Oggetto del Consiglio n. 823 del 22 settembre 1999 - Resoconto
OGGETTO N. 823/XI Soluzioni prospettate per il problema della carenza di personale infermieristico e medico nelle strutture sanitarie regionali. (Interrogazioni)
Interrogazione Preso atto del progetto obiettivo proposto dall’USL della Valle d’Aosta con un Avviso interno, prot. n. 1473 del 2 agosto 1999, per incentivare l’attività infermieristica nei reparti dell’ospedale di Aosta;
Considerando che tale progetto obiettivo non sembra rispettare le norme del contratto collettivo di lavoro, in quanto introduce una tipologia di prestazione che non si configura né come prestazione all’interno del normale orario di lavoro né come lavoro straordinario;
Vista la proclamazione, dapprima, di uno sciopero e, poi, dello stato di agitazione del personale infermieristico del reparto di geriatria dell’ospedale di Aosta, con la quale i sindacati hanno voluto focalizzare l’attenzione sulla drammatica carenza di personale infermieristico presso tale reparto;
Appreso dagli organi di informazione che è stata trovata una soluzione-tampone a questo stato di emergenza;
I sottoscritti Consiglieri regionali
Interrogano
l’Assessore competente per sapere:
1. a quale normativa contrattuale fa riferimento il Progetto Obiettivo proposto;
2. se corrisponde al vero che il progetto obiettivo si fonda su prestazioni, non soggette a timbratura, svolte, su base volontaria, oltre le ore di straordinario;
3. quale tipo di soluzione provvisoria è stata trovata per il reparto di geriatria e se in questo modo viene garantita la presenza del personale infermieristico previsto dall’organico.
F.to: Squarzino Secondina - Beneforti
Interrogazione Preso atto della carenza di personale infermieristico professionale nel presidio ospedaliero regionale di viale Ginevra che hanno portato, durante l’estate, alla chiusura di una sala operatoria ed alla riduzione di alcuni posti letto, con il conseguente disagio sia per la popolazione valdostana sia per i turisti;
Considerato il grave rischio di paralisi dell’Unità Operativa di Geriatria, nel presidio ospedaliero in regione Beauregard, a seguito dell’annunciato sciopero che solo un intervento in extremis dell’Unità Sanitaria Locale della Valle d’Aosta ha scongiurato, assumendo quattro infermieri professionali;
Venuti a conoscenza di simili problemi in altri centri sanitari pubblici della Valle d’Aosta, come i centri traumatologici di Courmayeur, La Thuile e Pila, l’ambulatorio di Nus, l’unità operativa di Ortopedia e traumatologia dell’ospedale regionale, il servizio di endoscopia ginecologica presso l’ospedale Beauregard, conseguenti alla mancanza di personale medico e paramedico;
Preso altresì atto che l’incontro svoltosi a Roma tra il Ministro della Sanità e l’Assessore regionale alla Sanità non ha prodotto alcuna prospettiva di miglioramento della situazione sanitaria valdostana;
Riportando alcune dichiarazioni pubbliche dell’Assessore regionale alla Sanità, nelle quali si evidenziava l’intenzione di rivolgersi in territorio extra valdostano per reperire il personale necessario;
Venuto altresì a conoscenza della costituzione, da parte dell’USL della Valle d’Aosta, di un gruppo di lavoro per studiare soluzioni alla carenza di personale infermieristico;
i sottoscritti Consiglieri regionali
Interrogano
la Giunta regionale per conoscere:
1. se sia vero, come da più parti evidenziato, che non si sia operato urgentemente per risolvere il problema della carenza del personale infermieristico e medico nelle strutture sanitarie della regione, evitando, o perlomeno limitando, in questo modo, i numerosi disagi provocati agli utenti e quali siano le ragioni di tale comportamento;
2. gli obiettivi e le metodologie che sono state finora applicate o sono in fase di applicazione per la celere soluzione del problema.
F.to: Lanièce - Marguerettaz - Viérin M.
PresidenteL'interrogazione di cui all'oggetto viene discussa congiuntamente con l'interrogazione di cui al punto 6.
La parola all'Assessore alla sanità, salute e politiche sociali, Vicquéry.
Vicquéry (UV)Nell'accorpare questi due punti all'ordine del giorno, io darei una prima risposta al punto 6, che ha un oggetto specifico, che fa riferimento al presunto Progetto Obiettivo predisposto dall'USL, per dare lettura della risposta da parte dell'USL stessa.
L'interpellante, Consigliera Squarzino, chiede a quale normativa contrattuale fa riferimento il Progetto Obiettivo proposto; la risposta è che i presupposti normativi della bozza di progetto, a suo tempo presentata dalle organizzazioni sindacali, ma non adottata, sono da ricondurre al nuovo contratto collettivo nazionale dell'area e del comparto, secondo cui ciascun dipendente può effettuare sino a 180 ore annue di straordinario, elevabili ad un massimo di 250 ore per esigenze di servizio. L'obiettivo del progetto era il riconoscimento, attraverso una remunerazione incentivante superiore a quella prevista per il lavoro straordinario, del disagio dovuto ad alcune situazioni di carenze.
La seconda domanda è se corrisponde al vero che il progetto obiettivo si fonda su prestazioni, non soggette a timbratura, svolte, su base volontaria, oltre le ore di straordinario. La risposta è che la proposta di progetto si fondava su prestazioni non soggette a timbratura, ma registrazioni su apposita modulistica, ovviamente su base volontaria non oltre le ore straordinarie.
La terza questione è quale tipo di soluzione provvisoria è stata trovata per il reparto di Geriatria e se in questo modo viene garantita la presenza del personale infermieristico previsto dall’organico. Al fine di garantire la copertura dei turni di geriatria si è operato l'inserimento di 3 unità infermieristiche carenti.
Questa è la risposta puntuale e tecnica sull'interrogazione della Consigliera Squarzino. Come già è stato detto, questo Progetto Obiettivo è stato contestato da una rappresentanza sindacale ed è stato oggetto di dibattito nell'accordo con i sindacati, che vi ho fatto distribuire assieme ai due documenti del gruppo tecnico di lavoro.
Le domande poste dal Consigliere Lanièce, toccano due aspetti: quello della carenza di personale infermieristico e quello della carenza di medici specialisti; anche qui tenterò di dare una risposta puntuale alle singole domande, per fare poi un excursus più generale sulla problematica.
Il Consigliere Lanièce mi chiede se sia vero, come da più parti evidenziato, che non si sia operato urgentemente per risolvere il problema della carenza del personale infermieristico e medico nelle strutture sanitarie della Regione, evitando, o perlomeno limitando, in questo modo, i numerosi disagi provocati agli utenti, e quali siano le ragioni di tale comportamento. L'interrogazione mi dà la possibilità di dire che non è vero quanto è stato detto da alcuni organi d'informazione (e cioè che non si è operato con urgenza), e i dati possono dimostrarlo. Siamo stati i primi in Italia a far decollare il protocollo d'intesa con l'Università, nella fattispecie quella di Torino, per l'istituzione di un corso di diploma universitario. Tenete presente che con D.M. 24 luglio 1996 il Ministero dell'università della ricerca scientifica, di concerto con il Ministro della sanità, ha regolamentato gli ordinamenti didattici dei corsi universitari di area sanitaria, ai sensi del decreto legislativo n. 502. Il decreto n. 502-517 abrogava, eliminava i vecchi corsi di formazione professionale organizzati o dalla Regione o dalle singole aziende, ma il decreto legislativo è del 1993, nella sua ultima versione, e il Ministero dell'università ha impiegato tre anni per definire gli ordinamenti didattici.
In questi tre anni cosiddetti "di limbo" non si sapeva se far decollare un nuovo corso triennale, perché si trattava di far decollare nuovi corsi triennali di infermieri professionali o meno.
Il rischio era che nel momento in cui si fossero fatti decollare, con una vigenza di un decreto legislativo, che già diceva che non erano validi gli stessi corsi, ma che nel contempo non erano ancora stati definiti i percorsi didattici dei nuovi diplomi universitari, si sarebbero formati degli infermieri professionali che non avrebbero avuto poi la possibilità di essere spesi sul mercato. Rischio grosso che mi sono assunto, perché il corso è proseguito fino a quando non è uscito un ulteriore decreto del Ministero dell'università e del Ministero della sanità, esattamente il 7 febbraio 1997, che ha stabilito che limitatamente all'anno scolastico accademico 1996-1997 le regioni individuassero provvisoriamente, d'intesa con l'università, le strutture presso le quali attuare i corsi e/o svolgere la formazione in attesa della definizione dei criteri nazionali per l'accreditamento delle strutture e nell'attesa di decreto per l'anno accademico 1997-1998.
Cosa dice questo decreto interministeriale? Dà, di fatto, via libera alle istituzioni dei diplomi universitari, pur con una logica di provvisorietà, perché mancava un pezzo di regolamentazione che è quello dell'accreditamento delle strutture, che significa definire i requisiti tecnici, strutturali e organizzativi delle strutture che possono poi organizzare i corsi di diploma universitario. Siamo al 7 febbraio 1997, mentre il protocollo d'intesa siglato fra Regione e l'Università di Torino è dell'11 luglio 1997; sfido chiunque a dire che ci sono stati dei ritardi, anzi siamo stati i primi in Italia a far decollare questo tipo di diploma universitario, con grosse difficoltà, devo dire, ma con grossa professionalità da parte sia delle strutture dei docenti dell'Università di Torino, sia delle nostre strutture.
Evidentemente la definizione del fabbisogno l'abbiamo fatta in relazione alla sperimentazione: abbiamo definito il numero di 20 posti poi portati a 30, anzi vi comunico che siamo in attesa della firma del Ministro dell'università, che ci autorizza a passare a 40 il numero di posti per il diploma universitario del prossimo anno accademico.
Comunque sia questo protocollo d'intesa segue immediatamente l'emanazione di questo decreto ministeriale.
È notizia di questi giorni che alcune regioni stanno attuando adesso questi decreti ministeriali; la Regione Lombardia ha siglato due settimane fa un accordo con l'università per far decollare i diplomi universitari, per cui tutto si può dire tranne che si è perso tempo, anzi abbiamo rischiato di far decollare un diploma universitario con corsi di preparazione, prove di selezione, senza avere ancora in mano il decreto dei requisiti di accreditamento e quant'altro (l'accordo della Regione Lombardia che è stato siglato con l'Università Cattolica per la formazione d'infermieri professionali è riportato su "Il Sole 24Ore" del 13 settembre). Questo è il primo punto che m'interessava sottolineare in risposta alla domanda di Lanièce.
Per quanto concerne le azioni che sono state attuate, ho qui un elenco di azioni svolte per la ricerca di personale infermieristico. Dall'agosto 1998 sono in contatto telefonico con tutti i collegi professionali dell'IPASVI italiani, circa 20 sedi di collegi; la prima settimana di settembre 1998 invio di una lettera a tutti i collegi d'Italia per la ricerca d'infermieri (questa documentazione fra l'altro ce l'avete nel fascicolo del gruppo di lavoro); nel dicembre 1998 invio di un'altra lettera a tutti i collegi d'Italia per ulteriore ricerca d'infermieri; contatti telefonici con tutti gli infermieri professionali - circa 40 - che hanno presentato domanda di partecipazione al concorso bandito dall'USL, per richiedere la disponibilità a stipulare contratti come convenzionati o in libera professione; nel gennaio 1999 invio di lettera a tutti i collegi d'Italia per ricerca d'infermieri; febbraio 1999 pubblicazione di un annuncio sul quotidiano "La Repubblica" di ricerca d'infermieri fisioterapisti; maggio 1999 invio di lettera a tutti i collegi d'Italia per ricerche infermieri; 26 giugno 1999 lettera di collaborazione per ricerche infermieri a tutti i collegi d'Italia; luglio 1999 richiesta elenco infermieri professionali iscritti a un concorso per titoli ed esami bandito dall'azienda ospedaliera Sant'Anna di Como, perché si era letto che era stato bandito un concorso, avevano fatto molte domande ma poi pochissimi avevano partecipato; lettera di richiesta di convenzione con résidences di Aosta per garantire ai convenzionati anche l'alloggio gratuito; 6 luglio 1999 collaborazione con l'Assessorato alla sanità per predisposizione di lettera; dall'agosto 1998 ad oggi contatti quotidiani con professionisti interessati, circa 250, perché sono pervenute moltissime telefonate agli annunci pubblicati, a cui l'ufficio infermieristico richiedeva l'invio di curriculum formativo, eccetera.
Aggiungo che dall'Assessorato è stata anche inviata una lettera alle ambasciate di Paesi dell'Est, perché sembrerebbe che alcune aziende dell'USL del Triveneto utilizzino infermieri professionali che provengono da quell'area territoriale dell'Europa, ma a tutt'oggi non abbiamo ancora risposta.
Questo a dimostrazione del fatto che ci si è attivati e ci si attiverà ancora, perché questo è uno dei punti chiave dell'accordo firmato con le organizzazioni sindacali.
Vengo a parlare appunto dell'accordo con le organizzazioni sindacali, che avete nel fascicolo e che in sintesi dice che si prende atto anzitutto della complessità dell'elaborazione dei dati forniti. Da quei due documenti che avete, potrete rilevare una serie di contraddizioni enormi all'interno della struttura dell'azienda ospedaliera, contraddizioni che sfuggono alla direzione sanitaria e alle caposala, ma che per la prima volta vengono evidenziati in un documento, perché il primo punto su cui ci siamo intesi quando l'Assessore suo malgrado, anziché passare le ferie, ha dovuto prendere in mano questa situazione, è capire la dimensione del fenomeno, perché si davano i numeri nel senso letterale del termine. I giornali riportavano cifre da un giorno all'altro, dette a volte da una caposala o da un primario o dalla direzione infermieristica, e la prima cosa che ho voluto capire era quale fosse la dimensione del fenomeno.
Si continuava a dare i numeri. Da qui è nata l'esigenza di fare un'analisi attenta ed è quella che avete sottomano.
La seconda domanda che ho fatto è per sapere se erano garantiti i livelli minimi essenziali di assistenza, perché in caso affermativo doveva essere data un'assistenza il più qualificata possibile, in caso negativo non c'era alternativa a chiudere i servizi. E qui viene il punto, quello che ho definito l'equivoco di fondo di tutta questa problematica.
Per la mia esperienza ho sempre saputo che il calcolo della necessità di personale infermieristico veniva fatto in base a un decreto ministeriale, l'ultimo della serie è il decreto ministeriale del 1997 che definisce i livelli minimi assistenziali e moltiplica i minuti di assistenza per ogni posto letto a seconda che si tratti di reparti per acuti, per subacuti, per territorio o quant'altro. Questa è la legge e il documento che avete dimostra che questi minuti di assistenza sono sempre stati garantiti, ed è questa la cosa fondamentale.
L'equivoco di fondo di cui parlavo, e che non è ancora sciolto, è che l'USL per sua scelta, scelta che posso anche condividere, aveva definito dei carichi di lavoro relativamente al personale infermieristico, che andavano oltre i livelli minimi garantiti di assistenza: assegnava personale in più ai reparti per dare un'assistenza qualificata migliore. Giusta scelta, però il punto di riferimento non è la casella della dotazione organica dei carichi di lavoro, ma per legge è la casella del DPR del 19'97, fermo restando che comunque bisogna puntare a raggiungere quei livelli di assistenza.
Un dato è emerso immediatamente alla mia attenzione. Avendo fatto un raffronto della forza lavoro del personale infermieristico nel quinquennio 1995-1999 su mia richiesta, la risposta che è pervenuta è la seguente, mi limito all'area ospedaliera, e al territorio problemi non se ne sono posti. Per l'area ospedaliera nel 1995 avevano di media 415 infermieri in servizio, nel 1996 436, nel 1997 447, nel 1998 462, nel 1999 449. Come vedete, c'è stato un continuo aumento, passiamo da 415 a 436, 447, 462, la media del 1998 è la più alta in assoluto, per ridiscendere a 449 nel luglio 1999, media che di fatto è identica ai 447 della media del 1997. Allora, per prima cosa, ho chiesto com'era stato possibile garantire i servizi in quegli anni con la stessa forza lavoro senza chiudere posti letto, senza fare comunicati stampa, senza dichiarare stati di agitazione. A questa domanda non c'è ancora una risposta.
La risposta viene dalla lettura di quei documenti che avete, perché si è ingenerata nel personale in servizio questa falsa aspettativa di puntare ai carichi di lavoro di cui dicevo e che sono tendenzialmente giusti, ma che non hanno una rispondenza nel tipo di organizzazione del lavoro. Si è ingenerata anche nel personale dipendente la tendenza a considerare il personale infermieristico assegnato per singola unità budgetaria, per singolo reparto per intenderci, mentre prima "ai bei tempi d'oro" come li definisco io, il personale era assegnato sì ai singoli reparti, ma costituiva un pool unico che era a disposizione della dirigenza infermieristica che lo utilizzava a seconda delle necessità - necessità che ci sono sempre state in certi periodi dell'anno.
Questo è lo stato dell'arte, questo è il dato conoscitivo, che si è integrato anche con un'analisi delle realtà vicine. Vedete Ivrea, Cuneo, Orbassano, l'Emilia Romagna, e quant'altro. La risposta dei colleghi dirigenti infermieristici, a parità di posti letto e di gravità e di acuzie o meno del reparto, era che noi siamo in una situazione non dico ottimale, ma in una situazione buona, assolutamente gestibile; per dirla tutta, fuori Valle stanno peggio di noi nel nord Italia.
Nel sud Italia è meglio non fare ricerche, perché il tipo di organizzazione del lavoro è del tutto diverso e la qualità del servizio non è confrontabile.
Partendo da questi dati conoscitivi, le organizzazioni sindacali e le RSU, che ringrazio ufficialmente per la loro assoluta disponibilità a dialogare e a confrontarsi su questioni certe, firmano questo accordo con me e con il direttore sanitario, prendendo atto che la complessità dell'elaborazione dei dati forniti evidenzia da un lato una serie di contraddizioni: aumento di straordinari parallelamente all'aumento di personale infermieristico (più si aumenta il personale infermieristico in certi reparti, più aumenta lo straordinario), tasso elevatissimo di assenze per malattie solamente ed esclusivamente in certi settori rispetto ad altri. Allora dobbiamo analizzare perché: se è lo stress psicofisico, se è il disagio, se è la caposala, se è come è presumibile che sia per certi versanti, il fatto che purtroppo qualcuno considera ancora l'ospedale una grande caserma e allora l'infermiere che lavora un po' meno lo mettono nel reparto un po' più debole, che ha il primario che s'impone di meno, per cui dove già ci sono dei momenti di difficoltà aumenta la crisi perché il tasso di assenteismo è elevatissimo, guarda caso solo in certi settori, in una logica totalmente sballata, perché semmai vanno potenziati quei settori che sono deboli, e tutta un'altra serie di contraddizioni grosse che ho discusso ieri con tutte le caposala e i primari, facendo rilevare che alcune impostazioni concettuali sono assolutamente da eliminare. Perché la logica che è passata nella testa di qualcuno, che bisogna aumentare le ore di straordinario perché questo mi crea un budget di ore da compensare, che posso poi utilizzare nei progetti obiettivo e quant'altro, è una logica assolutamente sballata, anzi controproducente, perché si sta andando ad una definizione del budget per ogni reparto che corrisponde ad una cifra determinata, e nel budget viene determinato anche il costo del personale compreso gli straordinari, se aumento gli straordinari, il budget da dividere per l'attività del salario di risultato diminuisce ovviamente.
Comunque si prende atto di questo e si ritiene indispensabile superare l'attuale fase di empiricità, cioè tutti riconosciamo che siamo in una fase in cui diamo i numeri. Allora superiamo questa fase e andiamo a capire quali sono gli strumenti operativi snelli e flessibili per monitorare l'evoluzione e gli organici dell'azienda, ponendoci come obiettivo il superamento della rigida assegnazione del personale infermieristico per l'unità budgetaria, pervenendo gradualmente ad una logica di organizzazione per aree omogenee, in linea con quanto previsto dal "decreto Bindi".
Il "decreto Bindi" prevede che si passi ai dipartimenti: si arriverà a poco a poco ad un dipartimento della medicina generale con un capo dipartimento sotto di cui ci saranno tutti i primari delle varie branche della medicina; un dipartimento della Chirurgia generale sotto di cui ci saranno tutti i primari delle varie chirurgie; un dipartimento dei servizi in generale; un dipartimento amministrativo e un dipartimento dell'area territoriale. Indicativamente si arriverà a 5-6 dipartimenti che saranno i macrocoordinatori. Ritorniamo indietro di 30 anni, quando c'era un primario di Chirurgia generale e un primario di Medicina. Ma non è così; si va avanti, ma con una logica di lavoro di équipe.
Questa è l'impostazione che abbiamo concordato, si decide di ridistribuire il personale secondo le proposte di quel gruppo di lavoro, di quel documento; sottolineo che il documento non è stato approvato da questo accordo, ma costituisce solo uno strumento operativo, perché all'interno del documento ci sono aspetti da discutere, alcuni condivisibili e altri no, ma è servito come traccia per l'accordo sindacale.
Si decide di procedere al reperimento di ulteriori risorse infermieristiche con riferimento al personale in servizio al 31 dicembre 1998, utilizzando tutti gli strumenti e gli incentivi idonei per l'accesso e la permanenza in servizio di nuovo personale: contratti a trentaduemila all'ora e quant'altro; proseguire l'analisi organizzativa nelle varie unità operative, tenendo conto del rapporto attività e carichi di lavoro conformando di conseguenza la programmazione regionale aziendale.
Questo significa che se non abbiamo risorse umane, che nessuno venga a dire di aprire nuovi servizi, di mettere in piedi nuove attività, perché non ci sono risorse umane per poterlo fare, per cui è un impegno sia a livello di programmazione regionale che aziendale di procedere in tal senso; evidenziare le attività a scarso contenuto assistenziale impropriamente affidate al personale infermieristico, al fine di recuperare risorse all'uopo dedicate, l'attività di trasporto pazienti e quant'altro; attivare un corso sperimentale per OSA - operatore socio assistenziale - o in subordine per OTA (su questo fra l'altro ho avuto contatti nei giorni scorsi con il ministero che mi manderà la documentazione, ma sconsigliano vivamente di far decollare il corso per OTA perché si ripete per questo quanto dicevo prima per il corso infermieri professionali rispetto al diploma universitario); gli OTA non esistono più e in sostituzione entra l'OSA, ma il profilo professionale di questo operatore non è ancora determinato con decreto interministeriale e pertanto c'è il rischio di far decollare un corso e di sentirsi dire al termine del corso che il personale che vi ha partecipato non è spendibile sul mercato.
È un rischio molto delicato, che ho voluto porre di fronte ai sindacati, perché dobbiamo assumerci tutte le responsabilità se poi mi trovo con 20-30 persone che hanno fatto 700 ore di corso che non posso assumere, e il collega Beneforti sa cosa è successo per i tecnici di radiologia e i tecnici di laboratorio, abbiamo impiegato 5 anni per mettere in servizio questi tecnici per motivi analoghi, con problemi evidenti. Il ministero mi ha detto che la cosa può decollare a livello sperimentale e ci accingeremo a farlo con l'intesa comunque che rispetto all'OTA questo personale potrà essere impiegato sia nei servizi sanitari, ospedali, poliambulatori, sia nei servizi sociali, microcomunità, strutture per anziani e per l'infanzia.
Si prevedono ancora verifiche periodiche e poi - qui ritorno alla domanda del Consigliere Squarzino - ci si impegna a riconoscere l'eccezionale impegno profuso dal personale infermieristico nei mesi di agosto e settembre, dando mandato all'azienda di adottare previ accordi sindacali i provvedimenti amministrativi del caso, traducasi: riprendere la delibera bloccata, perché quella delibera in parte ha già una sua attuazione; e infine promuovere l'istituzione della conferenza permanente prevista dal contratto di lavoro.
Questo è l'accordo raggiunto nel corso di più colloqui franchi, molto costruttivi con le organizzazioni sindacali, a cui va dato il merito di aver superato alcune logiche di stretta rigidità, che facevano sì che fino a prima dell'accordo sindacale, per trasferire un infermiere da un reparto all'altro si dovesse convocare una commissione che ne valutasse i titoli e l'anzianità, il carico di famiglia e quant'altro. Questa è la situazione degli infermieri professionali che non è sicuramente risolta, ma che fa uscire da una situazione di emergenza e di conflittualità che è sempre deteriore, soprattutto per l'immagine del servizio sanitario.
Passo adesso al secondo argomento, poi alcuni di questi temi saranno oggetto del punto che abbiamo inserito come Giunta regionale all'ordine del giorno e che si concluderà con la stesura di un documento che tocchi i punti essenziali di criticità del servizio sanitario regionale.
Il secondo grosso argomento di criticità è il problema che viene citato dal Consigliere Lanièce, quello di carenza di personale specialista nelle strutture. Questa è una nota dolente, ho qui tutta una documentazione di stampa che dimostra come il problema sia "à la une" purtroppo in tutta Italia: le Marche hanno carenza di anestesisti, l'Assessorato regionale alla sanità si trova a dover far fronte alla carenza di anestesisti rianimatori e come prima mossa ha invitato le ASL a fare uso di personale interno e a ricorrere agli esterni solo nei casi strettamente necessari, ma la spesa non dev'essere aumentata. Dodicimila medici specialisti hanno scioperato e hanno indetto un nuovo sciopero per il prossimo 7 ottobre. Sempre nelle Marche il primario abbandona per tutta una serie di problemi. Ma lascio perdere queste agenzie di stampa, perché avrete avuto modo anche voi di vederle.
Qual è la situazione? Se vi ricordate le interpellanze di fine estate degli anestesisti in particolare, avevamo detto che avevamo chiuso dal primo giugno 4 sedute operatorie per carenze di anestesisti, nel frattempo abbiamo fatto alcuni contratti a 200mila lire ora, ma la notizia buona è che salvo imprevisti dal 3 ottobre ritorneremo alle 28 sedute operatorie settimanali. Questo ritorna a regolarizzare in parte la situazione.
Devo sottolineare che la chiusura di queste sedute operatorie ha allungato enormemente le liste di attesa e questo è un dato di fatto che discuteremo nell'interpellanza di Forza Italia, decideremo poi se accorparle?
Marguerettaz (fuori microfono) ? quella dei tempi di attesa è nostra?
Vicquéry (UV)? in parte è anche loro. Questa è la risposta che posso dare oggi rispetto alla carenza di specialisti, poi il problema lo affronteremo in modo più organico nel documento che s'intende preparare, per ricondurre in un contesto unico le varie problematiche. La carenza di specialisti è legata ad una programmazione a livello nazionale, che non tiene conto delle necessità e soprattutto non tiene conto dell'impatto che avrà il "decreto Bindi" sulla fuoriuscita o meno dei medici dagli ospedali. Oggi in un'agenzia di stampa l'AGI riportava una dichiarazione del ministro che affermava che secondo i suoi dati l'85 percento dei medici rimarrà nelle strutture pubbliche; dato immediatamente smentito da un sindacato e definito inattendibile, perché la scadenza è il 30 ottobre, momento chiave. Vedremo allora quanti escono per andare nel privato e quanti scelgono il rapporto di esclusività nel sistema pubblico. Però la verità è che tutti aspettano il 29 ottobre per decidere, perché la chiave di volta è il rinnovo contrattuale: i medici chiedono un aumento contrattuale di 900 miliardi per coprire questo 40 percento di rapporto esclusivo e il Governo deve dare una risposta. Abbiamo un incontro fissato per il 27 e in quella sede ci diranno qualcosa.
Si sta dicendo che il contratto non si chiuderà prima del febbraio 2000, e se così è, i sindacati hanno già chiesto al ministro di prorogare con un decreto la data del 30 ottobre, perché è un momento delicatissimo.
Chiudo qui questa fase, per riprenderla in altre interpellanze sull'aspetto delle liste di attesa e su quant'altro. Mi pare di aver dato risposta ai punti essenziali.
In sintesi, l'emergenza infermieristica possiamo dire che è terminata, ma che siamo ad un livello minimo assistenziale e che se oggi posso dire che è terminata, domani mattina potrei dire esattamente il contrario, che basta che qualcuno vada in malattia o in gravidanza che fa saltare il sistema, per cui siamo al limite di guardia. Il problema dei medici invece è un problema a lunga gittata, che non risolveremo sicuramente né in questa sede, né nei prossimi giorni, ma che dovremo risolvere aprendo una trattativa a livello ministeriale, cosa che ci accingiamo a fare fra oggi e domani in quest'aula.
PresidenteLa parola alla Consigliera Squarzino Secondina.
Squarzino (PVA-cU)Ho ascoltato con molta attenzione e interesse quanto ha detto l'Assessore ed è chiaro che su tutta una serie di problemi che lui ha sollevato non intendo qui entrare nel merito, perché voglio attenermi solo al tema specifico dell'interrogazione. Quindi esaminerò poi in modo più approfondito sia i dati che ci ha fornito, sia le valutazioni che lei ha fatto.
Per rimanere al tema dell'interrogazione, io qui comincio a dubitare sul significato delle parole, ho l'impressione che siamo arrivati ad una Babele; già oggi nel momento in cui cercavamo di leggere il Regolamento, lo si interpretava in modo diverso, lo si stiracchiava, come se le parole non dicessero più quello che devono dire. E qui anche, sentendo la risposta che l'Assessore ha letto per quanto riguarda le caratteristiche del Progetto Obiettivo, veramente mi sembra di dover parlare di un'altra cosa rispetto a quella che io conosco essere il Progetto Obiettivo.
Mi è stato risposto che questo progetto obiettivo prevedeva del lavoro, che può essere considerato come lavoro straordinario. Può darsi che sia così, ora forse parliamo di un Progetto Obiettivo diverso, perché il commissario dr. Bosso dice, parlando di questo Progetto Obiettivo, che le ore aggiuntive prestate nell'ambito del suddetto progetto non sono soggette a recupero compensativo, ad ulteriore forma di remunerazione né prevedono orario straordinario, cioè qui non sono né orario normale di lavoro, né orario straordinario, non si timbra, e questo vuol dire anche che non hanno nessun'altra forma di remunerazione, quindi non entrano nel normale orario.
Allora a quale tipo di contratto di lavoro corrisponde? Non è lavoro normale, non è lavoro straordinario, perché questo è un altro istituto, ha altre regole, è qualcosa che non posso chiamare straordinario ma che, dice l'Assessore ripetendo le parole del dr. Bosso, rientra nell'orario straordinario. Parliamo di due cose totalmente diverse: o è vero quello che è scritto su questo documento, o è vero quello che lei ha detto. A me sembra che effettivamente da questo documento risulti una cosa diversa da quello che lei mi ha detto. Infatti nel Progetto Obiettivo è detto che la partecipazione a questo progetto è fuori dall'orario di servizio, ed è volontaria.
Ora queste ore non possono rientrare nello straordinario, perché c'è un tetto, c'è una quota chiara di ore di straordinario che devono essere svolte all'interno dell'azienda. Se lo straordinario viene tutto quanto condensato, assorbito dagli infermieri, gli altri non ce l'hanno. Quindi la risposta che lei mi ha dato non corrisponde al Progetto Obiettivo, è un'altra cosa, e sarei interessata a conoscere qual è il vero Progetto Obiettivo a cui fa riferimento la risposta che l'Assessore mi ha letto.
Seconda cosa. L'Assessore poi ha continuato dicendo che è stata trovata una soluzione che è stata quella di aggiungere quattro persone, così il problema è risolto. Non so come si possa dire che, aggiungendo quattro persone, il problema è risolto, quando dal documento?
(interruzione dell'Assessore Vicquéry, fuori microfono)
? Geriatria, parlo di Geriatria, emergenza infermieri? Proprio da questo documento - che ho sottomano perché l'ho avuto tramite la V Commissione, l'Assessore ce lo ha illustrato lì e poi lo ha fatto pervenire ai commissari - emerge con chiarezza che nel luglio 1999, proprio quella tabella a cui lei faceva riferimento, rispetto alla dotazione teorica del 1998 e alla forza lavoro del 1999, c'è una differenza di 9 infermieri in Geriatria, quindi anche se ne aggiungo 4 non riesco ad ottenere il numero di infermieri necessari per seguire i degenti.
Tant'è vero che lo stesso documento, quando parla della situazione relativa alla mobilità d'urgenza, fa vedere le cose, prospetta alcune mobilità, alcuni spostamenti, e poi aggiunge in nota: "Risulta evidente che sono state adottate diverse mobilità di urgenza a favore dell'unità budgetaria di Geriatria, perché è soggetta ad una grave carenza di personale infermieristico (l'8 agosto 99 mancano 9 unità); non è possibile, ad oggi, - queste parole sono scritte in grassetto - adottare nessun altro tipo di soluzione, se non riducendo il carico di lavoro", cioè soltanto riducendo il carico di lavoro, quindi togliendo ammalati, si può risolvere questo problema. Ma questo non è stato fatto, è stato portato il livello di assistenza al minimo, come diceva l'Assessore, ma è un minimo che non regge perché, sempre da questo documento, proprio facendo il confronto fra i minuti a cui lei accennava, cioè i minuti di assistenza per il paziente che devono essere garantiti, e i minuti che effettivamente sono garantiti all'ospedale nel reparto di Geriatria per esempio, risulta che in un reparto dovrebbero essere garantiti 180 minuti per paziente, cioè tre ore, in realtà se ne garantiscono 145, poco più di due ore e un quarto, mancano almeno tre quarti d'ora ad ogni paziente. Vorrei capire che tipo di assistenza viene assicurata a questi pazienti!
Non solo, vorrei aggiungere un'altra cosa sui livelli minimi garantiti; se guardiamo la presenza minima garantita al mattino, al pomeriggio, alla notte, la presenza di infermieri raggiunta dopo l'aggiunta di personale fa sì che nel pomeriggio e nella notte ci sia una presenza di infermieri che è richiesta obbligatoriamente in caso di sciopero.
Il nostro reparto di Geriatria lavora a un minimo tale, che è il minimo consentito dallo sciopero, attenzione: è come se fossero sempre in continuo sciopero, perché quando dichiaro "sciopero", devo garantire il minimo di assistenza. Qui si registra una condizione tale per cui è come se si fosse continuamente in una situazione di sciopero!
Sugli altri argomenti ritornerò dopo, volevo fare solo un'annotazione all'Assessore: la ringrazio dei documenti che ha fatto pervenire a me e a Lanièce? a tutti? Va bene, la ringrazio, faccio presente che questi documenti dovrebbero servire per la discussione del punto all'ordine del giorno di domani, prendo atto che abbiamo solo oggi una documentazione che ci serve per discutere un punto all'ordine del giorno del Consiglio convocato da almeno dieci giorni.
PresidenteLa parola al Consigliere Lanièce.
Lanièce (Aut)Anch'io prendo la parola per rispondere all'intervento dell'Assessore, al quale devo fare i complimenti perché se uno fosse venuto per la prima volta in quest'aula ad ascoltare l'intervento dell'Assessore Vicquéry, ne sarebbe uscito dicendo che in Valle d'Aosta le cose stanno abbastanza bene, perché in effetti dall'intervento iniziale dell'Assessore sembrava che tutto quanto fosse a posto, anzi che tutto quanto sollevato in questi ultimi mesi sugli organi d'informazione fosse dovuto solo a cattiva informazione.
Nel concludere il suo intervento ha però perso la sua ottimistica visione iniziale, dicendo che l'emergenza infermieristica è risolta adesso, ma magari domani siamo di nuovo in alto mare, tornando così, secondo me, nella realtà! Quindi devo dargli atto che nel concludere il suo discorso è tornato alla realtà, mentre all'inizio la sua visione mi sembrava un po' troppo ottimistica. Comunque lo ringrazio per tutta la documentazione che ci ha fornito, che ci permetterà di poter discutere meglio l'ordine del giorno apposito riguardante il problema della sanità.
Alcune considerazioni. Innanzitutto volevo rammentarle alcune dichiarazioni che lei stesso rilasciò ai diversi mass media della nostra regione circa un anno fa, ai tempi della discussione della nomina del commissario dell'USL. A una precisa domanda: come giudica il livello della sanità nella nostra regione, aveva definito la situazione sanitaria in Valle dal punto di vista dell'offerta di servizi e della qualità generale la migliore a livello nazionale. Però, secondo me, e secondo anche l'opinione del gruppo che rappresento, ci si deve rendere conto che da circa un anno a questa parte la situazione generale della sanità valdostana ha evidenziato numerose pecche, mostrando un calo generalizzato sia nell'offerta e nella fruizione dei servizi, che nella qualità degli stessi. Infatti l'altro giorno c'è stata una dichiarazione resa dal Capogruppo degli Autonomisti, nella quale è stato messo in evidenza il fatto che siamo collocati al 214° posto nella classifica delle ASL in quanto a qualità del servizio. Questo dimostra che a livello di queste graduatorie che vengono fornite, la situazione della qualità del servizio offerta dalla sanità valdostana è purtroppo a livelli molto bassi.
Come tutti sanno, all'inizio dell'estate si è dovuta chiudere una sala operatoria del presidio ospedaliero di Viale Ginevra e si sono ridotti i posti letto con evidenti disagi sia per la popolazione valdostana che per i turisti.
Nella nostra interrogazione abbiamo evidenziato le varie situazioni: la carenza di personale infermieristico presso l'unità operativa di Geriatria all'ospedale Beauregard, che ha portato all'esasperazione del personale paramedico e ha prospettato una paralisi dell'intero reparto attraverso uno sciopero che poi, all'ultimo momento, è stato scongiurato. Abbiamo evidenziato altri problemi simili che si sono verificati in altre strutture, sempre riguardanti la sanità: i centri traumatologici, l'ambulatorio di Nus, l'unità operativa di Ortopedia. Tutti questi casi hanno evidenziato problemi collegati e direttamente conseguenti alla mancanza di personale medico e paramedico.
È vero che lo scorso venerdì, dopo diverse settimane d'incontri, è stato raggiunto un accordo e quindi bisogna dare atto comunque del tentativo di correre ai rimedi da parte dell'Assessore, dicevo è stato raggiunto un accordo con le organizzazioni sindacali e le rappresentanze del comparto sanità; auspichiamo che questo accordo possa servire a migliorare la situazione, anche se occorre sottolineare che noi riteniamo questi interventi tardivi, ma molto tardivi, rispetto anche alla gravità e alla dimensione del problema che abbiamo avuto di fronte da più di un anno.
L'Assessore diceva che in questa relazione, che adesso esaminerò meglio, era indicato il fatto che in base al calcolo dei minuti assistenziali per malato la situazione era positiva, era il cioè il minimo necessario, però bisogna tenere conto che a fine luglio 1999 c'è stato un quantitativo di ore straordinarie pari a 18.000 ore, rispetto a un dato riferito all'intero anno, quindi al dicembre 1998, pari a 14.000.
Da una parte abbiamo un livello di minuti essenziali per malato giusti giusti, però bisogna tenere conto che in questo ultimo periodo c'è stato un incremento folle delle ore straordinarie. Nell'accordo siglato è stato evidenziato il problema di distribuire il personale paramedico per aree omogenee e sicuramente questa potrebbe essere una soluzione; ma siamo sicuri che questa sia la panacea di tutti i mali, che questa scelta possa garantirci una situazione migliore? Ovviamente questa è una proposta che valuteremo, ma non siamo ancora sicuri che questo permetterà di risolvere il problema, anche perché il problema è collegato, come diceva l'Assessore, al fatto che domani uno si ammala, uno si mette in mutua. E poi, anche se è vero che l'Amministrazione regionale si è attivata al più presto per far decollare ed istituire questo protocollo d'intesa con l'università per il diploma di infermiere universitario, e nel frattempo ha dato il via a questi corsi per infermieri professionali, c'è sempre da ricordare il problema del francese, perché nel calcolo della mancanza d'infermieri bisogna tenere conto anche di quelli - mi sembra una cinquantina - che purtroppo, a seguito delle selezioni, non sono passati proprio per il problema del francese. Anche questa è una cosa che fa riflettere e questo problema non è stato inserito nel protocollo d'intesa, per vedere almeno se si poteva, come lo stesso Assessore aveva auspicato in un'intervista qualche mese fa, riverificare la prova del francese per quanto riguarda gli infermieri.
Un'altra cosa da sottolineare è il fatto che in questo accordo manca assolutamente uno degli aspetti che è stato sollevato da più forze politiche, anche dal nostro gruppo, cioè non è stato inserito il fatto di completare il processo di aziendalizzazione dell'USL attraverso la nomina di un manager. Occorre passare da una gestione del commissario ad una gestione di un manager; questo è un fatto grave, il fatto che nonostante ci sia stato un accordo che noi speriamo possa servire a qualcosa, non sia stata inserita una voce che riguarda la decisione di procedere in tempi ristretti alla nomina di un nuovo direttore generale dell'USL?
(interruzione dell'Assessore Vicquéry, fuori microfono)
? speriamo che ci sia una nuova dichiarazione nella quale venga inserito questo elemento, che secondo noi è indispensabile, anche perché sicuramente la mancanza di un uomo forte a capo dell'USL può anche aver contribuito in parte a questa situazione di disagio e di grande confusione.
È ovvio che da parte nostra non si può che essere stupiti dal comportamento da parte del Governo regionale che non è stato in grado di operare urgentemente per risolvere il problema della carenza del personale infermieristico e medico nelle strutture sanitarie della Valle. Il problema andava previsto e non risolto, come si dice: è meglio prevenire che curare, tenendo conto che, invece così facendo, abbiamo fatto pagare sulla pelle dei Valdostani e dei turisti i disagi derivanti da una poco attenta gestione del settore sanitario. Per questo motivo non possiamo essere assolutamente soddisfatti di quanto è stato detto, ci auguriamo che nel corso del dibattito sul punto 37 emergano ulteriori novità e che soprattutto venga evidenziata al più presto la volontà di procedere alla nomina del direttore generale dell'USL.
PresidenteLa parola al Consigliere Marguerettaz.
Marguerettaz (Aut)Solo per chiedere all'Assessore, visto che l'argomento sarà ripreso domani, che non adesso, ma domani, quando illustrerà la sua relazione, ci spieghi per cortesia la tabella 12 allegata al documento sugli infermieri, e in particolare come è possibile che siano parametrati minuti di assistenza richiesti per paziente, quelli stabiliti per legge con quelli effettivi, paragonando i dati della patologia neonatale, dove su 14 letti occupati al 20 percento - il che significa 2,8 pazienti - con un personale di 7 infermieri - ovvero 7 infermieri ogni 2,8 pazienti - l'assistenza risulti insufficiente! Viceversa se si tratta di un errore e i minuti richiesti per l'assistenza non sono sul paziente ma sui posti letto, ci spieghi l'Assessore se tutti gli stessi pazienti ricoverati ad esempio presso la Chirurgia beneficiano degli stessi minuti di assistenza, o se alcuni fra di loro ne risentono a beneficio di altri, che sono ricoverati nello stesso reparto.
In una parola, Assessore, visto che lei ci ha detto che i vecchi dati erano falsi e questi sono attendibili, ci spieghi i criteri con cui sono stati studiati questi carichi di lavoro!