Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 1106 del 22 dicembre 1994 - Resoconto

SEDUTA POMERIDIANA DEL 22 DICEMBRE 1994

OGGETTO N. 1106/X Disegno di legge: "Elezione diretta del sindaco, del vicesindaco e del consiglio comunale".

Aloisi (Presidente) Siamo sempre in tema di discussione generale del disegno di legge n. 114. Ha chiesto la parola il Consigliere Parisi.

Parisi (VAP) Dopo i colleghi che mi hanno preceduto, che sicuramente sono molto più autorevoli di me, mi sforzerò di fare alcune considerazioni su questo disegno di legge, e prima di fare delle considerazioni di ordine politico vorrei far rilevare la presenza di due aspetti che sono fortemente condizionanti per una serena valutazione politica di questo importante atto, che si andrà ad approvare.

Un aspetto riguarda i tempi ristretti con i quali dobbiamo fare i conti, se vogliamo che questo strumento sia operante per i rinnovi dei prossimi consigli comunali; l'altro riguarda la mancanza a monte di una legge generale di riordino dell'ordinamento degli enti locali. Da ciò ne discende che, pur riconoscendo al gruppo di lavoro il massimo impegno per predisporre questo disegno di legge, il risultato non poteva che essere fortemente condizionato dalla mediazione delle varie forze politiche. Vorrei anche dire che non sono d'accordo con coloro che hanno cercato di smontare il contenuto della legge, esprimendo giudizi completamente negativi. Per quanto ci riguarda, riteniamo che questo disegno di legge, pur non essendo perfetto, ha in sé il pregio di fornire uno strumento innovativo agli elettori per i rinnovi dei prossimi consigli comunali. Ci dispiace che dal confronto e dal dibattito politico non si siano realizzati i presupposti per apportare quei correttivi necessari a migliorare il disegno di legge e che, se accolti, avrebbero certamente significato una maggiore volontà di cambiamento.

Il nuovo sistema elettorale maggioritario è stato fortemente voluto dagli italiani per avere la possibilità di scegliere in piena consapevolezza e autonomia gli uomini e i programmi che dovrebbero amministrarli. Abbiamo l'impressione che il disegno di legge, così come concepito, non recepisca appieno questa esigenza e sembra ancora persistere una vecchia logica legata al partitismo.

Diciamo questo non perché abbiamo il timore di eventuali accordi o di patti di ferro già siglati, anche perché riteniamo che quello che conterà in futuro sarà la capacità di fornire uomini validi e programmi credibili se non si vuole essere clamorosamente bocciati dall'elettorato.

Crediamo anche, come abbiamo già altre volte dichiarato, che il rapporto politico fra le forze autonomiste e progressiste vada rafforzato.

Ci auguriamo che le differenziazioni del momento non incidano su quello che sarà il cammino che stiamo tentando di avviare come forze progressiste. Siamo anche convinti che la situazione attuale è determinata dalla grande frammentazione politica e che il risultato finale non poteva che essere frutto di una grande mediazione. Però siamo altrettanto sicuri che, se vi sarà lo sforzo di tutti, si potrà trovare ancora il modo - senza stravolgere quella che è la filosofia generale della legge e il suo impianto - per migliorarla, offrendo così ai cittadini uno strumento più aderente alle proprie aspettative, senza per questo venire meno ai principi fondamentali e ai vari convincimenti di ogni forza politica.

Vi sono degli emendamenti che riguardano in particolare il Comune di Aosta fortemente voluti dalla stragrande maggioranza dei rappresentanti comunali, che credo vadano riconsiderati.

Molto spesso, e a ragione forse, si è criticato l'operato degli amministratori del Comune di Aosta e si è addossato loro l'incapacità di fare delle proposte concrete. Ebbene, una volta tanto che le proposte sono arrivate, non si tengono nella giusta considerazione, e mi sembra questa una contraddizione di fondo.

Non vorrei che lo scaricare sempre e comunque la responsabilità agli amministratori di Aosta fosse soltanto un escamotage per nascondere la volontà politica di non voler ancora applicare appieno il decentramento che abbiamo già avviato.

In più occasioni si è parlato della necessità di distinguere ad esempio la funzione dell'esecutivo da quella del consiglio, onde evitare (come purtroppo avviene attualmente) che si è nello stesso tempo controllori e controllati. Per fare ciò, è necessario accogliere il principio di incompatibilità fra la carica di assessore e quella di consigliere, almeno per quanto ci riguarda per la durata del mandato assessorile.

Mi permetto di citare un aspetto della legge, già citato da altri, che, se accolto, darà il segnale della svolta, ed è quello riferito allo scollegamento del voto di lista da quello del sindaco e del vicesindaco. Ciò significherebbe dare alla figura del sindaco la funzione trainante e qualificante della lista o di liste ad esso collegate. Darebbe nel contempo un potere forte, necessario per gestire in piena autonomia e responsabilità il comune, senza dover subire il condizionamento dei partiti o movimenti.

Il rammarico per non avere avuto la capacità di andare oltre rimane; pur tuttavia riteniamo che questa legge, anche se non perfetta, contenga in sé una innovazione che è quella della ricerca di una semplificazione del quadro politico generale, importante se si vuole dare alla opinione pubblica quel riferimento che da tanto tempo si aspetta in un momento di grande confusione e di enorme trasformismo.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Mostacchi.

Mostacchi (UV) Limiterò il mio intervento a poche considerazioni, per non rischiare di ripetere quanto già detto da tanti qua dentro.

Questa mattina, quando è iniziato il dibattito generale sulla legge, invitava all'alternanza negli interventi: uno di qua e uno di là. Penso che questo sia il primo aspetto negativo, perché quando si fanno le leggi che regolano delle assemblee, penso che la ricerca dell'unanimità sia indispensabile. Questo vuol dire che in questo campo noi - me ne faccio anche una colpa - abbiamo già tutti fallito. Perché dico questo? Perché si parla tanto di regole e tutti alle regole di conseguenza devono partecipare. Penso che abbiamo perso questa grande occasione.

La settimana scorsa sentivo parlare durante la discussione del bilancio che l'uomo doveva essere messo al centro, se non dell'universo, almeno di tutte le discussioni generali: doveva essere lui indispensabile a decidere. Noi siamo andati in direzione diametralmente opposta, e vi spiego il perché.

C'è stato un referendum sulla preferenza unica e noi gliene imponiamo due: c'è stato un referendum sull'elezione diretta del sindaco e noi gliene facciamo votare due, c'è stato un referendum sull'uninominale secco e al Comune di Aosta proponiamo un proporzionale pateracchio, che va anziché nella scelta del migliore nella somma dei peggiori. Tu ridi? Questa è la realtà.

Per quanto riguarda il Comune di Aosta, mi sono letto un po' gli articoli, siamo riusciti a far riesumare il famoso manuale Cencelli degli anni '60, dove tutto è predisposto perché ognuno abbia la sua proporzione di consiglieri; questo lo si giustifica dicendo che gli elettori non sono maturi. Penso viceversa che gli elettori siano maturi per affrontare un maggioritario unico e che non siano maturi quelli qua dentro che glielo propongono.

Avevo pensato di presentare alcuni emendamenti, ma visto che probabilmente non verrebbero accolti, perché vanno nella direzione di quanto ho detto, non li presenterò. Auguro che il dibattito prosegua, che si arrivi, se non all'unanimità, ad approvare questa legge almeno con i 2/3 del Consiglio.

Si dà atto che dalle ore 15,32 alle ore 15,48, in relazione al contemporaneo impedimento del Presidente e dei Vicepresidenti, assume le funzioni di Presidente il Consigliere Segretario, Perron.

Presidente Ha chiesto la parola il Vicepresidente del Consiglio, Aloisi.

Aloisi (APA) Ringrazio il Consigliere Segretario, facente attualmente funzioni di Presidente.

Rispetto a tutta la discussione intervenuta in commissione, devo dire che dall'obiettivo di 35 millimetri che abbiamo usato in quella sede, siamo arrivati al grand'angolo utilizzato nel Consiglio, e quindi alcuni aspetti di quella che è stata la bozza di legge stanno avendo un approfondimento. Approfondimento che d'altra parte è meritorio, visto che stiamo esercitando la potestà primaria in materia di ordinamento di enti locali, ed è questo che ci contraddistingue da quelle che sono forme di non operosità riscontrate in altre regioni, e non solo in altre regioni.

Non prenderò in esame tutto l'aspetto normativo relativo ai comuni con popolazione inferiore ai 15mila abitanti; stamani, nella seduta della mattinata, abbiamo avuto parecchi custodi della ortodossia periferica che hanno fatto un elogio a quello che è un discorso di funzionalità, che d'altronde può essere anche riscontrabile da parte mia, ma questo non significa che la città di Aosta sia il coacervo di tutti i mali. In parte questo è vero, e vedremo anche perché nel prosieguo del mio intervento.

Credo che la funzione fondamentale dello strumento legislativo che abbiamo a disposizione non sia solo quella, come diceva Bavastro stamani, di dare stabilità; al contrario, i comuni (in modo particolare il comune capoluogo) necessitano di operatività e di efficienza, e qui rientriamo in quello che può essere il filo di un ragionamento di organizzazione della macchina amministrativa, ma il filo anche di un ragionamento di rappresentanza che il comune capoluogo deve avere. D'altronde molti di noi hanno avuto esperienza amministrativa in quella "palestra" bene o male, ma comunque lì il discorso politico ha avuto altri effetti ed altre considerazioni, forse a volte abbiamo prodotto più fumo che arrosto, ma certamente non potevamo non essere sensibili a certe sollecitazioni che venivano dal Palazzo.

E qui torna il richiamo alla riorganizzazione della macchina per la città di Aosta: riscoprire la aostanità, rendere efficiente questo Comune, investire di responsabilità chi si vuole arrogare il diritto (certamente su mandato della cittadinanza) di governare. Dobbiamo avere tre livelli chiari, altrimenti il rapporto giunta-sindaco-consiglio-apparato, che di fatto ha creato tutta una serie di instabilità, di ingovernabilità e di non produzione di quella che poteva essere l'aspettativa della cittadinanza, si ripeterà di nuovo.

Molti di noi vengono da quella esperienza; ricordo volentieri o malvolentieri l'attuale Consigliere regionale Borre, già Assessore ai lavori pubblici della città di Aosta, quando arrivava in Giunta e diceva con molta schiettezza che non sapeva dove e come reperire quella delibera, dove e come reperire quel funzionario. Questo avveniva perché la preponderanza dell'apparato in termini di ristrettezza burocratica era predominante nei confronti dell'amministratore.

Non vi dico io che ho rincorso una delibera per sei mesi, e quando sono stato poi eletto in Consiglio regionale ho saputo che era rimasta all'ufficio copie. Questi sono fatti di non amministrazione che sono all'ordine del giorno nel Comune di Aosta, e solo chi vuole svolgere un ruolo di sindaco-notaio può accettare una situazione di questo tipo, e quindi non ipotizzare a quello che è un potere di rappresentanza che lo metta nelle condizioni di imporsi e nei confronti del Consiglio, e nei confronti dell'apparato, ma anche nei confronti di terzi, chiunque essi siano. Ed allora, se abbiamo strappato a fatica il potere di nomina e di revoca, che è un passo decisamente avanti per quanto riguarda la giunta, credo che un minimo di riflessione vada senz'altro fatto ancora sul discorso di quello che può essere il problema di incompatibilità fra carica in esecutivo e carica in consiglio, e ancora di più sulle modalità di elezione, come previste dall'articolo 55.

C'è ancora una considerazione che ho sentito fare, cioè questo vicesindaco che appare e scompare... sembra più l'Araba Fenice che una persona destinata a svolgere un ruolo di primo piano all'interno dell'Amministrazione! La figura di vicesindaco non è stata riconosciuta ai fini della retribuzione della legge che abbiamo approvato sull'indennità degli amministratori, viene riconosciuto oggi certamente per non metterci nelle condizioni di dover andare a sostenere periodicamente delle elezioni in caso di impeachment del sindaco o di dimissioni, ma è una figura che va di nuovo caratterizzata, altrimenti a responsabilità di funzioni non corrisponde poi il riconoscimento in termini di impegni.

Ritorno sull'articolo 55, d'altronde quando ne ho parlato l'altra volta in commissione sembravo un alieno, poi più di uno ha cominciato a riflettere e questo mi fa piacere; ma perché ritorno sul discorso dell'articolo 55? Perché così come è concepito, sono i vagoni che spingono la locomotiva, e quando i vagoni spingono la locomotiva lo fanno molte volte anche per forza di inerzia, mentre il ragionamento - se vogliamo caratterizzare in termini positivi la città di Aosta - deve essere di natura completamente diversa, cioè è il sindaco che deve essere locomotiva e portare dietro di sé quei vagoni che, guardate bene, sono carichi di problemi. Sono problemi che è difficile dipanare, se non si dà la possibilità di avere un'autorità forte e responsabile, capace di imporsi al di fuori di logiche che per certi aspetti hanno anche caratterizzato il passato.

Non dico che i partiti non devono avere un ruolo, e molti di noi che siamo in quest'aula sono figli di partiti o di movimenti; dico però che i partiti non devono avere il ruolo determinante nella scelta di quello che deve essere il manager, perché la legge 142 al sindaco dà poteri manageriali e in quell'ottica allora bisogna ricostruire tutto l'apparato del meccanismo elettorale, altrimenti torneremo ad essere ostaggio od ostaggi. É in questa ottica che ci si differenzia sostanzialmente dal discorso che ha fatto il Consigliere Ferraris.

Non ci siamo, caro Ferraris, perché l'impostazione filosofica fra me e te è diversa; il ragionamento che tu porti avanti è ancora quello del discorso statalista, del partito che determina, che condiziona, che non fa risaltare l'individuo, mentre il ragionamento che faccio io è di natura completamente diversa, dove è l'individuo che deve essere posto al centro di questa macchina e con quelle funzioni organizzative e politiche. Non ci siamo, Ferraris, anche perché tu poi commetti un errore di fondo, cioè ti fossilizzi sull'articolo 55 e ti dimentichi l'articolo 56, che assegna i 2/3 dei seggi al sindaco vincente e quindi scongiura quel pericolo di instabilità e di ingovernabilità che tu paventavi.

Ma non ci siamo ancora per un altro ragionamento; sono fortemente convinto che ci dobbiamo rivolgere alla società civile, a quella società civile che è piena di energie, che ha voglia di impegnarsi, e allora è in quella direzione che dobbiamo creare gli strumenti per stimolare questa gente ad uscire fuori. Ad Aosta la borghesia dorme, ad Aosta la borghesia pensa ad altre cose piuttosto che interessarsi direttamente di politica e di amministrazione, ed allora dobbiamo creare uno strumento che ci metta nelle condizioni di chiamare questa gente a svolgere un ruolo attivo nella società.

Questi sono alcuni aspetti su cui dobbiamo di nuovo essere chiamati ad una riflessione, altrimenti ci parliamo fra di noi, ci diciamo quello che riteniamo essere più congeniale in questo o in quel momento, ma di fatto non vediamo la problematica nella sua tematica generale. In questo tipo di considerazione, fermo restando che in commissione ho dato parere favorevole, sostenendo anche (su questo mi ricollego a quello che diceva Florio) che diamo importanza all'articolo 55, che non è stato recepito in commissione e che su questo discorso personalmente ho dato indicazioni di un certo tipo e darò di nuovo le indicazioni che ho espresso in commissione, c'è un altro aspetto che vorrei evidenziare. Mi riservo di presentare un ulteriore emendamento all'articolo 5, là dove in subordine all'emendamento di Florio si dà la possibilità ai comuni di prevedere nei rispettivi statuti il fatto di sancire l'incompatibilità temporanea (e bene ha fatto Parisi ad evidenziare questo aspetto e ad annunciare quell'emendamento) fino a quando chi è consigliere va a ricoprire le funzioni di assessore.

Ci resta l'ultima tappa, che è quella dell'organizzazione dell'ente locale. Proprio per dare poteri al sindaco nei confronti della giunta, al sindaco nei confronti del consiglio, al sindaco nei confronti dei terzi, a quel sindaco che deve essere investito direttamente dalla cittadinanza, non ci dimentichiamo di prevedere, allorquando andremo a trattare l'ordinamento organizzativo degli enti locali, la figura o le figure dello staff, perché nel mio ragionamento è il sindaco che è responsabile dell'efficienza o meno, della capacità di operare o meno del comune nei confronti della cittadinanza.

Presidente Ringrazio il Vicepresidente Aloisi per il vigoroso intervento. Ha chiesto la parola il Consigliere Squarzino Secondina.

Squarzino Secondina (VA) Nel mio intervento parlerò non tanto come rappresentante dei Verdi, ma come rappresentante di quella società civile a cui si è rivolto con tanta foga il Consigliere Aloisi. Mi sembra opportuno fare il punto sulla situazione rispetto al problema della presenza delle donne nel politico.

Nelle diverse riunioni preparatorie (anche nelle riunioni informali, prima ancora che si riunisse la commissione) a questo disegno di legge, ogni volta che proponevo di introdurre nella nostra legge regionale quanto è previsto a livello nazionale in riferimento alla presenza femminile nelle liste elettorali, ho sempre avuto delle strane reazioni. Ad esempio, qualcuno mi ha detto di essere così d'accordo con me, da ritenere troppo restrittiva la mia proposta di prevedere solo un terzo o un quarto di presenza femminile, e da volere addirittura che metà dei posti in lista fosse riservata all'altro sesso, perché solo in questo modo si esprimerebbe la pari dignità fra i due sessi. Purtroppo, aggiungevano, si deve constatare che sia i partiti sia le donne non sono preparati a gestire questa responsabilità, per cui prevedere una norma precisa in questo senso, invece di facilitare, costituirebbe un ostacolo alla formazione delle liste.

Qualcun altro invece ha recitato un po' la parte del galante, cioè della persona che ama così tanto il sesso femminile, da non volerlo vedere immischiato nell'ambiente della politica, dove - a loro dire - non si lesinano i colpi bassi, le maldicenze, le battute sarcastiche, le cattiverie gratuite, e di conseguenza la donna deve tenersi al di sopra di queste brutture.

Certo, se si registrano comportamenti meschini ed aggressivi nell'ambiente politico, come in molti altri ambienti di lavoro, non è certo impedendo alle donne di entrarvi che si mettono le premesse per cambiarlo. Sono convinta che se ci fossero più donne nella politica, forse si sarebbe più attenti a risolvere i problemi, piuttosto che cercare di mettere ostacoli agli altri. E certamente una presenza femminile più consistente potrebbe mettere l'accento su tematiche del quotidiano a volte trascurate, ma da cui dipende la qualità della vita delle persone e delle famiglie.

Alcuni colleghi, dell'area progressista specialmente, hanno proposto con forza la presenza delle donne nelle liste elettorali, presentando vari emendamenti in commissione; alcuni sono stati bocciati, uno è stato accolto, e devo riconoscere che è veramente un passo avanti importante che anche forze politiche, restie a sentir parlare di formalizzazione di un diritto alle donne, hanno compiuto.

Il fatto che, nel testo di legge dal momento in cui è stato presentato in cui è passato in commissione ed è arrivato in aula, ci sia stato un cambiamento per quanto riguarda il problema delle donne nelle liste elettorali, credo sia in parte anche frutto della forza delle idee che camminano al di là delle nostre intenzioni. E credo che anche il lavoro che la Consulta ha fatto sia servito, perché ha portato questi temi all'attenzione dell'opinione pubblica e, indirettamente, anche delle forze politiche.

L'obiezione più ricorrente che mi è stata fatta è la seguente: siamo d'accordo sull'importanza della presenza delle donne in politica, ma proprio perché non le consideriamo di serie B, non riteniamo opportuno prevedere delle norme ad hoc per loro; c'è un impegno da parte di tutte le forze politiche a dare spazio alle donne in lista, ma è difficile trovare chi ci sta; la tua, cara consigliera, è una richiesta più che altro formale, è una questione di principio.

Può anche che sia una questione di principio, ma dove sta scritto che alcune battaglie politiche sono nobili se fatte in nome di certi principi, ed altre non lo sono? Fra l'altro, questa della non volontà di discriminare le donne è una delle obiezioni a cui da sola non sono in grado di rispondere. Parlare della partecipazione della donna in un consesso a stragrande maggioranza maschile vi assicuro che non è facile, e per questo mi sono fatta aiutare da voci più autorevoli della mia. Quindi utilizzerò nel mio intervento alcune riflessioni che scaturiscono dal lavoro di organismi internazionali, primi fra tutti l'ONU e la CEE, perché in quest'aula non siamo i primi ad affrontare questo argomento. In fondo, è proprio con la motivazione che non si vogliono trattare le donne in modo diverso dagli uomini, che si è venuta a determinare una situazione di marginalità della donna che, come dicevo prima, ha indotto organismi come l'ONU e la CEE ad intervenire.

L'ONU è dal 1946 che si occupa di questo problema; nel 1946 istituisce una commissione sulla condizione della donna per promuovere i diritti delle donne nel mondo intero, nel 1952 adotta una convenzione per i diritti politici della donna, che garantisca alla donna la pari dignità dei diritti politici di fronte alla legge. Troviamo poi la convenzione 57/62 e via dicendo, non ve le elenco tutte, se qualcuno le vuole le ho tutte scritte e gliele posso dare, ma c'è proprio un lungo elenco.

Nonostante tanta attenzione al problema, rimane comunque (e questo risulta da pubblicazioni dell'ONU) un grande divario fra la donna e l'uomo nell'ambito delle politiche di investimenti e di remunerazione, nella salute, nell'istruzione, nell'occupazione, nelle sedi del potere a tutti i livelli.

Perché si realizzi la parità fra i due sessi occorre, sì, operare sul piano del cambiamento dei costumi e della mentalità, le donne e gli uomini devono abbandonare pregiudizi e luoghi comuni nella vita politica, economica e della famiglia; ma occorrono anche iniziative concrete in favore delle donne, iniziative sostenute dai dati e basate sul principio che promuovere gli interessi delle donne diventa un beneficio di tutti.

Per quanto riguarda la partecipazione della donna alla vita politica, tutti sappiamo che le donne in tutto il mondo hanno quasi dovunque il diritto al voto e costituiscono più della metà dell'elettorato e, molto più che nel passato, la base dei partiti e dei sindacati è formata da donne. Tuttavia, raramente, sono elette a cariche di prestigio o hanno accesso alla carriera politica. Basti ricordare che meno del 5 per cento dei capi di stato nel mondo, dei presidenti delle grandi società, dei dirigenti delle organizzazioni internazionali sono donne. Questo significa che il 95 percento del potere nel mondo è in mano agli uomini, in media le donne rappresentano il 10 percento negli organi legislativi.

Per la nostra Valle i dati sono altrettanto significativi. Tra l'altro vorrei qui far notare che per trovare i dati relativi alla percentuale della presenza di candidate donne o di elette donne si è dovuto procedere manualmente, nel senso che gli uffici elettorali non sono attrezzati a raccogliere questo dato. Questo significa che non c'è questa attenzione, ma non solo a livello regionale, anche a livello nazionale.

Nella Regione nel 1990 abbiamo avuto il 12 percento di candidate e il 10,5 percento elette; ad Aosta a fronte del 23,8 percento di candidate ne abbiamo avute elette il 15 percento, alla Regione le candidate erano il 19 percento, 72 su 374, elette meno del 3 percento. La stessa percentuale del 10 percento circa la troviamo nei vari organismi, in cui vengono nominati i rappresentanti della Regione in base alla legge sulle nomine.

Cambiare le condizioni con cui vengono definite le candidature potrebbe essere uno degli strumenti con cui si favorisce la partecipazione della donna alla vita politica.

Nel nostro Paese c'è stato un passaggio importante che va sottolineato e che ci consente di capire il senso degli emendamenti che ho presentato. Quando nel 1977 si è avuta la legge n. 903, è stato avviato un processo paritario fra uomo e donna nel campo previdenziale, pensionistico, mutualistico eccetera; in questa legge veniva affermato il principio formale dell'uguaglianza, là dove il principio non era applicato ci si trovava di fronte ad una discriminazione, che non si poteva eliminare perché non c'erano nella legge misure atte a far superare gli ostacoli oggettivi che le donne incontrano nel loro percorso.

Con la legge n. 125/91 si passa a sviluppare una politica delle pari opportunità, basata sull'applicazione del principio di uguaglianza non più formale (tutti hanno gli stessi diritti), ma sostanziale (tutti devono poter essere messi in grado di esercitare gli stessi diritti). Si tratta cioè di intervenire perché chi si trova in una situazione di disuguaglianza reale, sia oggetto di interventi finalizzati a renderlo uguale all'altro. La presenza del principio di uguaglianza sostanziale ha facilitato nel nostro sistema l'ingresso del concetto delle pari opportunità e la introduzione di normative dirette a legittimare misure a favore delle sole donne con le azioni positive, con le quali si perseguono obiettivi di parificazione delle opportunità.

Favorendo le donne con azioni positive, si corregge lo squilibrio evidente a favore degli uomini. Queste misure in linea di principio sono destinate a scomparire, quando le opportunità diventassero effettivamente uguali per entrambi i sessi. Paradossalmente si prevedono regole non uguali per ripristinare l'uguaglianza fra i due sessi, perché se c'è un sesso che è più favorito dalle consuetudini, dalla cultura, dalla posizione predominante, occorre intervenire con azioni positive nei confronti dell'altro sesso.

La legge n. 125 è la prima legge che riconosce la legittimità delle azioni positive, il cui intento è rimuovere la discriminazione e insieme cambiare le regole generali per uomini e donne, affinché le discriminazioni non si riproducano all'infinito.

Nel nostro caso vorrei ricordare quanto già è stato comunicato dalla Consulta e che condivido, e cioè che la Regione autonoma Valle d'Aosta ha potestà legislativa primaria rispetto alle norme che regolano le elezioni dei consigli comunali della Valle; questa competenza le è stata riconosciuta con legge costituzionale n. 2 del 23 settembre 1993, ma a nostro avviso anche la sua competenza primaria non può prescindere da principi generali riconosciuti a livello di CEE e tradotti nella legislazione italiana in una serie di leggi, tra cui anche quella relativa alla presenza di una quota minima di candidature femminili all'interno delle liste.

Non prendere in considerazione un'azione positiva nei confronti delle donne candidate significa a nostro avviso non tener conto di una serie di risoluzioni votate dal Consiglio delle Nazioni Unite oltre che dal Consiglio europeo. Non sarebbe uno smacco, ad esempio, per la nostra Regione se fosse il Presidente della Commissione di Coordinamento a costringere il Consiglio regionale a riconoscere legittima la prescrizione di un numero di candidature all'interno della lista?

La proposta presente nella legge a mio avviso è ancora carente, si rifà alla logica della parità prevista dalla legge n. 903, e non delle pari opportunità, e riconosce importante la presenza delle donne, ma non prevede nessun intervento normativo che favorisca e incentivi la loro partecipazione.

Ho già detto più volte che la legge da sola non serve, ma occorre anche la legge; credo sia interesse di tutti intervenire perché potenzialità di energia, di intelligenza, di creatività, e (perché no?) anche di anticonformismo presenti nel mondo femminile siano valorizzate e possano dare un contributo nella direzione di quel cambiamento delle regole, dei comportamenti, che tutti diciamo di volere.

Presidente Ha chiesto la parola l'Assessore alla pubblica istruzione Louvin.

Louvin (UV) "L'assassino torna sempre sul luogo del delitto" et probablement quelqu'un pensera qu'au sujet des lois électorales j'ai quelques tentations de récidive.

Permettez-moi de prendre la liberté de faire des courtes considérations à ce sujet, puisque l'argument est intéressant et il me plaît de vous faire part de quelques courtes réflexions. D'abord pour exprimer à mon collègue Perrin, qui préside la Ière Commission, toute ma solidarité pour le travail imposant qu'il a dû faire dans ces derniers jours; j'ai eu l'honneur il y a deux ans d'être rapporteur de la loi électorale et je suis conscient des ennuis que ça peut provoquer. Par conséquent, je suis très sensible à la patience et à l'attention qu'il a portées pour cet argument.

Comme en 1993 d'ailleurs, nous nous trouvons un peu dans une situation drôle puisque nous sommes à la veille des mêmes élections, au sujet desquelles nous allons intervenir, et cette courte échéance a le défaut de biaiser tout le débat. Il y a la tendance à se figurer les situations, les personnes, les circonstances, à ne pas raisonner sur des logiques de nature générale; nous avons parfois la tentation de couper un peu la veste sur mesure des situations et des circonstances. Et cela doit être soigneusement évité parce que, si l'on coupe la veste à la taille d'un bossu, nous risquons d'avoir une veste un peu mal faite et qui ne s'adapterait éventuellement pas à d'autres situations.

Nous devons, en tant que possible, raisonner sur les institutions, sur leur fonctionnement, sur l'utilité qu'elles portent aux citoyens et sur leur possibilité de bien marcher.

Quant à cet aspect, quant à la bonne foi que nous devons reconnaître à ceux qui ont préparé cette loi, je suis certain qu'elle est sincère et que ce serait très myope d'avoir fait un choix et un raisonnement uniquement en fonction des circonstances actuelles. Nous avons tout intérêt à les dépasser, à ne pas encourager ce genre de confusion, parce que de toute évidence ce serait une politique de court terme, et qui finirait par se rétorquer contre ceux mêmes qui l'auraient réalisée.

Au sujet des lois électorales il faut se rappeler, et j'en ai fait personnellement l'expérience à travers l'élection qui a suivi la loi que nous avons faite en décembre 1993, qu'une chose sont les règles et une autre sont les comportements: il n'y a pas la possibilité de transformer un système de mauvais en bon, d'instaurer nécessairement des mécanismes de virtuosité, là où la matière première, les situations réelles, les comportements, l'honnêteté morale, la transparence de comportement des sujets politiques n'est pas à même de s'affirmer. On a beau établir une belle musique, mais si les joueurs ne savent pas jouer "La Toccata" et "Fuga" de Bach ne sera pas celle des orgues de Notre Dame de Paris, sera réalisée par une mauvaise orchestre.

Une autre remarque que je voudrais faire pour rendre moins lourd le débat d'aujourd'hui est celle qu'il s'agit de choix non définitifs. Evidemment les prochaines élections vont se jouer sur la loi qui sera votée par ce Conseil, mais l'expérience de ces dernières années, même au niveau national, enseigne que les lois électorales sont des mécanismes perfectibles et que très souvent il faut expérimenter pour connaître les bons et les mauvais côtés.

La présomption de faire tout de suite une loi parfaite est à mon sens à écarter, il faut faire le coupon après un bon rodage et ce sera l'occasion le printemps prochain de mettre à l'épreuve cette loi.

A l'intérieur de ce projet de loi, dont je veux rappeler quand même que le Gouvernement présidé par M. Viérin était le seul à présenter un texte et cela me paraît nécessaire à souligner dans la mesure où beaucoup d'entre nous ont voulu dire que l'on avait du retard dans la discussion de cette loi, mais aucun parti et mouvement ne s'est donné de la peine à présenter à l'attention de la commission compétente et de ce Conseil un seul projet dans ce sens, je veux dire par là que nous devons aussi éviter toute mythification des solutions.

Certains éléments présents dans cette loi, les éléments d'élection directe, les éléments de limitation de mandat, les éléments d'incompatibilité, que l'on les établisse ou pas, ne sont pas des éléments nécessairement positifs en eux-mêmes. Il y a toujours à se confronter avec les réalités différentes, avec les dimensions différentes, avec les moments différents. Le rappel qu'a fait ce matin Perrin à la position de Chanoux sur le proportionnel est un rappel très correct; Chanoux écrivait à un moment où l'on avait vécu le tort d'un certain majoritaire, alors que nous réagissons maintenant pour méfaits d'un certain proportionnel. Par conséquent nous devons être conscients que nous devons faire une loi pour l'année 1995 et pour un certain nombre d'années à venir, sans vouloir par là faire quelque chose d'immuable, en tenant compte bien entendu de la différence entre ces deux univers, parce que les dimensions ne sont pas tout mais elle font parfois la qualité, Aoste est différente des autres communes: dans son histoire, dans la présence des forces organisées multiples et très bigarrées, mais surtout elle porte derrière elle une histoire qu'il ne faut méconnaître et par rapport à laquelle nous pouvons essayer peut-être d'apporter quelques corrections.

Mais l'attention que nous avons aux petites communes, au sujet desquelles je pense que de toute façon les innovations ne porteront pas un grand bouleversement, doit être dans le sens de la cohésion de ces mêmes communes, même entre les différents organes. Là ne pensons pas à affirmer une grande dualité et contraste entre le conseil et la junte, entre le syndic et le conseil, il n'en est pas question; à cette dimension il est déjà bien de trouver un conseil et quelqu'un qui ait vraiment envie de faire le syndic.

Il faut plutôt maintenir l'intérêt pour l'administration et assurer cette soudure, ne pas bouleverser une stabilité globale d'ensemble que nos petites communes ont eue dans ces dernières décennies. Je crois qu'à ce sujet le législateur que nous sommes ne peut pas faire trop de dommages; il doit avoir un peu la main légère et il ne doit pas prétendre bouleverser les équilibres qui ne sont pas à censurer. Aoste est différente, Aoste représente un cas différent et nous met dans la situation forte désagréable de ne pas faire une loi au sens substantielle, mais c'est plutôt un acte administratif que nous faisons pour Aoste, parce qu'il y a un seul cas qui est réglé par cette loi et donc d'évaluer pleinement toute sa spécificité, pour essayer de réparer à deux aspects négatifs, voire même dramatiques pour Aoste. Le premier est celui du rapport de confiance que l'on doit essayer de rétablir entre les citoyens et l'administration, un rapport qui a été pendant trop longtemps un rapport difficile et qui au cours de ces derniers temps ne me paraît pas sensiblement amélioré. Le deuxième aspect est celui du bon fonctionnement des organes et là aussi il serait souhaitable de se pencher un peu sur les temps de fonctionnement de cette administration, sur l'efficacité de certaines décisions, sur l'instabilité à l'intérieur de la législature. Voilà pourquoi à ce sujet une précision innovatrice s'impose et donc une réflexion de notre part était indispensable.

A ce sujet j'exprime ma satisfaction personnelle pour le choix qui a été établi en commission au sujet de la nomination du gouvernement de la municipalité, l'élection de la junte par le conseil aurait pu maintenir cette situation que nous avons connue à la Commune d'Aoste de mandarinat, qui pouvait partager certains fiefs, avec des syndics qui auraient essayé, primus inter pares, d'être un peu ceux qui assuraient l'équilibre. Nous avons quelqu'un ici qui s'est distingué très longtemps dans ce rôle et en a même été un maître; mais nous avons besoin d'autres choses que d'un élément d'équilibre, nous avons besoin d'un moteur à l'intérieur de la commune, quelqu'un qui assume des responsabilités, qui ne soit pas la victime des guerres par bandes qui ont longtemps affligé la vie de la Commune d'Aoste.

Je pense que sur une autre échelle le raisonnement qui a été fait hier à la Chambre des Députés sur la légitimité des organes élus - c'est-à-dire: est-ce que le Président du Conseil est déjà en lui-même l'expression populaire parce qu'il a été exprimé par un vote populaire ou bien fait-il qu'il y ait une élection directe qui lui attribue vraiment ce pouvoir? - prend une certaine actualité par rapport à notre situation.

De là le deuxième problème tout interne et sans doute important pour l'essentiel à la Commune d'Aoste, serait celui de la incompatibilité. Mon opinion est en principe favorable à un maintien des rôles distincts dans des instances nombreuses, dans des instances où le conseil peut atteindre un certain poids par rapport à l'organe exécutif. Dans les petites communes cela s'avère beaucoup plus difficile; à la Commune d'Aoste ça peut prendre une importance tout haute, par conséquent et surtout si cela assumera la forme d'une délégation des pouvoirs à la commune elle-même pour déterminer cet équilibre, si elle veut ou si elle ne veut pas l'instaurer, entre l'exécutif et le conseil, surtout si la décision de ce conseil va dans cette direction, elle trouvera parfaitement mon accord.

Au sujet du vice-syndic, beaucoup de conseillers ici présents ont manifesté des perplexités, qui tiennent évidemment à l'institution d'une position nouvelle et à laquelle chacun risque de donner une interprétation un peu particulière. Je suis certain que la genèse de cette proposition tient uniquement au fait d'assurer une certaine continuité de législature; je pense cependant que l'importation tout court de cette figure doit être attentivement pondérée. D'abord parce qu'on a entendu évoquer le système américain comme système de référence, c'est-à-dire: il y a là un vice-président, donc quand il n'y a pas le président, c'est lui qui le remplace; mais quand on copie certaines choses il faut bien copier, parce que le système américain est toujours évoqué et très rarement connu, pas seulement parce que c'est un système qui n'est pas à élection directe (le Président des Etats Unis est élu par les grands électeurs et non pas directement), mais le vice-président a par rapport à cette situation cette différence: qu'il est complètement dépourvu de tout pouvoir, c'est une larve qui devient papillon au moment où il arrive quelque malheur.

Ici nous introduisons un système complètement différent; le projet de loi prévoit la possibilité d'un vice-syndic qui assume des fonctions de pouvoir à l'intérieur de la junte: il peut intervenir, il est assesseur, et donc il pourrait devenir un interlocuteur gênant à l'intérieur de la dynamique de la junte municipale, et il pourrait notamment devenir un point de repère dangereux par rapport à la stabilité s'il était l'expression d'une âme différente de coalition. Si le tandem est conduit par deux personnes, il ne va nulle part, il faut qu'il y est un seul qui le conduit et le syndic est celui qui doit le faire; le vice-syndic: qu'il soit conscient d'avoir un rôle subalterne, qu'il soit pleinement conscient donc de devoir être le numéro deux et de ne pas devoir et pouvoir transformer son rôle dans celui d'un antagoniste.

Cela revient au coeur du discours qui a été fait au sujet de certaines hypothèses qui auraient biaisé tout le débat. Si l'on pense que cette loi peut permettre une viabilité d'une coalition à plusieurs pôles, une coalition qui ne soit pas homogène, l'on se trompe, parce que là le système se casse. Je pense que certains choix qui sont en train d'être faits sur le terrain politique de rendre une certaine homogénéité aux pôles qui s'établissent, vont dans cette direction.

La clef de lecture que je donne de ce projet de loi est celle qu'il doit inspirer la formation de coalitions homogènes, de coalitions dans lesquelles tous les électeurs se reconnaissent dans les deux noms qui sont présentés. Une interprétation différente, une interprétation de compromis: "io metto i miei, tu metti i tuoi" serait très dangereuse et nous obligerait à revenir sur cette loi, si elle était ainsi mal interprétée et mal appliquée, surtout parce que les électeurs s'attendent un signal clair de la part des forces politiques.

Sans sauter de joie, mais avec la conscience qu'un travail honorable a été fait, je déclare que je voterai cette loi.

Si dà atto che dalle ore 16,17 assume la Presidenza il Presidente Stévenin.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Bich.

Bich (APA) Abbiamo cantato e ballato, abbiamo suonato il flauto, ma nessuno ci ha applaudito. Questa sarebbe la chiosa per i tanti sindaci o amministratori comunali di Aosta, anche perché Aosta ha senz'altro un ruolo importante in questa legge, una legge che cade in discussione in Consiglio regionale in un momento particolarissimo per la vita delle istituzioni, direi in un momento in cui la chiave di lettura più che in termini giuridici, di filosofia del diritto, di riferimenti alla costituzione, dovrebbe essere la trasformazione della politica, degli apparati della politica, della società.

Questa legge cade in discussione nei 40 giorni in cui la politica gira per il deserto, cioè in un periodo in cui i partiti si stanno trasformando. In questa fase evolutiva, questa specie di fuoco purificatore che in questi tre anni ha agito in tutto il paese ed ha dato delle indicazioni precise, ed ha lasciato un largo squarcio di quanto vuole il cittadino elettore, qui si riesce a capire molto meglio. In Valle d'Aosta i partiti sono ancora i padroni della scena politica, ecco perché sul proscenio oggi valgono senz'altro delle considerazioni di tipo interpretativo del diritto, valgono le considerazioni che molti hanno fatto, però non si è messo il dito sulla piaga, non si è detto ancora come dovrà essere il partito di domani, quel collegamento che deve esistere e mantenersi fra l'opinione pubblica e le leggi.

Ha accennato stamani nel suo intervento, molto interessante, il Consigliere Ferraris al fatto che solo qualche decennio fa tutta la sinistra si attestava in una discussione accanitissima contro la conservazione, conservazione che era gravata anche da forti ipoteche del ventennio, per l'instaurazione della legge proporzionale. Furono battaglie epiche, e la si voleva instaurare fino al piccolo comune, perché sembrava quella una posizione sacra, giustissima e indifferibile; oggi stiamo facendo capovolgere di 180 gradi i riferimenti, stiamo facendo una battaglia quasi teologica sul sistema esattamente opposto, cioè sul sistema maggioritario più o meno puro. Anche qui balza agli occhi quale deve essere il giusto equilibrio. Il giusto equilibrio è quello rapportato al momento storico, e lo ha detto molto meglio di me Louvin.

La bacchetta magica non è la legge elettorale, le istituzioni si governano con la volontà politica, con l'equilibrio, con la saggezza, con la credibilità dell'azione politica. E allora, se si considera questo momento, cari colleghi, penso che il miglior modo di rendere un servizio alla nostra comunità sia quello di essere chiari e di dire in questa circostanza, come in tutte le altre, quello che si pensa realmente.

Devo dare atto che la legge è stata discussa ed elaborata con onestà di intenti e con volontà di raggiungere un risultato cospicuo, accettabile, di larga convergenza, e che qualche volta si è cercato di trovare un compromesso fra le diverse posizioni proprio per evitare lo scontro. Meglio di tutto sarebbe stata la presenza di una specie di assemblea costituente per modificare queste cose, con uno svincolo totale dai rapporti con i partiti, in modo che ciascuno avesse potuto essere portatore di posizioni assolutamente originali. La Valle d'Aosta, noi stessi lo ribadiamo sempre, dovrebbe porsi al di fuori del concerto cosiddetto nazionale e trovare le posizioni più confacenti e più adeguate alla propria terra, alle proprie tradizioni, alla propria gente.

Non mi scandalizza, anzi ritengo più che saggia la proposta che faceva il Consigliere Dujany nel suo intervento, che una parte della legge, almeno quella più sperimentata, quella dei piccoli comuni, potesse essere mantenuta secondo i vecchi canoni che hanno funzionato benissimo; in passato la legge elettorale per i comuni al di sotto dei 5000 abitanti, così come si è utilizzata, non è andata male e le anomalie sono state molto circoscritte. Viceversa, per i comuni al di sopra dei 15mila abitanti, si pensa che la legge elettorale possa dare una soluzione a tutti i problemi e possa essere l'olio che fa funzionare la macchina del comune di Aosta: io questo non lo credo.

Voglio ricordare che il Comune di Aosta ha avuto una certa continuità nella sua azione politica, in fondo i sindaci di Aosta sono stati tanti e pochi, cioè molti sindaci hanno durato parecchio tempo (ricordo Dolchi, 14 anni, ricordo Savioz, 8 anni). Insomma il problema non era la continuità amministrativa del sindaco, ma era viceversa legato alla presenza di un dibattito supereffervescente tra le forze politiche: da una parte si installavano certe forme esasperate di operaismo, derivante da un corpo elettorale più che legittimato ad esprimersi, ma che era presente nella città, quindi la ridondanza dei problemi della fabbrica andava a finire nel consiglio comunale. Questo non mi scandalizzava e non mi scandalizza affatto, era più che legittima la posizione e se ne vede l'effetto anche sulla struttura stessa della città.

Dall'altra parte c'era un contropotere di una borghesia che era tutt'altro che illuminata quella di Aosta, era una borghesia molto ristretta, molto egoista. Fra queste due posizioni la città si è dilaniata per tanto tempo, data la massiccia presenza di operai e il massiccio peso della fabbrica, la città doveva dare strutture sociali, atte a dare una risposta ai problemi più elementari di questa fascia sociale; dall'altra parte c'era una certa miopia imprenditoriale, una certa miopia professionale che ha tenuto i limiti angusti. E questa è una città ancora tutta da definire e da sviluppare, la sua struttura stessa lo dice. Allora i mali si risolvono nel ventre di questa città, nel ventre di questa struttura urbana.

Mi sembra che sia salutare ad Aosta in questo momento che il cittadino possa scegliere la persona; hai ragione, Ferraris, attenzione a non crearci anche qui dei miti, perché magari troviamo il cittadino che non è confacente, che è narcisista, che è magari uno che sa usare il potere solo in una direzione, che è magari il figlio di una struttura tecnocratica, o una specie di supermanager che promette ma non arriva. Però il cittadino mi sembra che in questo momento voglia conoscere bene i connotati di chi è al potere, per potergli dare il viatico e nello stesso tempo addossargli la responsabilità e chiedergli conto di quel che succede. Che non sia una panacea come oggi di mille dibattiti, che poi non conclude niente e che ha come risultato alla fine del suo anno accademico di non aver speso neanche i soldi che gli sono stati conferiti.

Ecco perché penso che sia da accogliere la proposta fatta da Florio, di rivedere l'articolo 55, che è uno dei punti più delicati, per vedere che valenza ha il sindaco: occorre dare più potere al sindaco, occorre dargli maggiore connotazione, occorre dargli maggiore fisionomia? Secondo me in questo momento sì è essenziale, perché è un elemento di rottura, perché fa saltare la logica dei continuisti che vorrebbero rivedere sempre un pateracchio fra i partiti che alla fine metta lì qualcuno, magari gradito, ma molto spesso quello che dà meno fastidio. Con il sistema trascritto attualmente sul testo di legge può venir fuori un mostriciattolo del genere, modificando gli elementi è più difficile.

La differenza è tutta qui, fra chi sul piano politico vorrebbe dare una maggiore valenza al potere della persona e chi viceversa vuole frapporre ancora un forte filtro fra cittadino e sindaco. Ecco perché mi sembra di dover aderire doverosamente, svincolandomi dal concetto di schieramento politico, dal momento che ci siamo definiti stamattina assemblea costituente per una riforma così importante della struttura stessa comunale sulla quale vogliamo incidere; in questo senso dico subito che la visione così come è stata identificata da molti vada bene.

Se avessimo voluto essere dei forti innovatori, avremmo dovuto andare sulle posizioni di Mostacchi; in effetti, quel che ha detto Mostacchi era l'altra faccia della medaglia. Forse non abbiamo avuto e non abbiamo il coraggio di praticare quella strada; quando andava praticata qualche anno fa per il Consiglio regionale non lo abbiamo fatto, però a scatole aperte dovremmo dire che abbiamo sbagliato, se avessimo avuto quel coraggio forse la fisionomia di questo consesso sarebbe completamente diversa. Anche perché se non ci fossero stati poteri esterni al Consiglio a modificarne la fisionomia, cari colleghi, in questo consesso ci sarebbero tante altre facce, perché si sarebbero conquistati il seggio, non magari un seggio solo ma tanti seggi; ci sarebbero le vecchie facce, non raccontiamo storie. Quindi il passaggio attraverso la cruna dell'ago è ancora tutto da fare, perché le regole attualmente in vigore non avrebbero dato questo risultato senza l'interferenza di poteri esterni.

Concludo il mio intervento dicendo che se esistono due posizioni, non scandalizziamoci, sono due posizioni più che legittime e non sono oltraggiose nei confronti di nessuno; anzi, mi sembra che sia doveroso che ogni consigliere, soprattutto su temi così delicati e così coinvolgenti la comunità per tanto tempo e così diffusamente, possa dire la sua opinione al di là di quello che può essere il vincolo di appartenenza politica.

Presidente Ha chiesto la parola l'Assessore all'ambiente, territorio e trasporti Riccarand.

Riccarand (VA) Volevo intervenire in questo dibattito per sottolineare alcuni concetti che già sono stati espressi dal gruppo Verde, perché ci troviamo di fronte ad una scelta di carattere istituzionale di estrema rilevanza, rispetto alle quali alcune considerazioni puntuali vanno fatte.

Il nostro giudizio è che nel disegno di legge che stiamo esaminando, così come è scaturito dalla proposta della Giunta e dal lavoro di commissione, ci sono sicuramente degli elementi importanti di novità: l'elezione diretta del sindaco e del vicesindaco, la possibilità da parte degli elettori di determinare con il loro voto la maggioranza di governo dei comuni della Valle d'Aosta; quindi è un disegno di legge che modifica radicalmente la situazione attuale, il modo di eleggere la rappresentanza consiliare, i sindaci e le giunte, in particolare questo al Comune di Aosta. Mentre per quanto riguarda gli altri 73 comuni si tratta di modificazioni, che sono però meno radicali rispetto alle situazioni attuali, che già si avvicinavano a questo.

Tuttavia è emerso nel dibattito in Consiglio, è emerso anche nel dibattito fra chi nella comunità valdostana si occupa di questi problemi, che c'è qualcosa in questa normativa che non convince e non entusiasma. Questa non convinzione e questo non entusiasmo derivano da una constatazione molto semplice, cioè la constatazione che questa nuova legge per l'elezione degli organi di governo dei comuni, se non viene corretta ed emendata nel dibattito sugli articoli che seguirà, rimarrà qualcosa di ibrido, rimarrà un qualcosa che sarà oggettivamente arretrato rispetto al dibattito e alle scelte normative che oggi in tutta Italia si sono fatte e sempre più si stanno facendo.

Rischiamo di mettere in campo una normativa che, da una parte è nel solco della legge nazionale, però d'altra parte ne esalta gli aspetti più contraddittori di quella normativa. Sappiamo tutti come si è arrivati alla riforma della legge elettorale per i comuni: si è arrivati sull'onda di un pronunciamento referendario che ha detto basta con questi metodi elettorali; però, siccome la riforma è stata fatta dal vecchio parlamento per evitare un ulteriore scadenza elettorale, è stata il frutto di una serie di compromessi, è essa stessa una situazione ibrida, per cui da una parte sì si sceglie la maggioranza, si scelgono i singoli, però attraverso un meccanismo complesso con la presentazione di più liste che si coalizzano, apparentamenti anche al secondo turno, eccetera. Questo è un elemento evidente di debolezza di una legge che voleva innovare, ma che portava in sé tutto un retroterra che non si poteva cancellare in breve tempo, una realtà di organizzazione di partiti che volevano salvaguardare una loro identità e una loro presenza in un meccanismo di tipo maggioritario che si doveva introdurre; il risultato è stato questo compromesso che è la legge nazionale sulla elezione dei comuni che, pur essendo una legge rivoluzionaria per certi aspetti, però risente potentemente della impostazione passata. Basta guardare le schede elettorali con tutta quella proliferazione dei simboli, per rendersi conto che c'è qualcosa di strano.

Quello che stiamo facendo è ripetere quella impostazione, in alcuni casi andando a migliorare: ad esempio, evitare la possibilità di apparentamento al secondo turno, questo è positivo perché la scelta va fatta subito, ma in altri casi con il rischio di andare ad aggravare gli aspetti negativi che ci sono nella legge nazionale. I rischi sono su due punti, su cui abbiamo presentato gli emendamenti. Il primo è relativo alle modalità e al ruolo che si attribuisce al sindaco rispetto alle forze politiche. É chiaro che se si vuole affidare un ruolo prioritario alle formazioni politiche rispetto al candidato sindaco, si usa questo meccanismo che è venuto fuori dalla commissione; se invece si vuole affidare un ruolo portante alla figura del sindaco e in secondo piano il ruolo delle singole formazioni politiche, bisogna che ci sia un meccanismo di voto diverso. Altrimenti andiamo sicuramente ad introdurre un elemento che non è convincente rispetto ad una impostazione di rinnovamento.

Sotto l'aspetto tecnico è un problema facilmente risolvibile, e qui non si tratta di proporre il modello siciliano, che è cosa completamente diversa; si tratta di dire chiaramente all'elettore che deve esprimere un voto per il sindaco e il vicesindaco, un voto per la lista se lo ritiene, e uno o due voti di preferenza, ma che deve esprimersi anzitutto sul candidato sindaco e vicesindaco prima ancora che sulle singole liste. Invece l'accento lo si vuol porre sulle singole liste, e non sulla figura del sindaco. Se andiamo a vedere la prima impostazione, che prevedeva che al Comune di Aosta il sindaco non designava neppure la giunta, si capisce qual era l'ispirazione; ma se abbiamo giustamente corretto dicendo che il sindaco ha il potere di nominare la giunta, allora è il sindaco che diventa centrale ed è il sindaco che deve essere votato dagli elettori e non le singole sigle delle varie liste.

Secondo aspetto centrale di questa normativa, se dà il segno se si tratta di un rinnovamento che va nella direzione giusta, è quello sul rapporto fra organo di governo al Comune di Aosta, quindi nei comuni con più di 15mila abitanti, e organo di rappresentanza consiglio, cioè il problema del rapporto fra consiglio e giunta, che anche qui in questo Consiglio abbiamo dibattuto già nella scorsa legislatura e che ha portato anche questo Consiglio ad esprimersi tendenzialmente per un voto di separazione delle funzioni. E credo che anche in questo Consiglio bisognerà arrivare a questa separazione di funzioni, che è necessaria. Il fatto stesso che chi riveste il ruolo di assessore, quando deve intervenire su un dibattito generale, tende a spogliarsi del proprio ruolo per fare un intervento da consigliere, indica qual è la diversità di ruoli che esiste fra chi fa l'assessore e chi fa il consigliere in questo organismo, ma anche in un organismo come è il Consiglio comunale di Aosta.

Questa separazione è fondamentale per l'efficienza amministrativa, per il buon governo, per la correttezza dei rapporti, per tutta una serie di motivi che hanno indotto il legislatore nazionale ad introdurre questa separazione molto chiara nella normativa nazionale. Anche su questo punto va fatta una scelta precisa e in questo senso va l'emendamento che è stato presentato.

Si percepisce all'interno del nostro Consiglio regionale, in questa legislatura ma anche nella precedente, uno scarso coraggio quando si tratta di mettere mano a riforme di tipo istituzionale e riforme di tipo elettorale. Qualcuno prima di me ricordava l'occasione mancata della legge elettorale regionale, abbiamo avuto dopo tanti anni una competenza primaria in materia di legge elettorale per il Consiglio regionale, ed abbiamo fatto l'ultima legge della storia del proporzionale; quando già tutto quanto andava in una direzione diversa, abbiamo fatto la cosa più arretrata che si poteva fare. Adesso abbiamo la possibilità di inserirci in una situazione che in un certo senso ha fatto già dei passi avanti, abbiamo già una base che è una normativa nazionale e noi ci collochiamo al di sotto del livello della normativa nazionale, se non andiamo a modificare almeno quei due aspetti che dicevo prima.

Stessa cosa dicasi su proposte di riforma istituzionale più generale, ne abbiamo parlato tante volte ma c'è una oggettiva difficoltà a mettere mano; il nostro gruppo, non a caso, ha presentato una proposta di legge di revisione dello statuto proprio per quanto riguarda le modalità di elezione del Presidente della Giunta regionale e rapporti fra Giunta e Consiglio, perché si tratta di andare a modificare sul piano statutario.

É una difficoltà che deriva forse da un dibattito insufficiente non solo all'interno di questo Consiglio, ma complessivamente nella comunità valdostana, nell'opinione pubblica, eccetera; bisogna cercare di evitare che l'occasione rappresentata dalla legge elettorale per i comuni, invece di farci fare un passo avanti ci tenga ancora alla retroguardia. In questo senso vanno gli emendamenti che abbiamo presentato, in particolare quelli che riguardano la modalità di elezione del sindaco nella città di Aosta e quelli che vanno nel senso di introdurre l'incompatibilità fra rappresentanti in giunta e rappresentanti in consiglio nel Consiglio comunale di Aosta.

Presidente Non ho nessun altro iscritto. Mi è stato richiesto da parte dei consiglieri Marguerettaz e Tibaldi, prima di chiudere la discussione generale, una breve sospensione di dieci minuti per verificare gli emendamenti. Chiusa la discussione generale, possiamo passare all'esame dell'articolato. Ci troviamo fra dieci minuti.

Si dà atto che la seduta è sospesa dalle ore 16,53 alle ore 17,24.

Presidente Nell'informare che la minoranza ha presentato gli emendamenti, che saranno adesso distribuiti, visto che i relatori non hanno intenzione di prendere la parola, dichiaro chiusa la discussione generale. Ha chiesto la parola il Presidente della Giunta, Viérin Dino.

Viérin D. (UV) Je voudrais tout d'abord remercier tous ceux qui sont intervenus dans le débat, je ne veux pas le faire d'une façon rituelle mais pour remarquer la teneur de ces mêmes interventions et la façon dont ce débat s'est tenu au sein de cette assemblée. Je pense que c'est tout à l'honneur de l'assemblée elle-même. On a présenté les différentes visions, qui sont tout à fait légitimes, sur un thème très important, tel qu'une loi électorale.

Avant de passer à l'examen des différents articles et, donc, en me réservant d'intervenir sur les différents articles et sur les amendements qui ont été présentés et qui permettront de mieux définir les aspects qui ont une caractérisation plus politique de ce projet de loi, je voudrais faire quelques considérations d'ordre général.

Tout d'abord, le fait qu'aujourd'hui nous exerçons, en tant que Conseil, un pouvoir qui nous a été attribué, que nous avons acquis, et c'est cette compétence primaire sur les collectivités locales. Compétence primaire qui nous permet donc d'intervenir en réglementant le fonctionnement de ces mêmes organes. Nous l'avons déjà fait pour une série d'aspects, nous le faisons aujourd'hui pour la loi électorale, nous devrons encore le faire sur la réforme d'ensemble de ces mêmes collectivités locales, qui nous permettra de mieux insérer ces différents aspects dans un cadre de caractère général.

Il est vrai, je partage les remarques qui ont été exprimées du point de vue de la logique, le procédé aurait dû être renversé, mais nous savons très bien que parfois les principes et la théorie doivent également s'accommoder à des urgences et à des nécessités qui sont liées aux temps de présentation et d'approbation de ces mesures.

Il me semble, par ailleurs, que les différentes mesures d'ordre législatif qui ont été présentées ne sont pas en contradiction et n'ont donc pas mis en discussion ce projet d'ensemble, que nous devrons définir au printemps prochain et qui devra concerner les fonctions et les rapports des différentes collectivités locales existant au Val d'Aoste.

Mais si aujourd'hui nous sommes ici à exercer cette compétence, nous le devons à cette loi constitutionnelle n° 2 du 23 septembre 1993, nous le devons donc à l'activité de ce Conseil, mais aussi à l'activité de nos parlementaires. Je pense qu'il est important de le souligner à cet instant.

Le fait d'avoir, en plus, la compétence primaire en la matière, nous donne la possibilité d'évaluer les expériences précédentes et, donc, de nous appliquer à faire de façon que ces règles électorales tiennent compte de notre réalité. Ici les avis sont partagés; il y en a qui voudraient une réplique intégrale de la loi de l'Etat, il y en a, par contre, qui ne veulent même pas prendre en considération cette loi de l'Etat. Mais l'effort qui a été fait a été celui de prendre ce qui est considéré comme positif de cette loi, des expériences déjà existantes, et de vérifier quelles étaient les possibilités de modification de ces mêmes dispositions, tout en ayant, en tant que finalité, celle de sauvegarder une réalité valdôtaine que nous connaissons et que nous devons à tout prix conserver dans ses aspects positifs.

Cette loi électorale s'insère dans un moment spécifique, plusieurs l'ont souligné; chaque loi électorale doit être rapportée à l'époque à laquelle elle se rapporte. Nous avons eu un exemple à cet égard, quand cette même Assemblée s'est penchée sur la loi électorale régionale dont nous avons débattu; nous nous rendons compte aujourd'hui que les positions personnelles politiques de tous ceux qui étaient intervenus et qui avaient voulu une certaine loi électorale, après même pas deux années, sont totalement modifiées. Aujourd'hui nous faisons donc une proposition qui tient compte de cette réalité, qui tient compte de certaines expériences.

Le temps modifie les jugements et il y aura la possibilité de vérifier concrètement le bien-fondé de certaines observations. Ce que je veux dire c'est qu'il ne me paraît pas correct de qualifier les différents jugements qui ont été exprimés: les uns d'arriérés, les autres de progressistes. Je pense que tous ces avis ont la même valeur, ils représentent le résultat d'analyses politiques différentes, de réflexions différentes et je ne pense pas que la finalité soit celle de modifier certaines choses en vertu d'intérêts personnels, partitiques. Il y a des visions différentes, parce que ce qui est nouveau, et les exemples de ces derniers temps nous le prouvent, n'est pas toujours nécessairement bon, ce qui est nouveau ne porte pas toujours nécessairement à des résultats positifs du point de vue des conséquences de son application.

Si, aujourd'hui, en plus nous nous penchons sur ce projet de loi, c'est parce que nous voulons exercer cette compétence primaire, nous voulons le faire pour que l'échéance des élections municipales du printemps prochain nous permet de voter suivant des règles que nous nous sommes données, et nous le faisons sur une initiative du Gouvernement qui a voulu simplement être le promoteur d'un débat qui, par la suite, s'est effectué au sein des commissions et se fait aujourd'hui au sein de l'Assemblée. Le Gouvernement, quand il a approuvé sa proposition, l'a qualifiée de proposition ouverte, devenant ainsi l'instrument qui aurait dû permettre l'exercice réel de cette compétence. Et si aujourd'hui le Conseil vote la loi électorale, cet objectif sera accompli.

Il est également nécessaire de souligner que, pour avoir une loi électorale, compte tenu du fait que cette loi réglemente des principes généraux, fixe des règles, il faut rechercher nécessairement un consensus, un équilibre; chaque parti ou mouvement politique a des positions, a des propositions sur la loi électorale; il faut par la suite, sur la base d'une confrontation, rechercher le consensus et les accords nécessaires pour qu'une loi soit votée, et c'est dans cet esprit qu'il y a eu un débat qui a porté à cette proposition. Une proposition que nous devons à l'action du groupe de travail, qui s'est penché le premier sur ce thème. Groupe de travail, au sein duquel la Commune d'Aoste était représentée; la Commune d'Aoste a donc participé à cette réflexion d'ordre général, a même contribué à la réflexion en présentant une étude sur le thème général de la réforme des collectivités locales. La lecture de ce rapport est fort intéressante, parce qu'elle permet de débattre des thèmes qui ont été présentés aujourd'hui lors de la discussion générale, et qui nous a permis de mieux cerner différentes options ou différents choix.

Il faut également remercier les conseillers Perrin et Bavastro, qui ont contribué à la réussite du travail de ce groupe mixte, tous les participants, la structure de l'Administration régionale, MM. Pau, Lucat et Garrone, qui ont permis d'habiller du point de vue technique les propositions qui ont été exprimées sur le plan politique. Il y a eu cette volonté, compte tenu de l'importance de la matière, d'avoir ce dialogue, ce débat, et de faire connaître même au-delà des procédures qui sont fixées par le règlement la suite des différentes hypothèses et des réflexions qui étaient effectuées au sein de ce groupe de travail, au fur et à mesure que ces mêmes réflexions étaient exprimées. C'est dans ce sens que nous avons estimé opportun de distribuer à tous les représentants politiques de cette assemblée les différentes ébauches des propositions de loi électorale au fur et à mesure qu'elles étaient formulées. Il n'y a pas donc eu de volonté de clore ce débat, mais il y a eu, en tant que finalité, celle de considérer la situation valdôtaine.

Prenons garde - je disais - aux lieux communs, faisons attention à ne pas exprimer des idées et des opinions préconçues, en oubliant parfois que le jugement définitif sera exprimé par les électeurs et nous ne pouvons pas toujours considérer ces électeurs comme quelqu'un qui n'est pas à même de comprendre la signification des différentes propositions.

Le projet de loi veut tenir compte de deux idées principales. Tout d'abord, considérer les effets positifs qui sont liés à la possibilité qui est donnée aux électeurs de s'exprimer directement sur celui qui devra assurer le gouvernement de la commune, donc, le principe de l'élection directe du syndic. Mais il ne faut pas oublier que, en plus de l'élection directe du syndic, il y a également l'élection du conseil municipal et qu'il faut donc trouver un juste équilibre entre les pouvoirs et les compétences qui sont attribuées aux syndics et les compétences qui doivent être attribuées au conseil municipal.

S'il y a donc, d'une part, la nécessité de renforcer certains pouvoirs pour assurer une gouvernabilité majeure, d'autre part il y a également la nécessité - sur la base du principe qui veut qu'il y ait un équilibre des différents pouvoirs - d'assurer certaines fonctions politiques et certaines compétences au conseil municipal et aux conseillers. En cas contraire, il n'y aurait plus de dialogue entre le syndic et le conseil, il n'y aurait plus donc de raisons même d'existence d'un organe. Le principe de la "gouvernabilité" doit donc être équilibré avec le principe de la représentativité.

C'est sur la base de cette considération qu'ont été formulées les proposition, qui veulent (au delà des avis qui ont été exprimés) rechercher cet équilibre, qui est nécessaire, compte tenu des expériences actuelles liées à l'application de la loi n° 81/93. Et, surtout, en essayant, en maintenant cet équilibre, d'éviter une logique qui soit simplement celle de l'homme fort. Nous craignons là également sur la base d'expériences précédentes, que cette logique uniquement fondée sur l'homme fort puisse par la suite porter des conséquences encore plus négatives par rapport à celles que l'on veut aujourd'hui modifier.

Nous avons voulu le faire avec le maximum de clarté, c'est un thème important, clarté parce qu'il faut que les électeurs sachent ce qu'ils votent, pour qui ils votent.

Nous vivons une période où les partis politiques ont été mis en discussion; si cette initiative, si cette mise en discussion est fondée sur des éléments réels, mais ce concept n'est pas pris dans sa juste mesure,cela peut amener à des résultats qui sont encore plus négatifs du point de vue de la clarté. Et certaines expériences gouvernementales nous le prouvent: ce n'est pas en crucifiant exclusivement les partis politiques qu'on résout le problème de démocratie, parfois l'on adopte des systèmes qui ont des résultats encore pires que les précédents pour ce qui est du rapport entre citoyens électeurs et représentants.

Le fait d'avoir le maximum de clarté a eu comme conséquence cette proposition, le fait de dire il y a un syndic, il y a également un vice-syndic, qui sont soumis au jugement des électeurs, la finalité étant celle d'éviter le recours continuel aux élections, à part des considérations qui sont liées aux frais qui découlent de ces échéances, et également pour permettre aux municipalités une continuité d'action, la seule qui leur permette de réaliser des programmes et, donc, de répondre aux exigences de leurs électeurs.

La même clarté pour ce qui est de la proposition politique. Si nous voulons que les électeurs puissent effectivement choisir, ils doivent le faire en choisissant, il est vrai, le syndic et le vice-syndic, mais également en exprimant leur position sur les groupes politiques qui appuient ce syndic et ce vice-syndic; les deux sont liés. Nous ne voyons pas comment l'on pourrait séparer les uns des autres, à moins d'introduire des éléments ultérieurs de confusion.

Il y aurait donc un accord fondé sur l'adhésion à une proposition et à un programme politique, mais un accord qui ne trouve pas dans les résultats électoraux, compte tenu des modes de scrutin que nous allons établir, une confirmation électorale parce qu'il n'y a pas de correspondance entre les uns et les autres. Nous pensons que du point de vue de la clarté il est important que cette proposition soit préalablement et ouvertement soumise à la volonté des électeurs parce que si cela ne se fait pas, il y a d'autres possibilités mais du point de vue de la clarté, le tout étant remis aux décisions qui seront prises par le syndic ou autres, ce ne sera pas l'expression directe des électeurs.

Nous avons donc essayé par cette proposition d'assurer le maximum de "gouvernabilité" et de représentativité, en tenant compte de la réalité de la Vallée d'Aoste, où il y a 74 communes et en essayant d'éviter d'examiner les différents problèmes simplement sous la loupe de la commune d'Aoste. Nous savons tous que la commune d'Aoste revêt une importance fondamentale, mais la commune d'Aoste est, elle aussi, une des communes valdôtaines et nous ne pouvons pas conditionner les différents problèmes aux exigences de la commune d'Aoste. Là également il faut trouver un juste équilibre entre ces différentes réalités.

Si les finalités sont donc celles d'assurer un juste équilibre entre fonctions et compétences, d'établir un système de contrepoids, de valoriser non seulement les fonctions du syndic, mais également les fonctions du conseil municipal, il est nécessaire que ce soient les électeurs à choisir, et il nous semble que les propositions qui ont été exprimées par la commission, soient celles qui permettent à ces électeurs de s'exprimer, de choisir, et de le faire dans la clarté, sans qu'il y ait une délégation à un seul homme, sans qu'il y ait donc une délégation à une seule personne qui, en appliquant, lui, une politique que l'on peut définir de main libre, pourrait ne pas se présenter avec clarté vis-à-vis des électeurs.

D'autres points sont aussi importants et s'insèrent dans cette même optique, je fais référence à la proposition du vice-syndic, pour ce qui est de la durée des conseils municipaux. Si un syndic se présente avec l'appui des forces politiques, avec un programme, il faut qu'on lui donne le temps nécessaire pour appliquer ce programme, et à cet effet il ne nous semble pas que réduire la durée des fonctions des conseils municipaux aille dans cette direction.

Pour conclure, ce sont là des considérations d'ordre général; au cours de l'examen des différents articles, sur les points spécifiques un débat s'ouvrira encore et il y aura là la possibilité de mieux préciser les raisons qui ont amené à certaines propositions.

Ce que je veux souligner avec force encore une fois c'est que toutes ces opinions doivent être placées sur le même plan, on ne peut pas simplement définir certaines propositions comme bonnes, d'autres comme mauvaises, parce que de ce point de vue l'on peut, en faisant un procès aux intentions, même en partant donc sur la base de l'élection directe du syndic et en laissant par la suite à ce syndic la liberté de trouver les convergences nécessaires pour son élection, voire au deuxième tour s'il n'est pas élu au premier, là également l'on peut exprimer toutes les considérations qui nous amènent par la suite à ne pas prendre en considération cette proposition.

Presidente Si passa all'esame dell'articolato. Pongo in votazione l'articolo 1.

Presenti, votanti e favorevoli: 32

Presidente All'articolo 2 c'è un emendamento del Consigliere Chiarello. Ne do lettura:

Emendamento All'articolo 2, al punto 1 sostituire "Il Consiglio è composto dal sindaco e dal vicesindaco e:" con "Il Consiglio è composto dal Sindaco e:"

a- (11) con 12 membri

b- (13) con 14 membri

c- (17) con 18 membri

d- (29) con 30 membri

Ha chiesto la parola il Consigliere Perrin Giuseppe Cesare.

Perrin G.C. (UV) Pour déclarer l'abstention du groupe de l'Union Valdôtaine.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Chiarello.

Chiarello (RC) Ho già detto stamani che, proprio per non fare pateracchi, mi sembra dal mio punto di vista che ci sia una persona di troppo dove è nominato sindaco e vicesindaco. La nostra proposta è votare il sindaco e di seguito sono aumentati i membri del consiglio comunale.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Tibaldi.

Tibaldi (LN) Solo per ribadire alcune questioni sulla figura del vicesindaco. Se partiamo dall'assunto che il disegno di legge 114 viene tracciato nel solco, oppure segue il percorso della legge n. 81, salvo alcune variazioni di impostazione che teoricamente dovrebbero adattarla alla particolarità della nostra regione, a quelle che sono le naturali esigenze dei nostri enti locali, dico che il vicesindaco non è solo il primo elemento di differenziazione, ma è anche il primo imbroglio che troviamo in questa legge. Per quali ragioni è il primo imbroglio? Per due ragioni. La prima, perché non è vero che questa legge prevede l'elezione diretta del vicesindaco; il vicesindaco potrebbe anche non avere il diretto consenso popolare, essendo un collettore indiretto di consensi dall'alto e dal basso: dall'alto perché, se viene votato il sindaco, automaticamente l'elettore esprime la sua preferenza anche per il vicesindaco, benché la sua manifestazione di volontà magari non voglia essere questa, dal basso perché abbiamo visto che, se rimane inalterata la legge, il voto alla lista comunque premia anche il vicesindaco.

Su questo discorso eventualmente tornerò quando si analizzeranno gli articoli riguardanti le modalità di elezione.

Inoltre, le finalità per le quali è stato previsto il vicesindaco sono solo quelle di conciliare la presentazione di una candidatura forte, qualora il sindaco intenda presentarsi alle elezioni regionali, e la conservazione del governo comunale a quella lista che è stata confermata alle elezioni amministrative. Quindi la figura del vicesindaco altro non è che un fertile terreno di trattativa partitocratica fra le forze, che sarà l'elemento più appetibile fra i contraenti politici o meno, quando si tratterà di formare le liste.

Per questo noi come Lega Nord voteremo contro, in riferimento ovviamente all'articolo 2, e a favore dell'emendamento.

Presidente Pongo in votazione l'emendamento del Consigliere Chiarello.

Presenti: 34

Votanti e favorevoli: 7

Astenuti: 27 (Agnesod, Aloisi, Bavastro, Bich, Bionaz, Borre, Chenuil, Dujany, Ferraris, Florio, Lanivi, Lavoyer, Louvin, Mafrica, Parisi, Perrin C., Perrin G.C., Perron, Piccolo, Riccarand, Rini, Squarzino, Stévenin, Vallet, Vicquéry, Viérin D., Voyat)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 2 nel testo originale.

Presenti: 34

Votanti: 28

Favorevoli: 25

Contrari: 3

Astenuti: 6 (Collé, Dujany, Lanièce, Lanivi, Marguerettaz, Viérin M.)

Presidente All'articolo 3 c'è un emendamento presentato dal Consigliere Squarzino. Ne do lettura:

Emendamento Aggiungere all'articolo 3 il seguente comma:

"4. Lo statuto comunale contiene norme volte a promuovere la presenza di entrambi i sessi nella composizione della giunta".

Ha chiesto la parola il Consigliere Squarzino Secondina.

Squarzino (VA) Ritengo molto importante che sia inserito questo comma, che va nella logica delle azioni positive di cui parlavo prima, dato che dopo la legge n. 125 in tutte le leggi e in diversi atti amministrativi viene indicata una percentuale; penso al DPR del 9 maggio 1994, n. 487, in cui tra l'altro viene precisato all'articolo 9 che nelle commissioni esaminatrici almeno un terzo dei posti dei componenti delle commissioni di concorso, salvo motivate impossibilità, è riservato alle donne.

Non si indicano nell'emendamento proposto delle percentuali, ma si dà un'indicazione generica, quasi una raccomandazione: si chiede che lo statuto comunale contenga norme volte a promuovere la presenza di entrambi i sessi nella composizione della giunta; non dice come e in che modo. Come allo statuto comunale è riservato il compito di individuare, ad esempio, qui nell'articolo 3, comma 3, la possibilità che gli assessori siano nominati anche al di fuori del consiglio, allo stesso modo si vuole chiedere allo statuto comunale di affrontare questo problema. Fra l'altro, questo è nella logica della legge n. 125 delle pari opportunità e mi sembra strano che noi qui vogliamo rimanere legati alla logica della legge n. 903/77, che risale a più di 15 anni fa, in cui si diceva semplicemente che si doveva garantire la parità. Con la legge n. 125 invece si afferma che bisogna fare delle azioni positive, cioè degli interventi concreti e precisi perché questa parità venga garantita. Qui si chiede ad un consiglio comunale di affrontare nello statuto comunale questo problema, per cui in questo caso è una promozione, non è neanche un'indicazione precisa. Non voglio dare giudizi su che cosa significherebbe non approvare questo, lo dirò semmai alla fine.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Perrin Giuseppe Cesare.

Perrin G.C. (UV) J'attends avec impatience le jugement de Dina, mais pour les raisons déjà expliquées en commission et dans le respect des femmes, de leur valeur, etcetera, déjà maintenant il y a la présence des femmes, là où les éléments existent et elles ont envie de participer aussi à l'intérieur de la junte, non seulement du conseil. Pour ces considérations le groupe de l'Union Valdôtaine s'abstient sur cet amendement.

Presidente Pongo in votazione l'emendamento del Consigliere Squarzino.

Presenti: 34

Votanti e favorevoli: 10

Astenuti: 24 (Agnesod, Aloisi, Bavastro, Bionaz, Borre, Collé, Dujany, Lanièce, Lanivi, Lavoyer, Louvin, Marguerettaz, Perrin C., Perrin G.C., Perron, Piccolo, Rini, Stévenin, Tibaldi, Vallet, Vicquéry, Viérin D., Viérin M., Voyat)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 3 nel testo originale.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 30

Astenuti: 3 (Chiarello, Florio, Squarzino)

Presidente All'articolo 4 c'è l'emendamento proposto dai Consiglieri Marguerettaz, Lanièce, Tibaldi, Chiarello, di cui do lettura:

Emendamento Sostituire così l'articolo 4:

"1. Il sindaco e il consiglio comunale sono eletti dai cittadini a suffragio universale e diretto secondo le disposizioni dettate dalla presente legge.

2. Risulterà eletto vicesindaco il consigliere della lista risultante più rappresentata in consiglio, che abbia ottenuto il maggior numero di preferenze individuali".

Ha chiesto la parola il Consigliere Perrin Giuseppe Cesare.

Perrin G.C. (UV) J'annonce l'abstention du groupe de l'Union Valdôtaine.

Presidente Pongo in votazione l'emendamento proposto dai Consiglieri Marguerettaz, Lanièce, Tibaldi, Chiarello.

Presenti: 34

Votanti e favorevoli: 10

Astenuti: 24 (Agnesod, Aloisi, Bavastro, Bionaz, Borre, Chenuil, Ferraris, Florio, Lavoyer, Louvin, Mafrica, Parisi, Perrin C., Perrin G.C., Perron, Piccolo, Riccarand, Rini, Squarzino, Stévenin, Vallet, Vicquéry, Viérin D., Voyat)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 4 nel testo originale.

Presenti: 34

Votanti e favorevoli: 25

Astenuti: 9 (Chiarello, Collé, Dujany, Lanièce, Lanivi, Linty, Marguerettaz, Tibaldi, Viérin M.)

Presidente All'articolo 5 ci sono numerosi emendamenti. Un primo gruppo di emendamenti è presentato dai Consiglieri Marguerettaz, Tibaldi, Lanièce; il secondo emendamento è presentato dal Consigliere Florio ed altri, il terzo dal Consigliere Parisi, il quarto dal Consigliere Perrin Giuseppe Cesare, il quinto dal Consigliere Aloisi, che rispettivamente recitano:

Emendamento Articolo 5, comma 1, modificare così:

"(Nomina della Giunta)

Il sindaco nomina i componenti della giunta ad eccezione del vicesindaco eletto ai sensi dell'articolo 3, comma 2, e ne dà comunicazione al consiglio nella prima seduta successiva alla elezione, unitamente alla proposta degli indirizzi generali di governo. Il consiglio discute ed approva in apposito documento gli indirizzi generali di governo".

- Articolo 5, comma 2: abrogare.

- Articolo 5, comma 3, modificare così:

"Il sindaco può revocare uno o più assessori, dandone motivata comunicazione al consiglio".

- Articolo 5, commi 5, 6, 7: abrogare.

Emendamento All'articolo 5 aggiungere un comma 5bis)

"Nei comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti, la carica di assessore è incompatibile con quella di consigliere comunale".

Emendamento Dopo il comma 5 dell'articolo 5 è inserito il seguente:

"5bis. Nei comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti, il consigliere comunale chiamato dal sindaco a ricoprire la carica di assessore è temporaneamente sostituito nella funzione di consigliere, per la durata del mandato assessorile, dal candidato della stessa lista che ha riportato la maggiore cifra elettorale dopo l'ultimo eletto".

Emendamento Dopo il comma 7 dell'articolo 5 è aggiunto il seguente:

"8. Sia nei comuni con popolazione sino a 15.000 abitanti, sia in quelli con popolazione superiore a 15.000 abitanti, non possono far parte della giunta il coniuge, gli ascendenti, i discendenti, i parenti ed affini in primo grado del sindaco e del vicesindaco ".

Emendamento Articolo 5, comma 8:

"Nei comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti è demandata, ai consigli comunali, la facoltà di prevedere, nell'ambito dei rispettivi statuti, l'incompatibilità tra le cariche di consigliere e di assessore".

Ha chiesto la parola il Consigliere Perrin Giuseppe Cesare.

Perrin G.C. (UV) M. le Président, je vous demande de bien permettre 5 minutes de suspension, pour que la majorité puisse discuter ces différents amendements sur l'incompatibilité.

Presidente Si sospendono i lavori per cinque minuti.

Si dà atto che i lavori sono sospesi dalle ore 18,13 alle 18,28.

Presidente Riprendono i lavori. Ha chiesto la parola il Consigliere Perrin Giuseppe Cesare.

Perrin G.C. (UV) Le groupe de l'Union Valdôtaine s'abstiendra sur les amendements présentés par M. Parisi, par M. Florio et d'autres, par M. Marguerettaz et d'autres, et nous voterons par contre à faveur de l'amendement proposé par M. Aloisi à l'égard de l'incompatibilité, avec une différence que maintenant M. Aloisi va consigner, c'est-à-dire: "Nei comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti ai consigli comunali è demandata la facoltà di prevedere, nell'ambito dei rispettivi statuti, l'incompatibilità tra le funzioni di consigliere e quelle di assessore".

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Marguerettaz.

Marguerettaz (PpVA) Brevemente per illustrare il senso di questo emendamento, che sintetizza una grossa fetta della discussione generale che abbiamo avuto oggi. Parliamo della nomina della giunta: noi chiediamo, con gli emendamenti a questo articolo, che sia potere del sindaco nominare i componenti della giunta; che questo possa avvenire in tutti i comuni della Valle, al di là della popolazione di ognuno di essi; che in questa facoltà del sindaco di scegliere la sua squadra, cioè coloro che con lui divideranno più di ogni altro la responsabilità della gestione della cosa pubblica in quel comune, evidentemente all'interno della giunta non possa essere prevista la scelta del vicesindaco, che emendamenti e approvazioni di articoli precedenti a questo hanno già dato come eletto direttamente dall'elettorato.

Parallelamente a questo si inizia, soprattutto nel comma 1, così come lo proponiamo, a definire un po' il ruolo del consiglio comunale. Non crediamo che proponendo la possibilità per il sindaco di scegliere la giunta, si svuoti il ruolo del consiglio comunale; crediamo invece che sia significativo differenziare il ruolo della giunta e il ruolo del consiglio; in questo senso, nel comma 1, diciamo che il governo formato dal sindaco e dal vicesindaco scelti dall'elettorato, dalla giunta scelta dal sindaco, propone al consiglio non gli uomini da votare, ma gli indirizzi che intende realizzare a livello di governo. E il consiglio discute questi indirizzi e li approva. Cioè, poniamo il consiglio nella linea ispiratrice della legge n. 142: alla giunta il ruolo esecutivo, al consiglio il ruolo propositivo e di controllo. Al tempo stesso diamo la possibilità, così come previsto dalla legge nazionale al sindaco, di revocare uno o più assessori con adeguati motivi e gli stessi, in caso di revoca, devono essere comunicati allo stesso consiglio comunale.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Florio.

Florio (VA) La soluzione che si intende dare, almeno dalle dichiarazioni che ho ascoltato e dopo la riunione dei capigruppo di maggioranza, al problema della incompatibilità, è una soluzione che non ci trova per nulla d'accordo. Abbiamo cercato di spiegare prima gli interventi generali che questo è uno degli aspetti innovativi principali della legge n. 81, e sarebbe anche in questa legge segno della volontà di stabilire delle norme che cerchino concretamente di ovviare ai seri problemi che il Comune di Aosta ha avuto relativamente alla indicazione e alla nomina degli assessori, e servirebbe dall'altra parte anche a stabilire un filo diretto, non sindacabile dalle singole forze politiche presenti in consiglio, fra il sindaco e gli assessori stessi.

Deriverebbe dalla soluzione da noi proposta un chiaro accento di volontà di governo, fondato su di un programma preciso, concordato con le forze politiche che hanno concorso alla elezione del sindaco, ma a queste non strettamente e non direttamente vincolato.

Non si vuole fare una scelta di questo tipo, ci si vuole lavare le mani e si vuole rinviare una decisione di tale importanza al consiglio comunale. Vi garantisco che non ne capisco il motivo, anche perché non riesco a capire come la stessa forza politica, che ha manifestato qui dentro così tanta sfiducia nei confronti del consiglio comunale di Aosta, possa avere oggi così grande fiducia nei confronti dello stesso consiglio comunale di essere in grado di assumere da solo una decisione di tale importanza.

Si vuole cioè pretendere che i singoli consiglieri comunali di quel consiglio così delegittimato siano in grado di dire: non saremmo più consiglieri nel caso in cui diventassimo assessori nel successivo consiglio.

A noi sembra che sia un elegante escamotage per dire da una parte che si rispetta l'autonomia del Comune di Aosta, e dall'altra per essere certi che una scelta di questo tipo non verrà fatta.

Devo anche dire molto schiettamente che personalmente, nel caso in cui non passasse l'emendamento da noi proposto della stretta incompatibilità, questa sarebbe una prima pietra non indifferente nei confronti di un atteggiamento finale su questo disegno di legge almeno di astensione.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Parisi.

Parisi (VAP) Avevo presentato un emendamento su questo articolo, che in qualche modo cercava di essere una mediazione fra quello presentato dal gruppo Verde e quello presentato da altre forze politiche.

Il motivo che mi aveva spinto a far questo era quello che, una volta stabilito il principio della incompatibilità, mi sembrava perverso far perdere al consigliere che andava ad occupare la carica di assessore, che per qualsiasi motivo si trovasse poi a perdere questa funzione. Anche perché la delega di assessore gli viene attribuito dal sindaco, e lo stesso sindaco gliela può togliere.

Allora il fatto di prevedere che la incompatibilità dovesse sussistere solo per il periodo in cui il consigliere andava a ricoprire la carica di assessore, mi sembrava garantirlo da una possibile eventualità di perdere il diritto ad essere consigliere, anche perché il consigliere per essere eletto, nel momento della campagna elettorale, fa un enorme sforzo di propaganda, quindi mi sembrava che questo fosse uno strumento per garantirlo da questo pericolo.

Mi spiace che non si sia voluto cogliere questo aspetto, che mi sembrava potesse conciliare quello che era il principio generale, cioè la necessità di scindere la funzione esecutiva dalla funzione deliberante del consiglio comunale, e nello stesso tempo quello di garantire questa funzione. Il fatto di demandare allo statuto è un voler scrollarsi di dosso una responsabilità che deve essere di questo consiglio, dal momento in cui va ad approvare un disegno di legge.

Si poteva fare questo sforzo, mi dispiace che non si sia voluto fare, e l'invito che rivolgevo era proprio nel senso di migliorare il testo di legge. Questo proponimento che avevo posto infatti andava nel senso di migliorare il testo venuto fuori dalle commissioni, non andava a stravolgere il contenuto della legge ma andava solo a chiarire meglio un aspetto che ritengo importante. E legato al Comune di Aosta avrebbe avuto un grosso significato politico.

Presidente Pongo in votazione l'emendamento al 1 comma dell'articolo 5 presentato dalla Lega e dal PpVA.

Presenti: 34

Votanti e favorevoli: 8

Astenuti: 26 (Agnesod, Aloisi, Bavastro, Bionaz, Borre, Chenuil, Dujany, Ferraris, Florio, Lanivi, Lavoyer, Louvin, Mafrica, Parisi, Perrin C., Perrin G.C., Perron, Piccolo, Riccarand, Rini, Squarzino, Stévenin, Vallet, Vicquéry, Viérin D., Voyat)

Presidente Al comma 2 dell'articolo 5 l'emendamento soppressivo decade. L'emendamento al comma 3 decade, gli emendamenti ai commi 5 e 6 vengono ritirati.

Pongo in votazione l'emendamento del Consigliere Parisi.

Ha chiesto la parola il Consigliere Marguerettaz.

Marguerettaz (PpVA) Un suggerimento: credo che forse sia meglio far votare l'emendamento Florio, perché inserisce un argomento in più, che è quello della dichiarata incompatibilità.

L'emendamento del Consigliere Parisi lo vedrei come integrativo dell'emendamento del Consigliere Florio.

Presidente Pongo in votazione l'emendamento del Consigliere Florio. Ha chiesto la parola il Consigliere Marguerettaz.

Marguerettaz (PpVA) Per breve dichiarazione di voto. Voteremo a favore di questo emendamento, perché riteniamo che nella città di Aosta sia oltremodo necessario andare ad una distinzione molto netta fra quelli che sono i ruoli della giunta e quelli che sono i ruoli del consiglio.

Non sancendo la incompatibilità fra assessore e consigliere comunale, si andrebbe nuovamente incontro a tutta una serie di equivoci e di intrallazzi fra le varie forze politiche, non riuscendo a cambiare la situazione nella quale ancora oggi si trova purtroppo il Comune di Aosta.

Presidente Pongo in votazione l'emendamento del Consigliere Florio.

Presenti: 34

Votanti e favorevoli: 13

Astenuti: 21 (Agnesod, Aloisi, Bavastro, Bionaz, Borre, Chenuil, Chiarello, Ferraris, Lavoyer, Louvin, Mafrica, Perrin C., Perrin G.C., Perron, Piccolo, Rini, Stévenin, Vallet, Vicquéry, Viérin D., Voyat)

Presidente Pongo in votazione l'emendamento del Consigliere Parisi

Presenti: 34

Votanti e favorevoli: 12

Astenuti: 22 (Agnesod, Aloisi, Bavastro, Bionaz, Borre, Chenuil, Ferraris, Florio, Lavoyer, Louvin, Mafrica, Perrin C., Perrin G.C., Perron, Piccolo, Riccarand, Rini, Stévenin, Vallet, Vicquéry, Viérin D., Voyat)

Presidente Sull'emendamento del Consigliere Perrin, che propone un nuovo comma ottavo, ha chiesto la parola il Consigliere Perrin Giuseppe Cesare.

Perrin G.C. (UV) Il y a avant un amendement au 7ème alinéa, la commission avait complètement oublié cet aspect, c'est un amendement technique qui nous a été proposé par ceux qui nous ont aidés à formuler la loi, et qui prévoit l'impossibilité à l'intérieur de la junte d'avoir deux représentants d'une unique famille.

Presidente Così come è presentato è il comma ottavo. Pongo in votazione l'emendamento proposto dal Consigliere Perrin Giuseppe Cesare.

Presenti, votanti e favorevoli: 34

Presidente Pongo in votazione l'emendamento proposto dal Vicepresidente Aloisi.

Presenti: 34

Votanti: 30

Favorevoli: 27

Contrari: 3

Astenuti: 4 (Dujany, Lanivi, Parisi, Riccarand)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 5 nel testo così emendato:

Articolo 5 (Nomina della giunta)

1. Nei comuni con popolazione sino a 15.000 abitanti, nella prima seduta successiva all'elezione, il consiglio comunale, dopo la convalida degli eletti, nomina, su proposta del sindaco, la giunta, ad eccezione del vicesindaco nominato ai sensi dell'articolo 3, comma 2, e approva gli indirizzi generali di governo.

2. Le votazioni per la nomina di cui al comma 1 hanno luogo per scrutinio palese a maggioranza assoluta dei consiglieri assegnati e, dopo il secondo scrutinio, a maggioranza dei consiglieri presenti. La votazione dei componenti la giunta si effettua esprimendo un "Sì" o un "No" sulla proposta complessiva formulata dal sindaco.

3. Nei comuni con popolazione sino a 15.000 abitanti, il consiglio comunale può, su proposta motivata del sindaco, revocare uno o più assessori, con esclusione del vicesindaco nominato ai sensi dell'articolo 3, comma 2, votando con le modalità previste al comma 2.

4. Nei comuni con popolazione sino a 15.000 abitanti, la surrogazione dei componenti della giunta determinata da dimissioni, revoca o da qualsiasi altra causa sopravvenuta deve essere effettuata nella prima seduta successiva al verificarsi dell'evento, con le modalità di cui ai commi 1 e 2.

5. Nei comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti, il sindaco nomina i componenti della giunta, ad eccezione del vicesindaco nominato ai sensi dell'articolo 3, comma 2, e ne dà comunicazione al consiglio comunale nella prima seduta successiva all'elezione, unitamente alla proposta degli indirizzi generali di governo.

6. Il consiglio comunale, dopo la convalida degli eletti, approva gli indirizzi generali di governo di cui al comma 5, con votazione per scrutinio palese a maggioranza assoluta dei consiglieri assegnati e, dopo il secondo scrutinio, a maggioranza dei consiglieri presenti.

7. Nei comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti, il sindaco può revocare uno o più assessori ad eccezione del vicesindaco dandone motivata comunicazione al consiglio comunale; il sindaco, in caso di dimissioni, revoca o per qualsiasi altra causa sopravvenuta, può sostituire gli assessori, dandone comunicazione al consiglio comunale.

8. Nei comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti è demandata, ai consigli comunali la facoltà di prevedere, nell'ambito dei rispettivi statuti, l'incompatibilità tra le cariche di consigliere e di assessore.

9. Sia nei comuni con popolazione sino a 15.000 abitanti, sia in quelli con popolazione superiore a 15.000 abitanti, non possono far parte della giunta il coniuge, gli ascendenti, i discendenti, i parenti ed affini in primo grado del sindaco e del vicesindaco.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 20

Astenuti: 13 (Chiarello, Collé, Dujany, Florio, Lanièce, Lanivi, Linty, Marguerettaz, Parisi, Riccarand, Squarzino, Tibaldi, Viérin M.)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 6.

Presenti: 34

Votanti e favorevoli: 33

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 7.

Presenti: 34

Votanti e favorevoli: 33

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 8.

Presenti: 34

Votanti e favorevoli: 33

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 9.

Presenti: 34

Votanti e favorevoli: 33

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 10.

Presenti: 34

Votanti e favorevoli: 33

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente All'articolo 11 vi sono due emendamenti, il primo presentato dal Consigliere Chiarello e il secondo dal Consigliere Tibaldi, che rispettivamente recitano:

Emendamento All'articolo 11, al punto 1, sostituire "5 anni" con "4 anni".

Emendamento Il comma 6 dell'articolo 11 è così modificato:

"Chi ha ricoperto per due mandati consecutivi la carica di sindaco non è, allo scadere del secondo mandato, immediatamente rieleggibile alla medesima carica".

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiarello.

Chiarello (RC) Checché ne dica il Presidente della Giunta, che bisogna dare tempo al sindaco di portare a termine il suo programma, sono convinto - e penso che questa sia stata l'intenzione anche della legge nazionale - che con un maggioritario e con un potere come quello che si dà al sindaco, sia opportuno abbreviare il periodo di tempo nel quale egli può governare senza essere controllato.

Se la popolazione ritiene che in questi quattro anni abbia governato bene, non vedo perché non debba rinnovargli il mandato. Secondo me è giusto il tempo di 4 anni ed è per questo che propongo che dopo 4 anni vi sia un controllo da parte dell'elettore sul sindaco eletto.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Perrin Giuseppe Cesare.

Perrin G.C. (UV) Simplement pour déclarer l'abstension de l'Union Valdôtaine.

Presidente Pongo in votazione l'emendamento del Consigliere Chiarello.

Presenti: 31

Votanti e favorevoli: 5

Astenuti: 26 (Agnesod, Aloisi, Bavastro, Bich, Bionaz, Borre, Chenuil, Dujany, Florio, Lanivi, Lavoyer, Louvin, Mafrica, Parisi, Perrin C., Perrin G.C., Perron, Piccolo, Riccarand, Rini, Squarzino, Stévenin, Vallet, Vicquéry, Viérin D., Voyat)

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Tibaldi.

Tibaldi (LN) Sinteticamente con il nostro emendamento vogliamo permettere una certa ciclicità a livello di amministrazioni locali, evitare quindi una perpetuazione di persone ad incarichi amministrativi, e quindi permettere anche a più persone di poter accedere alle massime cariche amministrative del comune e di apportare la loro costruttività.

Questo per evitare il professionismo nella politica, per evitare questa forma di degenerazione che ha già coinvolto altri livelli istituzionali, e soprattutto con questo emendamento si limita solo la presentazione di una candidatura a sindaco dopo due mandati consecutivi, ma ciò non impedisce alla persona che ha ricoperto questo incarico di ripresentarsi e di essere titolare di una carica assessorile, quindi portare il suo contributo propizio al governo del comune.

Secondo noi questo limite va posto, per questo abbiamo mantenuto l'emendamento.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Parisi.

Parisi (VAP) Approvando il comma 6, questo annullerebbe il comma 7 dello stesso articolo... non so se ho capito male.

Presidente Non è possibile. Pongo in votazione l'emendamento del Consigliere Tibaldi.

Presenti: 32

Votanti e favorevoli: 6

Astenuti: 26 (Agnesod, Aloisi, Bavastro, Bich, Bionaz, Borre, Chenuil, Dujany, Ferraris, Florio, Lanivi, Lavoyer, Louvin, Mafrica, Parisi, Perrin C., Perrin G.C., Perron, Piccolo, Riccarand, Rini, Stévenin, Vallet, Vicquéry, Viérin D., Voyat)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 11 nel testo originale.

Presenti: 32

Votanti: 30

Favorevoli: 29

Contrari: 1

Astenuti: 2 (Linty, Tibaldi)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 12.

Presenti: 32

Votanti e favorevoli: 31

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 13.

Presenti: 32

Votanti e favorevoli: 31

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente All'articolo 14 vi sono tre emendamenti, il primo presentato dal Consigliere Chiarello, il secondo dal Consigliere Florio, e il terzo dai Consiglieri Marguerettaz, Tibaldi, Lanièce, che rispettivamente recitano:

Emendamento Articolo 14:

Sostituire "da un triennio ininterrottamente" con "abbiano residenza in Valle d'Aosta".

Emendamento Al comma 1 dell'articolo 14 le parole "da almeno un triennio" sono sostituite dalle parole "da almeno un anno".

Emendamento Al comma 1 dell'articolo 14 sostituire le parole "un triennio" con le parole "un anno".

Pongo in votazione l'emendamento del Consigliere Chiarello.

Presenti: 31

Votanti e favorevoli: 4

Astenuti: 27 (Agnesod, Aloisi, Bavastro, Bich, Bionaz, Borre, Chenuil, Collé, Dujany, Ferraris, Lanivi, Lavoyer, Louvin, Mafrica, Marguerettaz, Parisi, Perrin C., Perrin G.C., Perron, Piccolo, Rini, Stévenin, Tibaldi, Vallet, Vicquéry, Viérin D., Voyat)

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Florio.

Florio (VA) Credo che la sostanza di questo emendamento sia dovuta ai cittadini valdostani. Il richiamo che è stato fatto prima in una riunione a ciò che prevede lo statuto mi sembra sia superato dal tempo; ciò che accadeva nei modi di vita, nelle abitudini, nei rapporti tra residenza e lavoro nella seconda metà degli anni '40 credo che alla fine degli anni '90 non accada più, ma accada in modo molto diverso.

Credo che limitare l'elettorato passivo alla residenza da tre anni sia una fortissima limitazione, che non trova giustificazione in un vivere civile, là dove si è chiamati a dovere come cittadini pagare le tasse, partecipare comunque ad una parte importante della vita collettiva insieme.

Mi sembra che sia questo un volersi trincerare dietro norme vecchie, perché quella è una norma vecchia, superata dai tempi, per giustificare prospettive che con l'oggi poco hanno a che vedere.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Chiarello.

Chiarello (RC) Sul mio emendamento non ho parlato, però pensavo che avessimo un'altra opinione dei Valdostani. Certe volte si dice che dobbiamo entrare in Europa e quando qualcuno fa delle elucubrazioni, ci si dice che siamo tutti cittadini d'Europa, e poi non riusciamo neanche ad essere cittadini a pieno titolo valdostani, oppure si richiedono tre anni per poter diventare valdostani. Ricordo che questi cittadini pagano le tasse in Valle d'Aosta, come gli altri cittadini, sicché i doveri li hanno; a loro mancano solo dei diritti.

Mi dispiace, perché volevo presentare un altro emendamento che dicesse che potevano essere presentati solo quelli che avevano il bisnonno e il nonno con cognomi valdostani e che fossero di madre lingua francese oppure patois: quell'emendamento forse otteneva più voti di questo.

Non voterò neanche l'emendamento di Florio perché mi sembra ancora restrittivo all'indirizzo della gente valdostana.

Presidente É un intervento che lascia molto perplessi, questo del Consigliere Chiarello.

Pongo in votazione l'emendamento del Consigliere Florio insieme a quello proposto dai Consiglieri Marguerettaz, Tibaldi e Lanièce.

Presenti: 32

Votanti: 15

Favorevoli: 13

Contrari: 2

Astenuti: 17 (Agnesod, Bavastro, Bionaz, Borre, Chiarello, Lavoyer, Louvin, Perrin C., Perrin G.C., Perron, Piccolo, Rini, Stévenin, Vallet, Vicquéry, Viérin D., Voyat)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 14 nel testo originale.

Presenti: 34

Votanti: 22

Favorevoli: 21

Contrari: 1

Astenuti: 12 (Chenuil, Collé, Ferraris, Florio, Lanièce, Linty, Marguerettaz, Parisi, Riccarand, Squarzino, Tibaldi, Viérin M.)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 15.

Presenti: 34

Votanti e favorevoli: 33

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 16.

Presenti: 34

Votanti e favorevoli: 33

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 17.

Presenti: 34

Votanti e favorevoli: 33

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 18.

Presenti: 34

Votanti e favorevoli: 33

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 19.

Presenti: 34

Votanti e favorevoli: 33

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 20.

Presenti: 34

Votanti e favorevoli: 33

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 21.

Presenti: 34

Votanti e favorevoli: 33

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 22.

Presenti: 34

Votanti e favorevoli: 33

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 23.

Presenti: 34

Votanti e favorevoli: 33

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 24.

Presenti: 34

Votanti e favorevoli: 33

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 25.

Presenti: 34

Votanti e favorevoli: 33

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 26.

Presenti: 34

Votanti e favorevoli: 33

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 27.

Presenti: 34

Votanti e favorevoli: 33

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 28.

Presenti: 34

Votanti e favorevoli: 33

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 29.

Presenti: 34

Votanti e favorevoli: 33

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 30.

Presenti: 34

Votanti e favorevoli: 33

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 31.

Presenti: 34

Votanti e favorevoli: 33

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente All'articolo 32 ci sono quattro emendamenti, il primo presentato dal Consigliere Chiarello, il secondo dai Consiglieri Viérin Marco, Chiarello, Lanièce e Tibaldi e gli ultimi due dal Consigliere Squarzino, che rispettivamente recitano:

Emendamento All'articolo 32, al punto 1, sostituire l'esistente con: "Le liste per l'elezione del Consiglio comunale devono comprendere un numero di candidati non superiore al numero dei consiglieri da eleggere e non inferiore ai due terzi, con arrotondamento all'unità superiore qualora il numero dei consiglieri da comprendere nella lista contenga una cifra decimale superiore a 50 nelle liste dei candidati nessuno dei sessi può essere di norma rappresentato in misura superiore ai due terzi".

Emendamento La lettera a) del comma 1 dell'articolo 32 è così sostituita:

a) da un minimo di 3 ad un massimo di 11 per i comuni con popolazione sino a 500 abitanti.

Emendamento Sostituire il comma 3 dell'articolo 32 con il seguente comma:

"3. Nelle liste dei candidati nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura superiore ai tre quarti dei consiglieri assegnati".

Emendamento Sostituire il comma 4 dell'articolo 32 con il seguente comma:

"4. Nelle liste dei candidati nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura superiore ai due terzi dei consiglieri assegnati".

Pongo in votazione l'emendamento proposto dal Consigliere Chiarello.

Presenti: 34

Votanti e favorevoli: 7

Astenuti: 27 (Agnesod, Aloisi, Bavastro, Bich, Bionaz, Borre, Chenuil, Dujany, Ferraris, Florio, Lanivi, Lavoyer, Louvin, Mafrica, Parisi, Perrin C., Perrin G.C., Perron, Piccolo, Riccarand, Rini, Squarzino, Stévenin, Vallet, Vicquéry, Viérin D., Voyat)

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Viérin Marco.

Viérin M. (PpVA) Il nostro emendamento ritengo abbia una valenza importantissima, proprio per un discorso di democrazia. Lo abbiamo presentato oggi in aula, proprio perché ci è sfuggito per il poco tempo avuto, e penso sia sfuggito a molte forze politiche, anche perché parlando oggi fra i consiglieri presenti ho visto che questo problema ha interessato un po' tutti. Quindi gradirei che allo stesso modo ci fosse attenzione nella votazione.

Lo illustro in maniera molto breve. L'articolo 32 propone al primo comma, al punto a), che anche per i comuni sotto i 500 abitanti il minimo di candidati sia comunque 8, più sindaco e vicesindaco, in totale 10. Se quindi una persona o più persone intendono cercare di costituire una lista in un comune di 100-200-300-400 abitanti, risulta molto difficile trovare 10 persone disponibili. I dati a disposizione ci dicono che sono 28 i comuni che sono a tutt'oggi sotto ai 500 abitanti (quasi il 40 percento dei comuni tolto Aosta), nei quali rischieremmo di avere una lista sola; questo non permetterebbe un buon funzionamento comunque dei consigli, perché non consentirebbe a persone che volessero impegnarsi per il bene comune di candidarsi e giocare il ruolo della minoranza, in quanto tutti dobbiamo ricordarci che in un consiglio ci deve essere una maggioranza e una minoranza che eserciti il proprio compito di controllo. Il consiglio infatti, proprio perché la sua funzione è distaccata dalla funzione della giunta, deve esercitare una funzione di indirizzo e di controllo, e se non abbiamo un domani in questi comuni la possibilità pratica di proporre delle persone per far sì che queste controllino l'operato della maggioranza, andremmo verso un cammino buio.

Questo è legato anche all'emendamento successivo che ho presentato per l'articolo 53, che illustrerò in seguito.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Ferraris.

Ferraris (GV-PDS-SV) Chiederei una breve pausa per la maggioranza rispetto a questo.

Presidente Cinque minuti di sospensione.

Si dà atto che i lavori sono sospesi dalle ore 19,20 alle 19,36.

Presidente Riprendono i lavori. Ha chiesto la parola il Consigliere Florio.

Florio (VA) La proposta del Consigliere di opposizione ha una sua validità, perché tende ad abbassare il minimo dei candidati presenti in una lista per poter partecipare alla competizione elettorale. C'è però un problema nel numero minimo di 3, perché nel caso di una lista di 3 persone l'eventuale sindaco eletto con quella lista non potrebbe avere la maggioranza all'interno del consiglio comunale.

Il numero minimo per poter garantire questa maggioranza è 5. Sommando ai 5 i due, sindaco e vicesindaco, si otterrebbe il numero di 7, che costituisce la maggioranza rispetto al numero di 11 membri del consiglio, nei comuni con popolazione fino a 500 abitanti fissata dall'articolo 2.

Propongo di correggere 3 con 5.

Presidente Ha chiesto la parola il Vicepresidente, Viérin Marco.

Viérin M. (PpVA) Posso esprimere una certa soddisfazione perché si è analizzato questo problema, anche perché prima nella mia relazione avevo saltato un passaggio, che è questo. Vi sono addirittura dei comuni che non arrivano a 100 anime, quindi vuol dire una settantina di elettori. Ritengo che un domani oltretutto un comune di queste dimensioni funzioni meglio se amministrato da 7 anziché da 12, perché se dovessimo mettere 12 amministratori per 70 elettori, avremmo sicuramente 2 persone per ogni famiglia a fare gli amministratori.

Ringrazio per aver capito questa proposta e accetto di portare il numero minimo da 3 a 5.

Presidente L'emendamento presentato dai Consiglieri Viérin Marco, Chiarello, Lanièce e Tibaldi, pertanto viene così modificato:

Emendamento La lettera a) del comma 1 dell'articolo 32 è così sostituita:

a) da un minimo di 5 ad un massimo di 11 per i comuni con popolazione sino a 500 abitanti.

Lo pongo in votazione.

Presenti, votanti e favorevoli: 34

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Squarzino Secondina.

Squarzino (VA) A me sembra importante riprendere tali e quali le espressioni che sono nella legge nazionale; mi sembra che il testo, così com'è, sia già migliorativo rispetto alla prima bozza che è arrivata in commissione, quindi vedo che c'è stata un'attenzione a questo riguardo. Ma ribadisco che non è sufficiente, perché è dal 1991, da più di 3 anni, che c'è questa legge n. 125 in cui al primo articolo si dice chiaramente che la finalità è quella di realizzare l'uguaglianza sostanziale fra uomini e donne, anche mediante l'adozione di misure denominate azioni positive per le donne, al fine di rimuovere gli ostacoli che di fatto impediscono loro la realizzazione di pari opportunità. Credo sia importante che anche a livello regionale sia recepita questa norma, che è stata inserita a livello nazionale.

Prima il Consigliere Perrin ha fatto una battuta nel dire: "Aspetto chissà quale giudizio"; dico semplicemente che, non avendo votato il precedente emendamento e non votando questi due, secondo me il Consiglio regionale della Valle d'Aosta perde un'occasione storica. Non solo, mi chiedo come si possa parlare di Europa, come possono le donne ancora credere a chi parla di Europa, di vocazione europea della Valle d'Aosta, quando, di fronte ad una disposizione molto chiara, su cui la CEE ha emanato più direttive, non si vuol tener conto di quanto a livello europeo è già stato approvato ed applicato in quasi tutti i paesi. Per questo mi sembra che non approvare questi due emendamenti e soprattutto il terzo emendamento, quello che si riferisce al comma 4, cioè alla città di Aosta, sia perdere un'occasione storica.

La stessa legge elettorale a livello nazionale è venuta incontro alle difficoltà, che qui sono emerse, riguardanti i piccoli comuni; la stessa legge nazionale dice che nei comuni con popolazione inferiore ai 15mila abitanti - ed è questo l'emendamento che propongo - la proporzione è 3/4, quindi si chiede che uno su quattro( e non si chiede il 50 percento) sia rappresentante del sesso femminile. Per i comuni con popolazione superiore a 15mila abitanti, si chiede che una su tre candidati sia rappresentante del sesso femminile.

Chi ha voluto capire il discorso lo ha capito, e credo che anche le donne sapranno trarre le loro conclusioni dal voto che qui darà espresso.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Perrin Giuseppe Cesare.

Perrin G.C. (UV) Je ne crois pas, avec le vote que j'exprimerai plus tard, d'être anti-européen, et j'affirme que la proposition qui est sortie de la commission va au-delà de la proposition qui nous est présentée ici, parce que nous ne mettons pas de limitations, ni 3/4 ni 2/3, nous permettons à la Commune d'Aoste de présenter une liste de 28/29 et donc nous sommes de l'avant par rapport à cette proposition. Donc nous nous abstiendrons sur les deux amendements.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Squarzino Secondina.

Squarzino (VA) Credo che con questi due emendamenti ogni partito può presentare delle liste anche di tutte donne, se vuole, come no? Voglio dire che con questo emendamento non è che non si possono avere delle liste con tante donne, non è limitativo rispetto al numero maggiore delle donne presenti in lista, è solo rispetto al minimo. Dice il minimo, non dice che sono fisse, dice almeno quello.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Tibaldi.

Tibaldi (LN) Penso che in quest'aula tutti abbiano il rispetto per l'altro sesso, specie noi maschietti. Penso che le donne siano un gruppo sociale, come lo sono gli anziani, i bambini, gli omosessuali, e non siano un gruppo politico. Quindi mi sembra che alterare i meccanismi di rappresentanza con l'introduzione di quote di riserva, quasi fossero una categoria protetta, è offensivo nei confronti del sesso femminile. Allora se la mettiamo su basi quantitative, sembra quasi voler trascurare basi qualitative, ed io penso che questa sia un'offesa al sesso femminile. Quindi concordo in pieno con quanto previsto in questo articolo e mi asterrò dal votare l'emendamento presentato dal Consigliere Squarzino.

Presidente Pongo in votazione l'emendamento proposto dal Consigliere Squarzino al comma 3 dell'articolo 32.

Presenti: 33

Votanti: 11

Favorevoli: 9

Contrari: 2

Astenuti: 22 (Agnesod, Bavastro, Bionaz, Borre, Collé, Dujany, Lanièce, Lanivi, Lavoyer, Linty, Louvin, Marguerettaz, Perrin C., Perrin G.C., Perron, Piccolo, Stévenin, Tibaldi, Vallet, Vicquéry, Viérin D., Viérin M.)

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Squarzino Secondina.

Squarzino (VA) Per dichiarazione di voto rispetto al secondo emendamento e così rispondo agli altri colleghi, ripetendo quello che ho già detto nella mia prima introduzione. Proprio in base a quel tipo di ragionamento si ha una situazione tale per cui, guarda caso, altre persone al di là di questo consesso - e parlo di chi lavora all'ONU da tanti anni - pensano in modo diverso e proprio da tanti anni queste persone, che sono un po' più numerose di noi, hanno individuato un problema e una soluzione, parziale fin che si vuole, però un tentativo di soluzione.

Tentativo di soluzione che a livello nazionale è stato recepito e che qui ma, anzi,viene assunto, quasi deriso.

Presidente Pongo in votazione l'emendamento proposto dal Consigliere Squarzino al comma 4 dell'articolo 32.

Presenti: 32

Votanti: 11

Favorevoli: 9

Contrari: 2

Astenuti: 21 (Agnesod, Bavastro, Bionaz, Borre, Dujany, Lanièce, Lanivi, Lavoyer, Linty, Louvin, Marguerettaz, Perrin C., Perrin G.C., Perron, Piccolo, Stévenin, Tibaldi, Vallet, Vicquéry, Viérin D., Viérin M.)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 32 nel testo così emendato:

Articolo 32 (Liste dei candidati)

1. Le candidature alla carica di sindaco e di vicesindaco sono collegate ad una lista di candidati alla carica di consigliere comunale, comprendente un numero di candidati determinato nel modo seguente:

a) da un minimo di 5 ad un massimo di 11 per i comuni con popolazione fino a 500 abitanti;

b) da un minimo di 10 ad un massimo di 13 per i comuni con popolazione da 501 a 3.000 abitanti;

c) da un minimo di 12 ad un massimo di 17 per i comuni con popolazione da 3001 a 15.000 abitanti.

2. Per i comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti le candidature alla carica di sindaco e di vicesindaco sono collegate ad una lista o ad un gruppo di liste di candidati alla carica di consigliere comunale comprendente, per ciascuna di esse, un numero di candidati non inferiore a 21 e non superiore a 29.

3. Nelle liste dei candidati dei comuni con popolazione sino a 15.000 abitanti devono essere rappresentati entrambi i sessi.

4. Nelle liste dei candidati alla carica di consigliere comunale dei comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti devono essere rappresentati entrambi i sessi.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 29

Astenuti: 4 (Chiarello, Dujany, Lanivi, Squarzino)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 33.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 30

Astenuti: 3 (Chiarello, Dujany, Lanivi)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 34.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 32

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 35.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 32

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 36.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 32

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 37.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 32

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 38.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 32

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 39.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 32

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 40.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 32

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 41.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 32

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 42.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 32

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 43.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 32

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 44.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 32

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 45.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 32

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 46.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 32

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 47.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 32

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 48.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 32

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 49.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 32

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 50.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 32

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 51.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 32

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 52.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 32

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente All'articolo 53 ci sono due emendamenti, il primo proposto dal Consigliere Florio e il secondo dai Consiglieri Viérin Marco, Chiarello, Lanièce e Tibaldi, che rispettivamente recitano:

Emendamento Al comma 6 dell'articolo 53 le parole: "i due terzi dei seggi" sono sostituite dalle parole "i due terzi dei componenti".

Emendamento Dopo il comma 6 dell'articolo 53 è inserito il seguente:

6-bis. Qualora, nei comuni con popolazione sino a 500 abitanti, la lista collegata ai candidati alla carica di sindaco e di vicesindaco che hanno riportato il maggior numero di voti non abbia un numero di candidati sufficienti a ricoprire i seggi ad essa spettanti ai sensi del comma 6, i seggi vacanti sono attribuiti alle altre liste.

Ha chiesto la parola il Consigliere Florio.

Florio (VA) Il sesto comma recita: "...sono attribuiti i due terzi dei seggi assegnati al consiglio,...". Ai sensi del 1° comma dell'articolo 2 i seggi assegnati al consiglio sono ritenuti 11 per i comuni sino a 500 abitanti, 13 da 501 a 3000, 17 da 3001 a 15mila, 29 sopra i 15mila. Sono cioè escluse dal numero dei seggi assegnati le due figure del sindaco e del vicesindaco. L'estensione del conteggio dei 2/3 oltre che ai seggi assegnati anche a queste due figure comporterebbe di conseguenza un diverso numero di consiglieri dell'opposizione all'interno dei singoli consigli comunali.

Rimarrebbe invariato il numero dei consiglieri di opposizione per i comuni di cui alla lettera a) del primo comma dell'articolo 2 (4), passerebbero da 4 a 5 i consiglieri di opposizione di cui alla lettera b), primo comma, articolo 2 (da 501 a 3000), rimarrebbero 6 i consiglieri di opposizione nei comuni di cui alla lettera c) (da 3001 a 15mila), rimarrebbero 10 i consiglieri di opposizione nei comuni di cui alla lettera d) (Aosta).

Mi sembrava cioè più logico inserire una norma che consentisse di proporzionare meglio il numero dei consiglieri di opposizione dei comuni con popolazione da 501 a 3000 abitanti, rispetto ai comuni compresi nella fascia precedente e rispetto a quelli compresi nella fascia successiva. Avremmo quindi la successione di 4, 5, 6.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Perrin Giuseppe Cesare.

Perrin G.C. (UV) La proportion des 2/3 est toujours reportée au nombre des conseillers et donc là aussi nous nous abstiendrons sur les deux amendements.

Presidente Ha chiesto la parola il Vicepresidente, Viérin Marco.

Viérin M. (PpVA) Mi pare che la proposta di Florio sia quella che i Popolari hanno presentato in commissione, per portare anche per i comuni al di fuori di Aosta il rapporto da 2/3 ad 1/3. In commissione era stata approvata una soluzione intermedia, che prevedeva il rapporto non proprio esatto, ma favorendo la maggioranza (perché era 2/3 e qualcosa in più) nella prima fascia e nella terza fascia, cosa che non è avvenuta nella seconda fascia, perché applicando il discorso delle virgole non veniva.

Essendo una proposta che noi ritenevamo già valida, presentando addirittura un nostro emendamento in commissione, voteremo questo emendamento proprio perché ha la finalità di garantire un rapporto equo anche nella seconda fascia, cioè nei comuni da 500 a 3000, cosa che nella bozza che è uscita dalla commissione veniva a mancare.

Presidente Pongo in votazione l'emendamento proposto dal Consigliere Florio.

Presenti: 34

Votanti e favorevoli: 11

Astenuti: 23 (Agnesod, Aloisi, Bavastro, Bich, Bionaz, Borre, Chenuil, Dujany, Ferraris, Lanivi, Lavoyer, Louvin, Mafrica, Perrin C., Perrin G.C., Perron, Piccolo, Rini, Stévenin, Vallet, Vicquéry, Viérin D., Voyat)

Presidente Pongo in votazione l'emendamento proposto dai Consiglieri Viérin Marco, Chiarello, Lanièce e Tibaldi.

Presenti, votanti e favorevoli: 34

Presidente Pongo in votazione l'articolo 53 nel testo così emendato:

Articolo 53 (Modalità di elezione del sindaco, del vicesindaco e del consiglio comunale nei comuni con popolazione sino a 15.000 abitanti)

1. Nei comuni con popolazione sino a 15.000 abitanti, l'elezione dei consiglieri comunali si effettua con sistema maggioritario contestualmente alla elezione del sindaco e del vicesindaco.

2. Nella scheda sono indicati, a fianco del contrassegno, il candidato alla carica di sindaco ed il candidato alla carica di vicesindaco; sono inoltre tracciate le linee orizzontali in numero pari a quello dei voti di preferenza che l'elettore ha facoltà di esprimere per i candidati della lista votata.

3. Ciascun elettore ha diritto di votare per un candidato alla carica di sindaco e per un candidato alla carica di vicesindaco ad esso collegato, segnando il relativo contrassegno. Può altresì esprimere due voti di preferenza per i candidati alla carica di consigliere comunale compresi nella lista collegata ai candidati alle cariche di sindaco e di vicesindaco prescelti, scrivendone il cognome nelle apposite righe stampate sotto il medesimo contrassegno. Sono vietati altri segni o indicazioni.

4. É proclamato eletto alla carica di sindaco il candidato che ha ottenuto il maggior numero di voti. In caso di parità di voti si procede ad un turno di ballottaggio fra i due candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti, da effettuarsi la seconda domenica successiva a quella del primo turno. In caso di ulteriore parità viene eletto il più anziano di età. É altresì proclamato eletto il candidato alla carica di vicesindaco collegato al sindaco eletto.

5. A ciascuna lista di candidati alla carica di consigliere si intendono attribuiti tanti voti quanti sono i voti conseguiti dai candidati alla carica di sindaco e di vicesindaco ad essa collegati.

6. Alla lista collegata ai candidati alla carica di sindaco e di vicesindaco che hanno riportato il maggior numero di voti, nel primo o nel secondo turno di votazione, sono attribuiti i due terzi dei seggi assegnati al consiglio, con arrotondamento della cifra decimale all'unità superiore qualora il numero dei consiglieri da comprendere nella lista contenga una cifra decimale superiore a cinquanta. I restanti seggi sono ripartiti proporzionalmente fra le altre liste. A tal fine si divide la cifra elettorale di ciascuna lista successivamente per 1, 2, 3, 4,... sino a concorrenza del numero dei seggi da assegnare, e quindi si scelgono, tra i quozienti così ottenuti, i più alti, in numero eguale a quello dei seggi da assegnare, disponendoli in una graduatoria decrescente. Ciascuna lista ottiene tanti seggi quanti sono i quozienti ad essa appartenenti compresi nella graduatoria. A parità di quoziente, nelle cifre intere e decimali, il seggio è attribuito alla lista che ha ottenuto la maggiore cifra elettorale e, a parità di quest'ultima, per sorteggio.

7. Qualora, nei comuni con popolazione sino a 500 abitanti, la lista collegata ai candidati alla carica di sindaco e di vicesindaco che hanno riportato il maggior numero di voti non abbia un numero di candidati sufficienti a ricoprire i seggi ad essa spettanti ai sensi del comma 6, i seggi vacanti sono attribuiti alle altre liste.

8. Nell'ambito di ogni lista i candidati sono proclamati eletti consiglieri comunali secondo l'ordine delle rispettive cifre individuali. A parità di cifra individuale, sono proclamati eletti i candidati che precedono nell'ordine di lista. Il primo seggio spettante a ciascuna lista di minoranza è attribuito al candidato alla carica di sindaco della lista medesima. Il secondo seggio spettante a ciascuna lista di minoranza è attribuito al candidato alla carica di vicesindaco della lista medesima. I restanti seggi spettanti alle liste di minoranza sono attribuiti ai candidati alla carica di consigliere comunale che, nell'ordine, hanno riportato la maggiore cifra individuale nella lista medesima. In caso di parità di cifra individuale, sono proclamati eletti i candidati che precedono nell'ordine di lista.

Presenti: 34

Votanti e favorevoli: 22

Astenuti: 12 (Chiarello, Collé, Dujany, Florio, Lanièce, Lanivi, Linty, Marguerettaz, Riccarand, Squarzino, Tibaldi, Viérin M.)

Presidente All'articolo 54 ci sono 4 emendamenti, il primo presentato dal Consigliere Chiarello, il secondo ed il terzo dai Consiglieri Linty e Tibaldi, e il quarto dai Consiglieri Marguerettaz, Tibaldi, Chiarello e Lanièce, che rispettivamente recitano:

Emendamento All'articolo 54, al punto 2, sostituire l'esistente con "Ogni elettore può esprimere una sola preferenza".

Emendamento Il secondo comma dell'articolo 54 è così modificato:

"Ogni elettore può esprimere un voto di preferenza per un candidato alla carica di consigliere comunale".

Emendamento L'ottavo comma dell'articolo 54 è così modificato:

"Se l'elettore non ha indicato alcun contrassegno di lista, ma ha scritto la preferenza per uno dei candidati compresi nella medesima lista, si intende che abbia votato la lista alla quale appartiene il preferito. In tal caso non si intendono validamente votati anche i candidati alla carica di sindaco e vicesindaco collegati con la lista stessa".

Emendamento Articolo 54, comma 3: inserire, dopo le parole "della lista votata," le parole "il numero o".

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiarello.

Chiarello (RC) Mi sembra di averlo spiegato già nella presentazione di questa legge; è solo il rispetto di un referendum, che aveva detto anche in Valle d'Aosta di andare ad una sola preferenza.

Questo lo hanno detto i Valdostani, non io.

Presidente Pongo in votazione l'emendamento al comma 2 dell'articolo 54, proposto dal Consigliere Chiarello e dai Consiglieri Marguerettaz, Tibaldi, Chiarello e Lanièce.

Presenti: 34

Votanti e favorevoli: 10

Astenuti: 24 (Agnesod, Aloisi, Bavastro, Bich, Bionaz, Borre, Chenuil, Dujany, Ferraris, Lanivi, Lavoyer, Louvin, Mafrica, Parisi, Perrin C., Perrin G.C., Perron, Piccolo, Rini, Stévenin, Vallet, Vicquéry, Viérin D., Voyat)

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Marguerettaz.

Marguerettaz (PpVA) Questo emendamento dovrebbe permettere agli elettori valdostani di votare, dal punto di vista tecnico, in maniera diversa rispetto agli elettori delle altre regioni italiane, anche se credo che lo stesso Trentino abbia fatto qualcosa in questo senso. Si tratta cioè di ristabilire la possibilità per gli elettori di esprimersi per quanto concerne le preferenze anche con il numero di lista del candidato al consiglio comunale.

É una proposta che, sebbene abbia alcuni riflessi negativi, peraltro personalmente non credo che questi riflessi negativi abbiano mai inciso molto nella chiarezza del voto, ma si dice che il voto espresso tramite numero può dare luogo a delle non chiarezze nella lettura della volontà dell'elettore. Però credo che nella nostra regione togliere questa possibilità potrebbe ingenerare una serie di conseguenze più gravi dal punto di vista della lettura della volontà dell'elettore rispetto a quella del numero. Mi spiego.

In Valle d'Aosta ci sono tantissimi cognomi - innanzitutto cominciamo con il dire - di difficile scrittura, ma fin qui il problema sarebbe relativo, perché compito dello scrutatore o del presidente di seggio è quello di cercare di interpretare comunque la volontà dell'elettore e quindi anche un cognome scritto malamente potrebbe tuttavia essere letto quale preferenza per un determinato candidato. Il problema invece diventa assai più serio, quando si vanno a vedere le assonanze che ci sono fra diversi cognomi valdostani; credo che in questo caso, qualora alcune fra queste assonanze fossero presenti all'interno di una stessa lista, obiettivamente la scrittura sbagliata o impropria di uno di questi cognomi potrebbe creare davvero molta confusione.

Ho fatto una ricerca di 10 minuti, quindi una ricerca che ha 10mila e un limite al riguardo, ma credo che, soprattutto per un certo tipo di elettorato che non ha una completa proprietà della scrittura e del francese e in questo caso dei cognomi valdostani, di fronte ad una serie di cognomi avrebbe delle serie difficoltà. Ne vorrei citare alcuni che determinano queste assonanze: Jourdan - Jourdin - Cerise - Cerisey - Brunet - Brunier - Gorré - Gorrex - Champorney - Champourney - Rollé - Roullé - Bieler - Bieller - Béten - Bétan - Daba - Darvaz - Vuillermoz - Wuillermoz - Bich - Bic - Nicco - Niccod - Niccot - Jannel - Janel - Junin - Collé - Collet - Marguerettaz - Margueret.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Perrin Giuseppe Cesare.

Perrin G.C. (UV) Les considérations que M. Marguerettaz vient de faire sont exactes: il y a cette difficulté et il faut dire qu'en 1ère Commission nous avions affronté ce problème et nous avions tout d'abord décidé d'insérer la possibilité de voter aussi avec le numéro et non seulement en écrivant le nom et le prénom du candidat.

D'ailleurs nous avions pris cette décision aussi en nous rapportant à la loi de la province de Trento, de la province de Bolzano, mais ces deux provinces ont ensuite aboli cette possibilité et les contacts que M. Pau, responsable du Service électoral, a eu avec le Ministère de l'intérieur, nous ont fait pencher pour éliminer cette possibilité, parce que c'est l'une des conséquences qui pourraient être négatives, parce que, en introduisant cela qui est considéré par l'Etat d'adresse générale, nous risquerons de nous faire renvoyer la loi.

Donc, plutôt que de courir ce risque, nous acceptons d'éliminer cette possibilité. D'ailleurs, ayant eu des contacts avec le responsable du Service électoral, nous avons pu vérifier que là où les électeurs ont voté en devant signer le nom et le prénom, ce fait n'a pas diminué le nombre des électeurs qui ont exprimé la préférence et il n'y a pas eu d'énormes cas de faute dans l'expression du vote.

Pour ce qui nous concerne, nous nous abstiendrons sur cet amendement pour les raisons que j'ai exprimées, tout en appréciant cette requête de la part de Marguerettaz.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Marguerettaz.

Marguerettaz (PpVA) Semplicemente per dire che personalmente non sarei così preoccupato che questa legge possa essere inficiata da un eventuale emendamento quale quello che ho presentato.

Personalmente, se una preoccupazione in questo senso debbo avere, sarei più preoccupato di un articolo che abbiamo votato qualche tempo fa, in particolare quello che obbliga il triennio di residenza per quanto concerne l'elettorato passivo.

Credo che un articolo come questo possa rappresentare invece, piuttosto che quello di cui stiamo trattando, un grosso rischio per l'approvazione della nostra legge.

Presidente Pongo in votazione l'emendamento al comma 3, proposto dal Consigliere Marguerettaz.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 10

Astenuti: 23 (Agnesod, Bavastro, Bionaz, Borre, Chenuil, Ferraris, Florio, Lavoyer, Louvin, Mafrica, Parisi, Perrin C., Perrin G.C., Perron, Piccolo, Riccarand, Rini, Squarzino, Stévenin, Vallet, Vicquéry, Viérin D., Voyat)

Presidente L'emendamento al comma 8, proposto dal Consigliere Tibaldi, viene ritirato.

Presidente Pongo in votazione l'articolo 54 nel testo originale.

Presenti: 32

Votanti e favorevoli: 24

Astenuti: 8 (Chiarello, Collé, Florio, Lanièce, Linty, Marguerettaz, Squarzino, Tibaldi)

Presidente All'articolo 55 c'è un primo gruppo di emendamenti presentati dai Consiglieri Marguerettaz, Tibaldi, Lanièce, Chiarello; il secondo emendamento è presentato dai Consiglieri Florio, Riccarand, Squarzino, Bich, il terzo dal Consigliere Chiarello, e rispettivamente recitano:

Emendament - comma 1, aggiungere: "Le votazioni del sindaco e del vicesindaco si effettuano su apposita scheda, di colore diverso da quella per l'elezione dei consiglieri comunali".

- comma 2, modificare così: "La scheda per l'elezione del sindaco e del vicesindaco reca i nomi e i cognomi dei candidati alla carica di sindaco e di vicesindaco, scritti entro un apposito rettangolo, al di sotto del quale sono riportati i contrassegni della lista o delle liste con cui i candidati sono collegati. Ciascun elettore indica la propria scelta tracciando un segno sui nominativi dei candidati alla carica di sindaco e di vicesindaco ".

- comma 4, abrogare le parole: "e si intende nullo il voto di lista".

- comma 5: abrogare.

Emendamento I commi 2 e 3 sono sostituiti dai seguenti:

"2. La scheda per l'elezione del sindaco e del vicesindaco è quella stessa utilizzata per l'elezione del consiglio. La scheda reca i cognomi e i nomi dei candidati alla carica di sindaco e di vicesindaco, scritti entro un apposito rettangolo, al cui fianco sono riportati i contrassegni della lista o delle liste con cui i candidati sono collegati. Ciascun elettore vota per un candidato alla carica di sindaco e di vicesindaco tracciando un segno sull'apposito rettangolo che contiene i due nominativi.

L'elettore può inoltre votare per una delle liste collegate ai candidati alla carica di sindaco e vicesindaco tracciando un segno sul contrassegno di tali liste.

3. Al fine del calcolo dei voti validi per l'elezione del sindaco e del vicesindaco vengono conteggiati solo i voti espressi nel rettangolo contenente i nominativi dei candidati".

Emendamento Al punto 4 sostituire: "si intende nullo il voto di lista" con "si intende valido anche il voto di lista".

Ha chiesto la parola il Consigliere Marguerettaz.

Marguerettaz (PpVA) Credo che con gli emendamenti di questo articolo si entri decisamente in uno dei punti nodali di questa legge, se non in quello per certi versi più controverso e per altri aspetti significativo. Andiamo qui ad indicare le modalità per le elezioni del Consiglio comunale di Aosta, in particolare in questo articolo, così come è presente nel testo di legge della commissione, l'articolo 55 concerne l'elezione del sindaco e del vicesindaco nel Comune di Aosta, per quanto riguarda il primo turno delle votazioni. Nel comma 1, nel comma 2 in particolare, si parla della modalità con cui avviene l'elezione del sindaco e del vicesindaco, quindi parlando della modalità si prospetta il tipo di scheda che verrà data all'elettore.

É evidente che, illustrando questo mio primo comma, non si può non iniziare una riflessione generale sul sistema di votazione che si vuole instaurare nella città di Aosta per quanto concerne il consiglio comunale. La prima cosa da dirsi in maniera chiara è che, se il sistema rimane quello indicato nel testo di legge che abbiamo davanti, i cittadini di Aosta voteranno con meno libertà rispetto ad un qualunque altro cittadino della Repubblica italiana. La tesi a sostegno del testo presentato, che è stata ripresa anche dal Presidente Viérin nella sua conclusione dopo la discussione generale, affermava la necessità attraverso questo disegno di legge di sostenere la governabilità e contemporaneamente la rappresentatività degli eletti, del governo comunale.

Credo che il gioco stia tutto qui. Sono due esigenze rispettabilissime entrambe, ma quando un disegno di legge deve garantire una governabilità, esiste una linea di demarcazione molto sottile che separa il campo delle regole che normano la governabilità dal campo che norma la libertà di espressione di voto del cittadino. Faccio un esempio che non vuole essere così esplicito riguardo a questa legge, ma una dittatura è un sistema che garantisce pienamente la governabilità, ledendo completamente la libertà di voto dei cittadini. Qui non stiamo parlando di dittatura, ma a nostro avviso con questa proposta, così come è indicata la necessità giusta di salvaguardare una governabilità di un comune, va oltre quella linea di demarcazione ed occupa uno spazio di libertà di voto degli elettori.

In cosa consiste tecnicamente questo? Un discorso credo che in questi giorni, sebbene poco numerosi dal punto di vista del tempo, ma molto caldi e molto partecipati e vissuti dal punto di vista delle forze politiche ed anche dei "media", sia stato già analizzato. In sintesi, con questo sistema così impostato, si impedisce ad un qualsiasi elettore di poter scegliere il sindaco slegando questa sua scelta dalla scelta politica, cioè dalla scelta della lista del partito. La proposta, lo sapete tutti, prevede che votando una qualsiasi delle liste presenti sulla scheda si voti automaticamente il sindaco ad esse collegate. É, ripeto, una piccola ma significativa invasione di campo; nella palla a volo, quando in un'azione di gioco il giocatore di una squadra tocca con la mano la rete e mette quindi la mano al di là del proprio campo, l'arbitro fischia un fallo, si chiama proprio invasione di campo. Credo che questa sia un'immagine che possa chiarire qual è la nostra lettura di questo sistema.

Noi invece pensiamo che il cittadino di Aosta abbia il diritto di votare con ampia libertà, che questa libertà non possa essere ristretta dentro i canali delle forze politiche, e non crediamo, facendo la proposta che mi appresto ad illustrare, di andare nella direzione che qualcuno ha sollevato, nel dire che si vuole svilire il ruolo delle forze politiche.

Noi crediamo anzi che, impostando il sistema di voto così come lo vorremmo noi, il ruolo delle forze politiche verrebbe non solo svilito, ma esaltato. Il ruolo delle forze politiche verrebbe reso più decoroso rispetto a certe degenerazioni, alle quali tutte le forze politiche presenti, ivi compresa la mia, purtroppo spesso siamo andati incontro. Allora, cosa si tratta di fare? Si tratta da una parte di far tendere le liste politiche, le liste dei partiti, le aggregazioni, alla scelta dei migliori candidati per la città; e qui mi si potrebbe obiettare: è paradossale che una lista non pensi di candidare il miglior candidato per la città. Ma non è così paradossale.

Tante volte in un sistema - e permettemi la battuta, che non vuole offendere nessuno, anche in quest'aula - abbiamo potuto assistere ad uno spettacolo di questo genere, cioè a persone non sempre all'altezza di gestire anche determinati assessorati importanti, poste comunque alla guida di tali assessorati per convenienze di tipo politico. In questi casi, e sono più di uno, è bene che il ruolo dei partiti venga rivisto, senza volerlo svilire, ma anzi cercando di esaltarlo nuovamente al ruolo che dovrebbero occupare.

Quindi non è così scontato che le forze politiche scelgano il migliore dei candidati alla guida della città; troppi sono gli interessi, gli equilibri, i giochi da gestire all'interno delle singole forze politiche, in particolare delle forze politiche particolarmente grandi. Io vengo da una forza politica che era particolarmente grande, sappiamo bene che oggi ci sono ancora delle forze politiche particolarmente grandi e all'interno di queste forze politiche giocoforza si innescano dei meccanismi di questo genere, che il sistema che proponiamo non ci illudiamo cancelli, ma pensiamo possa contribuire a migliorare.

Se tutte le liste sono stimolate a ricercare il miglior candidato, l'uomo più rappresentativo, non al proprio interno ma sulla cittadinanza, a guidare la città di Aosta, è bene a questo punto che il cittadino aostano abbia (e ce l'avrà se gliela daremo in questo modo) la capacità critica di scegliere, all'interno di queste persone candidate a sindaco e a vicesindaco della città, coloro che realmente meglio possono avere la loro fiducia, coloro che realmente possono essere in grado di amministrare, secondo l'avviso degli elettori, bene la città di Aosta. E al di là delle appartenenze politiche.

Mi si dice che con il sistema che noi proponiamo c'è il rischio di una invasione di campo all'incontrario, cioè volendo difendere strenuamente, in maniera forse troppo estesa, la libertà di voto del cittadino, si invade il campo della governabilità. Allora voglio fare una premessa in questo senso: che a parità di condizioni preferirei invadere il campo della governabilità, piuttosto che invadere il campo della libertà di voto del cittadino. Perché invadere il campo della governabilità, se questo dovesse accadere, cosa dovrebbe far scattare? Un senso di responsabilità assai maggiore di quello che c'è oggi da parte di tutte le forze politiche. Pertanto, da un punto di vista del ragionamento, al quale ho assistito in questi giorni parlando più o meno informalmente con esponenti degli altri partiti, se un sindaco di Aosta dovesse trovarsi in minoranza, il senso di responsabilità da un punto di vista del governo della città, per una lista o per un gruppo di liste che, non avendo nel sindaco la propria espressione, perché il sindaco che è stato eletto apparteneva ad un'altra coalizione, ma trovandosi esse ad avere la maggioranza del consiglio comunale, il senso di responsabilità di queste liste cosa porterebbe le medesime a fare? O a cercare una mediazione di tipo politico, per far sì che comunque l'amministrazione comunale continui in maniera efficiente, oppure, altra scelta comunque rispettabilissima, a sfiduciare il sindaco. Certo che sfiduciare il sindaco, che ha avuto la maggioranza dei consensi della popolazione, non sarebbe un senso di alta responsabilità, soprattutto se una sfiducia di questo genere fosse fatta prima di aver verificato le reali capacità di questo sindaco, prima di aver verificato se un programma di amministrazione serio sulla città possa progredire o meno.

Ancora una considerazione a questo riguardo. Il rischio, per quanto riguarda il discorso della rappresentatività politica per quanto concerne il Comune di Aosta in questo momento - e non vuole essere una forzatura ma una constatazione che ho avuto modo di percepire sentendo dei colleghi che, come me, sono passati attraverso l'esperienza di amministrare il Comune di Aosta - dicevo che il rischio è quello di politicizzare ancora troppo il Consiglio comunale di Aosta.

Facevo questo esempio molto banale: se andassimo a chiedere fuori da una campagna elettorale ad un elettore dell'Union Valdôtaine, ad un elettore del PDS, ad un elettore nostro, cosa vuole dall'Amministrazione comunale di Aosta, nessuno di questi risponderebbe: "che governi l'Union Valdôtaine, che governi il PDS o che governi il PpVA"; tutti direbbero le cose che noi stessi diciamo, fra l'altro fuori da quest'aula.... No, non è un discorso politico, Voyat, questo è un discorso che fai tu; alla gente non gliene frega niente del commissario o del sindaco o dell'appartenenza politica del sindaco, la gente di Aosta è preoccupata che questa città viva un degrado sempre più evidente, che non si facciano più neanche gli asfalti delle strade, che l'ambiente sia lasciato ad un degrado incredibile, è questo che interessa la gente di Aosta. Allora, gli abitanti di Aosta oggi vogliono una amministrazione prima di una politica, e questa legge, così come è proposta, gli dà ancora la politica prima dell'amministrazione.

Scendo nel dettaglio dell'emendamento. Allora come votare? Nella maniera più chiara possibile per l'elettore: votare su due schede, in modo che sia netta la differenza tra l'elezione del sindaco e l'elezione del consiglio comunale. So che ci sono anche altri emendamenti su questo articolo, che non prevedono questo sistema di votazione, pur volendo emendare l'articolo stesso della legge. Noi riteniamo comunque che questo sarebbe il miglior sistema, quello più chiaro, più semplice che gli elettori capirebbero più immediatamente: da una parte i nomi dei candidati a sindaci con i simboli delle liste che li sostengono, dall'altra parte i simboli delle liste con le linee per tracciare le eventuali preferenze.

Questo sistema è stato adottato in Sicilia, mi è stato obiettato il caso di Catania, uno dei pochi casi per la verità in Italia dove si è verificata una ingovernabilità; credo che nei comuni della Sicilia si voglia far passare un'idea che sostanzialmente non è vera. Allora il rischio c'è, ce ne rendiamo conto, ma comunque, anche dal punto di vista della possibilità del calcolo delle probabilità, se volete è minimo.

Allora, dicevo, una chiarezza su questo articolo, una chiarezza su questa legge che, così come è presentata, non ha. Anche da un punto di vista educativo, se siamo qui a dire che c'è una grossa confusione nei ruoli fra consiglio, giunta, sindaco, vicesindaco, l'andare a proporre le due schede può servire, se non altro da un punto di vista pedagogico, a far capire all'elettorato che tra l'elezione di un sindaco e l'elezione di un consiglio comunale c'è una grande differenza.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Perrin Giuseppe Cesare.

Perrin G.C. (UV) Ce titre de la loi a été longuement illustré ce matin de la part d'à peu près tous ceux qui sont intervenus, lors du débat général.

Comme nous savons très bien que nos interventions ne sont pas faites pour convaincre les uns ou les autres, puisque nous avons nos positions, je retiens parfaitement inutile de reprendre ce débat, donc je déclare tout simplement l'abstention du groupe de l'Union Valdôtaine sur ces amendements.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Florio.

Florio (VA) Non voglio convincere nessuno, neanche il Consigliere Marguerettaz, ma credo sia dignitoso intervenire, dire come la pensiamo, perché questo è il nocciolo della legge. Intorno a questo articolo giochiamo la presa in giro degli elettori o l'atteggiamento corretto nei confronti degli stessi elettori.

Marguerettaz, noi non voteremo questo emendamento, noi non siamo per la presentazione di due schede separate, perché crediamo che sia indispensabile separare il voto attribuito al sindaco rispetto a quello attribuito alla lista o alle liste o ad una delle liste che lo sostengono. Ma crediamo anche che sia opportuno non correre il rischio, limitando è vero parte della libertà assoluta del cittadino, crediamo che sia opportuno non correre il rischio di costituire a priori maggioranze consiliari diverse rispetto a quelle che possono esprimere il sindaco. Sarebbe questo in effetti un rischio che non è eccessivamente grande in termini di statistica, ciò che è avvenuto nel resto del Paese lo sta a dimostrare, ma è quanto meno un rischio presente.

Crediamo d'altra parte che il passaggio successivo, che illustrerò dopo, sia altrettanto chiaro dal punto di vista della separazione dei due voti, che è l'elemento centrale sul quale vogliamo porre poi l'attenzione.

Presidente Pongo in votazione l'emendamento aggiuntivo al primo comma, presentato dai Consiglieri Marguerettaz, Tibaldi, Lanièce, Chiarello.

Presenti: 34

Votanti e favorevoli: 9

Astenuti: 25 (Agnesod, Bavastro, Bionaz, Borre, Chenuil, Dujany, Ferraris, Florio, Lanivi, Lavoyer, Louvin, Mafrica, Parisi, Perrin C., Perrin G.C., Perron, Piccolo, Riccarand, Rini, Squarzino, Stévenin, Vallet, Vicquéry, Viérin D., Voyat)

Presidente Venendo a cadere questo emendamento, vengono di fatto a cadere anche gli emendamenti successivi al comma 2 e al comma 4. Ha chiesto la parola il Consigliere Florio.

Florio (VA) Il senso di questa proposta è quello di andare nella direzione che il Consigliere Marguerettaz ha illustrato in precedenza, semplificando però la sua esplicitazione formale.

Siamo convinti che per la città di Aosta, alla luce dell'esperienza che abbiamo fatto della situazione attuale del comune, anche di ciò che i consiglieri del comune dicono in questo momento, che sia importante riconoscere al sindaco candidato l'unica vera forza trainante nei confronti della lista o della coalizione di liste che lo propongono.

Questo significa riconoscere al cittadino la possibilità di indicare con chiarezza il voto al sindaco, avendo fiducia in quella persona, per la credibilità che essa ha, per la capacità che può dimostrare, per ciò che rappresenta ampiamente, e che di conseguenza dietro a questo riconoscimento ci sia un effettivo effetto di trascinamento nei confronti della lista o della coalizione di liste che lo hanno proposto, ma riconoscendo a lui una figura tutta speciale anche nei confronti dei rapporti di forza che necessariamente si creerebbero successivamente alla sua elezione, anche nei confronti della lista o della coalizione di liste che lo hanno espresso.

Crediamo che viceversa sia assolutamente importante non far sì che il voto di preferenza assegnato soltanto alla lista o ad una delle liste, che propongono quella persona a candidato a sindaco, non serva a costituire voto di designazione anche nei confronti del sindaco, perché questo in caso contrario consentirebbe una lettura diversa della dipendenza del candidato a sindaco nei confronti della lista, o delle liste, o della coalizione di liste che lo hanno formulato.

La realtà del Comune di Aosta fino ad oggi, ed oggi ancora, è quella di una subalternità sostanziale, continua, nei confronti delle decisioni assunte all'interno di quest'aula, all'interno della Giunta regionale, all'interno delle segreterie dei partiti. Dobbiamo far sì, facendo tutto il possibile, che questi collegamenti inauditi non abbiano più ad essere, e proponiamo con forza che qui su questo tema i consiglieri e le forze politiche si devono esprimere, non per convincere gli altri, Perrin, ma perché noi vogliamo sentir dire davanti a tutti, davanti alla informazione come davanti ai propri cittadini presenti, come si intende bluffare di fronte a questo problema.

Non veniteci a dire che da questo tipo di soluzione può derivare instabilità per il Comune di Aosta. Il Comune di Aosta, da quando ho avuto la fortuna di sedervi dentro, ha sempre avuto maggioranze "bulgare" o quasi, ed è stata, nonostante questo, un' istituzione estremamente instabile; Bich può essere testimone delle difficoltà che lui stesso ha dovuto sicuramente affrontare per tenere insieme forze diverse che comunque numericamente costituivano una soglia assolutamente oltre il livello di guardia. E d'altronde non è possibile oltre una certa misura, che tra l'altro è estremamente piccola di rischio, che ciò accada, perché è chiaro che la stragrande maggioranza dei cittadini dovrà essere (lo speriamo) bene informata dalle forze politiche che esprimeranno i diversi candidati a sindaco attraverso le interviste, le conferenze, la televisione, la radio, che avranno modo di spiegare cosa significa candidatura a sindaco, formazione di un programma, presentazione da parte di una lista o da parte di una coalizione di liste. Ma è il segnale che bisogna dare alla gente; non ci deve essere rapporto diretto conseguenziale fra forza politica e sindaco: o si riconosce in quella persona colui che si ritiene in grado di portare avanti la proposta di governo e le decisioni che ne conseguiranno, e ciò deve valere nei confronti delle liste che lo esprimono, oppure non deve esserci rapporto diretto. I partiti devono obbligatoriamente scegliere con estrema attenzione persone che possano effettivamente rispondere alle esigenze della cittadinanza, non alle loro proprie esigenze o alle esigenze del gruppo di forze politiche delle quali decidono di far parte.

Tutto qui, molto semplicemente. E mi riservo eventualmente di intervenire un'altra volta, perché su queste cose è bene parlarsi chiaro e fino in fondo.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Borre.

Borre (UV) Ho fatto il consigliere comunale e l'assessore comunale e non ho mai preso ordini dal Consiglio regionale né dalla Giunta regionale; sono stato nominato chiaramente dall'Union movimento come assessore, il Consiglio comunale ha accettato la mia nomina, e penso che Riccarand abbia fatto la stessa trafila che ha fatto Borre per essere nominato assessore regionale. Non è stato nominato dalla massa dei cittadini verdi, non è stato nominato dallo Spirito Santo, ma da quattro Verdi che si sono trovati ed hanno deciso di nominare Riccarand assessore.

E il tono di Florio mi ricorda i toni da inquisitore che usava ai tempi che era in minoranza in consiglio comunale, e questo mi fa star male, Florio: tu non hai nessun diritto di venir qui a cercare verità, perché tu non hai la verità in tasca.

Presidente Ha chiesto la parola il Presidente della Giunta, Viérin Dino.

Viérin D. (UV) Vorrei riprendere una considerazione fatta in sede di chiusura della discussione generale. Ritengo che su temi delicati, importanti, come questi, che concernono una legge elettorale, sia opportuno che le varie forze politiche esprimano le loro posizioni, partendo peraltro da un assunto della pari dignità, delle valutazioni politiche che sono espresse dalle varie forze. Il confronto è un confronto di idee, è un confronto sul quale si cerca di trovare un consenso e non penso che queste varie proposte possano essere tacciate, quando non coincidono con le proprie, di proposte che vogliono prendere in giro gli elettori o definirle in quanto tali non corrette.

Siamo qui a confrontarci, siamo qui ad esprimere delle valutazioni, partendo da una serie di considerazioni a carattere generale, dalle quali facciamo discendere per coerenza tutta una serie di indicazioni. Ed anche qui evidentemente nel senso della concretezza, per poter dare delle risposte o, in questo caso, meglio ancora delle indicazioni, che consentano poi di dare delle risposte alle esigenze dei cittadini, nel caso particolare alle esigenze dei cittadini di Aosta. Ed anche qui occorre riferirsi, a mio modo di vedere, a quella che è la grande innovazione che si va a proporre per il Comune di Aosta, rappresentata dal passaggio da un sistema elettorale proporzionale ad un sistema proporzionale maggioritario. Ora, il sistema maggioritario di per sé porta a delle aggregazioni; è il sistema stesso che impone, se non altro dal punto di vista dei risultati elettorali, che le varie forze politiche si coalizzino, trovino un accordo su dei programmi, trovino degli accordi su dei candidati da proporre ai cittadini alla carica di sindaco e di vicesindaco. E questo con l'intenzione o con la finalità di farlo nel massimo della chiarezza della proposta politica che viene sottoposta alla loro attenzione.

Sul fatto poi, come è stato già evidenziato questa mattina ed è stato ripetuto oggi, che questo sistema, se dovesse portare a delle differenziazioni, porrebbe dei limiti in termini di proposta politica ad una eventuale sfiducia del sindaco, qualcuno ha detto: vorrei vedere chi ha il coraggio poi di sfiduciare un sindaco che è stato eletto rispetto a...; evidentemente, se questo può avere un significato in termini generali, all'atto pratico e gli eventi attuali al Parlamento portano in tutt'altra direzione. Non c'è stata l'elezione diretta, è vero, c'è stato però un sistema maggioritario in cui si sono presentati e poi si sono sfiduciati, nella piena autonomia delle valutazioni politiche.

Ora, se nei confronti di una cittadinanza delle forze politiche trovano un accordo e propongono dei candidati per la funzione e la carica di sindaco e di vicesindaco, vuol dire che le liste, le forze politiche e i candidati costituiscono un tutt'uno, se si vuole che ci sia coerenza e chiarezza nella proposta. Perché evidentemente il sindaco eletto o coloro che saranno eletti saranno comunque espressioni di forze politiche, dando al significato di questa accezione anche il termine più ampio, nel senso che in termini politici ci saranno movimenti organizzati o meno, partiti o meno, che appoggiano quelle candidature. E lo fanno presentandosi agli elettori con una proposta e con i loro simboli, o dichiarando la loro adesione a quel tipo di proposta e a quel tipo di programma.

Posso accettare il fatto di dire: non vogliamo che ci sia questa corrispondenza biunivoca, nel senso che ci va bene il voto dato al sindaco e il voto dato alle liste collegate, ci va bene il voto dato al sindaco e non alle liste collegate, è una libertà di scelta degli elettori. Non capiamo che cosa in questo tipo di proposta non abbia una sua logica dal punto di vista della proposta, dal punto di vista anche della chiarezza nei confronti dell'elettore, che cosa osti al fatto di dire: guardate che questa è una proposta che ha una sua globalità e che quindi votare per questa compagine che sostiene il sindaco vuol dire sostenere questo tipo di proposta, vuol dire a questo punto dare il voto al sindaco. Questo, dal punto di vista della chiarezza e della coerenza di una proposta politica, che lascia poi alla scelta dell'elettore l'espressione o meno del gradimento rispetto alla stessa, con - quale corollario - la possibilità in questo modo di aumentare quel tasso di governabilità, che dovrebbe essere uno dei pilastri di questa riforma.

A questo proposito, prima parlavo di governabilità e di rappresentatività, e di trovare un equilibrio fra i due proprio per rafforzare quelle che sono le funzioni e le competenze del sindaco, ma nello stesso tempo anche di garantire delle funzioni al consiglio comunale; in questo modo poniamo le condizioni perché si realizzino comunque queste condizioni di governabilità. In caso contrario andiamo a formulare una proposta che ha al suo interno delle debolezze, perché ciò significa che o il tipo di accordo non è un accordo fondato su dei presupposti validi, oppure per altri motivi potremmo trovarci di fronte ad una proposta che vede un gruppo di liste, di coalizioni che sostengono un sindaco, dove le singole liste che sostengono questa proposta, se non ci fosse questo tipo di collegamento, possono ottenere già al primo turno la maggioranza dei voti validamente espressi e portare o il sindaco al ballottaggio, o - se vogliamo portare il ragionamento all'assurdo - non portarlo neanche al secondo turno.

Queste sono delle probabilità che possono verificarsi; a noi sembra che collegare il voto di lista, di una lista che sostiene il sindaco, ed abbiamo discusso in precedenza ed abbiamo escluso proprio per questi motivi di chiarezza la possibilità di dare il voto al sindaco e ad una lista non collegata al sindaco, perché questo creerebbe indubbiamente ulteriore confusione; pertanto avendo accettato il collegamento fra il voto al sindaco e l'indicazione del voto alle singole liste abbiamo comunque introdotto un meccanismo elettorale che vede questa biunivocità fra il sindaco e le liste che le sostengono. Un meccanismo che deve, per coerenza, portare alla possibilità che votando comunque sindaco, liste collegate, solo il sindaco o solo le liste, l'elettore sappia di dare la sua adesione ad un progetto politico che è coerente ed unico.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Marguerettaz.

Marguerettaz (PpVA) Devo dire che in questo anno e mezzo che sono in Consiglio regionale è successo più di un volta che il Presidente Viérin con la sua intelligenza, con la sua scaltrezza, con la sua capacità indubbia, portando delle ragioni contrarie o comunque diverse da quelle che proponevo, mi avesse posto delle perplessità sulle mie ragioni iniziali. Questa volta, questo ripensamento non si è verificato. Mi è sembrata la posizione del Presidente Viérin per la prima volta, su un argomento anche di una grossa importanza, estremamente debole. Le ragioni che lo stesso ha portato mi appaiono fragili e non riescono a convincere non me, ma sono convinto che non riuscirebbero a convincere la stragrande maggioranza dei cittadini aostani della loro bontà.

La proposta di Florio è evidente, non è la nostra, tuttavia rappresenta un miglioramento rispetto alla proposta della commissione; miglioramento che consiste nel dare un po' più di libertà al cittadino, nel senso che il cittadino con la proposta Florio avrà la libertà di votare solo per la lista, se non gradisce chi quella lista ha candidato a sindaco, o solo per il sindaco, se non gradisce la lista di appartenenza di quel candidato a sindaco. É un passo avanti, comunque annuncio fin d'ora che voteremo con convinzione questo emendamento presentato da Florio e altri.

Veniamo al gradimento; la proposta della commissione sono certo che - per volere seguire l'esempio del Presidente e parlare di paradossi (che non sono poi paradossi) - lede la libertà di voto del cittadino, e porto un esempio. Lederebbe la libertà di voto di tutte le mogli, i cugini, i fratelli, gli zii, i cognati, le suocere, i generi, di chi si candida in una qualsiasi lista per far parte del Consiglio comunale di Aosta, e i rispettivi parenti che apprezzano tantissimo il loro parente candidato, e non apprezzano il sindaco che la lista, nella quale il loro parente è candidato, ha espresso.

É un esempio lampante che fa i conti non con una realtà stratosferica, ma con la realtà che tutti noi qui dentro, qui è cittadino di Aosta ma anche chi non lo è, conosce benissimo. Perché la campagna elettorale che da sempre è stata fatta nel corso delle elezioni comunali nella città di Aosta e che continuerà ad essere fatta così, vede (prima erano 40, adesso saranno) 31 candidati in una lista andare, come è normale, alla ricerca delle proprie preferenze. La differenza è che... come no? Vicquéry mi sta dicendo che non ha mai cercato una preferenza.... in questa ricerca di preferenza con questo sistema si andrebbe a portarsi dietro, così come qualcuno diceva molto bene, non è il sindaco che tira a sé il consenso e quindi i consiglieri, ma avviene esattamente il contrario, perché in questo caso specifico il misero candidato al consiglio comunale tirerebbe l'acqua al mulino del sindaco.

Una considerazione va ancora fatta prima di chiudere questo intervento. Non ho fatto queste considerazioni sugli altri articoli, ma sono considerazioni generali che potevano essere fatte, mi preme più farle su questo anche perché le abbiamo vissute più direttamente. Credo che per quanto concerne questi articoli che riguardano la città di Aosta il confronto con il Consiglio comunale di Aosta sia stato gravemente insufficiente. E quando dico gravemente insufficiente, non voglio assolutamente indicare le colpe nel Presidente della Giunta o di chi per esso, ma voglio prendere atto di una situazione che è indubbia. Abbiamo saputo che c'era un rappresentante del Consiglio comunale di Aosta, il vertice dell'Amministrazione comunale di Aosta, presente in questo gruppo di lavoro; non so se all'interno delle riunioni del gruppo di lavoro siano state rilevate le presenze, sarebbe interessante andare a vedere, la cosa più grave ancora sarebbe se il sindaco della città di Aosta fosse stato sempre presente, perché abbiamo scoperto stamattina che il consiglio comunale non era in gran parte a conoscenza di questo disegno di legge.

Il Consiglio comunale di Aosta - ripeto, non voglio far colpe a nessuno in particolare, ma dire una realtà che si è rivelata tale - è stato convocato (ricordate la famosa riunione, a cui dovevamo partecipare anche noi durante la discussione del bilancio, che poi non fu possibile organizzare così come si pensava) e cosa è stato presentato ai consiglieri comunali di Aosta? Quello studio che citava prima il Presidente dei consulenti Massa, uno studio che illustrava tutto lo scibile umano riguardo all'impostazione degli enti locali, indicava tutte le prospettive, tutte le possibilità di impostare i sistemi elettorali, tutte le competenze che potevano avere gli uni e gli altri organi del consiglio comunale, ma in quella sede il sottoscritto e il consigliere Bich, che partecipammo a quella riunione, esprimemmo con le poche parole di cui fummo capaci un giudizio sulla legge elettorale.

Ci è stato anche obiettato, e qui permettetemi in maniera non giusta, che il Comune di Aosta è uno dei 74 comuni della Valle; è vero, però cosa si intendeva? Che non potevano essere fatte differenze di sorta fra il Comune di Aosta e gli altri 73 comuni? Permettetemi, se così doveva essere, allora non era necessario che la legge prevedesse differenze di sorta fra il Comune di Aosta e gli altri 73 comuni, cosa che invece la legge non indica.

Chiudo velocemente per dire che mi auguro vivamente che l'emendamento Florio possa essere votato, appellandomi alle coscienze dei singoli consiglieri regionali. Credo che davvero su questo passaggio si sveli, in un senso o nell'altro (spero in quello migliore), il senso politico che sta dietro a questa legge; mi auguro non si tratti di un senso politico così come qualche consigliere ha mormorato stamani in sede di discussione generale, ma che il livello sia ben più alto.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Parisi.

Parisi (VAP) Per quanto riguarda questo punto, come ho già dichiarato stamani nel mio intervento, condivido interamente quanto è già stato illustrato da Florio ed anche dal Consigliere Marguerettaz, quindi non sto a ripetere le cose che sono state dette. Sicuramente le due impostazioni che riguardano questo punto sono diverse ed hanno anche una filosofia diversa. Con la proposta dell'emendamento si vuole soltanto attribuire alla figura del sindaco una importanza predominante rispetto a quella che si dà alla lista o alle liste ad esso collegate. Riteniamo che i due voti distinti spingerebbero anche le forze politiche a ricercare il meglio per quanto riguarda l'eventuale candidatura alla figura di sindaco. Mantenendo la posizione così com'è, questa ricerca verrebbe meno, in quanto, essendo il voto di lista collegato al sindaco, probabilmente cadrebbe l'importanza di cui dicevo prima. Riteniamo che la figura del sindaco dovrebbe essere, come è già stato ripetuto stamani, la motrice della lista o delle liste ad esso collegate; con il sistema attuale invece avviene il contrario.

Un altro aspetto che ritengo importante è che l'emendamento, se fosse accolto, darebbe al sindaco eletto una maggiore autonomia decisionale, senza quindi essere imbrigliato o condizionato da quello che è il volere o il condizionamento normale che le forze politiche, o comunque le liste ad esso collegate, eserciterebbero nel momento in cui sarebbe eletto.

Non mi dilungo oltre, credo che le filosofie siano diverse. Non credo che il discorso vada riferito al pericolo di eventuali patti o, come diceva qualcuno, di chissà quali accordi segreti che potrebbero far capire chissà quali lugubri presagi. Ma ritengo che solo attraverso questo meccanismo si darebbe a questo disegno di legge veramente la sensazione di venire incontro a quelle che sono le aspettative dell'opinione pubblica. Questa è la motivazione per la quale mi sento di appoggiare e di votare l'emendamento presentato dai Verdi.

Presidente Ha chiesto la parola l'Assessore all'ambiente, territorio e trasporti Riccarand.

Riccarand (VA) Credo che in questo articolo 55 ci sia una contraddizione molto grossa. Diciamo giustamente che la novità di questa legge è di prevedere l'elezione diretta del sindaco e del vicesindaco, e se poi andiamo a leggere il comma 2 dell'articolo 55, che parla delle modalità di elezione del sindaco, il sindaco si vota tracciando un segno sul contrassegno di una delle liste che appoggiano questo candidato sindaco. Cioè, c'è proprio un errore di impostazione, per cui quello che conta è il voto alla lista.

Dopo di che al comma successivo si ammette anche che l'elettore, quasi come uno sbaglio, possa votare oltre alla sigla del partito anche il sindaco, nel rettangolo, e si dice che in quel caso si considera il voto valido, ma è comunque una soluzione di ripiego.

Quello che proponiamo è solo di dire, al comma 2, che ciascun elettore vota per un candidato alla carica di sindaco e di vicesindaco tracciando un segno nell'apposito rettangolo che contiene i due nominativi, cioè l'elettore vota il sindaco e il vicesindaco, e quello che conta ai fini della vittoria o della sconfitta dei candidati a sindaco e a vicesindaco è solo quel voto, e non la somma dei voti di lista. Capite che da un punto di vista del risultato può anche darsi che non ci siano grandi variazioni, ma dal punto di vista della scelta politica è notevolmente diverso. Se vogliamo mettere l'accento sulla figura del sindaco, espressione di una coalizione, espressione di un programma comune, espressione di un insieme, l'accento va messo su chi rappresenta la sintesi di questo insieme, non su una parte (che è la lista).

Non possiamo fare una campagna elettorale basata sulle singole liste, in cui ogni componente cerca il proprio orticello o coltiva il proprio voto di lista, ma dobbiamo fare una campagna elettorale mirata sul sindaco, sul suo programma, sulla sua coalizione nel suo insieme. Può anche darsi che non ci si sia compresi, può anche darsi che utilizziamo una terminologia che è quella anche della legge nazionale, però se non diciamo chiaramente che quello che conta dal punto di vista della vittoria o della sconfitta del sindaco non è solo quel voto lì, andiamo ad introdurre un elemento di debolezza e di contraddizione. Per questo il nostro emendamento intende chiarire quell'aspetto.

Dal punto di vista della vittoria o della sconfitta del sindaco conta solo il voto espresso sul rettangolo dove c'è il nome e il cognome del sindaco e del vicesindaco.

I voti di lista servono poi per una ripartizione dei seggi fra le liste di coalizione che appoggiano quel sindaco, ma non possono essere l'elemento portante, altrimenti andiamo ad introdurre un elemento di contraddizione molto forte in questo disegno di legge.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Florio.

Florio (VA) Se nel mio intervento precedente ho dato l'impressione di voler censurare qualcuno, me ne scuso. Certo è che dovete mettere il senso della passione nelle cose che ho detto prima, e mi stupisce che una persona che è stata colonna dell'Union Valdôtaine per molti anni all'interno del Comune di Aosta si sia scandalizzata delle cose che ho detto.

Sono molto stupito di questo, Borre, sono costretto a ricordare alcune cose. Chi decise e come il nome dei sindaci che hanno seguito Bich sulla sedia di sindaco al Comune di Aosta; chi decise e come il nome degli assessori di quelle giunte; chi decise e come e dietro a quali impulsi il tracciato della tangenziale che andremo ad inaugurare sabato; chi decise e come l'ubicazione nella città di Aosta di una serie di strutture pubbliche che cito in elenco: Assessorato alla sanità, contro una precisa disposizione del piano regolatore, con una licenza di abitabilità temporanea; chi decise e come l'ubicazione dell'Assessorato industria e commercio in fondo, chi decise e come la localizzazione del vaccodromo laggiù, chi decise e come di localizzare, spargendole in tutta la città e sottoponendo il consiglio comunale a delle sedute incredibilmente lunghe, ai sensi dell'articolo 19 del Regolamento edilizio, perché desse il parere favorevole?

Borre, nessuno di noi due era una viola a mammola quando stava lì dentro, ma anche io ho visto consiglieri dell'Union Valdôtaine con la coda in mezzo alle gambe in quell'aula per i diktat che arrivavano da questo palazzo. E adesso mi vieni a dire che ti stupisci delle cose che ho detto? Le ripeto papali papali, una per una, tutte, sfidandoti a dimostrare il contrario.

C'è un'altra cosa che devo dire. Non poteva esserci un intervento migliore a favore della proposta che facciamo noi Verdi, insieme al Consigliere Bich, dell'intervento del Presidente Viérin, per dimostrare che tutto cambia perché nulla cambi. É un tutt'uno, è stato detto dal Presidente, l'elezione del sindaco, il voto di preferenza alla lista, il voto o i voti di preferenza ai candidati della lista. No, non è un tutt'uno, non ha da essere un tutt'uno; ha da essere due cose diverse, come bene ha spiegato Riccarand.

Dal punto di vista formale, certo, ma è dalla lettura semplice, analitica, di quella forma, che deriva una differenza fondamentale, sulla quale non possiamo non misurare la valenza finale di questa legge, di ciò che intendiamo veramente fare, dell'opportunità che abbiamo in mano di cogliere. E poi perché ancora una volta, di fronte ad una legge dello Stato, che prevede una soluzione diametralmente diversa da questa, scegliamo una soluzione che sta più indietro rispetto a questa? Ci sarà stato pure un motivo per cui in quel momento la legge n. 81 è stata formulata così? Ed è un motivo che è legato alla situazione del momento del nostro Paese. Ma non è mica cambiata per quanto riguarda la città di Aosta questa situazione. Perché non vogliamo cogliere questa opportunità?

Questo arretramento ogni volta che ci troviamo ad utilizzare nostre competenze primarie nei confronti delle riforme istituzionali è una cosa che dà veramente a cambiare poi per quanto riguarda la volontà più ampia di andare verso il cambiamento.

Presidente Pongo in votazione l'emendamento del Consigliere Florio ed altri.

Presenti: 34

Votanti e favorevoli: 15

Astenuti: 19 (Agnesod, Bavastro, Bionaz, Borre, Chenuil, Ferraris, Lavoyer, Louvin, Mafrica, Perrin C., Perrin G.C., Perron, Piccolo, Rini, Stévenin, Vallet, Vicquéry, Viérin D., Voyat)

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Chiarello.

Chiarello (RC) Ci sono ancora 4 emendamenti di Chiarello da adesso alla fine. Con questa legge quello che si è voluto (non so se questa è una impressione solo mia) è di ridurre la minoranza ai minimi termini. Prima Florio ha detto che non si è voluto copiare la legge nazionale dove non faceva comodo; io dico che questo mio emendamento è in linea con la legge nazionale, proprio per salvaguardare le minoranze, per dare la possibilità ad un elettore che ha dei dubbi che una lista non arrivi al ballottaggio, di votare un sindaco, però di dare il voto alla lista staccata.

Mi sembra che da già emendamenti che sono stati bocciati, dove si cercava di dare un po' di respiro in più alle minoranze, qui non si voglia andare incontro; per adesso sono una minoranza, spero che qualcuno di quelli che sono in questa assemblea siano poi minoranza in qualche posto e non si dia loro possibilità di lavorare.

Presidente Pongo in votazione l'emendamento del Consigliere Chiarello.

Presenti: 30

Votanti e favorevoli: 3

Astenuti: 27 (Agnesod, Aloisi, Bavastro, Bich, Bionaz, Borre, Chenuil, Dujany, Ferraris, Lanièce, Lanivi, Lavoyer, Louvin, Mafrica, Marguerettaz, Parisi, Perrin C., Perrin G.C., Perron, Piccolo, Riccarand, Stévenin, Vallet, Vicquéry, Viérin D., Viérin M., Voyat)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 55 nel testo originale.

Presenti: 33

Votanti: 27

Favorevoli: 19

Contrari: 8

Astenuti: 6 (Aloisi, Bich, Dujany, Lanivi, Parisi, Riccarand)

Presidente All'articolo 56 vi sono due emendamenti, il primo proposto dal Consigliere Chiarello, e il secondo dai Consiglieri Florio, Riccarand, Squarzino e Bich, che rispettivamente recitano:

Emendamento Al punto 4 si aggiunge: "i candidati ammessi al ballottaggio hanno tuttavia facoltà entro 7 giorni dalla prima votazione di dichiarare il collegamento con ulteriori liste rispetto a quelle cui è stato effettuato il collegamento nel primo turno. Tutte le dichiarazioni di collegamento hanno efficacia solo se convergenti con analoghe dichiarazioni rese dai delegati delle liste interessate".

Emendamento Il comma 5 è sostituito dal seguente:

"5. Il voto si intende validamente assegnato ai candidati alla carica di sindaco e di vicesindaco se è espresso:

a) tracciando un segno sul rettangolo che contiene i nominativi dei candidati alla carica di sindaco e di vicesindaco;

b) tracciando un segno sul rettangolo che contiene i nominativi dei candidati e un segno su un contrassegno di lista ad essi collegata".

Presidente Pongo in votazione l'emendamento del Consigliere Chiarello al 4 comma dell'articolo 56.

Presenti: 34

Votanti e favorevoli: 7

Astenuti: 27 (Agnesod, Aloisi, Bavastro, Bich, Bionaz, Borre, Chenuil, Dujany, Ferraris, Florio, Lanivi, Lavoyer, Louvin, Mafrica, Parisi, Perrin C., Perrin G.C., Perron, Piccolo, Riccarand, Rini, Squarzino, Stévenin, Vallet, Vicquéry, Viérin D., Voyat)

Presidente Viene a decadere l'emendamento proposto dai Consiglieri Florio, Riccarand, Squarzino e Bich.

Pongo in votazione l'articolo 56 nel testo originale.

Presenti: 34

Votanti e favorevoli: 21

Astenuti: 13 (Chiarello, Collé, Dujany, Florio, Lanièce, Lanivi, Linty, Marguerettaz, Parisi, Riccarand, Squarzino, Tibaldi, Viérin M.)

Presidente All'articolo 57, comma 2, vi sono due emendamenti, il primo presentato dal Consigliere Chiarello e il secondo dal Consigliere Florio che rispettivamente recitano:

Emendamento Al punto 2 sostituire "vengono assegnati i due terzi" con "viene assegnato il 60 percento dei seggi".

Emendamento Al comma 2 dell'articolo 57 le parole: "i due terzi dei seggi" sono sostituite dalle parole "i due terzi dei componenti".

É decaduto l'emendamento presentato dai Consiglieri Marguerettaz, Tibaldi, Lanièce, Chiarello, che recita:

Emendamento Articolo 57, modificare così:

(Elezione del consiglio comunale nei comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti).

1. Nella scheda per l'elezione dei consiglieri comunali sono indicati, sopra i contrassegni di lista, i candidati alla carica di sindaco e di vicesindaco ad esse collegate; sono inoltre tracciate le linee orizzontali in numero pari a quello dei voti di preferenza che l'elettore ha facoltà di esprimere per i candidati della lista votata.

2. L'elettore indica la propria scelta segnando un contrassegno di lista. Può altresì esprimere i voti di preferenza per i candidati alla carica di consigliere comunale scrivendone il cognome o il relativo numero nelle apposite righe stampate sotto il medesimo contrassegno.

3. L'attribuzione dei seggi alle liste è effettuata successivamente alla proclamazione del sindaco e del vicesindaco.

4. Salvo quanto previsto dal successivo comma 6, per l'assegnazione del numero dei consiglieri a ciascuna lista o a ciascun gruppo di liste collegate con i rispettivi candidati alla carica di sindaco e di vicesindaco si divide la cifra elettorale di ciascuna lista o gruppo di liste collegate successivamente per 1, 2, 3, 4... sino a concorrenza del numero dei consiglieri da eleggere e quindi si scelgono, fra i quozienti così ottenuti, i più alti in numero eguale ai consiglieri da eleggere, disponendoli in graduatoria decrescente. Ciascuna lista o gruppo di liste avrà tanti rappresentanti quanti sono i quozienti ad essa appartenenti compresi nella graduatoria. A parità di quoziente, nelle cifre intere e decimali, il posto è attribuito alla lista o gruppo di liste che ha ottenuto la maggiore cifra elettorale e, a parità di quest'ultima, per sorteggio. Se ad una lista spettano più posti di quanti sono i suoi candidati, i posti eccedenti sono distribuiti fra le altre liste, secondo l'ordine dei quozienti.

5. Nell'ambito di ciascun gruppo di liste collegate la cifra elettorale di ciascuna di esse, corrispondente ai voti riportati nel primo turno, è divisa per 1, 2, 3, 4... sino a concorrenza del numero dei seggi spettanti al gruppo di liste. Si determinano in tal modo i quozienti più alti e, quindi, il numero dei seggi spettanti ad ogni lista.

6. Qualora i candidati alla carica di sindaco e di vicesindaco siano proclamati eletti al primo turno, alla lista o al gruppo di liste ad essi collegate che non abbia già conseguito, ai sensi del comma 4, almeno il 60 percento dei seggi del consiglio, ma abbia superato il 50 percento dei voti validi, vengono assegnati il 60 percento dei seggi. Qualora i candidati alla carica di sindaco e di vicesindaco siano proclamati eletti al secondo turno, alla lista o al gruppo di liste ad essi collegate che non abbia conseguito, ai sensi del comma 4, almeno il 60 percento dei seggi del consiglio, viene assegnato il 60 percento dei seggi, sempreché nessuna altra lista o gruppo di liste collegate abbia già superato nel primo turno il 50 percento di voti validi. I restanti seggi vengono assegnati ai sensi del comma 4.

7. Compiute le operazioni di cui ai commi precedenti sono proclamati eletti consiglieri comunali i candidati di ciascuna lista secondo l'ordine delle rispettive cifre individuali. Il primo seggio spettante a ciascuna lista di minoranza è attribuito al candidato alla carica di vicesindaco. I restanti seggi spettanti alle liste di minoranza sono attribuiti ai candidati alla carica di consigliere comunale che, nell'ordine, hanno riportato la maggiore cifra individuale nella lista medesima. In caso di parità di cifra individuale, sono proclamati eletti i candidati che precedono nell'ordine di lista.

Presidente Ha chiesto la parola al Consigliere Chiarello.

Chiarello (RC) Insieme a questo emendamento all'articolo 57 illustro anche l'emendamento all'articolo 58, che vanno tutti e due nella stessa direzione.

Con i due terzi si rischia in certi comuni che la minoranza non possa neanche presentare una mozione di sfiducia nei rispetti del sindaco, perché mancano i numeri. Già questa percentuale dice quanto è piccola questa minoranza e quanto si vuole tenere piccola.

Nella legge nazionale c'è il 60 percento, non capisco perché in Valle d'Aosta si debba arrivare al 66 percento.

Presidente Chiedevo al Consigliere Florio se il suo emendamento decade, perché è lo stesso di quello che abbiamo già votato prima. Allora l'emendamento del Consigliere Florio decade.

Pongo in votazione l'emendamento del Consigliere Chiarello.

Presenti: 34

Votanti e favorevoli: 10

Astenuti: 24 (Agnesod, Aloisi, Bavastro, Bich, Bionaz, Borre, Chenuil, Dujany, Ferraris, Lanivi, Lavoyer, Louvin, Mafrica, Parisi, Perrin C., Perrin G.C., Perron, Piccolo, Rini, Stévenin, Vallet, Vicquéry, Viérin D., Voyat)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 57 nel testo originale.

Presenti: 34

Votanti: 29

Favorevoli: 22

Contrari: 7

Astenuti: 5 (Dujany, Florio, Lanivi, Riccarand, Squarzino)

Presidente All'articolo 58 sono decaduti due emendamenti; il primo è un emendamento abrogativo presentato dai Consiglieri Marguerettaz, Tibaldi, Chiarello, Lanièce, e il secondo è l'emendamento presentato dal Consigliere Chiarello, che rispettivamente recitano:

Emendamento Articolo 58: abrogare.

Emendamento Al punto 1 sostituire "in ragione di due terzi" con "in ragione del 60 percento".

Pongo in votazione l'articolo 58 nel testo originale.

Presenti: 34

Votanti: 23

Favorevoli: 22

Contrari: 1

Astenuti: 11 (Collé, Dujany, Florio, Lanièce, Lanivi, Linty, Marguerettaz, Riccarand, Squarzino, Tibaldi, Viérin M.)

Presidente All'articolo 59 vi sono diversi emendamenti, in parte decaduti.

Resta l'emendamento proposto dai Consiglieri Tibaldi e Linty, al comma 2, che recita:

Emendamento Il secondo comma dell'articolo 59 è così modificato:

Ogni elettore può esprimere un voto di preferenza per un candidato alla carica di consigliere comunale.

Sono invece decaduti altri emendamenti; il primo emendamento presentato dai Consiglieri Linty e Tibaldi al comma 7, e un secondo gruppo di emendamenti presentati dai Consiglieri Marguerettaz, Tibaldi, Lanièce, che rispettivamente recitano:

Emendamento Il settimo comma dell'articolo 59 è così modificato:

Se l'elettore non ha indicato alcun contrassegno di lista, ma ha scritto la preferenza per uno dei candidati compresi nella medesima lista, si intende che abbia votato la lista alla quale appartiene il preferito. In tal caso non si intendono validamente votati anche i candidati alla carica di sindaco e vicesindaco collegati con la lista stessa.

Emendamenti - Articolo 59, comma 1, modificare così:

"L'elettore può manifestare le preferenze per candidati della lista da lui votata"

- Articolo 59, comma 2, modificare così:

"Ogni elettore può esprimere un'unica preferenza, limitatamente ad una sola lista"

- Articolo 59, comma 3, modificare così:

Inserire, dopo le parole "della lista votata," le parole "il numero o"

- Articolo 59, comma 8:

Dopo le parole "i candidati indicati" abrogare il resto del comma.

Pongo in votazione l'emendamento della Lega al comma 2:

Presenti: 32

Votanti e favorevoli: 10

Astenuti: 22 (Agnesod, Bavastro, Bionaz, Borre, Chenuil, Dujany, Ferraris, Lanivi, Lavoyer, Louvin, Mafrica, Parisi, Perrin C., Perrin G.C., Perron, Piccolo, Rini, Stévenin, Vallet, Vicquéry, Viérin D., Voyat)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 59 nel testo originale.

Presenti: 34

Votanti e favorevoli: 22

Astenuti: 12 (Chiarello, Collé, Dujany, Florio, Lanièce, Lanivi, Linty, Marguerettaz, Riccarand, Squarzino, Tibaldi, Viérin M.)

Presidente All'articolo 60 vi è un emendamento proposto dai Consiglieri Viérin M., Chiarello, Lanièce, Tibaldi, che recita:

Emendamento Al comma 1 dell'articolo 60 sono soppresse le parole "sono altresì eletti alla carica di consigliere comunale tutti i candidati della lista".

Ha chiesto la parola il Vicepresidente Viérin Marco.

Viérin M. (PpVA) Come convenuto all'atto della sospensione per l'approvazione degli emendamenti agli articoli 32 e 53, ritiriamo questo emendamento.

Presidente Pongo in votazione l'articolo 60 nel testo originale.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 21

Astenuti: 12 (Chiarello, Collé, Dujany, Florio, Lanièce, Lanivi, Linty, Marguerettaz, Riccarand, Squarzino, Tibaldi, Viérin M.)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 61.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 31

Astenuti: 2 (Chiarello, Riccarand)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 62.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 32

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 63.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 32

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 64.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 32

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 65.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 32

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 66.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 32

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 67.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 32

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 68.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 32

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 69.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 32

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 70.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 32

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 71.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 32

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 72.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 32

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 73.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 32

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 74.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 32

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 75.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 32

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 76.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 32

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 77.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 32

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 78.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 32

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 79.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 32

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 80.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 32

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 81.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 32

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 82.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 32

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 83.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 32

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 84.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 32

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 85.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 32

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 86.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 32

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 87.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 32

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 88.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 32

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione l'articolo 89.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 32

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Pongo in votazione le tabelle A, B, C, D.

Presenti: 33

Votanti e favorevoli: 32

Astenuti: 1 (Chiarello)

Presidente Chi chiede la parola per dichiarazione di voto?

Ha chiesto la parola il Consigliere Lanivi.

Lanivi (PVA) Una brevissima e sintetica dichiarazione di voto.

Al di là degli atteggiamenti sui singoli articoli, è il giudizio sull'impianto complessivo del disegno di legge n. 114 che non ci trova completamente d'accordo, per cui il nostro voto sarà di astensione.

Comprendiamo che le esigenze da un lato di dare vita a questo tipo di legge, i tempi ristretti e il consentire che le prossime consultazioni amministrative avvengano con una nuova legge elettorale, abbiano costituito un impegno anche forte per arrivare ad una proposta che oggi è alla discussione e che indubbiamente ha una sua coerenza. Ma proprio rispetto a questa coerenza di fondo della proposta di legge non ci sentiamo di dare il nostro consenso totale, perché pensiamo non siano stati affrontati (e forse non ce n'era il tempo) i tre problemi che a nostro avviso sono al centro non solo della vita politica valdostana ma anche più ampia, e che illustro brevemente.

Il rapporto fra la popolazione e il Governo: credo sia noto a tutti, soprattutto dopo le ultime consultazioni elettorali, che si stia andando verso una situazione di sempre minor partecipazione della gente alla scelta dei propri governanti, fino ad arrivare a casi limiti come negli USA, dove un immenso potere è concentrato nelle mani di una persona, che non raccoglie oltre il 25 percento del proprio elettorato. Questa notazione va sottolineata, perché se non si creano gli strumenti per mantenere salda la partecipazione della gente alle scelte dei propri governanti, i termini "governabilità" e "stabilità di governo" sono teorici e in concreto lo abbiamo visto; anche il Comune di Aosta può essere un riferimento che, anche a fronte di maggioranze larghe, non vi è stabilità e governabilità se obiettivi comuni non guidino queste maggioranze larghe. Non è certamente con marchingegni anche sofisticati di tipo tecnico che questo problema può essere risolto.

L'adesione alle caratteristiche e alle esigenze particolari della Valle: voglio sottolinearne una in modo particolare. La stragrande maggioranza dei comuni ha dimensioni ridotte, 28 comuni sono al di sotto dei 500 abitanti, questo non è un limite, è una ricchezza della Valle perché consente a comunità piccole di far risaltare il ruolo delle persone, dei singoli. Questa è stata da sempre una caratteristica della Valle, che andava valorizzata.

Il ruolo della politica e dei partiti: non è ripetendo, e questa è una sorta di autoesame critico che va considerato, il mantenimento di ruoli di partito intesi come rappresentanti di parti e non rivolti agli interessi generali, e soprattutto il non tenere conto di una società che si sta disaggregando o articolando in maniera diversa e in maniera più complessa che nel passato, che si obbligano le forze politiche a ripensare al loro ruolo per il rinnovamento della politica, senza pensare a facili scorciatoie o a miracolistiche soluzioni.

Queste preoccupazioni le vediamo poco rappresentate in questo disegno di legge; ci sembra che ancora il ruolo di collegamento che è dei partiti, e non li voglio demonizzare per quello, comunque un ruolo del partito come strumento un po' superato nei suoi comportamenti, sia un po' troppo importante.

Vi è una trasposizione, che non riteniamo positiva, di meccanismi anche sulle piccole nostre realtà dei comuni, la gente era abituata di più a scegliere gli uomini e le persone, credo che ci siamo troppo riferiti ad un modello nazionale che si riferiva alle crisi delle grandi città, dell'Italia, piuttosto che ad un meccanismo che ha funzionato per molti anni e per molti decenni nella nostra Valle. Così come non ci convince del tutto l'accoppiata sindaco - vicesindaco, e le giustificazioni portate in questo Consiglio possono anche essere condivise, però non dobbiamo neppure nasconderci l'uso perverso di questo sistema di presentare l'accoppiata sindaco - vicesindaco come spartizione di accordi fra partiti. Così il rigido collegamento lista e sindaco, è vero che può presentare dei rischi per quanto riguarda l'autorità del sindaco, ma è altrettanto vero che non vengono messe in discussione scelte errate circa le persone fatte da segreterie di partiti.

Infine, stiamo attenti al mito di credere che funzionalità, efficienza, governabilità siano garantite esclusivamente garantendo un potere del sindaco. Se questo si garantisce, dobbiamo anche ricercare misure o sorti di contrappesi che dosino e rendano la vita democratica quello che è; la democrazia non vuol dire stabilità o rigidità o immobilismo sul piano del potere, vuol dire anche garantire il necessario dibattito e confronto, senza i quali la vita democratica tende ad affievolirsi.

Senza creare condizioni di scontri mortali, ma semplicemente dando un giudizio prevalentemente politico sull'intero impianto, accanto al riconoscimento di un lavoro svolto ed anche di una coerenza contenuta nel documento, pure questa coerenza e questo impianto non ci trovano d'accordo per i motivi che ho detto, quindi la nostra posizione sarà di astensione.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Florio.

Florio (VA) L'impianto generale della legge noi riteniamo che sia buono, c'è diffusa nel testo la presenza di elementi positivi, soprattutto nel testo che era fuoriuscito dall'esame della I Commissione.

É vero, ci sono elementi sui quali possiamo nutrire dubbi, ma credo che onestamente anche coloro che danno un giudizio più favorevole di quello che sto dando io li abbiano. Questa figura del vicesindaco obiettivamente non è così definita e chiara, così come altri elementi sparsi nella legge.

Vi sono però alcuni aspetti ai quali noi riconosciamo importanza fondamentale, che non sono contenuti in questa legge, e non lo sono perché questo Consiglio ha deciso che non lo siano: l'incompatibilità fra consigliere e assessore nel Comune di Aosta, la separazione del voto alla lista rispetto a quello riconosciuto al sindaco nella città di Aosta, infine il problema delle pari opportunità, nei confronti del quale ciascuno di noi può anche avere personalmente dubbi di comportamento, motivazioni che conducono a posizioni diversificate, ma nei confronti del quale credo avrebbe dovuto esserci un atteggiamento dell'istituzione Regione diverso da quello che c'è stato.

Sono tre argomenti sui quali il Consiglio ha perso, dal punto di vista della politica, una occasione ancora una volta. Ce ne dispiace grandemente. Questa situazione non ci consente di votare la legge, ci asterremo, e personalmente sono molto preoccupato della effettiva, dimostrata, continua volontà di cambiare.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Ferraris.

Ferraris (GV-PDS-SV) Esprimo un voto favorevole a questa legge, che rappresenta un momento di realizzazione del programma della maggioranza. Credo anche che sia stato fatto un buon lavoro anche perché c'è stato un confronto all'interno del Consiglio e il dibattito di oggi lo ha dimostrato, dibattito al quale tutte le forze hanno partecipato per migliorare questo tipo di legge, credo che quindi questo obiettivo si sia raggiunto.

Va detto con estrema chiarezza che nessuno pensa a leggi con capacità di soluzioni miracolistiche e taumaturgiche, è una legge da sperimentare.

Credo però che abbiamo evitato delle soluzioni pasticciate sia sul piano politico che sul piano istituzionale, abbiamo evitato con questa legge coalizioni senza volto e soprattutto volti senza coalizioni.

Abbiamo evitato di trovarci in una situazione in cui avremmo potuto avere o un sindaco in preda a deliri di grandezza per il meccanismo con cui veniva votato, di per sé stesso sarebbe stato pericoloso e soprattutto inefficace, o all'opposto un sindaco vittima delle proprie angosce, altrettanto inutile perché si veniva a trovare in una situazione in cui veniva eletto da una maggioranza di voti e abbandonato a sé stesso perché non aveva la maggioranza del consiglio.

Credo che abbiamo evitato anche un altro grosso equivoco, che era quello di far votare i cittadini, gli elettori, il corpo elettorale su una unica scheda, dando però al voto una doppia chiarezza, evitando quindi una scelta chiara per quanto riguarda l'elettore dal momento in cui la presentazione unitaria di una scelta, che poi di fatto era divaricata per il sindaco e per la coalizione, non aveva dei requisiti tali da poter essere compresa appieno dall'elettorato.

La scelta che è stata fatta rappresenta una possibilità, dipenderà dalla capacità di tutte le forze politiche che sono in questo Consiglio regionale, ed anche quelle che qui non sono rappresentate, di utilizzarla al meglio.

La proposta che viene fatta ha una propria coerenza intrinseca, che tiene insieme tre questioni importanti che sono il programma, la coalizione e il leader che questa coalizione porta avanti, abbiamo un sindaco che potrà essere eletto sulla base di una libera scelta degli elettori; quindi non vedo queste coartazioni partitiche tali da fare in modo che gli elettori non siano in grado di esprimere liberamente il proprio voto. Credo che gli elettori valdostani siano dotati di libero arbitrio e sappiano scegliere fra coalizioni alternative.

Questa legge ha un pregio in un momento come questo, soprattutto quando si sceglie un sistema maggioritario, che è quello di garantire la governabilità.

Credo anche che non rappresenti un momento di arretratezza rispetto a modelli sperimentati a livello nazionale, penso invece che sia un adattamento positivo a questa realtà e ci siano anche degli elementi e dei passi in avanti, soprattutto per quanto riguarda la chiarezza del rapporto fra corpo elettorale e proposta che viene fatta: mi riferisco in particolare al fatto che le coalizioni vengono definite al primo turno e c'è una chiarezza di rapporto fra il candidato a sindaco, la coalizione che lo sostiene e il programma.

Credo che in ogni caso questa sarà una legge da sperimentare. Avremo una sperimentazione sul campo in una domenica fra il 15 maggio e il 15 giugno 1995, quindi saremo tutti nelle condizioni di verificare se le ipotesi che abbiamo fatto qui oggi si realizzeranno o meno. Dal mio punto di vista, quindi, ritengo che sia una legge positiva ed esprimo un voto a favore da parte del PDS-GV.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Chiarello.

Chiarello (RC) Senz'altro credo un po' meno di Ferraris; lui ha tanti "credo", io ho più dubbi che "credo".

Come ho già detto altre volte, sono ancora per il proporzionale, ma come ha spiegato Lanivi, è vero, gli Italiani sembra che abbiano voluto il maggioritario. Io non credo tanto in questo, credo che gli Italiani fossero stufi dei governanti che avevano, più che del tipo di elezioni, ed io non vorrei veramente che arrivassimo in Italia al punto degli USA, con il 40 percento di persone che va a votare. E quello viene preso da tanti nostri governanti come un esempio di democraticità. Spero che questo non succeda in Italia.

Il dubbio che gli elettori volessero una legge maggioritaria, mi è venuto proprio l'altro giorno, leggendo la "Sentinella del Canavese": ad Ivrea sono andati a votare per il sindaco il 63 percento dei votanti, mentre con la proporzionale erano andati a votare circa l'80 percento dei votanti. Mi spieghino allora quel 20 percento di votanti che non sono andati, probabilmente sono quelli che hanno votato perché volevano la maggioritaria, o perché non volevano più dei governanti corrotti.

Questa legge la vedo come un ibrido, oltretutto un ibrido che punisce le minoranze più di quello che fa in campo nazionale; per questo voterò contro questa legge.

Presidente Ha chiesto la parola il Vicepresidente Aloisi.

Aloisi (APA) Sia in commissione, dove avevo espresso parere favorevole, sia stamani in Consiglio, avevo legato il tutto alle determinazioni sull'articolo 55. In modo particolare, con un intervento abbastanza accorato, avevo evidenziato tutta una serie di problemi che riguardano la città di Aosta, ed avevo detto che l'articolo 55 per certi aspetti, se non veniva riformulato in modo diverso, avrebbe creato seri problemi all'individuazione delle persone, al sistema che sceglievamo per andare a votare, perché ridava, pur con la dovuta riserva, un ruolo determinante ai partiti.

Non nego che in questa legge ci siano degli elementi positivi, però ribadisco ancora il concetto che la città di Aosta ha bisogno di una locomotiva che traini tutta una serie di vagoni, per alla fine arrivare ad una stazione con i problemi risolti.

Con questo tipo di formulazione credo che i problemi resteranno di nuovo nello stesso modo; sono convinto che la stabilità non significherà assolutamente efficienza e credo che il grado di litigiosità aumenterà.

Con questa ottica, che per certi aspetti lascia un po' di amaro in bocca, non daremo parere positivo a questa legge, pertanto dichiaro il voto di astensione sia mio che del Consigliere Bich.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Perrin Giuseppe Cesare.

Perrin G.C. (UV) J'ai eu l'occasion d'assister, il y a deux ans, à un long débat, à l'occasion de la formulation de la loi électorale pour les élections régionales; aujourd'hui j'ai la chance d'avoir écouté et participé à ce débat pour la loi pour les élections communales.

Aujourd'hui, comme alors, j'ai eu l'impression que de la part de certaines forces politiques on veut arriver au système parfait. Je crois que ce système parfait n'existe pas, surtout dans ce secteur.

Mais je crois que le travail qui a été fait en commission et qui a été fait aujourd'hui au Conseil, a quand même permis à ce Conseil d'avoir une bonne loi pour une collectivité locale.

Collectivité locale qui, jusqu'à aujourd'hui se basait sur un binôme qui était le programme présenté à l'électorat et une équipe qui soutenait ce programme.

A ce binôme aujourd'hui s'ajoute un nouvel élément, qui est celui d'une force plus grande donnée au syndic et au vice-syndic par l'élection directe et donc par la recherche de la volonté populaire.

Ce trinôme: syndic - programme - équipe qui soutient le syndic et le programme, pourra servir à améliorer l'Administration de nos collectivités locales, évidemment à une condition: celle d'un choix pondéré des personnes qui doivent administrer nos communes et d'un choix pondéré des électeurs.

Mais l'Union Valdôtaine a confiance dans l'électorat et dans sa maturité. Nous sommes convaincus que si les forces politiques, auxquelles nous ne nions pas le rôle qu'elles ont, rôle qui doit être même valorisé, sauront choisir les hommes les plus convenables, elles n'auront pas de difficultés. Si elles ne sauront pas choisir ces hommes, elles seront châtiées, parce que la maturité de l'électorat s'est encore distinguée dans les programmes et dans les hommes.

Quelqu'un l'a dit, ne mythifions pas cependant trop cette figure qui vient d'être instaurée par cette loi, le syndic. Je l'ai dit aussi dans mon dernière intervention ce matin: si nous devons faire de façon que les communes soient administrées, aient la possibilité de travailler, nous devons faire attention à ce que les pouvoirs soient partagés entre toutes les personnes qui veulent s'occuper d'administration et donc entre le syndic, entre les assesseurs et entre les conseillers des différentes communes.

L'Union Valdôtaine vote cette loi sans difficulté, aussi parce qu'elle a une chance, peut-être supérieure par rapport à d'autres forces politiques, d'être grandement présente sur le territoire, et je peux vous assurer que ce projet de loi n'est pas, quant à nous, l'opération du sommet, mais elle est la volonté de la base, parce que nous avons eu la possibilité pendant deux mois de parcourir entièrement la Vallée d'Aoste, de discuter du projet de loi qui reflétait grosso modo celui qui a été discuté ensuite par le groupe de travail, qui a été adopté par la Junte, qui a été ensuite discuté en 1ère Commission.

Et les lignes de l'Union Valdôtaine ne s'éloignaient pas trop de ce qui a été le résultat successif; en ayant eu la possibilité de discuter pendant deux mois, avec des centaines d'administrateurs communaux et avec des centaines de centaines d'électeurs, nous avons eu la possibilité de constater que ce système électoral a l'agrément de la base. Et donc quant à nous c'est avec aussi ce soutien, qui nous vient de nos adhérents, que nous disons avec toute confiance, nous donnons un vote positif à ce projet de loi.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Parisi.

Parisi (VAP) Nel mio breve intervento che avevo fatto stamani, avevo auspicato che dal confronto e dal dibattito in aula ci fosse stata un'analisi più approfondita sulla proposta di legge, che era arrivata in aula. Devo dire che ero fermamente convinto che su un argomento così importante si potesse trovare una più ampia convergenza.

Mi dispiace che ciò non sia avvenuto. Forse non si è voluto venir meno a prese di posizione più di principio che politiche.

Da parte nostra abbiamo tentato di dare il nostro contributo per cercare di migliorare questo disegno di legge, però purtroppo ciò non ha avuto la necessaria sensibilità e la giusta valutazione da parte del Consiglio.

A nostro avviso questa forma di chiusura ermetica è stata un grosso errore politico ed il risultato finale non sarà sicuramente quello che era nelle aspettative dell'intera opinione pubblica.

Dobbiamo pur tuttavia riconoscere che il disegno di legge contiene in sé una grossa parte di aspetti positivi, che vanno sicuramente riconosciuti. Era forse necessaria una maggiore flessibilità su alcuni emendamenti, che erano finalizzati non a smontare l'impianto della legge e la sua filosofia, bensì a migliorarla. Mi dispiace quindi che, come dicevo prima, non si sia avuta questa sensibilità. Si è arrivati in Consiglio mantenendo l'intero impianto, che era stato dato alla I Commissione, senza tenere in minima considerazione quelli che erano gli sforzi fatti dai vari consiglieri a cercare di migliorare questa legge.

Per questi motivi mi asterrò sulla votazione di questo disegno di legge.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Piccolo, per dichiarazione di voto.

Piccolo (ADP-PRI-Ind) Mi auguro che questa legge sia un primo passo importante per cercare di dare all'esterno da questa aula la convinzione che si sta lavorando nel modo nuovo, nell'interesse dei cittadini, affinché - non mi stanco di ripeterlo - questi credano ancora, in un momento generale di crisi, nelle istituzioni e nei loro rappresentanti.

Prima di concludere la dichiarazione di voto, voglio ricordare ai colleghi che il nostro movimento, ADP-PRI-Indipendenti, ha avuto confronti con la nostra base sul territorio e al Comune di Aosta, in particolare con i nostri sindaci e gli amministratori comunali.

Concludo quindi, non ripetendo le considerazioni già fatte in mattinata, esprimendo il giudizio positivo nel suo complesso sulla legge approvata a maggioranza dalla I Commissione e quindi anche con il voto favorevole del gruppo ADP-PRI-Indipendenti.

Questa legge dicevo stamani, lo ripeto, anche se perfettibile, può dunque essere prova di sperimentazione dopo le elezioni, che avverranno nel maggio-giugno 1995.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Tibaldi.

Tibaldi (LN) Questa mattina ho sentito dire dal Presidente della Giunta: se il Consiglio regionale voterà questa legge, l'obiettivo sarà perseguito. Qual è l'obiettivo di questo disegno di legge? Facendo un attimo la sommatoria di intenti che sono emersi nel corso del dibattito, l'obiettivo dovrebbe essere stato quello di restituire la politica ai cittadini e riportare i partiti nel loro alveo originario. Penso che questo obiettivo, con l'approvazione di questa legge, non venga assolutamente raggiunto. Per riferirmi all'alveo politico entro il quale i partiti dovevano essere ricondotti, dico che qui non è stato costruito quell'argine necessario che i cittadini, che la società civile, chiede ormai da tempo. I partiti devono essere strumenti di democrazia e non ostacoli, e sono i cittadini che devono essere gli effettivi protagonisti e dei propri rappresentanti, e del programma e della maggioranza di governo.

Questa legge, secondo noi, mortifica anzitutto la libera determinazione dell'elettore, e ne abbiamo avuto prova nell'ampia discussione che abbiamo fatto su alcuni articoli, su quelli più significativi che vanno dal 53 al 59, ma in particolare sul 55, dove c'è stato un dibattito molto interessante.

E che l'obiettivo non sia stato raggiunto lo si è dedotto (nemmeno tanto implicitamente) da alcune dichiarazioni che sono state fatte dai singoli consiglieri nei loro interventi, dove si dice che la legge è perfettibile; quindi c'è già la coscienza in queste dichiarazioni che ci sono elementi che inficiano questa proposta. Elementi che in alcuni casi sono gravi.

Quindi non penso che si tratti di miopia, non penso che la miopia delle forze politiche in quest'aula vada riferita alla prossima e vicina scadenza elettorale; la miopia va piuttosto riferita all'assenza di sensibilità che determinate forze politiche hanno dimostrato oggi di fronte alle legittime richieste che vengono dalla cittadinanza, che chiedono sostanzialmente più amministrazione e meno politica. Qui invece si danno proposte preconfezionate, questo pacchetto legislativo ci dà delle offerte del tipo: "Voti uno, eleggi due". Assolutamente non possiamo permettere delle assegnazioni gratuite di consensi. Per questa ragione la legge secondo noi non può essere approvata.

É assolutamente drammatica anche l'impermeabilità che hanno dimostrato alcune forze politiche, che hanno lavorato sotto braccetto, possiamo dire.

C'è un importante segnale politico che emerge dalla discussione di oggi: questa legge se verranno rispettate le intenzioni di voto, avrà uno scarto bassissimo di consenso, per nulla qualificato. Per carità, non c'è nessuna legge che richiede una maggioranza qualificata, però manca una qualificazione politica, e sembra che venga sancito quel rafforzamento fra Union Valdôtaine e PDS, le cui sensazioni questa mattina erano state sollevate da qualcuno, ed io penso che al termine di questo dibattito possiamo avere delle constatazioni serie.

Secondo noi questo non è un "bon projet", come è stato annunciato, è piuttosto un meccanismo elettorale anomalo e perverso da cui, pur ripercorrendo il solco della legge n. 81/93, alla fine scaturisce una modificazione peggiorativa rispetto a quella nazionale. Non che quella nazionale sia un modello da imitare, però stando all'impostazione che è stata data dal gruppo di lavoro ci sono stati degli elementi innovativi, che non sono stati senz'altro migliorativi; in questi elementi non sono state tenute presenti quelle particolarità degli enti locali, come diceva prima qualcuno quelle particolarità amministrative delle comunità organizzate, che devono essere tenute in costante considerazione. Per queste ragioni, che ho brevemente elencato e che stamani ho analizzato più approfonditamente, non voteremo questo progetto di legge.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Marguerettaz.

Marguerettaz (PpVA) Non si può fare di tutta erba un fascio su questa legge. Vi sono diversi articoli che abbiamo condiviso e che abbiamo dimostrato di condividere votando a favore di questi articoli. Ma questa legge presenta dei grossi buchi neri, direi delle grosse zone d'ombra, una zona d'ombra in particolare, che riveste tutta una città. Ed è la zona d'ombra che è investita dai capitoli riguardanti la città di Aosta.

Una zona d'ombra dentro la quale c'è così talmente poca luce, che è davvero difficile riuscire a capire qualcosa. Il fatto che questo Consiglio regionale non abbia votato l'emendamento di Florio, che non tendeva assolutamente a modificare la sostanza della materia, ma era evidente come cercasse di far diventare le modalità di voto per la città di Aosta e per gli elettori di Aosta solo più chiari, il fatto che questo emendamento non sia stato votato non può che preoccupare fortemente. Ho ascoltato gran parte degli interventi che fin qui si sono succeduti nelle dichiarazioni di voto e non posso non prendere spunto da alcune dichiarazioni che si sono fatte, per fornire alcune considerazioni al riguardo.

La prima non posso non farla ad un'osservazione di Ferraris, il quale ha detto che se il Consiglio regionale avesse scelto determinate proposte che venivano avanzate, avremmo avuto dei sindaci con manie di grandezza. Allora era evidente che la constatazione che faceva Ferraris si riferiva alle proposte che abbiamo avanzato e che ripercorrevano in gran parte per quanto riguarda la città di Aosta i dettami della legge n. 81.

C'è da chiedersi, senza polemica, ma proprio come riflessione, per far emergere questa contraddizione di fondo soprattutto del PDS, Gauche Valdôtaine in questo caso, se i vari sindaci di Roma, di Torino, di Venezia, di Trieste, eletti con un sistema diverso da quello con cui sarà eletto il sindaco di Aosta, sono sindaci con manie di grandezza. Credo che se il PDS nazionale avesse copia delle dichiarazioni rilasciate oggi dal segretario locale del PDS-GV, straccerebbe il patto federativo con cui è legato.

Un'altra osservazione che credo sia doveroso fare è al Consigliere Perrin. Il Consigliere Perrin ha affermato che si sente sicuro di votare questa legge per il fatto che c'è stato un approfondito confronto in tutti questi mesi scorsi con la base, e che la base è concorde su questa impostazione di legge. É una osservazione che non vuole essere polemica, ma vuole sottolineare una contraddizione: noi questa mattina abbiamo scoperto che probabilmente nel vostro peregrinare nella Regione Valle d'Aosta, non vi siete sufficientemente fermati nella città di Aosta, in particolare non vi siete sufficientemente fermati con i consiglieri comunali dell'Union Valdôtaine della città di Aosta, i quali questa mattina ci hanno detto che a maggioranza non erano favorevoli a questa impostazione di legge. E credo che alcune considerazioni ancora vadano fatte.

Siamo partiti anche qui con un sospetto all'inizio di tutta questa discussione. C'è l'asse, c'è un interesse fra l'Union Valdôtaine e il PDS? Non vogliamo assolutamente pensare né ad assi né ad interessi di basso livello, questo lo escludiamo nella maniera più assoluta; però non possiamo fare a meno di notare che su questo disegno di legge c'è stata una corsia preferenziale fra l'Union Valdôtaine e il PDS, una corsia preferenziale che è stata sostenuta in modo determinante dal movimento degli ADP. Movimento degli ADP che qualche mese or sono, quando furono rappresentati all'interno dell'Esecutivo regionale, sollevarono un dibattito a proposito di questo loro ingresso e delle preoccupazioni. E le preoccupazioni andavano in una duplice direzione: una era quella che il loro ingresso doveva rafforzare il Polo autonomista e federalista, l'altra era quella che il loro ingresso in Giunta sarebbe andato a detrimento del PDS.

Oggi invece possiamo notare che su un disegno di legge così qualificante non so se l'ingresso in Giunta degli ADP sia causa in parte o in toto di questo, ma prendiamo atto che di fronte ad un disegno di legge così importante, il Polo autonomista si divide e il PDS rimane l'unico baluardo della Sinistra all'interno della maggioranza.

Un'ultima finale considerazione. Nel 1993 questa maggioranza si è insediata, e nell'aprile 1994 questa maggioranza si è reinsediata dopo una verifica, ed ha portato in questo Consiglio un nuovo programma: sono andato a rivedermeli. Dei punti prioritari e quindi qualificanti che questa coalizione di maggioranza si è data nel 1993 e si è ridata nel 1994, vi era proprio la legge elettorale per l'elezione dei consigli comunali.

C'era un altro punto qualificante fuori da quest'aula, ed era un punto che ho sentito con le mie orecchie in quel di Saint-Vincent, nell'ultimo congresso dell'Union Valdôtaine, quando aveva come punto qualificante dei suoi obiettivi, come primo punto dei suoi obiettivi, quello di una costituzione di un Polo autonomista e federalista. Con un sillogismo forse troppo facile, troppo sbrigativo, ma che credo debba far riflettere tutti, potremmo dire che se l'uno e l'altro punto sono qualificanti, ebbene il Polo autonomista e federalista passa attraverso quelle forze politiche che questa sera approveranno questa legge.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Lanièce.

Lanièce (GA) Sarò brevissimo, visto l'ora tarda.

Stamani nella mia relazione avevo evidenziato alcune perplessità in merito al contenuto di questo disegno di legge; purtroppo il dibattito in aula non è servito a dissiparle, quindi il mio voto sarà contrario.

Queste perplessità sono dovute soprattutto al fatto che fra le varie articolazioni di questo disegno di legge vi era quella relativa al mancato scollegamento fra il voto di lista e il voto al sindaco, come è già stato ribadito da altri colleghi. Questo scollegamento avrebbe permesso di seguire la giusta strada del decentramento delle scelte politiche, che devono, se vogliamo veramente cambiare il modo di far politica, essere prese dalla base, cioè dai cittadini, e non più dall'alto, quindi dai soliti apparati politici, privilegiando così le scelte degli elettori a discapito delle decisioni forse già prese da alcuni partiti.

Stamani avevo prospettato la possibilità che questa legge venisse approvata solo grazie a dei numeri e non grazie a valide argomentazioni, che dovevano cercare di ottenere la massima convergenza politica. Purtroppo questa paventata possibilità si è trasformata in amara realtà.

Presidente Pongo in votazione la legge nel suo complesso.

Presenti: 34

Votanti: 26

Favorevoli: 19

Contrari: 7

Astenuti: 8 (Aloisi, Bich, Dujany, Florio, Lanivi, Parisi, Riccarand, Squarzino)

Il Consiglio approva