Oggetto del Consiglio n. 883 del 28 settembre 1994 - Resoconto
OGGETTO N. 883/X - Nomina dell'Assessore ai lavori pubblici.
Presidente - Ha chiesto la parola il Presidente della Giunta, Viérin Dino.
Viérin D. (UV) - Suite à la démission de l'assesseur Ferrero j'ai assumé pendant cette période l'intérim des travaux publics, avec l'engagement qu'au cours de la première séance déjà convoquée de l'assemblée l'on procéderait à la nomination du nouvel assesseur des travaux publics.
Il s'agit donc aujourd'hui de procéder à cette nomination, afin de permettre au Gouvernement et de retablir son staff tout entier, et de pouvoir affronter au mieux le contenu des problèmes, surtout dans un secteur important et délicat comme celui des les travaux publics.
Sur la base des accords qui ont amené tout d'abord à la définition d'une majorité et ensuite à la formation de ce Gouvernement, accords de nature programmatique, et dans le signe de la continuité de ces accords, je propose en tant qu'assesseur aux travaux publics M. Claudio Lavoyer.
Presidente - La parole au Conseiller Tibaldi.
Tibaldi (LN) - Si apre il sipario di quello che è l'ultimo atto della commedia recitata dalle forze politiche di maggioranza in questo ultimo mese. Una commedia che è stata volta unicamente a ricostituire quello che è l'organigramma del potere regionale. Un organigramma che è stato reso monco, come ha appena anticipato il Presidente della Giunta, dalle dimissioni dell'Assessore Bruno Ferrero.
Ebbene, noi, un elogio squisitamente personale, non certo di natura politica, all'Assessore uscente tuttavia non lo vogliamo negare.
Perché un elogio? Perché Bruno Ferrero ha dimostrato con la sua rinuncia di saper affrontare con umiltà e con estrema sensibilità la situazione difficile in cui si è trovato. Sgradito ad una parte della maggioranza e con evidenti difficoltà di gestione di un settore di cui aveva purtroppo scarse conoscenze, ha preferito togliersi di mezzo e creare quello che poi è stato un vero e proprio "impeachment" della maggioranza regionale.
Il nostro voto favorevole, che abbiamo appena espresso quando abbiamo preso atto delle sue dimissioni, non è certo una espressione di favore per il suo operato politico; è un riconoscimento per questa sua qualità personale di essersi tolto di mezzo senza fare rumore, a differenza forse di qualcun altro che, al suo posto, avrebbe creato situazioni e disagi ben differenti.
Tuttavia, la sostituzione di Ferrero ha creato questo "impeachment", ha stuzzicato gli appetiti dei più digiuni per la corsa alla poltrona dell'Assessorato ai lavori pubblici, e quindi, come abbiamo fatto un elogio all'Assessore uscente, un elogio ci sentiamo in grado di farlo anche al neo-Assessore proposto appena adesso dal Presidente della Giunta, Claudio Lavoyer, che ha saputo perseguire il successo senza porsi troppi problemi di regole, calpestando i principi, i programmi - se così possiamo definirli - di questo suo polo autonomista, federalista, regionalista - ed aggiungerei anche opportunista - pur di ottenere il risultato ambito.
D'altro canto, il suo trionfo è stato favorito dalla pochezza dei suoi concorrenti, non certo in grado di affrontare una competizione così impegnativa; concorrenti ignari, o forse immemori, che già da tempo questo Assessorato doveva essere assegnato secondo uno schema premeditato.
Ora l'organigramma del potere sembra ridefinito, la Giunta sembra sia stata rappezzata come una camera d'aria che si buca facilmente, viene rattoppata, una camera d'aria che è logora ed abbiamo visto, in questi quindici mesi, le peripezie che ha attraversato.
L'avvicendamento ai Lavori pubblici è avvenuto però senza toccare i tasti troppo deboli che esistono all'interno della Giunta, tasti deboli che riguardano non solamente la composizione della medesima, ma soprattutto il programma, gli obiettivi politici che questa Giunta sembra si sia prefissata.
Non stupisce più di tanto il cedimento ideologico delle Sinistre; in particolare, parlare oggi del comportamento del PDS, sarebbe come sparare sulla Croce Rossa. Sinistre che si sono appiattite (in particolare mi riferisco ai Verdi) su schemi e su metodi che hanno sempre contestato e che ora condividono ampiamente, senza troppi problemi di coscienza o fingendo di porre delle assurde condizioni.
Sarò curioso di sentire quali formule utilizzeranno questa volta per sostenere i loro teoremi politici: se la collaborazione fra le forze autonomiste e quelle progressiste costituisce ancora una volta una scelta idonea per garantire un equilibrio di sviluppo e di rinnovamento della Valle, o se la decisione è la sintesi di tensioni diverse che si vogliono ricondurre ad unità di intenti e di obiettivi (queste sono le parole di Florio), o ancora se si ribadisce ossessivamente, come fa il segretario del PDS, Ferraris, che questa Giunta ha lavorato bene, che "la presenza delle forze progressiste garantisce il perseguimento degli obiettivi programmatici prefissati come i maestri seguono i propri allievi a scuola". Quindi non ci stupisce tanto questo dissesto ideologico della Sinistra; d'altronde si sta verificando anche a livello nazionale, e qui a livello regionale ne stiamo toccando con mano tutti quanti gli effetti.
Stupisce piuttosto l'atteggiamento della Federazione autonomista, sommatoria di etichette, hanno sempre rifiutato questa struttura, nata come antagonista delle Sinistre, propostasi sempre come antagonista delle Sinistre (o almeno, secondo quello che hanno predicato durante la campagna elettorale, quello era il loro obiettivo) ed ora abbracciata intimamente alle medesime: ora che condivide sui banchi del governo la gestione del potere e della cosa pubblica.
Sarà alquanto interessante vedere come si concilieranno le teorie pseudo-liberiste che più volte Bich ha espresso anche in quest'aula, contestando vivacemente quelle portate avanti dalle Sinistre. Le Sinistre che invece preferiscono una pianificazione più liberticida dell'economia in Valle d'Aosta, piuttosto che il liberismo, soprattutto in materia di trasporti e d'industria.
Quindi è drammatica e preoccupante questa espansione che si ha nella nostra regione di una sorta di socialismo reale che altrove sta già dimenticandosi in fretta (mi riferisco anche ai Paesi dell'Est) e dove questa presenza della mano pubblica regionale è sempre più intensa in quello che è il tessuto economico valdostano.
Quali sono i punti qualificanti di questa politica industriale che si vuole portare avanti in Valle? Lo abbiamo scoperto ieri in II Commissione: dopo 15 mesi siamo venuti a conoscenza di quelli che sono i punti qualificanti. Lo abbiamo scoperto in quanto abbiamo saputo che la politica industriale valdostana si fonda sulla ricerca dei bei capannoni che possono essere acquisiti dalla Regione a prezzi modici, 3-4 miliardi, che abbiano un aspetto modulare estetico piacevole, possibilmente anche con vista sull'autostrada.
Ma non è l'unico caso, ormai ce ne sono tanti: la Regione Valle d'Aosta si è trasformata in una agenzia immobiliare che sta cercando di acquistare il più possibile immobili, ma senza un piano programmatico preciso: non sappiamo dove si voglia andare a parare, dove si voglia arrivare. E' forse per soddisfare degli input che pervengono dall'alto, forse per ripianare le situazioni drammatiche e gravose di amici, forse per controllare sempre in maniera più intima quello che è il tessuto imprenditoriale locale, imponendo soci nelle imprese e imponendo occupazione, quindi dipendenti graditi alle forze politiche che oggi governano.
Ma non solamente a livello di politica industriale noi solleviamo il problema delle carenze di questa Giunta; ci sono altre grosse incognite e riguardano la politica dei trasporti. Aderire alla maggioranza, se rileggiamo anche quello che è stato il documento programmatico, vuol dire avere come fine prioritario il completamento dell'autostrada Aosta - Tunnel del Monte Bianco, e d'altro canto aderire alla maggioranza vorrebbe dire anche accettare questo punto qualificante. Però poi, quando si diventa anche promotori di un ricorso al TAR del Lazio per bloccare i lavori, con danni notevoli e per le imprese e per la collettività valdostana, mi sembra che sia un atteggiamento altamente contraddittorio. Vorrei sapere oltretutto se l'Assessore proponente il ricorso ha anche dato la sua adesione per il ricorso in appello al Consiglio di Stato; quindi, questa figura bifronte: da una parte, si colpisce, dall'altra parte, si cerca di andare a medicare avallando delle scelte che, ideologicamente, prima erano completamente respinte.
Oppure abbiamo visto, sempre nella politica dei trasporti, qual è la filosofia che regge l'intervento della Regione: azzerare completamente i deficit delle aziende che gestiscono linee di interesse primario, senza sapere quali sono queste linee di interesse primario, quali sono le priorità, perché a tutt'oggi non esiste un piano di bacino di traffico.
Abbiamo visto anche quale nuova figura si vuole dare alla Finaosta, trasformandola da braccio finanziario a braccio imprenditoriale; è stato approvato un disegno di legge regionale che fa da corollario a tutto quello che è questa politica; non so quanto si possa chiamare politica imprenditoriale, di sviluppo e di rilancio dell'economia valdostana nel giugno scorso.
Ci sono tutta una serie di episodi, quindi, che testimoniano quanto sia frammentata, profondamente scollata questa maggioranza, dove non esiste assolutamente unità di intenti; forse l'unica unità di intenti esiste nella spartizione dei posti, forse l'unico punto comune che hanno queste forze è quello di conoscere bene il manuale Cencelli, per dividersi le singole poltrone dando dei valori numerici di un certo tipo alle poltrone più elevate e dando valori numerici di un altro tipo alle poltrone meno in risalto.
Oltretutto la Regione non solamente si comporta ultimamente come agente immobiliare, ma anche come mediatore finanziario; sono state sottratte delle azioni dal mercato, mi riferisco alla Covaltur, sono state sottratte al mercato privato delle azioni che ora vengono ripiazzate a partner graditi.
Quindi mi sembra che questo comportamento di stampo tipicamente socialista debba essere ripudiato, e noi lo ripudiamo, lo abbiamo sempre contrastato e continueremo a contrastarlo; questo ripudio mi pareva venisse in qualche forma anche dalla Federazione autonomista, ma oggi a questo ripudio tutto il polo ha abdicato senza porsi troppi problemi o di coscienza o di coerenza.
Sarà interessante vedere anche la politica energetica regionale se avrà una svolta, perché qui l'Assessore uscente oltretutto aveva promesso - ma sappiamo quanto ci si può fidare delle promesse dei comunisti - di portare in quest'aula, a settembre, un piano preciso su quello che è il riassetto energetico della Val d'Aosta, un piano polivalente, non solo incentrato sulla metanizzazione, ma che tenga in debita considerazione quelle che sono le nostre grandi risorse, in particolare l'acqua.
Staremo a vedere anche se è stato già disegnato nei Lavori pubblici del neo-Assessore un piano di rilancio del settore; bene o male abbiamo sempre sentito in questo periodo qua che forse lui era in grado di possedere la formula magica per poter rilanciare il settore edile.
Speriamo solo che questo rilancio non concerna quella minima parte di edili Regione-dipendenti, che hanno sponsorizzato la sua ascesa alla poltrona a fianco a quella di Mafrica.
Tutto questo per sottolineare, e concludo, un comune denominatore di questa Amministrazione regionale: l'assenza di un piano di sviluppo economico chiaro, l'assenza di una programmazione, e quindi la sostanziale ordinarietà dell'azione amministrativa all'insegna della giornata, priva di quei connotati forti che contraddistinguono le scelte politiche di un governo che promuove il rilancio sociale, imprenditoriale ed anche occupazionale della Valle d'Aosta.
In Valle mancano le scelte di governo e mancheranno sempre, fin quando si tenterà di conciliare gli intenti di forze che in comune hanno solo la conoscenza limitata alla spartizione dei posti di potere. Il nostro voto sarà contrario.
La contrarietà non è alla persona di Claudio Lavoyer, non poniamo veti come forse sono stati posti, in maniera ridicola, da altre forze politiche. Il nostro voto contrario è un voto contrario a questo sistema che sta arrivando al capolinea e mi auguro che quanto prima, forse con le prossime consultazioni amministrative, avremo dei segni tangibili che possa essere via via ricondotto, anzi ridotto ai minimi termini, per lasciare spazio a nuove forze, a nuove iniziative, a nuove volontà di condurre l'azione amministrativa in Regione e negli enti locali.
Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Collé.
Collé (PpVA) - Ventotto agosto 1994, dichiarazione dell'Assessore Ferrero, dimissionario: "La Giunta non funziona, siamo nell'ingovernabilità".
Sei settembre, il segretario del PDS, Ferraris, dice: "La Fédération è nata con ambizioni di spartizione del potere ad interessi diversi e contrapposti ai nostri"; altra dichiarazione: "La Fédération non è indispensabile".
Otto settembre, parla per i Verdi Vanni Florio: "Decisioni del direttivo. Contrario ad una riduzione nell'Esecutivo dell'area progressista". Il giornalista gli chiede: "Altrimenti?" - risponde Florio: "Altrimenti si sfalda la coalizione nata un anno fa e di conseguenza ci sarà una nuova maggioranza senza i progressisti".
Altra dichiarazione di Florio: "Noi terremo duro, la nostra posizione è chiara" - "Altrimenti?" - "Altrimenti non resta a noi o all'Union Valdôtaine che scegliere nuove strade".
Diciotto settembre: "I Verdi non ci stanno, la condizione in grado di mantenere i Verdi nella coalizione è il rispetto dell'equilibrio fra forze autonomiste e forze progressiste".
Ventun settembre: "No politico dei Verdi: per noi l'ingresso in Giunta di questo Movimento annacquerebbe la maggioranza ad un atteggiamento che non è certo vicino al nostro modo di fare politica".
Queste sono alcune dichiarazioni che ho preso questa mattina dai quotidiani regionali e che porto all'attenzione del Consiglio. Credo che non ci sarebbe tanto da dire dopo aver letto queste dichiarazioni; quanto abbiamo letto e sentito da esponenti della maggioranza sono affermazioni che parlano da sé, sono all'insegna della coerenza, sono all'insegna della dignità dell'uomo e del politico. Credo che comunque un fatto positivo ci sia: per tanti anni in Valle d'Aosta i Verdi hanno avuto il pregio di essere per i Valdostani i portatori di quella trasparenza, di quella dignità, di quella coerenza che tutte le altre forze politiche non avevano. In quest'aula, per un anno di tempo da quando è iniziata la decima legislatura, abbiamo sottolineato con forza queste contrarietà che esistevano all'interno di questa maggioranza; oggi siamo arrivati al clou di tutto questo.
Finalmente non sono riusciti a fare quel giochino che hanno fatto in un anno, andando a dire ai loro iscritti che tenevano comunque un certo tipo di atteggiamento, mentre qui in aula ne mostravano uno completamento diverso, e noi purtroppo dalla minoranza molte volte non siamo riusciti con i mass media a far apparire tutto questo.
Mi auguro che questa volta tutti gli elettori che hanno dato fiducia ai Verdi si siano veramente accorti di che peso e di che forza politica sono. E lo dico perché i fatti lo dimostrano, non per essere né cattivo né per dire delle cose non giuste e non vere nei confronti di questo Movimento. Questa è purtroppo la realtà.
Una sera di alcuni giorni fa ho incontrato il Consigliere Squarzino all'uscita dell'Ufficio gruppi e gli ho chiesto come stavano andando le cose: "Noi non molleremo" - mi ha risposto - "o il discorso viene accettato, oppure noi siamo fuori".
É questo un ulteriore episodio per dire come effettivamente forse la Squarzino ci ha creduto fino all'ultimo momento, ma poi probabilmente quella poltrona Riccarand la vuole tenere ancora per un po' ed è riuscito a convincere i Consiglieri Florio e Squarzino che si deve fare un ulteriore sacrificio per poter proseguire su questa strada.
Se siamo tutti veramente coscienti della necessità che la gente riacquisti fiducia nella politica, ancora una volta questa fase, alla quale abbiamo assistito, va esattamente nella direzione opposta.
C'è un altro piccolo aneddoto di questi giorni, non farò nomi per correttezza. Un consigliere della maggioranza aveva preparato due appunti per poter esprimere oggi una sua opinione, che non era del tutto favorevole a quanto si è svolto e ai risultati a cui questa mini crisi - come è stata chiamata - ha portato. Ebbene, anche questo consigliere è stato convinto a non intervenire, per non causare troppi problemi nella giornata di oggi. Anche questo credo sia coerenza e dignità.
Mi chiedo cos'hanno di diverso queste trattative rispetto ai tanto denigrati metodi della prima Repubblica. Ho paura che la seconda Repubblica che, pur con grosse difficoltà ha avuto il via nel resto del Paese, si sia fermata a Carema.
E in Valle d'Aosta questa seconda Repubblica, di cui tutti parliamo ben volentieri per i nuovi metodi, per la trasparenza, per il coinvolgimento dell'opinione pubblica, non è arrivata. Sottolineo, seppure con difficoltà, ma c'è questa voglia di portare il nuovo nella politica; in Valle d'Aosta no.
Crediamo che la Valle d'Aosta abbia la necessità di una gestione diversa della cosa pubblica, non lo pensiamo solo noi ma tutti i Valdostani, e ce lo stanno chiedendo con forza, colleghi consiglieri. E lo stanno chiedendo anche tutti i militanti, gli iscritti di movimenti e partiti, che forse da un po' di tempo a questa parte non sentiamo più tanto, ma che in occasioni diverse, magari in occasioni di feste e di sagre e magari alla sera, hanno più il coraggio di parlare. Ed hanno delle ragioni, ritengo, nell'affermare tutto questo. In vino veritas, bravissimo Bich!
Mi chiedo ancora cosa potranno pensare a questo punto gli oltre 13mila Valdostani che avevano sostenuto una campagna elettorale per le elezioni politiche a favore di una lista, La Liste pour l'unité des Valdôtains, che denunciava chiaramente le negatività dell'alleanza tra le forze autonomiste e quelle progressiste, e che oggi vedono uno degli artefici di questo progetto politico sedere sulla poltrona assessorile fianco a fianco agli Assessori Mafrica e Riccarand.
Ma è bene ricordare, sempre all'insegna di quella coerenza che dicevo prima, alcuni passaggi fatti dal prossimo Assessore in occasione di quella campagna politica. Una Sinistra - diceva di voi, colleghi Verdi e PDS - molto variegata, ma compatta nell'obiettivo comune di governare, perpetuando una politica statalista, assistenzialista e corporativa.
Poi altra affermazione: non condividendo quindi una scelta troppo appiattita sulle posizioni del polo di Sinistra, la Liste Pour l'unité des Valdôtains sosterrà la candidatura dell'ing. Mario Maquignaz.
Dopo le elezioni, sempre il futuro Assessore afferma: "La nostra presenza elettorale aveva il significato di affermare che un terzo polo, ispirato all'autentico regionalismo ed al vero federalismo, poteva trovare spazio per spezzare contrapposizioni assurde e per far comprendere all'Union Valdôtaine i rischi di appiattirsi troppo a Sinistra".
Credo che oggi anche la Fédération darà il suo contributo per l'appiattimento a Sinistra.
Terminando, si sente dire da alcune ore, forse da 24 ore, che questa coalizione si preparerà probabilmente per le prossime elezioni amministrative, che avremo fra non poco tempo.
Siamo sicuri in questo caso che la vera verifica (non quella che è stata fatta in questo mese) sull'azione di questa maggioranza verrà finalmente effettuata in maniera concreta dall'elettorato valdostano. Siatene certi.
Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Piccolo.
Piccolo (ADP-PRI-Ind) Chiamato in causa, vorrei solo fare alcune brevissime considerazioni, anche perché ritengo che sia già caricata fin troppo di significati politici una, poi dico tutto sommato semplice, sostituzione nella Giunta di un assessore dimissionario. Sostituzione che dovrebbe vedere partecipe all'interno dell'Esecutivo non una nuova forza, nuova nel senso di una forza politica che si aggiunge all'attuale maggioranza, bensì una componente che ha sin dall'inizio condiviso il programma che sta alla base della Giunta presieduta dal Presidente Viérin. Questo per rinfrescare la memoria al collega Tibaldi.
Programma che abbiamo condiviso e contribuito a formulare e sulla base del quale abbiamo appoggiato questo Esecutivo lealmente e costruttivamente, pur non facendone parte.
Quindi se è il programma il collante di questa maggioranza, e tutti ne abbiamo ribadito la validità, le linee ispiratrici dell'azione di governo non possono venire stravolte dall'ingresso in Giunta di un nuovo assessore, e pertanto riteniamo strumentali alcune polemiche. Condividendo anche il metodo dell'attuale Esecutivo, basato sulla collegialità, mi pare eccessivo parlare di vinti o vincitori nella conclusione delle trattative relative ad un problema di funzionalità di un Esecutivo, creatosi con le dimissioni dell'Assessore Bruno Ferrero.
Secondo noi, l'unico vincitore è stato il buon senso che ha guidato tutte le forze politiche della coalizione. La Valle d'Aosta ha dei grossi problemi e ben più gravi da affrontare, che non la sostituzione - anche se è importante - di un assessore, e l'eventuale apertura di una crisi non avrebbe giovato a nessuno in questa fase delicata per la politica e per l'economia della nostra regione. Voglio pertanto sottolineare ai colleghi ancora il fatto che sia prevalso l'interesse generale rispetto all'interesse dei raggruppamenti o delle singole forze politiche. In questo senso, le forze progressiste hanno lanciato un segnale importante e positivo per noi, per la Valle d'Aosta.
Quindi nessun trionfalismo da parte di nessuno, ma solo la consapevolezza che i problemi sono tanti e grossi e quindi sulle cose concrete ci vogliamo confrontare, vogliamo riprendere con maggior slancio a lavorare all'interno di questa coalizione.
Con la consapevolezza che la presenza dell'Esecutivo, se da una parte ci permetterà di dare un contributo più incisivo, dall'altra ci fa aumentare anche l'assunzione delle responsabilità sui problemi ancora irrisolti, che sono tanti. In questo senso, la designazione del Consigliere Lavoyer quale Assessore ai lavori pubblici contiene al suo interno una mediazione fra le varie proposte emerse in questi giorni; infatti lo stesso, oltre ad essere un politico, lo si può anche definire tecnico, esperto del settore che andrà a presiedere.
Il nostro Gruppo continuerà a mettere a disposizione della maggioranza e del Consiglio intero la propria disponibilità a lavorare sui problemi concreti, che è poi l'assunzione dell'impegno conferitoci dagli elettori che ci hanno votati, al di là delle sigle e degli schematismi che normalmente fatichiamo a capire perfino noi stessi, addetti ai lavori.
Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Chiarello.
Chiarello (RC) - É poco che faccio politica attiva, per fortuna, dico in certi momenti, però in questo periodo ne ho già viste abbastanza: dalle varie verifiche di Giunta, che avevo anche giustificato con la necessità che una Giunta ogni tanto si guardi in faccia e si chieda cosa ha fatto, alle varie esternazioni di vicepresidenti del Consiglio durante il periodo estivo. Volevo proprio due parole su questo: volevo capire se era proprio la Presidenza del Consiglio che pensava che non ci fossero organizzazioni mafiose in Valle o solo un vicesegretario.
Ma adesso mi è difficile spiegare alla gente, dopo gli articoli di giornale che ha letto Collé poco fa, cosa sta succedendo in questa Giunta. Ci sono partiti che dichiarano una cosa e il giorno dopo un'altra, sempre per il bene della Valle d'Aosta, sia ben chiaro, perché è sempre il bene della Valle d'Aosta che è in cima ai pensieri di tutti i politici valdostani.
In questi casi, probabilmente la minoranza, anche se è sempre più esigua, forse la più esigua che ci sia stata nella storia di questa regione, dovrebbe gioire nel vedere questa maggioranza così grande, perché più è grande la famiglia e più nascono le beghe, però se queste beghe vanno a scapito dei Valdostani pensiamo di non poter gioire.
Volevo spiegare il mio comportamento nella votazione sull'accettazione delle dimissioni dell'Assessore. Mi sono astenuto in quella votazione, proprio perché avevo rispetto dell'Assessore Ferrero e perché penso che l'Assessore abbia lavorato bene, ed anche perché non si può bruciare una persona valida per giochi di partito.
Voglio anche esprimere la mia fiducia nel nuovo Assessore, proprio perché erano usciti degli articoli sui giornali che dicevano che noi non volevamo Lavoyer; noi non abbiamo mai fatto nomi di persone, anzi. Personalmente stimo Lavoyer, come stimo Bich, un po' meno Aloisi... questa effettivamente è una battuta...
Comunque, quando facciamo un discorso, questo è politico e non è personale, perché i personalismi non ci dovrebbero essere in questo consesso.
Quello che ho sentito questa mattina è un attacco alle forze di Sinistra, io sono di Sinistra e vorrei effettivamente capire dov'è questa Sinistra, da cosa si differenzia dal liberismo che ha sempre predicato Bich.
Ho sentito attaccare i Verdi. Anch'io sono stupito per le dichiarazioni che hanno reso ai giornali, però sono più stupido per il PDS perché i Verdi qualcosa hanno detto, ieri sera Florio quasi si nascondeva dietro la telecamera per non parlare, non sapeva più cosa dire, forse era in difficoltà. Chi non è in difficoltà è il PDS, non riesco a capire questo trasformismo: tutto va bene, sempre bene, a qualsiasi costo va bene, diminuiamo un assessore però va bene lo stesso; l'importante è che la Valle d'Aosta sia sopra ai nostri pensieri. Poi come c'è sopra ai nostri pensieri non lo so...
Inviterei il segretario del PDS, quando fa delle dichiarazioni, a non parlare di progressisti ma di PDS; noi parliamo di Rifondazione e loro qui, in Valle d'Aosta, devono parlare di PDS e non nascondersi dietro i progressisti. Adesso si parla di legge elettorale e si cambierà anche la legge elettorale, sempre per il bene della Valle d'Aosta. Si cambierà la legge elettorale, probabilmente ci imporranno di votare certe persone, certe liste: che almeno in queste liste non ci siano grosse confusioni tra liberisti, socialisti, ex socialisti, comunisti che, come diceva Tibaldi, non sono di parola.
Dopo le ultime vicende della Lega e le esternazioni di Bossi non mi sarei sentito di dire questo: penso che siano più di parola i comunisti che Bossi, che vota da una parte all'altra; sicché teniamoci per noi queste affermazioni, e cerchiamo di lavorare davvero per il bene della Valle d'Aosta.
Una nuova forza in maggioranza, ha detto la Fédération; ricordo che ha il Vicepresidente del Consiglio, il Presidente di una commissione permanente, il Presidente della Commissione di cooperazione con il terzo mondo, e adesso ha anche un assessore, per cui mi sembrava che ci fosse già in maggioranza. Adesso è entrata anche in Giunta! Probabilmente è la forza che ha più cariche di tutte le altre.
La Sinistra ha accettato anche questo, ma sempre per il bene della Valle d'Aosta. Mi auguro che questo sia davvero il bene della Valle d'Aosta.
Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Bich.
Bich (APA) - Prima di tutto vorrei togliere un po' di asperità al dibattito politico, evitando dei contrasti di tipo personale, contrasti che non sono confacenti ad una realtà come la nostra, che è una piccola realtà nella quale il rapporto fra uomo e uomo non deve assumere degli atteggiamenti così ingenerosi, come succede e come è successo qualche volta in Consiglio regionale, dove l'insolenza è quasi un elemento di gratificazione del dibattito.
Non siamo a quegli orribili scoop televisivi da Milano-Italia o cose del genere, La Corrida televisiva, dove chi grida più forte, chi fa la battuta di spirito più sferzante, quello è considerato il mattatore della serata. Qui non si tratta di trovare il mattatore di questa giornata, perché non c'è niente da matare.
Non mi sembra neppure il caso di arrivare ad esprimere delle considerazioni formali per le dimissioni dell'Assessore.
Il tono un po' da quercia caduta era pur buono, diciamo più semplicemente che Ferrero era un uomo giusto, al posto sbagliato forse: giusto perché era un politico puro, un politico che ha ricoperto dei ruoli molto importanti sia in regioni come il Piemonte, sia nel Parlamento europeo, un uomo che ha ragionato ed ha espresso con la sua testa considerazioni politiche di tutto peso, di alto profilo. Quindi meritava forse di più che una semplice sottolineatura del suo passaggio in questo Consiglio.
L'ho sentito ragionare qualche volta, pur dissentendo quasi completamente dal contenuto politico dei suoi discorsi, l'ho sentito molto spesso intervenire e intervenire a proposito, mai banalmente, ma sempre con considerazioni di grande spessore che invitavano a pensare. L'uomo c'era, era presente, non si può dire il contrario. Era forse al posto sbagliato, e forse era stato indicato a quel posto nel modo sbagliato. Certo, non era un assessore tecnico, i lavori pubblici non erano materia delle sue categorie dello spirito, e il contrasto fra le due personalità: l'ottemperanza al dovere di assessore e il politico puro, ad un certo punto ha provocato un corto circuito.
Mi sono permesso di dare una spiegazione tutta mia delle sue dimissioni, lasciando e rispettando appieno la sua lettera, le sue posizioni e quanto ha detto. E forse ha colto anche una differenza all'interno della maggioranza, certo, la differenza c'è anche. Quindi oggi siamo qua a compiere un rito, quello di ridare un assetto completo e funzionale all'Esecutivo.
É un atto dovuto, richiesto dallo Statuto e dalle leggi; però non possiamo neppure essere sempre nel mondo delle idee e ragionare in termini platonici, come se vivessimo nella migliore delle società possibili, dobbiamo essere realisti. Ed essere realisti è cercare di vedere la realtà come si presenta, magari partendo da una filosofia un po' agnostica perché prendere il contatto sperimentale, il contatto empirico con gli oggetti, con le delibere, con la scartoffia scritta, con quel che passa nella sala macchine ogni giorno, è una cosa difficile e non sempre è così facile esprimere e dare contorno alla realtà.
Questo Consiglio devo dire che qualche volta è al di fuori della realtà, non ha preso atto che è figlio ancora di criteri politici e di filosofie politiche che da Carema in giù chiamano dalla prima Repubblica. É figlio di una selezione ancora fatta con il sistema proporzionale con tutto quel che ne consegue, con le logiche delle spartizioni, con le logiche della propria forza, del proprio cortile, della propria componente, che è lì che deve esistere, con la pari dignità e tutte queste cose che emergono, e non ha ancora passato le colonne d'Ercole.
Le colonne d'Ercole, almeno così come abbiamo visto, per il resto della nostra Repubblica, sono state il cambio delle regole del gioco (almeno del gioco principale), delle regole con cui si selezionano le assemblee elettive e le assemblee legislative, cioè la legge elettorale. Ecco perché la maggioranza, come si presenta oggi, è l'unica maggioranza possibile, in quanto è l'unica maggioranza che ha i voti sufficienti per cambiare questa regola cardinale che è quella dell'elezione del Consiglio regionale.
Cioè con questa maggioranza si può dar corso ad una riforma istituzionale importante e non cadiamo più in quella specie di cupio dissolvi, nella teoria della impuissance della legislatura spirata nel 1993, in cui una maggioranza atta a modificare la legge elettorale si è quagliata al profilo più basso. Mi scuserà il collega Louvin, che è stato "levatrice" importante di quella legge, però fece nascere il rampollo con qualche malformazione, proprio perché non era frutto di una maggioranza compatta, impegnata su quei punti.
Ecco qua il problema: finché la navicella non passerà le colonne d'Ercole, finché non raggiungeremo la virtute e conoscenza dell'Ulisse di Dante Alighieri, avremo sempre delle maggioranze eterogenee. Forse maggioranze anche contraddittorie, come diceva Tibaldi, forse anche con quel raggelo alla presenza di componenti diverse, come diceva Collé nel suo intervento che ho apprezzato anche molto, però sono maggioranze che stanno insieme per raggiungere un obiettivo preciso. Obiettivo che si chiama modifica, revisione, modernizzazione delle leggi principali che presiedono all'attività politica ed amministrativa della Regione.
Solo passando quel punto si potrà dire che passeremo alla seconda autonomia, e allora sarà possibile finalmente avere un dato più omogeneo. É vero che ci troviamo in questo momento molto spesso a batterci su problemi concreti, in cui l'accordo in maggioranza non c'è neppure, e che la composizione e il compromesso delle differenti posizioni è spesso difficoltoso. Do atto al Presidente della Giunta di essersi adoperato più volte per trovare il punto di equilibrio delle varie posizioni all'interno della maggioranza stessa.
É vero che all'interno ci sono due mentalità, che potremmo anche schematizzare come una mentalità derivante da un pensiero, da una filosofia, da un modo di essere, che era di stile e di tipo marxiano - che non disprezzo assolutamente - ma che è diverso per concezione della vita, della realtà e dell'etica politica in generale dai criteri che animano altri gruppi politici.
E non deve scandalizzare nessuno la nostra posizione, la posizione della Fédération, che è stata punzecchiata un momento fa da qualcuno che ha detto: "Ma come: avete fatto una campagna elettorale su temi che sono liberisti quasi (e poi chiarirò questo aspetto) ed avete parlato del compimento di un polo federalista e di un polo regionalista!" Ma un polo che non fosse un omogeneizzato, che non fosse una specie di uovo all'interno del quale c'è Gargantua, che muove tutto e poi ci sono piccoli addetti che eseguono.
Quindi un polo regionalista, federalista, con diverse sfaccettature, con diverse visioni culturali, però saldato in una visione federalista della società, federalista dello Stato, federalista delle istituzioni, autonomista, ed aggiungerei anche moderato nell'acquisizione della politica economica.
Non siamo in contraddizione con tutto questo. Abbiamo sostenuto questa tesi, riteniamo di portarla avanti e a compimento nell'ambito di questo polo federalista; riteniamo che possa emergere nel pieno delle sue forze, della sua proposta allorché i sistemi elettorali saranno diversi, riteniamo anche che questa mentalità e questa filosofia sia completamente diversa da quella che si definisce attorno al polo progressista, attorno al polo quindi della Sinistra (chiamiamola così) storica che si è riunita nel polo progressista.
Quanto alla politica economica, una politica economica centrata sulla realtà locale, sulla dismissione di grandi operazioni di ristrutturazione industriale, sulla valorizzazione al massimo delle potenzialità dell'impresa locale, anche se sappiamo che ci sono degli enormi problemi legati all'imprenditorialità nostra, e che la Regione deve ancora sostenere - come una specie di grande pépinière d'entreprises - l'azione del nostro imprenditore valdostano che molto spesso non riesce a stare nel mercato, e quindi è una concezione neo-liberista non nel senso di Adamo Smith che parla di mercato selvaggio, basato su una concorrenza "al taglio della gamba", ma neo-liberista nel senso che ha spazio il rischio, ha spazio l'impresa, ha spazio il mercato, quindi viene meno la presenza soffocante dell'assistenzialismo, viene meno la presenza soffocante della mano pubblica dell'economia.
Questa è la forma di liberismo alla quale ci appelliamo, un liberismo sociale. In questi giorni è mancato un grande filosofo del liberismo sociale, Popper. Un liberismo ricorrente a questi fini, quindi il capitale di impresa sì, finalizzato non solo all'accumulo, all'investimento, ma soprattutto ad una solidarietà sociale dettata dai canoni di una dottrina che può essere considerata la dottrina sociale della Chiesa o l'etica di uno stato laico che apre e si presta alla solidarietà fra le classi sociali più deboli.
Ho una simpatia verso Chiarello notevole, anche perché la sua fisionomia, un po' pacioccona, non gli dà il senso del marxismo che ci viene dalla visione del socialismo reale; è bello, pacioccone, si vede che è un marxismo frutto di una società capitalista.
Lui la critica e fa bene, ma il liberismo che ho sostenuto da questi banchi con molta umiltà è un liberismo che è mirato verso forme di solidarietà e non ad uno smantellamento della società.
Allora non si può considerarla a Destra, come è stato detto: "La Fédération è di Destra"; la Fédération è un gruppo di Centro, in questo senso, perché si richiama a dottrine sociali, si richiama all'iniziativa privata e per ciò stesso si mette all'esterno di una mentalità che è ancora praticata negli ambiti progressisti.
So bene che D'Alema sta andando a lezioni diverse, sta facendo le 150 ore a Wall Street e sta coprendo rapidamente il gap con il passato, la City è diventata ormai una casa con vetri trasparenti per lui. Però ci sono due mentalità e due realtà differenti. Arriveremo un giorno ad esprimerci come polarità diverse, polarità che dialetticamente si contrastano e dialetticamente si esprimono, questa non è ancora la fase. Crediamo che la spinta principale alla nostra componente sia volta a raggiungere quei punti del programma unanimemente sottoscritti l'anno scorso per la trasformazione, per la modifica delle regole del gioco a cui alludevo prima.
Non vedo quindi contraddizione, non vedo la necessità di rompere una specie di incantesimo che fino adesso ci aveva in qualche modo messo come una forza politica un po' all'esterno del dibattito politico generale, perché era considerata una forza gravata da incompatibilità di tipo personale. E il fatto che oggi il collega Lavoyer possa andare a ricoprire un posto nell'Esecutivo, rende giustizia ad una regola principale. Non è sete di potere, dov'è il potere? Chiarello, anche qui pacioso sì, ma se alla carica di Presidente delegato dei paesi del terzo mondo diamo la valenza di un elemento di potere, siamo completamente al di fuori, anche perché all'interno di questo comitato ci sono delle personalità di primo piano che mi tamponano virgola dopo virgola nella attività di iniziativa, che poi viene trasfusa nell'Amministrazione attraverso atti della Giunta.
Questo è un comitato consultivo primo di qualsiasi forma di retribuzione, quindi ci mettiamo solo le idee e la buona volontà, è come essere presidente di una sezione dell'esercito della salvezza, caro Chiarello, fra l'altro con una scarsissima dotazione economica perché mi sembra che si dia molto di più (magari giustamente) ad altre espressioni dell'Amministrazione che non a questa che è legata al solidarismo generale, planetario direi.
Sappiamo, ad esempio, che la provincia di Bolzano e la provincia di Trento danno un miliardo e duecento milioni all'anno nelle politiche di cooperazione; noi, per adesso, diamo meno, ma penso che con alcuni aggiustamenti si possa arrivare anche ad una maggiore partecipazione e ad una maggiore presenza della nostra Regione. Questo non deve suonare da critica, ma da visione della realtà.
Concludo: oggi la soddisfazione che possiamo cogliere è di tornare a giocare in serie A senza grande potere, e non credo che il povero Lavoyer avrà la vita tanto facile andando ad assumere quella carica, non tanto per l'eredità di Ferrero, perché penso che Ferrero abbia lavorato, ma per le difficoltà che si estrinsecano in un comparto dell'Amministrazione così rudemente falcidiato da situazioni del passato che tutti conosciamo, e dall'esodo compiuto in questi ultimi tempi da molto personale tecnico dei quadri intermedi che ha abbandonato l'Amministrazione.
Questa è l'unica maggioranza possibile, come dicevo; non è la migliore delle maggioranze, certo, proprio perché ha nel suo seno questi contrasti. Sono contrasti che dovremo tenere per un po' di tempo. La mia speranza è che si possa arrivare, in un tempo non lontano, anche non dico a librarsi in volo, ma si possano sciogliere i movimenti anche in Valle d'Aosta, e che si possano sciogliere le articolazioni delle braccia, della mente, della testa e di tutto quanto, anche in Valle d'Aosta, e che si possano scegliere i partner secondo il senso dell'affinità, perché l'elettorato chiede: è questo che chiede.
E il nostro richiamo sarà un richiamo tradizionalista, ma è il richiamo dei vecchi doveri, dei vecchi principi della vecchia Valle d'Aosta, in cui hanno abitato i nostri padri e in cui fortemente si sentiva il senso della solidarietà. Non solo la solidarietà del villaggio, perché non voglio cadere in forme pascoliane, però le radici sono quelle; anche l'impresa a cui ci riferiamo è la piccola impresa, non la grossa.
Siamo su quel crinale lì, moderato di Centro, e il nostro richiamo è verso le forze moderate di Centro, ed è ineluttabile che ci sia questo ritorno ad un collegamento con le forze federaliste, autonomiste, ma che si richiamano propriamente ad una politica di Centro moderato, con il senso del piccolo, con il senso dell'alpinità che è propria della nostra regione.
Il nostro è un missalis augustanus, non è un missalis romanus. É su questa tesi che ci si può confrontare, e probabilmente qualcuno che in questo momento milita in quel settore, può far qualche salto da questa parte nel momento in cui si preciseranno le posizioni. Al tempo e al modo, però con garbo, lo sviluppare la tematica politica e l'alzare il tono politico, perché c'è veramente bisogno; sul governo ci misureremo sugli atti concreti, perché ci sono tantissime cose che porta avanti la Lega che condivido. Quando la Lega in campo nazionale sostiene certe cose sul federalismo, sulla trasformazione dello Stato, sulla forma di Stato, sulle concezioni della società, io quelle cose le condivido appieno; insomma il budino è quello lì, ma bisognerà assaggiarne il gusto, è sulle cose che vogliamo misurarci.
Ed è così poco federalista far venire qua un Sottosegretario alla Giustizia non so da dove, dal basso Canavese, ad impartirci delle opzioni che sono opzioni non propriamente nostre. Facciamo da noi, Tibaldi; in tante circostanze ho apprezzato le tue proposte, ma non cadete anche voi nello scempio in cui siamo caduti noi (lo dico in senso anche autocritico) nel far venire la gente da fuori. Che pietà! Mi ricordo, allora eravamo Partito socialista, arrivava il Sottosegretario agli Interni, tutti lì ad ascoltare, e poi magari diceva banalità o cose che non si attagliavano alla nostra realtà.
Allora fin che possiamo, andiamo avanti con la nostra specialità, forse questo è l'unico messaggio importante, restiamo ancorati fortemente alle scelte e alle priorità che ci vogliamo dare noi stessi, in Valle d'Aosta, perché siamo Valdostani, con le differenze che possiamo avere: io non parlo il patois, Aloisi non sa assolutamente niente, ma non è quello, purché parta di qua.
I ministri sono importanti, ma fino ad un certo punto; sono in una stratificazione superiore sì ma esterna alla nostra visione del mondo, perché la nostra visione può essere una visione più che dignitosa e più che confacente alla nostra gente e alla nostra popolazione, come lo è stato in tante circostanze. Concludo quindi con una nota di ottimismo, perché si può planare sulle grandi riforme senza creare delle ulteriori delacerazioni, degli spargimenti di sangue (sangue politico) all'interno di questo Consiglio in un momento in cui viceversa bisogna andare avanti al massimo con le macchine.
Do al collega Lavoyer il saluto e l'augurio di poter essere, come sarà senz'altro, all'altezza dell'emergenza che si è creata nel comparto in cui andrà a ricoprire le sue funzioni. Sono sicuro che Lavoyer si attiverà in modo democratico, essendo amministratore di tutti, anche se è membro della Fédération, e non verrà meno ai principi e alle promesse che hanno presieduto la formazione della Fédération stessa. Sono convinto che questo avverrà, ecco perché non ritengo generosa l'accusa che è stata fatta nei suoi confronti di essere opportunista; lui rappresenta senz'altro noi e penso che possa rappresentare anche altri.
Si dà atto che dalle ore 11,20 sino alle ore 11,30 il Vicepresidente Aloisi assume la Presidenza.
Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Parisi.
Parisi (VAP) - Dico subito al Consiglio che cercherò di essere breve e di non parlare dei massimi sistemi, perché credo che oggi i cittadini aspettino da parte nostra delle risposte concrete.
Per quanto riguarda la soluzione del problema, che si è creato da un mese a questa parte dopo le dimissioni dell'Assessore Ferrero, evidentemente a seconda del punto di vista dal quale si guarda può essere una soluzione positiva o può essere una soluzione negativa.
E credo che tutti già sin dall'inizio avessero messo in bilancio questo tipo di giudizio.
Per quanto ci riguarda, come Movimento Verso l'Alleanza del Progresso, esprimiamo la nostra soddisfazione per come si è definita questa "crisi", anche se poi per quanto ci riguarda non è stata e non è una crisi.
La risoluzione, dicevo, forse non è stata quella che si aspettavano, però riteniamo che in un momento così delicato della vita politica, sociale ed economica della Valle d'Aosta, era indispensabile lasciare da parte gli interessi di gruppo per rilanciare invece quelli che sono invece gli interessi più generali della Valle d'Aosta.
Da parte nostra ci siamo adoperati in questo periodo con forza, per fare in modo che le forze che si richiamano al progresso, e forse anche i termini - concordo con qualcuno - sono abusati, forse ormai i nominalismi non hanno più significato; però un dato, Consigliere Chiarello, deve rimanere ben fisso: c'è sempre stata e ci sarà sempre la distinzione fra Destra e Sinistra. Non so se questi confini siano stati ancora delimitati, però una cosa alla quale credo è che ci dovrà essere lo sforzo da parte di tutti per costruire quel soggetto politico che si contrapponga a quella Destra arrogante che sta facendo quello che sta facendo attualmente a Roma, e lo vedremo nella Finanziaria cosa succederà anche per la Valle d'Aosta. Quindi inviterei il Consigliere Chiarello a non porre limiti, perché questo è l'errore che ha commesso la Sinistra italiana e che ha dato la possibilità alla Destra di governare.
Il nostro sforzo, come dicevo, è quello di fare da cerniera in quest'occasione, per fare in modo che le forze cosiddette progressiste rimanessero ancora unite e non si lacerassero. Eravamo fermamente convinti che se i Verdi in questo momento avessero abbandonato questa coalizione, sicuramente quel discorso iniziato tanto tempo fa sarebbe stato vanificato. Forse le enormi difficoltà che abbiamo incontrato ci saranno ancora, e forse quello che non siamo riusciti a trovare, cioè quel collante necessario per creare questo nuovo soggetto politico sarà la carica per fare in modo che invece si trovi per creare, come dicevo prima, quella forza capace di contrapporsi alla Destra sempre più arrogante.
Dobbiamo ribadire quindi quanto già detto in passato, cioè che la nostra partecipazione a questa maggioranza era e rimane legata anzitutto alla presenza delle forze di progresso, che non sono delimitate in quelle due o tre forze della Sinistra storica, ma il nostro invito va rivolto a tutte le forze che si richiamano al progresso. E riteniamo anche e sicuramente che all'interno dell'Union Valdôtaine, che è la forza di maggioranza relativa, vi sia una grossa parte di forze progressiste; noi ci rivogliamo a quelle forze, ci rivolgiamo alle forze cattoliche, a tutte quelle forze che si richiamano al progresso e quindi non a quelle forze che si sono dichiarate già loro stesse forze di Destra.
Come dicevo, abbiamo fatto questo sforzo e riteniamo che sia un risultato positivo.
L'altra motivazione, forse la più pregnante, è quella del contenuto del programma. Abbiamo sottoscritto un programma, abbiamo ritenuto che quel programma era valido, era un programma dove c'era marcatamente la soluzione o comunque venivano affrontati quei problemi, che da tanto tempo sono sul tappeto, e che sicuramente vanno nel senso di migliorare e di dare quel segno di novità che fino adesso ancora forse non è venuto.
Riteniamo di poter esprimere quindi un giudizio positivo sul lavoro svolto dall'Esecutivo in questo anno di lavoro. Non tutto forse è stato affrontato con la necessaria carica, ma riteniamo che ciò sia da attribuirsi alle varie vicende che si sono verificate in questo anno e che hanno dato la sensazione di una certa precarietà di questa maggioranza. Ci auguriamo che da questo momento questa sensazione non debba più aleggiare, ma che si possa da questo momento affrontare tutte quelle parti del programma sottoscritto, con la convinzione che si debbano dare delle risposte concrete ai cittadini valdostani.
Siamo convinti che, da oggi, questa maggioranza avrà la capacità di operare con il massimo impegno, per portare a soluzione tutti quei punti del programma sottoscritto e che, se attuati, daranno quel segnale di cambiamento.
L'opinione pubblica attende ormai da troppo tempo questa soluzione e ci auguriamo che tutte le forze della maggioranza abbiano in futuro un maggiore collante e una migliore coesione, cosa che forse è mancata in passato, e che si possa lavorare avendo come obiettivo la soluzione dei gravi problemi che travagliano la nostra regione.
Fra i vari problemi che oggi sono sul tappeto, ce ne sono alcuni ai quali attribuiamo la massima importanza; ne cito due, in particolare, che sono quelli del rilancio della economia e dell'occupazione. Sono due problemi che hanno raggiunto punte drammatiche e che meritano da parte nostra delle risposte immediate.
Credo che ormai non sia più tempo di fare dei "libri bianchi", ma che si debbano dare delle risposte ai cittadini. Da questo, il futuro ci dirà se abbiamo agito male o se abbiamo agito bene. Saremo giudicati per quello che riusciremo a fare, quindi non più sui nominalismi ma sulle cose concrete.
A prescindere dalle schermaglie politiche, quello che conta in questo momento è non vanificare quel disegno politico che caparbiamente ci sforziamo di portare avanti. Questi, per concludere, ritengo che possano essere i motivi che ci hanno fatto esprimere un giudizio positivo in questa vicenda che si è verificata a seguito delle dimissioni dell'Assessore Ferrero.
Non mi sforzerò di spiegare, come ha fatto il collega Bich, quello che è il liberismo, quella che è la Destra o la Sinistra; mi limito solo a ribadire che oggi abbiamo la grossa responsabilità politica di dare delle risposte. I cittadini ormai sono stanchi di sentire bellissimi discorsi, di vedere le schermaglie e i battibecchi fra questa o l'altra forza politica o fra i vari personaggi, ma da molto tempo aspettano delle risposte.
Credo che questa maggioranza e l'Esecutivo siano in grado di dare queste risposte, e sicuramente, se così sarà, il giudizio che ci verrà dato dall'opinione pubblica sarà senz'altro positivo.
Termino il mio intervento nell'esprimere l'augurio al Consigliere Lavoyer, futuro Assessore, per l'enorme lavoro che lo attende, perché va ad occupare un settore che in questo momento è al centro dell'attenzione da parte di tutti. Mi sento di ringraziare l'Assessore Ferrero per il lavoro svolto; seppur con tutte le difficoltà che ha potuto trovare in quel settore, credo che si sia sforzato di fare un lavoro per dare soluzione a certi problemi.
Esprimo fin da ora il voto del nostro Gruppo all'elezione dell'Assessore Lavoyer.
Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Florio.
Florio (VA) - Ci troviamo oggi al termine di una vicenda complessa, difficile e anche confusa, una vicenda che consideriamo brutta e che pone a noi, ma non solo, alcuni interrogativi.
La decisione dell'Union Valdôtaine, portata avanti ad ogni costo, di sostituire il dimissionario Assessore tecnico, Bruno Ferrero, con un rappresentante della cosiddetta Fédération ha costituito una sostanziale modificazione degli accordi raggiunti all'atto della costituzione della maggioranza.
L'Assessore Ferrero venne indicato da tre forze politiche: Verdi Alternativi, PDS e Pour La Vallée; logico quindi sarebbe stato che il nuovo Assessore venisse indicato dalle stesse forze politiche. Da qui è derivata l'originaria proposta formulata dai Verdi.
Gli incontri in questi giorni si sono succeduti senza interruzione, lunghi o brevi, collegiali o ristretti, ma sempre inutili. Hanno rappresentato il vecchio sistema di fare politica, fino in fondo, ma sono determinati dall'attuale sistema nel quale ci troviamo.
A capo di tutti gli incontri vi era da parte di tutte le forze politiche la sottolineatura della validità di questa maggioranza, del programma e, nella sostanza, dell'azione di governo avviata, anche con difficoltà, in poco più di un anno di vita legislativa.
Ma le conclusioni non erano in linea con questa affermazione. Come mai? Ed è il primo interrogativo.
I Verdi hanno proposto diverse soluzioni al problema: la designazione di un tecnico, che poteva avvenire anche in modi diversi; la riduzione del numero degli assessorati, previsto fra l'altro nel programma della maggioranza. Ma nessuna proposta è stata accettata. Alla fine, quasi alla vigilia della seduta odierna, l'Union Valdôtaine ha messo sul tavolo una alternativa secca: o accettate la designazione di un membro della Fédération, oppure il Presidente della Giunta si dimette e si apre una crisi di governo. E non abbiamo avuto molti dubbi che l'Union Valdôtaine avrebbe attuato la minaccia.
Qui giunge il secondo interrogativo: come mai l'Union Valdôtaine ha privilegiato i rapporti di buon vicinato e di alleanza con la cosiddetta Fédération, fino al punto di essere disposta a rimettere in discussione un'azione amministrativa che insieme si voleva complessiva, concordata nel giugno 1993, condotta avanti con grande sforzo per un anno e della quale si conferma pienamente la validità anche oggi? Nel contrasto che c'è stato alla fine siamo rimasti soli. Ma non si è trattato di una grande sorpresa. Fin dall'inizio l'ambiguità del PDS, la pari dignità di Verso l'Alleanza per il Progresso, alcune eccessive alchimie di Pour la Vallée, ci avevano avvertito che il fronte era debole e forse neppure c'era.
Nonostante questa constatazione ogni giorno più evidente, siamo andati fino in fondo, fino al punto di rischiare seriamente la rottura; ci ha fermato il senso di responsabilità verso gli impegni assunti un anno fa, la volontà di proseguire un'azione amministrativa che comincia a dare dei risultati concreti. Per noi i fatti fondamentali sono sempre stati costituiti dai contenuti dell'azione di governo, ci interessa assai più il modo con cui si governa, piuttosto che la distribuzione dei posti. E abbiamo scelto di conseguenza.
É importante evitare una crisi di governo per l'importante azione di riordino, risanamento e innovazione che la maggioranza e la Giunta hanno avviato nel corso dell'anno trascorso. L'esigenza di continuare e intensificare quest'azione amministrativa è una necessità per tutta la comunità valdostana; le generiche accuse di inefficienza e carenza sono infondate e in contrasto con la realtà dei fatti, e dimostrano gravemente che alcuni consiglieri conoscono poco dell'attività amministrativa.
Bisogna essere sfacciati e strumentali per affermare, come fa Tibaldi, che non c'è una linea coerente nella gestione dei trasporti; la scelta è che in un anno è stato avviato un cambiamento radicale in un settore completamente allo sbando, in cui c'erano contabilità in sospeso da più di un decennio, in cui c'erano gravissime negligenze, in cui gli stessi servizi ai cittadini non erano più garantiti. Che si voglia in questo settore, come in altri, proseguire in una azione di riforma è segno di senso di responsabilità e non certo di attaccamento a posti di potere.
Probabilmente alla Lega e a qualche altro Movimento avrebbe fatto assai comodo un atteggiamento diverso dei Verdi, che su una questione di posti e non di contenuti buttasse tutto all'aria. Ma i Verdi non siedono in quest'aula per giocare alla politica.
I nostri elettori ci hanno votato per governare in modo rinnovato la Valle d'Aosta, è quello che abbiamo iniziato a fare e vogliamo fare fino in fondo, fino a quando non intervenga sulle cose concrete, sulle scelte programmatiche, una volontà di bloccare il cambiamento.
Ma affiora anche un altro interrogativo, il terzo che pongo. A fronte di comportamenti che subordinano tutto al mantenimento di equilibri raggiunti con difficoltà all'interno delle forze politiche, ci chiediamo se la volontà di cambiamento manifestata dopo le elezioni regionali del 1993 permanga o se si voglia ritornare indietro.
Gli interrogativi proposti sono tutti presenti oggi, qui, ed ineludibili, ma ad essi non possono essere date serie e concrete risposte oggi.
Oggi ci possono essere solo risposte di circostanza. Le risposte che ci interessano verranno dopo nell'azione amministrativa e in quella legislativa, le sole che dimostreranno l'esistenza effettiva della volontà di cambiamento manifestata nel programma di governo.
Da parte nostra lavoreremo perché la risposta ci sia e positiva, con determinazione, intelligenza e correttezza, con la volontà di porre le basi perché vicende come quella che qui oggi speriamo di concludere non si verifichino più.
Ci sentiamo soli in questa avventura, questo è vero; ma non ci sentiamo per nulla impauriti. Sappiamo dove vogliamo andare, pur nella difficoltà del momento, pur nella difficoltà ed anche talora contraddittorietà di una scelta fra il far parte di una maggioranza con l'Union Valdôtaine per condurre dall'interno una azione amministrativa degna di questo nome, o il ritornare all'opposizione per riprendere un'azione di obiezione radicale, personalmente anche liberatoria, ma anche segnata da rischi di sterilità.
Una cosa è certa: non ci sentiamo una corrente bizzosa dell'Union Valdôtaine, anche perché in questa vicenda una volta ancora abbiamo avuto modo di vedere che non ha bisogno; siamo una cosa diversa, molto diversa, e vogliamo continuare ad esserlo.
Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Ferraris.
Ferraris (GV-PDS-SV) - Ho ascoltato con attenzione gli interventi che si sono succeduti fino ad adesso, in particolare gli interventi dell'opposizione, perché credo proprio che in un momento in cui a livello nazionale c'è il tentativo di far sparire dalla scena politica la voce delle opposizioni, sia importante invece in questa realtà - e non solo in questa realtà - ascoltarle con molta attenzione.
Non ho mai avuto dubbi rispetto alle scelte che dovessero essere fatte; ma semmai li avessi avuti, credo che le argomentazioni che sono state portate avanti dalle opposizioni, basate prevalentemente su qualche polemica, su qualche citazione di qualche pettegolezzo unito anche ad un po' di astio, credo che forse queste argomentazioni mi aiuterebbero a capire che questa soluzione per quanto riguarda la maggioranza risulta essere una soluzione buona e condivisibile. Cioè, con queste argomentazioni sicuramente rafforzate le tesi degli altri, non le vostre tesi.
Non credo che facendo una politica di piccolo cabotaggio, utilizzando la polemica e non la politica si facciano dei passi avanti.
Tibaldi, ormai è da tempo che sentiamo una serie di obiezioni per quanto riguarda il settore industriale, ma ci sono i dati che parlano da soli: l'occupazione nel settore industriale in Valle d'Aosta è in crescita, le realizzazioni sono sotto gli occhi di tutti; se vogliamo continuare con questa polemica di pragmatica possiamo farlo; non so da che parte possa andare questo tipo di posizione politica, comunque non è sicuramente problema mio, è un problema di altri.
E non credo neanche che cercando di fare una lettura molto attenta dei periodici locali, anche un po' pedissequa di quelle che sono state le dichiarazioni che si sono succedute in questo periodo, riusciamo a capire quali sono i problemi che veramente ci sono davanti oggi. Credo che la scelta che sta facendo oggi questa maggioranza ha indubbiamente una fortissima valenza sul piano regionale, ma ha anche una valenza nei confronti di una situazione politica nazionale, che ritengo ogni giorno più preoccupante.
Non l'ha sicuramente scritto il PDS e neanche uno vicino al PDS oggi, in un'intervista sul giornale, che stiamo andando verso un regime di tipo telecratico con dei rischi autoritari; vediamo (e in qualche modo ce lo ricordava l'intervento del Presidente Viérin) come si stia annunciando una legge finanziaria che, secondo me, non tranquillizza dal punto di vista delle autonomie, cioè le regioni che non vengono ascoltate o vengono ascoltate con fastidio: è questo il federalismo della Lega? Perché la Lega è parte di governo, sicuramente non è una forza di opposizione, e a me preoccupa anche più quanto sta succedendo nel campo delle pensioni, della sanità; in sostanza una manovra che è nata come una manovra che non vuol far pagare le tasse a quelli che non le hanno mai pagate e taglia le prestazioni a quelli che hanno un milione di pensione al mese. Questo non lo risolveremo con questa scelta in Valle d'Aosta, ma quanto meno "questo" modo di agire politico con "questa" maggioranza non andrà avanti. É questo il segno che va tenuto in attenta considerazione.
Siamo stati indicati come quelli che sono pronti per essere portati via dalla Croce Rossa. Però se guardiamo alle vicende nazionali, Tibaldi, ti pregherei di guardare per un momento in casa tua: le dichiarazioni di Bossi fatte un giorno prima e un giorno dopo smentite, i tentativi di agganci con la Sinistra fatti in modo strumentale; questo dimostra che siamo al di là del peggior metodo di lottizzazione che abbiamo visto imperare nella prima Repubblica. Perché è vero che ci vuole il nuovo, ci dice Collé, però il nuovo che sta avanzando in questo Paese non è una cosa che ci rassicura o ci tranquillizza. Vediamo che le battaglie contro il consociativismo e la lottizzazione si risolvono nell'avere una rete televisiva in più. Allora, guardiamoci in casa prima di fare delle accuse a quelli che sono sulla scena politica su posizioni diverse.
Se è vero questo, penso che sia importante nella scelta che viene fatta da questa maggioranza tener conto non solo di quelli che sono gli equilibri regionali, ma anche di una volontà - lo richiamava Collé in termini polemici, ma credo che questo non sia il momento di fare della polemica ma di guardare a quelli che sono gli interessi di questa Regione -: ebbene, questa coalizione non intende misurarsi solo sui problemi della Regione, ma intende avere anche una propria continuità per quanto riguarda le elezioni amministrative.
E direi che questo lo si vedrà immediatamente per quanto riguarda la definizione delle nuove leggi elettorali, perché ha ragione Bich quando dice che indubbiamente le leggi elettorali sono uno strumento importante per ridefinire la politica; per cui, magari, qualcuno da questi banchi passerà a quelli di là, o magari qualcuno di quelli di là verrà anche in questi. Al di là di questo, penso che dobbiamo fare anche dei passi avanti sul piano della riorganizzazione del modo di essere delle stesse forze politiche.
Abbiamo visto che una riforma elettorale da sola non basta, credo che lo scenario nazionale, la rissosità di cui dà prova il Governo Berlusconi ci dimostrino (ma soprattutto anche i risultati che mancano da questo punto di vista, che sono quel che più conta) che passi in avanti devono essere fatti. Per cui al nuovo sicuramente non siamo, siamo in una fase di transizione che però deve consentire la possibilità di andare in avanti e di non tornare indietro.
La maggioranza che si costituisce oggi è una maggioranza che sostanzialmente riconferma un programma, quindi sul piano dei contenuti quelle che sono le indicazioni date da una maggioranza autonomista e progressista vengono sostanzialmente confermate, ed è questo il dato fondamentale di questa situazione. É chiaro che ci sono posizioni politiche differenti all'interno della stesse forze di maggioranza, ma quello che deve fare una maggioranza non è tanto avere una omologazione politica, essere tutti uguali, ma quello di concordare su dei contenuti e cercare di realizzare questi contenuti. Questo è quello che noi intendiamo fare.
Non ci sono stati stravolgimenti del programma, il programma è quello concordato nel mese di luglio e rivisto nel mese di aprile; si tratta di portare avanti queste scelte, lo ricordava anche Florio precedentemente nel suo intervento, dicendo che si sta andando avanti con forza in questa direzione; ma credo che questo tipo di scelta, unitamente alla capacità che avremo di portare avanti sul piano amministrativo delle scelte coerenti con i programmi che ci siamo dati, abbia anche la possibilità di modificare sul piano istituzionale e di trovare delle soluzioni originali per la Valle d'Aosta. Penso indubbiamente alla legge elettorale per le amministrative, penso alla legge elettorale per il Consiglio regionale. E credo che su questo terreno sarà importante avere il contributo di tutti.
Ma credo anche - ed ho ascoltato con molta attenzione l'intervento che ha fatto Florio, il suo rivendicare un orgoglio di organizzazione che una volta era una prerogativa dei vecchi comunisti - che le scelte che oggi si fanno in questa maggioranza abbiano consentito una cosa, che per noi è importante; per altri, sicuramente lo è di meno, per altri ancora sarebbe stato un evento positivo. Ebbene, questo passaggio delicato e difficile per tutte le forze politiche ha visto le forze dell'area progressista unite.
Chiarello dice che non devo usare più il termine "progressisti", ma chi si è allontanato dal tavolo dei progressisti a livello nazionale ed ha iniziato a formare un gruppo a sé stante è Rifondazione comunista, non sono stati sicuramente né il PDS né le altre forze politiche che hanno dato vita a questo raggruppamento; per cui userò ancora tranquillamente questo termine e credo con questo di intendere a quali forze faccio riferimento.
Da questo punto di vista mi sarei aspettato da Rifondazione comunista qualche attenzione in più alle vicende che ci stanno capitando a livello nazionale, piuttosto che continuare una polemica fra di noi, quando questioni come le pensioni o la finanziaria sono un importante terreno di confronto.
Non credo che Lavoyer sia Storace, non l'ho mai pensato; penso, anche perché gli ADP hanno partecipato da sempre, alla stessa Fédération, a questa maggioranza, che non sia stato questo un segno di stravolgimento dei programmi o delle scelte, che abbiamo discussi e condivisi insieme. Poi c'è l'ala Popper e liberista di Bich che tende più da una parte, c'è un'ala più progressista - almeno sentendo anche le dichiarazioni di Piccolo stamattina - che ha un sentire diverso, cioè siamo un insieme di forze politiche con idee e sentire diversi, che hanno deciso di fare un tratto di strada comune perché condividono alcuni contenuti ed alcuni obiettivi. Da questo punto di vista faccio gli auguri a Lavoyer di buon lavoro e vorrei infine ricordare, come è stato fatto da tutti, l'azione svolta da Ferrero.
Mi fa piacere che, nei diversi interventi, la figura di Ferrero come uomo politico sia stata sostanzialmente apprezzata. Sicuramente non è vittima di giochi di partito, perché le dimissioni di Ferrero, credetemi, non hanno sicuramente giocato a favore del partito a cui, in qualche modo, nel corso della sua vita, ha fatto riferimento. Ma direi che la vicenda di Bruno è stata una vicenda importante, è stata una lezione di stile: nel momento in cui c'è la corsa agli incarichi, trovare qualcuno che liberamente decide di fare scelte diverse, è una merce rara in questi tempi, visto che era stato oltretutto annoverato - per quanto possono valere queste cose, prendetelo anche come un cenno ironico - fra le persone più potenti della Valle d'Aosta da un importante quotidiano economico.
Ebbene, ci sono persone che lasciano anche questi incarichi. Parlerei anche di lezione di stile per come se n'è andato. Bruno Ferrero non ha sollevato casi politici, anche se indubbiamente una persona che ha vissuto all'interno della politica fa delle scelte che hanno delle conseguenze politiche, ma se n'è andato in punta di piedi, in un momento in cui, oltretutto, la politica è politica in vacanza. Direi che il segno anche della scelta ha un preciso significato.
Viérin ricordava il lavoro svolto da Bruno, non vorrei aggiungere altre cose rispetto a questo, rispetto al fatto che all'interno dell'Assessorato sono state fatte con il contributo di Bruno delle scelte importanti, delle scelte su cui anche i più scettici avranno una buona occasione per ricredersi quando dovremo affrontare alcune delle questioni che sono state portate avanti con il suo Assessorato, prima fra tutte la legge sui Lavori pubblici. Riteniamo quindi, da questo punto di vista, che la designazione di Lavoyer rappresenti una continuità rispetto a questo tipo di scelte, anche perché su questi contenuti ci siamo ritrovati sul piano programmatico.
Consentitemi infine di esprimere un ringraziamento mio personale e di tutto il Gruppo del PDS ad un comunista bizzarro, come molte volte ama scherzosamente definirsi Bruno.
Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Lanièce.
Lanièce (GA) - A cinque mesi dalla precedente verifica siamo oggi, qui, chiamati a discutere su questa ennesima verifica politica, che dimostra palesemente la mancanza di un'omogeneità e di una linearità politica di questa così composita maggioranza.
Il tentativo di far apparire l'attuale maggioranza come un coacervo di forze politiche unite e solidali fra di loro è naufragato di fronte alle innumerevoli polemiche e prese di posizione che hanno accompagnato questa verifica. Polemiche e prese di posizione incomprensibili per una coalizione di governo che professa di agire in modo unito e collegiale. Se si va ad analizzare le varie delibere di Giunta fin qui assunte, si può notare la presenza, rispetto al passato, di una percentuale consistente di deliberazioni prese in Giunta senza l'unanimità dei presenti.
Inoltre, le discussioni e le dichiarazioni che hanno accompagnato questa verifica, mettono ancora più in evidenza le difficoltà esistenti in una maggioranza così numerosa, ma anche così litigiosa. Addirittura abbiamo assistito a delle prese di posizione da parte di alcune forze politiche, che sembravano dei veri e propri veti personali che, da una parte, non premiano mai in politica e che, dall'altra parte, non fanno altro che depauperare proprio per il loro basso contenuto il livello politico.
Di fronte a questa conflittuale e confusionale situazione politica non è facile individuare le origini, le cause e, di conseguenza, indicare eventuali rimedi. Di tale situazione può forse essere incolpata la Fédération autonomiste, che dopo aver sostenuto per un anno la maggioranza chiede ed ottiene di entrare a far parte della Giunta? O forse è colpa di quelle forze che, dopo iniziali propositi bellicosi, pur di non perdere le poltrone, hanno velocemente fatto marcia indietro? Probabilmente la causa della conflittualità e della mancanza di affiatamento fra le forze che compongono l'attuale maggioranza consiste proprio nella non omogeneità della stessa.
Già nel mio intervento, a seguito della precedente verifica di aprile, avevo indicato nella collaborazione fra le forze autonomiste e quelle di Sinistra un punto di debolezza del Governo regionale, tenuto conto delle differenti matrici ideologiche, culturali e politiche. Già allora avevo sottolineato la necessità di verificare la possibilità politica di modificare lo schieramento della maggioranza, dando vita ad una coalizione basata essenzialmente sulle forze autonomiste e federaliste. Questo invito non è stato ancora accolto dall'Union Valdôtaine, anche se gli ultimi avvenimenti possono far meditare, ed anche molto.
Rispetto alla precedente verifica c'è comunque che l'ingresso della Fédération autonomiste in Giunta rappresenta - o meglio, può rappresentare, dato che in politica non c'è mai nulla di certo ed anche se viene scritto nero su bianco, come la storia recente ricorda, tutto può essere capovolto - la volontà di realizzare concretamente al più presto quel polo autonomista, regionalista e federalista, rappresentante di quell'area moderata e di Centro così presente in Valle d'Aosta e di impostazione alternativa alle forze di Sinistra (e sottolineo forze di Sinistra, non progressiste), nei confronti del quale io ed il mio Movimento abbiamo sempre nutrito una sincera e particolare attenzione, dato che riteniamo che la politica vera e vincente è solo quella che riesce a farsi portatrice di quegli aspetti peculiari, propri del territorio in cui opera. Cioè una politica che privilegia gli aspetti specifici della regione in cui viene esercitata, rispetto alle linee politiche generali anche di ispirazione nazionale.
Per quanto riguarda la mia posizione, pur riconoscendo la validità e la necessità della nascita di questo polo moderato autonomista e federalista, la situazione attuale fa sì che non ci siano i presupposti per poter sostenere questa maggioranza, anche se devo ammettere che un passo avanti può essere stato compiuto con questi avvicendamenti, anche in prospettiva di eventuali - e da me auspicati - cambiamenti di alleanze politiche.
Rimarrò quindi all'opposizione, anche perché il concetto di liberismo economico, che mi è più consono, mal si coniugherebbe con una visione statalista ed assistenzialista, propria delle forze di Sinistra. Opposizione che sarà ovviamente costruttiva e non strumentale, come mi sembra di aver dimostrato finora.
Concludo questo mio intervento augurandomi che comunque, al di là delle posizioni politiche, il Governo regionale, superando le divisioni e le contraddizioni interne, riesca a dare alla nostra amata Valle una decisa azione politica, che permetta di superare l'attuale grave momento di crisi generalizzata che sta colpendo la nostra regione in tutti i settori produttivi ed occupazionali.
La disoccupazione, la crisi del settore edilizio, l'alluvione - a questo riguardo non dimentichiamo che un anno fa c'è stata una alluvione e dopo un anno, alla stessa data, si sono ripresentati gli stessi problemi - questi sono alcuni dei problemi più urgenti da risolvere.
Forse il problema del disalveo dei fiumi e dei torrenti è un problema che deve essere posto all'attenzione in modo immediato, perché stavolta l'alluvione è stata ancora mite rispetto alla precedente, ma non vorrei che il prossimo anno ci fossero dei casi ancora più gravi.
Rivolgo l'invito quindi al Governo regionale di attuare una decisa azione politica, evitando di usare una politica cosiddetta "dello scaricabarile", cioè quella di dare sempre la colpa agli altri, o ai governi precedenti o al Governo nazionale, ma dimostrando responsabilmente e con i fatti che noi politici valdostani, al di là di tutte le differenti posizioni politiche, non siamo né corrotti, né degli irresponsabili, ma soprattutto non siamo dei mafiosi. Siamo invece gente onesta che ha voglia di lavorare per la propria terra e per il futuro dei propri figli.
Concludo questo mio intervento salutando l'ex Assessore Ferrero e ringraziandolo per la correttezza che ha dimostrato dando le dimissioni. Faccio inoltre gli auguri al neo-Assessore Lavoyer, auguri di cui ha proprio bisogno, perché al di là delle dichiarazioni fatte oggi da tutte le forze politiche quello che conta di più non sono le parole che hanno detto e che tutti quanti noi diciamo, ma sono i fatti. Dobbiamo tutti darci la mano per rilanciare un settore, come quello edilizio, che è in grave crisi e che merita un'attenzione particolare.
Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Perrin Giuseppe Cesare.
Perrin G.C. (UV) - Je serai très bref parce que le Président a déjà avancé tout à l'heure les motivations de cette solution et je crois, dans son droit de réplique, mieux que moi pourra ajouter d'autres motivations.
Je veux tout simplement dire que l'Union Valdôtaine s'est mue dans cette circonstance en essayant de rester fidèle à ses principes et à ses choix. Nous vivons un moment difficile dans cette soi-disant deuxième République, qui va vers un dualisme Droite et Gauche, dualisme qui nous préoccupe. Nous avons assisté à la prise de pouvoir de la part de la Droite et nous commençons à entrevoir les résultats de cette action de pouvoir, résultats qui vont à l'encontre des régions et de façon particulière de ces régions qui ont à leur intérieur des problèmes linguistiques, ethniques, de ces régions qui à l'intérieur de l'Etat italien constituent une minorité.
Et c'est justement pour cela que, dans le but de défendre cette minorité et ce particularisme que la Vallée d'Aoste a - nous pensons que les régions comme nous doivent avoir à leur sein un troisième pôle, même si ce mot est mauvais - une troisième force qui puisse contrecarrer une volonté d'écrasement, de nivellement qui probablement est plus forte en cette soi-disant deuxième République qu'avant.
Et c'est pour cela que l'Union Valdôtaine maintient sa devise, qui est la devise de toujours, tradition et progrès. Pour cela nous sommes d'accord avec Bich: il faut revenir aux anciennes valeurs, il faut revenir à la tradition valdôtaine, il faut faire revivre cette vieille Vallée d'Aoste, qui n'était pas le paradis, qui n'avait pas toutes les vertus, mais qui était peut-être meilleure que la Vallée d'Aoste actuelle. Vallée d'Aoste dans laquelle plusieurs de ces valeurs ont perdu d'intensité, si elles ne se sont pas perdues...
Mais nous sommes pour que cette Vallée d'Aoste aussi au point de vue économique, au point de vue culturel, au point de vue social, puisse progresser et dans le respect de cette devise, tradition et progrès, le dernier Congrès de l'Union Valdôtaine, qui s'est tenu à Saint-Vincent au mois de décembre dernier, a retracé le chemin que l'Union Valdôtaine devait suivre, celui d'une coalition entre les forces de la tradition, je dirais de la bonne tradition valdôtaine, c'est-à-dire les forces autonomistes, fédéralistes et ceux qui veulent, comme nous, le progrès, et a donc indiqué cette voie d'une alliance entre les forces autonomistes et fédéralistes et les forces progressistes.
L'Union Valdôtaine a l'habitude de débattre longuement à son intérieur, avant de prendre des décisions, mais une fois prises ces décisions elle les respecte jusqu'au fond, elle respecte ses alliés...
Ce choix a été, il y a environ une année et demie, pour des convictions et aussi pour des refus de la part d'autres forces politiques, qui auraient pu emprunter notre même chemin, mais qui ne l'ont pas voulu.
Nous sommes donc fidèles à nos choix, et l'Union Valdôtaine maintenant n'a pas fait le choix d'une nouvelle majorité; elle poursuit cette majorité, elle a peut-être voulu renforcer cette majorité. Les forces politiques qui constituent la Fédération, à l'intérieur de laquelle nous disons qu'il faudra peut-être faire clarté, vu aussi les déclarations d'aujourd'hui, ces forces politiques faisaient déjà partie de la majorité; elles ont voté, il y une année et demie, le programme de cette majorité, elles ont confirmé ce programme au moment de la vérification programmatique du mois d'avril dernier, et donc elles en étaient à tout effet partie intégrante de cette même majorité.
Mais, face aux démissions de monsieur Bruno Ferrero, nous avons voulu que pour l'efficacité de cette même majorité aussi la Fédération soit présente à travers la participation organique au Gouvernement valdôtain. Donc c'était pour nous ressouder cette majorité, non créer une majorité nouvelle...
Et nous n'avons pas cru de menacer quiconque, mais simplement de suivre nos principes, de suivre le chemin qui avait été tracé par notre Congrès...
Evidemment nous sommes cohérents et nous sommes cohérents jusqu'au but. Si à la fin de ces pourparlers, qui peut-être ont été oui "una vicenda complessa e brutta", non parce que nous le voulions, mais parce que peut-être d'autres forces dans leur action l'ont rendue ainsi, parce que des circonstances l'ont rendue ainsi. Je disais, nous voulions être fidèles et nous aurions été fidèles jusqu'au but si l'une des forces qui composent cette majorité avait abandonné cette majorité même, n'importe quelle soit, parce que ce Gouvernement régional a été voté par un ensemble de forces, au moment où ces forces ou une seule de ces forces avait dû abandonner cette majorité, c'était un devoir justement d'en prendre acte. Et donc, aucune menace de crise pour faire passer des thèses de l'Union Valdôtaine, ou une thèse plutôt que l'autre.
Face à ce moment difficile on parle très souvent de volonté de changement, de façon nouvelle de faire politique; si nous regardons à l'Etat italien, nous n'avons pas encore entrevu ni cette volonté de changement, ni cette volonté d'introduire une nouvelle façon de faire politique, de nouvelles méthodes politiques.
Je crois que, par contre, en Vallée d'Aoste cela s'est avéré, et nous voulons nous continuer dans cette volonté de changement, dans cette nouvelle perspective, comme il a été dit clairement dans le programme de cette majorité, parce que c'est dans les faits qu'il faut vérifier ces volontés de changement et ces méthodes. Justement nous devons donner des réponses aux citoyens valdôtains et à la Vallée d'Aoste, et ces réponses viennent à travers l'action quotidienne du Gouvernement et à travers l'action législative et de contrôle de ce Conseil régional.
Plusieurs gros problèmes nous attendent: la loi électorale régionale, la loi électorale pour les prochaines élections municipales, les problèmes de l'économie et de l'emploi en Vallée d'Aoste, les problèmes sérieux et profonds de la décentralisation, du rouage administratif, parce que nous croyons que les communes constituent l'élément vivant du tissu valdôtain, auxquelles nous devons donner des nouvelles attributions, et d'ailleurs cette majorité a démontré d'être fidèle à ces principes, lorsqu'elle a voté, ce printemps dernier, un projet de loi qui va dans cette direction.
Nous croyons que l'issue de ce moment a été très positive. La présence de la Fédération à travers le Conseiller Lavoyer au Gouvernement ne peut que consolider cette majorité, et nous nous souhaitons qu'à travers cette présence on puisse aussi mieux travailler.
L'Union Valdôtaine est fidèle à sa ligne, mais elle ne crois pas d'avoir vaincu une bataille; l'Union Valdôtaine ne croit pas, et notre secrétaire l'a dit dans une interview, qu'il y ait des forces qui ont perdu et des forces qui ont gagné. Nous croyons tout simplement qu'en ce moment, ce qui a gagné, est le bon sens: bon sens qui a été mis une fois encore au service de la Vallée d'Aoste.
Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Bavastro.
Bavastro (LN) - Devo esprimere la mia delusione per la soluzione di questa ennesima pseudo-crisi. Delusione perché, dall'aria che tirava, pensavo che potesse venire fuori una crisi vera e che da questa potesse scaturire una maggioranza diversa e più rispondente alle esigenze della nostra Regione.
L'elezione di Lavoyer di per sé non mi sembra che sia un fatto negativo; fra l'altro è un tecnico, è un architetto, quindi si presume che possa avere il bagaglio culturale e tecnico necessario per svolgere il suo ruolo.
Non mi stupisce neanche più di tanto né la marcia indietro dei Verdi né la solita quiescenza del PDS, che probabilmente ritengono che, così come avviene sul piano nazionale che l'opposizione del fronte progressista mi sembra abbastanza fiacca ed incapace di portare delle proposte utili, probabilmente sarebbe successo lo stesso anche qua.
Quello che mi stupisce un po', semmai, è la decisione del partito di maggioranza relativa, di cui non capisco l'ansia di avere delle maggioranze così larghe e che inevitabilmente poi contengono degli elementi di contraddittorietà. Non credo, in particolare, che l'ingresso di Lavoyer in Giunta, rafforzi la Giunta stessa; anzi, semmai ne aumenta la diversità di indirizzo dei vari componenti. Non credo assolutamente a quel che diceva prima Bich, che questa sia l'unica maggioranza possibile, che sia necessaria una maggioranza di questo tipo e di questa ampiezza per portare avanti delle riforme istituzionali. Credo, al contrario, che una maggioranza più ristretta e con un indirizzo più spiccatamente autonomista e federalista avrebbe potuto affrontare il compito delle riforme istituzionali con maggiore concretezza, e poi trovare il necessario consenso e la necessaria maggioranza punto per punto. Non credo che sia un buon metodo di lavoro mettersi in tanti a fare un progetto; credo invece che sia meglio farlo semmai in pochi e poi, una volta creato un buon progetto, su questo ottenere il consenso di altre forze politiche.
Fra l'altro, una maggioranza così ampia con una partecipazione determinante o comunque importante delle forze di Sinistra, inevitabilmente porta a degli elementi di contraddittorietà che sono negativi nell'affrontare la crisi economica. Crisi che ha bisogno sicuramente di scelte indirizzate ad un liberismo più chiaro e più evidente, che non sarà mai possibile per una maggioranza che voglia il consenso delle Sinistre. Penso anche che, nei rapporti con lo Stato, che fino adesso non ha fatto vedere esattamente all'interno della compagine governativa quali siano le tendenze prevalenti, cioè se la Lega riuscirà ad imporre la sua linea o se invece dovrà subire la linea di altri, credo che nei rapporti fra la nostra Regione e lo Stato, una maggioranza diversa avrebbe avuto una concretezza maggiore.
In sostanza, ritengo che questa sia un'occasione perduta. Non credo che sia un problema grossissimo, perché sono convinto che di occasioni se ne ripresenteranno molto presto per i motivi che ho detto prima: perché non credo che questa Giunta abbia acquisito una maggiore vitalità di prima, anzi, al contrario, e perché penso che le polemiche e i bocconi che qualcuno ha dovuto mandar giù controvoglia costituiscano una lesione in quell'unità che dovrebbe esserci in una maggioranza, che sicuramente a breve termine riproporrà i problemi ai quali adesso ci si limita a mettere una pezza.
Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Lanivi.
Lanivi (PVA) - Sinteticamente, la situazione si può ridurre in questi termini: da un lato, immense trasformazioni a livello europeo ed internazionale, cambiamenti rapidi - questa è una novità di questo fine secolo - impongono alla Valle d'Aosta di definire un suo proprio ruolo e un suo proprio progetto. Questo richiede approndimenti a livello culturale, riorganizzazione a livello politico. Questo avverrà gradualmente, i tempi non sono ancora maturi per far emergere un adeguamento, un rinnovamento della Valle rispetto a questa situazione.
D'altro lato, delle esigenze di minima, le risposte che al minimo questo Consiglio regionale deve alla sua gente, cioè mantenere un quadro di governo, di amministrazione per far fronte alle esigenze odierne e prossime di questa popolazione.
Affrontare oggi non preparati delle situazioni traumatiche avrebbe leso gli interessi dei cittadini. Questo ha portato il nostro Gruppo a condividere una scelta che riteniamo doverosa, in questo momento giustificata, per la sostituzione dell'Assessore Ferrero con l'Assessore Lavoyer.
Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Marguerettaz.
Marguerettaz (PpVA) - Nel giro di 15 mesi è la seconda volta che viviamo un momento simile a questo, definito vuoi momento di crisi, vuoi momento di verifica, ma è stato senz'altro il momento dell'aprile scorso, ed è l'attuale momento, un passaggio non facilissimo di questa maggioranza.
É quanto meno strano che una maggioranza che fin dal suo insediamento si era pronunciata con una coalizione forte, non troppo omogenea, ma che mirava decisamente ad obiettivi amministrativi comuni. Dicevo: è strano che nel giro di 15 mesi la stessa maggioranza abbia già subito due mini-stop.
É interessante vedere i momenti in cui sono cadute queste due necessità di verifiche. Guarda caso, i due momenti hanno coinciso entrambi con una poltrona vuota. Già la volta scorsa avevamo detto che le dimissioni dell'allora Assessore Voyat sarebbero state la vera argomentazione, il vero stop, il vero punto difficile da superare fra queste forze di maggioranza, e già all'epoca non fummo smentiti dai fatti.
Oggi si è ripercorsa una strada molto simile a quella dell'aprile scorso; una strada molto simile, sulla quale però è bene fare un ragionamento, a partire proprio dalle dimissioni dell'Assessore Ferrero, verso il quale sono state spese, come è giusto, parole di simpatia - sono d'accordo con ciò che dice il Consigliere Ferraris che in questi tempi è raro vedere una dimissione, credo, da qui a non so quando, sarà ben difficile vederne altre -, ma sul quale alcuni (fra cui il Consigliere Bich) hanno azzardato un'ipotesi sul perché l'Assessore Ferrero ha dimissionato.
Certamente possono essere solo delle ipotesi, perché dal contenuto della sua lettera le motivazioni non sono minimamente tracciate, neanche il solito abusato rito delle motivazioni personali.
Allora credo sia giusto pensare, proprio per quel riguardo all'uomo di cui si diceva prima, quali potrebbe essere state, con tutto il beneplacito dell'inventario, le motivazioni di queste dimissioni.
Qui devo dire che non è vero quello che ha detto il Consigliere Perrin, non è vero che la necessità di far entrare la Fédération in Giunta è stata data dall'occasione delle dimissioni di Ferrero. Personalmente, ho l'impressione che sia vero esattamente il contrario, cioè che la promessa dell'Union Valdôtaine nei confronti della Fédération era già stata fatta ben prima delle dimissioni di Ferrero. L'Union Valdôtaine aveva detto in maniera chiara, esplicita e lecita che riteneva giusto e opportuno che, a tempo dovuto, la Fédération entrasse nell'Esecutivo regionale. Ma il tempo dovuto qual era? É qui il problema.
Questa maggioranza - lo ricordava fra le righe Florio - aveva già avuto una difficoltà fin dal suo insediamento nel momento in cui nel programma, stilato fra le forze, si erano forse le stesse forze sbilanciate un po' troppo dove andavano a ipotizzare la necessità di ridurre l'Esecutivo, quindi di andare ad accorpare delle competenze per ridurre il numero degli assessori.
Anche questa era una volontà conseguente e logica dell'atteggiamento che l'Union Valdôtaine ebbe nei due anni del cosiddetto "ribaltone", quando, istituendo l'Assessorato all'ambiente come assessorato in più rispetto ai precedenti, vi fu una forte battaglia da parte dell'Union Valdôtaine, denunciando come questa istituzione mascherasse in realtà la necessità delle forze di maggioranza di allora di andare a sistemare i numeri.
Non è un caso che questa volontà espressa nel luglio scorso nel programma di aprile sparisse, non poteva essere presente; anzi, il problema non era quello di ridurre il numero degli assessorati ma era quello di far spazio alla Fédération.
E come? Lascio questo grosso punto interrogativo, però un 26 agosto, in pieno tempo di ferie, di inattività sotto tutti i profili, ivi compreso una forte riduzione dell'attività anche a livello amministrativo, piombano improvvise queste dimissioni.
Ho dei forti dubbi in questo senso e credo che quando il Consigliere Tibaldi, parlando del PDS, fa riferimento ad un'ambulanza sulla quale è bene non sparare, non ha tutti i torti. Credo che il PDS, come forza politica, non sia estraneo alle dimissioni di Bruno Ferrero, al quale personalmente riconosco una dignità come uomo e che ha deciso di scegliere lui (questa, ripeto, è un'ipotesi) la via delle dimissioni, prima che fossero altri a scegliere.
Fra tutti gli interventi che ho sentito stamattina, io, questa estate, pensando un po' più tranquillamente alla situazione politica della Regione, mi dicevo che dal Congresso dell'Union Valdôtaine era uscita chiaramente la volontà di giungere ad un polo autonomista e federalista, ritenendo questa la soluzione più possibile per i problemi della nostra Regione, ed aggiungevo che questo polo autonomista e federalista esiste di fatto: c'è la vostra forza, c'è la forza di Lanivi e Dujany, c'è la Fédération, sono tre forze che si richiamano esattamente a questo stesso obiettivo, e queste forze hanno i numeri già oggi per governare la Valle d'Aosta. Allora mi chiedevo come mai c'era necessità di avere questa presenza dei Verdi, del PDS e di Verso l'Alleanza del Progresso in Giunta.
La risposta me l'ha data Bich questa mattina, anche se più o meno pensavo una cosa del genere: c'è bisogno di andare a fare una nuova legge elettorale, per la quale sono necessari 24 voti, e 21 non sono sufficienti. E fin qui tutto scorre, sono convinto che bisogna trovare una maggioranza con 24 voti almeno per votare una legge elettorale. Ma quale legge elettorale?
É questo che mi sto chiedendo da un anno e mezzo a questa parte, perché l'unico punto sul quale le forze di maggioranza, quando si sono insediate, hanno detto di essere tutte d'accordo, era sulla necessità di giungere ad una nuova legge elettorale. Ma sia la Lega che noi, che chiunque altro, avverte questa necessità; eppure si sono ben guardate dal dire quale tipo di legge elettorale.
Anche questo è un punto che nel programma dell'aprile è stato rimodificato perché ci si è guardati bene dal mettere i tempi, cosa che invece nel programma di luglio si era messo.
Se poi questa legge elettorale verrà partorita alla vigilia delle future elezioni regionali, diremo che questa maggioranza ha governato magari non benissimo per cinque anni, però ha fatto una bella legge elettorale. Credo che i Valdostani abbiano bisogno anche di qualcosa d'altro.
In questi incontri, da più parti, si è sentito parlare di chi ha vinto, di chi ha perso, e istintivamente qualche giornale, più di uno, ha scritto che l'Union Valdôtaine ha vinto. Il segretario prima, e il capogruppo oggi, si sono subito premurati a dire non è vero, non ci sono né vincitori né vinti. Sono convinto che in questa fase non ci siano stati dei vincitori, ma ci siano stati molti perdenti, l'Union Valdôtaine compresa.
L'Union Valdôtaine sta perdendo, sicuramente non dal punto di vista numerico qui in Consiglio perché addirittura si è passati da 13 a 14 consiglieri, ma sta perdendo nei confronti della società valdostana. Credo che la stessa base unionista oggi abbia motivo di forte preoccupazione rispetto alle scelte che il loro Movimento sta portando avanti.
Mi avvio a concludere; voglio solo dire a qualche mio affezionato e sicuramente di bocca buona ascoltatore che mi chiedeva: "Oggi siamo alle verifiche, magari ritiri fuori la favola spacciata per favola di Esopo", che non riprenderò quella favola.
Anche perché la favola era appropriata alla situazione di aprile, quando si diceva che si era gettata una polpetta alla quale prima o poi sarebbe seguito l'invito a tavola: oggi viviamo l'invito a tavola, quindi non c'è un capitolo nuovo della favola, io spero di poterlo raccontare molto presto.
Terminando il mio intervento, vorrei invece raccontarvi un aneddoto finale, che però credo sia un po' riassuntivo delle cose che ho detto.
Un vieillard en un petit village valdôtain, le lendemain de la formation de ce Gouvernement régional, en ne partageant pas le choix de l'Union Valdôtaine, commentait ainsi: "Ils ne savent pas, eux, qu'un ver tout seul est capable de ronger une pomme entière". Ce qui se passe aujourd'hui démontre exactement le contraire: c'est la pomme qui a écrasé le ver. Mais la morale qui dérive de cette situation c'est que ce vieillard valdôtain dont je vous parlais ne comprend plus tellement bien quelle est la différence entre un ver et une pomme.
Presidente - Se nessuno chiede la parola, dichiaro chiusa la discussione generale.
Ha chiesto la parola il Presidente della Giunta, Viérin Dino.
Viérin D. (UV) - Permettez-moi, à la fin de ce débat politique qui a suivi la proposition de nomination du nouvel assesseur aux travaux publics, de faire quelques considérations d'ordre général en guise de comclusion.
Tout d'abord, sur le plan politique, compte tenu des différences qui existent entre les mouvements qui composent la majorité actuelle, la validité de cette majorité a été réaffirmée la validité du programme et de l'action du Gouvernement, avec cette volonté, également, de poursuivre la collaboration des mouvements et des partis politiques qui se relient aux valeurs et aux principes autonomistes et fédéralistes, avec les mouvements et partis politiques qui se rattachent aux valeurs de la gauche.
Je peux partager l'exigence qui a été manifestée d'avoir, je ne dirais même pas une majorité, mais des majorités qui gouvernent avec une cohésion, avec une unité d'action. Mais nous savons tous que la politique est synonyme de confrontation de positions différentes il est donc tout à fait légitime de vouloir en arriver d'autres formules, de proposer des solutions alternatives.
Il s'agit simplement de vérifier si ce qui est proposé en alternative représente en effet une solution aux problèmes qui sont énoncés, et de ce point de vue je me demande quant aux problèmes de cohésion, quant aux problèmes d'unité, si l'alternative - et là je dois me référer évidemment aux situations existantes - si l'alternative que nous avons sur le plan du Gouvernement italien du pôle de la liberté est une alternative véritable du point de vue de la cohésion, du point de vue de l'unité d'action, du point de vue d'une ligne cohérente du Gouvernement et des gouvernements.
Surtout parce que si, ici, cette assemblée est encore, et nous l'espérons pour la dernière fois, le résultat d'un système électoral fondé sur le scrutin proportionnel, l'alternative qui nous est proposée du pôle de la liberté est déjà le résultat du scrutin majoritaire. C'est-à-dire que ceux qui sont maintenant présents à l'intérieur d'une majorité, ont été élus sur une même liste, bien qu'ils reprennent, par la suite, leur identité et proposent des solutions différentes, des alternatives tous les jours, tous les moments.
A cet égard donc, il ne suffit pas simplement d'affirmer que l'on veut le nouveau, et je pense que, petit à petit, au sein de l'électorat, de la société, de l'opinion publique on est en train de dépasser le stade de l'affirmation: "J'affirme être le nouveau, donc je suis le nouveau", parce que les résultats sont en train de démontrer que cette affirmation ne suffit pas, mais il faut, pour le démontrer, donner des preuves concrètes et agir d'une façon différente.
Deuxième considération sur l'action du Gouvernement, voire sur les délibérations du Gouvernement: je ne crois pas qu'il y ait un pourcentage élevé de délibérations qui ne sont pas prises à l'unanimité, il suffit en tout cas de le vérifier.
Sur les 12000 ou 13000 délibérations qui ont été prises au cours d'une année, je ne sais pas si on arrive au nombre des doigts de la main pour compter les délibérations qui n'ont pas été prises à l'unanimité.
Mais à part cette considération, je crois que sur l'action du Gouvernement, et surtout sur les thèmes concrets, nous sommes tout à fait disponibles à nous confronter, et là encore il n'est pas suffisant de faire une affirmation pour croire que cette affirmation représente la vérité des faits.
Je veux le souligner pour ce qui est de la politique industrielle, pour la politique des transports, pour la politique dans le secteur du crédit, de l'énergie, je veux le souligner également pour ce qui est de la sauvegarde et du maintien des leviers de l'économie dans les mains des collectivités locales contre des ingérences qui nous viennent de l'extérieur.
De ce point de vue, il serait intéressant que l'on revienne même au sein de cette assemblée sur le problème de La Thuile et sur le problème des remontées mécaniques du Petit-Saint-Bernard, afin de bien comprendre quelle a été la finalité, qui est tout à fait à l'opposé par rapport aux affirmation exprimées au sein de cette assemblée.
Tout de même, pour ce qui est de l'action du Gouvernement, il est vrai, il y a cette opposition qui nous semble un peu schématique entre le libéralisme et l'étatisme, mais il faudrait vérifier, et je pense que même de la part des forces politiques qui ont fait de ce thème l'un des grands thèmes de la campagne électorale, se confronter aux problèmes réels de Gouvernement et de définition des problèmes de la société.
En tout cas il y a un changement et une modification, parce qu'il est vrai, nous l'avons démontré au moment de la présentation du budget pour 1994 - nous le ferons de nouveau au moment de la présentation du budget pour 1995 - existe la volonté exprimée par cette majorité de libérer certaines énergies pour diminuer le poids du secteur public, notamment de l'Administration régionale dans la société et dans l'économie valdôtaine. Sans oublier néamoins qu'il y a certaines valeurs de solidarité, de défense de plus démunis, qui sont des valeurs importantes et qui font partie non seulement des exigences, mais aussi de la tradition de cette communauté valdôtaine...
Sur le plan des résultats, je voudrais citer, en tant qu'action de gouvernement, quelques problèmes qui ont une importance fondamentale; nous ne devons jamais oublier les décrets d'application du Statut, qui nous ont permis (et nous l'avons vu au cours de la séance d'hier du Conseil des ministres) de nous présenter sur un plan d'égalité par rapport au le Gouvernement et partant, de ce cadre de certitude quant aux rapports entre Etat et régions même sur le plan financier, des problèmes liés aux collectivités locales, de l'emploi au Val d'Aoste.
On cite certaines initiatives, l'on évite de parler des initiatives nouvelles, l'on évite de dire que deux sociétés comme Fiat et Meridian ont choisi le Val d'Aoste pour un nouvel établissement, et il s'agit, dans cette période de crise, d'un cas d'installation d'un nouvel établissement, où l'on a créé 200 emplois. Et ce n'est pas peu de chose!
Je veux également rappeler les problèmes, qui sont en voie de solution, de l'Ordre Mauricien, du Parc du Grand Paradis; les problèmes liés aux aspects culturels et linguistiques, ou à la maison de jeu de Saint-Vincent, pour dire qu'il y a, dans le concret, sur les problèmes, des raisons suffisantes qui témoignent de l'action et de l'activité et des résultats obtenus par cette majorité et par ce Gouvernement. Il y a une chose, en tout cas, que je partage: au-delà des propositions telles que celle d'aujourd'hui, qui ont comme finalité de compléter l'organigramme, un exécutif, ce sera sur les problèmes concrets, ce sera sur les réponses que nous serons à même de donner aux exigences et aux besoins de la communauté valdôtaine, qu'il y aura la véritable confrontation.
De ce point de vue, nous partageons l'idée que les échéances électorales, ont représenté depuis toujours, et représentent encore le moyen le plus efficace et le plus démocratique pour sortir de certaines impasses et pour éviter toute logique manichéenne et donc nous partageons le fait que les échéances futures nous verront engagés pour relever ce défi et pour démontrer que le choix qui a été fait aujourd'hui n'est pas simplement un choix lié aux questions de politique "politicienne", mais c'est un choix qui est fondé sur la volonté de résoudre dans une certaine direction les problèmes du Val d'Aoste tout entier, en gardant l'identité et l'originalité de cette communauté.
Presidente - Si passa alla votazione, per schede segrete, sulla proposta del Presidente della Giunta.
Presenti: 35
Votanti: 34
Schede valide: 34
Schede bianche: 3
Sì: 20
No: 11
Astenuti: 1 (Lavoyer)
Presidente - In base all'esito della votazione, proclamo nominato alla carica di Assessore ai lavori pubblici il Consigliere Claudio Lavoyer, che invito a prendere posto al banco della Giunta.
Il Consiglio prende atto
Presidente - I lavori della mattinata sono terminati e riprenderanno alle ore 16.
La seduta è tolta.
La seduta termina alle ore 13,27