Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 277 del 24 novembre 1993 - Resoconto

OGGETTO N. 277/X - Comunicazione sui provvedimenti dell'autorità giudi­ziaria nei confronti di consiglieri regionali.

Stévenin (Presidente) - Su richiesta di questa Presidenza, il Giudice delle indagini preliminari dr. Eugenio Gramola ha comunicato che a carico del Consigliere regionale Augusto Rollandin sono state emesse n. 3 ordinanze di custodia cautelare per i seguenti reati:

1) concorso nel delitto di cui all'articolo 96 del D.P.R. 361/57 (offerte o promesse di denaro o impieghi per ottenere a proprio o altrui vantaggio il voto elettorale);

2) concorso nei delitti di cui agli articoli 323 (abuso d'ufficio per procurare a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale), 324 (interesse privato in atti d'ufficio, ora abrogato, ma in vigo­re al tempo in cui fu commesso il reato), 640 (truffa a danno di ente pubblico) e 640bis (truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche) del Codice Penale;

3) concorso nel delitto di cui all'articolo 416 ter (scambio eletto­rale politico?mafioso) del Codice Penale e all'articolo 96 del D.P.R. 361/57 (offerta o promessa di denaro o impieghi per ot­tenere a proprio o altrui vantaggio il voto elettorale);

Ha comunicato inoltre che a carico del Consigliere regionale Ilario Lanivi è stata emessa un'ordinanza di custodia cautelare per i seguenti reati:

? concorso nei delitti di cui agli articoli 323 (abuso d'ufficio per procurare a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale), 324 (interesse privato in atti d'ufficio, ora abrogato, ma in vigo­re al tempo in cui fu commesso il reato), 640 (truffa a danno di ente pubblico) e 640 bis (truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche) del Codice Penale.

Al Consigliere Lanivi sono stati concessi gli arresti domiciliari.

Le problematiche connesse ai provvedimenti dell'autorità giu­diziaria nei confronti dei Consiglieri regionali sopracitati sono state esaminate a fondo da questa Presidenza, che ritiene aver esaurito il suo compito con la presente comunicazione, in quanto ogni eventuale provvedimento di tipo sanzionatorio è di competenza del Presidente del Consiglio dei Ministri, secondo quanto disposto dalla legge 18 gennaio 1992, n. 16 "Norme in materia di elezioni e nomine presso le regioni e gli enti locali".

Ci sono infine le comunicazioni sui provvedimenti dell'autorità giudiziaria nei confronti di consiglieri regionali, in merito alla sentenza della Ia Sezione penale del 10 novembre 1993:

Con sentenza della Ia Sezione penale del 10 novembre 1993, la Corte d'Appello di Torino, in parziale riforma della sentenza del Tribunale di Aosta in data 26 novembre 1992, ha dichiarato il Consigliere Augusto Rollandin colpevole del delitto di cui all'articolo 353 del Codice Penale (turbata libertà degli incanti), escluso il concorso con gli altri imputati e, ravvisata la conti­nuazione con il delitto di cui all'articolo 324 del Codice Penale (interesse privato in atti d'ufficio), ora abrogato, ma previsto dell'articolo 323 del Codice Penale (abuso d'ufficio), ha deter­minato la pena per il reato continuato in anni 1, mesi 6 di re­clusione e lire 2.500.000 di multa.

La Corte d'Appello di Torino ha altresì interdetto il Consigliere Rollandin dai pubblici uffici per la durata di anni 1 e mesi 4.

La Corte d'Appello ha inoltre concesso al Consigliere Rollandin i benefici della sospensione condizionale della pena principale e della pena accessoria, nonché della non menzione della con­danna nel certificato del casellario giudiziale. Ha infine con­dannato il Consigliere Rollandin alla rifusione a favore della parte civile costituita (Regione Autonoma Valle d'Aosta) delle ulteriori spese dì difesa e rappresentanza.

É aperta la discussione. Ha chiesto la parola il Consigliere Chiarello.

Chiarello (RC) - In questi primi tre o quattro mesi della nuova legislatura ab­biamo speso quasi tutti i Consigli per parlare di principi morali; siamo arrivati ad un punto non ancora di arrivo, perché come sapete, almeno noi siamo garantisti fino alla fine, però siamo arrivati al punto di arrivo di tutto quello che si era detto in campagna elettorale, di tutte le discussioni che si erano fatte sulla morale, sul cambiamento, sul rinnovamento.

Anche in merito all'ordine del giorno che avevo presentato, for­se non ci eravamo capiti bene, o qualcuno non ha voluto capire bene, dato che in qualche commissione si è tenuto a precisare che l'ordine del giorno era diretto solo agli eletti nei vari enti nominati dalla Regione.

Quando ho presentato quest'ordine del giorno, non pensavo di essere nel medioevo, dove i signori facevano le leggi che anda­vano bene ai sudditi. Pensavo che non fossimo dei principi o dei signori in questo consesso, pensavo che fossimo anzi, in questo momento, delle persone che dovevano dare l'esempio.

Quando si chiedevano le dimissioni di quelli che erano stati ac­cusati o di quelli che erano inquisiti, si chiedevano soprattutto per quelli come noi, che hanno avuto il consenso dagli elettori. Se tale concetto non è abbastanza chiaro in quell'ordine del giorno, possiamo cambiarlo, aggiungendo anche i consiglieri; non mi sembra il caso, però...

Volevo dire qualcosa ora. Noi abbiamo sempre richiesto questo, ma mi sembra che ci ripetiamo ormai da mesi; non si può par­lare di programmi, se chi stila i programmi non è moralmente immune da colpe.

A me interessano specialmente i partiti della Sinistra, che si sono nascosti dietro l'Union Valdôtaine in questo periodo, senza prendersi le loro responsabilità. Non si può dire (come ha di­chiarato il PDS) che Rollandin è un problema dell'Union; oggi ho letto sul giornale che hanno cambiato un po' opinione, però non mettono in discussione la partecipazione ad una maggio­ranza, se non avvengono le dimissioni di Rollandin, se non av­viene la sospensione di Lanivi. É stato fatto un invito a dimis­sionare, però è un invito formale a mio avviso, forse per salvare la faccia.

Quando avvengono le elezioni come sono avvenute in questo momento in campo nazionale, si va a valutare i motivi per cui i votanti si spostano da Sinistra a Destra, o dal Centro a Destra; secondo me la gente ha un'opinione di quello che dovrebbe es­sere la Sinistra, di quello che dovrebbero essere i partiti pro­gressisti e i partiti conservatori. Vorrei veramente che dopo certe posizioni, che sanno tanto di "aria fritta", che sono posi­zioni per mantenere un certo potere, non ci si lamentasse se poi i voti vanno ai conservatori.

Sono dell'avviso che in questo momento i partiti di Sinistra de­vono qualificarsi su queste cose, perché non si può venire a dire che il problema Rollandin è un problema dell'Union. Rollandin è capogruppo in Consiglio regionale, è Presidente di commis­sione, è uno di quelli che ha stilato questo programma, per cui, se vogliamo essere coerenti, dobbiamo chiedere le dimissioni di Rollandin e la sospensione di Lanivi; diversamente: uscire dalla maggioranza. Per carità non è un problema mio, dico solo quello che pensiamo noi. Già quando abbiamo parlato con l'Union, prima di formare la maggioranza, probabilmente l'Union non ci avrebbe presi lo stesso, però abbiamo detto che la questione morale era il primo punto, e un consigliere inquisito era al di fuori di quello che pensavamo della moralità.

Il nostro Partito chiede le dimissioni di Rollandin e la sospen­sione di Lanivi. Questo per il momento è quello che mi sento di dire.

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Marguerettaz.

Marguerettaz (DC) - Il momento che questa Regione sta attraversando è decisamen­te un brutto momento: non è solo quello che stiamo vivendo in questi giorni, sono alcuni anni che nella Valle d'Aosta, forse troppo spesso dipinta come isola felice, come luogo non toccato da nessuna degenerazione in qualsiasi campo. Le cose, pur­troppo, si manifestano diversamente.

Credo che però prima di inoltrarsi in una qualsiasi analisi e considerazione sugli avvenimenti di questi giorni sia necessa­rio, come Consiglio regionale, ma se non altro come Democrazia Cristiana, esprimere, da una parte, la preoccupazione e il tur­bamento che tali avvenimenti suscitano nei cuori dei Valdo­stani e, al tempo stesso, esprimere una solidarietà soprattutto nei confronti di quelle persone maggiormente vicine negli af­fetti ad Augusto Rollandin ed a Ilario Lanivi, che in questo momento stanno attraversando un periodo più difficile di quello che attraversiamo noi.

Fatta questa - a mio avviso - dovuta e necessaria premessa, credo che, oggi come oggi, potremmo correre un grosso rischio. Il rischio sarebbe quello di strumentalizzare questi fatti per fini non assolutamente nobili. Credo che invece le forze politiche presenti in questo Consiglio, forze politiche quindi rappresen­tative della popolazione valdostana, debbano cercare di trarre del bene anche da avvenimenti tristi, perché quello che interes­sa a tutti è giungere ad un miglioramento della vita dei nostri corregionali.

Ecco dunque perché il tenore, il timbro che la DC usa in questo frangente, è decisamente diverso da quello che fu usato non molti anni fa, non più di un anno e mezzo fa, da una forza poli­tica quale l'Union Valdôtaine, la quale nei giorni immediata­mente successivi ai fatti che tutti ricordiamo titolò un articolo sul "Peuple" - organo ufficiale di questo Movimento - in un modo mostruoso, non costruttivo, che non serviva a nulla, se non a strumentalizzare una posizione personale sulle disgrazie altrui. Questo titolo mostruoso era: "Vous avez vu".

Noi non useremo questo tenore, perché siamo coscienti che un'impostazione di questo genere, quale quella che diede a suo tempo l'Union Valdôtaine, non solo non costruisce, ma contri­buisce a creare e ad alimentare un clima politico dal quale co­me Democrazia Cristiana vogliamo decisamente allontanarci.

La politica è degenerata in Valle d'Aosta, non solo per aspetti di tipo "tangentizio" o concernenti voti di scambio o comunque inchieste di tipo giudiziario; la politica in Valle d'Aosta è dege­nerata sotto l'aspetto del senso stesso che essa rappresenta, sotto l'aspetto del confronto fra dei cittadini che, pur con idee diverse, vogliono concorrere comunque al bene comune.

I singoli, ma non solo i singoli, anche le forze politiche, da troppi anni stanno impostando le loro azioni politiche per mero raggiungimento di un potere, sia esso personale, sia esso di parte.

Per ciò crediamo che i fatti di questi giorni non possano non ri­portarci alla necessità di reimpostare un ragionamento sul si­gnificato della politica in Valle d'Aosta. Però, perché questo ac­cada, deve realizzarsi una condizione, prima di ogni altra: che tutte le forze politiche prendano coscienza che la degenerazione della politica in Valle d'Aosta ha toccato trasversalmente tutti. Se non si parte da questa constatazione, se non si rinuncia, in particolare l'Union Valdôtaine - non perché toccata in questo momento ma perché troppo spesso in passato ha offerto di sé quest'immagine -, alla presunzione di essere rappresentativa di tutta una sana componente valdostana, mentre le componenti che sane non sono sarebbero di appartenenza delle altre forze politiche, ebbene se non si constata questo, credo che il confron­to politico in Valle d'Aosta non potrà avere uno sbocco.

Quando parlo di confronto politico non parlo di alleanze am­ministrative. Questo deve essere chiaro, perché anche l'Union Valdôtaine su detto punto, anche in un recentissimo passato, ha troppo sovente giocato. Quando la DC parla di confronto politico, il tutto è stato troppo spesso sminuito, per non dire ri­dicolizzato, limitandosi a dire: "la DC vuole entrare in maggio­ranza". Noi diciamo che, di fronte alla gravità di tali momenti, la prima preoccupazione della DC non è quella di entrare in maggioranza; la prima preoccupazione è quella di potersi con­frontare e rivendichiamo con forza la possibilità per questa for­za politica che è la DC che, come ricordavamo all'insediamento di detta maggioranza, rappresenta pur sempre la seconda forza politica della Regione. Rivendichiamo la possibilità per questa forza politica di confrontarsi, al di là degli schieramenti di maggioranza e minoranza.

E allora, se possiamo andare in tale direzione, questa è l'unica direzione costruttiva a nostro avviso; ecco perché noi non cre­diamo nella proposta che ha avanzato la Lega di scioglimento del Consiglio regionale. Noi leggiamo la proposta della Lega nella stessa chiave con cui leggiamo le cose che ho appena fini­to di dire. Siamo preoccupati di queste proposte che ci sembra­no, se non strumentali, in questo momento, sicuramente irre­sponsabili.

La nostra ottica è decisamente diversa, come dicevo, e se si vuole andare ad un confronto sulle cose, credo che con tutta la modestia di cui siamo capaci la Democrazia Cristiana al ri­guardo ha voce in capitolo, ha qualcosa da dire, ha un contribu­to da portare. Un contributo che può avere diecimila limiti e diecimila difetti, ma che l'elettorato valdostano ha dimostrato di apprezzare.

Noi abbiamo attraversato e continuiamo ad attraversare un periodo piuttosto difficile all'interno della nostra forza politica. Un periodo difficile che è nato da uno scontro politico, quando ci siamo confrontati proprio su tali cose, cioè su cosa si poteva fare per giungere ad un miglioramento qualitativo dell'aspetto politico e quindi andando ad analizzare quali elementi avevano provocato una degenerazione della politica in Valle d'Aosta.

Crediamo che uno dei dati più significativi in questo senso, causa di una degenerazione politica in Valle d'Aosta, sia il co­siddetto "carrierismo". E lo avevamo detto anche in quest'aula, forse nella prima riunione del Consiglio regionale. La preoccu­pazione del continuo conseguimento di un potere, sia esso per­sonale o di partito, che si protragga nel tempo, è sicuramente una delle cause che genera un tipo di politica clientelare e quindi non positiva per la nostra Regione, quando questa stes­sa politica, addirittura, non degenera in situazioni che hanno a che vedere con la magistratura.

Da tale analisi abbiamo fatto una scelta come DC, che voi tutti conoscete: quella di porre un limite di due legislature ai mandati dei consiglieri in seno al Consiglio regionale. Non so se questa scelta sia giusta o meno, la ridico in quest'aula perché credo che essa possa portare co­munque un contributo. Era una scelta che voleva dimostrare la volontà di porre un freno al carrierismo politico ed è certo una scelta molto difficile, che richiede coraggio all'interno delle for­ze politiche. É una scelta infatti che è stata apprezzata non solo all'interno dell'elettorato democristiano, ma anche in altri elettorati, ivi compreso quello unionista: molti elettori dell'Union Valdôtaine ci hanno confermato la bontà di questa scelta, ci hanno confermato la solidarietà nei confronti di que­sta scelta, arrivando a dire alcune volte: "Voi siete riusciti a fa­re ciò che noi non siamo riusciti a fare".

Ora, all'interno delle forze politiche, c'è una cristallizzazione di poteri, che potrà essere messa in discussione solo nel momento in cui i vertici di queste forze politiche saranno di nuovo in grado di reintepretare le istanze che nascono dalla base di questi valdostani. Facendo però molta attenzione ad una cosa: che le istanze che salgono dalla base non sono sempre limpide o cristalline. In Valle d'Aosta forse dobbiamo rinunciare ad un modello unico di valdostano, per andare a discernere in questa Regione chi ancora è attaccato a determinati ideali e chi invece è diventato un mero mercenario della politica o un mero oppor­tunista.

Tornando invece ad un'analisi di ciò che è successo nell'imme­diatezza degli eventi che tutti conosciamo, ho guardato con preoccupazione al fatto che la prima risposta venuta da parte di molte forze politiche è stata quella di confermare una fiducia alla maggioranza. La prima preoccupazione, di fronte a questi avvenimenti, era quella di non mettere in crisi la maggioranza regionale.

É un'affermazione che può essere letta sotto due aspetti: una, più nobile, che consiste nel leggere tale afferma­zione come la volontà di continuare comunque ad amministrare questa Regione, ed amministrarla secondo un programma che la maggioranza si è data; l'altra, meno nobile, è la preoccupa­zione che determinati eventi possano scombussolare dei pro­getti, comunque già presi alcuni mesi fa, e che porta a mettere, in un certo senso, le mani avanti.

All'interno di detta situazione, credo che la forza politica che abbia fatto la peggior figura sia stato, ancora una volta, il PDS. Lo dico senza voglia di strumentalizzazione, proprio per chiedere al PDS, in quanto forza politica importante all'interno di questa Regione, una capacità di maggiore coerenza, una ca­pacità di una maggiore serietà politica.

Qui c'è un problema che si è posto ancora prima dell'arresto di Rollandin e Lanivi, ed è il problema della situazione del capo­gruppo dell'UV rispetto alla sentenza di secondo grado di cui ci ha dato lettura il Presidente del Consiglio. Di fronte a tale fat­to, nell'ultima seduta del Consiglio regionale, quando noi cer­cammo di porre anche questo problema all'attenzione del Con­siglio - e il problema non fu discusso in quanto si disse che non erano ancora arrivate all'Ufficio di presidenza le comunicazioni ufficiali -, ci sorpresero le dichiarazioni del segretario del PDS, il quale disse che per quanto concerneva la situazione di Rol­landin nulla era di fatto cambiato.

Cosa diciamo invece di fronte alle posizioni di questi due colle­ghi consiglieri? Diciamo una cosa molto semplice. La volontà del Consiglio regionale è stata espressa già recentemente, il 29 settembre scorso, quando votammo l'ordine del giorno del Con­sigliere Chiarello che si indirizzava nei confronti di coloro che venivano nominati all'interno dei vari enti dove vi è una rap­presentanza della Regione Valle d'Aosta.

Quell'ordine del giorno indica una volontà, indica un indirizzo, e noi crediamo che senza nessuna forzatura la volontà del Consiglio regionale sia già stata espressa in modo chiaro. Biso­gna vedere se la sensibilità dei singoli, la sensibilità delle forze politiche di appartenenza dei singoli, vorranno rispettare o me­no le indicazioni che questo Consiglio regionale all'unanimità ha voluto dare il 29 settembre.

Certo che diventa difficile, per tornare alle posizioni del PDS, capire come ci si possa così tanto scaldare in occasione di quella discussione e successiva votazione di quell'ordine del giorno, auspicando un voto unanime del Consiglio su quella risoluzio­ne, per poi passare, nell'immediato successivo, ad una dichia­razione quale quella che ricordavo prima nei confronti del ca­pogruppo dell'UV e per concludersi con l'assemblea di ieri sera, dove non solo non ci si rimangia ciò che si è detto in Consiglio regionale, ma ci si spinge addirittura oltre il significato di quell'ordine del giorno.

Qui si chiede da parte del PDS una di­sponibilità da parte degli eletti inquisiti di mettersi da parte: ma se per eletti inquisiti si intende una certa cosa, caro segre­tario Ferraris, la stessa cosa dovevate dirla nel momento in cui avete insediato questa maggioranza, dove sicuramente all'in­terno della maggioranza vi erano già all'epoca dei consiglieri inquisiti.

Chiedo scusa se sono stato troppo lungo, chiedo scusa soprat­tutto se ho dato l'impressione, specie in quest'ultima parte, di approfittare di strumentalizzare una certa situazione: non è la mia volontà.

La volontà della Democrazia Cristiana, come ho già detto, è quella di chiedere al Consiglio una serenità, una pacatezza, ma al tempo stesso una coerenza e una serietà nell'affrontare te­matiche delicate come queste, affinché, comunque, la Valle d'Aosta possa trarre del bene anche da tali situazioni.

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Parisi.

Parisi (VAP) - Nell'intervenire a questo dibattito ci preme anzitutto precisare che non intendiamo in alcun modo entrare nel merito di quello che è l'aspetto giuridico dei vari fatti che hanno visto coinvolti due massimi esponenti di questo Consiglio. Ci auguriamo che la magistratura possa al più presto giungere al termine del suo lavoro e chiarire tutti gli aspetti dell'intera vicenda. Ci sentia­mo anche di porgere un augurio alle persone coinvolte in que­sta vicenda, sperando che possano dimostrare la loro innocen­za.

Vogliamo ora affrontare la vicenda solo sotto l'aspetto politico, senza strumentalizzazioni, con animo sereno e con la convin­zione che soltanto un'analisi attenta e pacata possa contribuire a trovare le giuste risposte e suggerire i provvedimenti da adottare. I fatti sono gravi, e gettano, se provati, il discredito sull'intera classe politica valdostana.

In questo momento vogliamo essere garantisti come lo siamo sempre stati. Siamo fermamente convinti che quanto accaduto in questi ul­timi giorni manifesta la sconfitta non soltanto politica, ma an­che sociale della nostra Regione.

Tramonta un sistema politico che aveva visto trionfare il "rampantismo" e che aveva manifestato i primi sintomi sin dagli anni '80.

La nostra Valle da queste vicende ne esce molto male e scopre di non essere poi tanto diversa dal resto d'Italia. Scopriamo che la nostra autonomia non è servita a tenerci fuori da questi ma­li. Siamo profondamente preoccupati del clima venutosi a crea­re, anche perché tende a screditare tutto e tutti.

É facile ora giocare al massacro e puntare il dito accusatore. Ma riteniamo che ciò non giovi a nessuno, e sicuramente non riteniamo sia il modo per dare risposte concrete ai gravi pro­blemi che abbiamo davanti.

É strumentale voler delegittimare le forze politiche di questo Consiglio; anzi, riteniamo che questa sia l'occasione per lancia­re un segnale forte, che dimostri la volontà di un reale cam­biamento.

Quando abbiamo deciso di abbandonare la "casa socialista", stanchi ormai di combattere contro l'arroganza e la prepotenza di certi personaggi, eravamo anche convinti che per far nascere il nuovo era necessario rompere con il vecchio. Le vicende di questi ultimi giorni hanno confermato che la strada da noi in­trapresa è quella giusta. Si tratterà di avere la capacità e la volontà politica di attuare un profondo cambiamento nel modo di essere, di non considerare la politica come professione, ma come servizio da rendere alla collettività.

Siamo fermamente convinti che il nuovo potrà nascere soltanto con la modifica profonda delle regole del gioco; è indispensabile eliminare tutte le cause che hanno permesso il nascere della degenerazione politica. É per questo che, fin dalla nostra nasci­ta, abbiamo lanciato un messaggio chiaro a tutte le forze di progresso, affinché si aprisse un confronto politico-program­matico che portasse verso l'aggregazione politica, avendo come obiettivi primari non solo la semplificazione del quadro politico ma anche, e soprattutto, l'individuazione di nuove regole e nuovi programmi che il cambiamento in questo momento impo­ne.

I risultati elettorali delle ultime amministrative ci impongono di accelerare tale processo. A questo punto riteniamo indero­gabile e indispensabile che si ponga mano alla modifica della legge elettorale, che è stata voluta da qualcuno forse nella convinzione di poter ancora continuare a coltivare il proprio orticello.

Riteniamo che quanto avvenuto sia anche il frutto di una legge elettorale che ha permesso quanto dicevo prima.

Con l'augurio quindi che questi fatti non ci diano solo la pos­sibilità di lamenti o di recriminazioni, ma ci convincano che ef­fettivamente è necessario il cambiamento, mi auguro che le persone coinvolte possano dimostrare la loro innocenza.

Se al­trimenti risultassero colpevoli, a questo punto è necessario che si facciano da parte per dare un significato di rilancio non solo sotto l'aspetto politico ma anche di immagine della intera Valle d'Aosta.

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Tibaldi.

Tibaldi (LN) - Mi sembra che prima l'omelia democristiana e poi la nenia so­cialista riproducano nel nostro piccolo quanto sta accadendo a Roma: quando si scoprono le pentole che contengono il marcio, è bene richiuderle immediatamente, altrimenti la puzza si dif­fonde troppo.

Comunque, qui non si tratta di strumentalizzare vicende giu­diziarie, non si tratta di allontanarsi da un clima politico parti­colare, e non si tratta di avere preoccupazioni se entrare o me­no in maggioranza. Qui si tratta comunque di analizzare una grave situazione politica che si è creata in Valle d'Aosta.

Anzitutto mi sembra opportuno fare distinzione sulle due vi­cende giudiziarie, che non sono assolutamente assimilabili: da una parte, abbiamo un Consigliere regionale, Ilario Lanivi, che è incappato nelle maglie della giustizia per un abuso di potere; dall'altra parte, abbiamo un altro Consigliere regionale, il ca­pogruppo dell'UV Augusto Rollandin, che invece è tornato nelle aule giudiziarie per un insieme di reati che sono ben più gravi.

Una cosa importante è che il fatto, ancora tutto da provare in sede giudiziaria, non rappresenta un episodio isolato.

Si tratta di un metodo di cui il Movimento di maggioranza relativa, l'Union Valdôtaine, ha fatto comodo uso in tutti questi anni. Ne abbiamo avuto prova anche nel 1988.

Non è per generalizzare, ma non bisogna nemmeno cercare di demonizzare una sola per­sona in questo momento particolarmente delicato.

É un metodo che rappresenta questo grave fenomeno, che è l'inquinamento del voto. Il voto, che è un diritto fondamentale, il più elementare, alla base della costituzione di un qualsiasi sistema democratico.

Il voto è stato inquinato, anzi è stato "violentato" economicamente; il che vuol dire che determinati cittadini valdostani non hanno potuto o voluto esprimere la loro preferenza politica in maniera libera, ma secondo una volontà che è stata coartata in questo caso dal denaro, ma non è detto che sia stata coartata anche dalla violenza, perché il denaro è stato dato ad una determinata persona, ma poi questa persona come ha procacciato i voti? Non lo so, è tutto da provare, però è lecito presumere.

Questo comportamento, che - come diceva prima il Presidente del Consiglio - è qualificato come scambio elettorale politico-mafioso, è particolarmente grave, perché anche la Valle d'Aosta non si dimostra assolutamente indenne da quei mali della partitocrazia, della degenerazione della politica, che hanno ca­ratterizzato tutto il sistema italiano.

Ecco perché, secondo noi, tale metodo non può essere tollerato, non può essere accettato passivamente né da noi, come rappre­sentanti della collettività valdostana in questo momento, né dagli stessi Valdostani, perché la quiescenza, in questo caso, si­gnifica complicità passiva.

Quindi bisogna avere il coraggio di levare delle voci: vogliamo veramente il cambiamento, non vogliamo richiudere il coper­chio su questi fatti. Pur senza entrare nel merito della vicenda giuridica tecnico-processuale, possiamo comunque prendere al­cuni provvedimenti all'interno di quest'assemblea.

Le regole del gioco democratico sono state pesantemente viola­te, regole che erano state stabilite secondo determinati canoni costituzionali e non, e che sono state violate da alcuni perso­naggi. Ecco che il risultato dell'esito elettorale del 30 maggio può essere anche deviato, perché no?

Non importa di quanto sia deviato: se di pochi voti, di poche centinaia o di alcune migliaia. L'importante è che è stato violato un principio democratico fon­damentale, il diritto di voto, il diritto che sta alla base di tutti gli altri diritti che poi ne conseguono.

In tempi di crisi della politica è meglio ripensare al concetto di potere, ripensarci anche in senso di responsabilità da parte di chi governa e da parte di chi appartiene ad assemblee che han­no un risvolto istituzionale notevole, come la nostra.

Perché, altrimenti, è ovvio che prende piede la sfiducia e la voglia di cancellare il tutto; vengono cancellate le ideologie, vengono cancellate le convinzioni che sia possibile effettuare dei cam­biamenti.

Inoltre bisogna evitare che il vecchio e degenerato potere politi­co inquini il nuovo; bisogna che questo esercizio della respon­sabilità prenda il sopravvento sul principio che il potere è il tornaconto personale, che il potere serve all'inganno, che il po­tere serve al pressappochismo.

Ecco perché noi, oggi, in questa sede, presentiamo una risolu­zione, che chiediamo venga iscritta all'ordine del giorno e vota­ta da questa assemblea.

In questa risoluzione chiediamo che il Presidente della Giunta regionale, nella sua qualità di Prefetto, informi gli organi com­petenti del Consiglio dei Ministri e del Parlamento su queste vicende giudiziarie, che a nostro avviso hanno sussistenza circa l'esistenza dei presupposti per lo scioglimento del Consiglio re­gionale. Quindi, un dovere di informativa, che mi sembra rien­tri nei suoi atti di uffici, anche se - come diceva prima il Presi­dente del Consiglio - provvedimenti di tipi sanzionatorio non ne potete prendere e avete giustamente informato Roma dell'esito della sentenza. Oggi noi chiediamo che venga informata Roma dell'avvio di queste indagini, affinché ci siano degli organi com­petenti che valutino se effettivamente è necessario sottovaluta­re, come mi è parso di capire fanno alcuni consiglieri in quest'aula, la questione; oppure se non sia il caso di analizzarla in maniera più approfondita ed analitica.

Sottolineando la richiesta d'iscrizione all'ordine del giorno di que-sta risoluzione, chiedo al Presidente che venga allegata agli atti.

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Perrin Giuseppe Cesare.

Perrin G.C. (UV) - Depuis plusieurs temps, soit en Italie soit en Vallée d'Aoste, nous sommes confrontés à une situation qui a porté à une dégénération de l'attitude des citoyens. Plusieurs faits sont survenus, qui ont fait perdre aux citoyens italiens la juste direction. Une situation de malaise s'est instaurée parmi tous, qui ne permet plus de faire les justes évaluations et les justes confrontations.

Je ne m'étonne pas trop, mais cela est quand même grave, le fait de croire que toutes les forces politiques sont mauvaises, que la politique en soi-même est quelque chose à rejeter est très grave. Cette situation doit être dépassée par la volonté de toutes les forces politiques, doit être dépassée par un effort commun, doit être dépassée en démontrant que l'on veut encore faire de la politique, non pour un intérêt personnel, non pour l'intérêt d'une force politique, mais pour l'intérêt général.

Et l'Union Valdôtaine vraiment en ce moment de difficulté, dans ce moment qui la frappe de façon particulière, se sent de redire ces choses, de redire cette volonté d'oeuvrer non pour elle-même, non pour ces élus, mais pour le Peuple valdôtain, et à travers le Peuple valdôtain aussi pour l'Etat italien.

C'est pour cela que nous voulons faire une double distinction: l'une, sur les faits et l'autre, sur les responsabilités.

Sur le faits: évidemment il y a une différence entre des administrateurs, nous avons vu cela non uniquement au niveau du Conseil régional, mais au niveau des conseils communaux, dans le sens que des administrateurs peuvent recevoir des avis de garantie, peuvent même être condamnés, tout en étant en conscience innocents, parce qu'ils ont agi dans un système législatif très difficile, ils ont agi avec des supports techniques parfois insuffisants, et ils ont pu donc commettre des erreurs involontaires. Malgré cela ils sont frappés et là nous sentons de défendre ces administrateurs jusqu'au fond, jusqu'à ce qu'on ne démontre pas clairement qu'ils sont coupables par leur volonté, soit au niveau régional soit au niveau communal.

Autre fait est, par contre, un deuxième chef d'accusations, la recherche ou l'éventuelle recherche illégale du vote (voto di scambio), qui voit dans ce sens l'individu qui est frappé, non dans son action d'administrateur, mais par une volonté personnelle. Et si cela est, évidemment est beaucoup plus grave. Dans ce sens aussi nous voulons faire la deuxième distinction, celle sur les responsabilités. Une chose c'est la responsabilité individuelle, personnelle, de qui peut avoir commis une erreur, avoir recherché quelque chose d'illégal, autre chose c'est de frapper la force politique, n'importe quelle soit, pour cette responsabilité individuelle et personnelle. Donc nous voulons que ce soit nettement séparé, si faute il y a eu, celle qui est l'action d'un individu, de celle qui est l'action d'une force politique, n'importe quelle soit.

L'Union Valdôtaine s'inspire au principe du fédéralisme et pour cela nous sommes foncièrement garantistes; nous croyons dans la personnalité humaine selon les postulats du fédéralisme, et donc nous nous ne sentons pas de frapper les personnes, mais s'il s'avérait qu'elles sont coupables. Il y a quand même, au-delà du fait de condamner un acte qui n'est pas légal, la nécessité de respecter la personne humaine, même si cette personne a commis une faute.

L'Union Valdôtaine est une force politique qui a agi dans un contexte diversifié, elle ne se croît pas supérieure à d'autres forces politiques, elle se sent même différente, au moins extrêmement différente dans le passé, où la situation politique en Vallée d'Aoste était beaucoup différente de l'actuelle, et où nous pouvions avoir deux pôles: un pôle de forces politiques italiennes et un pôle de la force autonomiste, alors la seule force autonomiste, qui ne se croyait pas supérieure mais différente, portant d'autres idéaux que nous retenons plus complets, même si nous devons avouer qu'une forte évolution est survenue dans plusieurs forces politiques italiennes. Cette diversité nous porte à assumer nos responsabilités et c'est pour cela que le 16 novembre dernier, le jour même où nous avons appris les nouvelles qui concernaient les arrestations de deux membres de l'Union Valdôtaine, nous avons réuni un comité extraordinaire, nous avons longuement discuté et sereinement nous avons pris nos décisions.

Contrairement à ce que nous avions fait dans le passé, où les membres de l'Union Valdôtaine étaient frappés dans leur action administrative, cette fois pour le deuxième chef d'accusation nous avons suspendu du Mouvement ces deux membres de l'UV, en espérant que la magistrature arrive rapidement à faire clarté, à donner ces conclusions, mais conscients quand même de la gravité des chefs d'accusation, pour rendre clarté à l'intérieur de la politique de la Vallée d'Aoste et pour éviter toute instrumentalisation à l'égard de n'importe qui.

Donc, pour faire cette clarté nous avons décidé cette suspension, jusqu'au moment où d'autres événements plus clairs nous ferons prendre d'autres décisions, qui pourront être une révision de cette position, s'il y a innocence, ou une décision plus grave encore, s'il y a culpabilité.

Mais je crois que dans l'attente de cela, nous devons clairement, attentivement, honnêtement, aller de l'avant.

Je ne crois pas que ce Conseil est délégitimé. Ce Conseil serait délégitimé s'il renonçait à travailler dans ce moment, qui voit une situation extrêmement grave, avec d'énormes problèmes qui doivent être résolus, dont certains très urgents.

La faute la plus grave des élus ce serait de renoncer à donner des réponses à la collectivité valdôtaine, de résoudre les problèmes que la communauté valdôtaine attend, dont elle a besoin.

Donc, nous devons continuer ce travail, nous devons continuer un travail commun, qui voit toutes les instances de la politique valdôtaine unies, et donc le Conseil régional, les élus régionaux, le Gouvernement régional, les collectivités locales, à travers un effort commun et une volonté commune d'affronter tous ces problèmes, un à un, et d'en donner une solution la plus rapide possible.

En fait, si à côté de cette situation de crise nous renonçons à porter de l'avant ce qui est notre devoir, nous ne ferions qu'empirer cette situation.

Evidemment l'UV refuse certaines affirmations qui ont été avancées. Je ne nie pas que dans la fougue de la politique quotidienne nous ayons parfois exagéré nos critiques, mais je crois qu'il y a quand même là aussi à distinguer ce qui peut être la déclaration personnelle de ce qui est la volonté du Mouvement. Et le Mouvement en soi-même, au delà de celles qui ont pu être certaines déclarations, a toujours voulu être garantiste à l'égard de toutes les forces politiques.

Cette majorité, je dirais même ce Conseil, parce que cela a fait objet de la campagne politique de toutes les forces qui sont ici présentes, ont déclaré une nette volonté de changement, un redressement de l'action politique, de l'action administrative, de la façon d'aborder les problèmes.

Ce redressement doit être fait par les élus et nous sommes appelés à cela, mais doit être aussi fait par tout le Peuple valdôtain. Nous ne pourrions rien faire, s'il y avait uniquement une volonté de changement de la part de nous-mêmes, de 35 élus, si les citoyens valdôtains ne modifient non plus une attitude.

Et pour cela, je crois que nous avons le devoir de redonner conscience au Peuple valdôtain, de refondre certaines valeurs, parce que si on parle de dégénération, il faut se demander aussi les raisons qui ont porté à cette dégénération.

Nous avons toujours soutenu que le Peuple valdôtain n'était pas supérieur aux autres, mais différent, et cette différence nous venait aussi de part certaines valeurs que nos ancêtres possédaient: valeurs d'honnêteté, de confrontation, de recherche de collaboration entre les instances, de communion de vie dans les villages et dans les communautés. Cela peut-être n'est plus présent aujourd'hui, ou s'est quand même extrêmement affaibli. Probablement nous avons été victimes d'une société qui a oublié un tas de valeurs et qui les a substitué par d'autres qui sont de non-valeurs: l'argent, la puissance, le pouvoir.

Revenons donc au passé à travers cette volonté de changement, et pour cela nous devons être école de reprise de conscience, nous devons aller à une modification institutionnelle.

Et je vois cela avant tout - et ce Conseil doit être appelé très bientôt dans cette direction - comme une forte décentralisation du pouvoir: non plus un centre de pouvoir, mais plusieurs centres de pouvoir, parce que plus le pouvoir sera rapproché aux citoyens, plus il y aura la possibilité du citoyen de comprendre, de contrôler et donc d'éviter certaines erreurs.

Une loi électorale, un système nouveau d'élire ce Conseil, s'avère nécessaire; mais il y a aussi une modification qui doit être recherchée dans les normes de comportement pour ce Conseil même.

Un débat a été avancé dans la législature écoulée sur une nette séparation entre le pouvoir législatif et le pouvoir exécutif. Là aussi à travers cette nouvelle méthode de comportement dans l'administration, nous pourrions éviter certaines erreurs. Ce Conseil doit reprendre dans ces mains celui qui est son devoir premier, celui de légiférer, mais de légiférer à lui seul, dans la poussée qui lui vient de l'Exécutif.

L'Exécutif doit faire son travail dans son domaine, qui est celui, dans le cadre de la législation donnée par ce Conseil, de résoudre les problèmes réels du peuple.

Nous avions, en tel qu'Union Valdôtaine, avancé des idées (je crois que cette législature devra les concrétiser) pour une modification profonde du Statut d'autonomie régionale, pour avoir les compétences pour une transformation radicale.

Comme Emile Chanoux disait en 1944: "la Suisse modèle de fédéralisme". Même si la Suisse a aussi ces côtés négatifs, je crois qu'en ce moment nous pouvons prendre à modèle la Suisse pour cette séparation nette du pouvoir: d'un côté le pouvoir législatif, de l'autre côté le pouvoir exécutif, élus directement et l'un et l'autre par le peuple, mais nettement séparés dans leurs fonctions.

Pour cela nous appelons toutes les forces politiques à une bataille commune, pour améliorer notre autonomie, qui, si elle deviendra une vraie autonomie et si nous aurons, nous, la volonté et la capacité de le faire, pourra dans le futur éliminer toute tentative d'erreur.

Nous avons une bataille commune qui nous appelle à sortir de notre coquille, une bataille pour une transformation de l'Etat que nous souhaitons devenir fédéral.

Et d'ailleurs nous apprécions l'effort que plusieurs forces politiques ont fait en cette dernière décennie. Une fois à l'intérieur des forces politiques de la Vallée d'Aoste nous étions les seuls à prêcher la nécessité d'un Etat fédéral. Aujourd'hui, avec nous, non seulement en Vallée d'Aoste mais en Italie, il y a plusieurs forces politiques qui ont amorcé cette inversion de tendance, qui ont compris que les erreurs du centralisme à n'importe quel niveau: Etat, région, commune, peuvent porter à dégénération. Donc, à travers le fédéralisme nous pouvons décentraliser le pouvoir, le porter le plus proche possible du citoyen, pour que ce soit le citoyen à agir et à contrôler. Pour cela les forces de la majorité ont déclaré leur volonté de poursuivre dans leur action politique.

Je demande à la Démocratie Chrétienne de prendre ce communiqué au sens juste. Il n'y avait en nous aucune volonté de nous attacher au pouvoir, à la gestion, à cette majorité; c'était un acte uniquement de responsabilité politique dans un moment très grave. La volonté de continuer à agir en sentant la nécessité de continuer ce changement, qui est en acte et qui est demandé par la population valdôtaine.

C'est dans ce sens que l'UV se sent tranquille, qu'elle déclare sa volonté d'agir pour le peuple, qu'elle ne sent pas dans ce moment de demander des suspensions ou des démissions pour un manque d'éléments sûrs, et aussi parce que cela en ce moment doit dépendre de la sensibilité de ceux qui sont frappés. Mais l'UV veut prendre ses responsabilités, elle l'a démontré à travers sa position, et dans cette direction, agir. C'est dans ce sens que les forces de la majorité présenteront une résolution, que nous ouvrons à la confrontation des autres forces politiques, de façon qu'il ait, si possible, de cette journée l'expression d'une volonté commune de ce Conseil, tout en prenant acte des difficultés de la grave situation du moment, de vouloir sortir de cette impasse et de vouloir continuer à oeuvrer pour le futur. Personnellement, en ce moment, mais d'ailleurs cela est aussi un peu mon habitude, j'oublie les attaques, parce que cela ne produirait rien du tout. Je crois que la réponse la meilleure c'est celle de dire: je me mets, nous nous mettons au service du peuple.

Nous avons face à nous une phrase d'Emile Chanoux que j'ai d'ailleurs contribué à ce qu'elle soit là, en la proposant alors, et dans laquelle je crois; mais il y a une autre phrase d'Emile Chanoux qui me vient à l'esprit en ce moment, lorsqu'il disait: "Il faut être bien bas pour regarder très haut".

Nous sommes en ce moment en bas, mais s'il y a la volonté commune, nous pourrons ressusciter et reporter la Vallée d'Aoste très haut ainsi qu'Emile Chanoux se le souhaitait.

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Dujany.

Dujany (PVA) - In relazione alle recenti vicende giudiziarie, che hanno avuto ad oggetto le ipotesi di reato che hanno coinvolto i Presidenti Rollandin e Lanivi, per ciò che concerne ipotesi di reato nell'ambito del settore dei trasporti, la cui azione amministra­tiva non ha subìto variazioni nel comportamento nell'ambito di un decennio, sulla quale vi sono ancora indagini della magi­stratura inquirente e il cui esito è del tutto incerto, la posizione del Gruppo Pour la Vallée d'Aoste è la seguente.

In coerenza con i motivi ispiratori della proposta politica della lista Pour la Vallée d'Aoste, che ha visto insieme uomini liberi attorno ad un progetto politico imperniato sull'onestà e sulla dignità dell'uomo, richiamiamo tali principi, e cioè partendo dal principio della sacralità delle persone e dei diritti che portano con sé come esseri umani, richiediamo rispetto della respon­sabilità delle coscienze e della dignità delle persone; il che si­gnifica, in questo particolare momento, che spetta unicamente agli interessati decidere, allo stato, come comportarsi, poiché le conseguenze politiche ricadranno unicamente su di loro.

Viviamo in uno Stato di diritto, in cui la Costituzione prevede la presunzione di innocenza di qualunque imputato (siamo in presenza di imputati non condannati), per cui prendiamo le distanze dalle strumentalizzazioni e dalle strombazzate (per la verità poche, sentite finora) che qualcuno ha fatto.

Il secondo principio che intendiamo evidenziare è il principio della legalità e delle regole del diritto. Viviamo all'interno di una comunità che ha delle regole, la semplice accusa che pro­viene da un istituto inquirente non può di per sé già stabilire delle condanne.

Un terzo aspetto che intendiamo indicare è il no ai politici dei partiti di diventare giudici, di diventare commissari d'inchie­sta, poiché questo non è il loro ruolo. Sotto questo profilo, dalla lettura dei giornali odierni, richiederei, così come è già stato evidenziato da qualcuno che mi ha preceduto, che il PDS chia­risse bene la sua posizione: se è quella che è stata evidenziata nell'ambito della maggioranza, oppure se è l'altra che risulta oggi riportata dagli organi d'informazione.

La degenerazione della politica riteniamo che non abbia toccato tutti; non ci collochiamo fra coloro che mettono tutti nel muc­chio, che ritengono la politica sporca e così via; richiediamo che vengano valutate le responsabilità effettive.

Tentando poi di andare al di là di un'amarezza del momento, rileviamo che Lanivi non è imputato di alcuna ipotesi di arric­chimento né di aver acquisito voti, ma l'ipotesi accusatoria ri­guarda esclusivamente una gestione amministrativa dei tra­sporti, che - come dicevo prima - non è variata nell'arco di un decennio. Non dimentichiamo che questa inchiesta della magi­stratura è la conseguenza di un intervento preciso della Giunta Lanivi, che aveva costituito con una delibera di quando era Presidente di una commissione d'inchiesta, che ha lavorato e che ha evidenziato un certo funzionamento nell'ambito del set­tore dell'autotrasporto. Quindi diciamo che questa indagine è la conseguenza di un'attivazione della Giunta Lanivi, che ha ri­chiesto di far chiarezza proprio in questo settore.

Il terremoto giudiziario che sta attraversando un po' tutto il mondo politico ed amministrativo italiano e valdostano contri­buirà, a nostro parere, a smantellare il malcostume, che ha coagulato politica ed economia nella ricerca di un profitto indi­viduale. Quindi diamo una valutazione positiva di quest'azione della magistratura. Riteniamo, peraltro, che i diritti costituzio­nali e la dignità delle persone siano valori che non possono mai essere calpestati.

Per quel che concerne la questione morale, rileviamo che è stata la base della nostra proposta politica e su questo non transigeremo. Quello che vogliamo far rilevare è peraltro che solo i disonesti se ne devono andare dalla politica: questa co­munità infatti non può rinunciare alle sue migliori e più prepa­rate risorse umane, e non può essere scoraggiata neppure da far assumere responsabilità di guida e di amministrazione alla parte migliore della popolazione.

Siamo certi come Gruppo della Vallée d'Aoste della totale estraneità di Ilario Lanivi da qualunque fatto assimilabile ad un uso del potere a fini di profitto, in quanto viviamo fortuna­tamente in una comunità piccola in cui tutti si conoscono, in quanto ha da sempre operato in politica con scrupolo, con one­stà e con competenza. Riteniamo che la magistratura possa al riguardo fare chiarezza.

Il principio di legalità deve riguardare anche la posizione di Rollandin, anche se - come è stato evidenziato da altri che mi hanno preceduto - le imputazioni riguardano fatti di maggior gravità.

Per quel che riguarda invece la valutazione della posizione di Rollandin, alla luce della sentenza della Corte di appello di To­rino di condanna, e quindi di fronte ad un giudizio che si è già pronunciato in due gradi, invitiamo il Presidente della Giunta ad adottare ed a segnalare, secondo quel principio di legalità a cui bisogna attenersi, con urgenza, al Ministero dell'interno, il dispositivo di tale sentenza, così da permettere l'adozione dei provvedimenti conseguenti.

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Florio.

Florio (VA) - Ho seguito con grande interesse ciò che è stato detto dai miei colleghi, ed ho ravvisato una sorta di confusione nella lettura dei fatti che ci troviamo a vivere, una sorta di schizofrenia, do­vuta alla mancanza di una chiave di lettura di quanto stiamo vivendo.

Se non si possiede questa chiave di lettura, questa griglia, ri­schiamo di utilizzare questi fatti scioccamente, disperdendone anche il profondo significato a fini personali o di parte. Scelta, questa, che credo costituirebbe il peggior servizio che faremmo prima di tutto a noi stessi, alle forze politiche cui apparteniamo ed anche all' istituzione Regione.

Per chiarire meglio cosa intendo per chiave di lettura, voglio ri­ferirmi ad un articolo che il Ministro per i beni culturali Ron­chey ha pubblicato alcuni giorni fa sul quotidiano "La Repub­blica". Era un articolo che commentava, da povero Ministro dei beni culturali italiani, l'apertura del Grand Louvre a Parigi.

Si chiedeva il nostro Ministro come fosse stato possibile in un pae­se come la Francia che il Ministero delle finanze, che occupava la parte terminale degli edifici del Louvre verso Rue de Tivoli, fosse stato spostato, d'emblée, alla periferia di Parigi, per rea­lizzare in quella zona così centrale un intervento di raddoppio delle superficie del Louvre, decidendo, in circa 12-13 anni, di spendere per questa colossale operazione la bellezza di 1650 miliardi di lire, che ha comportato lo stravolgimento della città per una decina di anni e una serie di scelte di politica ammini­strativa radicali.

Ronchey diceva che questo era stato possibile perché nella testa dei governanti francesi non c'è il proprio partito, la propria cor­rente, la propria categoria professionale di appartenenza, ma c'è lo Stato.

Credo che, fatte le debite proporzioni, o sostituendo al sostanti­vo "Stato" il sostantivo "istituzione Regione", questa dovrebbe essere la chiave di lettura dei fatti che ci troviamo a dover ne­cessariamente commentare, perché ho l'impressione che tale sensazione del fatto che l'istituzione Regione debba stare sopra tutto, quasi fosse un'altra cosa rispetto a noi, diventando noi parte di essa, non ci sia.

Sono convinto anche che la grave crisi che le istituzioni in ge­nerale vivono, ma anche la nostra, la sua inadeguatezza, in parte dovuta all'evoluzione storica, ma non solamente, sia do­vuta sostanzialmente a questo.

Stiamo vivendo tre vicende, che non vogliamo separare e che continuiamo a considerare unite, non solo perché sono accadute tutte in stretta successione temporale, ma perché costituiscono la parte emergente di un modo di condurre la vita politica e amministrativa di questa Regione. Tre vicende, dicevo, che so­no costituite: dalla sentenza di secondo grado della I Sezione penale della Corte di Appello di Torino, dalla vicenda tristissi­ma e tremenda, se vera, del cosiddetto voto di scambio, dalla vicenda dell'indagine sui trasporti.

Sono tutti e tre fatti gravi, che provocano gravi ripercussioni sulla Valle, sul suo tessuto sociale, sulla credibilità fra istitu­zioni e popolazione, che segnano negativamente quel patto taci­to che in ogni collettività viene sottoscritto allorquando si deci­de di vivere insieme su un certo territorio, accettando certe re­gole comuni, con l'obiettivo comune di rinunciare tutti a qual­cosa perché questo significa ottenere di più come collettività.

La prima questione: la sentenza di secondo grado della I Sezio­ne penale della Corte di Appello di Torino secondo noi è, a tut­t'oggi, il fatto più grave fra i tre che ho citato, perché è un fatto consolidato, definito. É una vicenda che è giunta alla conclu­sione del secondo grado, non si trova più solo in fase istruttoria come avviene per le altre due che ho citato. É una vicenda assai grave, che crediamo circostanziata; conferma nella sostanza la sentenza di primo grado e, per certi versi, la aggrava, ricono­scendone anche la turbativa d'asta. Tutto questo è necessario sottolinearlo, per parlarci con chiarezza, è rivolto ad un ex Presidente della Giunta regionale ed ex capogruppo dell'Union Valdôtaine.

C'è la sensazione che tale vicenda, che già abbiamo detto anche in passato allorquando ci trovavamo all'opposizione, sia la parte emergente di un modo superficiale, decisionista, arrogan­te di governare la Regione, di considerare l'istituzione regio­nale.

Noi riconosciamo a questo fatto una estrema gravità ed è per ciò che abbiamo chiesto subito che si attivassero i meccanismi previsti dalla legge Scotti. Ci siamo fortemente stupiti delle reazioni di stupore nei confronti della nostra richiesta, che si sono avute da parte delle altre forze politiche, da parte degli organi di informazione, che hanno dedicato più tempo a giusti­ficare il fatto che il Consigliere Rollandin non ricadeva all'in­terno di quella legge, piuttosto che alla notizia stessa. Inoltre abbiamo chiesto che il Presidente della Giunta regionale tra­smettesse il dispositivo della sentenza al Ministro, cosa che chiediamo di nuovo e di cui prendiamo atto se invece è già stata fatta.

La questione del voto di scambio: io credo che qui dentro non ci siano 35 "viole mammole". Credo che della questione del voto di scambio (non di questa specifica), del rapporto fra politica ed affari, del rapporto fra voto ed affari, del rapporto fra politica e lavoro, del rapporto fra politica e casa, eccetera, tante volte abbiamo parlato in queste stanze, come in altre. Nessuno di noi è una "viola mammola". É una questione di vecchia data, che abbiamo sollevato fin dal 1988, pubblicando sul giornale una lettera del sig. Coda all'allora Presidente della Giunta Rollan­din, nella quale con chiarezza era evidenziata l'esistenza di questo voto di scambio. Una lettera nei confronti della quale ci vennero minacciati gli sfracelli più strani, le querele più incre­dibili, ma nei confronti della quale non abbiamo ricevuto nulla. E questo "nulla" lo riferisco anche all'autorità giudiziaria, che nulla ci chiese in quell'occasione, neppure dove avevamo avuto la possibilità di trovare quel documento. Tutto cadde nel silen­zio più totale. Silenzio che è quello poi di una società valdosta­na, la nostra, sostanzialmente chiusa, quasi omertosa nei con­fronti dei rapporti che ho elencato prima fra potere politico e potere economico, fra lavoro e politica, fra casa e politica, ecce­tera.

L'impressione che abbiamo è che in Valle d'Aosta non esista un fenomeno simile alla Tangentopoli nazionale, realtà nella quale poche persone hanno lucrato direttamente del fatto di esercita­re un forte potere.

L'impressione che abbiamo netta, e che ci sembra emerga anche da questa vicenda del voto di scambio, è che il rapporto fra potere politico e società valdostana sia così ramificato, a tela di ragno, da cointeressare appunto nella rac­colta del consenso una grande parte della popolazione valdo­stana.

Noi non crediamo che quantità di preferenze come quelle che abbiamo potuto constatare nel 1988, ma anche nel 1993, siano raccoglibili se non con un utilizzo di questo tipo del rapporto fra potere politico e società valdostana.

Non possiamo d'altronde, Union Valdôtaine - e lo dico per par­larci chiaro e negli occhi -, non guardare con attenzione al fatto che la fortuna elettorale dell'UV sia nata e cresciuta con gran­de vigore e forza a partire dalla legge di riparto fiscale.

Ci sarà pure una spiegazione. Se andiamo a leggere matematicamente la successione storica dei risultati elettorali a partire dai pri­missimi anni '80, ci dovrà pur essere uno stretto collegamento; e non è possibile che quei ragionamenti, quel tipo di analisi, quei criteri, noi li utilizziamo solo nei confronti della DC nazio­nale per spiegare le sue fortune dal '48 all'altro ieri, e non inve­ce nei confronti di quello che è un movimento politico popolare fortemente radicato, che è l'UV, e le sue fortune, la sua realtà, la sua crescita all'interno della società valdostana.

La posizione espressa da Perrin poco fa è una posizione molto diversa, lo riconosciamo, rispetto a quella che l'Union ha avuto nel passato; ne prendiamo atto con forte piacere. Ma quella è una posizione che forse vince all'interno dell'Union, ma che non ci convince fino in fondo.

L'Union deve fare una profonda autocritica nei confronti di questa vicenda, perché Rollandin non era un uomo qualunque all'interno dell'UV: credo che non debba essere io a ricordare quello che è stato all'interno di quest'aula, ciò che è stato nella società valdostana, ciò che è stato per quel che ho modo di co­noscere dagli iscritti, dai simpatizzanti dell'UV, e ho piacere di conoscerne molti in tutta la Valle. Rollandin non è stato un "accidente" in senso filosofico del termine; è stato, per un lungo periodo di tempo, nel bene come nel male però, il principale interprete del modo con cui l'UV si calava nella realtà politica e amministrativa regionale.

E noi chiediamo che su questo l'UV faccia una profonda riflessione. Crediamo che da tale riflessio­ne possa nascere, per la stessa UV, nuovo vigore per riprendere il cammino verso il domani. E questo non crediamo sia risol­vibile dicendo semplicemente che la vicenda personale è sepa­rata dalla vicenda del Movimento; questo può valere per il semplice iscritto, ma non per chi per così lungo tempo ha inter­pretato fino in fondo le Mouvement.

C'è poi la terza vicenda, quella dell'indagine sui trasporti. Si tratta qui sicuramente di una realtà in cui ci troviamo in pre­senza di irregolarità amministrative diffuse, molto discutibili, curiose, strane. Ci sono anche sicuramente delle responsabilità politiche, molto definite, per aver accettato per così lungo tem­po quella situazione. Ma oggi non abbiamo elementi di cono­scenza tali della realtà della questione che ci consentano di leg­gere, di conoscere e di capire fino in fondo quale sia il livello delle responsabilità penali.

Ci sono poi altre questioni. La questione della maggioranza. Devo ribadire due aspetti: nessuno dei fatti di cui stiamo ragio­nando ora è riconducibile a comportamenti di questa maggio­ranza o a componenti presenti in questa Giunta.

Infine, già lo ricordava il Consigliere Dujany, l'azione penale relativa al settore autotrasporti è stata avviata dalla Giunta regionale, è stata avviata dalla Giunta Lanivi, ed è stata ri­badita dalla Giunta Viérin.

Mi sembra di poter dire che qui, finalmente, per la prima volta, l'assunzione della responsabilità politica ha preceduto l'inter­vento dell'azione penale, così come sempre, possibilmente, do­vrebbe avvenire all'interno dell'Amministrazione regionale.

Ciò che vorremmo che venisse fuori da questo momento sono due aspetti. Il primo aspetto: vorremmo venisse ribadito con forza - e in quel senso la risoluzione che viene presentata dalla maggioranza mi sembra che vada - il desiderio di andare avan­ti, non per i motivi che Marguerettaz ha evidenziato, ma per il desiderio di cambiare realmente registro, di andare verso un modo di essere dell'Amministrazione regionale e delle forze politiche all'interno del Governo regionale che sia formidabil­mente diverso dal passato. Abbiamo bisogno di un riformismo molto forte, radicale, non di una leggera modificazione del tran tran quotidiano; dobbiamo riuscire a dare vere sferzate che modifichino il modo di essere delle forze politiche qui dentro e del Governo regionale nella Regione. Il secondo aspetto: vor­remmo sentire riflessioni tendenti verso una decisa, precisa critica ed autocritica, rispetto a comportamenti del passato, che non ci è mai stato dato di sentire. Abbiamo l'esigenza di capire sino a che punto si vogliono cambiare i metodi ed anche i per­sonaggi.

Crediamo che questo problema esista, perché è solo con la radi­calità nei confronti di detta esigenza di cambiamento che si può proseguire realmente per raggiungere quegli obiettivi che ci siamo dati a luglio dell'anno scorso.

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Ferraris.

Ferraris (GV-PDS-SV) - Indubbiamente ci troviamo ad intervenire in una situazione non facile, in un momento non bello della nostra Regione.

Il ruolo della magistratura è stato un ruolo importante in que­sta fase e suscita emozione sentire l'elencazione dei capi di im­putazione che sono stati letti prima.

Ritengo però che, come già molti hanno fatto, sia necessario distinguere fra i diversi fatti: i fatti che riguardano Rollandin per quanto riguarda il voto di scambio, i fatti che riguardano Lanivi per la vicenda dei trasporti. Da questo punto di vista c'è da aspettarsi che la magistratura nei tempi più brevi giunga ad una conclusione rispetto alle singole responsabilità e che quindi sia in grado di esprimere dei giudizi precisi rispetto alla situa­zione.

É chiaro che già da oggi emergono dei fatti che ci consentono di fare alcune valutazioni. Visto che qui, oltre ad alcuni inquisiti, qualcuno ha voluto mettere fra questi anche il PDS, vorrei ri­cordare come questo partito è stato in Valle d'Aosta e nel nostro paese (i risultati elettorali dei giorni scorsi per certi versi lo confermano) un partito che è nato per il cambiamento della politica, per cambiare certi rapporti fra politica ed affari, per fare in modo che la politica sia veramente un servizio per risol­vere i problemi della collettività. Direi che questo è stato un ruolo che abbiamo svolto sia in Valle d'Aosta, sia a livello na­zionale. Molti si sono inseriti in questa vicenda, però credo che al PDS debba essere dato atto di aver posto per primo, con il cambiamento del nome e delle politiche, tale esigenza.

Sulle questioni specifiche, credo che si debba distinguere fra quella che è la "vicenda Rollandin" legata alla vicenda giudi­ziaria, nota alla costituzione della maggioranza (a quella del compattatore, tanto per capirsi), dalle vicende successive. Nel primo caso sono d'accordo con Dujany che non è necessario che i politici si sostituiscano ai giudici: viviamo in una fase in cui la commistione di potere è sotto gli occhi di tutti. Esiste la legge Scotti, esistono dei procedimenti legislativi chiari, si tratta di applicarli; dopodiché, si tratterà di vedere sulla base delle indi­cazioni del Ministero degli interni e del Consiglio dei Ministri, se il Consigliere Rollandin rientri o meno nel caso di sospensio­ne dal giudizio. Diversi sono i fatti che sono emersi ultimamen­te, in quanto questi si calano in una situazione decisamente nuova, mettono in luce reati di tipo diverso e dobbiamo indub­biamente su questo fare una valutazione. Ma fare una valuta­zione non significa fare, come fa la Lega, una confusione e una omologazione fra il Consiglio della Valle d'Aosta e il Parlamen­to italiano. Il Consiglio regionale della Valle d'Aosta non è un Consiglio regionale di inquisiti; è un Consiglio regionale che ha avuto una legittimazione popolare pochi giorni fa e i fatti che sono stati contestati non mettono in discussione la legittimità e la rappresentatività di questo Consiglio. Direi che il Consiglio deve essere legittimato ulteriormente a lavorare di più, e me­glio, in una situazione che è sicuramente difficile, ma in cui si deve aver chiarezza nel non confondere le responsabilità dei singoli rispetto a quelle che sono le responsabilità collettive di un partito o di un movimento. Viviamo un momento in cui le accuse nei confronti della Pubblica amministrazione e dei poli­tici sono ogni giorno sempre più pesanti e c'è il tentativo da parte di molti, per diversi e contrapposti interessi, a sollevare dei polveroni, per fare in modo che di fatto si getti un discredito sulle istituzioni. Ci deve essere uno scatto di orgoglio delle istituzioni, per sapere rispondere in modo concreto a quelle che sono le esigenze dei cittadini e per riuscire ad operare sempre di più e meglio.

Dico questo, perché a me preoccupano le posizioni che passano sotto le bandiere del nuovo e poi magari dietro a queste bandie­re si trovano i vecchi interessi, che sono i vecchi interessi di parte, per cui qualcuno può avere dei vantaggi da elezioni fatte in un determinato modo, con certi tipi di campagna elettorale. Noi da una cosa di questo genere rifuggiamo, anche se sappia­mo che esiste una situazione a livello nazionale che sicuramen­te non vede in posizioni penalizzate il nostro partito.

Il Consigliere Chiarello ci chiedeva di lasciare la maggioranza; non si capisce perché. Il problema non è dei partiti che debbano lasciare la maggioranza, o della maggioranza che debba in qualche modo cadere. Il problema è un altro.

Come ricordava già il Consigliere Florio, questa maggioranza non è stata coinvolta nei fatti contestati dalla magistratura. Questa maggioranza è nata con la consapevolezza che era ne­cessario cambiare un modo di operare e di lavorare all'interno della Valle d'Aosta, che era necessario un forte cambiamento sul piano politico. La conferma di detta maggioranza in questo momento, quindi, non è stata un atto di autorità, ma è stata un atto conseguente a questo tipo di scelta, cioè una scelta che punta sulla necessità, per rinvigorire il ruolo delle istituzioni oggi, di un deciso cambiamento.

Il cambiamento indubbiamente deve essere sì delle istituzioni, ma deve essere anche dei partiti; ha ragione chi dice che devo­no cambiare i metodi e, per certi versi, devono anche cambiare gli uomini, che in certi programmi e in certe indicazioni non si riconoscono. Però questo deve riguardare tutti, deve riguardare anche quei partiti che oggi sembrano nuovissimi, ma che vanno a ripercorrere vecchie strade che la storia ci ha già dimostrato non essere vincenti, quali quelle della costituzione di grandi apparati, o di una fiducia fideistica nel "culto del capo". Se questo è il nuovo che avanza, indubbiamente qualche preoccu­pazione rimane.

É necessario cambiare metodi, dicevo, è necessario accelerare sui programmi, perché noi potremmo fare tanti consigli su tali questioni, ma il problema di fondo è mettere in campo degli strumenti che impediscano, alla base, la degenerazione della vita politica, con cui si vada a cambiare un modo di operare politico-amministrativo che nella nostra Regione ha avuto degli effetti non positivi.

Se è vero questo, non servono elezioni; servono delle idee, ser­vono dei progetti, serve la volontà di cambiare. Una questione molto concreta, annunciata anche dall'intervento di Perrin: il problema del controllo avviene decentrando i poteri, e questo nel programma della maggioranza è un punto molto esplicito. Avvicinare i centri di potere ai cittadini significa costruire degli strumenti di controllo molto forti.

C'è poi un problema di funzionamento della macchina regio­nale; le vicende come quelle dei trasporti sono legate anche a questo, ad una macchina regionale che ha dei problemi di fun­zionamento, per cui bisogna agire anche su quel terreno.

Bisogna agire su un altro elemento, sul fatto cioè che la Regio­ne è fonte di gestione di enormi risorse economiche, quindi con grosse capacità di condizionamento sul tessuto economico regi­onale. Bisogna operare anche in questo caso e fare in modo che la Regione dia dei momenti di indirizzo e non di gestione.

E ancora c'è la riforma della legge elettorale. Io non ne ho di­scusso neanche all'interno del mio partito, per cui questa di­chiarazione è di carattere personale, ma una delle questioni che andranno riviste nella legge elettorale è indubbiamente quella di passare ad un sistema maggioritario con correzione propor­zionale, come ormai è indicato anche dai referendum che si so­no sostenuti a livello nazionale. Ma un interrogativo che ci si deve porre, alla luce delle ultime vicende, è se abbia ancora senso o meno mantenere il voto di preferenza, al di là del di­battito che si è fatto sulla preferenza unica. Non sono certo questi la sede e il momento per parlare di ciò, ma credo che una riflessione in tale senso vada fatta.

Mi pare però che di fronte a problemi di questa portata alcuni interventi si siano soffermati su una questione che, secondo me, non ha il valore che le è stato attribuito; mi riferisco all'ar­ticolo sulla "Stampa" che è uscito oggi, dove si diceva esserci una posizione del PDS, in cui si chiedono le dimissioni di Rol­landin e Lanivi. So che la questione delle dimissioni fa eccitare gli animi, ma il titolo che è comparso sulla "Stampa" non corri­sponde assolutamente al contenuto e allo spirito del documento che è stato espresso, e cercherò di spiegare da questo punto di vista cosa intende il PDS in quel comunicato.

Premesso che i titoli dei giornali non li fa il PDS, nel nostro do­cumento facevamo riferimento a due questioni. La prima, è le­gata alla presenza all'interno dell'opinione pubblica di una sensibilità, che sta diventando sempre più forte, che chiede che il politico sottoposto ad inchiesta si metta da parte. Questo è un dato che esiste nella opinione pubblica; ovviamente non può es­sere un dato coercitivo nei confronti di nessuno. Per quanto ci riguarda come partito, abbiamo adottato questo tipo di orien­tamento, e l'esempio - penso non sia il caso di citarlo - al Co­mune di Aosta lo conoscete tutti. Ma con altrettanta chiarezza diciamo che questo è un orientamento che riguarda il singolo movimento politico.

Marguerettaz parlava delle due legislature; credo che, al mo­mento, questo sia un orientamento del singolo movimento poli­tico, poi se altri intendono, perché condividono, adottare un comportamento analogo, va benissimo. Se invece detta condi­visione non c'è, si rimane nella posizione attuale.

Quanto abbiamo sollevato era questo: abbiamo evidenziato un comportamento che sosteniamo, ma la nostra posizione non ha alcun collegamento con una richiesta esplicita di dimissioni di Rollandin e di Lanivi, che in questa fase non abbiamo espressa. Apparteniamo ad una cultura a cui lo spettacolo in politica pia­ce poco e riteniamo che questa ossessiva richiesta di far cadere le teste non aiuti ad una chiarificazione politica.

Le responsa­bilità penali devono essere accertate dalla magistratura, noi dobbiamo fare delle valutazioni di carattere politico.

Credo quindi che sia necessario, pur in una situazione come questa, andare avanti, lavorare, per far sì che la politica di­venti veramente quella cosa che risponde agli interessi e ai bi­sogni dei cittadini, e quindi sia una cosa più nobile e, per certi versi, più innovativa rispetto a quella che abbiamo visto negli ultimi tempi. Ritengo che nella maggioranza attuale ci siano le risorse, le volontà e le intelligenze per andare in questa dire­zione.

A conclusione di questo intervento aggiungo che presenterò una risoluzione alla Presidenza, che poi verrà distribuita ai consiglieri.

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Lavoyer.

Lavoyer (ADP-PRI-Ind) - L'argomento oggi in discussione mi offre lo spunto per fare alcune considerazioni in merito all'argomento forte che viene propagandato anche in quest'aula, ma soprattutto fuori sugli organi di stampa e sui comunicati; argomento forte propagan­dato da alcune forze politiche, a volte in mezzo a tante con­traddizioni; argomento forte della rivoluzione italiana all'ita­liana, e cioè l'argomento moralistico, che è comprensibilmente l'argomento più immediato, più facilmente spendibile di fronte all'impietoso disvelamento giudiziario.

Per un intero anno, soprattutto in campo nazionale e non, dopo le elezioni del 5 aprile 1992, la scena è stata occupata pressoché per intero dal partito degli onesti nelle sue varie espressioni e diramazioni. E poiché il problema era posto in termini di onestà e disonestà, il messaggio implicito ed esplicito era che la priori­tà stava nel colpire i disonesti piuttosto che cambiare le regole del gioco, diminuendo così le occasioni di degenerazione all'in­terno delle istituzioni.

Chiedo a Ferraris dove era il PDS, paladino del nuovo, quando le forze politiche della Federazione autonomista hanno votato contro l'attuale legge per l'elezione del Consiglio regionale, pro­ponendo il sistema maggioritario. Il maggioritario avrebbe senz'altro contribuito ad evitare alcune storture, alcuni intral­lazzi, sia al momento delle elezioni sia al momento della for­mazione della maggioranza, e ci avrebbe comunque costretti a ragionare pensando al nuovo.

Il principale neo per alcune forze politiche, che vogliono - a me pare - essere in questo momento i primi della classe nella rivo­luzione in nome della onestà e della legalità, è forse quello della cattiva coscienza. Molti di coloro che in campo nazionale e regi­onale hanno brandito in questo ultimo periodo la bandiera della onestà, il più delle volte non avevano le carte in regola, perché hanno fatto parte del vecchio sistema e ne hanno condiviso le pratiche.

Quindi noi siamo contrari alla strumentalizzazione, alla politica gridata, ai comunicati stampa moralizzatori; ab­biamo infatti visto soprattutto anche in campo nazionale di­versi esponenti del partito degli onesti cadere sul campo, tra­fitti da provvedimenti giudiziari. Inoltre, quella stessa presun­ta innocenza della società civile, che tanto grida allo scandalo, è stata per anni e anni la non inconsapevole complice e in mol­tissimi casi beneficiaria diretta o indiretta di quelle pratiche di governo che ora tutti condanniamo.

Ho l'impressione che anche in questo caso dietro al palcoscenico su cui si recita a soggetto la rivoluzione moralista, si svolga come sempre la lotta per il potere. Argomentazioni moraliste contribuiscono alla distruzione del vecchio sistema, ma aiutano anche in controluce ad intravedere gli assetti del regime pros­simo venturo certamente diverso, ma non necessariamente migliore di quello che lo ha preceduto.

E poiché il moralismo nasce da fondamentali errori intellettuali, che lo condannano senza appello, la sua paradossale fine diventa facilmente spie­gabile: nato bacato, muore di una pessima morte.

La fine inevitabile di un moralista è di diventare l'utile stru­mento, consapevole o non che egli sia, di qualche gruppo nella competizione per il potere con altri gruppi. Come le armi, il de­naro o tante altre risorse di cui la politica si serve, anche le ar­gomentazioni morali sono infatti spesso un efficace strumento da utilizzare in combinazione con altri per sottomettere o bat­tere un avversario.

Il Gruppo della Federazione autonomista, nel dichiarare la piena fiducia nell'operato della magistratura, vuole ribadire con forza, in coerenza con le posizioni sostenute in passato, la propria posizione contraria alla strumentalizzazione persona­lizzata e alla gestione politica degli avvenimenti giudiziari. Vogliamo evitare documenti, provvedimenti dispersivi, talvolta escogitati a puro fine propagandistico, calando invece l'azione di governo e di elaborazione legislativa nel pieno dei problemi principali che si concentrano nelle riforme istituzionali e nel rilancio dell'economia valdostana, che oggi più che mai ha biso­gno di un'iniezione di fiducia e di sostegno.

Non vorremmo che anche in Valle d'Aosta avvenisse ciò che è accaduto in campo nazionale: Bossi e Occhetto pronti a gridare contro tutti e contro tutto, ad elogiare l'azione della magistra­tura finché colpiva gli avversari politici, per poi fare una in­versione a 360 gradi appena l'azione della magistratura si inte­ressava dei vari "Greganti" o del Senatore "lumbard".

Ai Verdi, che gridano che sinora non hanno avuto problemi, questo non è certo un merito loro; infatti governano solo da qualche mese, quindi aspettiamo ad esprimere giudizi più avanti.

Dal punto di vista del comportamento morale il nostro Gruppo è inattaccabile: per rispondere a Florio, la critica e l'autocritica l'abbiamo già fatta, non a parole, non con proclami, ma con comportamenti concreti, che da sempre e con coerenza abbiamo tenuto sin dai tempi delle dimissioni di Angelo Pollicini, per arrivare alle ultime elezioni regionali, nelle quali non abbiamo candidato nelle nostre liste importanti personaggi politici solo perché, in quel momento, oggetto di indagini da parte della magistratura.

In conclusione, il Gruppo della Federazione autonomista vuole guardare a questi ultimi avvenimenti con calma, serenità, san­gue freddo, distinguendo le responsabilità dei singoli con quelle delle forze politiche, evitando di generalizzare o di creare ulte­riore confusione in un momento di per sé già difficile e caotico.

A questo proposito vorrei ricordare sia alla Lega che al PDS che siamo in Valle d'Aosta 110mila abitanti, che al di là degli slo­gan e dei proclami ci conosciamo tutti, e quindi la gente sa di­stinguere chi è veramente portatore del nuovo e del rinnova­mento e chi tende solo a strumentalizzare senza proporre nulla di costruttivo.

In questo senso il nostro Gruppo vuole ribadire anche per tale vicenda una posizione garantista, che è sempre stata alla base della sua azione politica, sottolineando che cercheremo, anche in futuro, di basare il nostro comportamento sull'azione concre­ta, sui programmi, sui problemi da affrontare e risolvere, fra i quali: una nuova legge per l'elezione del Consiglio regionale in senso maggioritario, con elezione diretta del Presidente e dell'Esecutivo, con la netta separazione fra Legislativo e Giunta regionale; una legge di riforma degli enti locali alla luce delle nuove competenze della Regione; una moderna legge fi­nanziaria che rilanci l'economia e rivaluti i servizi pubblici.

Lasceremo ad altri la battaglia politica basata su slogan e pro­clami, che altro non sono che scatole vuote che possono al limite nascondere interessi di partito e non certamente preoccupa­zione per i problemi della gente.

Visto che da notizie di stampa viene ricordato che il PDS ha corretto i toni dopo aver celebrato l'affermazione nelle ultime elezioni amministrative, voglio in conclusione fare alcune con­siderazioni sul risultato elettorale di domenica scorsa.

Secondo il nostro Gruppo non è il Centro che esce sconfitto da queste elezioni; il crollo riguarda quei partiti che hanno gover­nato per 50 anni l'Italia e non hanno capito che era giunto il momento di rigenerarsi per proporsi all'elettorato, non solo con facce e nomi nuovi, ma soprattutto con un programma forte e credibile.

Il quadro quindi è tutt'altro che definito. Infatti, oltre al voto di protesta, Lega e missini, il PDS vive di rendita non per la ca­pacità propositiva ma per il gioco delle alleanze, anche se rite­niamo che il PDS abbia contribuito, seppure in minor misura, a far sopravvivere questo sistema.

Quindi penso che anche in campo nazionale dovrà nascere una terza forza moderata, e a livello regionale la Federazione autonomista, aprendo la fase costituente, ha già da tempo intrapreso la strada del rinnova­mento nel senso di proporre in questa fase di cambiamento una valida alternativa al voto di protesta contro il vecchio sistema.

Vogliamo sottolineare che la semplificazione del quadro politi­co, che appare in questo momento nazionale Destra e Sinistra, non è possibile in Valle d'Aosta, dove da sempre esistono le for­ze autonomiste. Quindi in Valle d'Aosta la Federazione auto­nomista intende superare detti schematismi, Destra e Sinistra, e da tempo sta operando per costruire un polo autonomista, fe­deralista e progressista, costruire insomma una forza riformi­sta ma moderna. In questo momento particolarmente difficile la maggioranza degli elettori valdostani non si riconosce nella protesta di Destra o nella demagogia della Sinistra, ma vuole sostenere candidati che credono nel libero mercato, nell'im­presa privata, nella tolleranza, nella correttezza, nel buon sen­so e nei valori che i nostri padri ci hanno tramandato e che in questi ultimi anni sono stati offuscati da un "rampantismo" ec­cessivo.

Quindi via gli schemi e le parole come Centro, Destra, Sinistra, tutte terminologie del vecchio sistema che fanno solo pensare a scatole vuote. In questo senso la Federazione autonomista, continuando sulla strada delle aggregazioni, ha già da tempo indirizzato la sua azione politica cercando di affrontare i pro­blemi concreti della gente dando agli stessi delle soluzioni.

Presidente - Ha chiesto la parola l'Assessore alla pubblica istruzione, Lou­vin.

Louvin (UV) - Si j'ai regagné mon siège de Conseiller c'est pour exprimer plus librement mon propre point de vue en tant que Conseiller et en tant que Unioniste, sur cet argument et dans le contexte de ce débat.

C'est un débat dans lequel la sensibilité individuelle et la sensibilité des groupes politiques doivent émerger entièrement, clairement, au delà de l'appartenance à la majorité ou à l'opposition. Il s'agit de se parler clair, d'être sincères parce que nous avons sur nous les yeux de la collectivité valdôtaine, dont nous devons être aujourd'hui l'expression authentique et dont nous devons être la conscience vivante.

J'ai beaucoup apprécié l'intervention de mon chef de Groupe, qui a résumé de façon lucide, claire, très réfléchie et d'une façon non dépourvue de sentiment, ceux qui sont les points de vue et les opinions des Unionistes dans cette salle et en dehors de ce Conseil.

Mais d'autres interventions ont suscité en moi une profonde irritation et il me paraît juste de l'exprimer maintenant.

Je voudrais d'abord rétorquer à cette logique, que je crois dangereuse pour nos institutions, qui est la logique du syllogisme exprimé par M. Tibaldi. Quand j'étais au lycée on m'enseignait que le syllogisme était une formule correcte de pensée mais qu'il portait facilement à l'erreur: A égal B, B égal C, donc A égal C.

M. Rollandin serait responsable de corruption électorale, M. Rollandin est unioniste, donc l'Union Valdôtaine est responsable de ces faits.

Pour mieux mettre en évidence combien elle est fausse cette logique, on peut bien la transférer à d'autres cas. M. Perron a une veste rouge, M. Perron est unioniste, tous les unionistes ont la veste rouge. Voilà donc qu'il est facile de comprendre combien elle peut être dangereuse cette logique et cette façon erronée de penser.

Erronée parce que les faits ne sont pas prouvés, huit jours suffisent pour quelques-uns pour prononcer des jugements définitifs et irrévocables; je n'ai pas, personnellement, autant de certitude. Erronée aussi par les généralisations que d'autres ont voulu faire, en indiquant d'un cas un système.

C'est une logique négative, que je rejette non seulement pour les conséquences qu'elle a en ce moment pour tel ou tel autre mouvement présent dans ce Conseil, mais aussi parce qu'elle rend moins à moins les gens capables de faire les distinctions, de voir clair, en identifiant des responsabilités ou en généralisant ces mêmes responsabilités.

Certes, nous ne sommes pas aveugles, nous ne nous cachons pas qu'une grave difficulté et une grave dégénération aussi dans l'ensemble touchent tout ce pays et atteint sur le plan, d'abord je dirais administratif et, ensuite, sur le plan politique, aussi notre Région.

La crise est liée à une crise de valeurs, mais elle est aussi due à une croissance tumultueuse de cette Région, qui n'a pas toujours trouvé les structures administratives et de gouvernement prêtes à bien répondre aux exigences de changement.

Mais ce malaise profond a d'autres racines, la forte pression, la contiguïté des intérêts directs personnels sur les décideurs de la politique, une pression inévitable et par rapport à laquelle nous devons équiper notre système politique, nos institutions de façon à les rendre plus imperméables.

D'autres ont évoqué le projet de réforme; s'il y a eu un moment dans lequel nous avons eu besoin d'y mettre main, c'est maintenant, pour commencer à construire un système politique différent, qui nous mette à l'abri, même s'il n'est pas suffisant en soi-même, de ce danger.

Il n'est pas suffisant parce que beaucoup dépend du comportement individuel; je crois personnellement très peu aux résolutions, aux déclarations de principe qu'on énoncera même cette fois pour répondre à un certain protocole et à certaines procédures, tandis que beaucoup dépend de notre action quotidienne et de notre engagement.

J'ai apprécié le ton équilibré de certaines interventions, même venant de l'opposition; un ton sérieux, équilibré, constructif, qui ne doit pas passer sous silence.

En tant que Unioniste je dis quand même à d'autres que la fortune de notre Mouvement n'est dans la richesse économique de la Région pendant ces dix années: cela est faux historiquement mais c'est aussi faux parce que les gens se reconnaissent dans ce Mouvement pour les idées et pour les attitudes qu'il a exprimées. Et si quelque chose devra être condamné, il le sera et l'Union Valdôtaine saura faire, comme elle a fait, sa part.

Et encore une fois permettez-moi de vous redire que certaines affirmations ne peuvent être accueillies: qu'il y ait eu - comme quelqu'un le voudrait - une méthode construite sur la pollution des voix, sur une violence économique, sur une coarctation de la liberté, je ne suis pas d'accord, ce n'est pas dans ce cadre que j'ai vécu moi, et j'espère vous autres tous, la campagne électorale. Je le rejette parce que je le crois profondément injuste et je crois que cela doit être dit.

Et d'ailleurs, sous les yeux de tout le monde, que quand certaines accusations s'adressent aux forces politiques aujourd'hui chante le plus fort, les réactions ne sont pas toujours aussi mesurées qu'elles le sont dans cette salle. Quand on est touché par la magistrature, certaines affirmations sur le genre "una pallottola costa solo 300 lire" or "raddrizzeremo la schiena a certi giudici", ne font pas honneur à ceux qui les prononcent, mais cette attitude doit être loin de notre façon de raisonner et de nous rapporter au problème. Cette logique de démolition je ne la partage pas, nous ne la partageons pas, elle rend un mauvais service à la communauté valdôtaine, en jetant de la boue sur les institutions, en insinuant des doutes pour délégitimer nos institutions.

Une dernière chose je veux la dire en toute tranquillité et je pense que d'autres collègues qui siègent au rang du Gouvernement avec moi la partagent. Il faut du courage pour être là aujourd'hui; il faut aussi du courage pour rester à sa place, quand pour la moindre des choses une lettre est adressée au Palais de Justice et peut-être par information, quand on est gentil et aimable, aussi aux administrateurs. Il y a un climat très lourd qui pèse sur nous et je pense que la part que nous devons faire en ce moment est celle d'être sérieux, honnêtes et surtout de défendre ces institutions et non pas de les démolir.

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Collé.

Collé (DC) - Il segretario politico della DC ha già ampiamente fatto presen­te in quest'aula qual è il nostro pensiero su tutta la vicenda. Tuttavia, visti alcuni interventi, ed in modo particolare quello del Consigliere Ferraris, mi sento in obbligo di dire alcune cose e fare alcune considerazioni.

É venuto in quest'aula dicendo che il partito del cambiamento, quindi del nuovo, è il suo, tuttavia se il nuovo è questo ho alcu­ne perplessità. Mi spiego.

Nello scorso Consiglio si è parlato della questione Rollandin le­gata al compattatore, il Consigliere Ferraris affermava che i consiglieri su questa cosa non si dovevano esprimere e che per quanto riguardava la sua forza tutto era a posto, tutto era in regola. Dopo di che si passa oggi a discutere di nuovi fatti, dove non vi sono ancora delle condanne, c'è una indagine in corso, e su questi nuovi fatti, che lui chiama di tipo diverso, dobbiamo dare una valutazione.

All'interno del PDS credo che non ci sarebbe stata una minima discussione, senonché 10 rappresentanti di questa forza hanno chiesto di poter riunire il loro organo esecutivo; all'interno di quest'organo esecutivo viene fatto un comunicato stampa che tutti noi abbiamo letto in un determinato modo, e oggi il Con­sigliere Ferraris viene qui a darci una interpretazione sua, del suo partito, o dei consiglieri che qui lo rappresentano, di questo comunicato.

Allora ci chiediamo qual è il PDS: se è quello che è rappresen­tato in quest'aula, se è la base fuori, se la testa è qui e la base è fuori negli organi di tale partito. Credo che qui, oltre a noi cons­iglieri, i cittadini valdostani abbiano diritto alla chiarezza, e la chiarezza sta nel pensiero preciso di ogni forza politica, perché non si può dare alla stampa determinate notizie, venire in Consiglio regionale, darne altre, o perlomeno dire che l'inter­pretazione viene fatta in questo modo. E' un comportamento scorretto.

Ecco qui il cambiamento e il nuovo, che non sta nelle grosse frasi che vengono dette, che non sta certamente nella vittoria elettorale che il PDS ha riportato domenica insieme ad altre quattro o cinque forze, là dove ha vinto; però fare questo tipo di discorso qui, in questo momento, mi sembra completa­mente fuori strada.

Se il cambiamento sta all'insegna della contraddizione come qui - e da parecchio tempo si sta verificando - credo proprio che non tutti qua la pensiamo allo stesso modo sul cambiamento. Sarebbe bene che ognuno di noi si facesse un piccolo esame di coscienza, per andare poi a discutere politicamente su quello che può essere il nuovo. Ben vengano le proposte fatte di rive­dere in quest'aula quelle che sono le grosse problematiche che vanno incontro a questo problema; parlo della legge elettorale, in primo luogo, che dobbiamo avere il coraggio di affrontare al più presto, per chiarire bene le posizioni.

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Linty.

Linty (LN) - Per alcune precisazioni. La prima è che il collega Tibaldi non ha assolutamente paragonato il Consiglio regionale della Valle d'Aosta al Parlamento italiano, non ha usato tale espressione.

Si è sentita molto in quest'aula oggi la parola cambiamento, si è sentita soprattutto dai banchi della Sinistra; se cambiare, se portare il nuovo vuol dire sostituire con una quercia una falce e martello, o chiamarsi Autonomia socialista o Verso le alleanze del progresso al posto di Partito socialista italiano, non è suffi­ciente. Credo che il rinnovamento e il cambiamento lo si deb­bano dimostrare con i fatti.

La Lega Nord non si è innalzata, lungi da noi il desiderio di volerlo fare, a giudice; condivido quanto è stato detto dal Con­sigliere Perrin e vi posso garantire che da parte nostra c'è il massimo rispetto delle persone cadute nelle mani della magi­stratura, quindi non vogliamo far cadere proprio nessuna testa. Noi partiamo da una situazione che sta vivendo oggi la Valle d'Aosta e mi pare che nella risoluzione non si chieda neppure lo scioglimento del Consiglio, anche perché non spetta a noi sciogliere il Consiglio: si parla di presupposti per l'eventuale scioglimento; che decidano gli organi preposti. Non siamo noi, qua, a dire che il Consiglio deve essere sciolto.

Certo, l'articolo del Codice penale che parla di scambio elettora­le politico mafioso deve far riflettere, anche se non siamo di fronte ad una sentenza definitiva.

Avrei qualcosa da dire per quanto riguarda il garantismo che è stato prima citato, perché mentre l'Union Valdôtaine ha predi­sposto la sospensione di Rollandin e di Barocco per una inchie­sta che è iniziata, la stessa Union Valdôtaine di fronte ad una sentenza di condanna è rimasta immobile: qui c'è una con­traddizione, perché, se è vero che non sono condannati mi sta bene, ma, allora, il trattamento doveva essere al limite al rove­scio, per cui di fronte ad una condanna doveva scattare la so­spensione e non su una inchiesta che è partita.

Sono rimasto un po' spaesato a sentire le stesse persone che hanno portato in quest'aula una legge elettorale pochi mesi fa, oggi battersi e portarla avanti sempre come argomento priori­tario per cambiarla.

Mi ha fatto piacere l'intervento di Perrin, quando dice che il popolo valdostano si è visto portare via quei valori che gli ap­partenevano dalla società di oggi, che predilige il denaro e il potere.

Credo proprio che, per ricostruire quei valori perduti, il Consiglio regionale debba dare l'esempio. Se la moralità e la correttezza sono state portate via al popolo valdostano dal pote­re e dal denaro, ci troviamo di fronte ad una situazione in cui non possiamo rimanere immobili.

Se poi qualcuno aveva dubbi, ce li siamo tolti oggi perché ab­biamo scoperto in quale forza politica risiede la perfezione ter­rena. La perfezione politica oggi sappiamo in che banchi è se­duta in Consiglio regionale, i moralisti dei moralisti, demagogia pura.

Per quanto riguarda l'ultimo intervento, siamo d'accordo sul fatto che non sia da identificare il comportamento dei due in­quisiti in tutto il Movimento dell'Union Valdôtaine, ma Tibaldi non parlava di responsabilità, ha detto "avrebbe fatto comodo", che è diverso. Su questo penso che indirettamente, per una semplice questione di numeri e di distribuzione di voti, il van­taggio avrebbe - è tutto da provare, sono d'accordo - potuto trarlo anche l'Union Valdôtaine.

Poi se alcune espressioni cruente di Bossi non fanno onore, fa­ranno onore le dimissioni del parlamentare Leoni, unico par­lamentare che qualcuno in questa sede non ha avuto il coraggio di presentare neppure dopo una condanna; ricordiamo che Leoni condanne non ne ha e si è dimesso.

Se stiamo ad analizzare tutti gli aspetti dell'espressione di una forza politica, certamente ci troviamo sempre di fronte ad un dualismo; ma credo che questo succeda un po' in tutte le forze politiche.

Per abitudine cerco di prendere tutto ciò che di buono possono insegnarmi, quindi ho ammirato il comportamento di Leoni, che ha disobbedito a Bossi e si è dimesso, nonostante non aves­se ancora una condanna definitiva.

Vorrei ribadire che la risoluzione presentata non è così eclatan­te e soprattutto non ci serve per fare propaganda elettorale; in questo momento credo che non ne abbiamo bisogno, è una questione semplicemente di correttezza, un segnale che esce dal palazzo regionale ed arriva ai cittadini valdostani.

Presidente - Ha chiesto di parlare il Consigliere Bavastro.

Bavastro (LN) - Per completare quello che ha detto Linty con alcune considera­zioni e puntualizzazioni.

Questa mattina, in aula, si è parlato molto di garantismo; il ga­rantismo è una cosa in cui credo assolutamente: questo, in una società civile e moderna, è un assioma intoccabile.

Ma cerchia­mo di non farne un paravento dietro cui nascondersi, perché il garantismo è sacrosanto nel mondo giudiziario, ma un organo politico come il Consiglio regionale deve rendere conto all'opi­nione pubblica che, tutto sommato, garantista lo è fino ad un certo punto, nel senso che per trarre delle conclusioni la stessa non aspetta sempre la sentenza della Cassazione.

Dobbiamo stare molto attenti; visto che l'opinione pubblica si aspetta una risposta da noi, non possiamo trincerarci dietro il garantismo e dire che daremo una risposta quando la Cassa­zione avrà deciso sulle responsabilità. Tanto più che, anche quando abbiamo delle sentenze di secondo grado, a quanto pare non succede niente.

Quindi sul garantismo invito ad un minimo di realismo: salva­guardiamolo, sì, questo garantismo, però diamo anche delle ri­sposte, perché la gente vuole delle risposte subito.

Si è poi detto, ed anche qui sono parzialmente d'accordo, che non è corretto attribuire ad un movimento le responsabilità di un singolo. Ma, anche qui, vanno fatte delle considerazioni, già svolte da Florio: quando si parla di un singolo, non si parla di un singolo qualunque, si parla di una persona che ha contato enormemente e nel Consiglio e nella Giunta regionale, ma so­prattutto ha contato e conta, o perlomeno contava fino a mar­tedì, enormemente nel Movimento dell'UV.

Il Consigliere Perrin ha rivendicato con fierezza la diversità dell'Union Valdôtaine; questa rivendicazione di diversità, che non è solo dell'Union Valdôtaine ma che in altri tempi è stata anche di altre forze politiche, non porta tanto bene, perché la gente si è poi accorta che anche tali forze politiche non erano tanto diverse.

Tuttavia l'Union Valdôtaine rimane sempre per noi un punto di riferimento importante per le affinità evidenti che ci legano, e personalmente ho creduto in altri tempi a questa diversità. Quindi dette vicende mi rattristano in quanto dimostrano che le nostre analisi erano purtroppo esatte. Forse queste analisi sono alla base della nostra presenza qui come Gruppo consilia­re, proprio perché siamo partiti dalla convinzione che nell'UV, sotto l'egemonia di Rollandin, ci fosse stata una degenerazione: i fatti lo hanno dimostrato. Non voglio responsabilizzare l'in­tero Movimento, nel quale credo ci sia una infinità di gente (anche in questa sala) in perfetta buona fede ed animata da ot­time intenzioni che potrebbero essere condivisibilissime da me e da chi la pensa come me. Invitiamo quindi questo Movimento, a noi idealmente abbastanza vicino, a fare una profonda riflessione, a far emergere quelle forze buone che indubbiamente ci sono alla base ed anche in una parte della dirigenza, quindi lo invito a dare dei segnali forti che dimostrino un'inversione di rotta di 180 gradi.

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Ferraris.

Ferraris (GV-PDS-SV) - Sono sorpreso dell'attenzione che è stata rivolta al PDS oggi. Noi non intendiamo proporre una visione integralista del cam­biamento, per cui solo la nostra forza politica è in grado di fare ciò. Non vorrei neanche però che tutto questo nervosismo fosse la conseguenza di un risultato elettorale che ha riguardato il Paese e che ha premiato alcune forze ed altre no.

Per quanto riguarda la questione dell'interpretazione del do­cumento dell'assemblea regionale del PDS, direi di non fare ulteriori polemiche, anche perché vi chiederei una cosa: visto che per un particolare accidente del destino sono contempora­neamente capogruppo e segretario del partito, penso che dob­biate considerare come buona l'interpretazione autentica che ho fornito di quella cosa lì.

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Chiarello.

Chiarello (RC) - Anch'io voglio farla breve, perché rischiamo di stancare la gente e di fare una somma di buoni principi che va a coprirci tutti.

Sono state dette diverse cose e qualche precisazione mi piace­rebbe farla. Si è detto che ci sarebbero delle forze che approfit­tano di questi momenti; secondo me, ci sono delle forze che hanno sempre parlato in una certa maniera e ci sono delle forze che si sono sempre nascoste dietro il dito.

Occorre ridare valore alla popolazione, diceva Perrin; mi chiedo chi ha portato a perdere i valori che aveva questa popolazione valdostana: avranno contribuito Andrione, Rollandin, Bondaz, Lanivi?

Mi fa piacere che Perrin abbia rimarcato la frase di Chanoux; forse è stato per questo che certi nostri amministratori hanno lavorato in tale maniera: portare la popolazione in basso in modo che poi possa guardare in alto. Non penso che sia per questo.

Qualcuno ha usato la parola "schizofrenia"; penso che questa schizofrenia sia data da noi stessi, che sentivamo lontane dalla nostra Regione queste possibilità di malgoverno e di corruzione, e allora diventiamo schizofrenici. Mi viene da dire una cosa: che al momento della rivoluzione francese gli accattoni di Pa­rigi erano schizofrenici perché non sapevano più come avrebbe­ro potuto vivere. Ci sono dei momenti in cui la popolazione si chiede: come sarà il nuovo, come potremo cambiare se siamo andati avanti fino adesso così? Forse un po' di schizofrenia ri­conosco che ci sia, ma è un modo per cercare il nuovo, per cer­care qualcosa di diverso.

Vorrei aggiungere un'altra considerazione, anche perché forse siamo gli unici qui per il sistema proporzionale; questo esempio di "acquisto di voti" (se verrà provato dalla magistratura) nel sistema maggioritario garantirebbe il posto a chi acquista i voti e non ci sarebbe spazio per altra gente. Cioè, non andiamo a confondere questa situazione, che è una situazione di corruzio­ne e di disonestà, con il sistema politico; penso, a differenza della Lega, che qui si possa ancora governare. Quello che chie­devo al PDS non era di uscire dalla maggioranza, era di chiede­re all'UV, partito di maggioranza, di essere chiaro, di fare star fuori da questo Consiglio quelli che sono già stati condannati e sospendere (almeno fino al giudizio) chi è indagato. Non mi permetterei mai di chiedere al PDS di uscire dalla maggioran­za, però volevo una prova di coerenza delle forze di Sinistra.

In merito alle elezioni nazionali, là dove il PDS ha dimostrato coerenza, unendosi ad altre forze su certi obiettivi, la Sinistra ha aumentato i voti, ed è lì che si dimostra la coerenza.

Mi piacerebbe non discutere più di tali cose in questo Consiglio, perché effettivamente la Valle d'Aosta ha bisogno che il Con­siglio funzioni per legiferare; speriamo che con tutte le enun­ciazioni di nuovo modo di governare e con tutti i principi espressi oggi, non torniamo fra due o tre anni a ridiscutere al­tre cose e altre persone.

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Parisi.

Parisi (VAP) - Volevo dire al Consigliere Linty che il cambiamento non è nel cambio del nome, ma è - come dicevo nel mio intervento - nei modi di comportarsi e nei modi di agire. Non credo che basti uno slogan che dice "io sono puro, io sono casto" per dimostrare che effettivamente uno lo è. Questo lo si può verificare, e deve essere accertato, in tanti anni di attività, in tante battaglie che uno ha fatto. Quindi non è una cosa che si può scoprire da oggi a domani. Non voglio dire sono questo o sono quell'altro; però una cosa potrebbe essere fatta per tutti, ad esempio andare a fare gli accertamenti patrimoniali per verificare chi, attraverso la politica, ha fatto degli accaparramenti o ha enormemente aumentato il proprio patrimonio. Questo credo che possa essere un elemento significativo per tutti; una volta partiti da zero poi, nell'arco degli anni di tutta una azione politica, chiunque dovrebbe dimostrare come ha realizzato certe fortune.

Credo sia uno degli elementi che possa essere significativo per tutti. Il mio discorso di cambiamento, quindi, non è nel fatto che ho voluto cambiare nome, perché rimango sempre socialista. Gli ideali del socialismo non si possono distruggere attraverso le etichette o attraverso il camuffamento o il trasformismo. Ri­mango sempre un socialista, sono un socialista senza tessere e credo nel socialismo. Comunque ho condannato un modo di fare del socialismo che ha dato la possibilità a molti personaggi di fare solo delle arrampicate sociali e solo dell'arrivismo. Non so­no per quel tipo di politica, ed è questa una motivazione che mi ha portato a non prendere più la tessera del Partito socialista.

Un altro aspetto importante, anche se qualcuno non è d'accordo su questo, è che bisogna andare verso l'aggregazione delle for­ze. Fino adesso la degenerazione politica è stata causata pro­prio dalla grande frammentarietà delle forze politiche, dal fatto che ognuno ha cercato in questi anni di coltivarsi il piccolo orti­cello, mettendo in campo quello che era il proprio interesse per­sonale e tralasciando quelli che erano gli interessi della collet­tività intera. Se non si ha la volontà e la forza di cambiare questo modo di essere, sicuramente ci saranno ancora degli in­quisiti, ci saranno ancora dei personaggi che si troveranno a dover rispondere del proprio operato nei confronti della magi­stratura.

Volevo far rilevare un aspetto che è emerso in questo Consiglio. Non credo che si possa dire, attraverso gli slogan, che si è mo­ralisti e che quella parte invece è la parte marcia, e poi andare a braccetto con chi si accusa. Non si può giustificare la colloca­zione politica da una parte, muovendo delle accuse, e dall'altra, però, giustificando la collocazione politica sulla base di quelli che sono programmi o progetti politici che si vogliono portare avanti. O ci si crede nelle forze con le quali si è intrapreso un cammino, per cui si va avanti non soltanto sull'azione politica che si intende portare avanti, ma anche su tutto quello che rappresenta quella forza politica; oppure bisogna avere il co­raggio di dire che non si può portare avanti un discorso politico, definendo esattamente le caratteristiche di quella tale forza politica.

Mi sembra che sia emersa tale posizione in questo Consiglio: o si è d'accordo che si possa andare a braccetto con determinate forze politiche, e allora bisogna dirlo in termini chiari; oppure bisogna avere il coraggio politico di dire che con quelle forze politiche non si intende intraprendere nessun cammino.

Volevo chiarire questo, perché mi dà fastidio sentir fare dei bi­zantinismi per giustificare le collocazioni politiche di ognuno. Se uno crede in quello che fa, deve avere il coraggio politico e portarlo coerentemente fino in fondo, senza cercare di arrampi­carsi sui vetri per giustificare la propria posizione politica.

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Perrin Giuseppe Cesare.

Perrin G.C. (UV) - Contrairement à ce que M. Chiarello a affirmé, je devrais être très long, parce qu'il y aurait plusieurs réponses à donner aux interventions qui ont été faites.

Je me limiterais, cependant, à deux seules, qui d'ailleurs s'approchent, en partant justement de ce que M. Chiarello a dit.

Il dit: j'ai apprécie le fait d'avoir mis l'accent sur les valeurs, mais est-ce que cette perte de valeurs correspond à l'action des anciens présidents, est-ce que cela ne dépend de leur action? Je suis convaincu que non, peut-être ces présidents sont victimes d'une société qui a porté à cela, et cette perte de valeurs n'est pas quelque chose qui est née à l'intérieur mais qui nous vient de l'extérieur.

J'ai lu une étude médicale et psychologique concernant la minorité alsacienne, où clairement on démontrait que certaines tendances de modification du caractère dérivaient du fait d'être minoritaires et d'être opprimés dans sa propre patrie. Je crois que si nous avions eu une parfaite autonomie, probablement nous aurions pu éviter certaines erreurs, parce que nous aurions eu la force de réagir à certaines impositions.

Ceci rejoint aussi ce que M. Florio a dit, en affirmant que la fortune de l'Union Valdôtaine a dépendu uniquement de la répartition financière.

J'admets que les forces politiques de la majorité doivent être unies sur les problèmes à affronter, parce que nous avons établi un programme commun de travail, j'admets que, par contre, sur d'autres choses on puisse avoir une opinion différente; mais je dois quand même réfuter l'affirmation de M. Florio. La loi de la répartition financière est de 1981, les fortunes de l'Union Valdôtaines ont commencé bien avant; l'Union Valdôtaine a subi de fortes pertes depuis les années '60, parce que, malheureusement, elle était divisée, et nous sommes descendus en 1973 à 4 conseillers. Si depuis 1973 nous avons récupéré aussi au point de vue électoral, c'est parce qu'un groupe unioniste a su, à ce moment là, essayer de dépasser les petites choses qui divisaient les anciens Unionistes pour reconstruire un Mouvement et pour lui redonner un idéal.

C'est à travers cette action de réunification du Mouvement que nous avons bâti notre fortune, tant il est vrai que la première avancée de l'UV s'est vérifiée avant la répartition financière, en 1978, après le congrès de réunification. La fortune de l'UV a été bâtie sur l'action qu'au cours des années '70, début des années '80, l'UV a fait au point de vue de l'idéal, à travers toute une série d'actions qui ont essayé de donner conscience aux Valdôtains, pour savoir ce qui signifie être Valdôtains, et en redonnant une doctrine au Mouvement même. Donc, nous avons construit sur une tension idéale, non sur des apports d'autre type.

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Squarzino Secondina.

Squarzino (VA) - Penso che se continuiamo a discutere qui, invece di trovare degli elementi che uniscono, troviamo degli elementi che divi­dono ulteriormente.

Comunque l'intervento di Perrin mi costringe ad intervenire, e riprenderei lo stesso strumento usato dal Consigliere Louvin, per dire che facciamo un sillogismo inaccettabile. Non si può di­re che le minoranze sono di per sé buone, hanno di per sé dei valori; che i disvalori vengono dall'esterno, che sono il frutto di un'oppressione dall'esterno, e che se ci fosse stata un'autono­mia perfetta certi disvalori non si sarebbero verificati. Questo, storicamente, ma anche politicamente e democraticamente, non ha senso; questo veramente mette qualcuno su un piedistallo e tutti gli altri dall'altra parte.

Rifiuto tale ragionamento; però, il fatto di rifiutare un ragio­namento diverso di un'altra forza politica non significa che non si possa collaborare. A me sembra che qui vadano distinte due cose, essenzialmente; una cosa sono le convinzioni, le prese d'atto, i valori di ogni forza politica, una cosa è invece il pro­gramma su cui alcune forze hanno trovato un accordo. Credo che questo programma, che è nato come desiderio di rispondere ad una volontà di cambiamento, porti in sé alcune cose forti che vanno realizzate. Già stamani alcune sono state indicate e sono d'accordo che se si riesce ad incidere sugli strumenti che siamo qui chiamati a realizzare, possiamo creare le condizioni perché un certo clima e certe situazioni vengano cambiate. Credo an­che che si debba essere tutti consapevoli che le vicende che hanno coinvolto alcuni nostri colleghi, possono coinvolgere an­che noi se non siamo in grado di cambiare questo sistema in cui noi siamo dentro, ma di cui rischiamo di essere vittime, se non ci mettiamo con determinazione a cambiare le cose.

Da questa vicenda deve nascere nella maggioranza una volontà ferma di individuare gli obiettivi che già nel programma sono stati indicati, e quelli da portare avanti con determinazione. Questo però non implica che ci possa essere un contrasto, un contraddittorio su posizioni e su modi di intendere il mondo, la politica e i valori.

Presidente - Dichiaro chiusa la discussione generale. Ha chiesto la parola il Presidente della Giunta, Viérin Dino.

Viérin D. (UV) - Nous vivons sans doute une période difficile, une période qui peut être qualifiée en même temps de transition vers quelque chose de nouveau, que nous recherchons mais que nous n'avons pas encore tout à fait défini; une période difficile, en raison des problèmes graves d'ordre économique, social, institutionnel, que nous sommes en train de vivre, auxquels s'ajoutent des événements d'ordre judiciaire, qui ne contribuent certainement pas à amoindrir la difficulté de cette période.

Nous devons l'affronter avec la volonté de continuer dans une certaine perspective, avec la ferme détermination de réaffirmer la validité des valeurs et des principes. Ce sont ces valeurs et ces principes qui peuvent nous fournir un point d'arrivée pour essayer de sortir de cette période et pour essayer de donner à nouveau des sollicitations positives à notre communauté.

Il faut à cet effet considérer que les valeurs et les principes ont une validité absolue et que pour les réaliser il faut disposer d'instruments. Jusqu'à présent dans le domaine politique ces instruments ont été représentés par les formations politiques; elles aussi sont mises en discussion. De toute façon il y a toujours cette distinction ou, de plus en plus, il sera nécessaire de réaffirmer cette distinction entre les valeurs, les principes et les instruments, ou les personnes, qui sont appelées à appliquer ces mêmes valeurs et ces mêmes principes.

Il faut donc séparer les responsabilités personnelles de l'action de la responsabilité des forces politiques et des institutions, et pour faire cela, tout d'abord, ce sont, en premier lieu, les différentes forces politiques qui doivent en leur sein adopter des règles qui puissent permettre cette séparation. De même, on doit le faire pour ce qui est des institutions et des assemblées électives. Je crois que cette séparation nous permettra de plus en plus de séparer également les jugements que nous portons sur les personnes, sur la nécessité en tout cas de respecter la personne humaine, quant aux jugements et aux appréciations que nous donnons sur le plan politique sur leur comportement.

Il s'agit donc d'exprimer au sein de cette assemblée, pour ce qui est de la situation à laquelle nous sommes confrontés, un jugement politique serein, qui puisse nous donner des points de repère, qui puisse également nous indiquer un chemin à parcourir.

Nous ne pouvons pas mettre sur le même plan jugement politique et jugement de la magistrature; le principe qu'il ne doit pas y avoir de condamnations sans un jugement est un principe qui garde sa validité; comme si nous voulons effectivement atteindre ce renouveau que nous recherchons, nous devons dans la limite du possible éviter une utilisation tout simplement partitique de certains événements, ou éviter de simplifier certaines situations ou certains jugements.

Les forces politiques sauront le faire dans le respect également du principe de la parité et de la dignité; s'il y a le maximum de disponibilité à se confronter sur ces différents thèmes, à tout prix il faut éviter de tomber dans une logique d'imposition ou dans la prétention de fournir ou de donner toujours des leçons à d'autres. S'il y a cette disponibilité, on peut arriver au sens de la responsabilité, parce qu'au fond c'est à cette responsabilité que nous sommes tous appelés, car en même temps les problèmes de la communauté sont là et ils attendent de la part de ce Conseil régional une réponse.

Et c'est au nom de ce sens de responsabilité que la proposition ou l'intention de solliciter la dissolution du Conseil régional doit être interprétée: c'est une proposition qui peut également signifier une fuite face à ces responsabilités. Je veux le réaffirmer: parfois il est beaucoup plus difficile d'assumer, surtout dans des conditions spécifiques, ces responsabilités que non pas de renoncer face aux difficultés.

Et également je crois qu'il ne faut pas confondre les fonctions et les rôles; il ne faut pas confondre celle qui est une assemblée politique avec les fonctions d'un préfet. Ici, au Val d'Aoste, le Président du Gouvernement remplit également les fonctions de préfet, mais je crois que, du point de vue politique, nous devons toujours séparer les deux choses, parce que si le préfet doit faire certains actes, il doit les faire en tant que préfet, en tant que fonction exercée pour un sens des institutions, et ce n'est pas sur la base des sollicitations qui peuvent lui venir par une force politique ou par une autre que ce préfet doit remplir ses fonctions. Cela je veux le dire et en rapport à la résolution présentée par la Ligue Nord, où l'on engage non pas le Président du Gouvernement en tant que tel, mais le Président du Gouvernement dans ses fonctions de préfet, à faire quelque chose. Je veux le réaffirmer également pour ce qui est des dispositions prévues par la loi en vigueur quant à la communication au Ministère de l'intérieur des faits judiciaires qui touchent des membres de cette assemblée.

Le Président du Gouvernement dans ce cas, en exerçant ces fonctions de préfet l'a déjà fait, c'était de son devoir de le faire: le tout a été transmis au Ministère de l'intérieur et je vous donne lecture intégrale, de façon qu'il n'y ait pas de doutes à cet égard: "Legge 18 gennaio 1992 n. 16, article 1: sospensione di consiglieri regionali. Si trasmette in allegato, anche ai sensi della circolare n. 1 in data 1 febbraio 1992, copia della sentenza di primo grado del Tribunale di Aosta, che dichiara il Consigliere regionale Rollandin Augusto responsabile del reato di abuso di ufficio, e copia del disposizione della sentenza di secondo grado della Corte di appello di Torino in data 10 novembre 1993, che in parziale riforma della sentenza di primo grado dichiara il Consigliere regionale Rollandin Augusto responsabile del reato di abuso di ufficio e di turbata libertà degli incanti, al fine di verificare se tali situazioni concretino fattispecie di cui alla lettera c) dell'articolo 1 della legge 18 gennaio 1992, n. 16".

C'est donc dans ce sens qu'il faut une prise de responsabilité, comme je crois qu'il est impossible de ce point de vue que l'on puisse transmettre au Conseil des Ministres ou aux organes compétents, comme il est affirmé dans la résolution que j'ai citée auparavant: "...i fatti relativi alle vicende giudiziarie di cui in premessa, che possono avere rilevanza...": comment l'on peut aujourd'hui imaginer que l'on puisse transmettre, quand le tout est encore dans la phase de l'enquête. Il serait impossible, à moins que l'on interprète cette fonction attribuée au préfet sur un plan politique, mais alors ce n'est pas le sens voulu.

Comme du point de vue d'une conception autonomiste, que ce soit ce Conseil à demander à d'autres de vérifier s'il y a ou non les conditions pour sa dissolution, je crois que c'est un concept ou une interprétation de l'autonomie que nous ne pouvons pas partager. Nous avons toujours réclamé que l'autonomie et la souveraineté résidaient dans cette assemblée, et qu'audelà des prévisions qui sont établies par l'article 42 de notre Statut, c'était à cette assemblée de décider elle-même de son propre sort, et non pas de demander à quelqu'un d'intervenir, ce qui signifierait une lourde ingérence de la part du pouvoir de l'Etat face à l'autonomie valdôtaine.

Je disais sens de la responsabilité: sens de la responsabilité, et là je veux le souligner en tant que membre de ce Gouvernement, ce n'est pas par volonté de continuer à exercer cette fonction, mais c'est en accord avec les forces politiques qui le soutiennent, qu'il y a eu l'affirmation de cette volonté de continuer à accélérer un changement, de continuer dans une direction que nous croyons une bonne direction, une direction qui permettra de modifier un certain système d'administration, de modifier également, avec le soutien des forces politiques, une certaine façon de faire de la politique en Vallée d'Aoste.

Je crois que c'est une tâche grave, une tâche lourde, une tâche difficile, qui nécessite également un certain temps, et nous ne voudrions pas que certaines résistances qui se sont manifestées face à cette volonté de changement et qui peuvent de ce point de vue porter à choisir un chemin, qu'on peut croire beaucoup plus direct, beaucoup plus simple - c'est-à-dire démissionons tous, montrons notre forme de protestation contre un certain système - nous ne voudrions pas que ces prises de position, au-delà de la validité des problèmes qui ont été soulevés, aient comme résultat celui d'arrêter un certain processus et donc d'éviter que les conditions pour ce changement se réalisent effectivement.

Il y a donc cette volonté, il y a ce sens de la responsabilité; un sens de responsabilité qui doit s'étendre également à l'appartenance à une majorité, parce que ce même sens de la responsabilité doit se traduire également, tout en sauvegardant la diversité des forces politiques qui composent l'actuelle majorité, par un minimum de solidarité, parce que les difficultés actuelles peuvent être dépassées s'il y a effectivement cette volonté, s'il y a ces conditions pour créer une solidarité réelle de majorité et de gouvernement, solidarité qui permettra donc de réaliser les programmes et les objectifs que nous nous sommes donnés.

Il y a aussi une volonté précise de transparence, de respect de la légalité, d'un sens des institutions et également d'une prise de conscience que les fonctions exercées sont exercées au nom de la collectivité et donc elles vont dans la direction de répondre aux besoins de caractère général de cette même collectivité. Le tout a déjà été confirmé; je veux le faire encore une fois, tout d'abord pour ce qui est des enquêtes: l'initiative pour la constitution de la commission d'enquête a été prise par le Gouvernement Lanivi, dans le même sens et pour réaffirmer les mêmes principes, ce Gouvernement a transmis au parquet d'Aoste les actes. Donc, c'est sur initiative de ce Gouvernement que l'enquête a été également menée sur le plan judiciaire. Je ne veux pas le souligner comme un'élément supplémentaire, parce que j'ai dit tout à l'heure que certaines décisions sont liées aux fonctions exercées et donc elles sont obligées; je veux le dire simplement pour réaffirmer qu'il n'y a pas l'intention de cacher quoi que ce soit de la part de cette majorité. Il y a simplement la volonté de vouloir travailler pour réaliser le programme qui a été à la base de sa constitution.

De ce point de vue, je veux également souligner une partie des déclarations de l'allocution que j'ai prononcée début juillet lors de la première séance de ce Conseil, en affirmant que "la majorité est une majorité neuve et elle tient à gagner la confiance de tous".

Mais surtout j'affirmais la nécessité que cette majorité demande à être jugée sur ce qu'elle fera. Et c'est sur ce thème, c'est donc sur les réalisations et sur le changement que nous nous efforçons d'introduire à l'intérieur de notre système, que cette majorité devra être jugée.