Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 1011 del 2 dicembre 1999 - Resoconto

OGGETTO N. 1011/XI Proposta di legge: "Modifiche e integrazioni alla legge regionale 7 maggio 1975, n. 16 (Norme sui referendum previsti dallo Statuto speciale per la Valle d'Aosta e sull'iniziativa legislativa del popolo valdostano)".

Articolo 1 (Modificazioni dell'articolo 8 della legge regionale 7 maggio 1975, n. 16)

1. Alla fine del primo comma dell'articolo 8 della legge regionale 7 maggio 1975, n. 16 (Norme sui referendum previsti dallo statuto speciale per la Valle d'Aosta e sull'iniziativa legislativa del popolo valdostano), sono aggiunte le seguenti frasi: "Entro cinque giorni dal ricevimento il cancelliere provvede a trasmettere a spese dell'Amministrazione regionale i fogli ed i documenti di cui all'articolo 7 alla Commissione regionale per il referendum popolare, di cui al terzo comma, presso la Segreteria generale del Consiglio regionale. Dell'avvenuta trasmissione è data notizia nel Bollettino ufficiale della Regione.".

2. Dopo il secondo comma dell'articolo 8 della l.r. 16/1975 sono aggiunti i seguenti commi:

"Il Consiglio regionale nomina la Commissione regionale per il referendum popolare composta di tre esperti in discipline giuridiche pubblicistiche, indicati dal Presidente della Corte di appello di Torino, scelti tra:

a) docenti universitari;

b) avvocati iscritti nell'albo speciale per le giurisdizioni superiori di cui all'articolo 33 del regio decreto-legge 27 novembre 1933, n. 1578 (Ordinamento delle professioni di avvocato e procuratore), convertito, con modificazioni, dalla legge 22 gennaio 1934, n. 36;

c) ex componenti della Corte costituzionale.

La Commissione regionale per il referendum popolare ha sede presso il Consiglio regionale.

Ai componenti della Commissione regionale per il referendum popolare sono dovuti i compensi stabiliti con propria deliberazione dall'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, ai sensi dell'articolo 11 della legge regionale 28 aprile 1998, n. 18 (Norme per il conferimento di incarichi a soggetti esterni all'Amministrazione regionale, per la costituzione di organi collegiali non permanenti, per l'organizzazione e la partecipazione a manifestazioni pubbliche e per azioni promozionali e pubblicitarie).".

Articolo 2 (Modificazioni dell'articolo 9 della legge regionale 7 maggio 1975, n. 16)

1. Il primo comma dell'articolo 9 della l.r. 16/1975 è sostituito dal seguente:

"Nei dieci giorni successivi alla scadenza del 30 settembre, la Commissione regionale per il referendum popolare, costituita ai sensi dell'articolo 8, esamina tutte le richieste di referendum di iniziativa popolare depositate, allo scopo di accertare che esse siano conformi alle norme di legge, compresa la cognizione di ammissibilità.".

2. Dopo il primo comma dell'articolo 9 della l.r. 16/1975 è inserito il seguente comma:

"Entro il 31 ottobre ciascun cittadino elettore può presentare alla Commissione regionale per il referendum popolare le proprie osservazioni in ordine ai quesiti presentati e alla loro ammissibilità.".

3. Negli articoli 9 e 10 della l.r. 16/1975 le parole "Ufficio regionale per il referendum popolare" sono sostituite dalle parole "Commissione regionale per il referendum popolare".

4. Negli articoli 9, 10 e 11 della l.r. 16/1975 le parole "ordinanza" e "ordinanze" sono sostituite dalle parole "deliberazione" e "deliberazioni".

Articolo 3 (Modificazioni dell'articolo 10 della legge regionale 7 maggio 1975, n. 16)

1. Il primo comma dell'articolo 10 della l.r. 16/1975 è sostituito dal seguente:

"La scadenza del termine fissato nella deliberazione non può essere successiva al 30 novembre sia nel caso di cui al terzo comma che nel caso di cui al quarto comma dell'articolo 9.".

2. Dopo il secondo comma dell'articolo 10 della l.r. 16/1975 è inserito il seguente comma:

"La Commissione regionale per il referendum popolare procede ad un'udienza conoscitiva con una delegazione dei promotori e/o di quanti abbiano presentato osservazioni, nel corso della quale gli stessi possono produrre ulteriori pareri e memorie.".

Articolo 4 (Modificazione dell'articolo 13 della legge regionale 7 maggio 1975, n. 16)

1. Il primo comma dell'articolo 13 della l.r. 16/1975 è sostituito dal seguente:

"Qualora siano stati richiesti, nei termini di cui al primo comma dell'articolo 8, e non siano stati unificati, ai sensi dell'articolo 10, due o tre referendum per l'abrogazione di leggi diverse, essi si svolgono contemporaneamente.".

Articolo 5 (Disposizioni transitorie)

1. In sede di prima applicazione della presente legge, la Commissione regionale per il referendum popolare è composta di tre membri effettivi e tre membri supplenti nominati dal Consiglio regionale su indicazione del Presidente della Corte di appello di Torino.

2. Il Consiglio regionale procede alla nomina della Commissione di cui al comma 1 entro cinque giorni dall'entrata in vigore della presente legge.

3. Le richieste di referendum abrogativo, che alla data di entrata in vigore della presente legge risultino presentate al Tribunale di Aosta ai sensi della l.r. 16/1975, devono essere trasmesse a cura del cancelliere, corredate di tutta la documentazione, alla Segreteria generale del Consiglio regionale entro dieci giorni dall'entrata in vigore della presente legge. Dell'avvenuta trasmissione è data notizia nel Bollettino ufficiale della Regione.

4. Rimangono valide la pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione, le autenticazioni e vidimazioni già effettuate ai sensi della l.r. 16/1975.

5. Entro dieci giorni dalla trasmissione della richiesta di referendum alla Segreteria generale del Consiglio regionale, ciascun cittadino elettore può presentare alla Commissione regionale per il referendum popolare le proprie osservazioni in ordine ai quesiti presentati e alla loro ammissibilità.

6. La scadenza dei termini di cui al terzo comma dell'articolo 9 della l.r. 16/1975, come modificato dalla presente legge, è fissata al trentesimo giorno dopo la trasmissione della richiesta; la scadenza del termine di cui al primo comma dell'articolo 10 della l.r. 16/1975, come modificato dalla presente legge, non può superare il quarantacinquesimo giorno dalla trasmissione della richiesta.

7. Prima di adottare la decisione definitiva sulla richiesta di referendum, la Commissione di cui al comma 1 può procedere ad un'udienza conoscitiva con una delegazione dei promotori e/o di quanti abbiano presentato osservazioni, nel corso della quale gli stessi possono produrre ulteriori pareri e memorie.

8. La Commissione di cui al comma 1 decide in via definitiva entro il termine di sessanta giorni dalla trasmissione della richiesta di referendum alla Segreteria generale del Consiglio regionale.

9. Il Presidente della Giunta regionale, entro dieci giorni dalla ricezione della deliberazione di cui al comma 8, indice con decreto il referendum, fissando la convocazione degli elettori in una domenica dei mesi di maggio o giugno.

Articolo 6 (Dichiarazione d'urgenza)

1. La presente legge è dichiarata urgente ai sensi dell'articolo 31, comma terzo, dello Statuto speciale per la Valle d'Aosta ed entrerà in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino ufficiale della Regione.

Président Sur ce projet de loi la Ière Commission a exprimé à l'unanimité son avis favorable sur le nouveau texte qui a été formulé et qui est actuellement à votre disposition.

Je vous informe également que le Président de la Ière Commission nous a informés le 29 novembre dernier que le projet de loi présenté par le groupe Valle d'Aosta per l'Ulivo avait été retiré par le Conseiller régional Curtaz à l'occasion de la réunion de la Ière Commission du Conseil.

La parole au rapporteur, Conseiller Cottino.

Cottino (UV)Le devoir du rapporteur est celui, en particulier, d'expliquer les raisons et les choix qui sont à l'origine d'une loi, et donc avant encore d'entrer dans le mérite des contenus, il doit, de la façon la plus claire possible, faire des évaluations politiques.

Evaluations qui sont presque toujours partisanes, compte tenu du fait que le rapporteur appartient toujours à la force politique - ou du moins à la coalition politique - qui a prédisposé le texte du dessein de loi ou de la proposition de loi qui est en discussion.

Mon devoir aujourd'hui est différent, car je me trouve à faire le rapport d'une proposition de loi qui, après un parcours assez tumultueux, arrive au Conseil dans un texte unitaire prédisposé par la Ière Commission.

Je ne veux pas non plus commenter certains communiqués de presse ou certaines affirmations faites lors d'interviews télévisées, parce que je démentirais ce que je viens de dire.

Le résultat obtenu au sein de la Ière Commission est sans doute un résultat de médiation, de bonne volonté et surtout d'élasticité mentale qui n'est pas la prérogative de tout le monde, mais qui dans le cas spécifique a été démontrée par tout le monde, du moins dans le siège institutionnel de la Ière Commission. Et cela pour atteindre l'unité d'intentions qui doit certainement porter à résoudre - du moins en partie - les manques de la loi régionale sur le référendum.

Cette proposition de loi devrait combler les lacunes qui ont porté à la situation actuelle, à la suite de la décision de la Magistrature d'Aoste de soulever la question de constitutionnalité d'une partie de la loi même.

Cette décision (de la Magistrature) nous empêche non seulement de fixer rapidement la date du référendum, pour lequel ont déjà été recueillies les signatures, mais elle empêche aussi d'autres éventuels référendums.

Pour atteindre cette unité d'intentions dont j'ai parlé, l'effort a été remarquable et surtout projeté pour que la proposition de loi puisse avoir son épilogue naturel dans l'approbation de la part du Président de la Commission de Coordination et par conséquent la convocation des électeurs pour le référendum qui demande l'abolition de la loi régionale n° 52/98.

Cette proposition de loi se compose de deux parties. La première évite un vide législatif et donne la possibilité d'une issue pour de nouvelles initiatives référendaires.

La deuxième par les normes transitoires donne la possibilité de poursuivre dans un bref délai tout le chemin pour l'avis de légitimité et d'admissibilité du référendum sus-indiqué.

Je ne crois pas qu'il est nécessaire d'entrer dans le détail de chaque article de cette proposition de loi, parce que celle-ci a été suivie pas à pas par tous les membres de cette Assemblée, bien que le parcours, du moins sous l'aspect des temps, ait été assez orageux.

Avant de conclure, à démonstration aussi que la hâte risque toujours de jouer de mauvais tours, je dois présenter un amendement, qui a été annoncé au cours de la réunion de la Ière Commission, et qui doit garantir la couverture financière des dépenses de la commission qui est prévue par la loi. Pour ne pas vous ennuyer plus longtemps, je me réserve d'illustrer l'amendement au moment où il sera mis à la votation.

PrésidentLa discussion est ouverte.

La parole au Conseiller Piccolo.

Piccolo (FA)Credo che sia giusto, qui, oggi, in questa sede, fare da parte mia una puntuale cronistoria, con i tempi e le date dei lavori svolti dalla I Commissione e - finalmente per me - poter esprimere alcune personali considerazioni, visto che non le ho potute fare in commissione, in quanto ero nel mio ruolo istituzionale di Presidente di commissione. Mi preme però in premessa doverosamente rimarcare il difficile lavoro svolto dalla I Commissione e sottolineare il fatto che è stato rispettato l'impegno del mandato ricevuto dalla Conferenza dei Capigruppo, di procedere in tempi stretti ad un approfondimento e ad un'analisi dei vari riflessi in merito alla complessa problematica, ed indicare le soluzioni al Consiglio regionale, soluzioni che oggi siamo chiamati a discutere.

Tempi non solo rispettati dalla commissione, ma anche dagli esperti incaricati di cui la commissione si è avvalsa, i quali in pochissimi giorni hanno trasmesso i loro pareri. Dai consulenti sono state fornite alcune indicazioni, esplicitate anche in commissione, e date risposte ai chiarimenti richiesti da parte dei commissari e dei Capigruppo presenti.

La commissione ha inoltre continuato nel suo serrato lavoro, anticipando anche i tempi formali previsti, con una serie di audizioni con il Comitato interstudentesco e con il Comitato promotore per il referendum per recepire da loro osservazioni e suggerimenti. Suggerimenti ed osservazioni che nell'ultima riunione del 29 novembre sono state recepite dalla maggioranza e dall'intera commissione.

In questa prima parte del mio intervento di puntuale informazione sotto il profilo più istituzionale, ritengo opportuno comunque sottolineare a questo Consiglio il clima nel quale si sono svolti gli incontri in commissione durante le audizioni, sia con il Comitato interstudentesco che con il Comitato promotore, ed in particolare come l'esito di questi incontri veniva esplicitato all'esterno a volte anche prima degli incontri e dopo gli stessi tramite i mezzi d'informazione, in particolare da alcune forze di opposizione. Praticamente veniva sentita una sola campana, quella dell'opposizione, e non quella della maggioranza, anche se ci si sforzava con alcuni comunicati stampa di farci sentire. Prova ne è il fatto che la maggioranza, insieme ai segretari politici, ha poi deciso di chiarire alla gente con una conferenza stampa la posizione che intendeva assumere a proposito del referendum, ribadire il sì al referendum.

Non sono certo qui a voler fare il primo della classe sulle difficoltà di gestire quegli incontri, con un clima di tensione spesso anche fomentato ancora di più da alcune forze di opposizione. Mi preme a questo proposito ribadire con forza che ho sempre cercato, assieme ai colleghi della maggioranza, di far rientrare gli incontri nel solco di un confronto sereno, democratico e di rispetto reciproco, sia nei singoli ruoli istituzionali, sia nel rispetto delle persone audite: il Comitato promotore e il Comitato interstudentesco.

Vi posso però garantire che non è stato facile; occorreva essere presente in quegli incontri, per poter giudicare di persona che clima regnasse! Ma tralascio ogni ulteriore chiarimento in merito; rischierei di fomentare ancora delle polemiche, che spero si spengano qui, oggi.

Non va inoltre dimenticato, lo voglio qui ulteriormente ribadire, il comportamento che hanno avuto alcune forze di opposizione in un precedente Consiglio regionale, in occasione della discussione di due mozioni presentate da alcuni consiglieri di minoranza. In quell'occasione il sottoscritto, nel rispetto del mandato ricevuto come commissione da parte della Conferenza dei Capigruppo, aveva chiesto ai presentatori delle due mozioni di rinviare la discussione sulle stesse, in quanto si era in attesa, come I Commissione, in tempi strettissimi, dei pareri richiesti agli esperti. Una richiesta di rinvio che ritenevo doverosa e che mi sembrava motivata e rispettosa del mandato ricevuto.

La proposta di rinvio non solo non veniva accettata, ma addirittura i proponenti delle mozioni sottolineavano il fatto che la maggioranza cercava, con il pretesto del rinvio, di dilazionare nel tempo ogni decisione perché contraria al referendum. Un giudizio del tutto gratuito e fatto da altri.

Non vi era alcun dubbio, occorreva approfittare del palcoscenico dell'aula consiliare - così almeno è considerata da qualcuno - dove gli attori recitano la loro parte, meno nelle sedi dove devono dare il loro impegno ed esercitare il proprio compito istituzionale - mi riferisco ovviamente alle Commissioni consiliari permanenti -, e ancora di più caricando di tensione l'ambiente esterno, di per sé già molto teso, con fiumi di interviste e comunicati stampa.

Certo, è sempre troppo facile sparare contro qualcuno atteggiandosi a paladini difensori dei cittadini, quando questi non condividono le scelte fatte da chi li amministra. Ma quali scelte fatte? Erano state presentate due proposte di legge che sono soltanto poi state discusse lunedì 29 novembre 1999, e qui ne sottolineo la data, pertanto solo pochi giorni fa e non certo un mese fa, quando è cominciato il battage sul "problema referendum".

Pensate, un mese di battage prima ancora di decidere! Alla faccia della correttezza del comportamento di chi rappresenta le istituzioni!

Secondo me occorre, ed è questo il compito corretto e responsabile di un amministratore, verificare ed approfondire con cognizione di causa, specie se si tratta di un problema così complesso come quello che discutiamo oggi relativo al referendum, e soltanto dopo l'approfondimento esprimere un proprio parere e cercare di fare la scelta più giusta e rispondente alle richieste dei cittadini!

Personalmente sono stato sempre molto scettico nei confronti di coloro che dall'alto della loro presunzione e convinzione, senza approfondimento e con troppa leggerezza, ma forse anche con un po' di malafede, hanno la certezza di avere la verità in tasca. Secondo me questo non è amministrare, è demagogia, è strumentalizzazione politica, è speculazione politica di basso profilo, che in questi giorni di battage, fatto da alcune forze di opposizione, ha trovato ampio spazio nelle pagine dei giornali e dei mezzi d'informazione. Preferisco, questo è il mio modo di pensare e il mio modo di agire, non essere così facilone, tantomeno presuntuoso e sicuramente non in malafede.

Credo sia giusto cercare di approfondire un problema e quando questo è di non facile comprensione, preferisco avvalermi di chi meglio di me conosce la materia. Questo è per me senso di responsabilità, serietà e non certamente presunzione!

Fatte queste mie personali doverose considerazioni e precisazioni, entro nel merito dell'argomento in discussione cercando di dare il mio modesto contributo al dibattito, ma nel rispetto di quanto è stato concordato e deciso in I Commissione.

Voglio anzitutto esternare in quest'aula lo stupore con cui ho appreso della decisione del Tribunale di Aosta, che ci ha messo davanti ad un bivio con due sacrosanti principi da difendere: resistere innanzi alla Corte costituzionale per difendere il principio della potestà statutaria di una legge regionale in vigore da oltre 24 anni, mai messa in discussione prima, e quindi attendere l'esito del pronunciamento della Corte costituzionale, alla quale il Tribunale aveva deciso di ricorrere; ottenere il rispetto di uno strumento democratico quale è quello del referendum popolare, espressione della volontà dei cittadini valdostani.

Prendendo atto della decisione assunta dal Tribunale di Aosta nelle funzioni di Ufficio regionale per il referendum e tenendo conto della puntuale e risoluta, seppure datata, pronuncia della Corte costituzionale su due disposizioni legislative regionali, sentenza n. 43/82, analoghe a quella su cui il predetto Tribunale ha sollevato la questione di legittimità costituzionale, si è fatta la scelta politica di rispettare il principio democratico del referendum popolare e dare luogo allo svolgimento dello stesso. Pertanto non ci restava altra scelta che quella di rivedere la legge regionale n. 16/75.

Occorre dare luogo ad una normativa simile nell'impostazione a quella adottata da quasi tutte le regioni, avendo cura di garantire la tecnicità della valutazione da compiere sulle singole richieste di referendum e l'imparzialità di giudizio sull'ammissibilità delle medesime. Scopi questi che si possono conseguire in modo soddisfacente utilizzando esperti esterni da scegliere fra professori universitari di diritto costituzionale o regionale, avvocati che abbiano una lunga esperienza professionale chiamati ad operare nell'ambito di un organo che sia "super partes".

Si impone pertanto senza alcun dubbio una modifica della legge regionale n. 16, piuttosto che attendere l'emanazione di apposite norme di attuazione dello Statuto speciale, che sarebbero necessarie soltanto nel caso in cui la Regione intendesse resistere nell'utilizzazione di organi giudiziari, e che fra l'altro tenga conto delle più recenti impostazioni che in campo nazionale e regionale si sono affermate per affrontare la problematica in questione e sancisca il contraddittorio.

Pur tenendo distinte le due fasi del vaglio delle richieste referendarie, avendo quale punto di riferimento la distinzione delle funzioni che in campo nazionale sono rispettivamente affidate alla Corte costituzionale e alla Corte di cassazione, Ufficio centrale per il referendum, riteniamo opportuno che entrambe le fasi siano affidate ad una commissione regionale per il referendum popolare composta da esperti, indicati dal presidente della Corte d'appello di Torino e nominati dal Consiglio regionale. In tal modo si eviterebbero soluzioni che conferiscono allo stesso organo che ha emanato l'atto di cui si chiede l'abrogazione, il potere di decidere se l'iter abrogativo sia o meno percorribile. Il che si verificherebbe sia affidando tout court al Consiglio le funzioni di vaglio, come accade nelle Regioni Toscana e Basilicata, che sono state costrette a prevedere il correttivo del silenzio-assenso, sia finendo comunque con il rimettere al Consiglio nella sua interezza il giudizio finale sulla percorribilità dell'iter referendario e che è previsto in quasi tutte le altre regioni allorché l'Ufficio di Presidenza non si pronunci all'unanimità.

Infatti, una decisione a maggioranza dell'Ufficio di Presidenza sarebbe inevitabilmente letta come una decisione politica e l'eventuale rimedio del successivo ricorso al Consiglio regionale non migliorerebbe certamente la situazione.

Alla luce di queste mie ultime considerazioni, sottolineo la soddisfazione per la scelta politica fatta dalla maggioranza, soddisfazione fra l'altro manifestata in occasione del primo incontro con i giovani studenti in commissione, dopo che la stessa aveva indicato al Consiglio la via da percorrere, quella del referendum, e non quella di resistere innanzi alla Corte costituzionale. Quindi la volontà espressa dalla maggioranza era già chiara sin dall'inizio, la scelta dello svolgimento del referendum e non altro.

Ed il risultato di questa scelta, al di là dei pareri espressi per un mese da parte delle forze di opposizione, parlando per bocca della maggioranza e osservando che la volontà della maggioranza era quella di non volere il referendum, dicevo che il risultato si è avuto lunedì 29 novembre in I Commissione, addirittura con la messa in votazione di un nuovo testo di commissione con una proposta di legge sulle due presentate, la n. 57 a firma del gruppo Per la Valle d'Aosta con l'Ulivo, e la n. 63 presentata dai Capigruppo della maggioranza.

Una nuova proposta, dicevo, predisposta dalla I Commissione all'unanimità che si articola in due parti, la prima a regime per colmare alcune lacune oggi esistenti nella legge n. 16/75 e per garantire in questa fase di "vacatio legis" la possibilità di presentare ed esaminare altre richieste di referendum popolare a seguito del pronunciamento del Tribunale di Aosta sull'incostituzionalità della legge n. 16; la seconda con norme transitorie si propone quale obiettivo lo svolgimento del referendum in tempi stretti.

Per quanto attiene poi la Commissione regionale per il referendum, che deve esprimere il giudizio di ammissibilità, si è inteso affidare il compito ad una commissione composta da tre esperti effettivi e tre supplenti, indicati dal Presidente della Corte d'appello di Torino e nominati dal Consiglio regionale.

È stata inoltre rivista la tempistica per tutte le procedure del caso, al fine di permettere al Presidente della Giunta regionale di indire lo svolgimento del referendum nel periodo fra il mese di maggio e giugno 2000, periodo auspicato da tutti.

A questo punto vorrei fare un'ulteriore sottolineatura, che ritengo doverosa in quanto rispettosa nei confronti di tutta la maggioranza sulla volontà politica espressa con la proposta di legge n. 63, che è stata rivista alla luce delle ultime richieste sia da parte del Comitato interstudentesco, che dal Comitato promotore e dalle forze di opposizione. Maggioranza che ha presentato tramite il suo relatore un testo, fatto proprio dalla commissione e votato all'unanimità dopo aver apportato alcune modifiche, a seguito appunto delle osservazioni avanzate da parte del Comitato studentesco, del Comitato promotore e degli stessi commissari.

La proposta di legge n. 57, presentata dal gruppo Per la Valle d'Aosta con l'Ulivo, veniva in commissione ritirata dai presentatori. Pertanto, come dicevo prima, si è giunti ad un testo nuovo, che viene oggi proposto a questo Consiglio, in barba a quanti fino ad oggi hanno sempre asserito che la maggioranza era contraria a questo referendum.

Quanto da me fin qui asserito può essere considerato uno sfogo, ma non è così. Ritenevo giusto in questa sede fare queste precisazioni, per rimarcare il comportamento corretto e responsabile della maggioranza, che ha subito per circa un mese una campagna denigratoria, vedendosi attribuire l'etichetta di una maggioranza che non rispetta il diritto democratico dei cittadini che propongono un referendum popolare.

Desidero ringraziare in questa sede i commissari della I Commissione, in particolare i Capigruppo della maggioranza, che con senso di responsabilità hanno predisposto quella proposta di legge, che ha avuto poi parere unanime favorevole di tutte le componenti politiche di questo Consiglio. Un ringraziamento particolare lo voglio rivolgere al Comitato interstudentesco e al Comitato promotore, che anche nell'ultimo incontro con la maggioranza, avvenuto lunedì 29 novembre, hanno ulteriormente contributo a completare con alcune osservazioni e indicazioni il testo votato poi all'unanimità dalla commissione e che oggi siamo qui chiamati a votare.

Un lavoro quello della commissione serrato, con oltre 5 sedute in poco più di un mese, e questo, al di là dell'appartenenza e del ruolo di maggioranza e di opposizione, dimostra vero senso di responsabilità e indica qual è il compito istituzionale di un amministratore, cioè quello del rispetto della volontà di coloro che hanno riposto la fiducia con il voto, gli elettori, i cittadini valdostani che abbiamo l'onore di rappresentare in quest'aula e ai quali lascio il giudizio di come si è operato per risolvere questo delicato e complesso problema, in una atmosfera molto calda e piena di tensione.

Infine, voglio sottolineare che chi lavora con serietà e senso del dovere e buona fede non può che avere la coscienza tranquilla e soprattutto non avere paura di niente e di nessuno!

Prima di concludere vorrei formulare alcuni auguri.

Il primo è quello che l'approvazione oggi del disegno di legge all'interno e all'esterno di quest'aula possa svolgersi in un clima sereno, responsabile e con senso civico di ognuno di noi.

Il secondo è quello di poter continuare, anche se fino ad oggi con qualche difficoltà, nello spirito di collaborazione fra cittadini e amministratori attraverso un dialogo che dovrà proseguire senza preconcetti e senza contrapposizione ideologiche, il tutto per favorire la democrazia.

Un ultimo augurio, e ci tengo a sottolinearlo, è quello che da questo problema così delicato, che ha portato a confronto elettori ed eletti, possa far crescere nei cittadini e soprattutto nei giovani il credere nelle istituzioni e nel rispetto delle stesse.

Concludo questo mio intervento con la coscienza di chi ha cercato di fare il proprio dovere, con serietà, senza "arrière-pensées", e rifacendomi ad una citazione latina che in questo particolare caso è molto calzante: "vox populi, vox dei", espressione democratica che questa maggioranza ha rispettato e rafforzato con la decisione assunta.

A proposito di un certo modo di far politica da parte di alcune forze politiche presenti in questo Consiglio voglio dire loro che in Valle d'Aosta, grazie al fatto che ci conosciamo quasi tutti, grazie alla lungimiranza e all'intelligenza degli elettori valdostani, la politica fatta contro qualcuno non ha mai premiato. È sempre stata premiata invece la politica per i cittadini. Quanto da me appena affermato è comprovato in particolare in questi ultimi anni, perché in Valle d'Aosta chi ha fatto politica contro, è stato regolarmente "trombato" alle elezioni. Certo è che chi non sa cosa dire, non ha altra soluzione che quella di parlare degli altri! Per quanto mi riguarda, non intendo aggiungere altro in merito alle accuse e agli attacchi ricevuti come componente di questa maggioranza, alla quale sono orgoglioso di appartenere. Sono solito rispondere a coloro che in me per oltre 24 anni hanno riposto la loro fiducia. Concludo quindi questo mio intervento dicendo: ai cittadini valdostani l'ardua sentenza!

Per finire, in merito alla proposta di legge predisposta dalla I Commissione con il voto unanime della stessa, mi auguro che questo Consiglio esprima, come ha fatto la commissione, un parere unanime, dimostrando così che in questo consesso al di là delle schermaglie politiche e delle differenti posizioni, ha vinto in Valle d'Aosta ancora una volta la democrazia.

PrésidentLa parole au Conseiller Curtaz.

Curtaz (PVA-cU) Era mia intenzione, visto l'epilogo di questa lunga vicenda che mi ha visto, mio malgrado, fra i protagonisti all'interno della commissione e all'interno di quest'aula, chiudere questa vicenda con un intervento di tipo gandhiano.

Questa mia volontà si era rafforzata dopo l'intervento del Consigliere Cottino, direi di carattere notarile, che ho personalmente apprezzato perché Cottino in quest'occasione non ha parlato come Consigliere che ha le sue idee, che esprime le sue opinioni - e sappiamo quanto questo può essergli costato -, ma ha rappresentato lo spirito del progetto che è uscito riformato nella I Commissione con un giudizio unanime.

Ho poi sentito l'intervento del Consigliere Piccolo e mi è dispiaciuto perché il Consigliere Piccolo ha perso un'occasione per volare un po' più alto, pazienza!

Piccolo ha voluto rinfocolare delle polemichette, secondo noi invece questa questione è seria, quindi io non mi farò condizionare dal suo intervento, se non per fare due o tre precisazioni che mi sono sembrate un po' fuori luogo. Credo che questa vicenda abbia dimostrato che quando sono in discussione dei principi essenziali per la democrazia, ci vogliono due cose. Ci vuole una volontà di ascolto e ci vuole la capacità di capire la portata politica del problema.

Devo dire la verità, credo che almeno a livello di volontà anche da parte delle forze di maggioranza ci sia sempre stata la volontà di ascoltare il comitato, di ascoltare gli studenti che sono stati ricevuti nelle forme dovute, pure a volte con i vincoli regolamentari che sono stati irrigiditi nell'occasione, ma comunque c'è stata una volontà di ascolto.

C'è stata invece una tardiva capacità di capire la portata politica del problema; si è lasciato che questo problema andasse alla deriva, lo si è sottovalutato, non si è capito che non era in gioco solo questo referendum pure importante sull'esame di maturità, ma era in gioco l'istituto del referendum, che è un fondamento della nostra democrazia, un fondamento etico, un fondamento politico, un fondamento statutario, un fondamento costituzionale previsto dal nostro Statuto con precisi limiti.

Si è avuto coscienza della portata politica del problema solo quando il vaso è stato colmo, quando non si poteva più non vedere, grazie all'ostinazione del Comitato promotore, a cui va reso omaggio perché ha saputo in ogni occasione portare argomentazioni e non gesti polemici, non frasi fuori posto. Certo, c'è stata qualche discussione animata, ma sempre con la volontà di portare delle argomentazioni e di contrapporle ad altre argomentazioni. E poi il ruolo degli studenti, che è stato a mio giudizio decisivo, perché hanno portato nei loro modi e nelle loro forme le loro idee sia all'interno delle istituzioni, sia nella società, ottenendo una simpatia e una solidarietà ben superiori di quanto il loro numero in piazza non dicesse. Un numero cospicuo, intendiamoci.

Quando la situazione si è fatta via via più insostenibile, quando diventava sempre più difficile rispondere adeguatamente a delle argomentazioni che venivano portate, c'è stato un atteggiamento che nella sua pur ampia relazione il Consigliere Piccolo non ha citato, perché ha dimenticato di dire che c'era un disegno di legge della maggioranza e che questo disegno di legge è stato? - nella sostanza, non nella forma perché non si poteva far diversamente per ragioni burocratico-procedurali - è stato ritirato, ed è stato ritirato perché si è fatta un'azione di convincimento. L'ha fatta il comitato, l'hanno fatta gli studenti, l'abbiamo fatta un po' noi nelle commissioni e nelle sedi istituzionali, l'ha fatta il Presidente dell'Union Valdôtaine, perché la conferenza stampa di cui Piccolo ha parlato, non è stata fatta per chiarire quello che la stampa prima non aveva capito. Avevamo capito tutti benissimo. È stata fatta per cambiare una linea, opportunamente per cambiare una linea.

E poi, e voglio chiudere le parentesi rispetto all'intervento di Piccolo. Trovo strano che egli si lamenti dell'atteggiamento della stampa, perché in occasione delle commissioni che sono state così?

(interruzione del Consigliere Piccolo, fuori microfono)

? posso dire? In occasione delle riunioni di commissione, io sugli organi d'informazione pubblica, che sono quelli di cui m'interesso sempre e solo, ho sentito sempre ed esclusivamente fra i consiglieri interviste del Consigliere Piccolo, ed è anche normale in quanto Presidente della commissione.

Ho sentito interviste telefoniche, alla radio, in video, quindi se c'è qualcuno che deve lamentarsi della visibilità di questa vicenda sicuramente non è Piccolo, che non è mai stato così visibile!

Dicevo, e mi scuso perché per la stanchezza di questi giorni rischio di perdere il filo, che siamo arrivati ad un'opportuna inversione di rotta, a cui è conseguito un atteggiamento collaborativo di tutte le forze politiche presenti in questo Consiglio in occasione dell'ultima riunione della I Commissione, in cui quasi come in una transazione ognuno ha fatto delle reciproche concessioni, ognuno ha rinunciato a qualcosa del suo progetto originario, per arrivare ad un progetto comune.

Ne è derivato, a seguito della redazione di questo progetto comune, anche difficoltosa, il ritiro del nostro progetto di legge. E io lo devo spiegare perché abbiamo ritirato il nostro progetto di legge. Lo abbiamo ritirato per una serie di considerazioni.

Innanzitutto perché fin dall'inizio abbiamo detto che quel disegno di legge aveva lo scopo di sollecitare una soluzione al problema; sapevamo, io personalmente sapevo, ho anche avuto occasione di dirlo, anche se ogni tanto c'era una strana ironia mai spiegata, del tipo: "ci piacerebbe approvare quel disegno di legge così poi la Commissione di Coordinamento lo avrebbe bocciato".

Tranquilli, si fanno gli emendamenti in aula, non erano pronti per iscritto, ma nella nostra testa erano pronti, non è che fossimo così sprovveduti. Però poi, paradossalmente, quanto quel disegno di legge fosse nei suoi cardini essenziale forte, è dimostrato dall'attuale disegno, che per certi versi è un progetto fotocopia al nostro per le cose essenziali, che vado ad elencare.

Noi chiedevamo tre punti essenziali. In primo luogo che si modificasse solo l'articolo 9 e non tutta la legge, e quando si dice articolo 9 ci si riferisce a tutte le questioni consequenziali, per cui dove è scritto sentenza si scrive delibera, eccetera. E questo punto viene accolto.

Chiedevamo come secondo punto che il giudizio di ammissibilità venisse riservato ad un organo terzo imparziale. Noi proponevamo dei magistrati, qui vengono indicati degli esperti che hanno competenze giuridico-pubblicistiche, ma mi sta bene, non è che avessi una simpatia particolare per i magistrati, m'interessava sapere che il giudizio non veniva pronunciato a livello politico, ma attraverso delle competenze esterne.

Terzo punto essenziale, chiedevamo che la nomina di quest'organo terzo venisse fatta da un soggetto imparziale; avevamo indicato il Presidente del Tribunale di Aosta, qui viene indicato il Presidente della Corte d'appello di Torino, ed è ancora meglio perché è ancora più lontano, quindi meno condizionabile.

A questo punto era del tutto naturale ritirare il nostro disegno di legge, anche per dimostrare che non c'era da parte nostra nessuna strumentalità nel presentare quel disegno, ma c'era un sincero spirito collaborativo per risolvere un problema che ci sembrava essenziale.

Oggi io dico che non dobbiamo avere l'atteggiamento di chi ha vinto o di chi ha perso; ognuno nel suo animo avrà un'idea. Lo dico anche perché nel mio lavoro, quando ero un po' più giovane, i vecchi avvocati mi insegnavano che quando si vince non bisogna voler stravincere. Ed allora ognuno se lo tiene nel suo animo. C'è qualcuno che può essere più soddisfatto, qualcun altro meno soddisfatto; io, non lo nego, sono fra quelli soddisfatti.

Non credo che sia una sconfitta per le forze di maggioranza, anzi credo che l'aver dimostrato in una vicenda così delicata di saper cambiare idea, di saper capire gli umori, di saper capire come questa materia era delicata e quindi bisognasse essere prudenti, è una posizione che può essere anche qualificata di forza, di consapevolezza. Quindi non credo che oggi si possa parlare di sconfitta.

Io credo che ci sia in questa vicenda, che ha l'epilogo parziale con questa legge, qualcuno che ha vinto. E ha veramente vinto, non voglio usare una frase retorica, ma ha veramente vinto la democrazia in Valle d'Aosta, quella che si temeva venisse compressa, limitata, congelata. Con questo disegno di legge, se ce ne saranno le condizioni, si voterà per un referendum nei termini previsti dalla legge.

È quello che diceva la vecchia legge, è quello che chiedevamo tutti seppure con diverse forme, con diversi stati d'animo, con diversi punti di vista. Credo che di questo risultato possiamo essere tutti soddisfatti.

PrésidentLa parole au Conseiller Nicco.

Nicco (GV-DS-PSE) La proposta di legge che ci è stata testé illustrata dal Consigliere Cottino e poi dal Presidente della I Commissione, Piccolo, conclude, dovrebbe concludere, ci auguriamo che concluda una vicenda dal corso indubbiamente travagliato. E la conclude, pare, con soddisfazione se non generale, certo molto ampia dentro questo Consiglio e fuori.

Si potrebbe perciò semplicemente prendere atto del risultato, richiamando un noto proverbio: "Tutto è bene?", eccetera. Io penso invece che qualche considerazione nel merito di questa vicenda occorra farla. È una vicenda che prende le mosse dalla presentazione della richiesta di referendum. Dico subito per chiarezza, a scanso di equivoci, anche se ciò non susciterà grandi consensi in tribuna, che non condivido l'iniziativa referendaria per due ordini di ragioni, l'una, generale e l'altra che riguarda il merito della questione.

Sulla prima, di ordine generale. Il referendum è uno strumento fondamentale di democrazia, lo definiva il collega Curtaz uno strumento etico-politico, certo, che rischia tuttavia per il modo in cui è stato usato in questi ultimi anni in Italia di essere svuotato e svilito. La sempre più bassa partecipazione alle consultazioni referendarie lo dimostra ampiamente.

Credo invece che sia uno strumento da utilizzare quando sono in discussione le norme fondamentali su cui si regge una comunità, nelle sue relazioni interne o nelle relazioni con superiori livelli di governo, oppure quando si tratta di questioni di principio che attengono alla coscienza individuale. Faccio qualche esempio relativo alla Valle d'Aosta.

Com'è noto, i Valdostani chiesero con forza un referendum nell'estate del 1945 per decidere del loro futuro; in pochi giorni, nel mese di maggio di quell'anno, si raccolsero oltre 20.000 firme in calce alla richiesta di potersi esprimere liberamente e democraticamente e direttamente.

Com'è noto, lo Stato italiano fece allora di tutto per impedire questa manifestazione di democrazia diretta, referendaria. Ma quello era certo un tema referendario. Così come lo era o avrebbe dovuto esserlo lo Statuto del 1948, che pure per assumere piena legittimazione di patto fra la Valle d'Aosta e lo Stato doveva essere sottoposto a referendum. Ma così non fu neppure in questa seconda occasione. E certamente a referendum dovrà essere sottoposto un nuovo statuto della Valle d'Aosta.

Sulla seconda ragione, che riguarda il merito del quesito referendario, la legge regionale n. 52/98 è stata dipinta a tinte fosche: provvedimento illiberale, penalizzante, discriminante, e quant'altro.

La sua applicazione doveva, secondo taluni interessati profeti, provocare una situazione drammatica nella scuola valdostana. Ebbene, i diretti interessati, cioè gli studenti, hanno potuto constatare che così non è stato. È una legge che, nel testo approvato, congiuntamente al regolamento attuativo dell'articolo 8, comma 3, rappresenta in realtà un significativo passo avanti, a mio giudizio una svolta anzi nel superamento della normativa, quella sì molto criticabile, relativa all'accertamento della conoscenza della lingua francese.

Ma, detto questo, aggiungo che, una volta avviato l'iter referendario in base alla normativa vigente, compito nostro non poteva e non può che essere quello di garantire tale iter referendario.

Personalmente considero un errore politico l'iniziativa assunta da un gruppo di cittadini, sottoscrittori ed eventuali ispiratori, di presentare una memoria per far dichiarare inammissibile il quesito referendario. Un'iniziativa certamente legittima, ma errata sul piano politico, perché ad una questione eminentemente politica non si può rispondere sul piano giuridico. In merito poi alla memoria, lunga, articolata, dotta, rilevo per inciso che poggia fra l'altro sulla singolare sottolineatura della natura di legge di principi della legge 15 marzo 1997, n. 59, facendo poi leva su tale assunto per chiedere l'inammissibilità di un referendum abrogativo di una legge regionale, che a tale legge di principi dà attuazione.

Singolare, ripeto, almeno per chi si richiama ad una concezione autonomistica, è questa enfasi posta nell'attribuire a tale legge proprio quella natura che in genere noi contestiamo alle leggi dello Stato, perché è proprio quella natura che vanifica la nostra possibilità di legiferare in piena autonomia. E chiudo l'inciso.

Sarebbe poi interessante anche capire le relazioni di causa-effetto fra la memoria e la pronuncia con cui il Tribunale di Aosta ha sollevato la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 9 della legge sul referendum in riferimento all'articolo 108 della Costituzione. Pronuncia, come è stato detto, assai discutibile nonostante la sentenza della Corte costituzionale n. 43/82, visto che tutti e tre gli esperti chiamati dalla I Commissione hanno espresso forti e motivate perplessità in merito. E le voglio ricordare.

La dott.ssa Della Guardia: "È opinabile che le Regioni, utilizzando organi inseriti nell'ordinamento giudiziario per l'attività relativa al giudizio di ammissibilità delle richieste di referendum, abbiano inteso legiferare in materia di giurisdizione e quindi intervenire al di là dei limiti posti dalla Costituzione, in particolare dall'articolo 108. Qui si rischia di confondere la materia con le funzioni".

Il dott. Barbagallo: "La posizione della Corte costituzionale non è condivisa da parte della dottrina e in giurisprudenza sembra potersi leggere qualche riserva da parte della Cassazione, specie allorché si tratta di provvedimenti regionali di attuazione di norme costituzionali, ed è appunto il nostro caso".

Il prof. Ferrari: "Andrebbe evidenziato che l'interferenza con la funzione giudiziaria è comunque quella minima necessaria per non vanificare l'esercizio e prima ancora la titolarità di una competenza legislativa regionale di altro oggetto e natura".

Non mancavano dunque elementi per resistere nel giudizio di costituzionalità, ma bene si è fatto a non seguire questa via ed a seguire invece quella della modifica della legge. Bene perché ancora una volta la risposta doveva essere sul piano politico e non su quello giuridico. E bene a farlo con questa legge, che interviene in modo puntuale sulla questione specifica, rinviando una più completa ed organica revisione della legge sui referendum a dopo la definitiva approvazione da parte del Parlamento della legge cosiddetta sulla "elezione diretta dei Presidenti delle regioni a Statuto speciale", in cui, voglio ricordare, proprio a seguito di un emendamento discusso in I Commissione, si è inserito un riferimento all'istituto del referendum non più solo abrogativo, ma anche propositivo e consultivo, che dovrà quindi essere regolamentato.

Sulle modifiche introdotte dalla nuova legge molto si è discusso, ed il tema è stato anche ripreso dal collega Curtaz, in particolare sulla composizione e la nomina della Commissione regionale per il referendum, sia nella norma transitoria, sia nell'articolo 2.

Concordo pienamente sul principio che si debba tendere al massimo di terzietà di quest'organo. È certamente improprio che chi approva una legge, cioè il Consiglio, sia poi implicato nella nomina dell'organismo che deve giudicare in merito all'ammissibilità di un referendum su questa stessa legge. Quindi credo che sia opportuno perseguire la via che era stata indicata dal prof. Ferrari: "Si suggerisce che si possa ricorrere alla Commissione paritetica ed al successivo decreto legislativo, per pervenire all'armonizzazione della legislazione nazionale con l'ordinamento della Regione". Non credo che questa via sia in antitesi con l'altra; credo anzi che vada perseguita parallelamente, anche perché, com'è noto, la questione non tocca solo la legge sui referendum, ma anche altre.

E tuttavia mi sia consentito di collocarmi anch'io fra coloro che hanno qualche dubbio sull'incondizionata terzietà della Magistratura, sulla sua terzietà per definizione, o se vogliamo sull'equazione: magistrati, uguale correttezza, imparzialità, non influenzabilità. Non si può santificare una categoria, chi siede nelle corti di giustizia, né demonizzarne un'altra, quella di chi siede in quest'aula. Le vicende di questi anni purtroppo ci hanno insegnato che anche su quel versante, non solo su quello politico, la situazione è piuttosto nuancée, fatta di luce e di ombre. Certi collegi costituiti da magistrati pare siano stati anch'essi soggetti a pressioni di varia natura: i casi Imi-Sir, Mondadori, Sme, per non citare che i più noti ancorché non definiti - ma quando mai si definisce qualcosa in questa materia in Italia? - quei casi dovrebbero comunque indurre tutti ad una maggiore prudenza nella classificazione, a non usare categorie manichee.

Concludo con una considerazione di carattere generale. A me pare che questa fase, come già quella precedente di approvazione della legge n. 52, sia stata da più parti volutamente drammatizzata. C'è stato e forse c'è ancora chi da un lato ritiene che lo svolgimento del referendum possa mettere in discussione non so quali assetti generali all'interno della comunità valdostana, o fra la comunità valdostana e lo Stato. E c'è stato e c'è chi dall'altra vuole cogliere quest'occasione per accendere uno scontro che con la legge in questione ha poco a che fare.

Ha detto in questa stessa aula, nel corso di un'audizione, un rappresentante degli studenti che "vogliamo andare a votare fra maggio e giugno, perché anche noi abbiamo fatto un'analisi politica; tra maggio e giugno del 2000 ci saranno le elezioni comunali e questo a qualcuno fa paura".

Ebbene, studenti, se il ragionamento è questo, allora non ci si stupisca se sull'altro versante c'è chi fa un ragionamento che è opposto nel contenuto, ma sullo stesso piano concettuale: strumentale uno, strumentale l'altro. Nelle elezioni comunali si parli di capacità, di dedizione, di disinteresse nell'amministrare, si parli di programmi, ma non della legge sulla quarta prova scritta di francese.

Ed anche, sempre in quest'aula, fra l'altro di fronte ad una nutrita delegazione di studenti, un esponente del comitato promotore del referendum ha testualmente affermato che se si approva la proposta di legge sottoscritta dai Consiglieri Cottino, Martin e Fiou, "rischiamo la guerra civile in Valle d'Aosta".

Ora, la proposta di legge regionale n. 63 nella sua prima versione era certamente criticabile, ma questo tono - lo voglio dire pacatamente ma fermamente - è decisamente da respingere. Si parla tanto di attacco alla democrazia da parte di taluni; ebbene, credo che anche affermazioni di quel genere facciano male alla democrazia.

Mi auguro, e concludo, che il nuovo testo della legge che oggi discutiamo possa contribuire a rendere il clima più disteso e sereno. L'impegno di tutti dovrebbe essere di contribuire responsabilmente a mantenerlo tale, evitando di alimentare ulteriormente un'artificiosa e dannosa divisione della comunità valdostana sulla questione della lingua.

Non vi è un referendum pro o contro il francese, messaggio che troppo spesso anche i mass media trasmettono, ma un referendum per l'abrogazione di una specifica legge, quella che disciplina lo svolgimento della quarta prova scritta di francese agli esami di Stato. E tale sia.

PrésidentLa parole au Conseiller Tibaldi.

Tibaldi (FI) Il gruppo di Forza Italia voterà questa proposta di legge, come d'altronde ha già dato parere favorevole in I Commissione, in quanto questa proposta di legge è radicalmente diversa rispetto a quella inizialmente presentata dai Capigruppo di maggioranza, e lo è soprattutto nella parte in cui prevede che l'organismo deputato a vagliare l'ammissibilità del quesito referendario, e non solo quello relativo all'abrogazione della legge che ha introdotto la maturità bilingue in Valle d'Aosta, ma anche ai referendum che si terranno in futuro, sia un organismo che possa avere il requisito dell'imparzialità. Ovvero, nella prima parte di questa legge è stato recepito ciò che era previsto nel regime transitorio, vale a dire che il Consiglio regionale possa nominare una commissione di esperti nominati dal Presidente della Corte d'appello di Torino.

Siamo d'accordo, e lo abbiamo anche noi sottolineato in commissione, che Magistratura non corrisponda necessariamente a terzietà assoluta; è un'equazione che non è sostenibile oggi come oggi.

Però siamo altrettanto convinti che l'organo politico che predispone, approva e quindi emana una legge regionale, qual è appunto il Consiglio regionale, non possa analogamente nominare la commissione che dovrà vagliare l'ammissibilità per cancellare quella legge. Ci sarebbe un palese conflitto d'interessi e di funzioni. Di qui la proposta di tutte le forze di opposizione in commissione affinché la norma transitoria fosse recepita nell'articolato definitivo.

Inoltre, se si evita che sia il Consiglio regionale direttamente a nominare i componenti della commissione, si evita anche una possibile politicizzazione degli stessi. D'altronde nella vecchia proposta di legge era prevista una nomina con voto limitato, cioè due della maggioranza e uno dell'opposizione, cioè si riproduceva in proporzione ai numeri presenti in quest'Assemblea, in quella piccola commissione una composizione politica analoga.

La terza proposta che è promanata dalle forze di opposizione e che è stata recepita dalle forze di maggioranza si riferisce al fatto che la commissione di esperti, nell'esame dell'ammissibilità del quesito referendario, ha la possibilità, e non l'obbligo, di procedere ad un'udienza conoscitiva sia con i promotori, che con eventuali presentatori di osservazioni, che siano contrarie alla proposta stessa.

Nella sostanza sono queste le argomentazioni che ci hanno convinto ad esprimere lunedì scorso un parere favorevole e oggi a dare un voto favorevole alla legge nel suo complesso. Diciamo che oggi si chiude una parentesi particolarmente burrascosa che in quest'ultimo mese, come è stato ricordato da più parti, ha visto alterne vicende di carattere politico, tensioni, moti di piazza, creati da un incidente di percorso verificatosi il 7 ottobre scorso, quando il Tribunale di Aosta ha dichiarato l'incostituzionalità di una norma che regola appunto il referendum.

La tenacia del Comitato promotore del referendum, la determinazione degli studenti valdostani, ma direi anche il lavoro vigile delle forze di opposizione hanno permesso di arrivare a questo risultato. Aggiungo anche la sensibilità delle forze di maggioranza, che però è una sensibilità che arriva in ritardo, in un secondo momento.

Ed è bene quindi fare alcune considerazioni su questa parentesi mensile che abbiamo vissuto nel mese di novembre, perché se anche noi da un lato abbiamo apprezzato l'intervento pacato e istituzionale del Capogruppo dell'Union Valdôtaine, d'altro lato abbiamo apprezzato un po' meno l'intervento polemico fatto dal Presidente della I Commissione.

Il Presidente di quella commissione che è stata delegata ad affrontare il problema. Sappiamo che era ed è una patata bollente e che la I Commissione, spogliata a inizio legislatura della sua funzione sostanziale in quanto è stata creata una "Commissione Nicco" per vagliare le riforme istituzionali, aveva finora una funzione molto marginale. Purtroppo, il Consigliere Piccolo lo sa, ha dovuto caricarsi quest'onere, certo più oneri che non onori, ovvero l'onere di sbrogliare la matassa del gomitolo creato dalla pronuncia del Tribunale di Aosta. E come si è sbrogliata la matassa? Diciamo che fino a venerdì scorso la matassa si è ancora più aggrovigliata, perché in commissione abbiamo avuto una serie di audizioni, io non sono componente della I Commissione ma sono Capogruppo e ho partecipato a quasi tutte le riunioni della I Commissione, e devo dire - qui mi rivolgo anche al Presidente del Consiglio regionale - che non ho mai visto gestire in una maniera così abominevole una commissione, perché non si possono convocare le parti per un'audizione e poi impedire loro di parlare, o impedire loro di avere delle risposte, dicendo che quella non è la sede politica.

Paradossalmente si è arrivati al punto di sospendere ufficialmente i lavori di quella commissione e continuarli a porte chiuse, en amitié, per poter avere la libertà di parola. Ma di cosa c'era paura: del verbale? Di dirsi in maniera chiara i pensieri relativi alle differenti posizioni? Tutti questi formalismi che si sono accumulati secondo il nostro punto di vista oltre il Regolamento, perché il Regolamento consiliare non prevede questa rigidità nei lavori, è la prima volta che mi è capitato sinceramente, in I Commissione ho avuto nella scorsa legislatura la possibilità di viverci due anni, ma non mi ricordo con il Presidente della scorsa legislatura che siamo arrivati a questi punti; in IV Commissione non mi sembra che le audizioni siano così rigide.

Tuttavia, dicevo, a seguito di questi formalismi siamo arrivati al punto di non poter dialogare ed è naturale che la tensione sale alle stelle, perché mancano risposte. E mancano risposte proprio dai soggetti che quasi con un'iniziativa carbonara, al di fuori della stessa commissione che è stata superata, propongono improvvisamente una legge.

I tre Capigruppo di maggioranza, Cottino, Martin e Fiou, propongono una legge all'insaputa della commissione, che era stata delegata dai Capigruppo di cercare di sbrogliare questa matassa. In sede di prima audizione, quando lungo quella fila erano schierati tutti i rappresentanti delle varie scuole che pongono precise domande ai Capigruppo per avere risposte, i Capigruppo fuggono, abbiamo assistito ad una fuga, per andare a correre sotto la luce dei riflettori di una conferenza stampa che era stata organizzata per presentare questa legge.

È naturale che non si è trattato di un comportamento rispettoso, autorevole, da parte delle forze di maggioranza in quest'occasione, come per dire: noi abbiamo fatto una legge, questo è il pacchetto che vi offriamo, prendere o lasciare, le forze di opposizione che la pensino come noi o che non la pensino come noi poca importa, la piazza può lamentarsi, questo è il potere e questa è la dimostrazione del potere che possediamo.

Devo dire che, e concordo con quanto detto dal collega Curtaz, le pressioni della piazza hanno fatto molto in questo caso, perché le sole forze di opposizione non avrebbero potuto fare molto; sappiamo quanta considerazione hanno le forze di opposizione all'interno di quest'Assemblea. E ha fatto molto soprattutto l'intervento autorevole esterno del Presidente dell'Union Valdôtaine, che ha smentito e smentisce, Consigliere Piccolo, tutto quello che lei ha detto oggi con la sua relazione per fare chiarezza, quasi a dire: meno male che ci siamo noi che abbiamo salvato la democrazia in Valle d'Aosta.

La dichiarazione stampa fatta ben prima dal Presidente dell'Union Valdôtaine ha cancellato ogni dubbio sulla vicenda.

Allora io dico che se non vogliamo attribuirci vittorie e sconfitte - e sono d'accordo - perché poi la vittoria ha tanti padri, la sconfitta è orfana come si suol dire, diciamo che la Valle d'Aosta oggi si dota di uno strumento legislativo importante, che garantisce l'esercizio di un diritto democratico, che è stato voluto fortemente da tutti, anche da chi in un primo momento la pensava diversamente.

Devo dire, e dico una mia sensazione personale, che quando di fronte a certe domande poste in commissione vedevo che mancavano delle risposte da parte dei sottoscrittori di questa proposta di legge, mi veniva di pensare che gli stessi sottoscrittori non fossero coloro che hanno steso nel vero senso la proposta di legge, quasi come se ci fosse un grande fratello alle spalle, occulto, che ha fatto il regista di questa vicenda farsesca.

E allora qui è una sensazione che abbiamo avuto noi, ma che hanno avuto anche altri, perché è brutto che chi mette la firma debba poi addossarsi certe responsabilità, ed è altrettanto brutto da parte di coloro che hanno firmato, vedersi smentiti da una successiva conferenza stampa del Presidente dell'Union Valdôtaine che è riuscito a rimettere in carreggiata la situazione.

Dal nostro punto di vista diciamo meglio tardi che mai, ed è questa la ragione sostanziale per cui questo progetto di legge, anche se arriva in zona Cesarini, ha un contenuto sobrio, quel contenuto che era necessario stendere fin dall'inizio, un contenuto per il quale si poteva prendere spunto da quei pareri che sono stati forniti dai giuristi, e certo non è quel contenuto di quella proposta scopiazzata - per usare le parole del Presidente della I Commissione - da altre regioni.

Quindi Forza Italia voterà favorevolmente e rimarrà vigile su quello che è il percorso successivo, perché oggi traguardiamo una tappa, una tappa importante, approviamo una legge, poi ci vuole un visto della Commissione di Coordinamento, poi deve essere costituita una commissione, poi dovrà esserci il vaglio di questa commissione, e non vorremmo che, considerati i precedenti, questo referendum per qualche ragione non si facesse.

PrésidentLa parole au Conseiller Cerise.

Cerise (UV)Dirò subito che ho apprezzato molto l'intervento fatto dal Consigliere Nicco, che ha detto in maniera molto più esaustiva ed incisiva quello che avrei detto io ma certo molto meno brillantemente. Detto questo, volevo solo fare una riflessione e cioè ho la percezione che mai come in questa circostanza si avverta come quando si verifica una dicotomia fra la politica, che vuole decidere, e la volontà popolare, o almeno quella volontà popolare che è capace di farsi sentire, che sa esprimersi, ebbene quando si aprono questi divari in maniera così marcata come è avvenuto in questa circostanza, a rimetterci alla fine è la politica.

Questo è grave, se si tiene conto che in questo momento la politica avrebbe bisogno invece non dico della simpatia, ma dovrebbe trovare delle occasioni per recuperare degli spazi che purtroppo ha perso nei confronti dei cittadini. E i segnali che arrivano dalle elezioni mi pare che siano dei "campanelli d'allarme" di cui dovremmo tenere conto.

Se vogliamo tentare di recuperare questo spazio, che ci separa dall'opinione pubblica e dalla gente, dobbiamo avere il coraggio di dire che in questa vicenda sono stati commessi degli errori un po' da tutti: possiamo citare la fretta, la rigidità delle posizioni, una certa insufficienza a rendersi credibili nei confronti degli studenti e dei promotori del referendum, la stessa posizione a volte eccessivamente conflittuale dei promotori del referendum e degli studenti.

Credo che dal momento che è stata trovata finalmente un'intesa su di un testo di legge accettato da tutti dentro e fuori quest'aula, la cosa più seria da fare è quella di esaminarlo ed approvarlo con una certa celerità. Mi permetto a conclusione di questo breve intervento di fare una piccola notazione.

Credo di aver tratto un insegnamento da questa vicenda, e lo dico proprio perché prima di me aveva parlato il Consigliere Nicco, che in questo momento sta portando avanti in maniera impegnata una proposta di riforma dello Statuto. Credo che questa vicenda ci dovrebbe far capire come le grandi riforme, o le riforme che hanno un forte impatto nella società, vanno fatte cercando una preliminare intesa con tutte le forze sociali e anche politiche, altrimenti si rischia di mettere in campo delle animosità e degli scontri, nei quali poi un'altra volta la politica rischia di essere sconfitta.

PrésidentLa parole au Conseiller Comé.

Comé (Aut) Il gruppo degli Autonomisti, a seguito della proposta di legge n. 63, la legge che è stata presentata dalla maggioranza, sollevò fin da subito dei forti dubbi e delle perplessità sul suo contenuto. Così come era formulata, non poteva che rendere improbabile lo svolgimento del referendum sulla maturità della prossima primavera.

Non voglio entrare adesso nel merito a quella proposta di legge che è stata accantonata, non ritirata, ma consentitemi di fare una riflessione su quello che era l'articolo 1, comma 3, che tra l'altro è stato fortemente contestato sia dagli studenti che dal Comitato promotore.

Se si presuppone che l'articolo 30 dello Statuto non contenga un'indicazione tassativa delle leggi regionali sottratte al referendum, e se si dà anche per scontato che il legislatore regionale possa aggiungerne altre, qui corriamo il rischio di limitare fortemente l'esercizio di un diritto fondamentale per la democrazia.

Altro punto da rilevare è che si rischiava d'intervenire a modificare le regole del procedimento referendario, mentre era in sospeso una richiesta di referendum, quindi avrebbe avuto un'efficacia retroattiva.

La nostra risposta, come dicevo all'inizio, a seguito della proposta di legge fu quella di revisionare l'articolo 9 della legge n. 16/75 così come contestato dal Tribunale di Aosta con l'ordinanza emessa nei primi giorni di ottobre.

La revisione di questo articolo - fra l'altro avevamo richiesto di aspettare per sentire quali erano le indicazioni fornite dai tre giuristi nominati dalla I Commissione e su questo indirizzo anche i tre giuristi avevano dato delle indicazioni - permetteva di sollevare immediatamente l'ostacolo.

Concordiamo comunque che la revisione complessiva della legge sul referendum sia da affrontare nel prossimo futuro. Riteniamo che la maggioranza abbia fatto una scelta opportuna nell'abbandonare il suo disegno di legge per giungere, dopo un vivo confronto in I Commissione, ad un testo unico con giudizio unanime.

Per questo il nostro gruppo esprime parere favorevole a questo disegno di legge, per permettere ai Valdostani di poter esprimere attraverso il referendum il loro diritto al voto, che è l'espressione più alta per una democrazia.

PrésidentLa parole au Conseiller Cottino.

Cottino (UV)Non so se riuscirò a mantenere il tono pacato che queste occasioni imporrebbero, e uso il condizionale, ma garantisco fin d'ora che farò il possibile per mantenerlo, sicuramente senza avere quella capacità dialettica e quel modo di fare propri dei colleghi Curtaz e Tibaldi, i quali molto intelligentemente e molto furbescamente - non nell'accezione più negativa di questa espressione, in quanto devo riconoscergli un'abilità politica non indifferente - hanno fatto un'affermazione forte dicendo che a seguito di quanto avvenuto nessuno deve cantare vittoria, l'interesse è di tutti, salvo però poi fare dei comunicati stampa di un certo tenore, per lanciare delle accuse molto precise! Credo che sia necessario fare un po' di chiarezza sia nella sostanza dei due disegni di legge presentati, sia anche nel metodo.

Nella sostanza, soprattutto nella sostanza che è trasparita al di fuori di quest'aula, a proposito delle due leggi, Curtaz faceva dell'ironia quando qualcuno ha detto che gli sarebbe piaciuto votare la legge da loro presentata.

Non nascondo, colleghi, che quest'affermazione l'ho fatta anch'io, ma sapete perché? Perché, al di là della capacità di presentare la cosa da parte del collega Curtaz, al quale ho sempre riconosciuto nell'insieme un'onestà intellettuale ma nello stesso tempo anche un'abilità di presentare le cose per tirare l'acqua al suo mulino, la legge presentata dalla Valle d'Aosta per l'Ulivo non poteva essere approvata, e lo sappiamo tutti.

L'amico Curtaz ha detto che avevano in testa tutti gli emendamenti da presentare, non ho dubbi su questo, ma proprio tutti credo di no, perché il sottoscritto ha dovuto oggi presentare un emendamento di una certa importanza ai fini dell'approvazione della legge in discussione, mentre questo nella legge presentata dalla Valle d'Aosta per l'Ulivo non c'era?

(interruzione del Consigliere Curtaz, fuori microfono)

? evidentemente ognuno di noi fa le valutazioni che ritiene.

Curtaz (fuori microfono) ? pensa prima di dire, pensa?

Cottino (UV)? ma evidentemente, io ci ho pensato e il lavoro a cui siamo giunti non credo che possa essere soltanto ascritto al collega Curtaz!

Ma quello che per certi aspetti ha dato più noia almeno al sottoscritto, non lo nascondo, è il comportamento che ha avuto la stragrande maggioranza degli organi d'informazione, oltre che del Comitato promotore, usando due pesi e due misure.

Si veniva qui e si pretendevano nell'immediato delle modifiche ad una legge, senza dare la possibilità ai commissari di fare un confronto interno alle proprie forze politiche. Una legge che sicuramente era perfettibile, nessuno lo mette in dubbio, ma nessuno ha mai chiesto delle modifiche e presentato degli emendamenti al testo di legge n. 57.

In questo modo è diventato facile dare una chiave d'interpretazione molto particolare al momento in cui si è modificato - e lo riconosco - in modo abbastanza radicale il testo di legge.

Ma allora sono obbligato a fare una domanda ad alta voce: veramente siete convinti che i tre Capigruppo Fiou, Martin e Cottino hanno presentato un testo di legge senza confrontarsi con le rispettive forze politiche di appartenenza? È una domanda che faccio, perché l'interpretazione che viene data alla fin fine è questa. Di conseguenza mi permetto di dire che questa non è la verità.

I tre Capigruppo, Fiou, Martin e Cottino hanno fatto il loro possibile per tirare giù un testo di legge su delle indicazioni, prima in un modo e poi in un altro, questo lo riconosciamo e siamo i primi a dirlo, ma tra l'altro non scopiazzando come è stato detto o soprattutto come è stato scritto. Ho sentito prima un'affermazione, che ho letto anche in una intervista sui giornali?

(interruzione del Consigliere Fiou, fuori microfono)

? questo succede a tutti, a me succede e non mi scandalizza nel modo più assoluto, ma a sua discolpa posso dire che se è così, una cosa è un'intervista, quando uno parla senza avere il tempo di riflettere, altra cosa è quando si scrive e ha tutto il tempo necessario per pensare e dunque l'affermazione assume un altro peso e un'altra valenza!

Dico che questo testo di legge o quel testo di legge, pensatela come volete, teneva sì conto delle leggi che altre regioni in proposito avevano fatto; da lì a definirlo "scopiazzatura" permettetemi di dire che c'è un po' di differenza.

A proposito di canto di vittoria, vorrei ricordare - e faccio un solo esempio - che in un comunicato delle forze politiche di minoranza là dove noi in I Commissione abbiamo scritto, "ha facoltà di procedere" anziché dire "procede", è stato dichiarato come vittoria, come ottenimento di un grande risultato. Voglio qui chiarire che abbiamo accettato ben volentieri questa modifica, ma la richiesta non era questa! La richiesta era di eliminare il contraddittorio, di eliminare una possibilità democratica dei cittadini rispetto ad un referendum.

Comunque al di là questo, la nostra volontà era solo quella di obbligare la commissione a ricevere eventuali persone, compreso il Comitato promotore, per esprimere le loro ragioni, e non il contrario. A noi sta molto bene, lo abbiamo accettato e non abbiamo neanche fatto fatica ad accettare, lo dico in tutta tranquillità, la formula che ci è stata proposta successivamente, dopo il diniego alla richiesta iniziale. Devo dire che avevo preso parecchie note, ma riprenderle tutte mi prenderebbe troppo tempo, per cui mi avvio velocemente alla conclusione.

Questa vicenda, che è stata enfatizzata e spiegata in maniera diversa da quella che era in realtà, non ha mai messo in evidenza un altro argomento di una certa rilevanza. Uno dei punti che ci ha anche "obbligati" o che ci ha "permesso" - scegliete la versione che più vi aggrada, la cosa non mi dà fastidio più di tanto - di andare ad alleggerire questa legge rispetto al primo progetto pensato, è stata la modifica dello Statuto di autonomia della Regione Valle d'Aosta in prima lettura alla Camera. Non sappiamo se passerà poi in seconda lettura e nelle letture del Senato la stessa dicitura, ma se così avverrà, saremo obbligati a modificare questa legge in tempi non dico brevissimi perché sappiamo qual è l'iter, comunque in tempi abbastanza ravvicinati. E questo è uno dei motivi, certamente non secondario che non è quasi mai - forse è addirittura un eufemismo usare il "quasi" - stato sottolineato al di fuori di quest'aula.

Pertanto mi auguro che questa sia stata soltanto una sottovalutazione del problema anche all'esterno di quest'aula, sottovalutazione che probabilmente per incapacità di comunicazione noi abbiamo contribuito a far passare, anche se devo dire che non siamo stati certamente aiutati ad ottenere un risultato diverso. Mi auguro, dicevo, che questa sottovalutazione ci dia la possibilità di andare al referendum, perché è questo che vogliamo ed è questo che abbiamo detto di volere fin dall'inizio perché sempre abbiamo creduto nell'istituto referendario, al di là delle valutazioni che ogni forza politica può fare nel merito del quesito proposto.

Mi auguro pure di arrivare al referendum con toni più pacati, con un confronto che sia più reale nella sostanza e non come è avvenuto in questa circostanza, e questo nell'interesse non dei 35 Consiglieri che siedono in quest'aula, ma nell'interesse della Regione nel suo insieme.

PrésidentLa parole au Conseiller Beneforti.

Beneforti (PVA-cU) Ho preso la parola, per esprimere il mio compiacimento per l'intesa che è stata raggiunta su questo disegno di legge.

L'approvazione di questo disegno di legge dimostra che se c'è la volontà politica, si possono modificare le leggi e realizzare le riforme statutarie ed istituzionali anche con il consenso generale.

Del resto, la nostra volontà politica credo che l'abbiamo dimostrata con la presentazione del disegno di legge all'indomani che il Tribunale di Aosta ha sollevato la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 9 della legge regionale n. 16/75.

Con detta legge, pur essendo emendabile, e lo abbiamo sempre detto per renderla ancora più perfetta, il nostro obiettivo era quello di difendere le competenze normative regionali, era quello di eliminare ogni dubbio ed incertezza sulle modalità di svolgimento del referendum nella nostra regione, era quello di evitare d'incorrere in censure d'incostituzionalità, era quello di superare gli ostacoli per permettere lo svolgimento del referendum nei tempi previsti. Ritenevamo di dover contribuire per permettere ai cittadini della Valle d'Aosta di svolgere un diritto democratico previsto dalla Costituzione italiana. Infatti la presentazione di certe memorie in Tribunale e di conseguenza il disegno di legge presentato dalla maggioranza per i suoi contenuti, almeno noi lo abbiamo visto così, non avevano lo stesso obiettivo che aveva il nostro disegno di legge.

La risposta degli studenti, come pure la risposta del Comitato promotore del referendum, non si è fatta attendere, ma non si poteva far attendere ed era ed è più che giustificata. Tant'è vero che questa presa di posizione ha indotto tutti ad una riflessione ed ha portato, come risultato, alla presentazione di un nuovo disegno di legge, che si spera possa permettere di svolgere il referendum nei tempi previsti.

Gli altri aspetti qualificanti, almeno il nostro gruppo li ritiene tali, riguardano la spoliticizzazione della nomina dei componenti, dato che a scegliere sarà sì il Consiglio regionale, ma fra una rosa di nomi indicata dal Presidente della Corte d'appello; riguardano la facoltà per certi esperti per ambo le parti di procedere ad un'udienza conoscitiva, sia con i promotori del referendum, sia con quanti presentino osservazioni.

A questo punto si può dire è bene ciò che finisce bene, ma dobbiamo anche dirci chiaramente che ogni tentativo che c'è stato, se c'è stato, di evitare il referendum, è condannabile sotto ogni aspetto, perché è antidemocratico, perché è anticostituzionale e antieducativo, perché in questo caso si tratta di giovani e soprattutto di studenti. E credo che impedire di svolgere un atto democratico nei confronti dei giovani non avrebbe portato nessun vantaggio a nessuna forza politica.

Mi rendo conto che oggi lo strumento del referendum, per il modo con cui è stato usato, è stato svilito, mentre dev'essere usato effettivamente per problemi in cui il popolo viene chiamato a decidere quando i problemi lo riguardano da vicino. Ma è anche vero che nel nostro caso, dopo la legge n. 52/98, era l'unico strumento in risposta all'imposizione, che c'era stata in questo Consiglio, di approvare quella legge senza tener conto né delle proposte e delle indicazioni del movimento studentesco, né delle proposte e delle indicazioni da parte di quest'opposizione. Tant'è vero che anche allora come oggi presentammo un disegno di legge che poteva rappresentare benissimo un atto di mediazione su cui lavorare, ed era più aperto alle proposte di questa maggioranza che all'esterno di questa maggioranza. Ma non se ne volle tener conto.

In ventiquattro schierati qui, al grido di "boia chi molla", approvaste quel disegno di legge che successivamente avete in parte modificato.

Oggi sono convinto anch'io, come qualcuno ha detto, che i magistrati risentano anche loro di vicinanze politiche, ma non abbiamo altre strade che ricorrere a magistrati che nominino persone atte a giudicare l'ammissibilità o meno di questo referendum. Non possiamo andare in paradiso a prendere tre angeli, perché questo non è possibile, per cui dobbiamo fare fuoco con la legna che abbiamo.

Quello che dobbiamo imparare da questo referendum è una cosa sola: che nessuno qui è contro il francese, perché, come è già stato detto, quella legge rappresenta anche una svolta nell'accertamento della lingua francese, ma questa vicenda deve servire a tutti da lezione, perché - come dico sempre - quando abbiamo dei problemi ci dobbiamo confrontare, dobbiamo discuterne per evitare di andare da una parte o dall'altra, a Canossa. Con il nostro voto noi decidiamo un disegno di legge che per me non crea né vinti né vincitori.

Chi ha vinto in questo caso è stata la democrazia e la possibilità per il popolo valdostano di votare un referendum su una legge che a suo tempo era stata imposta.

PrésidentLa parole à la Conseillère Squarzino Secondina.

Squarzino (PVA-cU)Dichiaro fin d'ora che voterò a favore di questa legge, che ritengo una legge per così dire benvenuta, perché, avendo anche sentito alcuni interventi, credo proprio che questa legge abbia evitato che in questa comunità si creassero delle fratture su un valore fondamentale, che è quello della democrazia, che è quello del rispetto delle regole, che è quello della garanzia della libertà di espressione, che è quello dell'esercizio del diritto-dovere dei cittadini. Questo è il valore della legge che oggi andremo a votare.

Si è creata una situazione tale per cui paradossalmente alcune forze politiche - e qui concordo con il collega Cottino, non certamente i tre Capigruppo soltanto della maggioranza, questo è chiaro - erano così intente a difendere una loro legittima scelta, quella sull'esame di Stato, quella sull'accertamento della lingua francese, ripeto, scelta legittima, una scelta che qui è stata votata a maggioranza - quindi una scelta che avevano voluto e che giustamente andavano a difendere - dicevo, alcune forze politiche erano così intente a difendere quella legge e così preoccupate non so di che cosa - di qualche fantasma, non lo so - che non si rendevano conto che essendo così "bornées" a difendere una legge, stavano rischiando di calpestare, di sacrificare dei valori molto più importanti, che sono i principi fondamentali della democrazia, il principio di dare voce ai cittadini.

Si era creato un clima di non rispetto delle regole fondamentali della democrazia, un clima che è stato percepito dagli studenti e dal comitato proprio come un attacco, un affronto alla loro coscienza critica. E io posso capire che in questo clima anche di esasperazione per certi aspetti si fossero create delle situazioni per cui il dialogo, le espressioni non sono sempre state limpidi e gentili. D'altra parte anche noi trascendiamo nel nostro dialogare quotidiano sia ufficiale che informale, per cui sono comprensibili alcune espressioni che rispecchiano non un attacco alla democrazia, ma proprio l'attaccamento alla democrazia e il desiderio che le regole della democrazia siano rispettate.

Quindi voterò favorevolmente questa legge e vorrei concludere il mio brevissimo intervento ringraziando gli studenti e il comitato, che in quest'occasione sono stati la coscienza critica di questa comunità. E qui purtroppo devo dire che, a parte i servizi che sono apparsi sulla stampa, la comunità valdostana nelle sue componenti - Martinet diceva gli intellettuali, ma io dico anche tutti gli altri, anche i vari settori dell'opinione pubblica - hanno taciuto su questo attacco gravissimo che stava avvenendo nei confronti della democrazia.

Sono contenta che finalmente si sia capito il senso di quello che stava succedendo e ringrazio ancora gli studenti e il comitato, che hanno espresso in modo vigile e attento questa coscienza critica anche a nome degli altri cittadini della comunità.

PrésidentNous procédons à l'examen du projet de loi, article par article. Je vous rappelle que nous examinons le nouveau texte élaboré par la Ière Commission du Conseil.

Je soumets au vote l'article 1er:

Conseillers présents et votants: 32

Pour: 32

Le Conseil approuve à l'unanimité.

Je soumets au vote l'article 2:

Conseillers présents et votants: 32

Pour: 32

Le Conseil approuve à l'unanimité.

Je soumets au vote l'article 3:

Conseillers présents et votants: 32

Pour: 32

Le Conseil approuve à l'unanimité.

Je soumets au vote l'article 4:

Conseillers présents et votants: 32

Pour: 32

Le Conseil approuve à l'unanimité.

Je soumets au vote l'article 5:

Conseillers présents et votants: 32

Pour: 32

Le Conseil approuve à l'unanimité.

Il y a un amendement présenté par le Conseiller Cottino, dont je donne la lecture:

Emendamento Dopo l'articolo 5 è aggiunto il seguente articolo 5 bis:

"Articolo 5 bis

(Disposizioni finanziarie)

1. L'onere relativo al funzionamento della Commissione regionale per il referendum popolare, derivante dall'applicazione degli articoli 1 e 5, previsto a decorrere dall'anno 2000 in lire 50.000.000, grava sul capitolo 20000 (Fondo per il funzionamento del Consiglio regionale) ed è ricompreso negli stanziamenti già iscritti sul bilancio di previsione della Regione per l'anno 2000 e sul bilancio pluriennale della Regione per gli anni 2000/2002.".

Je soumets au vote l'article 5bis:

Conseillers présents et votants: 32

Pour: 32

Le Conseil approuve à l'unanimité.

Je soumets au vote l'article 6:

Conseillers présents et votants: 32

Pour: 32

Le Conseil approuve à l'unanimité.

La parole au Conseiller Curtaz.

Curtaz (PVA-cU) Chiaramente voterò a favore della legge. Volevo solo chiarire un punto che merita una piccola replica, a mio avviso.

Questa legge contiene anche dei principi in materia di contraddittorio fra fautori del referendum ed eventuali oppositori del referendum.

Vorrei che non s'incorresse in un equivoco, che potrebbe essere determinato dall'intervento che ha fatto un momento fa il Presidente dell'Union Valdôtaine?

Cottino (fuori microfono) ? non sono a quel livello?

Curtaz (PVA-cU)? no, scusa? meno male che parlo solo un minuto, altrimenti chissà quante "gaffe" farei?

È vero che in commissione ho "contestato" questa soluzione, che poi però accetto, tant'è che l'ho votata. Ma non l'ho contestata sul presupposto che non sia giusto il contraddittorio.

Io ritengo da democratico che il contraddittorio sia sacrosanto, io sono d'accordo che ci sia la possibilità di dire sì oppure no all'ammissibilità, come c'è il diritto di dire sì oppure no al quesito referendario.

A me sembrava più razionale un'altra soluzione, che era quella di dare la possibilità, in occasione dei referendum, di costituire un comitato per il sì e un comitato per il no, che potessero già pronunciarsi al momento dell'ammissibilità.

Era un qualcosa che andava studiato, ma mi sembrava una soluzione più razionale, più logica, meno dispersiva, perché così com'è la legge - e questo è un aspetto che se mai discuteremo di una nuova legge per il referendum andrà affrontato, lo pongo già oggi all'attenzione del Consiglio - corriamo il rischio anche per motivi ostruzionistici che si faccia un ricorso fotocopia, firmato da 3000 cittadini a favore dell'ammissibilità o non ammissibilità, non mi interessa, con poi l'obbligo della commissione incaricata di sentirli tutti, perché questo prevede la legge!

La mia proposta era quella di trovare un meccanismo, per cui si costituisse un comitato per il sì, magari non di quattro persone ma con qualcuno in più per renderlo più serio, e un comitato per il no, che si confrontano. Quindi, va bene il diritto al contraddittorio, ma qui lo si è fatto attraverso una forma che secondo me è farraginosa e dispersiva.

Però abbiamo scelto di approvare questa legge e non torniamo sulle nostre decisioni.

PrésidentJe soumets au vote la loi dans son ensemble:

Conseillers présents et votants: 33

Pour: 33

Le Conseil approuve à l'unanimité.