Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 1897 del 21 marzo 2001 - Resoconto

OGGETTO N. 1897/XI Eventuale predisposizione di un intervento legislativo per la delocalizzazione di immobili situati in zone a rischio di alluvione. (Interrogazione)

Interrogazione Osservato che a seguito dei gravi eventi alluvionali dell’ottobre 2000 si è evidenziata, in diverse località, l’esigenza di procedere alla delocalizzazione di edifici ad uso civile o di fabbricati a destinazione artigianale, industriale o commerciale;

Rilevato che senza la predisposizione di idonee misure normative, intese a favorire tale delocalizzazione, appare difficile per le Comunità locali e per i cittadini interessati affrontare e risolvere il problema;

i sottoscritti Consiglieri regionali

Interrogano

l’assessore competente per sapere:

- se l’Amministrazione ha previsto, avvalendosi delle risorse professionali interne ed eventualmente esterne, di predisporre un disegno di legge per favorire la delocalizzazione degli immobili nelle zone a rischio, stabilendo criteri, modalità e finanziamenti.

F.to: Curtaz - Squarzino Secondina

PrésidentLa parole à l’Assesseur au territoire, à l’environnement et aux ouvrages publics, Vallet.

Vallet (UV)Gli eventi alluvionali d’ottobre, oltre ai numerosi danni materiali, hanno anche determinato l’esigenza di prevedere la delocalizzazione di fabbricati abitativi e per attività produttive che sono risultati siti in aree a rischio.

Ho già avuto modo di dire in altre occasioni che comunque questa manovra richiede una ridefinizione delle situazioni di rischio poiché due sono in alternativa i possibili modi di agire: allontanare i fabbricati oppure diminuire con opere opportune i fattori di rischio.

Per esaminare la problematica abbiamo costituito un gruppo di lavoro composto da funzionari dell’Assessorato del territorio e dai sindaci rappresentanti del CELVA, si tratta dei sindaci dei cinque comuni maggiormente colpiti, coordinati dal sottoscritto, che dopo una prima analisi ha suggerito di operare in due fasi distinte e con scadenze temporali diverse. In prima battuta risolvere in brevissimo tempo le esigenze di coloro che hanno avuto l’abitazione principale distrutta o gravemente danneggiata e per i quali si rende necessario individuare una nuova localizzazione delle rispettive abitazioni e successivamente definire con tempi più lunghi e meditati in via generale le procedure di delocalizzazione dalle aree a maggior rischio valutandone anche oneri e incentivi.

Per quanto riguarda il primo aspetto, i Sindaci dei Comuni di Nus, Pollein, Cogne, Gressoney-Saint-Jean e Fénis hanno quantificato in poche unità il numero dei nuclei familiari che hanno manifestato questa esigenza, lo stesso dicasi per i fabbricati artigianali non più ripristinabili nelle aree colpite; parliamo di fabbricati che o sono stati distrutti o sono stati gravemente danneggiati e non possono essere ricostruiti nello stesso sito.

Il problema immediato pare perciò facilmente risolvibile con una legge che consenta di rilocalizzare i fabbricati anche in deroga alle normali procedure urbanistiche. Data la limitatezza dei casi non dovrebbero esserci particolari problemi.

Tale disegno di legge è stato già predisposto e verrà proposto all’approvazione della Giunta regionale nella seduta di lunedì prossimo.

In sintesi, si tratta di norme volte ad accelerare le procedure per l’approvazione delle varianti al piano regolatore comunale, laddove si rendessero necessarie, finalizzate queste a rilocalizzare gli edifici distrutti o gravemente danneggiati, esclusivamente quelli distrutti o danneggiati nel corso degli eventi dell’ottobre 2000.

Per tali casi si stabiliscono oltre alle modalità con le quali, una volta individuate le aree, possono essere apportate le eventuali varianti urbanistiche necessarie a rendere edificabili le stesse ove queste già non lo siano anche i tempi e le caratteristiche di realizzazione delle nuove abitazioni. Gli interessati possono usufruire delle misure economiche di aiuto previste dalla legge n. 265/2000 che prevede il 100 percento di indennizzo con i tetti fissati dalle norme per l’edilizia residenziale pubblica integrate se del caso dalle misure previste nella nostra legge finanziaria per il 2001. Mi riferisco, in modo particolare, al mutuo per la prima casa.

Per la seconda fase, invece, il problema è sicuramente molto più complesso. Ho già avuto modo di dire che la questione principale riguarda la perimetrazione delle aree inedificabili ai sensi della legge n. 11/98. Solo dopo la definizione delle aree a rischio idrogeologico da parte dei Comuni, ai sensi della legge n. 11/98, potrà essere quantificato il numero delle strutture o abitazioni localizzate in aree a rischio molto elevato per le quali esaminare la possibilità di delocalizzare definendo contestualmente con una legge regionale modalità ed eventuali benefici finanziari.

È del tutto evidente che del problema dovranno farsi carico principalmente i Comuni che nella fase di revisione e adeguamento del loro piano regolatore generale dovranno prendere in considerazione la questione andando ad individuare, anche magari in maniera sovracomunale, le aree necessarie da destinare all'eventuale delocalizzazione.

PrésidentLa parole au Conseiller Curtaz.

Curtaz (PVA-cU)Prendo atto con moderata soddisfazione della risposta data alla nostra interrogazione da parte dell’Assessore Vallet, peraltro riconosco che la risposta è stata particolareggiata e adeguata al tenore della questione che avevamo posto.

Intanto prendo atto che per quanto riguarda i casi urgenti l’Assessore ci ha garantito che già in occasione della seduta della Giunta di lunedì prossimo verrà approvato un disegno di legge che immagino verrà celermente portato all’attenzione di questo Consiglio e sul merito del disegno di legge ci riserviamo di fare le osservazioni più opportune non appena ne conosceremo il contenuto.

L’Assessore ha poi chiarito, secondo me in maniera sufficiente, la procedura dei due tempi, cioè di una prima procedura che verrà affrontata con il disegno di legge per i casi più urgenti e invece della necessità di un ulteriore processo a tempi più lunghi e meditati per quanto riguarda l'individuazione delle aree a rischio molto elevato, ovvero della necessità che gli enti locali o singolarmente o attraverso accordi intercomunali individuino queste aree a rischio e prevedano laddove è necessario gli strumenti della delocalizzazione.

Tutto bene, quindi? Direi in linea di massima sì. Quello che mi lascia un po' perplesso è che io avverto, forse è solo una sensazione nostra, è che stenta a manifestarsi su questo punto un cambio di mentalità. Stenta dappertutto: stenta in questa sede, stenta nelle amministrazioni locali, forse stenta anche nell'opinione pubblica e nelle persone che sono più interessate a questo processo. Io invece sono persuaso che la delocalizzazione sia la soluzione migliore in molti casi.

È la soluzione migliore intanto perché è la più sicura, su questo mi sembra che non ci possano essere dubbi perché se riusciamo a trasferire edifici ad uso civile o ad uso commerciale in senso lato in zone non a rischio, la sicurezza evidentemente aumenta, ma a me sembra sia anche la soluzione più economica e questo è un dato che viene poco valorizzato.

Possiamo osservare che costa infinitamente di più costruire opere di protezione a qualche casa, spesso a una casa o a un edificio, piuttosto che costruire un altro edificio in zona sicura. A me sembra che anche un discorso di confronto economico fra quello che si fa e quello che si farebbe con la delocalizzazione sarebbe interessante e ne emergerebbe che la delocalizzazione, oltre ad essere più sicura, è anche molto più economica per l’ente pubblico.