Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 120 del 29 settembre 1993 - Resoconto

OGGETTO N. 120/X - Ritiro del progetto per il parco fluviale della Dora Bal­tea. (Interpellanza)

Interpellanza - Visto la lettera prot. 3051/GAB del 19 giugno 1992 con la quale il Presidente della Giunta ha richiesto il ritiro del disegno di legge n. 385 presentato dalla Giunta regionale in data 12 feb­braio 1992 e già iscritto all'ordine del giorno dell'adunanza consiliare del 3, 4 e 5 giugno 1992.

Considerato l'enorme importanza per la Valle d'Aosta del recu­pero ambientale e culturale delle aree fluviali della Dora Baltea favorendo uno sviluppo omogeneo a fini turistici e ludico-ricrea­tivi.

Rilevato che la bozza di piano territoriale paesistico recente­mente inviata ai comuni per il parere di loro competenza non contiene alcun riferimento al piano fluviale della Dora Baltea.

I sottoscritti consiglieri regionali

interpellano

la Giunta regionale per conoscere

1) quali siano stati i motivi del ritiro del disegno di legge n. 385 del 12 febbraio 1992 e del mancato inserimento del piano flu­viale nel progetto del P.T.P. regionale;

2) quali sono gli intendimenti della Giunta al riguardo.

F.to: Viérin Marco-Lanièce.

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Viérin Marco.

Viérin M. (DC) - Mi ha fatto piacere che in questi ultimi interventi si sia parlato di vivibilità, perché questa è proprio una questione di specifica competenza di questa parola, di cui ci riempiamo la bocca.

Una piccola cronistoria va fatta e soprattutto va ricordato che le aree fluviali della Dora Baltea sono da sempre state oggetto di importanti interventi infrastrutturali, sovente fra loro non coordinati, che hanno determinato l'impoverimento di molte delle potenzialità che caratterizzano le zone lacustri e fluviali.

L'obiettivo che si poneva e che dovrà continuare a porsi il piano fluviale della Dora Baltea è quindi il recupero delle stesse aree, finalizzandole a funzioni ludiche e ricreative, in vista di un uti­lizzo da parte non solo della popolazione residente, ma altresì di quella turistica, offrendo una diversificazione stagionale e geografica.

In tal senso l'iniziativa trova fondamento anche negli indirizzi dettati dalla CEE, che si è appunto espressa invitando gli stati membri a promuovere interventi atti alla redistribuzione spa­ziale e temporale del turismo.

Sul piano in questione gli enti locali sono stati contattati dai progettisti in ben due fasi diverse. Vi è stato un primo contatto, chiamiamolo conoscitivo, cioè per verificare le esigenze locali ed ogni altro eventuale problema prima di elaborare un progetto definitivo. Un secondo incontro, chiamiamolo propositivo, con la trasmissione di tutti gli elaborati progettuali, che hanno tenuto conto delle esigenze locali determinate nella prima fase, sui quali le amministrazioni interessate, comuni e comunità mon­tane, hanno dato un parere favorevole con specifica delibera­zione o di consiglio o di giunta. Unico ente locale mancante all'appello è il Comune di Aosta, che non riesce a dare nessuna possibilità ai propri cittadini di poter vivere il proprio tempo li­bero fuori dal traffico, dall'inquinamento e dal pericolo di eventuali incidenti.

Infatti, di quali spazi verdi oggi la famiglia aostana può usu­fruire? In questo momento se le famiglie, gli anziani e i giovani vogliono andare in bicicletta, a correre o a passeggiare, rischia­no grosso in merito alla loro incolumità: altro che vivibilità, qui si parla di incolumità fisica!

D'altronde, tale situazione è sotto gli occhi di tutti e la popola­zione direttamente interessata è pari al circa il 70 percento di quella valdostana. Basti pensare che il sig. Carbone Domenico ha raccolto oltre mille firme a favore del piano fluviale in pochi giorni. Vorremmo che anche un progetto essenziale per la no­stra comunità presente e futura, sul quale le amministrazioni interessate hanno espresso il loro assenso a dimostrazione della necessità di tale intervento, non venga accantonato perché av­viato da altri governi regionali. Se questo dovesse succedere, sarebbe pura miopia amministrativa.

Quindi, visto la lettera prot. 3051 della Presidenza della Giunta del 19 giugno 1992, con la quale il Presidente della Giunta ha richiesto il ritiro del disegno di legge, già posto all'ordine del giorno del Consiglio e presentato dalla Giunta regionale in data 12 febbraio 1992; considerata l'enorme importanza per la Valle d'Aosta del recupero ambientale e culturale delle aree fluviali della Dora Baltea, favorendo lo sviluppo omogeneo a fini turi­stici e ludico-ricreativi; rilevato che la bozza di piano territoria­le paesistico recentemente inviata ai comuni per il parere di lo­ro competenza non contiene alcun riferimento al piano fluviale della Dora Baltea, fatta eccezione per le norme di attuazione che prevedono i programmi integrati e fra questi la Dora Bal­tea, comunque senza nessun riferimento al lavoro già realizza­to e denominato piano fluviale; si chiede alla Giunta regionale quali siano stati i motivi del ritiro del disegno di legge n. 385 del 12 febbraio 1992 e del mancato inserimento del piano flu­viale nel progetto del PTP regionale, quali sono gli intendi­menti della Giunta al riguardo.

Presidente - Ha chiesto di parlare l'Assessore del turismo, sport e beni cul­turali, Voyat.

Voyat (UV) - Credo che per salvare il degrado degli spazi lungo la Dora non ci sia bisogno di leggi o di grandi progetti di parchi fluviali. Ri­tengo che ogni comune avrebbe la possibilità di salvaguardare la sua zona, senza bisogno di questo intervento.

Questo disegno di legge era comunque di difficile applicazione. Innanzitutto per i tempi lunghi, in quanto i vari comuni avreb­bero dovuto recepire all'interno del piano regolatore le indica­zioni del piano fluviale; in secondo luogo, per il fatto che il pia­no territoriale stava per essere ultimato, si è ritenuto di non mandare avanti la legge con le indicazioni di questo piano, ma di farlo recepire nel tempo all'interno del piano territoriale pae­saggistico.

La legge per il piano territoriale prevedeva dei finanziamenti a comuni, o a privati, o a società, ma il suo scopo principale era quello di formare un comitato per la gestione del piano e una società per la costruzione e la gestione del piano. Credo sia invece molto più logico recepire tutto questo all'interno del pia­no territoriale, facendolo programmare dai vari comuni, ognuno a seconda delle sue esigenze e delle sue possibilità, tenendo an­che conto che gran parte dei comuni avevano il piano regolatore con una indicazione di questi territori in un senso molto diverso da quello che era il piano fluviale, cioè comuni che arrivano fino alla Dora con il piano regolatore che prevede zone agricole, altri con zone industriali o artigianali, e via di seguito.

Comunque con questo non si vuol dire che si è accantonato. Si ritiene più logico che questi principi vengano recepiti nei piani territoriali.

Ora il piano territoriale ha già una fascia di rispetto nel quale poter inserire il piano territoriale; nel prosieguo della discussione ogni comune può chiedere di recepire quello che a lui interessa: ad esempio, un comune può essere interessato alla parte ludico-sportiva, un altro invece ad iniziative commerciali o alberghiere. Quindi non si è voluto affossare il piano fluviale; si è solo detto che, essendoci il piano territoriale, è meglio che sia inserito nel piano territoriale. Nello stesso tempo non si creavano questi nuovi comitati, che avrebbero dovuto gestire questo piano, e non c'era la necessità di creare anche delle so­cietà con la partecipazione di regione, comuni e comunità montane o privati per la costruzione e la gestione del piano. Ritengo più logico che ogni comune, sempre recependo dal pia­no, se l'organizzi per conto proprio.

Invece una cosa importante ed interessante da fare è ripristi­nare, ove prima esistenti, i percorsi lungo la Dora, perché in al­cuni tratti c'erano dei percorsi che poi sono stati annullati, sia perché hanno fatto delle costruzioni, sia perché i privati hanno cintato fin sulla Dora, mentre, in altri casi, c'è stato lo sposta­mento per la costruzione dell'autostrada. La cosa principale da fare sarebbe ripristinare questo percorso lungo la Dora, a volte sulla destra orografica, a volte sulla sinistra, ma l'importante, ripeto, è ripristinare questo camminamento lungo la Dora che darebbe questo sfogo. Ed anche per ripristinare questi percorsi ritengo sia sufficiente per il momento realizzare semplici piste proposte dai vari comuni, senza andare ad approvare un piano fluviale quando abbiamo il PTP che sta per essere approvato.

Si dà atto che dalle ore 18,21 riassume la presidenza il Presi­dente Stévenin.

Presidente - Ha chiesto la parola l'Assessore all'ambiente, territorio e tra­sporti, Riccarand.

Riccarand (VA) - Qui si dice che il PTP non contiene alcun riferimento al piano fluviale della Dora Baltea: se si intende piano fluviale quel tipo di progetto elaborato dai progettisti incaricati questo è vero, perché sono due progetti che facevano riferimento a realtà di­verse, ma se si intende la sostanza delle cose, cioè l'utilizza­zione e la riqualificazione della fascia fluviale della Dora Bal­tea, la proposta di PTP contiene un preciso programma integra­to di interesse regionale che si chiama proprio Dora Baltea e che riguarda tutta la fascia fluviale della Dora Baltea da Courmayeur fino a Pont-Saint-Martin. E' illustrato in modo preciso nella relazione del PTP, dove si dice molto chiaramente che il programma riguarda il ripristino ambientale e paesistico della fascia della Dora Baltea, lungo tutto il suo corso, in terri­torio regionale, con riuso e riqualificazione delle aree compro­messe e formazione di un sistema lineare per la ricreazione, il turismo naturalistico e lo sport. Cioè, il PTP prevede, come primo dei programmi integrati di interesse regionale, proprio questo sulla Dora Baltea. Quindi credo sia evidente che quello studio, che era stato fatto sul piano fluviale vada recuperato all'interno del PTP e poi dovrà trovare la sua attuazione so­prattutto avendo come soggetti le realtà comunali.

Ho parlato con i progettisti che erano stati a suo tempo incari­cati del piano fluviale, ed ho espresso chiaramente alcuni ele­menti di difficoltà nell'attuazione di quel progetto, che erano emersi già in corso di elaborazione del progetto stesso. Quel piano fluviale, così come è stato elaborato, è diventato più un piano di sviluppo di una serie di comuni del centro Valle, che un piano fluviale legato alla fascia della Dora, si è cioè esteso enormemente. Più si è esteso, andando a prendere poi gli af­fluenti laterali, andando a prendere una serie di comuni che non avevano contatto diretto con la Dora, più è diventato un piano di complessa gestione, di risorse imponenti da mobilitare, e poi di difficile realizzazione. Quindi credo che vada anzitutto recuperata, per l'utilizzazione di quel piano, la parte che ri­guarda direttamente la fascia fluviale e che è la prima su cui si deve intervenire, in cui ci sono più interventi urgenti da fare di riqualificazione. C'è comunque all'interno del PTP un pro­gramma integrato, in cui il senso del piano fluviale è previsto ed è contenuto.

Presidente - Ha chiesto la parola il Vicepresidente, Viérin Marco.

Viérin M. (DC) - Mi stupisce alquanto ciò che ho sentito fino adesso. Inizio con quanto enunciato dall'Assessore al turi­smo, il quale dice che non c'è bisogno dell'intervento della Re­gione, in quanto ogni comune dovrebbe prevederlo a seconda delle sue esigenze. Vorrei allora sapere perché questa Giunta, che si dice continuazione della passata, abbia portato avanti il PTP, sul quale tutti gli enti locali non sono concordi.

- La giusti­ficazione è stata quella di porre un tetto sopra la Valle d'Aosta, in modo da evitare che un comune che confini con un altro ab­bia regolamentazioni diverse su certe aree. Questo può andare bene, ma prima abbiamo sentito affermare una cosa molto di­versa.

Si è parlato di difficoltà di realizzazione in quanto i PRG comu­nali non sono conformi; ma i PRG comunali non sono conformi neanche al PTP, quindi lo stesso problema poteva essere be­nissimo abbinato.

In terzo luogo si è detto che si prevedeva di affidare la gestione futura a delle società private; qui da una parte decantiamo, come hanno già detto alcuni colleghi stamani, la privatizza­zione, ed io non dico che sia giusta la privatizzazione completa, o che la privatizzazione non entri per niente, ma ci vuole sem­pre un dosaggio equilibrato in certe cose che hanno anche del sociale. Quindi anche qui ci sono delle incongruenze.

Poi, secondo l'assessore Voyat bisognerebbe prevedere, come prevede il PTP nel piano integrato della Dora Baltea, il recupe­ro dei camminamenti; anche io vi ho fatto riferimento nella mia relazione, quando ho detto: "fatta eccezione per le norme di attuazione che prevedono i programmi integrati e fra questi la Dora Baltea", comunque senza nessun riferimento al lavoro già realizzato e denominato piano fluviale. Perché questo? E qui ri­spondo a quanto enunciato dall'Assessore Riccarand, perché anche lui ha evidenziato il fatto che nel PTP c'è una indicazione nelle norme di attuazione del piano integrato. Certo che nel piano integrato c'è anche il piano della Dora Baltea. Ma sap­piamo benissimo che sono stati dati ulteriori mesi agli enti lo­cali per fare le valutazioni sul PTP e il passo sarà lungo, perché vi sono innumerevoli problemi negli enti locali in merito al PTP. Ci troveremo con alcune zone, che qui dico chiaramente, in cui non si potrà più recuperare il camminamento, perché nel contempo le amministrazioni locali avranno concesso, come prevedono i loro piani regolatori, alcune autorizzazioni, poiché non c'è una fascia precisa lungo tutta la Dora. Nel mio comune c'è la zona autoporto, dove un domani che si dà esecuzione a certi progetti, la striscia di camminamento non passerà più. Come d'altronde già adesso forse non passerà più a Plan Féli­naz, nella zona di Charvensod. Quindi in futuro queste zone di camminamento a cosa serviranno? Al cittadino aostano per prendere l'auto, andare fino a Saint-Marcel e poi partire da lì con la bicicletta, o con i ragazzini a piedi o altre cose ancora? Ricordo che c'era un progetto già esteso con planimetrie ben specifiche sulle quali i comuni si erano già pronunciati, e qui c'è un tomo di delibere di comuni e di comunità montane, fra cui manca solo il Comune di Aosta. E direi che è vergognoso che manchi Aosta, perché questo progetto era finalizzato soprattut­to ai 35 mila cittadini di Aosta, che attualmente è una città in­vivibile.

La mia istanza è stata proprio quella di invitare a rivedere, al­meno per non perdere di vista questa situazione, le planimetrie dove era previsto il passaggio di queste infrastrutture; poi ci si può confrontare sul fatto di infrastrutture di un certo tipo o di altro tipo, però visto che si è fatto un PTP dove si poteva intro­durre a livello planimetrico il piano fluviale, sul quale le am­ministrazioni locali hanno dato il loro assenso con delibere di Consiglio e di Giunta, andava fatto. Questo per un discorso di buona amministrazione.