizio estetico sia infelice, dovendolo dare sulla risultanza di quel restauro, e riteniamo anche che la memoria storica sia stata offesa!

È vero che negli anni trenta vennero fatti parecchi restauri con una tecnica che poi è stata abbandonata, che era la tecnica della ricostruzione, che non consentiva d'individuare ciò che era ricostruito da quello che era il reperto archeologico. Ma è anche vero che quella tecnica venne fatta utilizzando il materiale che veniva trovato in loco e ipotizzando che quel materiale avesse avuto al tempo del manufatto una certa collocazione. Lo stesso Teatro romano è stato interamente ricostruito negli anni trenta, perché fatti gli abbattimenti delle casupole che circondavano quel Teatro, ben poca cosa c'era rispetto al Teatro romano che oggi ammiriamo e sul quale discutiamo anche qui per il restauro.

Allora la conclusione, per uscire dalla polemica frutto dei punti di vista, non è solo quella che lei ha fatto, cioè d'informarci su quello che erano i restauri negli anni trenta, informazione che peraltro ho nel mio patrimonio culturale essendo un amante di queste materie. Il problema è che lei ci dovrebbe informare sulle evoluzioni del restauro sulla Porta, perché vorremmo avere la possibilità di trovarci attorno ad un tavolo con gli esperti della Sovrintendenza, ma anche con questi esperti che ci sembra di capire che verranno incaricati in itinere?

(interruzione dell'Assessore Pastoret, fuori microfono)

? al di là dei momenti di vetrina. Ci sono i momenti di vetrina dove si esce in una certa maniera e si illustrano certi risultati di studi già fatti; ce ne sono altri di approfondimento e di studio fatti forse a porte chiuse, dove ci si può confrontare e dove si può pensare d'incidere sull'evoluzione progettuale.

Chiediamo che prima di operare, seppure in maniera provvisoria perché così ci sembra di aver capito, sulla cortina esterna, ci possa essere un momento di riflessione, perché penso che su questo argomento al di là delle differenziazioni politiche debba prevalere il senso storico estetico e del recupero.

Mi dispiace che l'Assessore si sia limitato, forse distolto dalle premesse contenute nelle interpellanze, alla copertura al tetto delle Porte, perché il problema non minore sempre dal punto di vista estetico è la facciata della Porta.

Facciata che è stata portata, ripeto, a livello di quei muraglioni che maestranze locali fanno a contenimento delle nostre strade, riempiti di malta e di calce, almeno questo è l'effetto che dà quella Porta. Perciò il problema non è solo al tetto, ma è globale.

Chiudo quest'argomento per il momento con un invito all'Assessore: di avere la bontà di coinvolgere a livello di commissione o veda lui come, il Consiglio tutto, per capire se non sia il caso di modificare il tiro sul prossimo intervento da effettuare, seppure in via provvisoria, sulla cortina esterna.