Oggetto del Consiglio n. 3850 del 22 ottobre 1992 - Resoconto
OGGETTO N. 3850/IX Prospettive occupazionali dello stabilimento Cogne di Aosta, a seguito delle operazioni di privatizzazione avviate dall'Ilva. (Interpellanza)
Presidente Do lettura dell'interpellanza presentata dai consiglieri Trione e Lanièce, iscritta al punto 26 dell'ordine del giorno.
Interpellanza Il recente accordo tra l'Ilva e la Lucchini Siderurgica ha portato quest'ultima all'acquisizione di consistenti quote di partecipazione (60 percento) sia delle "Acciaierie e Ferriere di Piombino" che della "Vertek" di Condove (TO).
L'amministratore delegato dell'Ilva, Giovanni Gambardella, nell'esprimere "soddisfazione per la brillante operazione" (!) ha "confermato il piano Ilva di cessione del controllo dei lunghi speciali (Cogne)".
Nel timore che questa ennesima ipotesi di razionalizzazione sia volta ad abbassare ulteriormente i già ridotti livelli occupazionali dello stabilimento di Aosta;
i sottoscritti consiglieri regionali del Gruppo della Democrazia Cristiana
interpellano la Giunta regionale per conoscere:
1) se era stata informata del piano di cessione concernente lo stabilimento di Aosta e riportato dagli organi di stampa;
2) quale soluzione si prospetta per la Cogne, anche alla luce dell'incontro avvenuto il 1° ottobre scorso con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, senatore Fabio Fabbri.
Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Trione; ne ha facoltà.
Trione (DC) Abbiamo presentato questa interpellanza perché nei primi giorni di ottobre abbiamo avuto notizia, in particolare dai giornali specializzati, dell'accordo che l'Ilva ha sottoscritto con la Lucchini Siderurgica ed in conseguenza del quale quest'ultima ha acquisito il 60 per cento della partecipazione azionaria dell'Ilva, sia delle Acciaierie e ferriere di Piombino sia della Vertek di Condove.
Nello stesso tempo, però, l'amministratore delegato dell'Ilva, Gambardella, nel dichiarare la propria soddisfazione per la conclusione dell'affare, ha anche confermato che il piano Ilva sarebbe proseguito con la cessione a privati di altri comparti, tra i quali quello dei lunghi speciali, tra i quali è notoriamente compreso quello della Cogne.
Poiché temiamo che ancora una volta questa ulteriore operazione possa in qualche modo penalizzare lo stabilimento di Aosta, abbiamo presentato l'interpellanza con l'intento di conoscere se la Giunta ed in particolare l'Assessore all'industria, commercio ed artigianato erano stati informati dell'operazione Ilva-Lucchini, (che ci riguarda marginalmente), ma soprattutto dell'intenzione dell'Ilva di proseguire nell'opera di cessione a privati di sue aziende, tra le quali la Cogne.
La richiesta è anche motivata dal fatto che nei giorni successivi ci sono stati degli incontri tra la Giunta regionale ed il suo Presidente con i vertici dell'Ilva. Oltretutto questa mattina lo stesso Assessore ha confermato tutta una serie di incontri che la Giunta regionale ha avuto con il direttore generale e con il Presidente dell'Ilva.
Presidente Ha chiesto la parola l'Assessore all'industria, commercio, artigianato e trasporti, Mafrica; ne ha facoltà.
Mafrica (PCI-PDS) Rispetto al problema della cessione sono da tenere presenti due aspetti. Il primo è che la realtà industriale della Cogne, anche secondo studi commissionati autonomamente dalla Regione, richiede una integrazione soprattutto dal punto di vista commerciale. La Cogne ha una un'acciaieria che può arrivare a produrre fino a 170.000 o 180.000 tonnellate, ha una specializzazione in alcuni prodotti, ma ha una debolezza commerciale.
In Europa esistono altri tre o quattro produttori, che operano nel settore e che potrebbero integrare le loro produzioni e soprattutto la loro rete commerciale con quella della Cogne.
Dovendo esprimere un giudizio, possiamo dire che la presenza di un privato non va vista come una soluzione di per sé negativa; si tratta, però, di verificare a quali condizioni, per quali prodotti e per quali settori produttivi.
In questo senso è stata direttamente interpellata la dirigenza dell'Ilva ed ora diciamo che non è ancora definito il possibile interlocutore, perché sulla Cogne ci sono occhi attenti di concorrenti e di possibili acquirenti, ma c'è ancora una fase di attesa sul suo destino complessivo.
Vale a dire, man mano che migliora la situazione produttiva e commerciale della Cogne diventa più interessante per il privato intervenire, altrimenti il privato attende, perché, in una situazione economica come l'attuale è molto oneroso fare investimenti, perché nel campo della produzione degli acciai le cose non vanno bene per nessuno, neanche per i privati, mentre queste operazioni richiedono del tempo e delle condizioni.
Voglio ricordare che è il gruppo Ilva nel suo complesso ad essere in difficoltà, tant'è che nei giorni scorsi ha chiesto una dotazione di 2.400 miliardi per risanare il proprio bilancio e non è da escludere una privatizzazione della stessa Ilva. Diciamo quindi che il discorso pubblico-privato va inserito in un quadro in cui le indicazioni del governo sono complessivamente per la privatizzazione, in cui la stessa Iri è stata trasformata da ente di gestione in società per azioni, in cui per la stessa Ilva esistono ipotesi di passaggio della maggioranza delle azioni ai privati. Quindi il fattore pubblico in questo campo è sempre meno certo e le operazioni vanno viste nel contesto effettivo in cui si propongono e si verificano.
In sostanza, attualmente l'Ilva tende a migliorare il conto economico della Cogne e la sua capacità commerciale. In questo senso sono state conquistate delle quote anche in settori che prima sembravano dover essere abbandonati, in modo da andare ad un rapporto con il privato che non sia di svendita ma di integrazione.
In un disegno di questo tipo la Regione può intervenire per accelerare quell'indispensabile risanamento economico e produttivo e per verificare che con il privato si vada a delle sinergie che non penalizzino ulteriormente l'occupazione, cioè che non ci sia un accordo con privati palesemente in concorrenza ed interessati all'acquisto non per il mantenimento di un'attività industriale, ma per l'acquisizione di quote di mercato. Questo è il rischio che bisogna contrastare.
Prima, rispondendo all'interpellanza del Consigliere Beneforti, dicevo che la trattativa è molto serrata, complessa e difficile. Noi la inseriamo nel quadro, che ho più volte ricordato, delle funzioni più globali, delle prospettive economiche e territoriali della nostra Regione, ma prestiamo anche molta attenzione a questi aspetti, perché sono determinanti.
Per concludere, diciamo che una integrazione è da vedersi come positiva e necessaria, però deve avvenire a certe condizioni. Oggi come oggi, anche se l'orientamento dell'Ilva non considera strategica la produzione degli acciai speciali, queste condizioni ancora non ci sono.
Credo che, conclusa l'operazione Piombino, i tempi dell'Ilva si stringeranno sul problema della Cogne, quindi penso che nel corso del 1993 la trattativa dovrebbe procedere.
Rispondo alla seconda domanda, ma se il Presidente della Giunta vuole intervenire può relazionare personalmente. Nel corso dell'incontro sono stati ricordati al senatore Fabbri, che è Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, i vari impegni chiesti dalla Regione sui diversi problemi, da quello del riparto fiscale a quello dell'occupazione.
In particolare sono stati ricordati gli impegni per la Cogne esplicitati dal Presidente Amato nelle dichiarazioni in risposta agli interventi dei Parlamentari valdostani. Possiamo dire, quindi, che è stato un momento di richiamo.
Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Trione; ne ha facoltà.
Trione (DC) Ringrazio l'Assessore Mafrica per tutta una serie di risposte, ma gli devo anche dire che non ha sostanzialmente risposto alla mia richiesta di sapere in che misura la Regione riesce a pesare sulle trattative che l'Ilva sta portando avanti, ma che, a mio parere, dovrebbe portare avanti insieme a noi. A me pare che la Regione non pesi nulla.
Francamente il comunicato emesso dalla Presidenza della Giunta, in cui si parla di un clima di dialogo diverso e di un modo diverso dell'Ilva nel trattare le questioni dello stabilimento di Aosta, era futuristico, perché riportava addirittura la data del 3 luglio 1993.
Questo richiamo forte e chiaro non lo indirizzo alla Giunta regionale, ma all'Ilva, che mi pare aver assunto tutte le decisioni ignorando nel modo più assoluto la nostra Regione.
Questo modo di procedere deve cessare. Quando l'Ilva ha bisogno si rivolge alla Regione e le propone l'acquisto di aree a prezzi interessanti, ma solo dal suo punto di vista, tant'è che l'intervento regionale diventa in realtà un aiuto alla società; ma quando è la Regione ad aver bisogno di qualche certezza in più, l'Ilva non deve fargliela sapere attraverso i giornali, quando addirittura non gliela fa sapere affatto.
Credo che ancora una volta vada ribadito all'Ilva che questo suo atteggiamento deve cessare, altrimenti è libera di proseguire le trattative per conto suo, senza coinvolgere la Regione con richieste d'intervento.