Oggetto del Consiglio n. 872 del 27 luglio 1994 - Resoconto
OGGETTO N. 872/X - Disegno di legge: "Norme per l'attuazione degli articoli 39 e 40 dello Statuto speciale nelle scuole secondarie di primo grado della Valle d'Aosta".
Articolo 1 - (Finalità)
1. La presente legge detta norme preordinate a rendere effettivo il perseguimento, nelle scuole secondarie di primo grado della Valle d'Aosta, delle specifiche finalità educative individuate dagli adattamenti dei programmi di insegnamento dello Stato alle necessità locali, previsti dagli articoli 39 e 40 dello Statuto speciale.
Articolo 2 - (Dotazione organica dei ruoli del personale docente)
1. Al fine di consentire la realizzazione degli obiettivi educativi previsti dagli adattamenti dei programmi vigenti alle necessità locali, a partire dall'anno scolastico 1994/1995 vengono incrementate le dotazioni organiche di posti comuni di insegnamento negli istituti di istruzione secondaria di primo grado. L'aumento è definito annualmente in relazione al numero di classi funzionanti a tempo normale e in relazione alla diversa costituzione delle cattedre afferenti a ciascuna classe di concorso. I criteri di definizione della dotazione organica sono determinati con ordinanza dell'Assessore alla pubblica istruzione, sentite le organizzazioni sindacali.
2. La dotazione organica globale dei ruoli del personale docente è assegnata per intero ad ogni istituzione scolastica fin dall'avvio della generalizzazione dell'educazione bilingue nelle scuole secondarie di primo grado. Per ciascun anno scolastico, escluso il 1994/1995, anno di prima applicazione della presente legge, si procederà alla definizione della dotazione organica del personale docente con deliberazione della Giunta regionale, adottata entro il 31 marzo di ogni anno, su proposta dell'Assessore alla pubblica istruzione, in relazione alle finalità di cui all'articolo 1.
3. La dotazione organica delle classi che adottano il tempo prolungato rimane definita sulla base delle norme attualmente in vigore.
4. Rimangono ferme le disposizioni che regolano l'istituzione di posti di sostegno a favore degli alunni portatori di handicap.
5. Contestualmente alla determinazione del nuovo contingente organico si procede alla soppressione delle dotazioni organiche aggiuntive (DOA) dei ruoli regionali per la scuola secondaria di primo grado e all'assorbimento su posti comuni del personale docente che risulti titolare sui predetti posti DOA.
Articolo 3 - (Gestione delle risorse)
1. L'organico di ciascun istituto, determinato ai sensi dell'articolo 2, è funzionale alla piena realizzazione dell'educazione bilingue nel quadro di una programmazione educativa finalizzata, sulla base di una maggiore disponibilità di risorse, anche ad un progressivo recupero delle situazioni di svantaggio e dispersione scolastica ed all'inserimento, con interventi didattici di tipo individualizzato e di supporto, di alunni provenienti da altre regioni italiane e da altri paesi.
Articolo 4 - (Modalità applicative)
1. Gli organi collegiali di istituto, nell'ambito delle rispettive competenze e della propria autonomia progettuale e gestionale, individuano le modalità di applicazione dei programmi e dei relativi adattamenti tramite l'elaborazione di progetti educativi disciplinari ed interdisciplinari che consentano forme di organizzazione modulare e ambiti di flessibilità curriculare in relazione agli obiettivi connessi con la programmazione educativa e didattica.
Articolo 5 - (Formazione del personale)
1. A decorrere dall'anno scolastico 1994/1995 è organizzato un piano formativo pluriennale che coinvolge tutti i capi di istituto e tutti i docenti della scuola secondaria di primo grado.
2. Alla definizione del piano, che è deliberato dalla Giunta regionale su proposta dell'Assessore alla pubblica istruzione, concorrono l'Istituto regionale di ricerca, sperimentazione ed aggiornamento educativi (IRRSAE), università italiane e dell'area francofona e collegi dei docenti.
3. La formazione del personale è strutturata tenendo conto dei bisogni espressi e delle priorità formative indicate dagli interessati.
Articolo 6 - (Valutazione dei risultati prodotti dagli adattamenti)
1. La valutazione dei risultati prodotti dagli adattamenti è condotta periodicamente da un comitato tecnico?consultivo costituito con deliberazione della Giunta regionale, su proposta dell'Assessore alla pubblica istruzione.
Articolo 7 - (Norma transitoria)
1. Per l'anno scolastico 1994/1995 la dotazione organica di posti comuni di insegnamento negli istituti di istruzione secondaria di primo grado è aumentata in misura non superiore al venti per cento dell'organico complessivo, nel rispetto delle norme di cui all'articolo 2.
Articolo 8 - (Norma finanziaria)
1. Le spese per l'applicazione della presente legge, valutate in lire 941.810.000 per l'anno 1994 e annue lire 2.354.510.000 per gli anni successivi, gravano sugli stanziamenti già iscritti ai capitoli 54700 (Personale ispettivo, direttivo, docente ed educativo delle scuole e istituzioni educative della Regione ? Stipendi ed altri assegni fissi) e 54701 (Personale ispettivo, direttivo, docente ed educativo delle scuole e istituzioni educative della Regione - Contributi diversi a carico dell'ente su stipendi e altri assegni fissi) del bilancio pluriennale della Regione per gli anni 1994/1996.
Articolo 9 - (Dichiarazione d'urgenza)
1. La presente legge è dichiarata urgente ai sensi dell'articolo 31, comma terzo, dello Statuto speciale per la Valle d'Aosta ed entrerà in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino ufficiale della Regione.
Presidente - Ha chiesto la parola il relatore, Consigliere Perrin Giuseppe Cesare.
Perrin G.C. (UV) - Tout récemment, lors de sa visite à Aoste, le Ministre de l'instruction publique, monsieur D'Onofrio, a affirmé que l'école valdôtaine, dans son contexte d'enseignement bilingue, constitue un exemple pour l'Etat italien, état dans lequel le Ministre même voudrait, dans un prochain futur, généraliser l'expérience de notre région par un enseignement diffusé de deux langues.
Cette possibilité d'enseignement bilingue, qui est source de richesse culturelle, d'ouverture et de communication avec les autres réalités nationales, européennes ou voire extra-européennes, découlent, pour ce qui nous concerne, de l'article 38 de la loi constitutionnelle n° 4 du 26 février 1948, qui prévoit pour la Vallée d'Aoste la parité officielle de la langue française et de la langue italienne, ainsi que des successifs articles 32 et 40 du Statut même.
Ces deux articles établissent que les deux langues soient enseignées de façon paritaire et que l'enseignement d'un certain nombre de matières soit donné en français.
De façon particulière, l'article 40 établit que l'enseignement des différentes matières est discipliné par les normes et les programmes de l'Etat avec les adaptations nécessaires à la situation particulière de notre région. Ces adaptations doivent être établies selon la procédure prévue par les articles 28 de la loi n° 196 du 16 mai 1978 et 21 de la loi régionale n° 57 du 15 juin 1983, après avoir entendu la commission mixte dont à l'article 40 même de notre Statut spécial.
L'application correcte des normes statutaires a été malheureusement très tardive et très lente. Seulement au cours des années '80 elle a pu être introduite à l'école maternelle d'abord, et à l'école primaire, ensuite. Puisque l'enseignement bilingue a désormais couvert le cours entier de ces deux cycles, il s'agit maintenant de passer à l'école secondaire du premier degré.
L'entente avec le Ministre de l'instruction publique ayant été rejointe et l'accord signé le 16 juillet dernier, par ce projet de loi l'on veut passer à la phase de mis en acte de bilinguisme à l'école moyenne, dictant des normes pour l'application des articles 39 et 40 dans ce cycle d'enseignement.
Il faut toutefois signaler que tous les instituts d'école moyenne, sauf un, ont déjà conduit une expérimentation en cette direction depuis au moins trois années, expérimentation qui a intéressé plus d'un tiers des classes.
En analysant le projet de loi, l'article 1 fixe les finalités de la loi; l'article 2 prévoit, dans le but de rejoindre les objectifs éducatifs fixés par l'adaptation des programmes, la possibilité d'augmenter, annuellement, les organigrammes du personnel enseignant des différents instituts par rapport au nombre des classes à temps normal et de la différente constitution des chaires afférentes à chaque classe de concours, par délibération du Gouvernement valdôtain en relation aux finalités dont à l'article 1.
Les organigrammes des classes qui adoptent le temps prolongé et l'institution des postes de soutien en faveur des élèves handicapés, suivront les normes actuellement en vigueur.
L'article 3 établit que par les nouveaux organigrammes l'on doive poursuivre trois objectifs: pleine application de l'éducation bilingue, amélioration du système éducatif permettant de récupérer des situations de désavantage et de dispersion scolaire, intervention d'enseignement individualisé pour les élèves handicapés et pour ceux qui proviennent d'autres régions italiennes ou des pays étrangers.
Je crois pouvoir souligner que l'intérêt de l'application est vraiment celui-ci, c'est-à-dire ne pas avoir fixé uniquement des normes pour l'enseignement bilingue, mais d'avoir voulu aller à modifier aussi le système éducatif de la Vallée d'Aoste, de façon à l'améliorer. Je crois que de par cette volonté l'honneur revient à monsieur l'Assesseur.
L'article 4 donne le pouvoir aux instituts de fixer de façon autonome les modalités d'application des programmes et de leur adaptation par l'élaboration de projets éducatifs disciplinaires et interdisciplinaires et par une organisation flexible.
L'article 5 prévoit l'organisation d'un plan pluriannuel de formation des chefs d'institut et des enseignants par l'Assessorat; plan qui sera établi par l'Assessorat de l'instruction publique, par l'IRRSAE, par les universités italiennes francophones qui sont appelées à cela, et par le Collège des enseignants, étant donné que chacun de ses organismes agira selon ces propres compétences ou selon les compétences qui leur seront attribuées dans le futur.
L'article 6 établit qu'un comité technique et consultatif, constitué par le Gouvernement valdôtain, doive évaluer périodiquement les résultats des adaptations.
L'article 7, par une norme transitoire, établit que pour l'année scolaire 1994-1995 les organigrammes des postes d'enseignement de chaque institut puissent être augmentés jusqu'à la mesure de 20 pour cent du total des postes actuels.
L'article 8 prévoit la dépense de 941.810.000 de lires pour 1994 et de 2.354.510.000 pour les années successives; 50 millions de lires seront en outre destinés à la formation et l'Assesseur à l'instruction publique présentera, à cet effet, un amendement à la partie financière.
Nous souhaitons que l'immédiate entrée en vigueur de la loi puisse donner les fruits les meilleurs pour l'amélioration d'une école moyenne pleinement bilingue et conscient de sa mission éducative.
Nous proposons en même temps à monsieur l'Assesseur Louvin de poursuivre, d'or et déjà, son action politique, pour que d'ici à trois ans l'on puisse introduire l'application des articles 39 et 40 aussi et finalement à l'écoles secondaires de 2ème degré et compléter ainsi l'adaptation des programmes aux nécessités valdôtaines et l'enseignement bilingue dans tous les cycles de l'école valdôtaine même.
Je crois qu'il s'agit d'un projet de loi extrêmement simple mais qui a une grande valeur politique et nous souhaitons que, accueilli par ce Conseil, il puisse donner les fruits les meilleurs pour la récupération de notre langue française, non seulement, mais l'amélioration de tout le système scolaire de la Vallée d'Aoste.
Si dà atto che alle ore 17,44 assume la Presidenza il Presidente Stévenin.
Presidente - Ha chiesto la parola l'Assessore alla pubblica istruzione, Louvin.
Louvin (UV) - Merci monsieur le Président et merci au rapporteur, dont j'ai énormément apprécié la précision dans l'exposé et l'attention qu'il a bien voulu porter à cet argument.
J'ai reçu, au cours de la journée, de nombreuses sollicitations à être aussi bref que possible, malgré que la matière soit de nature à nous imposer une large réflexion, mais je suis conscient que la date du 27 du mois de juillet, avec la température de ces journées, n'est pas là pour encourager un débat extrêmement intense.
Permettez-moi d'essayer brièvement de résumer un peu le cadre dans lequel a mûri cette réforme importante de notre système scolaire et l'ensemble des circonstances qui ont contribué à lui donner un contenu aussi particulier.
D'abord je tiens à souligner que l'école est en train de prendre une certaine vitesse; le monde statique de l'éducation que nous connaissions dans le temps est dépassé, celle que les étudiants ont appelé, il y a quelques mois seulement, "Jurassic school" doit, dans les années à venir, accélérer rapidement son changement et nous sommes appelés, Conseil et Junte, à gouverner ce changement, à essayer de lui donner une juste adresse pour l'ensemble du système éducatif de notre région.
L'application des articles 39 et 40 n'est par là pas seulement et pas tellement l'occasion d'un débat idéologique sur les langues; ça n'a pas été le cas au cours des mois préparatoires, mais il m'a paru largement opportun de saisir cette occasion pour une réorganisation globale du système éducatif au niveau de l'école moyenne, un niveau qui est stratégique pour les jeunes et également parce qu'il représente en ce moment le maillon faible de la chaîne éducative dans notre pays.
Nous croyons que le français doit prendre sa place à part entière à côté de l'italien dans l'éducation. C'est désormais un fait acquis, mais il s'agit d'introduire les instruments pour que ce rééquilibrage puisse avoir lieu, et avoir lieu rapidement.
Parmi les éléments de réflexion que nous avons eu à l'esprit au moment de la formation de ces adaptations, il y a eu d'abord la considération que les changements rapides, dont je faisais état tout à l'heure, rendent extrêmement difficile la planification scolaire et aléatoire le choix du contenu de l'enseignement même, et des méthodes parfois, et qu'il s'agit donc de répondre en termes d'extrême souplesse du système pour faire face au milieu nouveau, à l'intérieur duquel les opérateurs culturels et scolaires agissent. Un milieu nettement interculturel, un milieu dans lequel le cadre des références traditionnelles tend à s'affaiblir, ce qui nous oblige d'abord à essayer d'affirmer "par l'école" et "dans l'école" une identité régionale forte et claire, mais également à prendre en charge une acceptation globale du pluralisme linguistique et culturel qui est présent dans notre région et d'assurer à notre système une ouverture importante, une ouverture qui est déjà en cours. Je pense aux connexions, aux échanges qui ont déjà eu lieu avec de nombreux établissements français et suisses, mais également une connexion qui doit s'opérer au niveau de la continuation des études là où les étudiants sont appelés, par la suite, à rejoindre d'autres systèmes scolaires, d'autres régions ou pays; ce qui nous oblige à leur assurer, en quelque sorte, un passage aussi naturel et aussi souple que possible.
Nous ne pouvons pas non plus ignorer que la population a désormais une mobilité importante sur le territoire, le phénomène de l'immigration étant à la base de nos préoccupations pour ce qui est de l'efficacité de l'enseignement, et que les contenus mêmes de l'école ont énormément changé dans les années présentes. On est passé d'une époque où le savoir-faire était important, à une période où le savoir-penser devient de plus en plus important, vers une époque où le savoir-penser comment pouvoir réagir d'une façon intellectuelle devient important. Ce n'est pas de la philosophie, 50 pour cent des échanges dans le monde actuel se fait sur la base d'échanges de données intellectuelles, de technologies, de know-how, d'approches globales aux problèmes, et donc nous devons préparer les générations futures à relever ce défi, dans une conception nouvelle de l'école qui devient éducation permanente, qui n'est plus bloquée seulement à la période de scolarité obligatoire ou à sa succession pour les études supérieures, mais dans un cadre qui voit toute la société et différentes institutions engagées à différents moments de l'époque de notre vie, pour nous assurer une information continuelle.
Nous sommes inspirés, et le rapporteur l'a justement rappelé, à des principes d'autonomie à l'intérieur des institutions scolaires, d'une action communautaire importante au niveau de la participation dans les choix, d'une ouverture de notre école sur la société et, élément qui a donné lieu à un débat très vaste dans l'école, à la flexibilité des structures et des programmes.
Je ne voudrais pas être trop long dans l'analyse du contenu des adaptations qui ont fait l'objet de l'accord avec le Ministère de l'instruction publique et que le Gouvernement régional, dans sa dernière séance, a déjà rendus exécutoires. Qu'il me soit permis simplement de rappeler que cette introduction ne peut et ne doit se borner pour nous qu'à un acte purement formel, mais qu'on doit réellement parvenir au rétablissement d'un rapport équitable entre les langues et les cultures pour consolider l'identité linguistique, développer les projets et les lieux de formation, et assurer ouverture et participation active de toute la société.
La méthode principale autour de laquelle nous avons axé cette réforme, est celle d'une programmation pédagogique et didactique qui voit, dans le Conseil des enseignants d'une part et dans le Conseil de classe de l'autre, les pivots sur lesquels l'action éducative pourra désormais se fonder.
Une définition claire des curricula d'étude, conçus non pas comme des compléments aux curricula traditionnels, mais où l'on voit l'éducation bilingue comme une différente façon d'organiser l'apprentissage et la formation des élèves.
Un mot à part me paraît nécessaire pour ce qui est de l'enseignement de la troisième langue, la langue anglaise qui, comme vous le savez, est désormais obligatoire dans l'enseignement au niveau de l'école moyenne et qui doit concourir, sans préjudice des autres langues, au développement d'une formation multilingue harmonieuse et intégrée, et cela par le fait d'une didactique intégrée des langues, dont nos élèves doivent pouvoir bénéficier pleinement.
Le rapporteur a également voulu attirer l'attention sur l'aspect de la dispersion scolaire. Qu'il me soit permis d'ouvrir une parenthèse délicate et fort importante, non pas pour analyser dans le fond les causes de cette dispersion scolaire, ses origines sociales, économiques et culturelles, mais pour évaluer pleinement le niveau d'échec qu'a atteint notre système scolaire. Pour faire cela, je voudrais citer une source scientifiquement très crédible comme celle du Censis, qui insère la Vallée d'Aoste au plus bas niveau pour ce qui est de la réussite dans l'instruction sur la base de la régularité des études, la productivité et du succès scolaire, en soulignant le fait que nous avons un pourcentage extrêmement élevé de répétitions, trois points au dessous de la moyenne du nord de l'Italie, et que cette conséquence de l'échec scolaire des écoles moyennes se répercute fortement au niveau de l'école supérieure, où presque 17 pour cent des étudiants échoit dans ses études en classes de première supérieure. Il y a matière à réfléchir pour dire combien une intervention de qualité est indispensable dans ce secteur à cet effet.
Nous avons également voulu privilégier dans notre adaptation les situations particulières, celles des élèves handicapés, pour lesquelles un parcours éducatif à part doit être prévu et pour ce qui a trait à l'insertion dans les classes d'élèves provenant d'autres régions italiennes ou de l'étranger. Leur nombre est important, et nous avons le devoir de tenir compte de cette présence dans les classes d'élèves qui appartiennent à des ethnies, à des cultures différentes pour faire de sorte que le projet d'éducation aboutisse dans le respect des identités d'origine, en tendant vers le renforcement de l'identité de la communauté d'appartenance actuelle.
Nous sommes en train d'évaluer le projet de loi qui concerne la partie structurelle des adaptations; une autre partie sera confiée, évidemment, aux actes administratifs conséquents et qui reprendront l'accord syndical du 6 juin dernier, pour assurer d'abord que les effectifs puissent être assumés de façon stable et, en même temps, utilisés de manière souple par les établissements scolaires. Ne sous-estimons pas l'effort financier que nous faisons aujourd'hui: un accroissement des ressources qui se chiffre autour de 20 pour cent des effectifs globaux de l'école moyenne inférieure représente un coût élevé pour notre société, et qui doit être rentabilisé au maximum.
Nous allons discipliner aussi de façon nouvelle l'emploi du temps des élèves par une réorganisation qui refuse la logique de rajouter encore, ce qui a été fait dans le passé et qui avait amené les classes à temps ordinaire à arriver jusqu'à 36 heures par semaines et les classes à temps normal à 39 heures par semaine; nous avons adopté le système de la réduction de l'unité didactique de 60 à 50 minutes comme instrument pour mieux articuler l'enseignement dans nos classes sans créer des déséquilibres entre les différents contenus d'enseignement.
Il appartiendra quand même aux Organes collégiaux d'augmenter éventuellement jusqu'à 3 unités horaires supplémentaires le nombre global des modules à employer dans l'enseignement, mais il est certain que les établissements auront désormais des moyens humains et professionnels pour faire face à des exigences diversifiées, et qu'ils pourront utiliser utilement tout cela dans la logique d'aller à l'encontre des situations plus difficiles et surtout du rattrapage de cet échec scolaire, dont nous avons fait état tout à l'heure.
Nous avons assuré au corps enseignant une grande flexibilité qui permettra de réviser l'organisation scolaire sur la base du projet d'établissement, et de ce surplus de ressources, découlant du fait que les enseignants ne seront plus obligés à remplir entièrement leurs fonctions uniquement dans un enseignement direct, mais qu'ils pourront l'utiliser proprement dans des activités complémentaires.
Le parcours de formation du personnel, dont avait fait état tout à l'heure monsieur Perrin, sera également l'objet d'un engagement important; chefs d'établissement et enseignants seront obligés de se confronter à des réalités nouvelles, à une façon nouvelle de travailler et surtout les chefs d'établissement seront appelés à assumer des responsabilités très vastes dans la gestion de leurs propres écoles.
Nous sommes persuadés, face à ce défi, qu'il est urgent de doter notre région d'un institut supérieur pour la formation des enseignants; nous l'avons envisagé pour les écoles maternelles et élémentaires, pour lesquelles un projet est déjà à l'étude et est déjà en discussion au niveau ministériel, mais il est certain que cet effort devra pouvoir se redéployer par la suite, pour offrir ces bénéfices au niveau supérieur de l'enseignement, également pour répondre à ces exigences ultérieures qui pourront émerger dans la vérification et dans l'évaluation de cette expérience.
Nous sommes persuadés qu'il s'agira d'un parcours difficile et au sujet duquel nous serons appelés à revenir, mais le monitorage que nous mettrons sur place avec la participation à la fois du corps enseignants, des représentants des chefs d'établissement, des parents et des experts de compétence assurée qui s'uniront à cette réflexion, ce monitorage nous permettra de contrôler et de rectifier, s'il y aura lieu, notre projet dans les années à venir.
J'aurais une longue liste de personnes et d'institutions à remercier pour avoir collaboré à la réussite de ces adaptations, en partant du Conseil scolaire et du Comité scientifique, aux membres de la Commission mixte, aux Organisations syndicales, qui ont été un interlocuteur toujours présent, très attentif; mais je veux quand même souligner que ces nombreux sujets ont collaboré dans un esprit constructif, qui a permis à ce projet de pouvoir voir le jour dans des temps très courts malgré le parcours à obstacles que nous avons dû affronter.
Je remercie également la Vème Commission dans son ensemble d'avoir assumé ses propres fonctions d'une façon rapide, son Président et son rapporteur notamment, et également mes collaborateurs, à partir du Surintendant aux études et aux différentes personnes qui ont assumé leur fonction d'une façon très positive.
Je m'associe également aux remarques positives de monsieur Perrin au sujet de l'attitude qui a eu envers nous le Ministre de l'instruction publique, monsieur D'Onofrio, et je souhaite vivement que ces orientations de principe qu'il a affichées lors de sa venue à Aoste puissent nous assurer à l'avenir également une collaboration profitable.
La réforme est donc actuellement en phase de formalisation, mais elle est au début, et elle est confiée aux enseignants, aux proviseurs, à l'administration scolaire dans son ensemble, et nous voudrions qu'elle soit partagée également par les familles.
A cet effet, pendant l'été sera préparée une brochure d'illustration destinée à toutes les familles pour bien faire comprendre le contenu et la valeur de cette innovation, que nous espérons puisse être comprise et appréciée.
J'ai déjà remis aux mains du Président du Conseil régional les deux amendements concernant: l'un, la partie financière qui a déjà été rappelée, l'autre, est un petit rajout formel à l'article 5, le rajout des paroles "in relazione alle rispettive funzioni" à la fin du 2ème alinéa.
J'accueille également avec plaisir, et je me fais un devoir de le porter de l'avant, la suggestion que monsieur Perrin a bien voulu lancer: à partir du mois de septembre l'Assessorat de l'instruction publique commencera la réflexion et la mise en oeuvre des instruments nécessaires pour que l'adaptation continue. Le retard important qui a été accumulé dans les 5 années précédentes, pour ce qui est de l'école moyenne, ne doit pas se répercuter aux niveaux successifs, d'autant plus que l'enjeu là deviendra très délicat.
Presidente - Dichiaro aperta la discussione generale. Ha chiesto la parola il Consigliere Squarzino Secondina.
Squarzino (VA) - Non mi dilungo su tutti quegli aspetti di innovazione, di programmazione, di attività didattica, di formazione degli insegnanti, di organizzazione modulare dell'attività, di cui hanno parlato a lungo sia il relatore sia l'Assessore.
Volevo solo esprimere una valutazione molto veloce su questa legge e dire perché oggi sono contenta di veder approdare in quest'aula il progetto di legge che detta le norme per attuare gli articoli 39 e 40 dello Statuto, e perché sono contenta di vedere approdare questo disegno di legge.
Questo disegno di legge, infatti, esprime e traduce sul piano normativo quelle che sono state le riflessioni, le scelte, le acquisizioni emerse in questi ultimi due anni da tutto il mondo della scuola, nei suoi diversi aspetti, nelle sue diverse componenti, nelle sue diverse sedi. Ricordiamo tutta una serie di sperimentazioni che si sono svolte in questi anni, una serie di ricerche, di studi, di riflessioni, una serie di incontri, le varie riunioni e decisioni nel Consiglio scolastico regionale, i vari incontri a livello di Collegio docenti, di singoli insegnanti, anche di Organizzazioni sindacali.
E vorrei sottolineare, qui, la serietà con cui il mondo della scuola ha affrontato il problema del bilinguismo. Nel momento in cui si è chiesto cosa vuol dire attuare il bilinguismo nella scuola media, la scuola ha dato una risposta di questo tipo: attuare il bilinguismo significa avviare un'operazione di miglioramento della scuola nel suo complesso, un'operazione che consenta a tutta quanta l'attività di apprendimento e di insegnamento di fare un salto di qualità.
Questa legge, quindi, non è qualcosa che cade sulla testa degli insegnanti, non è una norma che qualcuno ha voluto per altri; questa è una legge che nasce proprio dal mondo della scuola e nasce anche dalla collaborazione, anche seppur faticosa in questi ultimi mesi, una collaborazione attiva, un confronto continuo, un dialogo continuo fra il mondo della scuola e l'Amministrazione regionale, in particolare nella figura dell'Assessore.
Mi sembra che questa collaborazione e il risultato di questo lavoro, cioè del lavoro che in modo diverso, in modo meno eclatante forse, in modo diffuso in tutta la Valle, è stato compiuto; il fatto che questo lavoro emerga e venga riconosciuto qui, in questa legge, mi sembra un'ottima premessa perché le finalità che in questo progetto di legge sono indicate possano realizzarsi.
Ricordo infatti che nessuna innovazione è possibile nella scuola se chi ha in mano l'innovazione non condivide il progetto. Mi sembra che questo progetto di legge sia il risultato di una condivisione emersa dal mondo della scuola e di un ascolto intelligente che l'Amministrazione regionale ha avuto.
Un altro elemento positivo di questo disegno di legge è il fatto che preveda gli strumenti in concreto con cui questa innovazione può avvenire, ed anche riconosca una serie di finanziamenti, quindi riconosca delle risorse di cui la scuola ha bisogno.
Credo che questa sia una scelta che qualifica quest'Amministrazione, per cui sono contenta di poter votare questo disegno di legge.
Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Linty.
Linty (LN) - Esaminando il disegno di legge in oggetto, ci si accorge ben presto che il nodo da sciogliere è quello di capire se gli articoli 39 e 40 dello Statuto di autonomia sono ancora attuali e, se lo sono, in quale misura essi lo sono.
É una domanda precisa e ovvia che è obbligato a porsi e a porre chiunque voglia affrontare concretamente la questione linguistica. La risposta a questa domanda non è certo pervenuta ascoltando la relazione introduttiva al disegno di legge, anzi sembrerebbe, viste le argomentazioni adottate a supporto delle proposte formulate, che la risposta sia scontata e, indubbiamente, di segno affermativo.
Il disegno di legge è la naturale conseguenza del fatto che consideriamo gli articoli in materia di lingua e di ordinamento scolastico presenti nel nostro Statuto ancora attuali, e soprattutto attualizzabili.
Si tratta di una domanda alla quale anche noi abbiamo cercato di dare una risposta, elaborandola non solo in sede politica, ma raccogliendo le variegate ed autorevoli opinioni dei destinatari di questo provvedimento legislativo: la scuola, le famiglie o, se si preferisce, i docenti e i discenti.
Ebbene, ne è risultata una sostanziale e tutt'altro che trascurabile diminuzione dell'attualità dei principi sanciti dagli articoli 39 e 40, imputabile in via prioritaria al notevole lasso di tempo - quasi mezzo secolo - che è trascorso dalla scrittura dei medesimi alla loro meditata applicazione concreta.
Non è necessaria una particolare operazione scientifica per rendersi conto di quanto siano profondamente cambiati in Valle d'Aosta il substrato sociale e quello culturale dal dopoguerra ad oggi. É superfluo aggiungere come l'auspicata corrispondenza culturale fra il disegno di legge in esame e la realtà valdostana sia assai tenue e appaia per molti versi una forzatura.
In primo luogo, perché la simbolica caduta delle barriere doganali ha aperto le porte all'Europa, un continente estremamente ricco di lingue e di culture, ove la conoscenza della lingua francese è almeno ugualmente importante, se non meno, di quella inglese, spagnola o tedesca, e ove nei rapporti interpersonali e/o commerciali assume una straordinaria importanza il multilinguismo, e non la limitata cognizione di una sola lingua straniera.
La Vallée d'Aoste, "carrefour d'Europe", è un concetto che non deve ridursi ad un circoscritto e sbiadito significato geografico o economico, bensì deve stendere la sua valenza anche a quello linguistico e culturale, senza dimenticare naturalmente il ruolo che ha giocato il francese nella nostra storia, conservandolo, ed anzi valorizzandolo, nell'istituzione scolastica, ma senza enfatizzarlo per creare delle scomode e pericolose distorsioni.
In secondo luogo, perché il vero patrimonio culturale dei Valdostani non è rappresentato né dal francese né dall'italiano, ma dal patois, secondo alcuni un dialetto, una variante popolare del francese, secondo altri una lingua vera e propria. Una realtà che è sotto gli occhi di tutti e che ha alle spalle una storia lunga parecchi secoli, ma che è sempre stata trascurata dalle leggi e dalla classe politica finora al potere.
In terzo luogo, perché si tratta di un progetto calato dall'alto, voluto cioè da chi detiene le redini del sistema, senza avere preventivamente e sufficientemente tastato l'umore dei veri destinatari, cioè della scuola e delle famiglie. Decisamente scarso è stato infatti il coinvolgimento dei Valdostani all'attuazione di un simile progetto, che riguarda migliaia di studenti e centinaia di insegnanti. É alquanto riduttivo sentire il parere dei soli Sindacati, di categoria o confederali, ampiamente saziati in questi anni con il misero, ma non certo per entità, riconoscimento dell'indennità di bilinguismo per i loro iscritti, e ora pronti ad annuire alle decisioni del Governo regionale unicamente perché abbagliati dalla prospettiva di un qualche nuovo pacchetto occupazionale.
É altrettanto irragionevole udire l'isolato parere di qualche genitore, che formalmente rappresenta nelle istituzioni scolastiche la folta schiera delle famiglie della Regione, ma che sostanzialmente altro non è che portavoce di se stesso ed è facilmente permeabile agli orientamenti che gli vengono proposti da coloro che dovrebbero essere istituzionalmente competenti.
A questo insieme di ragioni bisogna poi aggiungere alcune deficienze tecnico-didattiche insite nel progetto in esame: la pressoché totale mancanza di docenti preparati ad utilizzare il francese come lingua veicolare, carenza questa non facilmente colmabile con corsi di formazione o di aggiornamento in pillole, tra l'altro molto costosi per le casse della Regione e sul cui risultato sono scettici gli stessi insegnanti; la compressione delle ore di lezione a 50 minuti, a largo pregiudizio dei contenuti delle diverse materie curriculari insegnate e sacrificate alla dubbia attuazione del bilinguismo integrale... almeno ne valesse la pena! La maggior parte delle relazioni conclusive realizzate dai docenti al termine di questo anno scolastico sperimentale non hanno affatto segnalato un miglioramento delle competenze linguistiche degli alunni e, inoltre, gli scolari provenienti dalla scuola primaria, veri prototipi di un quinquennio all'insegna del bilinguismo, non sembra abbia dimostrato i risultati formativi sperati.
Riassumendo, si profila per i prossimi anni uno scenario scolastico alquanto incerto, facente leva su una serie di norme statutarie assolutamente sganciate dall'evoluzione socio-culturale che ha permeato la Valle in questi ultimi 50 anni. La necessità di una revisione degli articoli 38, 39 e 40 appare quanto mai urgente e improrogabile, anche al fine di attribuire la giusta dimensione alla cultura del patois, una sorta, questa, di sorellastra, costretta a tollerare la prepotenza e l'arroganza della maggiore sorella francese.
La Lega Nord non può quindi acconsentire all'approvazione di questa legge, che ha più il sapore di un'imposizione del Palazzo piuttosto che di un sentimento evocato dalla popolazione e che rischia, se mal applicata, di mutare la nobile "francofonia" in un'impressionante "francofobia".
Il nostro voto sarà di conseguenza contrario. É importante però precisare che non è un voto contrario al bilinguismo, ma è contrario a questo metodo di applicazione del bilinguismo.
Presidente - Altri consiglieri chiedono la parola? Se nessun altro chiede la parola, dichiaro chiusa la discussione generale. Ha chiesto la parola il Consigliere Perrin Giuseppe Cesare.
Perrin G.C. (UV) - Je n'aurais pas voulu intervenir, mais je crois que les dernières interventions que j'ai entendues m'obligent un peu à cela.
D'ailleurs je veux dire que si j'avais les yeux fermés, j'aurais cru qu'à intervenir c'était un ancien Conseiller, monsieur Aloisi, qui siégeait à la place de monsieur Linty, parce qu'il aurait fait, comme il faisait dans le passé, le même discours.
Je crois que nous ne pouvons pas accepter les méfaits de l'histoire et si la situation du français n'est plus celle d'un temps, monsieur Linty, ce n'est pas de la faute des Valdôtains, c'est de la faute de ceux qui ont empêché au français de vivre en Vallée d'Aoste. Ce sont justement les fascistes, même si une guerre sournoise avait été déjà commencée bien avant, depuis 1861: tout le monde se rappelle de Veggezzi Ruscalla. Nous ne nions pas que malheureusement cette langue n'est plus connue en Vallée d'Aoste comme jadis, n'est plus employée comme jadis, mais justement ce n'est pas par une volonté des Valdôtains, c'est parce que les conditions historiques ont conduit à cela: sa diminution dans l'enseignement dans les écoles, sa substitution progressive par la langue italienne, l'abolition de tout enseignement pendant les années du fascisme, la difficulté de reprise après 1948, tous ces éléments ont porté à ce résultat.
Si on veut parler d'adaptation des articles 39 et 40, nous devons aussi parler d'un droit de territorialité de cette région, parce que autrement nous risquons de devoir nier et de décréter la mort de plusieurs langues qui sont, par contre, une richesse culturelle qui doit survivre dans plusieurs pays de ce monde.
Si la Vallée d'Aoste est très petite par rapport à l'Italie, et donc sa langue est menacée, n'oublions pas que, dans le futur, la langue italienne peut être menacée et peut disparaître: ce qui constituerait un grand dommage pour l'humanité, pour la culture et de par l'importance que cette langue a eu dans le passé et pour celle qu'elle peut encore donner.
Donc nous voulons maintenir la présence du français en Vallée d'Aoste, nous voulons non seulement maintenir, mais reprendre une primauté qu'elle a perdue. Et nous ne pouvons pas là nous arrêter à dire que les professeurs et les élèves ne veulent pas en savoir; nous avons entendu les professeurs, pas les élèves, en ces jours, et je crois qu'il y a au contraire un esprit nouveau, appréciable et nous devons le reconnaître justement de la part des professeurs qui sont conscients de cette richesse culturelle que représente le français, qui représente la culture que cette langue peut véhiculer et qui, justement dans un monde moderne, véhicule l'enseignement de cette langue même.
Nous ne pouvons pas nous arrêter à dire, la langue de la Vallée d'Aoste n'est pas le français, n'est pas l'italien, c'est le patois. C'est le discours introduit par les fascistes il y a plus de 50 ans, et c'est un discours que nous devrions généraliser à tout le monde, parce que partout il y a eu une langue populaire et les langues littéraires: qui sont, par exemple, pour le Piémont, pour la Lombardie...et cetera, l'italien, tandis qu'en Piémont on parlait le piémontais, en Lombardie le lombard ou plusieurs patois lombards comme en Vallée d'Aoste.
Je crois que la Vallée d'Aoste veut maintenir sa langue populaire et je crois que l'Administration régionale, à l'aide de plusieurs associations, le Comité des traditions valdôtaines et d'autres institutions, a oeuvré beaucoup dans ce sens, malgré qu'elle n'ait pas tous les moyens légaux pour le faire.
L'introduction, par exemple, du concours Cerlogne dans l'école, a voulu être justement poursuivi pour que de façon indirecte on puisse maintenir et développer cette langue maternelle qui est le patois. Mais n'oublions pas que le jour où la Vallée d'Aoste perdra le français, automatiquement elle perdra aussi le patois.
Et donc je trouve aberrant mettre en contraste ces deux langues: patois et français sont deux langues complémentaires, elles vont de pair; le jour où nous perdrons l'une, nous aurons perdu aussi l'autre.
Donc, cher ami Paul, je regrette ton intervention, je le regrette le plus fortement encore parce que tu appartiens à une force politique qui, au contraire, devrait de toute façon défendre les langues minoritaires: langues minoritaires non par volonté des peuples qui les parlaient, mais parce que ces mêmes peuples ont été forcés par une volonté centralisatrice à devoir abandonner ou mal apprendre leur langue même.
Presidente - Ha chiesto la parola l'Assessore alla pubblica istruzione, Louvin.
Louvin (UV) - Je n'interviendrais pas sur le fond de cette polémique que le Conseiller Linty a voulu introduire et à laquelle le rapporteur a déjà répondu d'une façon pertinente.
Pour ma part, je ne regrette pas que ce discours ait été fait de la part de quelqu'un qui appartient à telle ou telle autre force politique; je le regrette dans la mesure où cela vient de quelqu'un qui appartient à une communauté que nous souhaitons protéger et défendre et au nom de laquelle il est intervenu dans ce Conseil pour nous rappeler l'importance des interventions culturelles et dorénavant également scolaires, puisque l'article 40 bis du Statut le prévoit, à l'égard de laquelle nous souhaitons maintenir cette même attitude de respect que nous avons prétendu et que nous prétendons d'autrui.
Je voudrais simplement dire un mot pour ce qui est de la méthode qui me paraît être contestée et qui a été par contre très respectueuse de toutes les composantes du monde de l'école. Je ne parle pas tellement des Syndicats, qui ont été peut-être les interlocuteurs les plus en vue, étant évidemment en première ligne à représenter les intérêts d'une catégorie particulièrement concernée. Le contact a été direct avec tout le corps enseignant, il n'y a pas eu un enseignant valdôtain de ce niveau d'école qui n'ait pas été représenté; ils ont été très nombreux à me faire entendre personnellement leur propre voix au cours des nombreuses rencontres à l'intérieur des établissements scolaires et qui ont donc touché toute cette classe d'enseignants.
Il y a eu également un dialogue serré avec les Conseils d'enseignants, qui ont manifesté leur position, qui ont manifesté leur point de vue et qui ont eu des réponses au fur et à mesure que le débat avançait.
Il y a eu une intervention nette, marquée du Conseil scolaire régional, qui est la synthèse des différentes composantes de ce monde de l'école.
Le débat n'a d'ailleurs pas été fermé non plus à mesure où d'autres sujets ont pu intervenir là-dessus, mais peut-être pas tellement au niveau de ce Conseil et à l'intérieur de la commission compétente: là on aurait pu approfondir et creuser davantage le contenu de certaines affirmations qui rejaillissent maintenant en queue d'un processus qui me paraît s'achever positivement.
Je tiens à dire que nous sommes conscients, monsieur le Conseiller Linty, qu'il y a des difficultés; nous sommes conscients que le corps enseignant ne peut pas encore être totalement prêt à affronter et à relever ce défi, mais il s'y prépare, il est prêt à s'engager dans cette voie et nous avons achevé, il y a quelques jours seulement, (et vous le recevrez demain même), le compte rendu de l'enquête qui a été menée sur tout le corps enseignant, pour approfondir les besoins d'approfondissement, d'amélioration, de recyclage, auxquels nous devons faire face. Ce sera un grand effort et puisque vous avez évoqué l'aspect économique que ce recyclage importe, je dis que c'est une dépense que je ferai si elle sera bien suivie et bien destinée.
Pour ce qui est de l'aspect des 50 minutes vous avez voulu l'aborder d'une façon très superficielle, en disant que cela aurait porté atteinte au contenu. Là je crois que nous devons bien nous comprendre: la différente approche que nous aurons de par l'emploi du temps n'affectera en rien la qualité du contenu de l'enseignement; nous savons très bien que la charge horaire dans nos classes était devenue insupportable, au point que certains experts n'ont pas hésité à définir cette quantité d'heures que nos élèves passaient dans les écoles comme contraire à une bonne hygiène mentale. Si nous voulons nous rapporter à des standard plus en ligne avec les autres pays et les autres systèmes scolaires, il s'agit de faire un différent emploi du temps. Alors si vous le souhaitez, le débat nous pourrons le faire et l'approfondir toujours davantage; mais sachez quand même que notre souci est allé essentiellement dans la direction d'obtenir une meilleure qualité et non pas une majeure quantité de l'enseignement dans nos écoles.
Voilà les quelques points sur lesquels je voulais revenir, en disant pour ma part que je n'ai jamais considéré les articles 38, 39 et 40 du Statut comme étant complètement satisfaisants; ils ne l'étaient pas pour certaines raisons en 1948, pour d'autres aspects ils ne peuvent pas l'être aujourd'hui; mais la voie que nous avons ouvert, il y a 10 ans, avec le processus de transformation de notre système d'éducation vers un système bilingue, est une voie que j'estime porteuse d'avenir pour notre communauté dans son ensemble, au delà des polémiques idéologiques qui devraient être largement dépassées.
Presidente - Si passa all'esame dell'articolato nel nuovo testo elaborato dalla V Commissione.
Pongo in votazione l'articolo 1.
Presenti: 28
Votanti: 27
Favorevoli: 26
Contrari: 1
Astenuti: 1 (Chiarello)
Presidente - Pongo in votazione l'articolo 2.
Presenti: 29
Votanti: 28
Favorevoli: 26
Contrari: 2
Astenuti: 1 (Chiarello)
Presidente - Pongo in votazione l'articolo 3.
Presenti: 29
Votanti: 28
Favorevoli: 26
Contrari: 2
Astenuti: 1 (Chiarello)
Presidente - Pongo in votazione l'articolo 4.
Presenti: 29
Votanti: 28
Favorevoli: 26
Contrari: 2
Astenuti: 1 (Chiarello)
Presidente - All'articolo 5 c'è l'emendamento dell'Assessore Louvin, che pongo in votazione, e che recita:
Emendamento - Al 2° comma, dopo le parole "collegi dei docenti", aggiungere le parole: "in relazione alle rispettive funzioni".
Presenti: 29
Votanti: 28
Favorevoli: 26
Contrari: 2
Astenuti: 1 (Chiarello)
Presidente - Pongo in votazione l'articolo 5 nel testo così emendato:
Articolo 5 - (Formazione del personale)
1. A decorrere dall'anno scolastico 1994/1995 è organizzato un piano formativo pluriennale che coinvolge tutti i capi di istituto e tutti i docenti della scuola secondaria di primo grado.
2. Alla definizione del piano, che è deliberato dalla Giunta regionale su proposta dell'Assessore alla pubblica istruzione, concorrono l'Istituto regionale di ricerca, sperimentazione ed aggiornamento educativi (IRRSAE), università italiane e dell'area francofona e collegi dei docenti, in relazione alle rispettive funzioni.
3. La formazione del personale è strutturata tenendo conto dei bisogni espressi e delle priorità formative indicate dagli interessati.
Presenti: 29
Votanti: 28
Favorevoli: 26
Contrari: 2
Astenuti: 1 (Chiarello)
Presidente - Pongo in votazione l'articolo 6.
Presenti: 29
Votanti: 28
Favorevoli: 26
Contrari: 2
Astenuti: 1 (Chiarello)
Presidente - Pongo in votazione l'articolo 7.
Presenti: 29
Votanti: 28
Favorevoli: 26
Contrari: 2
Astenuti: 1 (Chiarello)
Presidente - All'articolo 8 c'è l'emendamento presentato dall'Assessore, che pongo in votazione, e che recita:
Emendamento - Articolo 8
(Norma finanziaria)
L'articolo 8 è così sostituito:
1. Le spese per la retribuzione dei docenti, in applicazione dell'articolo 2 della presente legge, valutate in lire 941.810.000 per l'anno 1994 e annue lire 2.354.510.000 per gli anni successivi, gravano sugli stanziamenti già iscritti ai capitoli 54700 (Personale ispettivo, direttivo, docente ed educativo delle scuole e istituzioni educative della Regione ? Stipendi ed altri assegni fissi) e 54701 (Personale ispettivo, direttivo, docente ed educativo delle scuole e istituzioni educative della Regione - Contributi diversi a carico dell'ente su stipendi e altri assegni fissi) del bilancio pluriennale della Regione per gli anni 1994/1996.
2. Le spese per la formazione del personale, in applicazione dell'articolo 5 della presente legge, valutate in lire 50.000.000 per l'anno 1994 e in annue lire 100.000.000 per gli anni successivi gravano sugli stanziamenti già iscritti al capitolo 55900 (Spese per la formazione e l'aggiornamento culturale e professionale del personale direttivo e docente della scuola) del bilancio pluriennale della Regione per gli anni 1994?1996.
Presenti: 29
Votanti: 28
Favorevoli: 26
Contrari: 2
Astenuti: 1 (Chiarello)
Presidente - Pongo in votazione l'articolo 9.
Presenti: 29
Votanti: 28
Favorevoli: 26
Contrari: 2
Astenuti: 1 (Chiarello)
Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Florio per dichiarazione di voto.
Florio (VA) - Sicuramente voteremo a favore di questa legge, ma volevo intervenire solo per alcune brevissime riflessioni su quanto ho sentito dire poco fa da alcuni colleghi.
Certamente l'attuazione di questi articoli del nostro Statuto costituisce un aspetto comunque importante, e al tempo stesso estremamente difficile e complesso.
Non so, perché non sono un esperto di tali questioni, se questo era l'unico vero sistema perché nel concreto si potesse dare attuazione a questi articoli; certamente non posso smentire il fatto che il risultato sia anche il risultato di un grosso lavoro di confronto e di scontro, questo non è possibile dirlo, soprattutto tenendo conto del fatto che comunque questa legge si introduce con forza all'interno del mondo della scuola, che è un mondo di per sé complesso, difficile, strattonato e contraddetto da ogni parte dalle stesse contraddizioni della società, e il bilinguismo, per certi versi, è una contraddizione di una società che tende, e lo vediamo tutti i giorni nel bene e nel male, ad uniformarsi il più possibile.
C'è però una riflessione che ha fatto Linty e che mi sento per certi versi di condividere, ed è questa: non credo che il problema del bilinguismo possa essere affrontato e risolto solamente all'interno della scuola; c'è un grosso problema di rapporto con il resto della società valdostana. Per quanto mi riguarda, nel passato, anche sull'onda di una serie di equivoci e divisioni fortemente ideologiche del problema, c'era stato un atteggiamento diverso da quello tenuto in questo momento e da un po' di tempo a questa parte. Certamente c'è un "esprit nouveau" nei confronti di questo argomento, è bene che ci sia; ma mi sembra di percepire nella società valdostana che questo "esprit nouveau" ci sia solo in una parte della società valdostana, in una parte molto limitata, per certi versi la più "acculturata". Mi sembra di registrare nel mondo della scuola, per quello che posso conoscere attraverso i miei figli e attraverso la partecipazione agli organi collegiali, che ci sia un grosso settore della società valdostana che guarda al problema del francese con estrema difficoltà e diffidenza, che viene talvolta riassunta nella frase: "Ma perché non facciamo studiare ai nostri figli l'inglese piuttosto che il francese, che almeno ci darebbe spazio e apertura nei confronti del resto della società, del resto dell'Europa, del resto del mondo?".
Quindi, nessuno di noi creda, neppure l'Union creda, che su questo tema l'attuazione degli articoli 39-40 con questo disegno di legge eventualmente corretto e riveduto possa essere esaustivo della questione e del problema: ben più difficile è far capire quanto il francese possa costituire elemento culturale profondo di questa nostra Regione. Cerchiamo di non far sì, come è successo in alcune scuole, a seguito di piccole inchieste all'interno degli alunni, che la materia più "ostica" sia proprio il francese. Cerchiamo di far sì che così non sia, cerchiamo di far sì che non sia soltanto il francese materia di insegnamento scolastico, ma che diventi qualcosa di più e di ben diverso.
Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Linty.
Linty (LN) - Oltre che per dichiarazione di voto, ne approfitto anche per chiarire la posizione, perché credo sia il caso. Così come ho apprezzato l'intervento dell'Assessore, che si è limitato ad analizzare i contenuti delle osservazioni che erano state fatte, non posso dire lo stesso dell'intervento del Consigliere Perrin, anche perché ripudio qualsiasi accostamento della mia persona al periodo fascista o agli esponenti del MSI che sedevano qui; credo sia una strumentalizzazione del tutto gratuita, tipica forse di chi non ha altri argomenti di riflessione circa osservazioni che sono state poste a questo Consiglio nella libertà che è di ogni consigliere. Forse per strumentalizzare ed arrivare a toccare il MSI, che è un movimento che personalmente ripudio in modo viscerale, vuol dire che non si è compreso soprattutto il passaggio finale dell'intervento, perché ho concluso l'intervento dicendo che la Lega Nord non è contraria al bilinguismo, è contraria a questo metodo di applicazione. Credo che sia una libertà dei Valdostani poter essere contrari, e che sia una libertà anche dei consiglieri poter essere contrari ad un disegno di legge senza "beccarsi" del fascista. Almeno voglio sperare che sia così.
Quindi non siamo contrari al bilinguismo e dispostissimi a collaborare a dibattiti sull'attualità, sulla revisione sia degli articoli dello Statuto, sia del sistema di insegnamento. Le riflessioni da noi poste, anche quelle che andavano a toccare la lingua popolare, sono delle considerazioni in piena coerenza con le linee del movimento al quale apparteniamo, né credo assolutamente che ce ne siamo scostati, anche se non spetta ad altri esponenti dirmi se siamo in linea o no con il movimento, perché credo che siamo abbastanza integrati per poter conoscere quali sono le considerazioni del movimento circa queste cose.
Il nostro era soltanto un atteggiamento contrario ad un metodo, non alla sostanza. Contrari ad un metodo, perché c'è una realtà che anche se qualcuno non vuol vedere o fa finta di non vedere, c'è, perché se ci sono dei genitori di figli che vanno a scuola che hanno sollevato questo problema, magari in modo non plateale, il problema c'è, e voglio dire in questo Consiglio che c'è della gente che questo disegno di legge non lo condivide, ed io mi faccio portavoce di queste persone che non condividono questo metodo: tutto qua! Pertanto, siccome sono intervenuto per la dichiarazione di voto, riconfermo il voto contrario.
Presidente - Ha chiesto la parola il Presidente della Giunta, Viérin Dino.
Viérin D. (UV) - Ce projet de loi aborde un aspect spécifique, l'aspect scolaire, d'un problème sans doute complexe, à savoir la situation socio-linguistique du Val d'Aoste. Il est donc évident que l'on ne peut pas se borner exclusivement à une définition, et il s'agit déjà d'un problème difficile, des problèmes scolaires pour résoudre les questions linguistiques de la société valdôtaine. Je pense néanmoins qu'il est fondamental de commencer par l'école, et, à cet effet, je partage la remarque exprimée par monsieur Linty, à savoir le retard avec lequel on aborde la solution ou la définition de ces problèmes. Retard qui nous oblige à tenir compte de problèmes supplémentaires par rapport à ceux définis en 1948 ou juste après la lutte de libération. Et vu qu'il s'agit du 50ème anniversaire de cet événement, il est sans doute important de rappeler qu'au Val d'Aoste la Résistance, la lutte de Libération et pour l'Autonomie, et donc les thèmes linguistiques, sont étroitement liés.
A l'entrée de la salle du Conseil, il y avait auparavant une plaque reportant les raisons qui avaient amené en 1945 à accorder à notre région un régime d'autonomie. Et les raisons fondamentales étaient fondées sur les spécificités et les caractéristiques culturelles, à partir des aspects linguistiques.
S'il y a eu retard, il est donc temps de rattraper ce retard, mais de le faire en tenant compte évidemment de la situation actuelle. Et là, je crois que nous pouvons souligner le changement qui est intervenu dans ce domaine, parce que si jusqu'à une certaine époque l'on parlait exclusivement de bilinguisme, aujourd'hui, et l'assesseur l'a souligné dans son rapport, on parle de plurilinguisme, on parle d'éducation linguistique. Et ce parce que nous nous rendons compte que c'est pour nous une grande opportunité de lier ce qui représente une continuité avec notre histoire et avec notre civilisation, avec les exigences de la société européenne actuelle. A cet égard, le ministre de l'instruction publique, M. D'Onofrio, l'a affirmé aussi, l'expérience de l'école valdôtaine peut être utile, compte tenu de la nécessité, même avec l'ouverture européenne, de développer les connaissances linguistiques.
S'il y a donc eu retard, ce projet s'insère néanmoins dans une logique de continuité. D'abord l'école maternelle, ensuite l'école primaire, maintenant l'école moyenne, même si avec un petit décalage, vu que ceux qui sont sortis de l'école élémentaire auraient déjà dû pouvoir compter sur cette continuité. Or, s'il doit y avoir continuité et si l'on croit à un projet, après 5 ans d'école primaire il est normal de continuer ses études sur la base d'un projet éducatif spécifique. Maintenant nous pourrons finalement le réaliser.
Mais s'il y a cette continuité, avant de faire certaines affirmations il faudrait pouvoir compter non sur des avis de caractère général, mais sur des données ayant une valeur scientifique. Avant d'affirmer que l'expérience de l'école élémentaire n'a pas été positive, il faut évaluer le résultat des enquêtes menées tout au long des 5 années d'expérience de l'école primaire concernant le degré de connaissance de la langue française de la part de nos élèves, connaissance qui a été confrontée avec les évaluations effectuées avant l'introduction des articles 39 et 40 aussi que avec les niveaux correspondants des élèves suisses ou français. A cet effet, je pense que si nous ne pouvons pas modifier, au moins nous devons mitiger le jugement exprimé par monsieur Linty.
Mais - et c'est ce qui nous a le plus étonnés - sur certains problèmes, et surtout sur certains problèmes de principe, il ne peut y avoir de demi-mesures: ou on est pour ou on est contre. Il s'agit évidemment de positions tout à fait légitimes mais l'on ne peut pas être ambigu; on est favorable ou contraire.
A ce propos il serait important de comprendre ou de mieux préciser quel est le modèle de bilinguisme auquel monsieur Linty fait référence. Il a déclaré de ne pas être contre le français; il s'est déclaré contre une certaine méthode, il n'a pas précisé en alternative quel serait le modèle à suivre pour réaliser le bilinguisme, sans par ailleurs préciser quel genre de bilinguisme. Il a sollicité des modifications aux articles 38, 39 et 40. Je ne voudrais pas faire un procès aux intentions, mais je voudrais comprendre si ce sont les mêmes intentions que M. Borluzzi a proclamé tout au long des campagnes électorales. Il n'y a pas eu opposition de M. Borluzzi contre le principe du bilinguisme, mais pour M. Borluzzi le bilinguisme au Val d'Aoste est représenté par l'italien et l'anglais. Je ne veux pas faire d'autres considérations, mais évidemment je ne partage pas cette suggestion.
Je n'ai donc pas compris si M. Linty imagine toujours un bilinguisme fondé sur nos principes statutaires ou bien si, en se référant à une modification statutaire, il envisage l'introduction d'autres langues, sans tenir compte du principe (M. Perrin l'a bien rappelé) de la territorialité des langues. Sans appliquer ce principe, on peut introduire n'importe où, n'importe quelle langue. Cette méthode était celle de la colonisation linguistique; maintenant peut-être les temps ont changé, et donc il faut adopter ou penser à d'autres définitions. Le problème néanmoins demeure. En tout cas, il est important de définir quel est le modèle de bilinguisme auquel on fait référence. De plus vis-à-vis de la communauté Walser, je ne sais pas si je veux adopter la même logique. Je reprends une définition qui avait été formulée en 1977 par monsieur Parfait Jans, qui au cours d'un débat qui s'était ouvert sur "Le Travail", avait écrit un article que je considère toujours d'actualité sur le problème linguistique au Val d'Aoste. Il s'était, à ce propos, posé la question s'il était logique de casser d'abord une jambe à quelqu'un et, ensuite, de lui reprocher de boiter.
Je pense que c'est une réflexion que nous devons faire et je voudrais savoir (évidemment dans d'autres occasions) si les mêmes considérations que M. Linty a exprimées aujourd'hui s'appliquent également à la communauté Walser, et de quelle façon il imagine intervenir pour défendre - sur la base et de l'article 40 bis et des sollicitations diverses qui nous viennent des communautés concernées - cette minorité, et surtout la défendre avec l'utilisation de sa propre langue.
Je ne peux pas non plus partager les considérations exprimées sur une prétendue opposition, mais là encore quelqu'un mieux que moi l'a déjà souligné, entre le patois et le français. Je pense que l'un ne peut exister sans l'autre; mais je voudrais répondre à l'affirmation que les autorités, l'Administration, n'ont jamais rien fait pour défendre le patois.
Je crois que ces affirmations manquent de fondement. Si nous comparons tout d'abord la réalité et la situation linguistique de notre Pays d'Aoste avec celles des autres vallées patoisantes, force nous est de constater que nous sommes la seule Vallée alpine qui a su défendre ce patrimoine linguistique important. Il y a eu, de ce point de vue, une participation directe des valdôtains. C'est donc la communauté locale qui tout d'abord a défendu son patrimoine.
Mais, néanmoins je pense qu'il faut également considérer les initiatives, les manifestations, les différentes interventions dans le domaine scolaire effectuées par l'Administration régionale ou par les collectivités locales pour défendre ce patrimoine linguistique. Il s'agit évidemment d'une affirmation dont on n'a peut-être pas saisi le bien-fondé, mais qui nécessitait d'une précision.
Pour terminer, je pense que le projet de loi soumis aujourd'hui à l'attention du Conseil représente une opportunité, parce qu'il est le résultat d'un équilibre, d'une confrontation qui s'est ouverte d'abord au sein du monde scolaire. C'est une grande opportunité parce qu'elle permet de lier un problème d'application des normes statutaires à une nécessité de modification des structures et des dispositions scolaires et donc d'utiliser cet instrument pour innover l'école, pour améliorer la qualité de l'enseignement et surtout pour insérer cette spécificité valdôtaine dans une optique générale de plurilinguisme et d'ouverture vers l'extérieur, ouverture qui représentera la caractéristique principale des modernes systèmes éducatifs.
Linty (LN) - Chiedo di intervenire per fatto personale.
Presidente - Mi spieghi qual è il fatto personale.
Linty (LN) - Sono stato chiamato in causa.
Presidente - Ha chiesto la parola per fatto personale il Consigliere Linty.
Linty (LN) - Quando si parla dell'attualità degli articoli 38, 39 e 40, non significa voler azzerare questi articoli all'interno dello Statuto come diceva Borluzzi in campagna elettorale, seduto a Roma dicendo: "Via il francese dalla Valle d'Aosta".
La questione che si è posta in questo Consiglio era sull'attualità di questi articoli che sono stati scritti 50 anni fa, tutto qui.
Non mi sembra di essermi espresso a favore di un azzeramento della lingua francese in Valle d'Aosta, mai espresso prima e neppure oggi, in questa sede.
Qual è l'alternativa? L'alternativa...
Presidente - Qual è il fatto personale?
Linty (LN) - L'ho citato adesso: prendo le distanze da Borluzzi, visto che sono stato avvicinato a questo personaggio, perché ci tengo a ripetere che non è intenzione della Lega Nord quella di voler togliere il francese dalla Valle d'Aosta: lungi da noi!
Per quanto riguarda il modello che la Lega Nord vorrebbe proporre, vorrei ricordare che ci sono delle realtà simili a quella valdostana anche per istituzioni, forse non per lingue effettivamente parlate; comunque ne cito una per tutte: l'Alto Adige, dove è vero che lì si parla di separatismo linguistico, però ci sono le scuole di lingua tedesca con 5-6 ore di insegnamento di lingua italiana, o le scuole di lingua italiana con le 5-6 ore di insegnamento di lingua tedesca, e ciascuno decide dove andare a studiare.
Non è che si trattava di una critica gratuita senza avere altri esempi da seguire; mi rendo anche conto che se dobbiamo fare una proporzione fra chi parla francese e italiano in Valle d'Aosta e chi parla tedesco e italiano in Alto Adige, vediamo che l'italiano assume in queste due realtà aspetti diametralmente opposti.
Per quanto riguarda come personalmente vedo la questione nella Comunità montana Walser, dico che nella Comunità montana Walser il dialetto e lo stesso tedesco sono insegnati nelle scuole medie come materia curriculare, non con un metodo di insegnamento come lingua veicolare. Forse, se si arriverà anche in comunità montana, se questa esperienza darà i frutti che noi non abbiamo oggi motivo di vedere, essendo critici a questo tipo di intervento, ci sarà da ricredersi, e magari sarò il primo a proporre l'uso del Walser come lingua veicolare per l'insegnamento nelle scuole della Comunità montana Walser.
Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Chiarello.
Chiarello (RC) - Non so se il Presidente si riferiva a me che mi sono astenuto in questa legge, comunque, visto che si è parlato di astensione, volevo dire che l'astensione è un mezzo a cui ricorrere quando non si hanno nozioni su leggi importanti per dare un giudizio ponderato.
Piuttosto che uscire dall'aula al momento della votazione, mi sembra molto più coerente astenersi. Per le conoscenze che ho io dei miei figli del francese, insegnato come era insegnato, sarei portato a votare contro. Come ha detto Florio, non facciamolo odiare il francese, facciamo che sia un'elevazione culturale. Siccome non ho le nozioni per votare a favore o contro, mi sono astenuto, e non sono uscito dall'aula.
Presidente - Se nessun altro chiede la parola, pongo in votazione la legge nel suo complesso.
Presenti: 31
Vo0tanti: 30
Favorevoli: 28
Contrari: 2
Astenuti: 1 (Chiarello)
Il Consiglio approva