Oggetto del Consiglio n. 12 del 30 giugno 1998 - Resoconto
SÉANCE DU 30 JUIN 1998 (APRÈS-MIDI)
OGGETTO N. 12/XI Dibattito sul programma presentato dal Presidente della Giunta regionale.
Président Nous sommes au point n° 5 à l'ordre du jour; les déclarations du Président ayant déjà été prononcées, j'ouvre la discussion sur les déclarations programmatiques du Président du Gouvernement.
Est-ce quelqu'un demande la parole? La parole au Conseiller Tibaldi.
Tibaldi (FI) Penso che sia difficile o limitativo soffermarsi ad esprimere giudizi su quelle che sono state le intenzioni dattiloscritte in questo documento, che oggi siamo chiamati ad esaminare e soprattutto su quella che sarà la costituenda formula della Giunta, che ci verrà proposta.
Una parte di queste intenzioni qui stilate sono indubbiamente condivisibili; penso che in questo Consiglio tutti abbiamo obiettivi che sono similari, analoghi o sui quali c'è una larga condivisione. In fondo la missione di ogni consigliere regionale è quella di cercare di avere sempre presente il bene della Valle d'Aosta e su questo penso siamo tutti quanti concordi. Per quello che mi limiterò a fare alcune constatazioni di fatti o analisi su scelte - fatti che si sono verificati o scelte che sono state compiute - in quanto è sui fatti e non sulle parole che si concretizzerà in questi anni la nostra posizione. In fondo la carta si fa scrivere, mentre i comportamenti restano.
Noi qui siamo tre Consiglieri che rappresentiamo Forza Italia, siamo stati eletti nella lista n° 5 di Forza Italia, abbiamo l'onere e la responsabilità di rappresentare non solo questo movimento, ma anche tutta quell'area liberal-democratica che, volente o nolente, non è stato possibile rappresentarla vuoi per i rigidi filtri della legge elettorale, vuoi perché - come abbiamo potuto constatare - il 31 maggio ha preferito non recarsi alle urne.
Noi qui rappresentiamo i tre/trentacinquesimi del Consiglio regionale, che in ogni caso non sono ricollocabili o riconducibili al Governo Prodi, in quanto i trentadue/trentacinquesimi di questo Consiglio, come possiamo constatare, sono direttamente o indirettamente riconducibili ai Parlamentari unionisti che sono stati appoggiati nel 1996 e che hanno sostenuto pervicacemente e che continuano a sostenere il Governo Prodi.
Mi soffermerei subito su quella che è, parlando di Consiglio regionale, l'importanza che avrà quest'Assemblea come ruolo, come funzione, nel corso della legislatura. Importanza che è già stata anticipata nel corso di interviste da parte di eminenti interlocutori, importanza che è stata sottolineata questa mattina anche dallo stesso Presidente della Giunta, in quanto quest'Assemblea sarà chiamata comunque a redigere, secondo quelle che sono le buone intenzioni, la nuova Costituzione della Valle d'Aosta.
Parto con una nota dolente però, che è quella che riguarda la nomina del Presidente del Consiglio, che è praticamente espressione di massima garanzia di correttezza e di imparzialità dei lavori. Al di là della persona di Robert Louvin, verso il quale va la mia - e penso la nostra - profonda stima, al quale vengono riconosciute le massime capacità professionali e politiche, penso che la nomina del Presidente del Consiglio avrebbe dovuto essere oggetto quanto meno di concertazione, di comunicazione preventiva, perché il Presidente del Consiglio non deve rappresentare solo la maggioranza, ma deve rappresentare comunque tutta l'Assemblea e naturalmente anche la Regione come ente istituzionale.
Una nota di rammarico che mi sento in dovere di fare in quanto, ripeto, al di là dei meriti e delle capacità che ha la persona Louvin, ritengo che la figura istituzionale necessitasse di una concertazione o di una comunicazione di correttezza preventiva.
Perché, quindi, è importante il Consiglio regionale? Perché saremo chiamati a riscrivere la cosiddetta "Carta costituzionale della Valle d'Aosta". Di fronte al fallimento della Bicamerale, alla Regione spetterà questa grossa responsabilità. È una responsabilità non indifferente, che avremo tutti sulle nostre spalle. È una responsabilità anche perché dovrà essere ripensata non solo in quanto Statuto, in quanto Carta, in quanto insieme di norme, ma in quanto regola fondamentale della comunità valdostana, di una comunità che si è profondamente modificata dal 1948 ad oggi, di una comunità che è notevolmente cambiata sia sotto l'aspetto biologico, sociale, culturale ed economico.
Ecco quindi che il ruolo del Consiglio dovrà essere centrale e non marginale. Ho già avuto un'esperienza di una legislatura, la scorsa legislatura, in quest'aula; è stata un'esperienza interessante ed anche positiva, però spesso mortificante perché il ruolo del consigliere regionale o il ruolo del Consiglio regionale, inteso nella sua integrità, sia come maggioranza che come opposizione, viene spesso dimenticato, viene spesso emarginato per lasciare spazio a quella che è stata un'oligarchia crescente da parte dell'Esecutivo regionale o da parte di altri centri decisionali che esorbitano da quest'aula.
Mi auguro quindi che, nella professionalità che mi sento di riconoscere a Louvin, egli, in quanto Presidente del Consiglio, sappia restituire dignità e sede naturale a quelle decisioni di pertinenza di quest'Assemblea e non si faccia assorbire da quelle logiche di schieramento che hanno soggiogato il normale dialogo, la normale dialettica democratica fra le forze politiche in Consiglio regionale. È un invito che mi sento di fare e a livello personale e a nome del gruppo di Forza Italia.
Dicevo dell'autonomia. Un'autonomia che dovrà essere ripensata, ridisegnata, riscritta secondo quelle che sono le nuove esigenze della comunità valdostana. Un'autonomia che dovrà tener conto della variegata, mutata realtà valdostana e che soprattutto non dovrà continuare a logorarsi in quello che più volte abbiamo definito, anche nel corso degli incontri che abbiamo avuto, e in campagna elettorale e nel corso degli incontri istituzionali o politici che si fanno, in uno sterile localismo.
Se la Valle d'Aosta è la culla dei concetti di federalismo e di sussidiarietà, come più volte ho sentito affermare, è bene che questi concetti, che questi dogmi, come qualcuno anche giustamente li vuole definire, vengano tenuti nella massima considerazione. Purtroppo queste sono - o sono state - le dichiarazioni, mentre nei fatti abbiamo visto che l'autonomia è stata interpretata da parte dei gestori della cosa pubblica, da parte dei detentori del potere regionale con criteri estremamente localistici. E questo è un ragionamento pericoloso, perché se sappiamo che i numeri della Valle d'Aosta sono estremamente limitati - siamo 118mila abitanti - con una disponibilità di risorse gestibili estremamente elevata - circa 2000 miliardi -: sappiamo che si creano o si possono creare contraddizioni estremamente dannose nei confronti dei cittadini, al punto da ridurre la persona da cittadino a suddito. E visto che ho sentito citare questa mattina nel discorso del Presidente Viérin l'importanza della centralità dell'individuo, ci terrei che questo individuo fosse effettivamente centrale nel pensiero della nuova Giunta, e che non si verifichino come nel quinquennio precedente - cosa che, ripeto, abbiamo già verificato - situazioni dove il cittadino era un elemento da gestire in funzione politica o elettorale, secondo quella che è la perpetuazione di un potere che sovente viene interpretato in maniera distorta.
Il ruolo di Forza Italia in questa "stagione delle riforme" sarà di massima disponibilità. Naturalmente di massima disponibilità condizionata al fatto che il bene della Valle d'Aosta e il benessere dei Valdostani vengano tenuti sempre in ampia considerazione.
D'altronde esiste a Roma un nostro gruppo parlamentare particolarmente numeroso, che in questo senso può darci una mano e fornirci risposte significative. Voglio citare, a titolo di cronaca, anche il fenomeno del Veneto; è stato grazie a un consigliere di Forza Italia che è stata proposta la specialità statutaria anche per il Veneto. Questo sta a significare anche il grado di sensibilità federalista che dimora in Forza Italia.
Quindi autonomia intesa in senso moderno, collocata in un'ottica federalista, indubbiamente non egoistica e non logorata da quel localismo che - come dicevo - più volte mi è parso di constatare e rilevare in quest'aula. Principi da estendere anche nei rapporti con gli Enti locali, perché se il federalismo lo pretendiamo dalla Capitale, dobbiamo essere anche in grado di mutuarlo nei confronti dei Comuni e delle Comunità Montane. Gli Enti locali non devono essere soggetti in maniera egemonica alla Regione; la Regione può essere o deve essere il perno centrale del sistema Valle d'Aosta, ma non può essere il luogo egemonizzante sia nei confronti degli Enti locali, sia nei confronti dei cittadini, altrimenti si svilirebbero la bontà dei contenuti, e oserei dire la stessa filosofia del federalismo.
Per quanto concerne il governo Viérin-bis che si appresta ad essere varato con la nomina degli Assessori, temo che, al di là della carta che si fa scrivere e delle cui intenzioni avremo occasione di verificarne la rispondenza attraverso i fatti in questi cinque anni, sia un preludio alla riproposizione di quell'amministrazione ordinaria e burocratizzante che abbiamo già vissuto dal 1993 al 1998. Periodo caratterizzato da quella legislazione esagerata, quella complicazione amministrativa e burocratica che ha impedito molte attività umane, ridotto l'interlocuzione fra Enti locali e Regione e quindi non ha permesso di conseguire quell'obiettivo di "regione leggera" più volte auspicato.
Visto che c'è il mito del ritorno di Rollandin, vedremo se il suo peso politico, - un vero e proprio macigno politico, dall'alto dei suoi 9000 voti - sarà in grado di condizionare in senso positivo l'attività della costituenda Giunta, e non uniformarsi anche lui alle logiche, spesso perverse, di un potere che stritola non solo le normali dialettiche fra le parti, ma anche i rapporti fra amministratori e amministrati.
Il Viérin-bis quindi dovrà dimostrarci di voler effettivamente cambiare qualcosa rispetto al passato. Abbiamo un tessuto sociale ed economico che in numerosi settori è fortemente drogato dalla Regione, dove la Regione è ente di riferimento primario, dove la Regione è primo imprenditore, primo datore di lavoro e spesso primo cliente di molte aziende. Vedremo se l'alleggerimento di questo ruolo si potrà concretizzare attraverso i fatti e non solo in un insieme di parole, in cui mi pare di cogliere anche alcune contraddizioni.
Penso, ad esempio, al paragrafo su Finaosta dove viene riconfermato, purtroppo, il ruolo imprenditoriale di quest'ente e non semplicemente quello finanziario. Finaosta nel 1994 è stata istituita come braccio operativo della regione, come holding, come IRI regionale, e questa sua funzione viene mantenuta sulla base del programma qui descritto.
La sua funzione meramente finanziaria, e se vogliamo anche più distante e meno coinvolta rispetto al tessuto economico, è stata accresciuta e consolidata, mantenendo uno dei difetti che fanno della Valle d'Aosta una regione ad economia sostanzialmente debole. Mi pare che la costituenda Giunta, o perlomeno il Presidente dalle parole che ha enunciato, non abbia voluto cogliere il significato di questa debolezza. Possiamo fare un esempio sulla complicazione delle procedure amministrative, o possiamo fare più esempi riferendoci alle legiferazioni inutili che abbiamo vissuto, a tale riguardo continuo a nominare la legge sui lavori pubblici che è stato un monumento elefantiaco alla burocrazia, una legge che è decisamente più complessa rispetto alle diverse edizioni della "Merloni" e che ha messo in non poca difficoltà anche gli imprenditori del settore edile.
L'autonomia è stata malgestita in diverse occasioni, dove la Regione avrebbe avuto l'opportunità di dimostrare tutte le sue potenzialità e tutte le sue capacità, e mi riferisco per esempio al Casinò, che al di là dell'aspetto transitorio della Gestione Straordinaria Regionale che ha permesso la continuità e la salvaguardia occupazionale, versa in una situazione - e ancora l'altro giorno ho verificato le carte contabili - che deve essere risolta in maniera imminente e immanente. Le carte contabili che mi sono capitate l'altro giorno sotto mano mi hanno permesso di constatare come nell'ultimo semestre del 1997 la Casa da gioco abbia perso altri 14,5 miliardi.
Questi non sono dati di secondo piano, sono dati sui quali bisogna riflettere, sono dati che preordinano a una serie di decisioni anche immediate che dovranno essere prese da questa Giunta. Mi auguro che non siano le solite decisioni del rinvio, auspico che non siano le solite decisioni della conflittualità, tanto per conservare una gestione politica della Casa da gioco, che ha l'unica utilità di portare una redditività di posizione a chi la tiene per il guinzaglio.
Fra le questioni da tenere in estrema considerazione mi riferisco ancora una volta ai rapporti con gli Enti locali, che non possono dipendere in maniera univoca dalla Regione, ma devono avere quel grado di autonomia effettiva secondo quel principio di sussidiarietà che si deve riconoscere alle comunità locali che sono la base del nostro sistema istituzionale locale.
È importante altresì, nell'ambito della questione linguistica, evitare l'enfatizzazione della lingua francese, come si è sovente teso a fare in questi cinque anni. No alla creazione di barriere invisibili, spesso insormontabili, che premiano l'appartenenza piuttosto che la competenza, sia nel mondo del lavoro che crei servizi. Quando si tratterà di applicare lo Statuto in merito alla maturità bilingue, dovrà esserci la capacità di compiere scelte più illuminate di quelle che sono proposte nel breve paragrafo che viene dedicato a tale argomento.
Altri propositi sono anche condivisibili e sembrano quasi ispirati da quel vento liberal-democratico di cui oggi si fa anche promotore e curiosamente depositario il Governo Prodi. Purtroppo se ne fa promotore e depositario in una maniera contorta, spesso demagogica, disordinata e confusa, anche perché le componenti che sorreggono il Governo Prodi tendono difficilmente a perseguire interessi di liberalità e di democrazia. La maggioranza regionale ha inserito nel programma elementi di liberalismo, che saranno oggetto di una nostra minuziosa attenzione, sui quali cercheremo di esprimerci in maniera dettagliata e puntuale man mano che verranno adottate le singole proposte.
L'auspicio è che questo Consiglio abbia la possibilità e l'opportunità di avere accesso e trasparenza alle scelte amministrative, abbia la facoltà di partecipare direttamente e proficuamente al dibattito politico, abbia l'opportunità di competere e soprattutto di proporre, di esaminare e di decidere quelli che sono i cardini della riforma del sistema politico, perché la riforma dello Statuto comporta anche l'aggiornamento di alcune norme fondanti del nostro sistema politico.
Ridare dignità al Consiglio significa anche questo, significa anche avere la capacità da parte della maggioranza di saper tenere in considerazione le istanze, le proposte dell'opposizione. Un'opposizione che non è assolutamente preconcetta, un'opposizione che però sarà ferma sui temi che riteniamo orientati o gestiti secondo logiche sbagliate. In questo senso ci sarà la nostra più ferma determinazione a impedire certe scelte, mentre nell'altro senso - come anche in passato è stato dimostrato - ci sarà l'accoglimento e la collaborazione. Collaborazione e disponibilità - ripeto - innanzitutto per le riforme istituzionali, ma collaborazione e disponibilità naturalmente pretendiamo e dalla Presidenza del Consiglio come organo garante del funzionamento dei lavori, e dalla Presidenza della Giunta e dalla Giunta per quanto concerne l'espletamento dell'attività di governo.
Su altre considerazioni lascerò la parola ai miei colleghi, riservandomi di esprimere in sede di dichiarazione di voto una valutazione finale.
Président La parole au Conseiller Collé.
Collé (Aut) La prima domanda che ci viene spontanea in questa prima seduta del Consiglio regionale di questa XI legislatura è se la maggioranza che nasce oggi è frutto della lettura dei risultati elettorali, o ben diversamente era già nata prima delle elezioni.
Questo è un legittimo sospetto nato nel momento in cui il PDS, qualche mese fa, ha deciso al suo interno di lasciare andare per la sua strada l'Ulivo e di presentarsi da solo alle elezioni regionali. PDS che abbiamo già avuto modo nella scorsa legislatura di capire di che pasta è fatto, rispetto al quale abbiamo capito che in effetti nella scorsa legislatura l'Union Valdôtaine aveva a sua disposizione tre consiglieri in più. Abbiamo avuto modo molte volte di capire come questa forza, quando all'interno della maggioranza - ma addirittura all'interno dell'Union Valdôtaine stessa - vi erano dei problemi, sia stata capace tramite alcuni personaggi di spicco di mediare e di trovare le soluzioni anche in casa unionista.
Probabilmente questa decisione è stata presa ancora prima, cioè un anno fa, quando in Consiglio regionale nascevano gli Autonomisti e quando gli Autonomisti hanno avuto la capacità - perché di questi tempi è abbastanza difficile, perlomeno prima delle elezioni regionali - di formulare una proposta politica, di proporla all'Union Valdôtaine e l'Union Valdôtaine ha pensato bene di proseguire per la sua strada.
Una seconda domanda che ci permettiamo di fare, ma soprattutto una riflessione, è questa. Ci chiediamo se davvero la volontà più forte che emerge da queste elezioni e come più volte è stata sottolineata dai responsabili delle forze di maggioranza, sia quella della continuità. Noi alcuni dubbi li abbiamo. Sicuramente due forze politiche sono state premiate: l'Union Valdôtaine e la Fédération. Ci permettiamo di dire che il PDS non ha avuto quel successo che si aspettava, il PDS è al 7 percento in Valle d'Aosta, ha perso 500 voti, e se consideriamo che a livello nazionale questa forza politica ha il 22-23 percento, ci permettiamo ancora di dire che questa forza politica in Valle d'Aosta non è a quei livelli che vorrebbe e rappresenta una situazione del tutto analoga rispetto al resto del Paese.
Ma non soltanto il PDS non è stato premiato da questi risultati; possiamo dire con tranquillità che tutte le forze politiche nazionali, dall'Ulivo a Forza Italia, ad Alleanza Nazionale, alla Lega, a Rifondazione - queste ultime non sono neppure entrate in Consiglio -, nessuna di queste forze politiche ha avuto risultati eclatanti.
Invece sottolineiamo un fatto significativo di queste elezioni: due/terzi degli elettori valdostani hanno scelto le forze locali. Infatti, e credo che nessuno lo possa disconoscere, le prime tre forze uscite da questa elezione del 31 maggio sono l'Union Valdôtaine, gli Autonomisti e la Fédération.
Come possiamo negare questo dato? Come possiamo negare l'importanza storica in questo momento di un dato mai riscontrato in nessuna elezione dal dopoguerra ad oggi?
Quante volte l'Union Valdôtaine "in primis", in tutti questi anni, nei vari comizi, nei vari pourparlers, parlando nei nostri Comuni della Valle, riteneva opportuno e indispensabile vedere governare questa nostra regione da forze locali? Ebbene oggi, pur avendo questa possibilità, si è pensato bene di optare per un'altra strada.
È secondo noi una sola la condizione che impedisce questo ragionamento, quest'analisi così elementare: un asse politico prestabilito prima delle elezioni, un patto pre-elettorale che al di là dei risultati elettorali deve essere comunque rispettato. E questo è l'asse politico Union Valdôtaine-PDS. Altro che preambolo federalista, così come dal primo giugno sentivamo dire dai rappresentanti dell'Union Valdôtaine!
Il vero preambolo era esclusivamente politico ed era la riconferma dell'asse Union-PDS; prova ne è che l'Union Valdôtaine negli incontri tenuti con il nostro movimento, non ha ritenuto opportuno affrontare nessun tema amministrativo. Ed ecco allora il limite intrinseco ed avvilente della maggioranza che oggi si costituisce: la dignità, la forza di questo Popolo valdostano ridotta ancora una volta ad essere parcheggiata nella sala di attesa di qualche ministero romano, con il cappello in mano.
È forse questo il messaggio che l'Union Valdôtaine ha inviato ai Valdostani in campagna elettorale, con il suo bel manifesto: "Chez nous"? Noi ce lo chiediamo, perché riteniamo che oggi l'Union Valdôtaine abbia scelto Roma piuttosto che la Valle. E andando a pagina 6 del programma di legislatura presentato dal Presidente della Giunta, là dove si dice che è necessario un confronto dialettico con il Governo centrale, sicuramente questo confronto dialettico con Prodi è necessario ed è evidente poiché abbiamo avuto in questo ultimo periodo diverse leggi bocciate. Il quesito che ci poniamo è con quale metodo verrà affrontato questo confronto: si preferirà trattare come Valle d'Aosta o come amici di D'Alema? Con la soluzione che oggi viene prospettata, credo che la risposta sia evidente a tutti!
La scelta dell'Union Valdôtaine è questa. Questa forza politica, caricandosi di una responsabilità di cui oggi forse sfuggono i termini completi, si è fatta garante presso i palazzi romani di un processo di normalizzazione della Valle d'Aosta, e in cambio imbarca nell'Esecutivo la forza più rappresentativa del Governo nazionale.
È evidente che gli Autonomisti non possono condividere questo asse privilegiato. Lasciamo questa condivisione alla Fédération, una forza politica che ha già dimostrato in passato di condividere ogni tipo di maggioranza, con o senza il PDS, con o senza l'Union Valdôtaine.
Ci apprestiamo come Autonomisti a portare avanti un'opposizione che si ispirerà al nostro nome. Noi garantiremo, come ne saremo capaci, e dalla nostra posizione, l'autonomia della Valle, ma anche l'autonomia dei Valdostani intesa come possibilità per tutti di costruire, di operare e di intraprendere liberamente. In questo senso ci adopereremo perché i provvedimenti che il nuovo Esecutivo assumerà non ledano né la libertà della Valle, né quella dei Valdostani.
Ed ora consentitemi di fare alcune considerazioni sul programma che questa mattina il Presidente della Giunta ha esposto.
Abbiamo anzitutto trovato in questo programma, per quelle poche ore che abbiamo avuto a disposizione, alcune diversità rispetto a quello di cinque anni fa, così come abbiamo trovato molti punti che erano già presenti nella scorsa legislatura. A differenza del 1993, questo programma non concilia i tempi: cinque anni fa, nei vari punti che venivano scritti sul programma vi erano anche i tempi di realizzazione; nel 1998 si è pensato bene per i prossimi cinque anni di non inserire i tempi, anche per l'esperienza che si è avuta nella passata legislatura perché molti di quei temi di allora sono ancora oggi in fase di realizzazione o da intraprendere completamente.
Molto abbiamo trovato non solo del programma del 1993, ma addirittura del programma del 1988; alcuni me li sono segnati, parlo dell'Ecole de Neige, del campo da golf - poi ci torneremo sopra -, dell'Auditorium, dell'area sportiva Tzambarlet, della zona franca d'impresa. Tutti temi di cui i Valdostani da più di 10 anni sentono parlare e che ancora in questo programma sono inseriti, e noi verificheremo se in questi cinque anni verranno realizzati.
Nella prima parte del programma si parla, nei rapporti che ci saranno fra Stato e Regione, di garantire l'attuazione integrale del nostro Statuto. Questo è un tema particolarmente caro all'Union, ma credo a tutti i Valdostani, anche questo è un tema che da tempo sentiamo e cercheremo di capire se la forza di maggioranza relativa al Governo nazionale aiuterà la Valle d'Aosta ad affermare quest'importante condizione.
Abbiamo letto sul programma che la maggioranza si impegnerà "a preparare e a sottoporre alla discussione e all'approvazione del Consiglio Valle la proposta di una nuova Costituzione per la Valle d'Aosta" e che "detto progetto dovrà ottenere il consenso della comunità valdostana". È un progetto molto interessante, che condividiamo. Quello che ci lascia perplessi e amareggiati per quello che l'Union Valdôtaine in tutti questi anni ha detto è che a capo di questa importante commissione che si occuperà della nuova Costituzione della Valle d'Aosta ci sarà - così abbiamo appreso dai giornali - un rappresentante delle forze nazionali. L'Union Valdôtaine ha preferito una Presidenza, ha preferito un Assessorato, rispetto a un impegno importantissimo per il futuro della nostra regione.
Per quanto riguarda la città di Aosta vi è un capoverso là dove si dice che il suo ruolo di Capitale regionale e di realtà urbana troverà opportuna considerazione nei rapporti con l'Amministrazione regionale, che concerterà il Comune di Aosta in un programma di interventi da realizzare nel capoluogo.
Qui ci chiediamo, e ci auguriamo di avere delle risposte nella replica, che fine ha fatto, oppure se in questo capoverso viene considerata la famosa legge della riqualificazione di Aosta Capitale, oppure se, diversamente, questa maggioranza intende portare avanti nuovi strumenti per la riqualificazione della città di Aosta, lasciando da parte una legge importante, una legge che anche in questi cinque anni si è detta importante da parte della maggioranza scorsa, per andare verso una nuova strada, verso una nuova strategia per riqualificare.
Un necessario approfondimento crediamo sarebbe utile per Aosta, ma ci saranno successivamente i tempi necessari per farlo; oggi chiediamo che intendimenti ci sono, se si va verso nuove idee, nuovi programmi, oppure se questo capoverso non è nient'altro che quanto già negli altri anni veniva portato nei vari bilanci, cioè la legge di Aosta Capitale.
Per quanto riguarda l'industria, si parla che in questi anni vi siano stati 1.500 nuovi posti di lavoro; c'è sempre stata nel dibattito consiliare una discrasia fra come la pensavamo noi e come la pensava la maggioranza. I dati che ci venivano forniti erano diversi per la maggioranza rispetto alla minoranza, noi ci chiediamo se questi 1.500 posti di lavoro effettivamente ci siano stati, se nell'affermazione che si fa che questi 1.500 posti di lavoro ci sono stati si è considerato anche coloro che hanno lasciato il posto di lavoro, perché difficilmente sarebbe comprensibile un'affermazione di questo tipo.
Un'altra analisi che gradiremmo che fosse fatta e che i Valdostani sapessero è a che prezzo vengono creati i posti di lavoro nell'industria in Valle d'Aosta. Siamo molto preoccupati che ancora una volta questo dicastero verrà occupato da un personaggio che fa parte della stessa forza politica dell'Assessore precedente; non perché ci sia qualcosa di personale, ma perché vuoi per mentalità, vuoi per modello di educazione, eccetera, aveva una visione completamente diversa da quella che intendiamo noi.
Così come ci stupisce la frase in cui si dice che si darà particolare riferimento alle piccole e medie imprese e a tale riguardo ci permettiamo di fare una considerazione; un anno e mezzo fa, proprio in IV Commissione, veniva discusso sul da farsi, su cosa doveva sorgere nei 500mila metri quadrati che verranno liberati dall'area Cogne. Proprio l'Assessore all'industria Mafrica ci disse che la strategia era di far sorgere in quell'area 2-3 imprese con 2-300 possibilità di lavoro cadauna, quindi si andava di nuovo verso un discorso di grossa industria, un discorso che noi all'epoca avevamo detto di non condividere e che oggi continuiamo a ripetere di non condividere. Non riusciamo a capire come si mettano insieme queste due cose: da una parte si vuole portare avanti la grossa industria con tutte le difficoltà che la grossa industria può portare, e dall'altra si mette nel programma che si farà riferimento alle piccole e alle medie imprese proprio nel settore industriale.
Inoltre, quando si parla di crescita, alcuni dubbi ci vengono. È di questi giorni la notizia che la Feletti e la ex Zincocelere sono in crisi, quindi dovremo al più presto in quest'aula discuterne; però si continua a dire che tutto va bene. Vedremo il prosieguo.
Per quanto riguarda la finanza e il credito, poniamo una domanda. Si parla di voler modernizzare e rafforzare il ruolo e le funzioni della Finaosta; avevamo già discusso di questo nella scorsa legislatura, la maggioranza aveva dato una sua indicazione, vorremmo capire oggi a cosa si riferisce questa modernizzazione, vorremmo capire se Finaosta vuole a tutti gli effetti diventare una banca o quale sarà per questa maggioranza il suo destino.
Casa da gioco, problema annoso, problema che è nato più di 5 anni fa; mi permetto solo di fare un augurio: che in questa legislatura questo problema venga definito. Sono belle tutte le enunciazioni di principio, ne sono state fatte tante in 5 anni, oggi si dice che da una parte la Gestione Straordinaria ha lavorato bene, ma si dice anche dall'altra che dobbiamo rifare la legge e dobbiamo rivedere lo strumento legislativo. Vorremmo capire dal Presidente cosa intende con queste parole e crediamo che il problema Casa da gioco fin dai prossimi Consigli debba essere affrontato.
Per quanto riguarda il turismo, devo dire che il cappello che è stato fatto al paragrafo dedicato al turismo è estremamente interessante: "Risorsa fondamentale per il presente quanto per il futuro dell'economia valdostana, il turismo sarà oggetto di particolare attenzione da parte dell'Amministrazione regionale, con l'obiettivo di rendere sempre più competitiva l'offerta turistica regionale a fronte dei rapidi mutamenti di un mercato in costante evoluzione". Non ho guardato cosa ci è stato detto cinque anni fa, ma credo che sia stato detto qualcosa di analogo. Per cinque anni forse più io che altri colleghi ho voluto portare avanti alcuni problemi legati al turismo, ho voluto evidenziare come alcune cose nel settore turistico non andassero bene e sicuramente anche questa legislatura vedrà il turismo come uno dei nostri obiettivi, ma non - come ho già avuto modo di dire nella legislatura scorsa, in modo particolare ad Agnesod - perché ci fosse un assessore piuttosto che un altro, ma perché è una cosa che ci sta particolarmente a cuore.
Vorremmo capire oggi, visto che è inserito sul programma, cosa vuol dire migliorare la formazione per gli addetti del settore attraverso il rafforzamento del ruolo della Fondazione Professionale per il Turismo; vorremmo capire se iniziamo di nuovo a fare quei maledetti corsi pagati e strapagati dall'Amministrazione regionale, che non hanno dato nessun risultato positivo, e che direi ne hanno dati solo di negativi, perché hanno sicuramente "fatto del male" alla Scuola alberghiera e non hanno dato nessuna risposta ai nostri operatori turistici. Ci auguriamo che non si riprenda quella strada, perché sarebbe veramente un dramma per la Valle d'Aosta e non risolveremmo i problemi legati al turismo.
Rilanciare il termalismo è anche questa una bellissima frase, siamo preoccupati perché quanto è stato presentato per le Terme di Pré-Saint-Didier, come abbiamo detto in aula quando la legge è stata approvata, non è a nostro giudizio la risposta. Non vorremmo fare gli "avvocati del diavolo", ma con quel tipo di legge difficilmente andremo in corso a risoluzioni effettive che diano risposta per quanto riguarda le Terme di Pré-Saint-Didier.
Si parla ancora di realizzare strutture, come un campo da golf a 18 buche, e qui cambia la sinfonia rispetto a cinque-dieci anni fa, perché a quell'epoca si parlava di realizzazione di un campo da golf a Fénis e credo che Fénis di questi tempi non sia più tanto di moda. Tuttavia credo che su questo punto si debba comunque dare una risposta. Si vuole andare verso Gignod, così come un anno fa sembrava paventare la stessa comunità montana, oppure l'indicazione è ancora su Fénis, oppure si vuole solo mettere possibilità di un campo da golf visto che per 10 anni abbiamo detto ai Valdostani che si sarebbe realizzato in Valle d'Aosta un campo da golf?
Fare dei grandi eventi sportivi, si dice, e fra questi la Coppa del mondo di sci. È uno dei temi che abbiamo portato avanti in minoranza, abbiamo fatto diverse interpellanze per questo e le risposte che venivano date ufficialmente e non era che questo non era possibile, perché qualcuno aveva venduto la Valle d'Aosta al Sestrière. Ci chiediamo, visto che quel qualcuno oggi fa parte della maggioranza, se tutto questo si sia rimesso a posto.
Non abbiamo trovato nel capitolo turismo qualcosa legato alle piccole e alle medie stazioni. Era un problema che mi stava particolarmente a cuore, era un problema che non vive soltanto la mia zona, tanto per essere chiari, ma altre località turistiche medio-piccole hanno veramente dei grossi problemi. Avevamo avuto assicurazioni dal Presidente della Giunta e dall'allora Assessore Agnesod che questo problema sarebbe stato portato avanti e che una legge sarebbe stata votata dal Consiglio regionale prima delle elezioni; non siamo arrivati a questo. Oggi mi permetto di ribadirlo e mi auguro vivamente che questa risposta arrivi, perché è una necessità impellente. In Valle d'Aosta vanno bene Courmayeur, vanno bene i grossi collegamenti intervallivi, ma ricordiamoci che esistono le piccole realtà e che queste hanno bisogno di risposte, anche se forse non hanno troppi elettori e quindi da loro non arrivano troppi voti.
Per quanto riguarda la Camera di commercio condividiamo quanto è stato messo; si dice che è necessario un adeguato strumento di autonoma rappresentanza e che l'applicazione dei principi del federalismo anche nel settore economico porterà quindi a definire una nuova realtà. Nella scorsa legislatura ci eravamo permessi di presentare un disegno di legge che andava proprio in questo senso; allora vi erano dei problemi, l'Assessore Mafrica condivideva in linea di massima l'idea, tuttavia non ci è stata data la possibilità che questo progetto di legge arrivasse in aula. Adesso visto che è la maggioranza che lo enuncia, ci auguriamo che al più presto arrivi nelle commissioni e sicuramente saremo disponibili al confronto affinché questo disegno di legge possa decollare in Valle d'Aosta.
Sullo sport un piccolo riferimento consentitemelo all'Ecole de Neige di La Thuile. Sarà la volta buona? Sarà questa la legislatura giusta? Perché diventiamo anche stufi a chiedercelo. In cinque anni non abbiamo avuto una risposta, che sia una! Siamo contenti di vederlo sul programma, ma ci auguriamo che non rimanga per ulteriori cinque anni sul programma e che si faccia qualcosa veramente per una struttura che sta diventando la barzelletta della Valle d'Aosta.
Così come il recupero a polo scolastico della Brambilla di Verrès; anche qui diverse interpellanze furono fatte nella scorsa legislatura, ci auguriamo vivamente che prenda avvio questo progetto importantissimo per la scolarità della bassa Valle.
Per quanto riguarda la cultura e i beni culturali ci stupisce che si parli di un progetto globale legato ad eventi del Giubileo del 2000, in quanto sappiamo tutti che i progetti legati a tale evento sono ormai partiti, hanno avuto i loro finanziamenti dallo Stato con leggi speciali, eccetera; ci chiediamo che tipo di progetto ancora legato al Giubileo del 2000 viene inserito in questo programma, anche perché siamo a giugno 1998, siamo tutti maggiorenni e vaccinati e sappiamo quali sono i tempi di realizzazione per un progetto e obiettivamente, almeno così come è scritta, mi sembra un po' una presa in giro.
Per quanto riguarda la sanità, è molto interessante il cappello che viene fatto, mi permetto di leggerlo: "L'Amministrazione regionale si impegnerà per realizzare compiutamente sul territorio una rete di servizi efficienti, efficaci ed accessibili da parte di tutti i cittadini valdostani, così da superare in questa fase la questione della costruzione di un nuovo ospedale e da contribuire a superare una società più solidale, in cui il sostegno a favore delle fasce più deboli della popolazione permanga una priorità". Formidabile, cioè incredibile. È ambiguo, ma noi ci permettiamo di dare la nostra lettura. Facciamo i complimenti all'Assessore Vicquéry e poniamo una domanda a due forze politiche che nel loro programma rispettivamente hanno inserito e hanno detto ai Valdostani per un mese: noi vogliamo un nuovo ospedale. Chiediamo a queste due forze politiche se questa fase, di cui parla l'Assessore Vicquéry, durerà per cinque anni; se hanno il piacere di dircelo, magari non a noi direttamente, ma agli elettori che li hanno votati anche per questa piccola particolarità.
Magari completeranno l'analisi del programma altri miei colleghi, io termino questo intervento dicendo chiaramente che la nostra sarà un'opposizione non all'insegna del preconcetto, come abbiamo dimostrato anche negli anni scorsi. Valuteremo, seguiremo attentamente, forse da questa legislatura in poi avremo anche un po' più di esperienza dei cinque anni passati quando siamo arrivati qui tutti alla prima esperienza.
Ci auguriamo di apportare un nostro contributo ancora maggiore rispetto a quello che abbiamo fatto nei cinque anni passati.
Président La parole au Conseiller Martin.
Martin (FA) Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, colleghe e colleghi, inizia oggi l'XI legislatura. Una legislatura che ci porterà nel terzo millennio, che ci metterà a confronto con nuove realtà politiche e istituzionali, vale a dire lo Stato europeo; che ci obbligherà a confrontarci con problemi nuovi e con esigenze diverse dal passato.
Condividiamo il concetto espresso dal Presidente della Giunta, nel senso che questa legislatura non dovrà solamente occuparsi dello sviluppo e del benessere della Valle d'Aosta e dei suoi abitanti, compiti di per sé importantissimi e prioritari per questa Giunta e per la maggioranza di cui è espressione. Questa legislatura sarà una legislatura costituente, sarà una legislatura nella quale il Consiglio regionale della Valle d'Aosta dovrà impegnarsi a riscrivere la nostra costituzione, tenendo conto delle trasformazioni e dei mutamenti avvenuti in questi cinquant'anni non solo nella nostra regione, ma nel mondo intero, e tenendo conto delle nuove realtà politiche, economiche, sociali con le quali soprattutto a livello europeo dovremo fare i conti.
A nostro avviso sarà anche una legislatura durante la quale si potrà compiere un buon lavoro per due motivi essenziali. Il primo è costituito dal fatto che questo Governo regionale si presenta con un buon programma, un programma realistico e di alto profilo, all'insegna della continuità di una precedente fase amministrativa da noi condivisa, ma con numerosi nuovi interventi nei diversi settori, in grado di rilanciare l'economia valdostana, valorizzare il territorio e l'ambiente, accrescere la formazione e la cultura valdostana, intervenire a favore delle fasce più deboli della nostra popolazione.
È un programma che la Fédération ha contribuito ad elaborare e che condivide integralmente. È un programma che recepisce alcune linee guida da noi sviluppate durante la campagna elettorale, integrate dalle idee e dalle valutazioni espresse dall'Union Valdôtaine e dai Democratici di Sinistra, che con noi formano questa maggioranza regionale. Il secondo motivo deriva dal fatto che questa è una maggioranza logica, non è una maggioranza forzata o "costruita a tavolino", come sosteneva il Consigliere Collé; è la maggioranza uscita dalle urne del 31 maggio. All'appuntamento elettorale si sono infatti presentate delle forze politiche, come l'Union Valdôtaine, i Democratici di Sinistra e la Fédération, che chiedevano la fiducia dell'elettorato valdostano per poter proseguire un lavoro avviato nella passata legislatura. Altre forze, vedi l'Ulivo, pur facendo parte della passata maggioranza, avevano cercato in tutti i modi di accreditarsi come i veri oppositori della maggioranza stessa. Era presente una formazione che proponeva un governo di sole forze autonomiste, dopo che i loro "maîtres à penser" nel 1993, alla faccia della coerenza politica e della collaborazione fra le forze autonomiste, avevano fatto di tutto per tenere fuori dalla porta gli ADP. Ma queste sono le cose buffe della politica che la gente, a ragione, non capisce.
Infine, vi erano delle forze che oltre a dover lottare per il superamento del quorum, avevano chiaramente fatto intendere di volersi collocare all'opposizione. A questo tipo di proposte l'elettorato valdostano ha dato una risposta chiarissima. Ha bocciato clamorosamente la proposta dell'Ulivo, facendo intendere che la minoranza è una nobile arte, indispensabile da esercitare in un Consiglio regionale, per il bene stesso delle istituzioni; serve alla maggioranza per sentirsi spronata e dare il meglio di sé stessa, serve all'opposizione per un controllo democratico dell'azione di governo. Ma l'elettorato ha fatto altresì intendere che non ci possono essere confusioni di ruoli e che la minoranza va esercitata stando seduti fra i banchi dell'opposizione, e non in "sala Giunta".
Gli elettori hanno poi fornito altre due indicazioni molto interessanti. La prima, una leggera flessione dei Democratici di Sinistra in termini di voti ma non di seggi; la seconda, nel campo autonomista, la grande affermazione dell'Union Valdôtaine e della Fédération e la sconfitta del gruppo degli Autonomisti.
Vedete, colleghi consiglieri, noi della Fédération, abbiamo sempre cercato anche in campagna elettorale di privilegiare i programmi alle formule di governo. Abbiamo sempre preferito tenere un atteggiamento di apertura piuttosto che un rigido comportamento di chiusura. Lo stesso atteggiamento lo abbiamo mantenuto circa un anno fa, quando l'allora maggioranza regionale rischiò di andare in crisi.
A nostro avviso si trattò allora di un atteggiamento responsabile che l'elettorato ha capito ed ha premiato il 31 maggio, perché se è vero - come è vero - che le forze autonomiste hanno tenuto un lusinghiero risultato elettorale, è altrettanto vero che solo due di queste forze, vale a dire l'Union Valdôtaine e la Fédération, hanno visto aumentati i propri consensi, senza considerare poi che i due massimi sostenitori di un governo di sole forze autonomiste sono stati clamorosamente bocciati a livello personale dagli elettori valdostani.
Ecco perché possiamo dire, a buon diritto, che la Giunta che sta prendendo corpo quest'oggi potrà compiere un buon lavoro. Lo potrà compiere per effetto di un buon programma e lo potrà compiere per effetto di una buona coesione politica, conseguenza di un rapporto politico consolidatosi nel corso della precedente legislatura e indicatoci dai cittadini valdostani con il risultato elettorale.
E di dover fare un buon lavoro ne siamo tutti consapevoli, maggioranza consiliare e Governo regionale, perché solo in questo modo si potrà recuperare quello scollamento che elezione dopo elezione si evidenzia sempre di più fra istituzioni e cittadini, e che questa volta ha raggiunto il suo massimo storico con quasi il 20 percento di elettori che non si sono recati alle urne.
Qualcuno ha detto che si tratta di un problema che investe ormai tutte le grandi democrazie, dove addirittura ci sono forme di astensionismo che arrivano al 30-40 percento. Certamente tutto questo è vero, ma il fenomeno secondo noi è molto allarmante in una regione come la nostra, dove da sempre il diritto democratico è stato esercitato in larga misura, anche per il fatto che la nostra è una comunità dove quasi quasi ci si conosce tutti personalmente e dove non esistono difficoltà di nessun tipo per l'esercizio del voto. Si tratta quindi di qualcosa di più profondo, di un patto fra elettori e pubblica amministrazione che sta venendo meno.
Noi della Fédération abbiamo provato ad analizzare il motivo di questo disagio. Parlando con numerose persone, ci siamo resi conto che uno dei motivi per il quale il rapporto fra elettore ed eletto si sta deteriorando è dovuto al fatto che molto spesso il cittadino non ha più delle risposte ai propri problemi. La burocrazia eccessiva a tutti i livelli, la delega di troppe decisioni al funzionariato non sono gradite al cittadino valdostano e soprattutto non sono di aiuto.
In una società in cui la tempestività della risposta sia per il cittadino che per l'impresa a volte è più importante della risposta stessa, bisogna avere il coraggio di correggere le cose che non funzionano, bisogna semplificare la legislazione, bisogna riappropriarsi di decisioni che devono spettare solo all'eletto perché è l'eletto che risponde in prima persona all'elettore. Speriamo che la soppressione di un assessorato con una diversa ripartizione delle deleghe serva a snellire talune procedure ed a ridurre taluni vincoli burocratici.
Ci fa comunque immensamente piacere che questo importante problema abbia trovato un posto di rilievo nel programma del Presidente Viérin, a cui rivolgo un invito perché segua con grande attenzione questo tema, anche perché mi rendo conto che togliere qualche piccola nicchia di potere al funzionariato non sarà cosa facile. Ma confidi, signor Presidente, anche nel Consiglio regionale, che ha questa volta fra i propri eletti numerose persone che nelle loro attività quotidiane precedenti hanno dovuto fare i conti contro questo mostro dalle tante teste.
Mai come questa volta sono state elette tante persone che si sono distinte nei diversi settori in cui hanno lavorato; sindaci, imprenditori, commercianti, donne e uomini di cultura, tutte persone che quotidianamente hanno avuto a che fare con questo male da fine millennio che si chiama "burocrazia" e che per questo hanno perso tempo e denaro.
Non mi addentrerò nell'esame del programma illustratoci dal Presidente della Giunta, che come ho già detto riceve da parte nostra una valutazione globale positiva. Mi si permetta solamente di insistere su due punti inseriti nel programma, che riteniamo meritevoli di alcune ulteriori considerazioni. Il primo punto riguarda il lavoro. Hanno certamente ragione coloro, dal Papa al Presidente della Repubblica, che in diverse occasioni hanno ribadito come in una società civile il diritto al lavoro debba essere considerato come uno dei diritti fondamentali dei cittadini. A maggior ragione questo diritto deve essere considerato tale in una società ricca come la nostra.
Ebbene, in Valle d'Aosta pur non essendo in presenza di situazioni drammatiche come nel resto del Paese, sono ancora troppi coloro che non riescono a trovare un lavoro dignitoso e sono troppi coloro che sognano un impiego presso gli enti pubblici. Il futuro dei nostri giovani non si risolve assicurando a tutti un posto di lavoro nel pubblico. Si risolve viceversa con un'attenta politica di investimenti produttivi in settori in espansione, favorendo l'inserimento di piccole e medie imprese ad alta tecnologia. Certamente molto è stato fatto in questi anni, ma per risolvere definitivamente il problema occorre uno sforzo ulteriore che questa maggioranza deve fare per dovere verso i suoi cittadini e per diventare un esempio per le altre comunità.
L'altro argomento sul quale desidero soffermarmi riguarda il territorio. Riteniamo che il territorio sia la vera ricchezza della nostra regione. Lo Statuto speciale, il riparto fiscale sono continuamente in balia di un rapporto con lo Stato centrale. L'ottenimento o il diniego di particolari condizioni dipendono anche dalla volontà di altri soggetti con i quali la Regione deve confrontarsi. Il territorio è nostro, nessuno ce lo può togliere, sta a noi utilizzarlo al meglio, sfruttarlo in maniera corretta per le nostre esigenze e soprattutto mantenerlo al meglio, per ridarlo - come dice quel proverbio indiano - ai nostri figli dai quali lo abbiamo avuto in prestito.
Notre mouvement, M. le Président du Gouvernement, entend soutenir avec loyauté ce programme que nous approuvons aujourd'hui. Notre groupe a l'intention de contribuer de toutes ses forces, avec ses idées et son expérience, à l'action du Gouvernement, pour permettre à ce dernier de surmonter les nombreux obstacles et difficultés qu'il ne manquera pas de rencontrer sur son chemin.
Nous sommes certains qu'au sein de ce Conseil notre groupe, ainsi que les autres groupes de la majorité, seront appelés à collaborer avec le Gouvernement régional et ils ne seront pas confinés dans un modeste rôle d'instrument de ratification. La responsabilité de l'Assessorat au tourisme au sein de ce Gouvernement a été confiée à la Fédération.
Chacun sait l'importance de ce secteur, qui représente environ 40 pour cent du produit interne brut régional et dont l'importance ne cessera de croître au cours de ces prochaines années. Nous sommes conscients de l'engagement qui nous est demandé et nous sommes certains que celui que la Fédération a désigné pour remplir cette tâche si important, le Conseiller Claudio Lavoyer, saura comme par le passé, se montrer à la hauteur de la mission qui lui a été confiée. Bon travail, Monsieur le Président.
Président La parole au Conseiller Curtaz.
Curtaz (PVA-cU) Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, colleghi consiglieri, permettetemi, visto che è la prima volta che interveniamo dopo le votazioni, di esprimere le nostre felicitazioni al Presidente Louvin per la sua elezione a Presidente del Consiglio; gli auguriamo di svolgere le sue funzioni con la capacità che gli è riconosciuta, con competenza, con imparzialità, valorizzando il lavoro di questo Consiglio, cosa ancora più importante per un gruppo che siederà all'opposizione.
Il commento del voto è stato già fatto dopo le elezioni; per quanto ci riguarda abbiamo fatto un'analisi molto schietta, senza teatrini particolari, e ritengo che la maggioranza che oggi sta per formarsi o si è formata nelle trattative post-elettorali, sia tutto sommato l'espressione del voto popolare, che ha premiato soprattutto due forze politiche - come è già stato ricordato negli interventi che mi hanno preceduto -, l'Union Valdôtaine e la Fédération, mentre vanno all'opposizione tre forze disomogenee fra loro, che non sono state premiate dal voto.
Siamo andati alle trattative con l'Union Valdôtaine con la mente libera, perché non avevamo da sostenere posizioni preconcette né rispetto alla nostra entrata al Governo, né rispetto ad un nostro sedere sui banchi dell'opposizione. Abbiamo portato alcune nostre proposte programmatiche che giudicavamo molto significative, e per noi molto importanti; queste opzioni programmatiche sono state respinte e quindi abbiamo concordemente deciso che avremmo affrontato questi cinque anni sui banchi dell'opposizione.
Voglio anche cogliere l'occasione per evidenziare come questo confronto con l'Union Valdôtaine sia stato estremamente onesto e chiaro; voglio ringraziare anche per l'assenza di manfrine il Presidente Perrin, perché ci siamo visti due volte e abbiamo avuto un chiarimento molto opportuno anche sotto il profilo della trasparenza dei comportamenti fra le forze politiche.
Esaurita questa brevissima disamina sulla situazione post-elettorale, voglio esprimere alcune considerazioni sul testo di programma che ci è stato letto dal Presidente della Giunta. Voglio dire che, forse per capacità del Presidente della Giunta, ad una prima lettura il documento mi era sembrato un bel documento: ampio, completo, ben presentato.
Ad una seconda lettura, approfondendo, si sono evidenziate molte perplessità. La prima parte del programma riguarda soprattutto il cosiddetto "cappello politico" sul federalismo. L'idea di "nouvelle Constitution", di nuovo Statuto speciale, è una idea suggestiva ed è un'idea che riteniamo vada coltivata fino in fondo. L'idea che sia la Valle d'Aosta a proporsi e a proporre un nuovo Statuto speciale ci vede e ci vedrà coinvolti, anche perché riteniamo che una fase costituente debba essere intrapresa da tutte le forze politiche regionali e da tutti i soggetti interessati della nostra regione. Diciamo quindi di sì a questo progetto: sì, se questo progetto significa proposta da parte della nostra regione di un nuovo Statuto. Diciamo però sì con tre precisazioni, perché in questa proposta fatta dal Presidente della Giunta abbiamo colto alcune forzature che vorremmo evidenziare. Innanzitutto ci sembra una forzatura parlare di ratifica del nuovo Statuto da parte dello Stato italiano; crediamo che più correttamente si debba parlare di concertazione e di pieno rispetto della Costituzione italiana anche in ordine alle forme di approvazione del nuovo Statuto, Costituzione italiana a cui abbiamo fra l'altro appena giurato fedeltà questa mattina.
Ritengo poi, ed è una seconda osservazione, che abbia poco senso parlare di garanzie internazionali anche con la forma annacquata che è stata presentata nel documento; non usciamo da una guerra, non ci troviamo di fronte a uno stato persecutore, mi sembra che su questo punto ci voglia un po' di obiettività e sia sufficiente un accordo significativo fra la Regione e lo Stato italiano.
Non nascondo poi, ed è il terzo punto, una personale perplessità sulla necessità di una commissione speciale. Perplessità che mi deriva dalla semplice constatazione che già c'è una commissione permanente che si deve occupare di queste cose, ed è la I Commissione, che si deve occupare appunto delle riforme dello Statuto e delle riforme istituzionali. Quindi mi sfugge la necessità di un ulteriore organismo, che va ad appesantire i lavori del Consiglio e dà risposte che potrebbe dare la I Commissione eventualmente adeguatamente rinforzata, cosa che è possibile anche dal punto di vista normativo.
Rispetto al programma politico amministrativo, abbiamo trovato alcune cose positive, ne elenco solo alcune a titolo esemplificativo. Mi sembra corretto il modo con cui è stato posto il problema dello sviluppo economico e delle priorità elencate, soprattutto sul ruolo dell'amministrazione pubblica rispetto all'iniziativa privata. Ho letto con interesse il programma sull'agricoltura, ho apprezzato la sottolineatura della formazione per creare occupazione, e così potrei elencare diversi altri aspetti positivi.
Eppure non posso sottacere che il programma presenta omissioni a mio giudizio gravi e aspetti preoccupanti. Primo, non c'è traccia di modifiche della legge elettorale regionale; devo dire che è un'omissione che mi sorprende particolarmente, considerando che in campagna elettorale i Democratici di Sinistra ne avevano fatto uno dei punti principali del loro programma.
Secondo, il problema del nuovo ospedale; al di là della formulazione a dire poco ambigua, abbiamo oggi la certezza che il progetto del nuovo ospedale è accantonato, e ancora una volta mi sorprendo che alcune forze politiche abbiano consentito una tale previsione programmatica.
Constato che non c'è una parola sulla nostra proposta di potenziare l'uso di una lingua straniera a scuola, non mi riferisco al francese, lo dico per evitare equivoci, intendo la lingua inglese o tedesca, perché è indispensabile con l'entrata in Europa che i nostri giovani si formino con la conoscenza delle lingue oggi più correnti in Europa e nel mondo.
E poi soprattutto ritengo negativo, e un po' mi addolora, il fatto che viene smembrato ed eliminato l'Assessorato all'ambiente. Non ne faccio un problema di riordino e di riduzione degli assessorati, su cui si può essere anche d'accordo; ma è stata proprio fatta una scelta, al di là della terminologia, di smembrare i servizi dell'Assessorato all'ambiente e di eliminarlo. Saremo l'unica Regione in Italia a non avere l'Assessorato all'ambiente; può essere un segno di federalismo, non lo so. Quest'eliminazione porterà delle contraddizioni evidenti, ne cito una, ma potrei citarne altre.
L'Assessore che presiederà alla valutazione di impatto ambientale sarà lo stesso che presenta il progetto: mi sembra un'anomalia piuttosto curiosa. Non solo viene smembrato ed eliminato l'Assessorato all'ambiente, ma ritengo che anche si legga nelle righe di questo programma uno svilimento del lavoro che si è appena concluso rispetto a quell'Assessorato; addirittura ancora prima che entrino in vigore il piano territoriale paesistico e la legge urbanistica si comincia già a mettere in discussione tutto, si parla già di verifica. Mi sembra che si intraveda in agguato la controriforma.
Per esempio, riguardo ai trasporti non c'è un cenno al potenziamento del trasporto pubblico, in tema di viabilità si prospettano soluzioni discutibili e anche qua faccio solo un esempio: si parla di allargamento della strada che dal Gran San Bernardo conduce ad Aosta o viceversa, quando sappiamo che in Svizzera sarà impossibile normativamente ampliare la strada dall'altra parte. Credo che si sottovaluti come il territorio sia la nostra più grande ricchezza, è una questione che viene volentieri enunciata, come ha fatto anche chi mi ha preceduto, ma poi non si ha la piena consapevolezza di cosa voglia dire non solo valorizzazione dell'ambiente ma anche tutela dell'ambiente, perché non ci può essere valorizzazione se non c'è tutela. E invece il programma è incentrato sui temi della valorizzazione, e questo sì è giusto, ma non si può valorizzare una cosa che non è soggetta a tutela e si dimentica in secondo luogo, o a dire bene si sottovaluta se non proprio si dimentica, che l'ambiente può essere anche un'importante occasione di lavoro, come dicono tutti gli studi a livello europeo.
E così una certa genericità e una certa contraddittorietà nei vari capitoli si evidenziano nel programma, diciamo genericità che è impensabile illustrare oggi se non altro per questioni di tempo e anche per questioni di capacità personali, perché sfido chiunque, - nel giro del poco tempo che abbiamo avuto per leggere questo documento così corposo, che ha richiesto una lettura di oltre un'ora - a dare un quadro puntuale su tutte le questioni che vengono poste.
Tuttavia la nostra opposizione - e a questo riguardo voglio tranquillizzare il Consigliere Martin, questa volta facciamo l'opposizione, non c'è dubbio - non sarà un'opposizione preconcetta. Sarà un'opposizione ragionata, sarà un'opposizione costruttiva, non sarà un'opposizione urlata, anche se non dimenticheremo di denunciare con forza malgoverno e contraddizioni là dove dovessimo verificarle.
Termino, signor Presidente, facendole i più sinceri auguri di buon lavoro da parte del nostro gruppo e mio personale.
Président La parole au Conseiller Fiou.
Fiou (GV-DS-PSE) Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, signore Consigliere e signori Consiglieri, non nascondiamo, anche alla luce delle considerazioni fatte, alcune preoccupazioni che abbiamo nell'affrontare l'impegno che ritengo gravoso di rappresentare in maggioranza la sinistra e le sue istanze, in una coalizione di governo composta da forze con storie e identità diverse, e di rappresentare questa Sinistra anche in una situazione di forte minorità numerica, e in democrazia i numeri contano. Perciò guardiamo fiduciosi al consistente bagaglio di convinzioni che accomunano le forze alleate e alla volontà dimostrata sin qui di costruire rapporti e attività su tale bagaglio comune, anziché rivendicare differenze.
È per questo che dopo il ruolo sperimentato nella legislatura passata e che riteniamo sia stato utile alla comunità valdostana, abbiamo scelto di misurarci ancora nel ruolo di forza di maggioranza per i prossimi anni, ben consci del gravoso compito di stimolo che ci competerà per sollecitare tutta la maggioranza a guardare agli impegni di innovazione che richiede una realtà complessiva già profondamente cambiata e sempre di più in forte movimento.
Riteniamo che questa maggioranza intenda assumere pienamente i compiti progettuali ed operativi richiesti dalla nuova dimensione qualitativa di un governo regionale, che non poggi necessariamente su un continuo incremento di risorse, ma piuttosto su un più qualificato livello di progettazione e di sperimentazione, su una migliore efficienza delle strutture operative, su un vero coinvolgimento delle organizzazioni sociali e di rappresentanza.
La Regione deve diventare sempre di più un ente capace di stabilire le regole di governo, di governo dello sviluppo, e di stimolare i vari soggetti sociali oppure operare senza sostituirsi continuamente a loro. Non solo, la Valle d'Aosta per le sue caratteristiche specifiche, per le sue dimensioni, per le esperienze di governo può e deve diventare in tutti i settori un grande laboratorio sperimentale delle innovazioni.
Tutto ciò per proiettare il futuro dell'identità e della specificità valdostana perché paradossalmente solo l'innovazione permette di dare futuro all'identità e alla specificità valdostane. Infatti, solo le realtà che sono in grado di promuovere efficaci modelli di sviluppo locali possono riuscire a reggere il confronto che i processi di internazionalizzazione determinano, pertanto dobbiamo promuovere la crescita qualitativa del sistema Valle d'Aosta proprio per potergli permettere di affrontare le sfide della concorrenza e dell'integrazione. Questo processo si accompagna ad un'altra esigenza; dobbiamo riuscire a governare l'insieme dei fattori di diversità che provengono dalla polverizzazione degli interessi particolari delle società sviluppate a cui apparteniamo, e dai rimescolamenti di razze e culture dovute alle forti immigrazioni che caratterizzano la nostra epoca e all'eccezionale sviluppo dei mezzi di comunicazione.
Questo insieme di elementi ci spinge a ricercare le strade più efficaci per portare a sintesi le due grandi tendenze in atto, che risultano ineliminabili e che mutano, ridisegnandoli, i nostri tradizionali scenari di riferimento: da un lato, l'evidente processo di internazionalizzazione dei fondamentali processi economici, sociali e culturali, dall'altro un sempre più complesso intreccio di diversità che investe tutta la società, anche quella locale.
Governare questi processi vuol dire avere la capacità di sposare in modo armonico le necessità derivanti dai progressi d'integrazione e le aspirazioni alle diversità. Né l'una né l'altra di queste dimensioni può essere mortificata. Questa convinzione deve diventare patrimonio culturale di tutti noi, così come essere punto di riferimento di ogni progetto di comunità locale, nazionale o internazionale. Le nuove relazioni imposte da uno scenario completamente trasformato non toccano infatti solo gli ambiti economici; esse orientano i nuovi impulsi verso la cultura, l'identità, l'organizzazione dei sistemi politici e sociali. Da qui il necessario, forte impulso al processo di modernizzazione della società valdostana, attraverso una più forte e giusta coesione sociale, nuova e attiva così da poter raggiungere una rinnovata identità regionale.
Da queste riflessioni emerge la complessità del quadro di riferimento che si trova ad affrontare ogni progetto di sviluppo, in particolare poi ogni progetto di riforma istituzionale. Infatti, è evidente come l'articolazione dei problemi da affrontare richieda una altrettanto articolata presenza istituzionale, in grado di governare i processi là dove questi si svolgono.
Da ciò un progetto federalista non può che vedere livelli di governo autorevoli nei comuni, a livello regionale, a livello nazionale, a livello europeo, a livello mondiale. Là dove si presentano deboli le capacità di governo delle istituzioni, ci saranno interessi particolari che le sostituiranno.
Certo questa è una considerazione dei problemi, è una visione dei compiti istituzionali lontana da quella delineata dal Consigliere Collé, il quale propone soluzioni fondate sull'autarchia politica e culturale, di chiusura pregiudiziale e difensiva che ritengo fuori dal tempo, quindi involutiva. La scelta non è fra Roma o la Valle d'Aosta, ma fra la partecipazione ai processi di modernizzazione o il rinchiudersi nell'illusione di poter difendere lo "status quo".
Il programma della maggioranza, pur con un approccio e soprattutto con un linguaggio che risente obbligatoriamente delle specificità delle singole forze politiche che la compongono, analizza però con attenzione le trasformazioni in atto e delinea realistici obiettivi per far partecipare ad esse la Valle d'Aosta, fra questi obiettivi anche la prosecuzione di una politica industriale che forse non piacerà a Collé, ma che ha fatto uscire il settore interessato da una pesante crisi che altrove non è ancora stata superata, e che ha portato ad un incremento appena avuto di 1.500 posti di lavoro. Può darsi che ciò sia sottovalutato, ma se lo portiamo in proporzione ritengo che abbiamo realizzato il milione di posti di lavoro che qualcuno aveva promesso in campo nazionale.
Apprezziamo del programma la valutazione positiva sulla esperienza di autogoverno fondato sull'autonomia garantita dallo Statuto speciale, con un'implicita rivalutazione del ruolo dello stesso. Conseguenza di ciò l'impegno per una sua evoluzione, nel senso di una riscrittura che qualifica questa legislatura, come nuova fase costituente. Ci riconosciamo poi nelle proposte concrete che riguardano i vari settori.
Ci sono anche dei compromessi, la maggioranza non è composta da una sola forza politica anche se la presenza dell'Union Valdôtaine è robusta, e questo si sente anche nelle linee programmatiche; io dico democraticamente, perché gli elettori così hanno scelto. Però la presenza di altre forze porta all'altrettanto democratica situazione di confronto dialettico di posizioni. La questione del "nuovo ospedale sì-nuovo ospedale no", ci vede su posizioni un po' diverse, ma la ricerca di ciò che potevamo mettere in comune sulla vicenda è a nostro avviso più importante di ciò che poteva dividerci.
L'accesso ai Servizi sanitari della stragrande maggioranza dei cittadini non riguarda direttamente il ricovero ospedaliero. La polemica troppo schematica in termini "ospedale sì-ospedale no" ha distolto l'attenzione dalla qualità del Servizio sanitario per tutte le prestazioni non strettamente ospedaliere, quindi l'aver fatto diventare in questo programma un impegno convinto e prioritario la deospedalizzazione, il decentramento del servizio sul territorio, la riqualificazione degli stessi, ci pare un obiettivo importante.
La questione del nuovo ospedale alla luce di queste realizzazioni potrà probabilmente subire un ridimensionamento, non intendo solo nelle dimensioni fisiche dell'ospedale, ma proprio un ridimensionamento del problema stesso.
Qualcuno ha sollevato anche la questione della legge elettorale; anche questo è un problema che ci ha visti su posizioni diverse, non lo abbiamo inserito in programma in quanto è un tema che riteniamo di pertinenza soprattutto del Consiglio, quindi il dibattito libero nel Consiglio ci vedrà partecipi con un senso di responsabilità.
Ho voluto sottolineare questa visione dialettica con cui ci apprestiamo a vivere questa vita di maggioranza, visione dialettica che affronteremo con molta serenità e senso di responsabilità, ma soprattutto con l'impegno di ricercare sempre le cose che accomunano le forze politiche, anziché quelle che dividono.
Président La parole au Conseiller Rollandin.
Rollandin (UV) Etant donné que la force de majorité exprime déjà le Président du Gouvernement et le Président du Conseil, il n'y a besoin d'ajouter grand-chose. Il est important quand même de souligner les raisons qui sont à la base d'un accord; un accord qui a été longuement discuté, qui a fait l'objet d'un projet qui a été illustré et que tout le monde a pu connaître et examiner dans le détail.
Comme tout accord, il doit maintenir certaines prémisses qui ont été clairement dites, c'est-à-dire il y a un aspect politique qui est à la base de ce choix, qui revient d'une série de considérations qui ont été déjà faites de la part des collèges de majorité et que je vais résumer.
Il y a eu un résultat électoral qui n'a pas besoin d'être analysé longuement pour affirmer que l'Union Valdôtaine a eu un résultat exceptionnel. Ce résultat porte à un engagement, à une prise de conscience et de responsabilité très lourde, qui doit se concrétiser dans un engagement de l'action du gouvernement qui ira travailler pendant ces cinq années.
Le sens prioritaire de cette action est celui de maintenir certaines promesses qui ont été faites pendant cette campagne électorale. Avant tout, l'attitude vis-à-vis des attentes de la part de la population. Il y a des attentes qui sont liées à une série de responsabilités et il y a des solutions qui ont été énoncées dans le programme.
Il y a des aspects qui faisaient déjà partie des programmes des années précédentes; il y a des problèmes qu'on a clairement énoncés, dont la solution a eu des retards justifiables par des questions administratives.
Mais je crois que l'engament principal pour la force de majorité est celui de travailler ensemble comme groupe, de travailler ensemble aux autres forces politiques avec la même dignité et surtout de trouver dans cette salle la possibilité de discuter sur de grands thèmes avec l'appui et l'apport des autres forces responsables, qui ont déjà donné un signal très clair de disponibilité.
On commence d'une façon correcte, en respectant les rôles, il y a une majorité et il y a des forces qui sont à l'opposition. Le travail de la majorité est celui de prévoir avec des temps normaux la réalisation de ce que le programme dit, par conséquent nous demandons d'avoir la possibilité de travailler ensemble, de travailler avec la responsabilité des différentes forces de l'Administration régionale. C'est un point qui a fait l'objet d'une attention très particulière, c'est un point qui est à l'attention de toutes les forces politiques.
Le fait d'avoir distribué d'une façon différente les tâches qui reviennent aux différents assessorats concernera aussi l'engagement des personnes qui sont à la tête des différents services. Là il y aura l'exigence d'avoir toute l'attention pour réaliser de la façon la meilleure ce que tout le monde attend.
L'Union Valdôtaine a choisi de maintenir une alliance qui avait été à la base du travail de la législature précédente. Les considérations que les autres forces politiques ont faites donnent la possibilité d'évaluer ce qui signifie travailler dans cette salle: travailler dans le sens de primer une activité législative, qui doit redonner un élan à l'activité qui par conséquent est l'activité législative. Dans ce sens tout a été dit, c'est normal qu'une force très consistante comme la nôtre donne toute sa disponibilité pour travailler ensemble au Gouvernement régional, pour atteindre les buts qui ont été énoncés ce matin.
Président La parole au Conseiller Lattanzi.
Lattanzi (FI) Permettetemi di formulare al Presidente del Consiglio i miei personali auguri di buon lavoro e di estenderli al Presidente della Giunta, ai Consiglieri eletti tutti. E permettetemi anche, prima di iniziare questo mio primo e breve intervento in questa importante Assemblea, di esprimere quello che in questo momento provo.
Questa mattina, entrando da quella parte, un po' come i ragazzi il primo giorno di scuola, mi sentivo di partecipare in un'assise importante a quello che il Consigliere Rollandin, al termine del suo intervento, ha detto, cioè partecipare a un'assemblea che si appresta per i prossimi cinque anni con grande responsabilità a determinare un futuro che il Consigliere Martin ha definito - e noi condividiamo - di grandi trasformazioni, un futuro quindi di assoluta importanza. Tutta questa importanza, questa responsabilità che questa mattina mi sentivo addosso, è stata un po' lenita da alcune situazioni che in quest'Assemblea già oggi si sono verificate.
Intanto lo scoprire, con un po' di simpatia direi così, il fatto di appartenere a una minoranza linguistica in questo Consiglio regionale, quella di lingua italiana; già dal giuramento dei consiglieri si è evinto un'impostazione linguistica tutta a favore della francofonia, che se da una parte rispetto e condivido e anzi - mi permetto di aggiungere - ho già rispettato e condiviso, dall'altra fa sorridere perché ritengo quest'impostazione in alcuni casi imbarazzante, per alcuni consiglieri è stato addirittura ridicola, ma sicuramente lontano da quella che è la realtà dagli elettori che ci hanno eletto in questa regione.
È stato come entrare in una cittadina interna alla Valle d'Aosta totalmente diversa e scollegata totalmente nella forma e nella sostanza da quella che è la realtà culturale che viviamo quotidianamente. Gli stessi consiglieri che in campagna elettorale chiedevano il voto in patois o magari in italiano e non si sono sognati di chiederlo in francese, questa mattina hanno pronunciato un "je jure" che era imbarazzante. Sollevo il problema in termini non di polemica, ma di riflessione: se è vero che siamo qui e siamo stati eletti per rappresentare il popolo valdostano, questo popolo valdostano va rappresentato nella sua interezza culturale, intellettuale, anche linguistica. Quindi auspico semmai, anche se non è lingua ufficiale, di sentire parlare molto più il patois e sicuramente l'italiano, e anche il francese nelle proporzioni della verità e non della virtualità.
Altro giochino che mi ha reso perplesso sull'importanza di quest'Assemblea è stato il gioco del "passaparola". Abbiamo dovuto assistere con il Presidente del Consiglio appena insediato al gioco del rimpiattino sull'invito a esporre le proprie tesi e le proprie dichiarazioni sul programma; mi auguro che sia un giochino che finisce qui e che non si debba passare dei minuti interi in silenzio ad aspettare che qualcuno, che sa che deve prendere la parola e non la prende per giocare, si renda conto che questa non è un'Assemblea di gioco, è un'Assemblea istituzionale nella quale chi ha da dire qualcosa la deve dire. Sicuramente, come ho imparato in questi pochi anni di politica nella vita civile, l'assemblea non è un luogo dove ci si convince l'uno con l'altro, ma dove si espone le proprie tesi.
Fatte queste due semplici riflessioni che mi rendo conto possono anche essere provocatorie, anzi lo auspico, due parole sul programma presentato dal Presidente questa mattina.
Già il Consigliere Tibaldi ha significato quanto siamo rimasti sorpresi dal fatto che gli obiettivi politici perseguiti da questa maggioranza e da questo programma sorprendentemente ci vedono favorevoli, nel senso che sono esattamente gli stessi nostri obiettivi, in gran parte condivisi dal nostro stesso programma. Questa devo dire che è stata una piacevole sorpresa. Un po' meno sorpresa e un po' più preoccupazione ci hanno destato invece lo sviluppo e l'articolazione. Ma al contrario del Consigliere Curtaz non ritengo che il documento che oggi lei ha presentato, Presidente, potesse avere l'approvazione unanime, altrimenti non sarebbe esistito il gioco delle parti. Quindi non entrerò nella critica della formulazione, perché mi rendo conto che sarebbe sterile; mi permetto di sottolineare alcuni passaggi che riteniamo importanti in questa fase, oltre che ad esprimere alcune preoccupazioni, per dare l'opportunità - come diceva il Consigliere Rollandin - che la minoranza diventi anche e soprattutto in quest'Assemblea una minoranza di proposizione e confronto concreto.
Intanto un auspicio: che le prossime esternazioni del programma o dei programmi della Giunta non si intaglino con un tono sostanzialmente anti Stato italiano. Già il giuramento ometteva la Repubblica italiana, ma si parlava di Repubblica e punto, e tutto lo sviluppo del programma è incentrato con un tono determinante da una preoccupazione: l'assalto alla Valle d'Aosta, qualcuno che a Roma non ci vuole bene, qualcuno che a Roma non ci ha mai dato e forse ci toglierà anche quello che abbiamo conquistato.
Mi permetto di sottolineare che questa preoccupazione la condividiamo nella misura in cui si parla non di Roma o di Stato italiano in quanto istituzione, alla quale io mi onoro di partecipare come rappresentante istituzionale e come cittadino di un popolo, ma nella misura in cui la preoccupazione sia rivolta al fatto di interloquire con una parte del Governo romano, che sicuramente è stato meno favorevole per le autonomie locali piuttosto che altri parti politiche. Mi viene difficile immaginare una Valle d'Aosta minacciata nella sua autonomia, quando la stessa autonomia - forse nelle forme della concessione non piace a nessuno dei Valdostani - è stata aiutata, promossa, spinta, sostenuta forse non con grandissimo interesse ma sicuramente dallo Stato italiano. Mai nessuno a Roma ci risulta che abbia impedito di sviluppare la nostra autonomia, semmai possiamo dirci quanto noi non abbiamo fatto per sviluppare la nostra autonomia. Potrei citare un caso solo, la zona franca, che anche in questo programma è ribadita come volontà politica, ma abbiamo delle serie perplessità che sia voluta in termini concreti, perché se così fosse, ci dovremmo chiedere come mai la stessa maggioranza o le stesse forze che oggi rappresentano la maggioranza e che hanno già governato questa regione negli ultimi 10-15 anni non si siano impegnate a fondo su questo obiettivo.
Quindi il problema dell'oggi non è tanto quello di rapportarsi a uno Sato italiano che voglia minacciare la nostra indipendenza; certo, in sede di Bicamerale o in sede di istituzioni nazionali c'è da aprire un dialogo serio, concreto, sereno e costruttivo con quelle forze che hanno maggiormente dimostrato di voler portare avanti i progetti politici di federalismo nello Stato italiano, e in questo nutriamo qualche perplessità che l'attuale maggioranza possa trovare degli interlocutori attenti e aperti a questo confronto su questo progetto politico in quelle forze che, non più tardi di un mese e mezzo fa, alla Camera si sono espresse contro le autonomie speciali delle altre regioni, o comunque i concetti di chiara sussidiarietà di altre regioni.
Un'altra cosa è preoccupante. Sono le 18,37 del 30 giugno, sono passati trenta giorni dall'espressione del voto popolare, siamo alle 18,38 ancora qui con un programma che sappiamo quale maggioranza lo ha espresso, ma non sappiamo da quali uomini verrà portato avanti. È significativo e riteniamo che sia importante cogliere l'occasione che il popolo valdostano possa attraverso una riforma della legge elettorale conoscere quello che conosceremo fra qualche ora o fra qualche minuto prima delle elezioni: conoscere il programma esattamente così come lo avete presentato, con una coalizione esattamente così come la presenterete, con degli uomini, con un presidente, con degli assessori che saranno, così come li presenterete fra qualche minuto, magari proposti 60 giorni fa. Riteniamo che sarebbe stato doveroso impegnarci in una forma di legge elettorale che potesse mettere nelle condizioni i cittadini che oggi ascoltano, guardano e s'informano su quello che accade in quest'aula, di sapere quello che noi ancora oggi seduti qui non sappiamo. Non sappiamo chi ci governerà.
Quindi noi auspichiamo che questa legislatura possa essere anche il periodo giusto per poterci confrontare alla luce di questi cambiamenti istituzionali su un nuovo progetto di legge elettorale. Sappiamo che l'Union Valdôtaine non è d'accordo, i risultati le danno ragione a non essere d'accordo; ma non pensiamo che si possa fare un ragionamento sulla legge elettorale in funzione delle convenienze partitiche. Crediamo che sia doveroso fare un ragionamento sulla legge elettorale in funzione delle esigenze del popolo, che ha necessità oggi più di prima e più di ieri di sapere come verranno gestite le sue risorse, con quali progetti politici, con quali obiettivi chiari, con quale maggioranza e soprattutto con quali uomini a cui delegare il mandato per cinque anni di governo. Riteniamo che non sia moralmente e politicamente corretto alle 18,39 non sapere cosa ancora alla Valle d'Aosta succederà dopo un mese dalle elezioni.
Fatte queste premesse, affronto quattro punti di rilievo e di preoccupazione programmatica. È forte la voglia in questo programma di proseguire in quella che è la riforma degli Enti locali. A parte la battuta scontata populistica, perché non vi siete impegnati anche in questi ultimi 10 anni e questo spirito di volontà riformatrice esce da questo programma solo oggi? Qualcuno ci potrà obiettare - e già scuotendo la testa il Presidente lo fa - che in questi cinque anni è stata fatta una proposizione di legge sul sistema di autonomie locali.
Una proposta di legge, lei lo sa, che ha incontrato molte perplessità di tipo politico e anche di rigetto da parte del Coordinamento. Il tono che trattava questo punto significativo partiva da un presupposto: abbiamo la volontà politica di procedere in quel senso, e nello stesso passaggio della riforma degli Enti locali si parla della riapprovazione dopo il rigetto da parte della Co.re.co.. Ci sono due aspetti che ci preoccupano. Il primo, il ruolo della Regione che lei delinea a noi piace: la regione leggera, la regione di indirizzo, la regione di controllo, di formazione e di consulenza sugli Enti locali; non ci piace lo strumento che è stato messo in atto e che voi - come avete già anticipato nel vostro programma - volete portare avanti, cioè questa legge che di fatto esautora molti poteri. Insomma una legge della serie: mentre i Sindaci e i Presidenti delle Comunità montane si stanno aspettando maggiori poteri reali di governo delle loro comunità e cioè poteri decisionali, politici, finanziari ed economici, questa riforma del sistema delle autonomie prevedeva addirittura l'esautorazione dei Consigli comunali previa le assemblee dei cittadini.
Evidentemente la Co.re.co. essendo questa norma incostituzionale, ve l'ha rigettata, e voi appellandovi al concetto di autonomia della Regione Valle d'Aosta dite di voler ridiscutere, come se ci fosse la volontà da parte di un'istituzione superiore di non voler concedere questa riforma.
Non è così, vi è stata rigettata la forma, lo strumento di questa riforma. Certo, noi saremo con voi quando sarà il caso e il momento di dibattere sul principio di sussidiarietà e di delega agli Enti locali e ai Comuni, saremo con voi qui e soprattutto saremo con voi a Roma, se sarà necessario.
Ma non potete e non dovete utilizzare strumenti sbagliati e quando questi vengono rigettati dalla Commissione di Coordinamento, addurre che dobbiamo fare la grossa battaglia perché chi ha rigettato questa cosa non ci ha riconosciuto un'autonomia. Così l'autonomia noi la sviliamo; questo facciamo quando non si riconosce la posizione "super partes" istituzionale, che non è coinvolta nei piccoli interessi delle Comunità o della Regione e che dice che quella legge è incostituzionale perché non si può procedere ad esautorazioni di un consiglio comunale attraverso una procedura elettiva e quindi una rappresentatività diversa da quella che la Costituzione italiana e lo Statuto della Valle d'Aosta - che fa parte della Costituzione italiana - prevedono. Non possiamo svilire la nostra autonomia e il concetto e il principio di autonomia adducendo che c'è qualcuno che ci vuole male. Utilizziamo uno strumento che sia democratico, utilizziamo uno strumento che vada nella direzione di realizzare l'autonomia degli Enti locali.
Altra preoccupazione riguarda l'industria: è veramente sbalorditivo trovare in un programma politico il significato che bisogna fare molto per riacquisire i posti di lavoro, ma partendo dal presupposto che si sono già recuperati 1.500 posti e che quindi su questa strada si deve continuare. Per quanto riguarda il dato dei 1.500 posti di lavoro acquisiti o costruiti da questa maggioranza nei cinque anni precedenti, peccato che manchi il dato dei posti persi e quindi uno dei due fattori è stato citato, quello dei posti acquisiti, ma bisognerebbe dire che molti di questi posti sono stagionali e part-time, e bisognerebbe anche dire, facendo poi un consuntivo, quanti posti si sono persi e dare un saldo dell'occupazione reale.
Noi abbiamo una preoccupazione, che abbiamo già espresso negli incontri consultativi sul programma prima di quest'Assemblea, cioè che si sia innescato in Valle d'Aosta un processo economico involutivo, per cui la nostra economia, il nostro benessere, che sarà sempre di più autonomia, economia e finanza autonoma, è in pericolo, e questo perché non si prende atto di un problema fondamentale che è il rilancio di un'economia reale e non fittizia o assistenzialistica. Qualche collega ha citato i casi Zincocelere e Feletti, vedremo come questa maggioranza intende risolvere il problema dei posti di lavoro, se semplicemente dando un contributo con garanzie di mercato praticamente "zero", soffermandoci a quelle che sono garanzie scritte su dei pezzi di carta, per cui diamo dei soldi impegnando delle aziende a determinati tipi di posti di lavoro. Il mercato globale questo tipo di legge non l'accetta. Il mercato mondiale del lavoro prevede che si facciano degli investimenti in funzione di progetti industriali e quindi di certezze economiche e non virtuali, o su pezzi di carta. Nessuna azienda può garantire 100 o 200 o 300 posti di lavoro, solo perché lo scrive su un pezzo di carta per avere dei contributi.
Sulla Casa da gioco è già stato detto, non mi dilungo.
Per quanto riguarda il commercio e l'artigianato, anche qui all'inizio del programma stabilite che c'è una volontà di uniformare in testi unici la molteplicità delle leggi che questa Regione ha ormai promulgato e che si sono sommate a quella già immensa montagna di leggi che sono quelle nazionali, che si sovrappongono ai regolamenti e alle norme, una volontà cioè di snellire la procedura legislativa, e poi la soluzione che troviamo per il commercio, per l'artigianato, sono leggi quadro che riorganizzano il nulla.
Il commercio e l'artigianato più che di leggi hanno bisogno di sburocratizzazione, hanno bisogno di incentivi veri di tipo finanziario e fiscale, per determinare un processo di sviluppo dell'artigianato e del commercio di piccola entità, e non di quello a cui abbiamo assistito, ad investimenti che vanno a favorire la grande impresa nel commercio soprattutto. Quindi è evidente che più che di una legge quadro, che poi rimane nei cassetti o si aggiunge alle leggi che già abbiamo e che poi non risolvono i problemi, c'è bisogno qui di interventi per aprire con le associazioni un rapporto costruttivo di sviluppo di questo tipo di settore. Il paragrafo era lungo tanto così, i problemi riteniamo che siano alti così.
Per quanto riguarda scuola e università, abbiamo preso atto della volontà di determinare l'Università libera della Valle d'Aosta, non possiamo che compiacercene, anche qui la battuta sarebbe troppo populistica e scontata: ci avete messo quasi 15 anni per arrivare a determinare che questo poteva essere un fattore importante di sviluppo culturale e formativo delle nostre generazioni. Come provocatoriamente ho detto all'inizio del mio intervento, abbiamo verificato che voi intendete come fattore determinante per la riqualificazione scolastica sostanzialmente lo sviluppo della lingua francese.
Noi prendiamo atto, ribadiamo il nostro favore a difendere quello che è un patrimonio di tutti i Valdostani; non siamo assolutamente d'accordo nel rendere il francese, parlando di scuola, una voglia di élite per cui il popolo il francese non lo vive e l'élite glielo impone. Questo è già stato fatto nel 1.500, i risultati furono che il popolo valdostano parlava continuamente il patois, il clero e i nobili parlavano il francese; si sta ricreando questa situazione e quest'Assemblea oggi ne è un esempio. I potenti, i politici, quelli che si vogliono distinguere parlano in francese, il popolo il francese non lo parla.
Voglio che riflettiate su queste cose; noi ci batteremo in questa legislatura perché il francese sia un valore come è giusto che lo sia per la storia di questa regione, che sia un valore che può diventare utile per il futuro benessere in un'integrazione europea, ma che non possa diventare strumento di una segmentazione della classe sociale che vive in questa regione. È un pericolo, è un rischio che chiedo a questa maggioranza di verificare con attenzione soprattutto per chi dovrà, nell'Assessorato della cultura, portare avanti questo tipo di discorso. C'è una segmentazione di classe sulla cultura, che non può essere da noi appoggiata.
Sui beni culturali credo sia sufficiente dire che il compitino scritto è sicuramente apprezzabile. Anche qui, questa è la stessa maggioranza che ha governato nei cinque anni passati, queste sono le forze politiche che hanno governato negli ultimi quindici anni in Valle d'Aosta, continuiamo ad avere i beni culturali sotto i tendoni e i palloni bianchi, continuiamo ad avere i castelli chiusi e ci riproponiamo anche in questa legislatura di riaprirli, di valorizzarli, di farli diventare espressione culturale, turistica e commerciale della nostra regione.
Speriamo che in questa legislatura alle parole seguano dei fatti, e in questo senso anche noi non possiamo che essere d'accordo. Il nostro ruolo non potrà che essere quello d'interrogare significativamente, sostanzialmente e continuativamente questa Giunta su questo programma.
Un altro e ultimo spunto prima di concludere è sulla RAI. Il programma di questa Giunta prevede una serie di rapporti con la RAI che mirino a produrre la trasmissione di France 3 e programma in francese piuttosto che in altre lingue. Se l'obiettivo è l'amplificazione di un concetto culturale, di plurilingue, non possiamo che essere d'accordo. Ma non possiamo più continuare ad assistere, e se questa è la volontà della Giunta, quella di continuare su questa strada, ci opporremo in questa sede e anche in sede romana, non possiamo più continuare ad assistere a spot pubblicitari delle regioni francofone a noi adiacenti di tipo turistico, che minacciano la nostra economia.
Abbiamo assistito in questi anni - l'unica cosa che ha prodotto l'accordo Regione-Rai - a una serie interminabile di spot pubblicitari su RAI 3 che a noi Valdostani e ai turisti che in Valle d'Aosta sono venuti e li hanno visti, propongono la conoscenza delle bellezze delle regioni francofone adiacenti con la produzione dei loro prodotti, pubblicizzano le meraviglie delle loro terre montane. Dei bellissimi spot che hanno sicuramente invogliato qualche turista italiano e magari qualche Valdostano ad andare a fare le prossime vacanze in terre qui vicine, tanto sono talmente simili alle nostre, siamo talmente fratelli e cugini che possiamo permetterci anche di pubblicizzare unilateralmente i loro prodotti e le regioni nella nostra regione, come in un senso di fratellanza francofona. Noi crediamo che questo sia un procedimento autolesionistico, se non collegato al concetto culturale della strumentalizzazione della lingua francese, uno strumento che va gestito in maniera del tutto diversa. Non ha senso che gli Italiani e i Valdostani paghino con il loro canone uno strumento di comunicazione come la RAI, che la RAI dia degli spazi che non sono culturali, ma pubblicitari di zone che sono tra l'altro competitive sotto l'aspetto turistico a noi stessi. Ma quale masochismo culturale ci può indurre a fare una cosa del genere?
Chiudo questo mio intervento confermando che gli obiettivi strategici di questo programma sono molto simili ai nostri, quindi non avremo difficoltà a seguire voce per voce, capitolo per capitolo, lo sviluppo di questo programma in questa legislatura, e ci limiteremo a interrogare, a proporre e a fare mozioni di proposizione per il rispetto di questo programma. Perché se riusciste a rispettare almeno la metà delle cose che avete detto, sono convinto che la Valle d'Aosta porterebbe a casa qualcosa di buono. Il pericolo è che le stesse cose che avete detto cinque anni fa e che non avete rispettato non al 50, ma neanche al 20 percento, si traducano poi in un bellissimo programma elettorale da presentare oggi nell'Assemblea per l'apertura dei lavori. Noi ci atterremo a questo documento che lei, Presidente, ha proposto a quest'Assemblea e su questo documento daremo la nostra disponibilità per dare alla Valle d'Aosta un futuro migliore che quello che questo programma prospetta. E noi saremo qui, vigili a farlo.
Président Monsieur le Conseiller Lattanzi, il y a un privilège que nous avons dans cette Assemblée et c'est celui de pouvoir nous exprimer librement dans chacune des deux langues que nous choisissons pour nos propres interventions. Je vous invite par conséquent à avoir, comme chacun de nous l'a eu jusqu'à présent, le plus grand respect pour le choix qui est fait par les collègues dans l'emploi de la langue. Il s'agit de la langue française et de la langue italienne, les deux langues officielles de la région, et non pas du dialecte patois, quitte à avoir dans le futur des modifications dans notre Règlement intérieur.
Pour ce qui est de la formule du serment qui a été prêté, je veux rappeler que le collègue Beneforti, en exerçant ses fonctions de Président provisoire, a correctement lu la formule du serment qui est prévu par le Règlement intérieur et donc qu'aucune omission n'a eu lieu au moment de cette même lecture.
S'il n'y a pas d'autres demandes d'intervention, je déclare close la discussion générale.
La parole au Président du Gouvernement, Viérin Dino.
Viérin D. (UV) Je veux remercier tous ceux qui sont intervenus dans le débat de politique générale portant sur le programme de gouvernement. Je ne me pose évidemment pas le problème de la langue que je devrais utiliser, ni celui de demander à M. Lattanzi si je dois utiliser une langue ou l'autre, vu que la suggestion vient de la part de ceux qui font des libertés le thème principal, fondamental, de leur action politique.
Dans ce pays il y a une liberté d'expression et donc je pense que librement tout le monde choisit l'une des deux langues officielles de cette région dans laquelle il peut s'exprimer, parce que nous sommes au Val d'Aoste, il y a des règles, il y a un Statut d'autonomie qui a coûté - même en termes de vies humaines - beaucoup aux Valdôtains et que les Valdôtains veulent maintenir et sauvegarder.
Il y a cinq ans, nous avons présenté un programme de gouvernement, nous nous sommes engagés dans la réalisation de ce programme et nous avons maintenu cet engagement, tant il est vrai, et je ne veux pas utiliser ici des expressions de la majorité, je reprends l'une des motivations politiques qui, au mois de juillet de l'année dernière, avaient amené les Autonomistes à considérer comme terminée cette expérience politique d'alliance et de collaboration en raison du fait que le programme avait été réalisé. Et donc il n'y avait plus de raisons pour maintenir cet engagement qui avait été pris en 1993, le programme étant réalisé l'on pouvait, à leur dire, songer à d'autres formules et à d'autres perspectives.
Ceux qui sont intervenus ont formulé, et je les en remercie, des suggestions, des remarques, des critiques, des propositions; je pense que c'est la façon la meilleure pour entamer un dialogue au sein de cette Assemblée, une confrontation, une dialectique qui sans doute portera des fruits positifs, si cette volonté de participation, de collaboration, d'expression, de vision même différente, pourra trouver après au sein de cette Assemblée la synthèse nécessaire que les règles de la démocratie imposent.
Il y a, il est vrai, des visions différentes, des clés de lecture différentes quant au programme, mais je suis convaincu que sur toute une série de thèmes importants tels que l'autonomie, le fédéralisme, la subsidiarité, les collectivités locales, nous aurons le temps de nous confronter et donc de vérifier dans le concret, au-delà des énonciations qui ont été formulées dans le programme de gouvernement le bien-fondé de ces mêmes affirmations et de vérifier également quelle est la véritable volonté de donner application à ces objectifs, à ces finalités, à ces principes.
Je dois quand même faire une remarque. Il faudrait que l'on définisse exactement quel est le thème de la confrontation et je prends comme exemple les remarques qui ont été formulées quant aux collectivités locales. Le fait que nous voulions réaffirmer la volonté politique de réapprouver une loi non visée par le président de la Commission de coordination, ce n'est pas seulement pour le contenu de cette loi, mais c'est pour le respect d'un principe fondamental: est-ce que nous avons une compétence primaire dans la matière de l'organisation des collectivités locales oui ou non? C'est là le thème politique, parce que si la réponse est négative, je peux comprendre que l'on nous dise: "Mais comment ça se fait que vous imaginez ici au Val d'Aoste de proposer des solutions différentes par rapport aux orientations exprimées ailleurs?"
C'est que le Statut nous reconnaît une compétence primaire en cette matière. Donc nous voulons à tout prix réaffirmer cette compétence, comme nous voulons la réaffirmer dans d'autres secteurs de la vie économique, sociale et professionnelle valdôtaine. C'est à nous, c'est à cette Assemblée de débattre et de donner les indications nécessaires pour l'application de cette compétence. Mais si la compétence est mise en discussion, c'est là que nous devons réaffirmer cette volonté et c'est là que nous devons ouvrir cette confrontation avec l'Etat, avec le Gouvernement pour le respect de cette même compétence.
Il y a eu des suggestions d'ordre politique, tout le monde a formulé encore une fois ses jugements quant aux résultats des élections, de cette échéance électorale du 31 mai dernier. Ici tout le monde peut exprimer son avis, les résultats sont là pour nous dire qui a gagné les élections et qui les a perdues, quelle proposition politique a été retenue par les électeurs valdôtains, quelles suggestions politiques ont été par contre refusées. Et c'est à mon sens également inutile maintenant de se cantonner dans une attitude de fiancée refusée, c'est peut-être plus utile sur un plan politique de prendre acte de ce résultat et de nous confronter, à partir de la présentation de ce programme, sur les actions que nous envisageons pour gouverner ce Pays, pour gouverner les processus de transformation en cours et pour moderniser la Vallée d'Aoste.
C'est là le défi qui nous attend; ce sont là les volontés qui ont été exprimées, volontés qui doivent trouver une application concrète dans les différentes propositions de caractère programmatique qui ont été formulées dans le document que j'ai présenté ce matin au nom de la majorité.
Il y a, il est vrai, un thème de fond, qui par ailleurs justifie la présence même de cette Assemblée; c'est le thème de l'identité politique et institutionnelle de ce Pays et c'est le thème des identités culturelles et linguistiques. Le jour où ces identités n'existeraient plus, il n'y aurait plus de raisons non seulement de continuer à les revendiquer, mais même d'appeler les Valdôtains à s'exprimer pour l'élection de leur assemblée, et donc ce jour-là il n'y aurait plus la nécessité d'avoir un Conseil de la Vallée qui débatte sur ce thème et qui nous responsabilise quant aux solutions que nous devons donner à ces nécessités de la population valdôtaine.
Il est vrai, le programme est un programme de gouvernement et, au-delà des réponses ponctuelles que l'on peut fournir déjà aujourd'hui mais je pense que ce n'est pas le cas aujourd'hui nous aurons la possibilité de revenir sur ces différents thèmes quand les mesures qui donnent application à ces objectifs et à ces finalités seront soumises à l'attention de cette Assemblée. De ce point de vue je partage les considérations qui ont été exprimées; nous avons exposé des idées-clés, nous aurons ensuite une discussion ouverte et nous espérons constructive sur les mesures qui seront présentées pour donner application à ces idées-clés; nous pensons que c'est aujourd'hui, au-delà d'une évaluation d'ordre politique, un peu trop tôt de formuler des remarques qui représentent un procès aux intentions. Nous voulons être jugés sur les choses que nous ferons.
Je pense que c'est une attitude constructive, parce que c'est la méthode qui permet le mieux à la confrontation de se déployer, et donc d'exprimer un jugement mais pas seulement sur les objectifs et les finalités. Il est à notre sens indispensable d'avoir un projet, et nous avons essayé de formuler un projet, parce que ce programme est un programme engageant, ambitieux, mais il représente en quelque sorte un projet sur la réalisation duquel nous appelons la communauté tout entière à s'engager. Et nous voulons nous confronter à l'intérieur de cette Assemblée, mais à son extérieur également avec les forces sociales, les associations des catégories socio-économiques et professionnelles, avec la société valdôtaine, pour trouver ensemble les solutions les meilleures pour lui donner application.
Nous aurons le temps pour vérifier le bien-fondé de ces affirmations et pour répondre de cette façon également à cette partie importante des Valdôtains qui n'a pas participé au vote du 31 mai dernier. C'est une réflexion qui doit nous concerner tous, parce qu'ici nous sommes appelés à nous exprimer ouvertement sur les solutions que nous estimons les plus utiles, les plus importantes, les plus nécessaires pour accompagner ce pays dans son évolution et pour répondre tous ensemble aux grands défis qui nous attendent.
Il y a tout un programme, ce n?est pas seulement un programme de gouvernement, c'est un programme de travail. Je suis convaincu que tout le monde voudra participer à cette tâche et je crois que c'est la façon la meilleure pour remplir notre fonction de représentants de la communauté valdôtaine, qui nous a délégués dans cette fonction et dans cette mission.