Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 3117 del 9 aprile 1998 - Resoconto

SEDUTA ANTIMERIDIANA DEL 10 APRILE 1998

OGGETTO N. 3117/X Disegno di legge: "Interventi per la valorizzazione e lo sviluppo dell'informazione locale.

Titolo I Principi generali

Articolo 1 (Finalità e obiettivi)

1. La Regione, al fine di promuovere la più ampia partecipazione alle scelte dell'Amministrazione regionale e la conoscenza degli atti e dei programmi di rilevanza regionale da parte dei cittadini, sostiene l'informazione locale.

2. La Regione, anche per favorire forme di comunicazione che consentano alla comunità di esprimere le proprie esigenze e di concorrere all'attività legislativa e alla programmazione regionale, sostiene il pluralismo informativo mediante iniziative di qualificazione e valorizzazione dei mezzi di comunicazione stampata e radiotelevisiva locali e regionali.

3. La Regione, al fine di tutelare e di valorizzare le particolarità linguistiche della comunità valdostana, incentiva gli organi locali dell'informazione scritta e parlata alla produzione di programmi nelle lingue francese, francoprovenzale e walser attinenti alla realtà economica, sociale, culturale e istituzionale della Valle d'Aosta.

Articolo 2 (Interventi per la localizzazione o rilocalizzazione di attività informative)

1. La Regione sostiene con le modalità previste dalla presente legge le iniziative volte alla localizzazione e rilocalizzazione di attività dell'informazione.

2. Le iniziative di cui al comma 1 possono prevedere, oltre a locali idonei per le singole testate ed emittenti, strutture e servizi di uso comune nonché l'acquisto di tecnologie anche informatiche.

3. L'ammontare dei benefici concessi a ciascuna impresa non deve superare il controvalore in lire italiane di 100.000 ECU per un triennio, come stabilito dalla vigente normativa comunitaria.

4. Le imprese editoriali e radiotelevisive, al fine di accedere alle provvidenze di cui al presente articolo, devono risultare in possesso dei seguenti requisiti:

a) avere la sede legale in Valle d'Aosta;

b) svolgere attività prevalente di informazione sulla realtà sociale, economica e culturale valdostana;

c) avere personale tecnico e giornalistico assunto con regolare contratto di categoria.

5. I soggetti richiedenti devono dichiarare sotto la propria responsabilità gli eventuali aiuti statali o regionali ricevuti nell'ultimo triennio, ovvero le eventuali richieste in fase istruttoria.

6. È ammesso il cumulo con i benefici derivanti da regimi di aiuto regolarmente autorizzati e notificati alla commissione CEE.

7. Il cumulo tra più aiuti de minimis non deve superare 100.000 ECU.

Titolo II Comunicazione istituzionale

Articolo 3 (Comunicazione di pubblica utilità)

1. È considerata comunicazione di pubblica utilità qualsiasi atto di comunicazione istituzionale destinato a diffondere un messaggio di interesse pubblico e diretto all'esterno dell'Amministrazione, utilizzando le tecniche promozionali di informazione o comunque ogni azione afferente al campo della pubblicità.

2. Le iniziative di comunicazione di pubblica utilità sono dirette:

a) a far conoscere l'attività legislativa, amministrativa e di programmazione della Regione ed in particolare l'applicazione da parte della stessa delle leggi e degli altri atti di rilevanza sociale, dei programmi e dei piani di sviluppo, nonché delle direttive comunitarie e degli altri atti della CEE;

b) a valorizzare l'immagine della Valle d'Aosta, ad esclusione delle campagne pubblicitarie turistiche;

c) a migliorare la conoscenza dei servizi pubblici prestati in ambito regionale e delle modalità di accesso ai medesimi;

d) a realizzare, nell'ambito delle competenze regionali, azioni di comunicazione seriale dirette alla crescita civile della società;

e) ad educare alla difesa della salute, dell'ambiente, del patrimonio culturale ed artistico e dei beni pubblici.

Articolo 4 (Disciplina dei messaggi pubblicitari)

1. Il contenuto dei messaggi pubblicitari e delle iniziative di comunicazione disciplinate dalla presente legge dev'essere conforme ai seguenti principi:

a) le iniziative di comunicazione e di promozione pubblicitaria realizzate dalla Regione e dagli enti da essa dipendenti devono rispondere ad esigenze di pubblica utilità;

b) l'attività di comunicazione pubblica non deve costituire occasione di propaganda di parte personale, partitica e religiosa, né risultare funzionale ad interessi diversi da quelli della collettività;

c) la comunicazione pubblica deve avvenire nel rispetto della legislazione vigente in materia di proprietà letteraria, artistica ed industriale e dei diritti delle persone per la salvaguardia della propria immagine;

d) le rappresentazioni, i messaggi e gli strumenti pubblicitari che contengono informazioni, dichiarazioni o attestazioni di persone ed istituzioni determinate devono essere autorizzate dalle stesse o dagli aventi diritto;

e) i messaggi devono essere costruiti in modo positivo e non lesivo delle opinioni e dei sentimenti altrui. Non possono contenere confronti ingannevoli e denigratori, né presentare contenuti discriminatori di alcun tipo;

f) il materiale pubblicitario deve riportare il logo dell'ente, la denominazione del settore e dell'organo istituzionale committente, la sola indicazione della carica e della funzione dei relativi responsabili amministrativi ed istituzionali, la sigla o la denominazione del soggetto eventualmente incaricato della loro realizzazione;

g) qualunque comunicazione di tipo pubblicitario dev'essere evidenziata in modo che possa essere riconosciuta come tale e distinta da informazioni di tipo redazionale per mezzo di idonei accorgimenti;

h) ogni iniziativa di comunicazione pubblica dev'essere realizzata nel rispetto della legge e delle norme contenute nel codice di autodisciplina pubblicitaria.

2. È fatto obbligo di dimostrare, in qualsiasi momento, la veridicità dei dati, delle informazioni, delle descrizioni e delle illustrazioni pubblicate.

Articolo 5 (Organizzazione e struttura)

1. Ai sensi degli articoli 6 e 8 della legge regionale 23 ottobre 1995, n. 45 (Riforma dell'organizzazione dell'Amministrazione regionale della Valle d'Aosta e revisione della disciplina del personale), la Giunta regionale individua una struttura che:

a) consenta la più celere e completa comunicazione con le varie testate giornalistiche dei quotidiani, dei periodici e della radiotelevisione;

b) garantisca la programmazione, l'organizzazione ed il coordinamento di tutte le funzioni di informazione e di comunicazione poste in essere dalla Regione.

2. La struttura di cui al comma 1 provvede, tra l'altro, a:

a) funzionare come centro di orientamento e consulenza per gli enti locali per la realizzazione di piani e procedure;

b) programmare corsi di formazione professionale di cui all'articolo 11.

Titolo III Interventi a favore dell'informazione

Articolo 6 (Sostegno alle imprese e all'innovazione tecnologica)

1. La Regione, al fine di promuovere il pluralismo del sistema informativo locale ed il suo adeguato sviluppo, sostiene le iniziative di qualificazione e di ammodernamento del settore favorendo gli investimenti relativi all'acquisizione e all'innovazione di strutture e di mezzi di produzione dell'informazione locale scritta e radiotelevisiva. Gli interventi sono destinati alle imprese editoriali e radiotelevisive di cui all'articolo 2, comma 4.

2. Al fine di realizzare gli obiettivi di cui al comma 1, la Giunta regionale, con proprio provvedimento da emanarsi entro trenta giorni dall'entrata in vigore della presente legge e, successivamente, entro il 30 novembre di ogni anno, adotta un programma degli interventi volti a:

a) prevedere contributi per acquisti di carta e servizi;

b) prevedere contributi per spese per la realizzazione di notiziari;

c) prevedere contributi a sostegno di iniziative di collaborazione e di integrazione tra testate, anche sotto forma di strutture comuni di servizi e di agenzie giornalistiche di informazione regionale;

d) prevedere contributi per incentivare l'uso delle lingue francese, francoprovenzale e walser nei notiziari radiotelevisivi e negli articoli dei periodici e delle agenzie.

Articolo 7 (Criteri e modalità per la concessione dei contributi)

1. I criteri e le modalità per la concessione dei contributi di cui agli articoli 2 e 6 sono stabiliti con regolamento regionale, da adottarsi entro centoventi giorni dall'entrata in vigore della presente legge.

Articolo 8 (Sostegno all'informazione dell'attività associativa, politica e sindacale)

1. Al fine di consentire la pubblicazione degli organi di informazione di associazioni o enti senza finalità di lucro, di partiti o movimenti politici e di organizzazioni sindacali, possono essere concessi contributi, anche in deroga al requisito di cui all'articolo 2, comma 4, lett. c).

2. Gli organi di informazione di cui al comma 1 devono essere pubblicati e distribuiti con cadenza almeno bimensile e con una tiratura minima di tremila copie per uscita.

3. I contributi sono concessi agli editori degli organi di cui al comma 1 nella misura del cinquanta per cento delle spese documentate e inerenti all'acquisto della carta, alla stampa e alla distribuzione del periodico.

4. L'ammontare massimo annuo dei contributi di cui al comma 3 è fissato in 20.000 ECU, per ogni organo di informazione.

Articolo 9 (Istituzione di un unico capitolo di bilancio per la comunicazione istituzionale)

1. La Presidenza della Giunta e la Presidenza del Consiglio istituiscono, ciascuna nel rispettivo bilancio, uno specifico capitolo cui imputare tutte le spese afferenti alla comunicazione istituzionale derivanti dall'applicazione della presente legge.

2. Non devono essere indicate, nei capitoli di cui al comma 1, le spese delle comunicazioni effettuate in adempimento di obblighi di pubblicità legale nonché le spese delle comunicazioni inerenti alla produzione o alla commercializzazione di beni o servizi.

3. Il dirigente della struttura di cui all'articolo 5 trasmette annualmente alla competente commissione consiliare il riepilogo delle spese di pubblicità della Regione.

Articolo 10 (Commissione tecnica per l'informazione)

1. È costituita con deliberazione della Giunta regionale una Commissione tecnica per l'informazione composta da:

a) il dirigente della struttura di cui all'articolo 5 ed il dirigente della corrispondente struttura del Consiglio regionale;

b) il presidente dell'Ordine dei giornalisti della Valle d'Aosta, o suo delegato;

c) il presidente dell'Associazione della stampa valdostana, o suo delegato;

d) un rappresentante del Comitato regionale per i servizi radiotelevisivi (CORERAT);

e) un rappresentante degli editori della carta stampata e delle agenzie;

f) un rappresentante degli editori delle imprese radiotelevisive.

2. La Commissione:

a) esprime valutazioni sul riepilogo analitico delle spese di pubblicità della Regione;

b) esprime parere sulle iniziative di cui agli articoli 6 e 11;

c) svolge compiti di indagine istruttoria e valutazione nel campo delle finalità della presente legge.

Articolo 11 (Formazione professionale)

1. La Regione, nell'ambito del proprio programma di formazione professionale, promuove la realizzazione di specifici corsi per gli operatori del settore.

2. I corsi di cui al comma 1 possono essere gestiti direttamente dalla Regione oppure, mediante convenzioni, in collaborazione con enti pubblici e privati.

Articolo 12 (Convenzioni con il sistema radiotelevisivo pubblico e privato)

1. Il Presidente della Giunta regionale, previa deliberazione della Giunta stessa, stipula convenzioni con le sedi periferiche della concessionaria pubblica e i concessionari privati in ambito locale, ai sensi dell'articolo 7, comma 2, della legge 6 agosto 1990, n. 223 (Disciplina del sistema radiotelevisivo pubblico e privato).

Articolo 13 (Disposizioni finanziarie)

1. Per gli interventi previsti dall'articolo 6 è autorizzata, a decorrere dal 1999, la spesa annua di lire 382 milioni che graverà sul capitolo 21430 che si istituisce nella parte spesa del bilancio regionale.

2. Alla copertura dell'onere di cui al comma 1 si provvede mediante utilizzo, per corrispondente importo annuo, delle risorse iscritte al capitolo 21420. A decorrere dall'anno 2000, l'onere è annualmente determinato con legge finanziaria.

Articolo 14 (Variazioni di bilancio)

1. Alla parte spesa del bilancio della Regione per gli anni 1998/2000 sono approvate le seguenti variazioni:

a) variazioni in diminuzione:

cap. 21420 "Contributi ai periodici locali per favorire la più ampia informazione sull'attività della Regione"

anno 1999: lire 382.000.000

anno 2000: lire 382.000.000 ;

b) variazioni in aumento:

programma regionale 21603

codificazione 11163211

cap. 21430 "Interventi per la valorizzazione e lo sviluppo dell'informazione locale"

anno 1999: lire 382.000.000

anno 2000: lire 382.000.000 .

Titolo IV Disposizioni finali

Articolo 15 (Abrogazioni)

1. Sono abrogate le seguenti leggi regionali:

a) 15 maggio 1974, n. 13 (Provvedimenti intesi a favorire la più ampia informazione sull'attività della Regione);

b) 29 gennaio 1980, n. 7 (Modifiche delle tabelle A) e B) allegate alla legge regionale 15 maggio 1974, n. 13);

c) 4 agosto 1982, n. 33 (Ulteriore modifica delle tabelle A) e B) allegate alla legge regionale 15 maggio 1974, n. 13: Provvedimenti intesi a favorire la più ampia informazione sull'attività della Regione);

d) 10 giugno 1983, n. 45 (Rifinanziamento della legge regionale 15 maggio 1974, n. 13: provvedimenti intesi a favorire la più ampia informazione sull'attività della Regione);

e) 10 gennaio 1985, n. 3 (Riparto dei residui dello stanziamento di cui alla legge regionale 15 maggio 1974, n. 13 concernente: Provvedimenti intesi a favorire la più ampia informazione sull'attività della Regione);

f) 10 agosto 1987, n. 62 (Modifica della legge regionale 15 maggio 1974, n. 13, "Provvedimenti intesi a favorire la più ampia informazione sull'attività della Regione" e delle allegate tabelle A) e B));

g) 13 giugno 1991, n. 18 (Ulteriori provvedimenti intesi a favorire la più ampia informazione sull'attività della Regione).

Articolo 16 (Entrata in vigore)

1. La presente legge entra in vigore il 1° gennaio 1999.

Président La parole au rapporteur, Conseiller Borre.

Borre (UV) Dopo una serie di audizioni della II Commissione che avevano come scopo la verifica e la fotografia dello stato del sistema informazione Valle d'Aosta, la Commissione stessa aveva incaricato un gruppo di lavoro, composto dal sottoscritto e dai Consiglieri Bavastro e Lanivi, di redigere una relazione sulla situazione dell'informazione e dell'editoria valdostana. Le audizioni hanno coinvolto in quel momento CO.RE.RAT., editorie di testata e radiofoniche, televisioni private, il Responsabile della sede RAI per la Valle d'Aosta, editori della carta stampata, sindacati e giornalisti. La relazione è stata approvata dalla Commissione e inviata al Presidente della Giunta.

Oggi siamo chiamati ad approvare una legge che in gran parte fa propri i contenuti di quella relazione. Una legge, infatti, che mira a dare nuovo impulso all'informazione locale promuovendo incentivi per la più ampia partecipazione dei cittadini alle scelte dell'Amministrazione regionale e favorendo la valorizzazione della produzione di programmi e testi in lingua francese, dialetti parlati in Valle d'Aosta e lingua Walser.

La proposta di legge in questione poteva essere ancora più avanzata e più completa, ma credo sia il caso di dare atto alla Giunta e alla sua maggioranza di avere avuto il coraggio di concludere questa legislatura ponendo mano a un settore quanto mai delicato della nostra Regione.

Che sia un settore difficile e delicato lo dimostra il fatto che per circa 5 anni ci sono stati incontri, a volte scontri, riunioni, sollecitazioni, polemiche.

Oggi per concludere la legislatura mantenendo gli impegni presi, la Giunta porta al dibattito per l'approvazione un disegno di legge che dovrà essere applicato concretamente al fine di poterne conoscere limiti, pregi e difetti.

Credo che nessuno di noi possa pensare di intervenire nel settore dell'informazione con un provvedimento che risponda alle esigenze in modo esaustivo fin da subito; questo è un fatto provato dai numerosi interventi sull'editoria e sull'emittenza pubblica che periodicamente vengono a modificare le precedenti leggi.

Un momento importante sarà la stesura del regolamento che dovrà essere approvato in tempi brevi in modo che la legge possa diventare veramente operativa.

Chiedo ancora cinque minuti di attenzione perché ho il piacere di leggere alcuni passaggi di quel documento.

Per quanto limitati i dati raccolti e le informazioni ricevute durante le audizioni sono di grande interesse e concorrono purtroppo a delineare un quadro tutt'altro che roseo e che suggerisce l'elaborazione di un progetto politico in grado di rilanciare e mettere ordine in un settore tanto importante quanto delicato qual è l'informazione e l'editoria.

Numerose altre regioni si sono date leggi proprie, mentre la Valle d'Aosta, dopo essere stata una delle prime regioni a sostenere l'editoria con leggi n.13/74, n. 18/91 e n. 40/82 che stanzia i fondi per i ripetitori, non ha più dato corso ad altre disposizioni legislative che consentissero di seguire di pari passo l'evoluzione tecnologica e di mercato che ha caratterizzato l'informazione e l'editoria.

Si può sostenere che il mondo dell'informazione valdostana, raffrontato a quello di altre regioni italiane, è sicuramente uno fra i più ricchi di iniziative editoriali; lo è anche rispetto alla Regione francese di Rhônes-Alpes e del Cantone vallese. Sono però iniziative tutto sommato estemporanee che non giovano alla crescita socio-culturale dei Valdostani e meno ancora al comparto produttivo dell'occupazione.

Fra una ventina di testate edite nella nostra Regione, gli unici organi di informazione che svolgono un ruolo significativo sono "La Stampa", unico giornale che quotidianamente dedica 6-8 pagine alla Valle d'Aosta e che vende mediamente dalle 10 mila alle 12 mila copie al giorno e "La Vallée Notizie" che settimanalmente vende circa 12-14 mila copie. Vi sono altre realtà editoriali che incidono in modo assai limitato nel sistema informativo valdostano come: "Sport Valdôtain", settimanale sportivo che così com'è ancora oggi concepito non ha più una grande risonanza in quanto "Il Corsivo" ha fatto suoi buona parte dei lettori di "Sport Valdôtain!; "Il Monitore" che, nonostante i tentativi di dargli una nuova veste, non riesce a rilanciarsi. Si può ipotizzare che queste tre testate vendono complessivamente circa 5 mila copie la settimana. Vi sono poi altri periodici di scarsa penetrazione. C'è da precisare che non sono stati presi in considerazione gli organi delle forze politiche che pure non dovranno essere oggetto di attenzione.

Per quanto riguarda gli operatori e i giornalisti dell'informazione, sono una quarantina e sono professionisti o praticanti, gli unici contrattualizzati con contratto di lavoro giornalistico e sono tutti occupati presso RAI, "La Stampa", ANSA, "Il Corsivo", "La Vallée Notizie". Un'altra cinquantina sono pubblicisti che svolgono a tempo pieno attività giornalistica, ma con rapporti di lavoro occasionali. Ci sono poi più di un centinaio di pubblicisti iscritti all'Albo nazionale dei giornalisti, di questi una trentina in prevalenza dipendenti pubblici o pensionati svolgono attività giornalistica continuativa, i restanti sono iscritti all'Albo, ma svolgono saltuariamente attività giornalistica.

Si tratta di avviare un'azione congiunta Regione-editori-associazioni di categoria finalizzata alla gestione del cambiamento. Un cambiamento che sappia creare un sistema informativo più attento alle esigenze dei cittadini e più rispettoso della realtà culturale e della particolarità valdostana.

Sono necessarie iniziative che consentano all'informazione di garantire ai Valdostani nuove opportunità per esprimere le proprie tradizioni e le proprie identità.

È urgente intervenire perché stiamo vivendo una nuova rivoluzione socio-economico industriale ed è quindi necessario porre dei punti fermi dai quali partire per costruire un nuovo servizio culturale e occupazionale che può nei prossimi anni essere migliorato con le tecnologie dell'informazione e dell'informatica. Si deve intervenire tenendo conto dei vantaggi che possono ricadere da una parte sui cittadini e sugli editori e dall'altra sulla trasparenza dell'attività della Pubblica Amministrazione.

Si propone pertanto la costituzione di un comitato tecnico che elabori una bozza di legge sull'informazione locale che miri ad una migliore e più professionale organizzazione delle strutture informative regionali e dell'attività di comunicazione diretta dagli enti pubblici, Regione, comunità montane, comuni - e la troviamo nella legge in discussione oggi, all'articolo 1 - a più funzionali e continuativi rapporti ed informazione fra enti locali e le testate giornalistiche locali con finanziamenti per l'acquisizione di fax per i collegamenti con le agenzie giornalistiche (articolo 2); agli indirizzi precisi di massima correttezza nella distinzione della pubblicità regionale (articolo 4); al sostegno finanziario agli sforzi di innovazione tecnologica e di ammodernamento delle aziende editrici dei giornali, televisioni e radio locali (articolo.6); ad accrescere la professionalità degli operatori giornalisti, cineoperatori e tecnici e a favorire l'occupazione dei giovani valdostani (articolo 11). Ecco perché dicevo nella mia relazione che la relazione del 26 luglio 1995 ha trovato risposta in questa legge.

Président La discussion générale est ouverte. La parole au Conseiller Lanièce.

Lanièce (Aut) L'opposizione totale a questa legge per prima cosa è determinata dal fatto che sia in Italia che in Valle d'Aosta il mondo dell'informazione e quindi il numero dei giornalisti è sovradimensionato. Il pericolo per l'utente viene ora dall'overdose di notizie e non dalla mancanza di notizie.

Le cifre valdostane parlano di 40 professionisti e circa 220 pubblicisti che sono ugualmente sovradimensionati per le esigenze informative di questa Valle.

Se queste sono le cifre valdostane, una legge che dilati ulteriormente questo settore va nella direzione sbagliata perché rischia di creare delle imprese di informazione fasulle e di aumentare a dismisura il numero di giornalisti. Non c'è bisogno di imporre una legge di cui i consumatori di informazione non hanno bisogno.

Per venire al merito della legge, essa è solo una scopiazzatura di analoghe leggi piemontesi ed emiliane, ma quella valdostana è basata su un equivoco fondamentale, che si può notare anche dal titolo, perché si basa sulla confusione fra comunicazione istituzionale ed informazione. Se si legge il titolo: "Interventi per la valorizzazione e lo sviluppo dell'informazione locale" e poi si legge il primo articolo: "Finalità e obiettivi", si percepisce in modo evidente la commistione fra due cose diverse: la comunicazione istituzionale è una questione interna alla Pubblica Amministrazione, i cui funzionari hanno il compito di inondare i tavoli delle redazioni con comunicati stampa; spetta invece a chi fa informazione decidere se questi comunicati stampa possono assurgere a rango di notizie oppure se rimangono semplici "spot pubblicitari". Potenziare quindi la comunicazione istituzionale, come indicato da questa legge, in una realtà come quella valdostana, dove la Regione è così potente, significa indebolire l'informazione.

Leggendo l'articolato, vorrei fare alcune osservazioni che verranno meglio evidenziate dai colleghi che seguiranno.

All'articolo 1 è evidente - come dicevo prima - la commistione fra informazione e comunicazione istituzionale infatti, l'articolo dice: "La Regione, al fine di promuovere la più ampia partecipazione alle scelte dell'Amministrazione regionale e la conoscenza degli atti e dei programmi di rilevanza regionale da parte dei cittadini, sostiene l'informazione locale". Al massimo la Regione potrebbe sostenere la comunicazione istituzionale e questo è già un primo punto di contrasto anche con il titolo stesso del disegno di legge.

Al comma 2 sempre dell'articolo 1 si dice che "La Regione, anche per favorire forme di comunicazione che consentano alla comunità di esprimere le proprie esigenze e di concorrere all'attività legislativa e alla programmazione regionale,..." cioè la Comunità valdostana esprime le sue esigenze, concorre all'attività legislativa e alla programmazione grazie non so a cosa, all'informazione regionale? Al TG? A cosa? È un'affermazione un po' particolare.

Andando all'articolo 3 che riguarda la comunicazione di pubblica utilità, nel comma 1 si dice: "È considerata comunicazione di pubblica utilità qualsiasi atto di comunicazione istituzionale destinato a diffondere un messaggio di interesse pubblico..."; questa è una definizione molto problematica, cosa vuol dire messaggio di interesse pubblico? Il compleanno di un Presidente della Giunta è una notizia di interesse pubblico oppure no? È una frase che dice tutto e il contrario di tutto.

Sempre all'articolo 3, comma 2, si parla di iniziative di comunicazione di pubblica utilità che sono dirette: lettera a) a far conoscere l'attività legislativa, amministrativa e di programmazione della Regione eccetera, ma questa è la funzione di un bollettino attraverso il quale la Pubblica Amministrazione fa conoscere l'attività legislativa, amministrativa e di programmazione. Non riesco a capire come si possa introdurre una cosa che fa già il bollettino. Poi, lettera b): a valorizzare l'immagine della Valle d'Aosta ad esclusione delle campagne pubblicitarie turistiche; allora escludiamo le campagne pubblicitarie turistiche che sono di competenza solo dell'Assessorato del turismo, ma valorizziamo l'immagine della Valle d'Aosta, ma penso che non sia compito dell'informazione valorizzare l'immagine della Valle d'Aosta.

Lo stesso discorso vale per la lettera c) che riprende un contenuto proprio del bollettino, ovvero a migliorare la conoscenza dei servizi pubblici prestati in ambito regionale e delle modalità di accesso ai medesimi quindi, non capisco che bisogno c'era di inserirlo in questo disegno di legge.

Passando all'articolo 4, che riguarda la disciplina dei messaggi pubblicitari, anche qui c'è un'uguaglianza fra promozione pubblicitaria e pubblica utilità come si evince leggendo la lettera a) del comma 1. È una cosa che suscita molte perplessità.

Nella lettera b) si afferma che l'attività di comunicazione pubblica non deve costituire occasione di propaganda di parte personale, eccetera; si tratta di un assunto più che valido, ma come attuarlo? Allora inseriamo le modalità per far sì che questo non succeda, altrimenti dire una cosa che poi non viene attuata è come non dirla perché alla fine non sarà attuata, quindi non servirà a nulla averla inserita nel disegno di legge.

Nell'articolo 5 si parla di organizzazione e struttura, si crea una struttura e ci sono dei funzionari regionali che curano la comunicazione con i giornali, è forse questa l'idea contenuta nell'articolo? Cioè, creiamo un mega Ufficio stampa che ha il compito di controllare i giornali in modo che la comunicazione istituzionale vada in una certa direzione? Non vorrei che fosse questo il contenuto di quest'articolo perché, tenuto conto che viene richiamata la legge di riforma dell'organizzazione dell'Amministrazione regionale, questa ci sembra una struttura dove ci sono dei funzionari che hanno il compito di tenere i rapporti con i giornali per far entrare quello che si vuole far entrare. Ricordiamo bene che se la comunicazione istituzionale è troppo forte, l'informazione diventa a suo tempo debole.

Sempre nell'articolo 5 si dice che la struttura ha il compito di funzionare come centro di orientamento - e già la parola orientamento rimanda a un qualcosa di molto pericoloso - e consulenza per gli enti locali e di programmare corsi di formazione professionale di cui all'articolo 11. Io penso che la formazione professionale dei giornalisti debba avvenire altrove, non credo che i giornalisti debbano essere formati come addetti stampa di qualcuno. Mi auguro che non sia questo il concetto che emerge da questo disegno di legge perché sarebbe una cosa molto pericolosa.

Nell'articolo 6 (Sostegno alle imprese e all'innovazione tecnologica) si dice al comma 1: "La Regione, al fine di promuovere il pluralismo del sistema informativo locale ed il suo adeguato sviluppo, sostiene le iniziative di qualificazione e di ammodernamento del settore favorendo gli investimenti relativi all'acquisizione e all'innovazione di strutture e di mezzi di produzione dell'informazione locale scritta e radiotelevisiva....". C'è la volontà di consentire la formazione di diverse tivù private? Questa è una domanda che pongo perché, leggendo il contenuto, non riesco a capire quale sia lo scopo di questo comma.

Segue poi al comma 2 l'introduzione dei vari tipi di contributo che servono per sostenere le imprese in cui sono previsti anche contributi per spese per la realizzazione di notiziari, si può sapere che tipo di notiziari? Si possono avere delucidazioni in merito?

L'articolo 10 riguarda la Commissione tecnica per l'informazione e, secondo me, il compito svolto da questa Commissione poteva essere svolto dal CO.RE.RAT. e anche qui non riusciamo a capire bene il perché dell'istituzione di questa Commissione.

Infine c'è l'articolo 11 che riprende la formazione professionale, qui si dice: "La Regione, nell'ambito del proprio programma di formazione professionale, promuove la realizzazione di specifici corsi per gli operatori del settore."; come dicevo prima, penso che la formazione non possa essere fatta dalla Regione, ma che spetti all'Ordine, altrimenti è ovvio che viene in evidenza ancora maggiormente quello che sottolineavo prima: questa è una legge che mette in contrasto la comunicazione istituzionale che è una cosa e l'informazione. Leggendo questo comma dell'articolo 9, qui si parla di comunicazione istituzionale, vuol dire che la Regione cerca di fare dei corsi per formare addetti stampa che abbiano il compito di fare comunicazione istituzionale e non sicuramente di fare informazione. Questa è una cosa molto delicata. Questo è un articolo basilare tenuto conto che a quanto ci risulta il Sindacato dei giornalisti ha mandato per ben due volte una lettera dicendo che non era affatto d'accordo su questa bozza di legge. Se questo corrisponde al vero, vorremmo avere una copia del parere dato dal Sindacato che si è dichiarato non favorevole a questo disegno di legge anche perché, secondo noi, già il titolo è tutto diverso dal contenuto. Abbiamo un titolo che parla di informazione e un contenuto che parla della comunicazione istituzionale che è un'altra cosa e che giustamente può essere gestita dalla Regione, ma questa è la comunicazione istituzionale mentre l'informazione è tutt'altra cosa.

Président La parole au Conseiller Dujany.

Dujany (Aut) Ho l'impressione che man mano che si sta raggiungendo la fine della legislatura si noti un calo sempre più evidente di qualità della produzione legislativa che appare sempre più scadente e finalizzata alla tutela di interessi particolari. Alti i temi trattati, è sufficiente leggere il titolo di questa legge: "... valorizzazione e sviluppo dell'informazione..." per capire l'importanza di questo tema, ma debole se non del tutto negativa la risposta politica e prima di tutto per un problema di metodo. Ormai è un'abitudine non consultare più né tener conto di quelle che sono le esigenze dei settori. La presente legge era stata richiesta in particolare dal Sindacato giornalisti con uno scopo preminente che era quello di eliminare il lavoro nero e di sviluppare nel contempo l'editoria, la presente legge non risponde a nessuna di tali finalità. E non sono io a dirlo, lo ha detto il Sindacato giornalisti che, interpellato non ufficialmente, ha espresso in più occasioni parere negativo su questo testo di legge. Non mi risulta che siano stati sentiti gli editori che dovrebbero essere i beneficiari di questa legge. Poco fa ci è stata trasmessa una posizione del CO.RE.RAT., il quale lamenta di non essere stato consultato perlomeno ufficialmente.

Quindi abbiamo ormai un metodo di lavoro che è quello di arrivare a produrre carta al di fuori di qualunque tipo di rapporto con la Comunità nell'ambito della quale si vive e senza tener minimamente conto degli interessi quasi come se l'obiettivo fosse quello indicato nella relazione al disegno di legge di adeguarsi alle normative del Piemonte, dell'Emilia, delle Marche o addirittura di tener conto che il Ministero degli affari esteri con una lettera indirizzata a tutte le regioni ha suggerito una clausola tipo da inserire nei provvedimenti legislativi che si intendono emanare nel rispetto della disciplina "de minimis", un'alta capacità di autonomia e di elaborazione legislativa del nostro Governo. Prendiamo atto che bisogna fare quello che fanno altre regioni e che bisogna seguire gli indirizzi del Ministero degli affari esteri con queste clausole tipo. Quando ho letto la relazione introduttiva, mi si sono rizzati veramente i capelli.

Ma andiamo adesso più nel dettaglio. Come dicevo prima, dal titolo estremamente importante della valorizzazione e sviluppo dell'informazione che potrebbe far pensare alla finalità di una normativa che tenda a far crescere la professionalità della persona e del giornalismo in Valle e che tenda al sostegno dell'editoria, in realtà poi, se si legge l'articolo 1, tutto questo castello dettato dal titolo si sgonfia all'improvviso e si capisce qual è la finalità vera del Governo regionale che non è quindi quella di sviluppare l'informazione, ma è quella di finanziare solo chi pubblicizza il marchio Regione.

Fra l'altro è ben lungi dal risolvere anche il problema del lavoro nero in quanto i finanziamenti nella loro quantificazione sono quasi ridicoli, quindi riteniamo che questa legge non tenda a formare una classe di giornalisti di livello, ma finanzi unicamente chi fa cassa di risonanza intorno all'attività regionale ed intorno al potere regionale. Non tende cioè ad avere un'informazione più seria e più preparata migliorando l'attuale, ma tende invece ad avere un'informazione asservita al potere.

In qualche modo questa legge rompe il principio di libertà e di autonomia fra poteri, politiche di informazione e tenta con il potere e con il denaro di assoldare quest'ultima al potere regionale anche tramite un'apposita struttura regionale che dovrà - la norma dice - comunicare con le testate giornalistiche.

Per la verità devo riconoscere che la posta in gioco è modesta, la previsione finanziaria è fortemente modesta, ma costituisce comunque uno spreco economico. La legge quindi per noi è del tutto negativa e il nostro voto sarà contrario poiché non possiamo assecondare una crescita di uomini servitori del potere anziché mirare alla crescita di ogni singola individualità della Valle.

Per andare poi al testo di legge, ho già esaminato i contenuti dell'articolo 1. Sull'articolo 2 vediamo che la preoccupazione - anche qui riprendendo altre leggi - è quella di andare a prevedere dei finanziamenti su locali, su strutture e servizi di uso comune anziché portare maggiormente l'attenzione sulla qualità della persona e sulla qualità della professionalità.

L'articolo 5 poi crea un'ulteriore burocrazia ed un ulteriore carrozzone regionale laddove si prevede che la Giunta regionale individui una sua struttura che, semmai vi fosse qualche rischio che il giornalista non promuova abbastanza bene quanto è la volontà del Governo di turno, dovrebbe servire da supporto al giornalista esterno così da consentire la più celere e completa comunicazione con le varie testate giornalistiche dei quotidiani, dei periodici e della radiotelevisione. Dovrebbe essere in qualche modo questa struttura lo strumento che fornisce l'informazione stessa ai giornalisti esterni.

Per quanto riguarda l'articolo 6, direi che, anziché usare questi termini ridondanti: "La Regione, al fine di promuovere il pluralismo del sistema informativo locale ed il suo adeguato sviluppo, sostiene le iniziative di qualificazione e di ammodernamento del settore...", potremmo sostituire la parola pluralismo con servilismo del sistema informativo perché tutta questa normativa è incentrata a creare un rapporto di sudditanza con una categoria fondamentale qual è quella del giornalismo.

Si raggiunge veramente il colmo nel momento in cui si individua la formazione professionale, dove addirittura la Regione vorrebbe, senza neppure prevedere l'accordo con gli ordini professionali che hanno il compito istituzionale di realizzare specifici corsi per gli operatori di settore, far crescere quasi fin da piccoli una classe giornalistica ben inquadrata al servizio di pochi.

Credo che, rispetto a questi contenuti, sarebbe stato più serio fare una convenzione con "Le Monde" a cui far accedere una decina di giovani per dare loro una preparazione specifica piuttosto che arrivare a dei progetti di legge di una qualità veramente scadente che non hanno certo per finalità quella della crescita della nostra Comunità quanto quella di asservire sempre di più i nostri giovani a coloro che di volta in volta sono al potere.

Président La parole au Conseiller Squarzino Secondina.

Squarzino (PVA-cU) Vorrei riprendere il discorso da dove lo aveva lasciato il relatore Borre e vorrei anche far presente che, probabilmente, l'ottica con cui la nostra forza politica ha guardato a questa legge è diversa da quella individuata dal relatore Borre forse perché a noi è mancato il supporto di questa relazione che spiegava come doveva essere fatta la legge dell'editoria in Valle d'Aosta. Di fronte alle prime bozze di questo disegno di legge, la nostra forza politica ha espresso tutta una serie di rilievi e questi non sono stati presi in considerazione.

Riteniamo che parlare di informazione sia molto importante perché è un settore delicato, sappiamo che un sistema democratico è anche plasmato, è anche sorretto da un sistema di informazione che lo innerva. Vorrei ricordare al Consigliere Borre che ci sono altri quotidiani oltre a quelli che lui indicava per esempio, "Il Corriere della Valle" che ha una buona tiratura e che non appare dalla sua relazione.

L'informazione è importante, dicevo, perché è proprio attraverso l'informazione che vengono evidenziati dei dati della realtà e sono quelli che vengono presentati agli utenti. È tramite quei dati che vengono poi veicolati sia fatti, sia commenti ed è su questi che si formano i criteri e i valori di giudizio.

L'informazione è sempre più la traduzione di comunicati rilasciati dall'ANSA o da altre agenzie mondiali, da organi di partito, da enti istituzionali e questo rende abbastanza omogenee le scelte e l'impostazione delle notizie. D'altra parte sappiamo che la pluralità delle fonti di informazione diventa la reale difesa della democrazia.

Il disegno di legge che oggi esaminiamo ci sembra più rispondere all'esigenza di regolamentare la struttura e la finalità della comunicazione istituzionale che non quella di predisporre le condizioni perché in Valle si sviluppi: un'informazione pluralista, capace di essere una voce critica e di diventare uno strumento di dibattito, di confronto fra le diverse visioni del mondo e della società; un'informazione che sia anche capace di evidenziare e correggere le ambiguità o le degenerazioni del potere delle varie "lobbies": dei gruppi sociali, economici, politici; un'informazione che sia sempre in grado di dare voce ai pareri alternativi a quelli che sono i comunicati ufficiali.

Probabilmente, non avendo avuto questo supporto del documento preparato, come dicevo all'inizio, abbiamo ragionato sulla base di altri elementi e ci siamo detti che una legge sull'editoria dovrebbe perseguire queste finalità: razionalizzare l'informazione istituzionale attraverso tipologie di intervento diverso, riordinando, da una parte, le procedure e i mezzi della comunicazione istituzionale per renderla più efficace e più utile e definendo, dall'altra, le modalità con cui pubblicizzare alcune attività istituzionali; sostenere e promuovere il pluralismo del sistema informativo nel suo complesso e nelle sue articolazioni. Questo significa agire sia nei confronti dell'editoria locale, sia nei confronti delle altre forme di informazione tenendo però ben distinti questi due obiettivi senza confonderli l'uno con l'altro. A noi sembra invece che questo disegno di legge non realizzi questa chiarezza negli obiettivi: da una parte, e qui riprendo anche alcune osservazioni fatte da chi mi ha preceduto, il disegno di legge confonde l'informazione con la comunicazione istituzionale nell'articolo 1, comma 1; poi non precisa quali sono gli ambiti e gli strumenti per la pubblicità della comunicazione istituzionale, dice solo nell'articolo 4 come deve essere la disciplina dei messaggi pubblicitari, ma queste sono norme deontologiche che tutti devono rispettare e che sono legate alla deontologia di chi costruisce messaggi pubblicitari. Nella legge dovrebbero essere indicati invece quali sono gli ambiti, gli spazi, gli strumenti. Per esempio, non dice quali requisiti devono avere le testate giornalistiche, le emittenti radiofoniche o televisive per accedere alla pubblicità, in questo senso proponiamo una diversa articolazione dell'articolo 4.

Per quanto riguarda il sostegno alla diffusione e al pluralismo dell'informazione (articolo 8), viene indicato con chiarezza come operare nei confronti dell'informazione dell'attività associativa, politica e sindacale, cioè vengono indicati i settori per i quali intervenire e anche l'entità dell'intervento.

Per quanto riguarda le imprese di singoli privati o di cooperative, riteniamo che non sia necessario prevedere gli interventi di cui all'articolo 2: intanto, non è chiaro se sono a fondo perso o solo in percentuale, questo la legge non lo dice anche perché per le spese di acquisto e di ammodernamento dei locali esistono già leggi regionali che prevedono interventi a fondo perso per le imprese cooperative. Non vorremmo che la Regione in questo modo finanziasse iniziative editoriali o di creazione di servizi e di agenzie di stampa, settore in cui è già stata formata da un anno una cooperativa sociale con lo scopo precipuo di "organizzare e gestire agenzie di pubblicità, istituire e gestire imprese editoriali che provvedono a redigere, stampare, commercializzare giornali e quotidiani, gestire sedi regionali di imprese radiotelevisive" e via dicendo. Non crediamo che in una Regione così piccola, con la presenza pervasiva della Regione in tutti i settori anche l'editoria e l'informazione privata debbano diventare la cassa di risonanza di chi governa in Regione.

Questo disegno di legge affida alla struttura regionale compiti che non le competono, un ruolo quasi centralizzatore nei confronti degli enti locali e un ruolo di garante della formazione come se gli ordini dei giornalisti non fossero in grado di esprimere le loro esigenze o l'Agenzia del lavoro non fosse attenta ai bisogni formativi di tecnici o professionisti. Per questo chiediamo la soppressione del II comma dell'articolo 5 e la soppressione dell'articolo 11.

Questa legge ancora demanda al regolamento decisioni che potevano essere inserite qui: per esempio, come valutare i requisiti per essere ammessi ai benefici e l'entità degli aiuti finanziari per le diverse tipologie di intervento. È vero, c'è un regolamento, ma questo rimanda altrove tanto più che, essendo stato questo disegno di legge nei cassetti per quasi due anni, il tempo per fare il regolamento ci sarebbe stato.

Presentiamo quindi alcuni emendamenti anche se siamo convinti che è la logica della legge che andrebbe rivista per distinguere in modo più netto le diverse finalità che sono - le ripeto - la comunicazione istituzionale, l'acquisto di spazi pubblicitari, e il sostegno al pluralismo dell'informazione.

Président La parole au Conseiller Ferraris.

Ferraris (GV-DS-PSE) Vorrei fare anch'io alcune considerazioni su questo tema, tenuto conto del fatto che parlare di informazione significa parlare di un tema molto delicato in cui molte volte l'informazione è informazione corretta, ma molte volte è anche informazione virtuale. Non è la prima volta che succede che la realtà viene costruita sulle notizie, piuttosto che i fatti dare vita alle notizie stesse; è un po' una deformazione della stampa del nostro Paese, conosco meno quella di altri, ma indubbiamente da noi questo fatto esiste.

Il Consigliere Lanièce diceva prima che c'è una ridondanza di informazione ed è vero, ma sta alla capacità dei cittadini selezionare quest'informazione. Certamente la questione non la si risolve andando verso la chiusura di testate o di emittenti per avere un'informazione più semplificata. Non credo che fosse questo, se ho capito male... benissimo... in ogni caso il problema è quello di garantire un vero pluralismo.

Questa legge regionale - qui concordo con chi lo ha detto in precedenza - non brilla di particolare originalità però, visto che ha dei riferimenti a specifiche leggi che sono state elaborate a livello di altre regioni del nostro Paese - credo che non sia neanche un errore fare riferimento ad esperienze che già altri hanno fatto -, vorrei fare un breve excursus su tre leggi di tre Regioni: Piemonte, Emilia Romagna e Marche.

In Toscana, dove hanno problemi analoghi ai nostri, la Giunta regionale ha fatto un lavoro, che è contenuto in questo libretto, che riguarda la definizione di un quadro conoscitivo e delle linee di intervento per un programma regionale sull'editoria. In questo lavoro hanno censito le leggi esistenti e consentitemi qualche minuto che vi leggo alcune delle valutazioni che sono state fatte rispetto alle leggi in atto nelle altre regioni che sono utili per quello che intendono fare loro e per capire alcuni problemi della nostra legge.

La legge regionale del Piemonte è stata fondamentale per la formulazione di leggi regionali nel settore, questa è una legge del '90, il suo interesse non è soltanto legato all'ampio spettro di finalità e iniziative promosse, ma soprattutto all'introduzione di strumenti di sostegno finanziario alle aziende editoriali locali e alla circostanza che la Corte costituzionale si sia espressa in merito, dichiarando non fondata la questione sollevata dalla Presidenza del Consiglio in relazione agli articoli n. 117 e n. 121 della Costituzione infatti, un primo problema era quello se le regioni potessero legiferare in materia di informazione. La Corte costituzionale dice che questo è possibile ma, secondo me, è importante capirne le motivazioni. La Corte costituzionale ha respinto la questione di legittimità costituzionale osservando che, per quanto concerne la lesione dell'articolo n. 117 della Costituzione, occorre considerare che l'informazione attuata attraverso i mezzi di comunicazione di massa è attività che si collega alla fondamentale libertà di diffusione del pensiero e all'essenziale valore del pluralismo, quindi non può essere ridotta alla stessa stregua delle materie elencate nell'articolo n. 117.

L'informazione nei suoi risvolti quali la libertà di informare e il diritto ad essere informati, esprime il presupposto insopprimibile della riforma dello Stato democratico.

Questo cosa vuol dire? L'impiego di tale presupposto per quanto concerne le regioni quali soggetti costituzionali investiti di competenze sia politiche che amministrative, si riferisce a due aspetti e questo ci può aiutare a capire cosa si dice nell'articolo 1, commi 1 e 2. Il primo aspetto è l'informazione che la Regione è tenuta ad offrire relativamente alla propria attività e le informazioni che l'ente può ricevere dalla società che concorrono a determinare le scelte dell'indirizzo politico. Questo non è nient'altro di quanto è previsto nei commi 1 e 2 della nostra legge cioè una comunicazione in cui la Regione dice cosa fa e il cittadino dice cosa pensa, non vedo strani marchingegni ed altre cose dietro a queste affermazioni.

Vengo alla legge dell'Emilia Romagna. Una disciplina della materia che si è servita dell'esperienza della legge piemontese è la legge del ?92 dell'Emilia Romagna. La legge in 15 articoli ripercorre la normativa piemontese coniugando i due modi di intendere la legislazione sull'informazione, esigenza di comunicazione pubblica da un lato ed assistenza al settore dall'altro.

La regione Marche che ha fatto l'ultima legge di più recente approvazione, la legge n. 3/95, "Norme per il sostegno dell'informazione e dell'editoria locale", introduce ulteriori elementi di novità che ampliano e rafforzano il sostegno alle imprese editoriali operanti a livello locale.

Mi pare che la legge regionale della Valle d'Aosta non faccia altro che seguire queste linee di indicazione, qualcuno può dire che forse si è peccato di originalità in materia, ma credo che in ogni caso il percorso sia chiaro.

Nella legge ci sono alcuni elementi che sono stati già evidenziati che riguardano da una parte l'emersione del lavoro nero, dall'altra parte il fatto che la legge stessa preveda la stesura di un regolamento per definire i criteri con cui i contributi devono essere erogati; questo regolamento verrà votato dal Consiglio, è quindi un'innovazione che è stata introdotta nel disegno di legge. Questo consente comunque una garanzia del pluralismo.

Per quanto riguarda poi tutta una serie di altre questioni, non sto ad elencare laddove ci sono riferimenti specifici alle leggi previste nelle altre regioni, ma ad esempio quella della formazione professionale non è nient'altro che una trasposizione in questa legge di quanto previsto nella legge regionale dell'Emilia.

Credo che gli ordini professionali abbiano un ruolo ed un'importanza nel panorama nazionale, ma credo anche che non possano avere il monopolio di tutto, la formazione può essere una cosa che viene fatta dall'ordine così come una cosa che viene svolta da altri enti.

I monopoli sono una limitazione, quindi vanno superati. Non è un caso che in questo Paese si stia parlando di una riforma degli ordini professionali anche se sono po' un anacronismo che rimane in questo Paese rispetto ad una realtà europea.

Concludo dicendo che la legge proposta è una legge che risponde ad alcune necessità che ci sono rispetto al settore, una legge che non fa sicuramente dei danni, non vedo preoccupazioni rispetto ad una riduzione del pluralismo in questa Regione perché il tipo di modello delineato è chiaro. Se si teme che ci possa essere un intervento finanziario particolarmente pesante nel settore dell'editoria, credo che il finanziamento a disposizione della legge, 100 milioni di ECU, non consenta di costituire Mediaset in Valle d'Aosta. Infine, credo che il modello legislativo proposto si situi su un livello di elaborazione che è stata fatta nel nostro Paese e sicuramente non ad un livello al di sotto di quella che è la produzione che è avvenuta nelle regioni che, almeno per quanto riguarda la mia forza politica, sono dal punto di vista di elaborazione dei punti di riferimento anche perché sono governate dalle forze di Sinistra che non credono che l'uccisione del pluralismo possa essere una soluzione per i problemi di gestione del potere o per questioni così importanti come quella dell'informazione.

Pertanto il voto del mio Gruppo sarà favorevole a questa legge. Non condivido alcune dietrologie che sono state fatte in materia, credo che siano fuorvianti e ho cercato di dimostrarlo, altrimenti le stesse cose varrebbero anche in altri contesti, non capisco perché debbano esserci solo qua.

Président La parole au Conseiller Tibaldi.

Tibaldi (Ind) Per alcune brevi considerazioni su questa materia che, come è già stato detto da chi mi ha preceduto, è importante e nel contempo delicata.

Una piccola riflessione innanzitutto su quello che è il fenomeno editoriale a livello nazionale, dove assistiamo dal ?90 in poi ad un particolare interessamento nei confronti di quella che è stata la cosiddetta esplosione editoriale, soprattutto a livello italiano e di conseguenza anche nelle singole realtà regionali.

Dal ?90 in poi c'è una produzione legislativa da parte del Parlamento che testimonia una volontà politica di andare a sfoltire la realtà editoriale locale, tendenza che viene accentuata notevolmente negli anni successivi con altre norme e discipline che da questo sfoltimento tendono invece a passare ad una vera e propria compressione, limitazione, riduzione di quella che è la nascita o il consolidamento di realtà editoriali che negli anni precedenti erano sorte.

Da un lato è giusto perché prima del ?90 si viveva in un regime di giungla, da un altro è preoccupante perché la volontà politica tuttora dominante, in particolare della Sinistra, è quella di comprimere e distruggere piccole realtà territoriali presenti su tutto il territorio nazionale.

In Valle d'Aosta c'è una situazione particolare. C'è innanzitutto un bacino che ha due limiti, il primo è quello della dimensione umana, quindi l'utenza è particolarmente circoscritta, il secondo è quello del mercato. Il bacino di mercato anch'esso è estremamente ridotto con realtà aziendali ed industriali particolarmente piccole e poco significative anche per permettere lo sviluppo di un'editoria più consolidata, più completa, meno pionieristica come diceva anche il Consigliere Borre però, il quadro editoriale locale è strettamente connesso - come d'altronde a livello nazionale e in altre regioni, ma qua in maniera più accentuata - a quel "Regione-centrismo" che perlomeno da parte mia e anche da parte di altri colleghi è stato sempre fortemente criticato. L'editoria locale ha sempre sofferto di quella dipendenza nei confronti dell'ente Regione e per produzione di notizie: sappiamo bene che le redazioni locali vengono inondate, come diceva Lanièce, dai comodi fax che arrivano dagli organi istituzionali e che quindi per pigrizia professionale giornalisti, collaboratori, fanno prima a ribaltare la notizia che perviene da queste fonti di informazione piuttosto che approfondirne cause, conseguenze ed effetti e per vicinanza fra potere politico di volta in volta dominante e le figure editoriali o giornalistiche che operano nel settore.

Sulla base dei due presupposti che citavo prima, cioè il limite dimensionale umano della nostra Regione e il limite del mercato in Valle d'Aosta, il settore editoriale locale lotta quotidianamente per la sopravvivenza proprio per l'esiguità delle risorse disponibili che di conseguenza ne hanno creato una forma di mercato piuttosto asfittico.

Veniamo alla legge. In questo quadro dal ?94 in poi si cerca di intervenire con una forma di interessamento da parte della Regione, in particolare della II Commissione, presieduta dal Consigliere Borre, che viene investita di una serie di compiti di indagine e quindi di formulazione di proposte. Si affrontano una serie di problemi, io ho partecipato ad alcune riunioni all'inizio di questa Commissione proprio perché anche interessato al settore dopodiché questi quattro anni si sono svolti con un percorso altalenante dove ci sono stati dei congelamenti di proposte che sono state fatte e poi messe nel cassetto. Alla fine prevale questa proposta che sappiamo è stata confezionata da alcuni giornalisti che sono anche particolarmente interessati a problemi sindacali, alcuni dei quali sappiamo essere notoriamente compiacenti al potere politico esistente e, dopo un parto lungo e travagliato, si arriva a questo progetto di legge. Un progetto di legge che, come è stato detto da qualcuno, costituisce un pericoloso miscuglio fra io direi non due, ma tre nozioni che sono quelle della comunicazione istituzionale, dell'informazione e anche della pubblicità perché qui ad un certo punto si parla di comunicazione istituzionale e messaggi pubblicitari quando sappiamo che c'è anche qui una linea di confine che deve essere demarcata in maniera più netta proprio per evitare confusioni e sovrapposizioni e di competenze e di organi differenti.

Abbiamo infatti il CO.RE.RAT. che fra l'altro "in zona Cesarini" - come si dice in gergo tecnico - ci ha mandato questa sua nota di critica nei confronti della legge, abbiamo un'Authority che è stata recentemente istituita con compiti di sorveglianza sull'andamento corretto del settore editoriale, poi abbiamo l'Ordine dei giornalisti che è in fase di costituzione e di conseguenza l'Associazione stampa valdostana che ha funzioni precise soprattutto in materia sindacale. Qua si rischia però con confusione di concetti e con presenza di organi differenti di creare quella sovrapposizione pericolosa che rischia di degenerare in conflitti di competenze e soprattutto cattive interpretazioni di norme che qui invece dovrebbero essere formulate, ma soprattutto applicate in maniera completamente differente.

La legge è anche il frutto di una raccolta frammentaria di articoli che sono stati già sperimentati e pubblicati in altre Regioni fra cui Emilia Romagna, Basilicata, Piemonte; alcune parti vengono prese non so se per convenienza o per convinzione, altre parti invece vengono dimenticate.

In particolare sul disegno di legge mi soffermerei su alcuni articoli. Il primo articolo che è degno di interesse è l'articolo 2, dove si parla di interventi per la localizzazione o rilocalizzazione di attività informative. I soggetti destinatari delle norme nel comma 4 di quest'articolo vengono individuati come quelli che devono avere la sede legale in Valle d'Aosta; questo è già un limite, non basta avere la sede legale in Valle d'Aosta, bisogna essere anche operativi in Valle d'Aosta, bisogna avere una redazione funzionante, bisogna cioè avere quell'insieme di attività che possono denotare che l'attività editoriale qui viene svolta perché il punto b) " svolgere attività prevalente di informazione sulla realtà sociale, economica e culturale valdostana;" non vuol dire che l'attività viene comunque svolta qui in Valle. Questa infatti può essere anche svolta da fuori, perché oggi sappiamo che con un fax o con un colpo di telefono si riesce a fare giornalismo da una sede che può essere anche decentrata e addirittura esterna a quello che è un confine che qua viene individuato nel bacino di utenza valdostana.

Alla lettera c) dell'articolo 2 si richiede che i soggetti destinatari delle norme abbiano personale tecnico e giornalistico assunto con regolare contratto di categoria. Questa è una delle finalità fondamentali che perlomeno si ponevano i proponenti di questa legge per evitare che ci fosse quel diffuso sommerso che esiste nel campo editoriale causato da quell'esiguità del mercato di utenza che costituisce il bacino valdostano che deve essere ridotto, contenuto o se possibile eliminato però, quanto dispone il punto c), così formulato, sappiamo che è difficilmente perseguibile; sappiamo che oggi una redazione che abbia completamente giornalisti e collaboratori sottoposti ad un contratto FNSI con i costi che ci sono è difficilmente traguardabile per qualunque editore presente in Valle. Allora non so se sia il caso di demandare ad un regolamento successivo o se non sia piuttosto il caso di cercare di formulare in maniera più completa e comprensibile, soprattutto anche accessibile per la qualità e la quantità degli editori presenti in Valle, una norma che in due righe liquida questo fenomeno di contrattualizzazione che peraltro è necessaria, ma che non può essere così vasta nella sua definizione.

Sappiamo che intorno ad una redazione esistono giornalisti di cui in sede si tende a contrattualizzarne il rapporto e poi una galassia di collaboratori e informatori che forniscono il loro prodotto con compensi a ritenuta di acconto.

È bene che questi tre punti che individuano i soggetti destinatari vengano chiariti con maggiore precisione, altrimenti qui si lascia adito alla discrezionalità di quel Comitato tecnico che è previsto negli articoli successivi l'interpretazione di norme che possono essere applicate favorevolmente per gli uni e sfavorevolmente per gli altri.

Per quanto riguarda la comunicazione istituzionale, è già stato detto molto. Mi soffermo invece sull'articolo 4, la disciplina dei messaggi pubblicitari, dove nell'articolo 4, facendo riferimento al contenuto dei messaggi pubblicitari e delle iniziative di comunicazione - e qui, come vedete, si discernono questi due concetti - non si fa menzione di quello che era stato un altro obbligo fissato da una legge nazionale, "la Mammì" prima nel ?90 e poi dalle sue successive modificazioni ed integrazioni che ci sono state dal ?93 in poi, del cosiddetto riparto pubblicitario. Questa legge nazionale prevede che una quota della pubblicità commissionata dall'ente Regione, dagli enti pubblici e dagli enti territoriali venga destinata alle realtà editoriali locali. Avevo sollevato questo problema con un'interpellanza nell'autunno del ?95, allora il Presidente mi rispose che nel giro di pochi mesi ci sarebbe stata la legge sull'editoria, però non mi sembra che, nonostante questi pochi o tanti mesi che sono passati, quest'aspetto sia stato trattato nella giusta misura. Anzi, mi sembra che sia stato in gran parte tralasciato e che costituisca un aspetto importante per evitare quel fenomeno di assistenzialismo che qualcuno vuole fare trasparire in questa legge che in realtà assistenzialismo non è perché è giusto che una parte dei messaggi pubblicitari che promanano da enti pubblici come la Regione o da altri enti, ad esempio l'USL o altri enti locali o enti che hanno valenza territoriale, siano comunque indirizzati come quota che peraltro è prevista in misura minimale da questa legge nazionale verso le realtà editoriali locali. Si diceva quando ci sono state le prime riunioni in II Commissione: da un lato agli editori diamo e dall'altra pretendiamo ed è giusto perché da un lato si può dare questa quota di percentuale pubblicitaria, dall'altro lato si chiede la contrattualizzazione di coloro che lavorano nelle redazioni. Mi pare però che sia da una parte per quell'assenza di precisa definizione che evidenziavo nell'articolo 2, comma 4, sui requisiti, che dall'altra, in quest'articolo 4 e nell'articolo 9 non si siano perseguiti quegli obiettivi e quelle finalità che presumo tutti quanti volevamo traguardare.

Continuando con l'articolo 5 devo dire che il rischio di questa legge è anche la discrezionalità della sua applicazione, come peraltro anche il CO.RE.RAT. ha fatto presente, con una super struttura che diventa un fulcro intorno al quale ruotano tutti gli articoli della legge, articoli che naturalmente prevedono la corresponsione di benefici, di incentivi e a fronte dei quali deve essere fatta un'indagine, una valutazione preliminare se concederli oppure no. Qui viene organizzata una struttura, si dice in particolare: "... la Giunta individua una struttura che: a) consenta la più celere e completa comunicazione con le varie testate giornalistiche dei quotidiani, dei periodici e della radiotelevisione; b) garantisca la programmazione, l'organizzazione ed il coordinamento di tutte le funzioni di informazione e di comunicazione poste in essere dalla Regione."

Vorrei sapere se questa struttura è già esistente oppure no, in caso affermativo si può individuarla già in quello che è l'Ufficio stampa, Ufficio stampa che sappiamo essere uno dei perni fondamentali della distribuzione della comunicazione istituzionale; Ufficio stampa che con questa legge viene ulteriormente potenziato perché non ha solo il ruolo di produzione e di comunicazione istituzionale, ma diventa, facendo parte anche con il suo dirigente e con il collega dirigente della struttura del Consiglio regionale di quel Comitato tecnico di cui all'articolo 10, un filtro estremamente discrezionale dei contributi o degli incentivi che possono essere concessi a favore dell'editoria.

Da questa legge mi sarei aspettato qualcosa di più; è una legge che così redatta, dopo tanto tempo, dopo tante audizioni, dopo tanto lavoro, è assolutamente insoddisfacente proprio per le ragioni che evidenziavo: di confusione di concetti, di estrema discrezionalità degli organismi che qui sono previsti nel renderla applicabile e per poterla applicare correttamente e soprattutto di individuazione di questi soggetti beneficiari che possono essere - a seconda dell'umore politico del momento - favoriti gli uni e non favoriti gli altri.

Sulla base di queste considerazioni quindi anticipo che non darò il mio voto favorevole al disegno di legge a meno che non ci sia la possibilità - ma penso che i tempi a disposizione non lo consentano - di rivederla secondo quei criteri che possono favorire il pluralismo e il consolidamento soprattutto sotto il profilo qualitativo della realtà editoriale locale.

Président La parole au Conseiller Chiarello.

Chiarello (RC) Questa legge rientra in quel famoso pacchetto di cui ci siamo lamentati perché appunto passa tutto alla fine. Quando due anni fa si è iniziato a discutere di una legge sull'informazione locale pensavamo che la discussione avesse un suo iter normale, che fossero sentiti gli operatori locali e tutto ciò che era compreso nell'editoria. Questo che sto dicendo mi viene confermato da quel libretto della Regione Toscana, da cui ha preso alcuni spunti qua e là Ferraris, contenente una raccolta di leggi che sono servite a quella Regione per elaborare la loro legge regionale. In quella Regione si è seguito un metodo tutto diverso da quello seguito in questa Regione, dove si è portata la legge in Commissione senza sentire nessuno fra l'altro, dopo le lamentele dei giornalisti che per carità saranno una corporazione, ma sono pur sempre gli operatori del settore, arrivano oggi quelle del CO.RE.RAT. che è un comitato eletto anche dal Consiglio regionale che lavora sull'informazione e mi sembrava importante sentirlo nella formazione di una legge.

Non voglio addentrarmi più di tanto anche perché non sono del settore e non ho potuto seguire bene la stesura di questa legge, però mi sembra veramente che ci sia un po' di confusione nella legge fra la trasparenza dell'informazione e il controllo della Giunta regionale sull'informazione. Fino adesso mi sembra che il controllo sia una cosa che va nella direzione contraria alla trasparenza, vorrei sbagliarmi e vorrei che questa legge desse dei frutti diversi però, secondo me, non è così e le ultime cose che ha detto Tibaldi su cosa sarà questa struttura, come sarà formata, le condivido appieno. Se la struttura sarà l'Ufficio stampa della Presidenza della Giunta o almeno sarà formata da un membro di quello e da uno della Presidenza del Consiglio, dove guarda caso la linea politica è la stessa, ho abbastanza difficoltà a pensare che il tutto possa dare un'informazione trasparente. Dico che anche la formazione di questa legge è tutto il contrario della formazione di una legge a cui abbiano potuto contribuire tutti, una legge cioè che se non accontenta tutti almeno recepisce i bisogni dell'editoria in questa Regione.

Non mi sento di votare questa legge però, voglio ricordare che, quando si prendono ad esempio altre regioni per il modo in cui hanno elaborato la legge, non si può leggere un pezzettino qua e là dove interessa, ma bisogna capire, vista la delicatezza del problema, come altre regioni hanno lavorato per costruire una legge sull'editoria.

Si dà atto che dalle ore 11.31 presiede il Vicepresidente Chenuil e che, dalle ore 11.41, riassume la Presidenza il Presidente Stévenin.

Presidente Se nessun altro chiede la parola, dichiaro chiusa la discussione generale. Ha chiesto la parola il Presidente della Giunta, Viérin Dino.

Viérin D. (UV) Sans doute le thème de l'information est un thème important et délicat. L'information représente un secteur fondamental de notre société, tant il est vrai que parfois cette société est même définie en tant que société de l'information. Nous sommes partis, et je remercie le rapporteur Monsieur Borre de nous l'avoir rappelé, d'une constatation qui était partagée par tout le monde, à savoir le modèle actuel, qui réglemente déjà le soutien des collectivités publiques au secteur de l'information, est un modèle critiqué sous deux points de vue. Tout d'abord parce que les soutiens sont liés à la publication de la page de l'Administration régionale: il n'y a là aucune possibilité d'intervention, on est obligé de publier la page de l'Administration régionale pour pouvoir bénéficier des subventions. Au cours de ces années nous avons assisté à différentes modalités de contestation de cette méthode. Il nous semblait opportun, tout en maintenant un soutien aux maisons d'édition, de lier ce soutien non pas à la publication forcée des nouvelles qui sont rédigées par le bureau de presse de la Présidence du gouvernement, mais de le lier par contre à d'autres critères. C'est ce que nous avons essayé de faire avec la présentation de cette loi.

La deuxième critique par rapport au modèle actuel c'est le fait qu'il n'y a pas de règles à l'intérieur du secteur de l'information valdôtaine. Il n'y a pas d'intervention qui vise à une qualité de l'activité qui est exercée au sein de ce secteur, ni de soutien à un professionnalisme. C'est vrai, nous avons déjà organisé, en tant qu'Administration régionale, des cours de formation pour les journalistes sur la base d'une requête spécifique et c'est ce que nous avons formalisé au sein de ce projet de loi. C'est qu'ici nous vivons malheureusement, et surtout dans certains secteurs, dans une logique de "diétrologie" parce qu'on voit dans n'importe quelle intention je ne sais pas quelle mesure, tant il est vrai qu'on arrive à faire des procès aux intentions sur la base d'affirmations sur des coopératives sociales en utilisant l'objet social de ces mêmes coopératives. Je trouve que c'est une façon d'aborder les problèmes qui ne nous amène pas vers quelque chose de constructif parce que le tout est fondé sur une volonté de voir toujours derrière les propositions je ne sais quel dessein. Je sais que Machiavelli fait partie intégrante d'une certaine culture, mais nous ne sommes pas, malheureusement parfois, si machiavéliques.

Donc, en partant de ces considérations, nous avons voulu donner certaines orientations au secteur sur la base d'au moins quatre exigences: un soutien aux maisons d'édition en assurant le respect du pluralisme; un soutien à la profession de journaliste en assurant une qualité de ses fonctions; une réglementation de certains aspects que nous avons essayé de définir dans la loi en donnant certaines orientations pour des activités qui sont déjà exercées et en essayant de passer de l'absence de règles des dispositions actuelles à une première réglementation de ce secteur et enfin en prenant en charge une exigence qui a été ici manifestée. L'accent a souvent été mis sur la faiblesse de l'Administration régionale vis-à-vis de l'extérieur, surtout du point de vue de la communication. Des bancs de l'opposition on nous a reproché: par exemple, le phénomène de l'avalanche de la Brenva. Il y a une nécessité de mieux valoriser cette fonction qui est essentielle, mais qui n'est pas essentielle seulement à Aoste, elle est essentielle partout parce qu'il y a une exigence de communication et cette communication s'effectue par le biais d'une structure et d'une organisation. Et si en voulant atteindre ces objectifs nous avons pris en considération des expériences d'autres régions, il ne me semble pas que nous ayons commis je ne sais quel crime de lèse-majesté par rapport à des principes autonomistes. Si, dans le rapport l'on fait référence à une circulaire du Ministère des affaires étrangères, c'est simplement pour mieux préciser les conditions pour respecter non pas des dispositions de l'Etat italien, mais des dispositions de l'Union européenne. Ce sont les fameux "de minimis" sur lesquelles nous sommes obligés de nous confronter parce que le soutien à un secteur économique doit tenir compte des règles qui sont fixées par l'Union européenne vis-à-vis de la compétitivité ou vis-à-vis des soutiens qui sont offerts à ce même secteur.

Nous avons donc introduit une série de normes tout d'abord pour ce qui est du soutien aux maisons d'édition en dépassant ce principe de la publication de la page de l'Administration régionale et par contre en liant ce soutien à d'autres critères qui doivent également tenir compte des conditions prévues, et qui ont été rappelées par Monsieur Tibaldi, au 4ème alinéa de l'article 2.

Mais de plus, nous avons introduit dans ces conditions l'obligation concernant le personnel: "avere personale tecnico e giornalistico assunto con regolare contratto di categoria", en essayant de répondre à une exigence spécifique qui nous avait été présentée par l'Association des journalistes et que nous partageons.

Le fait d'avoir prévu à l'article 9 un seul chapitre budgétaire nous permet de répondre à l'exigence qui avait été sollicitée par Monsieur Tibaldi; c'est la réponse que nous avons voulu donner et c'est l'instrument qui nous permettra d'y donner application. De même le dernier alinéa de cet article 9 prévoit que "Il dirigente... trasmette annualmente alla competente commissione consiliare il riepilogo delle spese di pubblicità della Regione.".

Il y a donc un maximum de transparence dans cette direction.

Ce ne sera pas le Gouvernement qui fixe les critères, ce sera l'Assemblée régionale; dans les 120 jours suivant l'entrée en vigueur de cette loi c'est le Conseil régional qui établit les critères en fonction desquels l'on pourvoit à la répartition de ces bénéfices et des différentes interventions et donc le Gouvernement n'a pas voulu s'attribuer cette fonction. Compte tenu de l'importance du secteur, il y aura la possibilité de débattre sur les critères qui seront appliqués par cette Commission technique pour l'information. Il est vrai, il y a les deux Responsables des bureaux de presse de l'Administration: il nous a paru opportun de prévoir leur présence à l'intérieur de cette Commission compte tenu de sa fonction technique avec le représentant des journalistes, le représentant de la presse valdôtaine, un délégué du CO.RE.RAT. et le représentant des maisons d'édition. Il nous semble avoir prévu un maximum de participation pour que l'on puisse en toute transparence vérifier quelles seront les interventions prévues.

Pour ce qui est des activités de formation, l'article 11 reprend les procédures actuelles de formation du plan des activités professionnelles. La Région exerce une fonction de promotion, sur la base des exigences qui sont exprimées, elle peut les organiser soit directement, soit en convention. Pourquoi nous avons inséré ces deux possibilités? Sur la base entre autres de l'expérience. Il n'y a pas la volonté de l'Administration d'organiser directement, mais nous l'avons fait par le biais de l'Agence de l'emploi sur requête de l'Ordre des journalistes. Si, par contre l'Ordre des journalistes veut organiser directement ces activités, il y a la possibilité de le faire: "... mediante convenzioni in collaborazione con enti pubblici e privati.".

Donc aucune volonté de centralisation, mais une possibilité d'utiliser les instruments et les moyens qui seront considérés les plus utiles en collaboration avec les organismes qui représentent les journalistes.

Nous estimons en conclusion qu'il s'agit d'une intervention susceptible d'être modifiée successivement sur la base de l'expérience, mais qui représente, par rapport à la situation actuelle, une amélioration et qui permet d'atteindre je ne dis pas toutes les finalités que la IIème Commission s'était posées, mais de les atteindre en grande partie et surtout de donner le la à ce qui a été défini par l'Association de la presse valdôtaine un circuit vertueux susceptible d'améliorer les rapports, la qualité et les fonctions de l'information à l'intérieur de notre Région.

Président On passe à l'examen du projet de loi dans le texte rédigé par la IIème Commission. A l'article 1er il y a les deux amendements présentés par les Conseillers Squarzino Secondina et Florio, dont je donne la lecture:

Emendamenti Articolo 1, comma 1 sostituire "informazione locale" con "la comunicazione istituzionale"

Articolo 1, comma 2, inserire dopo "alla comunità", "di promuovere l'approfondimento, il dibattito e il confronto delle idee sulle più importanti questioni istituzionali, politiche, economiche e sociali così da concorrere...".

Président La parole au Conseiller Squarzino Secondina.

Squarzino (PVA-cU) Per illustrare i due emendamenti che abbiamo proposto e che rispondono all'esigenza di cui parlava prima Ferraris, cioè si tratta di distinguere nettamente le due funzioni, da una parte la Regione che dice quello che fa nel comma primo: allora, in questo caso, non si tratta di informazione locale, ma si tratta di comunicazione istituzionale e dall'altra, con il secondo emendamento, per dire nel secondo comma che cosa fare per garantire l'informazione ai cittadini. La proposta è quella di chiarire meglio cosa si intende per informazione, quali sono queste finalità. Pertanto leggo il testo comprensivo dell'emendamento: "La Regione, anche per favorire forme di comunicazione che consentano alla comunità di promuovere l'approfondimento, il dibattito e il confronto delle idee sulle più importanti questioni istituzionali, politiche, economiche e sociali così da concorrere all'attività legislativa e alla programmazione regionale,...". In questo modo viene meglio chiarito che il 2° comma è finalizzato a sostenere l'informazione; è l'informazione che consente alla Comunità un dibattito, un approfondimento e un confronto.

Président La parole au Conseiller Dujany.

Dujany (Aut) Per esprimere il nostro dissenso anche con riferimento all'emendamento proposto dal Consigliere Squarzino perché siamo in linea con quanto indicato dal CO.RE.RAT. su quelli che dovrebbero essere i fini istituzionali della normativa e cioè che la Regione emana la legge per l'editoria locale al fine di sostenere la pluralità dell'informazione per incentivare la crescita della società civile e con questo anche la professionalità dei giornalisti in Valle. Quindi non ci ritroviamo assolutamente con l'esigenza di modificare semplicemente questo termine di informazione locale con comunicazione istituzionale, ma sotto questo profilo devo chiedere anche alcune informazioni all'Ufficio di presidenza. Dov'è finito il bollettino dell'attività del Consiglio regionale? Poiché questo era lo strumento attraverso il quale far avere alla popolazione l'informazione sull'attività della Regione. Che tipo di lavoro è stato fatto da parte dei giornalisti? Mi risulta che erano già stati nominati i giornalisti. Mi pare addirittura - e sotto questo profilo vorrei chiedere informazioni - che fosse stato già indetto un appalto per la stampa. Alcuni giornalisti hanno già portato molti articoli, sono stati pagati, stanno lavorando? Perché con questa legge si riporta ancora una volta a tutta la Giunta regionale la competenza, ma l'abbiamo capito che ancora una volta l'articolo 5 riporta tutto nelle mani della Giunta regionale per cui tutto quello che è stato fatto a livello di aula consiliare viene delegittimato?

Pertanto l'emendamento si pone in totale contrasto con l'attività dell'Ufficio di Presidenza, che noi condividevamo. Le finalità di questa norma potevano benissimo trovare concretizzazione con quel bollettino regionale che doveva uscire, ci chiediamo che fine ha fatto quest'iniziativa.

Président On vote les deux amendements:

Présents: 28

Votants: 5

Favorables: 4

Contraires: 1

Abstenus: 23 (Agnesod, Bionaz, Borre, Chenuil, Dujany, Ferraris, Lanièce, Lanivi, Lavoyer, Louvin, Mafrica, Marguerettaz, Perrin C., Perrin G.C., Perron, Piccolo, Rini, Stévenin, Tibaldi, Vallet, Vicquéry, Viérin D., Voyat)

Le Conseil n'approuve pas.

Président On vote l'article 1er:

Présents et votants: 29

Favorables: 20

Contraires: 9

Président On vote l'article 2:

Présents et votants: 29

Favorables: 20

Contraires: 9

Président A l'article 3 il y a l'amendement présenté par les Conseillers Squarzino Secondina et Florio, dont je donne la lecture:

Emendamento Articolo 3, comma 2, lett. e) sostituire con "ad educare alla tutela della salute, dell'ambiente, del patrimonio culturale ed artistico, dei beni pubblici e ai valori della pace, della solidarietà e della multiculturalità."

Président La parole au Conseiller Squarzino Secondina.

Squarzino (PVA-cU) Per sottolineare che, nel momento in cui individuiamo quali sono gli ambiti di educazione che riteniamo importanti, cioè quali sono i valori importanti per la nostra collettività, non dobbiamo solo riferirci alla salute (che sarebbe a tutela più che a difesa) e poi all'ambiente, al patrimonio culturale ed artistico, i beni pubblici, ma ci sono anche valori immateriali come la pace, la non violenza, la multicultura.

Président On vote l'amendement:

Présents: 28

Votants et favorables: 20

Abstenus: 8 (Dujany, Lanièce, Lanivi, Linty, Marguerettaz, Mostacchi, Piccolo, Tibaldi)

Président On vote l'article 3 dans le texte amendé:

Articolo 3 (Comunicazione di pubblica utilità)

1. È considerata comunicazione di pubblica utilità qualsiasi atto di comunicazione istituzionale destinato a diffondere un messaggio di interesse pubblico e diretto all'esterno dell'Amministrazione, utilizzando le tecniche promozionali di informazione o comunque ogni azione afferente al campo della pubblicità.

2. Le iniziative di comunicazione di pubblica utilità sono dirette:

a) a far conoscere l'attività legislativa, amministrativa e di programmazione della Regione ed in particolare l'applicazione da parte della stessa delle leggi e degli altri atti di rilevanza sociale, dei programmi e dei piani di sviluppo, nonché delle direttive comunitarie e degli altri atti della CEE;

b) a valorizzare l'immagine della Valle d'Aosta, ad esclusione delle campagne pubblicitarie turistiche;

c) a migliorare la conoscenza dei servizi pubblici prestati in ambito regionale e delle modalità di accesso ai medesimi;

d) a realizzare, nell'ambito delle competenze regionali, azioni di comunicazione seriale dirette alla crescita civile della società;

e) ad educare alla tutela della salute, dell'ambiente, del patrimonio culturale ed artistico, dei beni pubblici e ai valori della pace, della solidarietà e della multiculturalità.

Présents: 27

Votants: 26

Favorables: 21

Contraires: 5

Abstenus: 1 (Chiarello)

Président A l'article 4 il y a l'amendement présenté par les Conseillers Squarzino Secondina et Florio, dont je donne la lecture:

Emendamento Articolo 4 sostituire con:

"Articolo 4 (Strumenti della comunicazione istituzionale)

1. La regione pubblicizza le sue attività con mezzi informativi propri e tramite l'acquisto di spazi pubblicitari su testate di informazione o su emittenti radiotelevisive.

2. Le testate giornalistiche debbono avere una periodicità almeno quindicinale e debbono stampare almeno n. 2000 copie.

3. Le emittenti radiofoniche e televisive debbono dedicare almeno il 30 percento a titolo gratuito della propria programmazione all'informazione locale.

4. Sono esclusi dagli interventi gli organi di informazione che utilizzano più del 70 percento del proprio spazio per passaggi ed inserzioni pubblicitarie."

Président La parole au Conseiller Squarzino Secondina.

Squarzino (PVA-cU) Come già avevo accennato nell'introduzione, le cose che sono elencate in quest'articolo 4 sono cose che, ripeto, fanno parte della deontologia. Fra l'altro non è che il contenuto dei messaggi pubblicitari e delle iniziative di comunicazione disciplinate dalla presente legge devono essere conformi ai seguenti principi, ma tutti i messaggi pubblicitari li devono rispettare. Riteniamo che questo tipo di articolo sia pleonastico, mentre è più importante - e su questo la legge tace - come viene regolamentata la pubblicità dei propri interventi e delle proprie informazioni da parte della Regione.

Pertanto riteniamo importante che si indichino gli strumenti che la Regione usa al di là dei propri organi di stampa per far sì che le informazioni che la riguardano vengano pubblicizzate sia da televisioni, sia da testate di informazione. Prima cosa: è importante indicare che c'è questo tipo di finalità; seconda cosa, vanno anche indicati i requisiti che devono avere le testate giornalistiche o le emittenti radiofoniche che possono accedere a queste pubblicità. Non solo, viene anche detto con molta chiarezza che chi già vive della propria pubblicità, quindi chi ha più del 70 percento del proprio spazio per passaggi ed inserzioni pubblicitarie, chiaramente non ha un pubblico che la Regione stima sufficientemente interessato per accedere a questo tipo di informazione.

Faccio presente che quest'articolo è stato preso dalla legge delle Marche, nel senso che non è che quello che fanno le altre regioni non vada bene, ma si tratta di scegliere in modo da dare lo spettro complessivo delle iniziative che come Regione dobbiamo sostenere e regolamentare.

Président On vote l'amendement:

Présents: 30

Votants: 5

Favorables: 4

Contraires: 1

Abstenus: 25 (Agnesod, Bavastro, Bionaz, Borre, Chenuil, Dujany, Ferraris, Lanièce, Lanivi, Lavoyer, Linty, Louvin, Mafrica, Marguerettaz, Perrin C., Perrin G.C., Perron, Piccolo, Rini, Stévenin, Tibaldi, Vallet, Vicquéry, Viérin D., Voyat)

Le Conseil n'approuve pas.

Président On vote l'article 4:

Présents et votants: 30

Favorables: 21

Contraires: 9

Président A l'article 5 il y a l'amendement présenté par les Conseillers Squarzino Secondina et Florio, dont je donne la lecture:

Emendamento Articolo 5, sopprimere il secondo comma.

Président La parole au Conseiller Squarzino Secondina.

Squarzino (PVA-cU) Ho ascoltato attentamente le osservazioni fatte nella sua replica dal Presidente della Giunta, ma qui è proprio un discorso - come cercavo di spiegare nella mia relazione - di distinzione di ruoli.

Alla struttura organizzativa, che è prevista all'interno dell'Amministrazione e che ha la funzione che ritengo molto utile e importante di curare la comunicazione istituzionale, come è detto in modo chiaro alle lettere a) e b) del primo articolo, a questa struttura non dobbiamo dare altre funzioni che attengono ad altri ambiti di azione della Regione, nel senso che il comma 2 lett. a) dice che quest'Ufficio regionale deve funzionare un po' come un centro studi degli enti locali per quanto riguarda l'informazione. Questo, secondo me, è accentrare in Regione delle competenze che, nell'ottica dell'autonomia, vogliamo dare agli enti locali.

In secondo luogo, non è compito di questa struttura, che deve pensare alla comunicazione istituzionale, mettersi ad organizzare corsi di formazione o di aggiornamento, non è questo il suo compito.

Quindi questo è il motivo per cui chiediamo che venga tolto il comma 2 proprio per non confondere le diverse funzioni che devono svolgere i vari organismi rispetto alle tre diverse articolazioni che deve avere l'azione della Regione rispetto all'informazione. Che sono, ripeto: la comunicazione istituzionale per cui questa struttura va bene, la pubblicità per cui non è neanche tanto adatta, ma soprattutto il sostegno all'informazione rispetto alla quale questa struttura non deve assolutamente entrare in quello che è il sostegno all'informazione locale.

Président La parole au Président du Gouvernement, Viérin Dino.

Viérin D. (UV) Nous devons toujours considérer que nous sommes une petite réalité. Nous ne pouvons pas multiplier les structures, les services, nous devons au contraire valoriser au mieux le professionnalisme qui existe à notre intérieur.

Ce deuxième alinéa n'impose rien aux collectivités locales, ce n'est pas une obligation pour les collectivités locales de se servir de... Evidemment, compte tenu des compétences, qui sont présentes à l'intérieur de cette structure, nous pouvons leur demander d'être un centre d'orientation et de consultation dans un esprit de collaboration avec les collectivités locales pour ce qui est la réalisation de plans et de procédures.

En deuxième lieu, il y a l'exigence d'organiser des activités de formation professionnelle pour améliorer la qualité des prestations.

Ce n'est pas cette structure qui réalisera, qui donnera application aux projets de formation. Pour ce faire nous avons créé un centre de formation. Ce n'est pas non plus cette structure qui définira le plan. Le procédé de formation de ce plan est déjà codifié et ne subit aucune modification. Ce n'est pas avec la présence de l'agence de l'emploi, que nous avons supprimé l'Assessorat de l'industrie; les fonctions de programmation dans le secteur spécifique industriel sont encore de la compétence de l'Assessorat des travaux publics et des autres différents services des assessorats. Il nous paraissait donc opportun d'attribuer également cette compétence du point de vue simplement de la programmation.

L'Agence pour l'emploi recueillera toutes ces différentes exigences vu qu'elle n'a pas toutes ces compétences à son intérieur. C'est vrai, elle remplit une fonction de relais, mais elle doit utiliser les compétences qui existent à l'intérieur des différents services. Elle recueille toutes ces instances, elle les insère dans le plan régional des activités professionnelles et ensuite, en ce qui concerne leur réalisation, ce seront d'autres, les centres de formation professionnelle ou les conventions avec d'autres centres de formation, ou directement avec des associations ou des entreprises, qui donneront application à ces initiatives.

Donc, c'est pour ces raisons que nous maintenons ce deuxième alinéa et que nous nous abstiendrons sur l'amendement proposé.

Président On vote l'amendement:

Présents: 29

Votants et favorables: 4

Abstenus: 25 (Agnesod, Bavastro, Bionaz, Borre, Chenuil, Dujany, Ferraris, Lanièce, Lanivi, Lavoyer, Linty, Louvin, Mafrica, Marguerettaz, Mostacchi, Perrin C., Perrin G.C., Perron, Rini, Stévenin, Tibaldi, Vallet, Vicquéry, Viérin D., Voyat)

Le Conseil n'approuve pas.

Président On vote l'article 5:

Présents et votants: 30

Favorables: 21

Contraires: 9

Président A l'article 6 il y a l'amendement présenté par les Conseillers Squarzino Secondina et Florio, dont je donne la lecture:

Emendamento Articolo 6 comma 2. Lettera d) "prevedere contributi per incentivare il plurilinguismo nei notiziari radiotelevisivi e negli articoli dei periodici e delle Agenzie".

Président La parole au Conseiller Squarzino Secondina.

Squarzino (PVA-cU) La proposta è quella proprio nell'ottica del discorso che si faceva stamani sull'università, sulla necessità di un'apertura plurilingue, di prevedere contributi per incentivare il plurilinguismo nei notiziari radiotelevisivi, negli articoli dei periodici e delle agenzie.

Ricordo che non c'è solo il francese, il francoprovenzale, ma c'è anche il tedesco. Quindi in un'ottica in cui vogliamo aprirci a tutta l'Europa, può essere utile rappresentare quest'esigenza anche in questa sede.

Président On vote l'amendement:

Présents: 30

Votants: 12

Favorables: 6

Contraires: 6

Abstenus: 18 (Agnesod, Bionaz, Borre, Chenuil, Dujany, Ferraris, Lanièce, Lanivi, Lavoyer, Mafrica, Marguerettaz, Perron, Piccolo, Stévenin, Tibaldi, Vallet, Vicquéry, Viérin D.)

Le Conseil n'approuve pas.

Président On vote l'article 6:

Présents: 30

Votants: 29

Favorables: 20

Contraires: 9

Abstenus: 1 (Linty)

Président On vote l'article 7:

Présents: 30

Votants: 29

Favorables: 20

Contraires: 9

Abstenus: 1 (Linty)

Président On vote l'article 8:

Présents: 30

Votants: 29

Favorables: 20

Contraires: 9

Abstenus: 1 (Linty)

Président On vote l'article 9:

Présents: 30

Votants: 29

Favorables: 20

Contraires: 9

Abstenus: 1 (Linty)

Président On vote l'article 10:

Présents: 30

Votants: 29

Favorables: 20

Contraires: 9

Abstenus: 1 (Linty)

Président A l'article 11 il y a l'amendement présenté par les Conseillers Squarzino Secondina et Florio, dont je donne la lecture:

Emendamento Articolo 11 sopprimere.

Président La parole au Conseiller Squarzino Secondina.

Squarzino (PVA-cU) Non sto a riprendere le cose già dette, volevo solo far notare che l'articolo 11 è collegato all'articolo 5.

Volevo sottolineare il motivo dell'importanza di questi due emendamenti. La struttura regionale, quel tipo di struttura regionale è una delle più delicate che ci siano, è una di quelle che ha più valenza politica tant'è vero che gli incarichi di Capo gabinetto Ufficio stampa della Regione e della Giunta sono più fortemente fiduciari degli altri incarichi. Allora non possiamo attribuire ad una struttura che è fortemente politica, ed è giusto che sia così, caratteri di tipo diverso, più tecnico-informativo, di sostegno alla formazione e via dicendo. Questo è il motivo per cui non votiamo l'articolo 11.

Président On vote l'amendement:

Présents: 30

Votants: 10

Favorables: 4

Contraires: 6

Abstenus: 20 (Agnesod, Borre, Chenuil, Dujany, Ferraris, Lanièce, Lanivi, Lavoyer, Linty, Louvin, Mafrica, Marguerettaz, Perron, Piccolo, Stévenin, Tibaldi, Vallet, Vicquéry, Viérin D., Voyat)

Le Conseil n'approuve pas.

Président On vote l'article 11:

Présents: 30

Votants et favorables: 21

Contraires: 9

Président On vote l'article 12:

Présents: 30

Votants et favorables: 21

Contraires: 9

Président On vote l'article 13:

Présents: 30

Votants et favorables: 21

Contraires: 9

Président On vote l'article 14:

Présents: 30

Votants et favorables: 21

Contraires: 9

Président On vote l'article 15:

Présents: 30

Votants et favorables: 21

Contraires: 9

Président On vote l'article 16:

Présents: 30

Votants et favorables: 21

Contraires: 9

Président La parole au Conseiller Lanivi pour déclaration d'intention.

Lanivi (Aut) L'atteggiamento contrario a questo provvedimento del Gruppo a cui appartengo è già stato sottolineato da chi mi ha preceduto. Volevo solo aggiungere alcune annotazioni per sottolineare questa posizione ferma del Gruppo degli Autonomisti.

Primo: distinzione fra forma e sostanza. Nella sostanza questa proposta di legge ha due contenuti molto chiari, si tratta di dare dei sussidi, si tratta di sostenere una burocrazia accentrata. Nella forma si usa un termine falsificante ed ingannevole: l'informazione che con questa legge non c'entra assolutamente nulla e qui vorrei fare alcune considerazioni.

Questo fatto mi disturba ed è un fatto forse personale che può interessare poco gli altri consiglieri perché in questi ultimi tempi ho avuto modo di sfogliare delle raccolte di periodici della Valle d'Aosta in un momento molto difficile, quello della prima guerra mondiale. Cosa ho scoperto? E lo dico per smentire coloro che ritengono piccola la dimensione valdostana, ma dato che nei primi venti anni di questo secolo la Valle d'Aosta non contava più abitanti degli attuali, occorre porsi alcuni interrogativi.

Come mai esistevano dei periodici informativi? Ho usato il plurale perché erano più di uno.

Perché ci scrivevano delle persone talmente intelligenti da essere in grado di interpretare dalla piccola realtà valdostana fatti internazionali. Su un periodico - preciso: un periodico sobrio, carta non patinata, formato semplice - si parlava di Angleterre, Allemagne, si giudicavano i fatti politici dalla Valle d'Aosta interpretandoli rispetto agli interessi della Valle d'Aosta, oltre che i fatti interni. Erano giornali senza pubblicità, non avevano questo sostegno, erano probabilmente letti e comperati, non solo ma la Valle d'Aosta rappresentava un fatto eccezionale anche a livello europeo perché è stata fra le prime e le poche realtà che ha introdotto il giornale nei locali pubblici. Pochi lo sapranno, ma quella del giornalismo e dell'informazione era una delle glorie della tradizione della Valle.

Allora i problemi dell'informazione sono i seguenti: come mai la gente non legge? E non legge neanche i giornali patinati, né colorati, né regalati. Perché c'è un silenzio strano degli intelligenti in Valle? Ci siamo mai chiesti perché personaggi ritenuti dal punto di vista culturale, della preparazione, dell'attenzione da questa Comunità, sono stranamente in silenzio? Questi sono i problemi veri dell'informazione.

Poi ci sono i problemi fasulli, cioè non fasulli, sono problemi che hanno una loro dimensione, ma altre dimensioni e cioè come sostenere quelle attività che campano stampando giornali che nessuno legge. Questo è il vero punto.

Se faccio quest'intervento, lo faccio perché qui si tocca una delle corde essenziali del concetto e della vita autonoma di questa Comunità e questo rappresenta un allineamento ma in basso della realtà italiana. Faccio degli esempi. In certi paesi i cittadini in numero di 600 ogni 1000 comprano un quotidiano, mi riferisco alla realtà giapponese, ai paesi europei del centro-nord. Nel nostro Paese il rapporto da 600 su 1000 scende a poco più di 100 con tendenza alla diminuzione. Sono quotidiani che hanno la pubblicità, hanno colori, hanno titolazioni sempre su sette colonne, allora qual è il motivo? Molto probabilmente perché non c'è nessuna opinione su questi giornali se non quella di esprimere le tendenze e gli interessi dei padroni di questi giornali che nel nostro Paese si riducono a 4-5 famiglie. Basta la sera schiacciare il tasto di televideo alla televisione e guardare a pagina 119 le titolazioni di tutti i giornali per scoprire che nelle prime pagine sono stati trattati gli stessi argomenti. È probabile allora che il cittadino sia poco interessato a questo tipo di informazione che non è nient'altro che l'amplificazione degli interessi finanziari, industriali ed economici che stanno dietro a queste testate che non dicono nulla e non informano di nulla. E quando dico questo, mi riferisco agli interessi reali della gente perché questi sono altri interessi.

Secondo me questo è il vero problema dell'informazione, cioè se la gente non trova nei giornali che acquista notizie sulla propria condizione, sui propri problemi, una visione chiara degli intendimenti degli organismi pubblici, è probabile che questi giornali non vengano comprati. Quindi chi li stampa si trova in panne, quindi c'è qualcuno che deve sopperire alla differenza fra entrate e spese nei vari bilanci. Questo è il vero problema dell'informazione perché va da sé che se l'informazione è un'esigenza, i giornali che informano dovrebbero essere comperati e portare dei bilanci non dico positivi, ma quasi.

Questo è il motivo che ci porta a dire no a questa legge, non tanto per quello che in definitiva rappresenta, ovvero distribuzione di un po' di sussidi, aumento di un po' di burocrazia, quindi siamo sulla linea di una politica calante destinata all'insuccesso, una politica che si sta chiudendo perché non guarda i veri problemi. Ma mi preme sottolineare proprio in quest'occasione come questo modo di agire urti ed offenda una delle glorie di questa Comunità che, seppure piccola, in tempi molto più difficili ha saputo trovare forme per valorizzare le intelligenze al suo interno e comunicare al cittadino senza avere bisogno di aiuti finanziari che in molti casi sono penosi e quindi producono questo stato di confusione che deriva solo da ripartizione di contributi e dal beneficio che questa o quella categoria, questo o quel gruppo possono ricevere.

Queste sono, lo ribadisco, le motivazioni per le quali il nostro Gruppo in modo convinto dice no a questa legge.

Président La parole au Conseiller Squarzino Secondina.

Squarzino (PVA-cU) Credo che dal modo con cui abbiamo presentato gli emendamenti e da come sono stati votati, emerga chiaramente come il nostro Gruppo voti contro questo disegno di legge proprio perché, nel momento in cui si parla di informazione, nel momento in cui si interviene finanziariamente per favorire l'informazione, se non si tengono ben separati il momento istituzionale con il momento dell'informazione, si fa una confusione che impedisce di fatto, al di là delle intenzioni, la libertà di espressione.

Président Je dois une réponse au Conseiller Dujany. Il est évident que nous avons connu pas mal de difficultés pour donner application à cette loi, elle est là depuis longtemps, depuis l'autre législature, la loi qui prévoit la revue du Conseil régional. Je dois dire combien on s'est battu pour réaliser cette revue. Finalement on est arrivé à l'appel d'offres, mais encore là des difficultés existent en raison de la loi, il y a trop des partenaires dans cette loi et ce n'est pas facile de dépasser les difficultés. Je crois que le devoir du prochain Conseil régional sera de revoir cette loi; comme il arrive dans plusieurs régions, il y aura une revue d'information du Conseil et peut-être une revue d'information du Gouvernement.

Si je peux ajouter encore quelque chose, je peux dire que l'opposition a toujours cru que la revue pouvait devenir un instrument du Gouvernement. Peut-être le Gouvernement a cru que la revue pouvait donner trop d'espace à l'opposition et de là on n'est pas sorti à tout aujourd'hui.

On vote la loi dans son ensemble:

Présents: 30

Votants et favorables: 21

Contraires: 9

Le Conseil approuve.