Oggetto del Consiglio n. 836 del 23 settembre 1999 - Resoconto
OGGETTO N. 836/XI Notizie in merito alla risoluzione del contratto di appalto per la realizzazione di un impianto di depurazione consortile al servizio della Comunità montana Valdigne - Mont-Blanc. (Interpellanza)
Interpellanza Vista la deliberazione regionale n° 2435 del 19 luglio 1999, avente per oggetto: "Risoluzione del contratto di appalto per la realizzazione di un impianto di depurazione consortile al servizio della Comunità montana "Valdigne – Mont-Blanc" con la ditta "Secit" di Milano. Impegno di spesa";
Considerato che come riportato nella deliberazione sopracitata, in data 30 giugno 1989 la Giunta regionale approvava l’aggiudicazione dell’appalto per la costruzione del suddetto impianto di depurazione per un importo totale di £. 5.547.419.250 alla ditta "Secit" di Milano e che i costi attuali di costruzione dello stesso sono ormai lievitati ad oltre 15 miliardi di lire;
Preso atto della volontà della Giunta regionale di non proseguire con i lavori di costruzione di detto impianto di depurazione nel sito originario, in base all’opposizione da parte delle popolazioni locali;
Preso altresì atto delle dichiarazioni dell’Assessore al Territorio, Ambiente e Opere Pubbliche riportate in deliberazione, nelle quali si evince la volontà di risolvere il contratto di appalto con la ditta "Secit" di Milano, "sborsando" la somma di un miliardo e trecento milioni di lire;
Sottolineato come detta proposta di risoluzione, nella deliberazione cui sopra, sia stata intesa come "positiva" per l’Amministrazione regionale;
i sottoscritti Consiglieri regionali
Interpellano
la Giunta regionale per conoscere:
1. le motivazioni per le quali la Giunta regionale ha atteso tutti questi anni per verificare la validità delle richieste della popolazione della Comunità montana "Valdigne – Mont-Blanc" in merito alla non costruzione dell’impianto di depurazione;
2. quali e quanti sono stati gli incontri con i rappresentanti della Comunità montana "Valdigne – Mont-Blanc", effettuati dall’Amministrazione regionale al fine di studiare il problema in oggetto;
3. se non si ritiene superfluo e non corrispondente al vero, inserire nel testo della deliberazione la frase: "l’accoglimento della proposta costituisce un risultato positivo per l’Amministrazione regionale" in merito allo sperpero di un miliardo e trecento milioni di denaro pubblico per rescindere il contratto relativo alla costruzione di tale opera;
4. se è a conoscenza del fatto che i comuni della Valdigne hanno applicato, nel corso di questi ultimi anni, una tassa per la depurazione. In caso di risposta positiva se è a conoscenza dell’ammontare delle somme percepite, suddivise per Comune, e della loro destinazione.
F.to: Lanièce - Viérin M.
Président La parole au Conseiller Lanièce.
Lanièce (Aut)L'Amministrazione regionale patteggia con questa delibera, con strani toni trionfalistici, il pagamento di 1,3 miliardi di lire alla ditta Secit di Milano, come penale a seguito della risoluzione del contratto di appalto per i lavori di costruzione dell'impianto di depurazione consortile nella Valdigne.
Questa decisione, approvata dalla Giunta regionale lo scorso 19 luglio, fa riflettere sia per la metodologia che per i toni utilizzati dato che, come si legge nella delibera della Giunta regionale, il pagamento di 1,3 miliardi di denaro pubblico, a fronte di nessun intervento, viene considerato come "una decisione estremamente positiva" per l'Amministrazione regionale.
Occorre far notare che l'impianto di depurazione consortile della Valdigne, la cui progettazione e costruzione erano state appaltate ed affidate nel 1990, attualmente non esiste ancora e non si sa quando e dove verrà realizzato, ma l'unico fatto certo è che l'Amministrazione regionale pagherà 1,3 miliardi per liquidare i danni all'azienda milanese.
È per questo motivo che ho ritenuto opportuno sollevare tale problema in Consiglio regionale in modo da poter venire a conoscenza delle motivazioni in base alle quali la decisione di non eseguire i lavori è stata presa dopo quasi dieci anni, visto che la delibera di aggiudicazione degli stessi è datata 30 giugno 1989. Fa riflettere soprattutto il fatto che, pur essendoci una parte della popolazione della Valdigne che si è sempre opposta alla costruzione, nelle differenti localizzazioni proposte, di questo depuratore, la Giunta regionale in maniera abbastanza autoritaria non ha voluto mai prendere in considerazione le proteste delle popolazioni locali continuando imperterrita per la sua strada fino a rendersi conto che coloro che avevano espresso da subito un parere negativo sul progetto e sulla localizzazione avevano effettivamente ragione; pertanto si è evidenziata la necessità di rivedere totalmente il progetto e la sua localizzazione, mettendo addirittura in discussione la stessa fattibilità dell'opera, come evidenziato nella delibera oggetto di quest'interpellanza.
È grave comunque il fatto che l'Amministrazione regionale ci abbia messo ben dieci anni per capirlo, allungando a dismisura i tempi e soprattutto la consistenza della penale che dovrà pagare alla ditta Secit di Milano.
PrésidentLa parole à l'Assesseur au territoire, à l'environnement et aux ouvrages publics, Vallet.
Vallet (UV)Ho l'impressione che il Consigliere Lanièce abbia scorso il dossier con un po' di velocità perché c'è un po' di confusione nel come ha ricostruito, seppure molto sinteticamente, la questione.
Prima di andare nel dettaglio delle risposte, vorrei fare tre rapidissime puntualizzazioni. La prima, che non vuole essere assolutamente polemica, mi perdoni, Consigliere Lanièce, ma io non trovo molto condivisibile che, partendo da un breve passaggio del testo di una delibera, di un testo che peraltro è sufficientemente complesso e magari non facilmente comprensibile, si argomenti con toni trionfalistici o cose di questo genere; si rischia un po' di banalizzare, per non dire ridicolizzare, come ha fatto un titolo de "La Vallée" sabato scorso, una decisione che facile non è stata, ma che è diventata inevitabile se si vuole provare a dotare la Valdigne di un depuratore: evidentemente ognuno è libero di usare i metodi che preferisce.
La seconda precisazione riguarda quanto affermato al punto 1, nel senso che non risultano a me personalmente o alla Giunta regionale richieste provenienti dalla popolazione della Comunità montana Valdigne di non costruire l'impianto di depurazione, al contrario pressanti sono state le sollecitazioni degli amministratori locali affinché si giungesse alla definizione del problema. Voglio evidenziare che la realizzazione dell'impianto di depurazione nel sito a valle del ponte di Equilivaz non è conseguente a una decisione della Giunta regionale, ma discende da una risoluzione di questo Consiglio del 1991 con la quale il Consiglio prendeva atto delle conclusioni dello Studio Karrer, Gervasio, Gregori sulla localizzazione dell'impianto che privilegiava un nuovo sito rispetto a quello originario quale migliore ubicazione dell'opera e che impegnava la Giunta a far predisporre un nuovo progetto nella nuova area con tutta una serie di accorgimenti tecnici.
Terza puntualizzazione: con la delibera di Giunta del luglio di quest'anno la Giunta ha solo preso atto dell'impossibilità tecnica ed amministrativa di realizzare, nell'ambito del contratto con la Secit, l'impianto di depurazione nel sito indicato dal Consiglio, infatti la nuova localizzazione dell'impianto a valle del ponte di Equilivaz pone notevolissimi problemi sia tecnici che giuridici; abbiamo quindi preso atto, sulla base di opportune relazioni degli uffici, dell'impossibilità tecnica e giuridica.
Motivi giuridici in ordine all'utilizzazione di norme previste da leggi relative agli appalti pubblici di lavori in considerazione dell'incremento dei costi che dagli iniziali 5,547 miliardi sarebbero ormai diventati più di 15 miliardi con la conseguenza evidente di rimettere in discussione non solo la possibile riaggiudicazione dell'appalto alla Secit, ma addirittura la stessa fattibilità dell'opera; motivi tecnici in quanto la presenza del torrente Vertosan, il cui contenimento non è stato previsto in progetto, ma sarebbe comunque di ardua soluzione, introduce rilevanti margini d'incertezza nella realizzazione delle opere di sistemazione del suolo.
In merito alle domande che vengono formulate nell'interpellanza, evidentemente le motivazioni sono tutte scritte in delibera.
La delibera di risoluzione del contratto con la Secit, ribadisco, non significa affatto che non verrà costruito un impianto di depurazione e in questo senso citerò alcuni passaggi di due lettere che abbiamo inviato alla comunità montana e ai sindaci che credo testimonino con chiarezza ed evidenza quali sono le volontà e le intenzioni della Giunta regionale.
Nella prima lettera, che è del 4 agosto, si comunicava e si trasmetteva copia della delibera, con la quale è stato risolto per mutuo consenso il contratto con la Secit e si diceva: "Alla luce di quanto sopra?" riferendosi alla comunicazione "? lo scrivente ribadisce comunque la disponibilità dell'Amministrazione regionale a provvedere affinché anche i comuni della Comunità montana della Valdigne possano essere dotati d'idoneo sistema di depurazione. Valutazioni di natura meramente ed esclusivamente tecniche svolte dai servizi competenti dell'Assessorato del territorio, ambiente e opere pubbliche indicano in un unico impianto, per la cui localizzazione sarebbe stato individuato un nuovo sito in sinistra orografica a monte del ponte di Equilivaz, la possibile soluzione".
Nella seconda comunicazione, che è conseguente a una riunione che si è tenuta a Pré-Saint-Didier con la Comunità montana e i sindaci della Valdigne, si ribadisce la necessità di definire con urgenza la questione dell'ubicazione dell'impianto di depurazione consortile, la cui realizzazione non può essere procrastinata ulteriormente. In merito all'argomento è stata sentita la Giunta regionale che concorda sull'esigenza di procedere con sollecitudine a definire quanto necessario per dotare in tempi rapidi il comprensorio della Valdigne di adeguate infrastrutture per la depurazione delle acque.
Le valutazioni tecniche preliminari, che sono state condotte per addivenire alla risoluzione del contratto con la Secit, permettono di stabilire che è economicamente conveniente la realizzazione di un unico impianto di depurazione per l'intero comprensorio della comunità. Codesta comunità, in collaborazione con i comuni dell'alta Valle, dovrà individuare con esattezza il sito dove ubicare l'impianto e redigere il relativo studio di fattibilità rispetto al quale acquisire l'assenso del Comune di La Salle.
Successivamente a tali determinazioni verrà definito di comune accordo con codesta comunità montana e con i comuni interessati la procedura da adottare per la redazione della progettazione necessaria e dello studio di valutazione d'impatto ambientale e per la realizzazione dei lavori. Si conferma l'intenzione dell'Amministrazione regionale di finanziare e realizzare l'opera direttamente. Credo che qui non ci sia da interpretare rispetto alle volontà così chiaramente espresse dalla Giunta regionale.
Conviene, per inquadrare bene il problema, ripercorrere molto rapidamente un po' di storia, per chiarire che i toni usati nella delibera non sono assolutamente di tipo trionfalistico, ma abbiamo voluto solo dire esattamente le cose come stavano. Con la risoluzione del Consiglio regionale del 1991, che ho citato in precedenza, presa visione delle conclusioni dello studio sulla localizzazione dell'impianto, si impegna la Giunta regionale a far redigere ai tecnici incaricati un progetto esecutivo dell'opera che preveda la copertura dell'impianto stesso e che adotti tutti i provvedimenti idonei a garantire la massima sicurezza dell'impianto e il suo idoneo inserimento nell'ambiente che, mediante l'adozione di opportuni moduli, consenta di ridurre al minimo indispensabile la superficie da occupare.
La ditta aggiudicataria è stata quindi incaricata con delibera di Giunta n. 8462/92 di preparare la documentazione progettuale necessaria alla determinazione del costo complessivo dell'intervento, alla valutazione d'impatto ambientale e all'acquisizione delle autorizzazioni e delle concessioni edilizie da parte del Comune di La Salle. Il progetto di massima della Secit ha evidenziato tutte le difficoltà tecniche d'inserimento dell'impianto che si sono tramutate in un aumento dei costi.
Con la deliberazione di Giunta n. 10622 del 16 dicembre 1993 è stato espresso parere di valutazione positiva condizionata rispetto all'impatto ambientale.
Nel febbraio 1994 è entrata in vigore la legge n. 109, legge "Merloni", che ha notevolmente complicato il quadro normativo di riferimento circa le possibilità, che erano state avallate da un parere legale del 13 marzo 1992, di affidare alla ditta Secit i lavori di realizzazione dell'impianto di depurazione nel nuovo sito perché preciso che il nuovo progetto nel nuovo sito di fatto raddoppiava i costi del contratto originario.
Nell'agosto 1994 è stato quindi sottoposto all'Ufficio legale un nuovo quesito alla luce delle nuove norme ricevendo il 10 novembre 1994 una conferma della possibilità di procedere all'approvazione di una perizia suppletiva al contratto già stipulato con la Secit e l'affidamento a trattativa privata sempre alla ditta medesima dei lavori complementari.
Nel febbraio 1995 è stata trasmessa all'Ufficio legale una bozza di deliberazione in tal senso sulla quale però sono state avanzate obiezioni rilevando come la procedura individuata non fosse corretta suggerendo di procedere ad un affidamento a trattativa privata dell'insieme dei lavori, tale possibilità è stata quindi ribadita in un parere legale del 2 ottobre 1995, si trattava di affidare a trattativa privata alla ditta Secit lavori per un importo di circa 13 miliardi. Credo che non ci voglia molto perché il Consigliere possa capire che un affidamento di questo tipo avrebbe creato sicuramente qualche difficoltà di diversa natura. Il 1997 è trascorso quindi fra nuovi e ripetuti contatti con l'Amministrazione del Comune di La Salle e la comunità montana alla ricerca della soluzione. Dal luglio 1998 sono iniziate le procedure che hanno portato alla risoluzione consensuale di cui alla delibera oggetto dell'interpellanza.
Per quanto riguarda il secondo punto, ho incontrato personalmente gli amministratori dei comuni della Valdigne e della comunità montana in quattro occasioni a partire da giugno 1998 da quando cioè ho avuto la responsabilità dell'Assessorato territorio e ambiente. Li ho incontrati a luglio dello scorso anno, occasione nella quale abbiamo fatto il punto della situazione e ho comunicato loro le intenzioni dell'Amministrazione di procedere alla risoluzione del contratto e li ho incontrati ancora il 16 febbraio, il 20 maggio e il 19 agosto di quest'anno.
Poiché il progetto a questo punto, viste le difficoltà tecniche del nuovo sito, visti gli importi, non risponde più alle esigenze e non è più possibile per l'Amministrazione regionale dare esecuzione all'opera secondo il progetto appaltato, sulla base delle indicazioni tecniche ed economiche allora definite, si è reso necessario procedere alla risoluzione consensuale del contratto con la Secit. La mancata consegna dei lavori relativi al contratto di cui si tratta e il lungo tempo trascorso dalla sottoscrizione dello stesso esponeva infatti l'Amministrazione al rilevante rischio di un'azione di risoluzione del contratto per inadempimento della Regione con l'eventualità di dover risarcire tutti i danni che dovessero essere provati dalla Secit. Tali danni possono essere molto rilevanti visto che viene censurata da tutta la giurisprudenza la fattispecie del ritardo della consegna da parte dell'amministrazione.
La Secit ha quantificato la propria pretesa per l'ipotesi di scioglimento del contratto a 1,8 miliardi fatti salvi eventuali ulteriori danni non quantificabili al momento. Tale richiesta, a seguito di trattativa, è diventata una proposta di risoluzione per mutuo consenso del contratto a fronte del corrispettivo di 1,3 miliardi a tacitazione completa e con la rinuncia da parte della ditta a qualsiasi ulteriore azione e a qualsiasi ulteriore richiesta connessa con questa vicenda come precisato in una nota della ditta Secit. A fronte quindi di una richiesta di 1,8 miliardi l'accordo è stato raggiunto su un importo di 1,3 miliardi che è sicuramente inferiore a qualunque importo di danni che sarebbe stato riconosciuto dal giudice in caso di contenzioso. Ecco perché l'accoglimento della proposta costituisce un risultato positivo per l'Amministrazione, quindi il risultato positivo è riferito esclusivamente al fatto che, rispetto a una richiesta più onerosa, è stato possibile definire una transazione a 1,3 miliardi, positivo anche perché questa risoluzione consensuale previene una lite che potrebbe insorgere fra la Regione e la Secit, permette di conseguire la sicurezza di non dover sborsare ulteriori somme a titolo di rimborso all'impresa oltre alla somma concordata nonché di non dover aggiungere alle spese già sostenute altre spese, spese legali ed eventualmente quelle conseguenti ad un'ulteriore azione d'inadempimento che la Secit potrebbe muovere contro la Regione. La situazione era ormai tale che ogni altra soluzione non era più percorribile da quando si decide di cambiare il sito.
Per quanto riguarda il quarto punto, l'Amministrazione non dispone dei dati richiesti, peraltro i comuni non sono tenuti ad informare la Regione.
PrésidentLa parole au Conseiller Lanièce.
Lanièce (Aut)Prendo atto della risposta dettagliata che ci ha fornito l'Assessore Vallet. Anzitutto voglio dire che qui non si tratta di banalizzare nulla, il mio intervento è stato breve per consentire all'Assessore di dare la sua risposta e fare poi le mie controdeduzioni. Nessuna banalizzazione dunque di un problema così importante, che da ben 10 anni, come ricordavo nella mia premessa, è all'attenzione dell'intera Comunità della Valdigne.
Dopo 10 anni, oggi, 23 settembre 1999, non abbiamo ancora visto realizzato nulla e in cambio abbiamo pagato una penale, per errori tecnici, di 1,3 miliardi. Quando sarà realizzato, diremo che è stato realizzato, adesso l'impegno c'è, ma, come dopo dirò, ci sono strutture che da anni e anni sono iniziate, ma non sono ancora ultimate. Se pensate che il Palazzetto di Gressoney dopo quasi 9 anni non è ancora stato ultimato, qui siamo già a 10 anni e non sono ancora iniziati i lavori. Da qui mi viene un dubbio e infatti l'ho manifestato: riteniamo anche noi importante la costruzione del depuratore, ma quando sarà realizzato e dove? Sicuramente quest'aspetto è da sottolineare.
Per quanto riguarda l'opposizione della popolazione locale, non conosco nessuno di La Salle che sia d'accordo con la costruzione del depuratore anzi, e ciò qualunque sia la posizione individuata in questi anni dall’Amministrazione regionale.
Vorrei ricordare che in questi anni l'opposizione, fra cui anche il sottoscritto e il collega Viérin, ha più volte sollevato questo problema in Consiglio e, andando a fare un riassunto delle varie interpellanze, si vede come ci sia stata un'attenzione forte da parte delle minoranze nell'informarsi sulla situazione, sul perché non si faceva, tenuto conto che c'era il problema anche dei finanziamenti FIO, che penso ormai siano persi, visto che scadevano nel 1997.
È ovvio che, di fronte a una delibera del genere, in cui senza volerlo l'estensore ha inserito questo "risultato positivo", viene da ridere perché si poteva benissimo dire: "Purtroppo ci sono stati degli errori, siamo costretti a pagare una penale e basta", ma non si doveva parlare di risultato positivo anche perché, leggendo bene la quantificazione dell'importo, qui è scritto: 1,3 miliardi, a fronte di 1,8 miliardi, di cui 443 milioni che comunque avremmo dovuto pagare anche se fosse stata fatta nel 1993 questa risoluzione, ma la restante cifra di 881 milioni è dovuta ai tempi ed infatti nella delibera è scritto che tale somma è dovuta per interessi legali al 30 giugno 1999 e per rivalutazione monetaria al 31 dicembre 1998.
Se ci fossimo accorti nel 1995 che, come ha detto l'Assessore, l'importo dell’opera era di 13 miliardi e quindi assegnarla di nuovo alla Secit era impossibile, si sarebbe potuto chiedere la risoluzione del contratto allora nel 1995 e avremmo sicuramente risparmiato mezzo miliardo d’interessi come minimo. Per questo mi sembra giusto sottolineare queste scelte, ovviamente non è colpa dell'attuale Assessore Vallet, ma l'Amministrazione regionale non è stata molto oculata nella gestione di questa situazione per cui non mi sembra che ci sia niente da banalizzare.
Purtroppo c'è stata una sconsiderata gestione dei fondi pubblici e questo è evidente, non è una cosa che mi sono inventato io perché la somma di 1,3 miliardi di penale viene suddivisa fra una parte, dovuta al 10 percento del valore del contratto, che in qualsiasi momento si fosse fatta la risoluzione avremmo comunque dovuto pagare, e la parte restante degli interessi dovuta al periodo che è passato, per cui più il tempo passa più si pagano gli interessi.
Pertanto vogliamo sottolineare questa mancanza di oculata gestione da parte dell'Amministrazione regionale e speriamo veramente che si possa finalmente realizzare l'impianto di depurazione. Anche noi siamo d'accordo: l'Assessore ha detto che ci sono stati degli incontri e che questa volontà è sempre stata ribadita, anche se vorrei ricordare all'Assessore che da quando seguo questo problema, anche attraverso le varie resocontazioni del Consiglio regionale, tutti gli Assessori di turno hanno sempre detto che l'Amministrazione regionale vuole realizzarlo, però sono passati 10 anni e non si è fatto ancora nulla.
Ci auguriamo veramente per la Valdigne che si possa giungere al più presto ad un progetto definitivo consegnato e ad iniziare i lavori, che sicuramente saranno lunghi trattandosi di grandi lavori, e tenuto conto che per il tipo di zona individuata potrebbero esserci dei grossi problemi perché sembra che sia una zona a rischio di esondazione.
Prendiamo atto degli incontri, della volontà, ci auguriamo che questa volontà si concretizzi e per quanto riguarda l'ultimo punto, l'Assessore ha detto che non è a conoscenza di questa tassa per la depurazione?
(interruzione dell'Assessore Vallet, fuori microfono)
? che non dispone dei dati in merito a questa tassa per la depurazione. Questa era una curiosità mia e nostra perché sappiamo per certo che ultimamente nei comuni della Valdigne viene fatta pagare una tassa per la depurazione; tenuto conto che esistono in alcuni comuni, ma non in tutti, dei piccoli depuratori, e sottolineato il fatto che di solito la tassa è un contributo collegato con un servizio reso al contribuente, ci siamo chiesti se queste tasse sono commisurate al fatto che questo servizio non è completo e quindi ci siamo premuniti di sapere cosa ne fanno i comuni di questi soldi ricavati, visto che il servizio reso non è pari alla tassa richiesta. Questa era una curiosità visto che i cittadini del Valdigne, oltre a non vedere realizzato il depuratore, addirittura sono oberati da una tassa per la depurazione.