Oggetto del Consiglio n. 1988 del 27 marzo 1991 - Resoconto
OGGETTO N. 1988/IX - Comunicazioni del Presidente del Consiglio e verifica della situazione politica.
Dolchi (Presidente del Consiglio): Do comunicazione al Consiglio dell'attività svolta dalla Presidenza del Consiglio e dagli organi consiliari dal 7 marzo in poi.
Disegni di legge presentati:
Disegno di legge n. 273, presentato dalla Giunta regionale in data 14 marzo 1991: "Norme per l'istituzione di aree naturali protette? (II e III Commissione)
Disegno di legge n. 274, presentato dalla Giunta regionale in data 18 marzo 1991: "Modifiche alla legge regionale 19 ottobre 1989, n. 66, recante: "Norme per l'istituzione del parco naturale del Mont Avic? (II e III Commissione)
Disegno di legge n. 275, presentato dalla Giunta regionale in data 21 marzo 1991: "Estensione agli istituti di credito ordinario o speciale degli interventi creditizi di cui alla legge regionale 20 dicembre 1986, n. 77, concernente: "Interventi regionali per favorire l'accesso al credito della cassa depositi e prestiti? (II Commissione).
Disegno di legge n. 276, presentato dalla Giunta regionale in data 25 marzo 1991: "Autorizzazione all'acquisto di terreni siti nei Comuni di Pont-Saint-Martin e di Carema?.
Disegno di legge n. 277, presentato dalla Giunta regionale in data 26 marzo 1991: "Concessione di contributi annui al Circolo Ricreativo Ente Regione (CRER) per lo svolgimento di attività culturali, ricreative, sportive e assistenziali?.
Disegni di legge vistati:
Disegno di legge n. 259, concernente: "Modifiche e integrazioni alla legge regionale 10 agosto 1987, n. 65: Iniziative per l'insegnamento e la cura del verde pubblico e per la gestione delle aree e dei percorsi attrezzati?. Abrogazione della legge regionale 8 agosto 1989 n. 53: "Finanziamento e norme per il recupero ambientale di aree naturali degradate?.
Disegno di legge n. 217, concernente: "Concessione di un contributo all'ENEL per l'elettrificazione dell'area di proprietà regionale ex Ilssa Viola in Comune di Pont-Saint-Martin?.
Disegno di legge n. 256, concernente: "Modi-ficazione della legge regionale 3 gennaio 1990, n. 5 concernente l'impiego temporaneo e straordinario di lavoratori disoccupati in cantieri vari della Valle d'Aosta?.
Disegno di legge n. 252, concernente: "Spese per la realizzazione delle opere integrative per il centro di trattamento delle acque reflue sito in Comune di Arnad, Località Glair?.
Proposta di legge n. 163, concernente: "Interventi finanziari per incentivare le Amministrazioni pubbliche a dotarsi di automezzi non inquinanti?.
Proposta di legge n. 218, concernente: "Criteri per le nomine e le designazioni di competenza regionale?.
Disegni di legge non vistati:
Disegno di legge n. 242, concernente: "Promozione di una fondazione per la formazione professionale turistica?.
Deliberazioni vistate: n. 40.
Deliberazioni non vistate:
Con lettera in data 21 marzo 1991 il Presidente della Commissione di Coordinamento ha richiesto chiarimenti sulla deliberazione n. 1965/IX del 7 marzo 1991: "Attribution et liquidation d'une subvention extraordinaire de 13.800.000 lires au Centre "René Levesque? pour l'achat d'un ordinateur nécessaire aux liaisons télématiques avec le Service des Bibliothèques?.
Riunioni:
Conferenza dei Capigruppo: 1
Ufficio di Presidenza: 3
II Commissione: 2
III Commissione: 1
IV Commissione: 1
V Commissione: 1
IV e V Commissione in seduta congiunta: 1
Commissione speciale per il Mercato unico europeo: 1
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Con lettera in data 8 marzo 1991 il Consigliere regionale Ilario Lanivi ha dichiarato di non aderire più al Gruppo degli Autonomisti Democratici Progressisti.
In stessa data, i Consiglieri Lanivi e Maquignaz, ai sensi degli articoli 15 e 16 del Regolamento interno, hanno costituito il Gruppo "Autonomisti indipendenti? e, ai sensi del 2° comma dell'articolo 15 del succitato Regolamento, hanno dichiarato di designare quale Capogruppo il consigliere Lanivi Ilario e quale Vicecapogruppo il Consigliere Maquignaz Amato.
L'Ufficio di Presidenza del Consiglio, nella riunione in data 19 marzo u.s., ha preso atto della costituzione del nuovo Gruppo.
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E' pervenuto a questa Presidenza un comunicato stampa dell'Associazione dei Presidenti delle Comunità montane della Valle d'Aosta con il quale i Presidenti informano che nel corso della riunione del 2 marzo u.s. hanno deciso di costituirsi in Associazione, nominando quale loro rappresentante il Presidente della Comunità montana del Marmore, avv. Adolfo Dujany. Nel costituirsi in Associazione, richiedono che la Regione Valle d'Aosta, prima di legiferare e di adottare qualunque atto amministrativo avente interesse intercomunale o comprensoriale, richieda preventivamente il parere della costituenda Associazione.
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Il Sindaco e l'Assessore al personale del Comune di Châtillon, con nota in data 7 marzo, a nome dell'Amministrazione comunale, hanno inviato a questa Presidenza alcune proposte di lavoro sulla formazione degli Amministratori e sull'utilizzo futuro di strutture esistenti sul territorio comunale, fra le quali parte dei castelli di Ussel e Barone Gamba.
Copia della proposta è depositata in archivio a disposizione dei Consiglieri che intendono consultarla.
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Il Sindaco del Comune di Perloz ha inviato a questa Presidenza copia della deliberazione n. 17 adottata dal Consiglio comunale nell'adunanza del 25 febbraio 1991, con la quale invita i competenti organi regionali ad adottare gli opportuni provvedimenti onde evitare la soppressione de due plessi scolastici del Comune.
Copia della deliberazione è stata trasmessa, per opportuna conoscenza, alla V Commissione consiliare permanente.
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Con lettera in data 18 marzo 1991, è pervenuta a questa Presidenza copia dell'ordine del giorno approvato all'unanimità dal Consiglio generale regionale del Sinascel-CISL nella seduta del 14 marzo 1991 in merito alla legge statale n. 148/90 di riforma della scuola elementare.
L'ordine del giorno è stato trasmesso, per opportuna conoscenza, alla V Commissione consiliare permanente.
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Colleghi Consiglieri, termino pronunciando brevi parole di cordoglio - parleranno più a lungo i colleghi della Democrazia Cristiana - per commemorare la scomparsa di Carlo Donat Cattin, leader storico della Democrazia Cristiana, sindacalista, deputato, ministro in vari governi ed attualmente Ministro del Lavoro e prima della Sanità.
Definito "il più scomodo dei cavalli di razza?, era - ed alcuni di noi se lo ricordano - un grande combattente. A settantuno anni e più, per non mettersi a riposo, come è stato scritto e come lui stesso aveva affermato, si era fatto operare al cuore; ma il suo fisico, anche se l'operazione era riuscita, non ha retto.
Oltre a quanto è stato detto nei giorni successivi al decesso, in occasione dei funerali di Stato che si sono svolti a Torino, vorrei sottolineare il riserbo sulla propria vita privata, tant'è vero che pochi, nello stesso mondo politico, sapevano che da due mesi era ricoverato a Montecarlo, dove il 30 gennaio aveva subito un delicato intervento chirurgico al cuore. La riservatezza sui suoi comportamenti e sulla sua vita familiare è stata quindi una peculiare caratteristica di questo uomo politico.
Vorrei concludere dicendo che fu sovente presente nella nostra regione, come esponente di Forze nuove e come dirigente della Democrazia Cristiana, e che non fu certo estraneo ad avvenimenti importanti che hanno avuto luogo nella nostra regione.
Rinnovo ai familiari ed alla Democrazia Cristiana i sentimenti di cordoglio del Consiglio regionale e miei personali.
Ha chiesto la parola l'Assessore alla Sanità ed Assistenza sociale, Beneforti.
Beneforti (DC): Ringrazio il Presidente del Consiglio per le parole di cordoglio per la scomparsa di Carlo Donat Cattin, che è morto al centro cardiotoracico di Montecarlo, dov'era stato ricoverato per un delicato intervento chirurgico.
Donat Cattin, che avrebbe compiuto 72 anni nel prossimo giugno, ha iniziato il suo impegno sociale nelle file dell'Azione Cattolica e della CISL torinese, dov'era entrato nel dopoguerra e dove è rimasto fino al 1964, quando venne eletto deputato nelle file della Democrazia Cristiana. Da quel momento ha ricoperto numerosi incarichi politici e ministeriali: è stato ministro dell'industria, del Mezzogiorno, della sanità e del lavoro.
Scompare un cattolico, un aclista ed un giornalista, ma con lui scompare anche un amico della Valle d'Aosta, un protagonista della resistenza e della storia sociale del dopoguerra.
Nel corso degli oltre quattro decenni che hanno profondamente trasformato il nostro sistema produttivo, Donat Cattin ha dato un contributo spesso trainante e decisivo, ma sempre generoso ed appassionato, al confronto attivo con il movimento sindacale, limpido e netto sia nel consenso sia nel dissenso.
E' stato Ministro del lavoro dell'autunno caldo e dello statuto dei lavoratori, in un periodo che ha messo in luce soprattutto le sue doti di coraggio politico e la sua capacità di rottura, per far venire alla luce il nuovo, ormai maturo nella coscienza e nella realtà sociale italiana.
Ha concluso la storia personale e pubblica dando prova, anche nella composizione dell'ultima vertenza dei metalmeccanici, della sua costante apertura alle esigenze dei tempi nuovi, che richiedono un radicale rinnovamento nelle relazioni industriali.
Il rimpianto è grande. Carlo Donat Cattin mi era amico con tutta la profondità di affetti e sentimenti compresa nelle amicizie vere e determinanti. Il nostro personale dolore non è solo, perché egli è pianto da tutta la CISL e da coloro che oggi riconoscono il valore storico della nascita del sindacalismo libero. Ad esso Donat Cattin dedicò energie, la cui impronta giunge inequivocabilmente sino a noi dalla tormentata Torino sindacale dei primi anni cinquanta e dei primi anni sessanta, e sentimenti sempre forti ed appassionati, con cui sino alla fine ha accompagnato le vicende dell'intero movimento sindacale, come del suo partito, dentro il quale era schiarato nella sinistra sociale.
Ha creato e sostenuto il rinnovamento della DC, ha formato il gruppo di Forze nuove, di cui è stato da sempre leader indiscusso.
Carlo Donat Cattin sarà accompagnato anche dal rimpianto e dal cordoglio di tanta gente semplice, di quelli che vanno diritti nello sguardo, nelle parole e nelle azioni e che hanno intuito la sua anomalia: non era un operaista cristiano, perché pochi come lui hanno amato ed amano la complessità e la comprensione d'insieme del fare politica.
Un doloroso ed antico sentimento ci sovrasta, assieme alla speranza dell'insopprimibile fecondità della morte di un amico, di un maestro, di un politico di razza rara, di un uomo giusto come Carlo Donat Cattin. Grazie.
Presidente: Ha chiesto la parola il Consigliere Andrione; ne ha facoltà.
Andrione (UV): Au nom de l'Union Valdôtaine nous nous associons au deuil qui a frappé la famille de Donat Cattin et nous présentons à la Démocratie Chrétienne nos condoléances.
Presidente: Ha chiesto la parola il Consigliere Maquignaz; ne ha facoltà.
Maquignaz (AI): Anch'io mi associo al cordoglio della Democrazia Cristiana per la scomparsa dell'on. Donat Cattin.
Se mi è concesso dire due parole sulla costituzione del nuovo gruppo consiliare prima dell'intervento del Consigliere Ilario Lanivi, Capogruppo del nuovo Gruppo consiliare degli Autonomisti indipendenti, che motiverà in modo più articolato le ragioni della nostra scelta, desidero ribadire che ho costituito insieme a lui il nuovo gruppo essenzialmente per due motivi.
Innanzitutto per ragioni di carattere tecnico-logistico, per poter svolgere nel migliore dei modi e con l'autorità di un gruppo organizzato le funzioni di Consigliere regionale.
A tale proposito desidero ricordare al Consiglio che mi sono lamentato più volte, anche con toni accesi, di un Regolamento che di fatto pone gravi limiti all'attività di un consigliere non più iscritto al gruppo di appartenenza.
Il secondo motivo è invece di natura più politica ed ideologica, perché ho pienamente condiviso, come d'altra parte ho già rilevato in Consiglio, le motivazioni che hanno spinto il Consigliere Ilario Lanivi a dissociarsi dalla formazione dell'attuale maggioranza.
Credo, infine, e mi auguro che il nuovo Gruppo consiliare di ispirazione cattolico-autonomista possa diventare un punto di riferimento non soltanto per questo Consiglio, ma per l'intera comunità valdostana.
Per quanto mi riguarda, mantengo la ferma opposizione all'attuale maggioranza nel pieno rispetto però delle singole forze politiche che la compongono e rimango animato dalla speranza che possano nascere nuove forme di convergenza politica in grado di meglio interpretare le esigenze dell'intera comunità valdostana.
Presidente: Ha chiesto la parola il Consigliere Lanivi; ne ha facoltà.
Lanivi (AI): Le ragioni che mi hanno spinto ad assumere questa posizione sono talmente chiare e note, non solo all'opinione pubblica, ma anche ai consiglieri regionali, che oggi potrei esimermi dall'intervenire, ma lo faccio ugualmente, sia pure in forma sintetica, per meglio precisare le ragioni che mi hanno portato ad assumere una posizione di indipendenza rispetto al Gruppo consiliare ADP ed a costituire un nuovo Gruppo, che ha le caratteristiche del Gruppo misto ed ha assunto la denominazione di "Autonomisti Indipendenti?.
Le motivazioni sono fondamentalmente due. La prima concerne la linea politica, che da sempre ho cercato di portare avanti nelle assemblee decisionali del Movimento, che ho ribadito al momento della formazione di questa maggioranza e che ho ripetuto in un documento che ho sottoscritto con il senatore Dujany nel novembre del 1990.
La sintesi di questa posizione è che la Valle d'Aosta, per risolvere i problemi che ha di fronte, ha bisogno di un assetto politico profondamente diverso dall'attuale che, al di là della composizione della maggioranza, pone l'attività politica complessiva del Consiglio in una condizione di immobilismo e di arroccamento, che rende impossibile esprimere un progetto politico-programmatico in grado di pensare ad un futuro positivo per la Valle d'Aosta nei prossimi anni.
Il secondo motivo concerne la chiarezza, perché nella mia posizione di dissenso rispetto alla Segreteria regionale del Movimento degli ADP si potevano ravvisare risvolti o conseguenze di confusione. Credo perciò che l'adesione al nuovo gruppo chiarisca meglio la mia posizione e mi offra la possibilità di esprimere con maggiore chiarezza e forza la portata della linea politica che intendo mantenere per il futuro.
Terzo motivo, ma non ultimo, è l'intento di contribuire alla chiarezza in questo Consiglio, evitando che operazioni di tipo tattico-trasformistico utilizzino voti sicuramente non discutibili per qualsiasi formazione. Il gruppo ha preso il nome di "Autonomisti Indipendenti?, proprio per evitare che sia stravolto il senso della sua costituzione.
Termino ricordando che il mio impegno tende a far sì che in Valle d'Aosta e nel Consiglio regionale si realizzino schieramenti politici e modi di fare politica decisamente diversi da quelli attuali.
Presidente: Ha chiesto la parola il Consigliere Riccarand; ne ha facoltà.
Riccarand (VA): Signor Presidente, vorrei intervenire sulla costituzione del nuovo Gruppo degli Autonomisti Indipendenti e sulle dichiarazioni dei Consiglieri Maquignaz e Lanivi, che hanno motivato la loro scelta. Credo che si tratti di un fatto politico di notevole rilevanza, tale comunque da meritare una riflessione da parte di questo Consiglio.
Nelle ultime settimane, noi abbiamo sentito e letto interpretazioni molto riduttive rispetto alla costituzione del Gruppo degli Autonomisti Indipendenti, tutte miranti ad escludere la rilevanza politica della scelta dei Consiglieri Lanivi e Maquignaz, oppure a ricondurre le loro decisioni a scelte di carattere sostanzialmente personale o personalistico.
A nostro avviso, invece, la decisione del Consigliere Lanivi di prendere le distanze dal Movimento politico di cui è stato uno dei principali fondatori e di cui è stato un grande animatore per molti anni, non è stata facile, anzi sicuramente è stata sofferta e perciò stesso esprime la profondità del dissenso rispetto alle scelte politiche ed amministrative degli ADP, tra i quali si è consumata una frattura irreversibile.
Questo fatto importa direttamente il Consiglio, perché modifica la geografia politica regionale e comporta grosse implicazioni rispetto agli equilibri di questo Consiglio.
La formazione del Gruppo degli Autonomisti Indipendenti e la pressoché contemporanea uscita del Consigliere Aloisi dall'MSI - con la sua dichiarazione di indipendenza e la sua collocazione come una sorta di indipendente di maggioranza - stanno delineando in questo Consiglio una situazione politica completamente nuova.
Di fatto, la maggioranza regionale, così come era stata concepita alla vigilia del ribaltamento del 6 giugno 1990, non esiste più e si sta delineando qualcosa di notevolmente diverso. Quella maggioranza era stata concepita con diciannove consiglieri, quando il Gruppo degli ADP era composto da tre consiglieri. Oggi, invece, quella stessa maggioranza vede non solo rafforzarsi un dissenso emerso fin dai primi passi della nuova maggioranza, ma vede diventare formale ed irreversibile il dissenso del Consigliere Lanivi.
Quella maggioranza, però, non esiste più, perché anche all'interno dei diciotto consiglieri che rimangono ufficialmente parte della maggioranza, esistono ormai evidenti situazioni di notevole sofferenza, di voti dati esplicitamente per senso di disciplina, di dissensi apertamente espressi in aula e sempre più di frequente in Commissione, per cui oggi, di fatto, nei lavori di Commissione quella maggioranza non esiste più in quattro delle cinque Commissioni che lavorano, che poi in pratica sono tutte le Commissioni.
Infine, non esiste più quella maggioranza così come era stata concepita alla vigilia del 6 giugno, perché l'apporto del voto dell'MSI o dell'ex MSI, il cui voto finora ha sorretto questa maggioranza, ma solo in singoli passaggi, in momenti anche importanti, ma comunque delimitati, d'ora in poi diventerà di fatto determinante ed organico.
Si va quindi delineando una maggioranza nuova, che ha confini diversi da quelli concepiti un anno fa e discussi in questo Consiglio, una maggioranza nuova che però deve essere dichiarata apertamente ed ufficializzata, sempreché si voglia continuare per questa strada, altrimenti bisogna prendere atto che la situazione è cambiata e che bisogna riesaminare e ridiscutere tutto.
La scorsa settimana, noi abbiamo riunito il coordinamento regionale del Movimento Verde Alternativo proprio per un esame della situazione che si è creata in Consiglio regionale e ne è emersa una valutazione di notevole preoccupazione, perché, ad oltre metà della legislatura, rimangono ancora da sciogliere tutti i principali problemi che erano da affrontare in questi anni, mentre si avvicinano importanti scadenze economiche ed istituzionali, a cui ci presentiamo sostanzialmente impreparati, senza una maggioranza ed un governo regionale all'altezza della situazione.
Davanti abbiamo la prospettiva, certamente non entusiasmante, di due anni di scontro, muro contro muro, fra una maggioranza eterogenea, risicatissima, divisa da visioni profondamente diverse, priva di una progettualità, ed una minoranza che vuole e può rovesciare la situazione e che intensifica le sue battaglie. Gli esiti di un simile scenario sarebbero pesantissimi per la nostra regione.
Nelle scorse settimane, il Presidente della Repubblica italiana ha detto cose molto discutibili sulla P2 e sull'organizzazione Gladio. Sotto questo aspetto, i giudizi e gli atteggiamenti dell'on. Cossiga sono inaccettabili e credo che abbiano generato notevole disorientamento anche nell'opinione pubblica. Credo però che abbiate tutti notato che il Presidente della Repubblica, quando ha denunciato con veemenza lo sfascio del nostro sistema politico e l'incapacità di fare delle vere riforme, ha catturato l'attenzione ed il consenso dell'opinione pubblica.
Questo dato è evidente ed è sotto gli occhi di tutti, perché c'è un'opinione pubblica che non ne può più dell'attuale sistema e vuole dei cambiamenti profondi e delle modificazioni radicali al modo di fare politica e di fare amministrazione. Questo è vero in Italia, ma anche in Valle d'Aosta.
Ecco allora che, di fronte a questa esigenza, che ormai è matura e richiede delle risposte precise, non ci sembra che la maggioranza e la Giunta del 6 giugno abbiano operato ed inciso in questa direzione.
In tutti questi mesi, di nuovo noi abbiamo visto molto poco, anzi abbiamo visto persino dei peggioramenti rispetto a determinanti atteggiamenti, con un esecutivo regionale che, a nostro avviso - è la nostra valutazione - si è distinto sostanzialmente in un'unica specialità: la proliferazione degli incarichi e dei contributi, distribuiti a man bassa, senza un minimo di pudore e di ritegno. Questo è stato l'unico elemento che ha caratterizzato tutta questa fase...
Presidente: Collega Riccarand, non è ch'io voglia interrompere il dibattito, né strozzarlo, però devo far rispettare il Regolamento. Sono previsti brevi interventi, mentre lei ha ormai superato di due minuti il tempo concesso di solito per gli interventi sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio.
Riccarand (VA): Presidente, io...
Presidente: Se vogliamo fare un dibattito politico, i consiglieri hanno tutti gli strumenti per affrontarlo con una mozione, con un ordine del giorno o con una risoluzione; allora si fa un dibattito politico, per il quale il Regolamento prevede che si possa parlare anche per mezz'ora.
Riccarand (VA): Io credo che, come è successo anche in altre...
Presidente: Volevo solo richiamare il fatto che c'è un dibattito sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio, che prevede brevi interventi nell'ambito dei cinque minuti. Se invece si intende fare un dibattito politico, allora bisogna seguire un'altra strada. Grazie.
Riccarand (VA): Cercherò di stringere rapidamente.
Dicevo che noi in questo periodo abbiamo sostanzialmente visto solo della pessima amministrazione e riteniamo che non si debba continuare per questa strada. Evidentemente occorre fare delle proposte e noi le facciamo, anche nei tempi stretti di un breve intervento, perché riteniamo che ciò sia doveroso, perché questa è la sede in cui dobbiamo dibattere queste scelte. La nostra proposta è molto chiara e riguarda sia i contenuti, sia gli schieramenti.
Per quanto riguarda i contenuti, noi riteniamo che la riforma elettorale regionale sia importante, urgente e centrale. Questa è la vera riforma istituzionale che noi possiamo e dobbiamo fare e che è nel pieno delle nostre competenze. Noi dobbiamo fare una legge che cambi la situazione e non una leggina che lasci tutto immutato; dobbiamo fare una legge che permetta agli elettori valdostani di scegliere non solo una lista, com'è avvenuto finora, ma anche una maggioranza ed un programma di legislatura e che quindi garantisca il necessario livello di governabilità e progettualità.
Bisogna smetterla, a nostro avviso, con le trame, i giochetti, gli ammiccamenti, i ricatti, le manovre, i golpe, i rimpasti ed i ritocchi..., cioè con tutto questo armamentario che sappiamo far parte di queste regole del gioco e di questo meccanismo e che però impedisce il buon governo.
Ecco allora che bisogna affidare il potere di scelta agli elettori, in modo che poi si possa governare per cinque anni: chi è in maggioranza governa e chi è all'opposizione fa l'opposizione e prepara l'alternativa.
Sulla riforma elettorale regionale, che è il nodo decisivo attorno al quale ruota tutto il resto, l'attuale maggioranza regionale non ha una posizione, pur trattandosi del tema centrale del dibattito politico della nostra riforma istituzionale valdostana, anzi c'è persino il rifiuto di affrontare il problema.
Nel dicembre del 1990 il nostro Gruppo ha presentato una proposta di legge, che è il nostro contributo al dibattito, ma il Presidente della I Commissione affari istituzionali, che è anche Segretario regionale del PSI, nonché Presidente del famoso Comitato Olimpico, in oltre tre mesi di tempo non ha mai messo all'ordine del giorno dei lavori della Commissione la proposta di legge per la nomina del relatore. Questo è il livello d'attenzione che questa maggioranza ripone sul nodo centrale del nostro dibattito politico, cioè sulla scelta fondamentale che noi dobbiamo fare.
Se questa è la situazione - ma è sicuramente questa -, noi chiediamo una nuova maggioranza regionale, che abbia al centro del suo programma una vera ed innovativa legge elettorale; evidentemente non chiediamo solo questo, ma questo è il centro.
Per quanto riguarda gli schieramenti, noi - l'abbiamo già detto apertamente - siamo per una maggioranza di programma che, da una parte, non consenta la supremazia della DC, e che dall'altra non consenta il ritorno dell'egemonia e dello strapotere dell'Union Valdôtaine che abbiamo fortemente combattuto.
Noi proponiamo al Gruppo degli Autonomisti Indipendenti che si è testé costituito ed al Gruppo del Partito Comunista-PDS di formare insieme un forte polo politico all'interno di questo Consiglio regionale, che sia in grado di esprimere un programma politico e che possa andare ad una proficua collaborazione con altre forze ed altri Consiglieri, a partire evidentemente dall'Union Valdôtaine, che è e rimane il partito di maggioranza relativa, espressione di un importante movimento popolare.
Questa proposta noi l'abbiamo fatta a gennaio al congresso regionale del PCI, l'abbiamo esposta sul nostro giornale, l'abbiamo portata avanti e la portiamo avanti apertamente, senza nessun tatticismo e senza alcuna manovra dietro le quinte, perché crediamo nella sua utilità e nella sua fattibilità.
Concludo, dicendo che noi auguriamo buon lavoro al nuovo Gruppo degli Autonomisti Indipendenti, ai quali manifestiamo una piena e convinta volontà di collaborazione, dichiarandoci fin da oggi disponibili ad incontrarci per concordare iniziative comuni, nonché percorsi di lavoro comune.
Al Gruppo del PCI-PDS noi diciamo che la fase di transizione è finita e che questo è il momento di una scelta. Un'occasione così favorevole per le forze del cambiamento e dell'alternativa difficilmente si potrà ripresentare in futuro, mentre non si è mai presentato in passato..Oggi il Gruppo regionale del PCI-PDS ha la possibilità - e, secondo noi, anche il dovere - di decidere. Noi ci auguriamo che decida presto e bene, guardando lontano, proponendo un percorso nuovo, percorribile senza affanno, una strategia di lunga durata.
Se così sarà, credo che gli ultimi due anni della legislatura saranno utilizzati bene e ci permetteranno di approvare riforme veramente valide, altrimenti temo che la situazione sarà molto confusa e scarsamente produttiva.
Presidente: Ha chiesto la parola il Vicepresidente Bich; ne ha facoltà.
Bich (PSI): Signor Presidente, visto che si è avviato, ancorché in modo irrituale, questo dibattito politico, la pregherei di concedere anche a me cinque minuti in più, perché dovrei fare una dichiarazione un po' articolata.
Illustre Presidente e cari colleghi, non trascorre seduta consiliare che non si presenti un avvenimento nuovo che modifica il quadro politico del Consiglio regionale.
Oggi si costituisce il Gruppo degli Autonomisti Indipendenti, formato dai colleghi Lanivi e Maquignaz. La motivazione di questa scelta è riposta in una frase del senatore Dujany, in cui egli dice: "Il compito storico di rilanciare la specialità della regione deve tornare alle forze dell'autonomismo tradizionale, ai cattolici democratici, ai progressisti e a tutti coloro che si possono ritrovare nell'idea forza dell'autonomia e del regionalismo?.
Non mi sembra possibile passare sotto silenzio un così significativo aggiustamento della geografia politica del Parlamento valdostano.
Non più di un mese fa, Domenico Aloisi, Consigliere e Capogruppo dell'MSI-Destra Nazionale, con una breve dichiarazione, nel tentativo di superare lo storico steccato tra le espressioni del veterofascismo, si dimetteva dall'MSI-Destra Nazionale, "come baluardo anticomunista?, per iniziare una marcia di avvicinamento verso i partiti della maggioranza, dichiarando la sua indipendenza ed aggiungeva: "In questo Consiglio si è tornati a discutere ed in molti gruppi è rinata la volontà di fare politica: è stato varato un programma di non secondaria importanza, soprattutto per quanto attiene alla politica istituzionale?. Questo è un chiaro attestato di adesione alla maggioranza.
Due punti di vista, dunque, due polarità completamente distinte, che danno il segno e la direzione degli umori politici e danno valenza ad un rapido divenire, che pone all'ordine del giorno un indispensabile momento di riflessione, di rielaborazione e di verifica della nostra azione politica. E' un appuntamento non più rimandabile, un confronto ineludibile fra le forze del Consiglio regionale.
Il quadro politico va di giorno in giorno chiarendosi sempre più e le cortine fumogene delle dichiarazioni centrate sui grandi princìpi e sulle grandi acquisizioni etico-filosofiche dei programmi stanno rapidamente crollando e dileguandosi. La realtà si dissocia totalmente dall'apparenza, molto più del previsto.
Il progetto di rinnovamento della politica in Valle d'Aosta, originato dal ribaltone del 6 giugno 1990, assume ora una connotazione ben diversa, appare sempre più come un'operazione chirurgica per il potere e, se è vero che smantellò un'oligarchia, devo dire con piena coscienza oggi che ad essa se ne è sostituita un'altra molto più pericolosa, perché originata dalla stessa struttura dei partiti.
Prendiamo atto, dunque, che i termini di confronto ed i criteri enunciati nel terz'ultimo capoverso della mozione di sfiducia alla Giunta, presentata il 6 giugno 1990, che qui riporto per intero per memoria: "Occorre una decisa azione di alto profilo politico istituzionale, mirante a far rientrare la nostra Regione nell'alveo statutario ed in quello democratico... che intendiamo ispirare ad un rigoroso pluralismo politico e culturale, più che a logiche di stretta omogeneità partitica, per un ampliamento degli spazi di democrazia, per un'espansione dei diritti dei cittadini singoli od associati, per una più netta separazione del ruolo politico da quello amministrativo?, ebbene, questi criteri sono entrati in contraddizione con gli avvenimenti che poi si sono verificati.
Il principio della separazione del ruolo politico da quello amministrativo è stato platealmente disatteso da almeno due atti molto importanti: il primo nel coinvolgimento, come figure centrali e preminenti del Comitato promotore della candidatura di Aosta per le Olimpiadi invernali del 1998, del Segretario della Federazione regionale del PSI e del Segretario del Comitato regionale del PDS; il secondo in quella specie di manfrina di basso profilo, imposta dal Segretario del mio partito, per la nomina del Presidente della RAV, effettuata in modo da battere sui tempi ed umiliare la tanto conclamata legge antilottizzazione delle nomine pubbliche.
Anche i nuovi spazi di democrazia nella gestione del potere, così coralmente invocati, si sono poi in realtà dimostrati molto ristretti o addirittura inesistenti. Ho mille motivi per dire che la gestione interpartitica della maggioranza si frantuma in una miriade di livelli diversi ed il tavolo del confronto sui problemi più importanti è sempre quello che si riconduce ad una stretta cerchia di persone, dove le voci critiche sono sistematicamente sterilizzate ed il rigoroso pluralismo politico culturale, sempre citato nella mozione di sfiducia, mal si concerta con la necessità riscontrata da intere Commissioni consiliari di forzare la mano per ottenere la documentazione indispensabile per svolgere le più elementari funzioni di controllo. Tutto questo, colleghi Consiglieri, è avvenuto solo pochi giorni fa in seno alla IV ed alla V Commissione, per le cosiddette "delibere olimpiche?.
Le mie critiche, anche se costruttive, e dissenso problematico sono dunque esercizi poco graditi. Ecco individuato il movente per l'acquisizione del Consigliere Aloisi. Tale acquisizione è una specie di quarantena, in attesa di entrare in maggioranza, anche se lui stesso si considera già in maggioranza.
La dice lunga in questo senso un comunicato stampa diramato dall'on. Ugo Martinàt, membro dell'esecutivo nazionale dell'MSI-Destra Nazionale, che stranamente i più importanti canali di informazione hanno volutamente censurato nel suo ultimo capoverso, che vi voglio leggere, perché è bene che sia amplificato questo concetto, dove si afferma: "Per quanto sopra - dice Martinàt - vi sarebbe da chiedersi perché l'Aloisi rinuncia ad una settantina di milioni, che sarebbero stati dati al Gruppo consiliare da lui sciolto. A questo proposito fornirà spunti di riflessione il dossier che a tempo debito verrà divulgato sulla prassi politico-economico-amministrativa dell'Aloisi, dossier che comprenderà pure prove inoppugnabili di un determinato tipo di rapporti Domenico Aloisi-Gianni Bondaz, illuminanti per conoscere sia le motivazioni alla base delle scelte del primo, sia una certa metodologia politica del secondo?. Non mi risulta che qualcuno abbia smentito le gravi dichiarazioni dell'on. Martinàt e pertanto esse devono essere considerate attendibili.
Dunque, mentre assume più tono e vigore la componente autonomistica di Dujany, Lanivi e Maquignaz, la leadership della maggioranza cerca margini di sicurezza e garanzie di continuità nel voto ex missino e non lo cerca - notate bene, colleghi Consiglieri - in termini di accrescimento della sua autorevolezza, ma in chiave precauzionale e sostitutiva della mia personale adesione alla maggioranza, che in alcune circostanze si è dimostrata non perfettamente in linea con la politica rigidamente direttoriale - perché di "direttorio? si tratta - di questi ultimi mesi.
Ma cosa c'è di tanto prezioso da proteggere in una maggioranza che, per sua definizione, non deve obbedire a logiche di stretta omogeneità politica, per dotarsi così tempestivamente ed in modo maldestro addirittura di una scomoda e dequalificante ruota di scorta ex missina? Cosa c'è dunque di tanto importante?
La risposta è agli atti. Andate a vedere, colleghi Consiglieri, quella documentazione relativa a qualche miliardo olimpico, ai nomi dei consulenti, alle ditte che hanno fornito, alle convenzioni, ai disciplinari ed ai giudizi di congruità, generosamente elargiti dai comitati politici. Se queste sono le avanguardie di come sarà gestita la vicenda olimpica in Valle d'Aosta, ebbene è equo e comprensibile il sospetto che gli 800 miliardi di spesa prevista costituiranno una favolosa preda per il "rampantismo? nascente, anzi rinascente, nella nostra piccola regione.
Non occorre essere profeti per capire che si consumerà un'orgia chiassosa di furiose lottizzazioni o una silente spartizione di sostanziosi affidamenti, tali che i benefici si concentreranno gioco forza, per la legge dei grandi numeri, nelle tasche di poche persone e non saranno benefici diffusi e di interesse generale.
Sintomatica in questo senso è una lettera, recentemente inviata dal Presidente del Comitato per il sostegno della candidatura ai Giochi olimpici alle imprese più potenti per una richiesta di contributo. In essa è scritto, ed anche questo è emblematico: "Il regolamento del CIO non consente nella fase della candidatura di negoziare veri e propri accordi di sponsoring. Quello che vi chiediamo, per il momento, è un gesto i pura liberalità, di mecenatismo. E' tuttavia possibile fin d'ora ipotizzare riscontri promozionali da mettere a punto con il vostro responsabile di marketing e una vostra attitudine collaborativa nei nostri confronti costituirà elemento di preferenza nel caso di assegnazione dei Giochi per le attività future di sponsorizzazione?.
Per carità, tutto è lecito, ma questo non mi sembra un modo corretto, esemplare e trasparente di concepire l'imparzialità della pubblica amministrazione. Non mi sembra questo il modo corretto d'agire d'un amministratore pubblico.
Se così è, tengo a dichiarare sin d'ora che il mio voto in Consiglio regionale non sarà disponibile per una siffatta gestione delle Olimpiadi, anzi, ritiro il consenso che a suo tempo avevo dato per disciplina di partito.
Ma c'è di più. Il protettivo voto ex missino giunge a proposito nel delicato momento in cui l'Amministrazione si avvia ad operare impegnative scelte di politica economica. Ogni volta che gli equilibri della maggioranza si muovono dialetticamente o qualcuno parla, ebbene un nocciolo duro e non scalfibile si chiude a protezione della stanza dei bottoni, che non sempre, anzi sempre meno, corrisponde all'ala Sud-Est del secondo piano del palazzo regionale, perché si ha l'impressione che si stiano rafforzando pochi centri di potere, dove pochi segretari di partito operano direttamente sul tessuto istituzionale.
Si delinea chiaramente e si afferma una concezione della politica utilitaristica, dove l'utile è il criterio di scelte a favore di valori individuali e soggettivi. E' la progressiva tensione verso il conseguimento del successo e della ricchezza a definire il nuovo simbolo della gerarchia sociale. Un preclaro esempio è il Segretario della Federazione valdostana del PSI che, divenuto elemento promotore e determinante della maggioranza di governo, conduce il partito con lo spirito di un satrapo orientale, obbedisce ad un codice genetico che è estraneo al progetto di unità socialista e si discosta ogni giorno di più dagli stessi fini statutari del PSI.
Per tutto questo sento la Federazione valdostana, sotto cotanta guida, sempre più estranea all'idea, che mantengo ancora intatta, di PSI. E' il partito che ho sposato oltre trent'anni fa - lo dico con un senso di amarezza - e con cui mi sono immedesimato in una storia, nella sua storia e nell'avvenire. E' la storia di un'Italia, che ha le sue radici più autentiche nel Risorgimento; nell'emancipazione del mondo del lavoro le sue ragioni di lotta; nella libertà, nel progresso e nella modernizzazione del Paese i suoi veri ideali ed in cui democrazia, riforme, libertà, giustizia sociale, diritti civili, autonomie locali e regionali, difesa della pace, dei diritti umani e dei diritti dei popoli, sono il filo rosso che lega tante battaglie politiche dei socialisti, dalla fine del secolo ad oggi.
Siamo lontani anni luce, in questo caso, dall'operazione di recupero dell'ex missino Aloisi, a cui personalmente va, per carità, la mia perfetta stima.
Ecco perché, pur essendo e restando socialista, esco dal Gruppo consiliare del PSI. Ritengo infatti non vi siano le condizioni per il rinnovo della mia iscrizione alla locale Federazione.
E' una decisione maturata con profondo dolore, da me e da altri compagni che intendono dar corso alla creazione di un movimento denominato "Costituente socialista? e di cui vi leggo parte del preambolo costituente, perché ha un rilievo nei rapporti consiliari. E' gioco forza quindi che lo debba rileggere e chiedo ancora scusa al Presidente se sono costretto a superare il tempo concessomi.
"I sottoscritti compagni, solidarmente riuniti oggi, 22 marzo 1991, con l'animo libero da antiche e superate polemiche, valutando irreversibilmente e gravemente logorato il rapporto di fiducia tra uomini appartenenti alla stessa fede politica, al presente ed in passato iscritti al PSI, in piena autonomia di pensiero e volontà concordano e sottoscrivono quanto segue.
La Sezione valdostana del PSI è ormai completamente asservita al progetto di conquista di nuovi ed importanti quote di potere politico ed economico della Valle d'Aosta, secondo un preciso e personale disegno del Segretario regionale, agevolato dal suo attuale status di capo di un'organizzazione politica determinante per lo schieramento di maggioranza, sia dell'Amministrazione regionale, sia dell'Amministrazione comunale di Aosta.
Egli tende ad utilizzare lo strumento partito, nelle sue espressioni locali e nazionali, al solo e specifico scopo di accrescere e rafforzare l'egemonia personale e di una ristretta oligarchia di persone sull'intero corpo degli iscritti al PSI; non solo, ma la massima parte delle cariche pubbliche riservate al partito vengono rese razionalmente funzionali ad un disegno complesso di accumulo di risorse, di controllo degli apparati e di gestione degli organi amministrativi istituzionali ed economici, al solo fine di rafforzare il dominio del gruppo di potere installato all'interno della Federazione.
La conseguenza è che il PSI ha perso la sua connotazione storica ed ideale di partito originale ed essenziale nel quadro della Sinistra valdostana, rinunciando completamente, in questi ultimi mesi, a qualsiasi iniziativa nell'ambito vitale del solidarismo sociale e dell'equa distribuzione delle risorse a favore dei gruppi meno protetti.
Perdurando la nefasta azione del blocco di controllo del PSI valdostano, è ormai evidente che il dissenso e la critica a questo metodo distorto di fare politica verranno completamente minimizzati e gli uomini della minoranza verranno emarginati e stroncati nella loro iniziativa e funzione. Ecco dunque l'improcrastinabile necessità di reagire in modo adeguato agli abusi ed alla deviazione.
A questo fine - ecco la parte che interessa - è necessario aggregare una grande e genuina forza popolare, che si richiami alle sorgenti storiche ed ideali del movimento socialista, che riproponga con forza la credibilità e l'immagine di un partito genuino e vitale. Ma in questo momento particolare non è possibile compiere questa operazione di estetica e di rasserenamento politico restando parte integrante del PSI in Valle d'Aosta; occorre far compiere un profondo strappo agli equilibri statici, dominati dal Segretario e dai suoi amici, rompendo il vincolo di obbedienza alla gerarchia politica del partito ed a quella della maggioranza politica instauratasi nelle istituzioni. E' un atto doloroso, ma irrinunciabile.
Riteniamo di essere i veri depositari della politica socialista e per questo il nostro obiettivo ideale è e sarà sempre quello di smantellare le orditure del gruppo di potere che oggi ingessa, strumentalizza ed offusca l'identità del PSI e di porci, successivamente, come promotori e propulsori di un progetto di unità socialista in Valle d'Aosta.
Individuare un programma dalla forte caratterizzazione socio-economica, riorganizzare i collegamenti con la base e con la periferia, rilanciare il dialogo con le forze progressiste più simili e sinergiche al movimento socialista, assumere forme collegiali e partecipate di elaborazione, proposte di azione politica ed amministrativa, valorizzare al meglio il fattore umano, porre alla base dei rapporti umani la lealtà, il rispetto e la solidarietà: queste saranno le nostre linee guida?.
Faremo poi una conferenza stampa per dire chi siamo e come ci muoviamo.
Come vi dicevo, si tratta di una decisione maturata con profondo dolore da me e da altri compagni che intendono dar corso alla creazione di un movimento denominato "Costituente socialista? del quale vi ho letto il preambolo.
A te, compagno Pascale, che pur nelle differenziazioni dialettiche ho sempre stimato e considerato, pervenga il più fraterno invito a considerare con attenzione la nostra scelta, a non proseguire, per inerzia o per soggezione ad un fascino cui anch'io in passato sono stato colpevolmente sensibile, la rotta su quel vascello fantasma che è oggi la Federazione valdostana del PSI: privo di equipaggio, con la bandiera ammainata e con un posto perennemente vuoto sul ponte di comando, quello di un capitano sempre assente, sempre indaffarato, sempre attratto da inimmaginabili interessi.
Caro Pascale, sta a te dare qualche segnale positivo per non recidere il cordone ombelicale che ancora ti unisce alla grande madre. Riconosciamo in te un ruolo di punta, esterno nell'Amministrazione ed interno nell'organizzazione politica, per dare forza e credibilità alla Costituente socialista in Valle d'Aosta.
Che tu sia illuminato e saggio nelle tue decisioni, perché, come scrisse Nenni: "Viene un momento in politica in cui bisogna scegliere. Adesso è venuto di nuovo questo momento, ma, mentre entriamo negli anni ottanta - oggi diremmo negli anni novanta, perché egli morì dieci anni fa - bisogna che sia chiaro che il tempo non lavora per la Sinistra e che di tempo ne abbiamo tutti poco, per evitare che la definitiva disgregazione di una società senza princìpi, affidata alle improvvisazioni quotidiane e contraddittorie di una classe politica priva di intraprendenza, finisca per soggiacere?.
Presidente: Il Consigliere Andrione ha chiesto la parola per mozione d'ordine; ne ha facoltà.
Andrione (UV): Oui, pour motion d'ordre.... Ayant constaté que la majorité n'existe plus, notre Groupe a l'intention de présenter une motion de censure sur laquelle finalement on pourra discuter. Il me semble qu'il est anormal discuter de la fin d'une majorité sur les déclarations du Président du Conseil.
Presidente: Accogliendo in parte il suggerimento e l'osservazione del Consigliere Andrione, proporrei che, rimanendo nei tempi del dibattito conseguente alle dichiarazioni del Presidente del Consiglio e rinviando un'analisi più approfondita alla discussione di una mozione....
Non capisco perché bisognerebbe sospendere la seduta. Visto che il Consigliere Milanesio ha chiesto la parola nell'ambito del tempo che gli è concesso per intervenire sulle dichiarazioni del Presidente del Consiglio, mi sembra che non gli si possa togliere la parola...
Andrione (UV): Non, mais je formalise une demande de suspension du Conseil, sur laquelle évidemment, si le Président du Conseil ne trouve pas des raisons pour ...., nous voterons; mais il me semble que les raisons pour demander une suspension sont plus évidentes....
Une suspension du Conseil n'a été niée à personne.
Presidente: Ma di quanto?
Andrione (UV): Dix minutes ou un quart d'heure, ce n'est pas une question très longue.
Presidente: Il Consigliere Andrione ha proposto una sospensione di dieci minuti...
(Interruzione del Consigliere Milanesio)
Presidente: Io proporrei di dare la parola al Consigliere Milanesio; poi faremo la sospen-sione....
Milanesio (PSI): Ma come si apre? Si è già aperta. Io devo parlare sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio...
(...Interruzione...)
... Benissimo. Io chiedo di poter parlare, dopodiché, se volete la sospensione,...
Presidente: Ha chiesto la parola il Consigliere Milanesio; ne ha facoltà.
Milanesio (PSI): Signor Presidente e colleghi Consiglieri...
(...Interruzione...)
... Va bene, ma la faremo dopo che avrò parlato anch'io. Visto che hanno parlato tutti, voglio parlare anch'io. Scusatemi, ma ho chiesto la parola e voglio parlare anch'io...
Presidente: Colleghi Consiglieri, avete approfittato della tolleranza della Presidenza. Credo che ad un certo punto sarebbe stato opportuno un po' di fair play, nel senso che, se la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio e sulle dichiarazioni del Consigliere Lanivi è stata più ampia del dovuto ed in essa si è inserita anche una discussione di carattere politico, semmai la si può sospendere, ma non la si può troncare, perché a tutti deve essere data la possibilità di replicare...
Voi formalizzate la proposta di sospensione immediata?
Allora pongo in votazione per alzata di mano la proposta di sospensione immediata per dieci minuti, avanzata dal Consigliere Andrione...
Bondaz (DC): Dieci minuti di sospensione si danno a tutti.
Presidente: Per ragioni di cavalierato la seduta è sospesa per dieci minuti.
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Si dà atto che la seduta è sospesa dalle ore 10,50 alle ore 11,52.
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Presidente: Nel riprendere i lavori ricordo che stiamo discutendo sulle dichiarazioni del Presidente del Consiglio.
Ha chiesto la parola il Presidente della Giunta, Bondaz; ne ha facoltà.
Bondaz (DC): Signori Consiglieri, stiamo vivendo un momento che a qualcuno può forse sembrare traumatico, mentre è solo un modesto episodio della lotta politica, che evidentemente prevede anche ipotesi di questo genere. E' più che logico ed evidente infatti che la minoranza cerchi di diventare maggioranza e che quest'ultima cerchi di continuare a rimanere tale.
Non intendo fare alcuna dichiarazione di carattere polemico, perché non è mia abitudine, però mi sembra giusto fare due considerazioni.
Vorrei dire innanzitutto che la sospensione di dieci minuti, poi diventati mezzora, richiesta dal Capogruppo dell'Union Valdôtaine ed accettata dal sottoscritto e dalla maggioranza, ci ha permesso di fare una rapida verifica politica, e sottolineo "politica?, di quanto la politica dei partiti di questa maggioranza desidera fare. Poi preciserò meglio il perché di questa distinzione.
La sospensione mi permette perciò di dire in questo momento che i partiti che fanno parte di questa maggioranza, o se volete "di questa minoranza?, ritengono di confermare appieno e totalmente le motivazioni che hanno determinato la nascita dell'attuale maggioranza, alla quale, o se preferite alla cui ipotesi politica, essi hanno ridato la loro completa e totale fiducia.
In quest'aula sono state anche fatte dichiarazioni che io ritengo di carattere personale, da parte del Consigliere Lanivi, che per la verità non ha mai votato a favore di questa maggioranza, ma che oggi ha esplicitato meglio la sua concezione politica. Infatti, fino a quando uno si astiene, qualche volta vota contro e qualche altra a favore, può lasciare dei dubbi, delle perplessità e può far pensare ad eventuali ipotesi di recupero all'interno dei singoli partiti o movimenti in cui milita o ritiene di aver militato. Oggi, finalmente, la posizione del Consigliere Lanivi è politicamente chiara e questo è un fatto politico diverso.
Non voglio ripetere quanto ha già detto in modo egregio il Consigliere Riccarand sul fatto che in quattro Commissioni su cinque la maggioranza era sempre minoranza, perché un membro della maggioranza faceva le bizze o riteneva di non condividere certe cose. Evidentemente egli si riferiva al Consigliere Bich ed alle sue dichiarazioni che, finalmente, sono state estrinsecate pubblicamente. Il Consigliere Bich aveva accettato la nascita di questa maggioranza e, sia pure tra le bizze che ogni uomo è libero di fare lungo il suo iter politico, aveva per la verità continuato a votare, almeno in quest'aula, a favore della maggioranza.
Si tratta di due fatti o episodi che non possono essere sottaciuti, anche se a giudizio della maggioranza che si è costituita e che ha riconfermato - tengo a ribadirlo - il programma che essa si è dato al momento della sua nascita, ma che, sia pure con motivazioni diverse, conservano pur sempre delle valutazioni di carattere personale.
E' chiaro che nell'ambito del mandato ogni consigliere conserva la propria libertà di azione. Guai se così non fosse: mancherebbero i pilastri sui quali è nata la nostra Repubblica e la nostra autonomia.
E' per questo che, dopo che i partiti hanno ribadito la validità di questa ipotesi politica - la chiamo così per evitare che qualcuno possa intravedervi mancanza di chiarezza - io, come Presidente di questa Giunta e di questa maggioranza, in accordo politico con i partiti che ne fanno parte, ritengo di poter chiedere al Consiglio la sospensione dei lavori, per permettere a tutte le forze politiche, comprese quelle di minoranza ed i transfughi, quelli che hanno formato nuovi gruppi o che intendono formarne degli altri, di fare un'attenta riflessione in proposito.
Chiedo quindi che il Consiglio regionale sia sospeso, anche se ci è già giunta notizia che alcuni consiglieri stanno predisponendo o hanno già predisposto un'ipotesi di mozione di sfiducia che, almeno dal punto di vista regolamentare e statutario, avrebbe comunque bisogno degli opportuni tempi tecnici prima di essere discussa.
Chiedo, pertanto, alla Presidenza del Consiglio di sospendere, sia oggi sia domani, i lavori del Consiglio, proprio per consentire a tutte le forze politiche di poter affrontare un chiarimento politico, in modo che, se l'attuale maggioranza sarà ancora tale, potrà continuare a rimanere seduta su questi scanni, altrimenti se ne discosterà, perché, come ho detto fin dall'inizio, nessuno di noi è incollato alla seggiola, come invece ha dimostrato qualche altro fino all'ultimo momento.
Chiedo pertanto al Presidente del Consiglio di sospendere o meglio di rinviare questa adunanza del Consiglio, prevista per oggi e per domani, per consentire un chiarimento politico, che mi sembra essere più che doveroso, tenuto conto delle dichiarazioni personali fatte in quest'aula.
Presidente: Ha chiesto la parola il Consigliere Andrione; ne ha facoltà.
Andrione (UV): Nous acceptons la proposition de suspendre le Conseil, même si nous avions préparé un ordre du jour dans ce sens, qui maintenant, vu la déclaration de M. Bondaz au nom de celle qui fut une majorité, devient inutile. Je me permets de donner lecture, en matière d'hypothèse politique, d'une motion que nous avons présenté avec d'autres Groupes.
"I sottoscritti Consiglieri regionali La pregano di iscrivere all'ordine del giorno del prossimo Consiglio regionale la seguente mozione:
I Gruppi consiliari degli Autonomisti Indipendenti, dell'Union Valdôtaine, dei Verdi Alternativi ed il Consigliere Bich, socialista indipendente,
- preso atto che la maggioranza politica formatasi nel giugno del 1990 è diventata minoritaria;
- considerato che tale nuova situazione politica impone un dibattito consiliare per la costituzione di una nuova qualificata maggioranza;
chiedono
- le immediate dimissioni della Giunta regionale e del suo Presidente;
- la convocazione del Consiglio regionale ai sensi dell'articolo 38, quarto comma, del Regolamento interno per il funzionamento dello stesso?.
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