Compte rendu complet du débat du Conseil régional. Les documents ci-joints sont disponibles sur le lien "iter atto".

Objet du Conseil n. 3283 du 9 février 2024 - Resoconto

OGGETTO N. 3283/XVI - Reiezione di mozione: "Impegno del governo regionale a non sostenere nelle diverse sedi istituzionali o politiche iniziative volte a promuovere la non coltivazione dei terreni agricoli".

Bertin (Presidente) - Alla presenza di 34 Consiglieri, possiamo riprendere i lavori. Mi scuso per il leggero ritardo dovuto al protrarsi della riunione dell'Ufficio di Presidenza. Siamo al punto n. 91 dell'ordine del giorno.

Si è prenotato il consigliere Planaz, ne ha facoltà.

Planaz (RV) - La nostra iniziativa era per portare all'attenzione di quest'Aula, a seguito di tutte le proteste che sono iniziate in Olanda, all'inizio della primavera, e poi si stanno verificando in questi giorni in Germania, in Francia, adesso anche in Italia e tutta una serie di altri Paesi; oggi ho visto anche la Spagna, e in seguito penso che seguiranno tutta una serie di Paesi che andranno, con questa protesta pacifica, a sottolineare le problematiche di questo settore, cercheranno di portare avanti le istanze, affrontare le problematiche forse sono state disattese nella programmazione.

Tengo a precisare che con quest'iniziativa non voglio accusare nessuno di quest'Aula, anche gli Assessori prima di questo mandato, perché sono regole imposte dall'Unione Europea e calate un po' dall'alto, anche perché questa programmazione - al di là di tutti gli eventi che si sono succeduti tra l'epidemia, cambiamenti climatici che stanno continuando a preoccupare tutta la popolazione - la partenza di questa programmazione forse è partita un po' male già per la pandemia, ma poi le scelte che sono state fatte per stabilire i principali indirizzi per poi mettere a terra tutto l'intero piano strategico della nuova programmazione... forse non si è percepito abbastanza le reali necessità delle categorie produttive, magari un mondo che è molto lontano alle esigenze di questo settore forse in alcune misure è giunto a conclusioni che appena sono state introdotte hanno suscitato, e suscitano oggi, molto scalpore.

Se noi andiamo ad analizzare tutta una serie di passaggi delle proteste che ci sono, a partire dall'Europa, ma anche in Italia, la protesta non è tanto sul quantitativo della riduzione del premio in sé, ma è sui vincoli che vengono imposti sulle produzioni degli alimenti e che, mettendoli in concorrenza su quello che si trova sul mercato di tutta una serie di alimenti che provengono da altri continenti, e non da altri Stati, perché se vogliamo sottolineare il fatto, forse l'Italia - per non parlare della nostra Regione - è sempre stata sotto scacco di politiche commerciali sleali perché il nostro Made in Italy, le nostre piccole aziende, le nostre particolarità, è normale che quando si confrontano con aziende di grandi dimensioni e con allevamenti enormi, è inevitabile che si viene sempre più a una concorrenza sleale. Tengo a sottolineare che la linea della nuova programmazione punta sul green, sull'ecologico, sul rispetto di tutta una serie di vincoli molto restringenti, poi quando ci vediamo arrivare nei nostri mercati soprattutto cereali ma anche derivati di carne e formaggi da Paesi di altri continenti che devono attraversare chilometri e chilometri di mare con delle navi che consumano tantissimo, alla fine da una parte cerchiamo di fare una politica ecologica green noi e poi, per portare questi prodotti nel nostro continente, consumiamo più di quello che consumiamo noi qua per produrli. Questo farebbe già pensare un attimo alle politiche che si dovrebbero attuare e all'attenzione che bisognerebbe avere nei confronti delle nostre produzioni.

Nella nostra Regione, era stata avviata tutta una protesta da parte degli allevatori che oggi non si sono visti, forse anche queste proteste rischiano di cavalcare dei malesseri creati forse anche dall'Unione Europea: in questa assemblea per molti dei nostri documenti, quando vengono discussi e messi a terra, bisogna sempre tener conto delle politiche europee. La protesta non si è sentita tanto nella nostra Regione ma non è per questo che gli agricoltori non si sono presentati ma magari perché non è stato ben chiarito il motivo di questa protesta, perché non è detto che gli allevatori e gli agricoltori valdostani non hanno nessun tipo di problema, perché da quanto mi sembra, ci sono allevatori che avrebbero voluto, anche loro, non protestare contro la Regione o contro il Governo nazionale, ma piuttosto contro l'Europa, anche per dimostrare un segno di sostegno, di adesione alla protesta. Abbiamo visto il dietrofront sulle ultime decisioni da parte della Commissione Europea, secondo me, dopo una nuova programmazione, se si fanno dei dietrofront così, forse qualcosa di sbagliato in questa programmazione c'è.

C'è tutta una serie di problematiche che si mettono in evidenza, una è quella della famosa "Carne coltivata": anche questo è un aspetto su cui il Governo italiano, con alcune associazioni di categoria, ha fatto delle battaglie a livello nazionale e anche a livello europeo - che subito erano state frenate dall'Unione Europea - sostenendo che era una legge che non si poteva fare, andare a vietare l'uso e la produzione di carne coltivata nel nostro Stato, e di conseguenza nella nostra Regione... oggi non c'è solo l'Italia, ci sono altri dodici Paesi che hanno firmato questo documento, in cui si chiede di rivedere questa tipologia di produzione e far sì che sia, se non altro, ben identificata perché è giusto che il consumatore sia al corrente dal punto di vista di quello che va a consumare ma anche riguardo all'aspetto sanitario dell'uso di queste carni, perché non sappiamo ancora quali effetti sul nostro organismo avrà il consumo di queste carni.

Se andiamo a sentire, se andiamo ad analizzare quello che ci avevano detto in audizione le associazioni di categoria - "Premiateci il prodotto, aiutateci a valorizzare la produzione" - Assessore, non dico che non lo stiamo facendo, ma forse non lo stiamo facendo abbastanza e, ripeto, non do responsabilità di questo a nessuno, però bisognerebbe studiare una politica più concreta nei confronti delle aziende che lavorano nei nostri territori, perché le rivendicazioni che ci sono in Germania, in Francia e in tutti gli altri Paesi non sono proprio le stesse che vengono fatte dai nostri allevatori e anche dalle nostre aziende. Logicamente ogni territorio ha le sue particolarità, se noi andiamo ad analizzare le problematiche delle regioni che coltivano terreni seminativi, è inutile che stiamo a dirlo, sull'uso di pesticidi ed altri prodotti chimici per la produzione di cereali... io penso che nessun allevatore o contadino voglia inquinare o causare dei danni alla salute delle persone o inquinare il territorio.

Ma la contestazione più forte qual è? Se dagli altri continenti, dagli altri Paesi fuori dall'UE, arrivano sul nostro mercato dei prodotti che non rispettano le stesse nostre regole, logicamente praticano una concorrenza sleale nei confronti di chi rispetta e produce in un determinato modo, ci troviamo dei prodotti che costano di meno sul mercato e logicamente non sempre il consumatore ha la possibilità di verificarlo, perché non si ha sempre la possibilità di capire da dove provenga, ad esempio, il grano per fare il pane o quant'altro, nonostante le politiche che si sono fatte per consumare i prodotti locali, non sempre il consumatore può scegliere, perché non sempre, magari, è ben definita la derivazione di questi prodotti.

Secondo me c'è un insieme di cose che hanno fatto scatenare questa grande manifestazione che crea anche molta preoccupazione, perché lo vediamo anche dai Governi centrali degli altri Paesi che non è che l'hanno proprio presa sottogamba, e giustamente, ma non è sempre stato così: se noi andiamo indietro di dieci anni alle proteste sulle quote latte, non furono ascoltate come succede oggi, e c'era un motivo ben definito in quel periodo lì, perché ci furono degli allevatori che scelsero in quel caso di rispettare le regole comunitarie sulla produzione di determinati alimenti (in questo caso il latte) e altre aziende che hanno detto: "No, no, produciamolo pure, tanto al massimo ci fanno una piccola multa e poi andremo a vedere".

Alcune aziende, purtroppo, si sono fatte del male perché si trovavano in una condizione per cui magari il costo di produzione non era così elevato - e non è di nuovo un problema che riguarda le nostre zone, perché le nostre zone sono limitate dalle produzioni caratterizzate dal nostro territorio che limitano già le produzioni di per sé per le difficoltà che ci sono nel produrre e nei costi di produzione - in quella circostanza c'era stata una protesta ma che non era stata ascoltata, perché parte di queste regole qualcuno le aveva rispettate alla lettera e qualcun altro un po' meno.

In questo caso oggi ci troviamo in un contesto un po' più generalizzato, le problematiche di tutti i settori sono quasi le stesse, seppure legate a fattori diversi, e ciò ha portato questo grande movimento, anche se non costante, in tutto il territorio, a manifestare e a cercare di mandare un segnale alla politica e alle associazioni che credo tutti dobbiamo ascoltare e credo anche che gli allevatori e gli agricoltori debbano fare un fronte comune, perché oggi molte di queste regole sono state calate dall'alto - e non sempre dalla politica e dalle associazioni - senza magari essere tanto elaborate, magari con una linea politica che oggi cozza con le esigenze di questo settore e forse si sono saltati dei passaggi, perché se andiamo su un altro settore che tocca un po' tutti - ma tanto per far capire il disagio che si sta vivendo - in questo momento in questo settore tutti vogliamo essere ecologici e non inquinare, però lo dobbiamo fare.

Se volessimo fare qualcosa di concreto, dovremmo dire: da domani nessuno più usa la macchina e andiamo tutti a piedi. Io vorrei vedere quante proteste si attiverebbero in tutto il territorio, perché logicamente abbiamo costruito tutta un'economia sui mezzi di trasporti di merci e di persone e oggi cambiare di botto tutto un sistema da un giorno all'altro è impossibile.

È quello che sta un po' succedendo in agricoltura, perché è facile a tavolino dire: dobbiamo fare quello perché dobbiamo essere più ecologici, dobbiamo essere meno inquinanti, però a volte non ci sono neanche i mezzi per fare diversamente.

Faccio un esempio, il diserbo delle colture dei seminativi: c'è una sperimentazione, la costruzione di robot che vanno a fare un diserbo meccanico per cui non c'è bisogno di usare il classico diserbante, però oggi non ci sono ancora sul mercato queste tipologie di attrezzature che potrebbero dare un grande aiuto, sia per lo svolgimento di tutte le attività agricole sia per migliorare tutto l'aspetto ecologico. Chi non lo vorrebbe applicare? Oggi forse non ci sono ancora tutti gli strumenti per riuscire a far questo.

La cosa che più è contestata in tutte le proteste è l'usare dei fondi pubblici per disincentivare il lavoro o lasciare dei terreni incolti, penso che questa sia stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, perché se noi pensiamo che noi usiamo dei soldi pubblici per migliorare tutto un sistema produttivo e poi, nel frattempo, per delle ideologie... perché in un determinato momento, fosse stato 30 anni fa, magari andare incentivare delle aree di riposo avrebbe anche avuto senso, ma di questi tempi la manodopera e le persone che lavorano in questo settore saranno sempre di meno, perché con gli orari di lavoro e senza giorni di riposo c'è sempre, purtroppo, meno giovani che si avvicinano a questo settore, dall'altra parte abbiamo una classe che è in età molto avanzata e purtroppo c'è addirittura una parte già pensionata che svolge queste attività. Andare ad usare dei soldi pubblici per lasciare delle aree... questo non riguarda la nostra regione, però è una delle trenta misure citate nel PSR; lei, Assessore, quando ha fatto le consultazioni per decidere a quali misure aderire, logicamente avrà visto che c'era una misura che andava a incentivare l'incolto delle produzioni.

Io penso che tutto questo dovrebbe far riflettere, perché allo stesso modo noi, usando dei soldi pubblici per incentivare e valorizzare un determinato prodotto di filiera, come in questo caso sull'agroalimentare, poi dall'altro canto magari affianchiamo delle misure che si mascherano dell'ecologia, della moda verde, ma che non fanno che causare danni ancora più notevoli a questo settore, poi dall'altro canto vediamo che promovendo queste misure che incentivano la non produzione, come ho detto prima, ci troviamo invasi da prodotti che non rispettano nessuna di queste condizioni.

Io non aggiungerei altro, leggerei l'impegnativa che abbiamo presentato su questa mozione, che è molto semplice: "Impegna il Governo regionale, in particolar modo gli Assessori competenti in materia di agricoltura e di affari europei, (qui ho ritenuto opportuno, mi perdoni, assessore Caveri, ma, quando parliamo di regole europee, logicamente è giusto che tutti abbiano modo di poter fare tutto il possibile) per far sì che tutte queste regole vengano messe in atto nel miglior modo possibile per i contesti territoriali che andiamo ad elencare) in ogni sede istituzionale o politica, nella definizione di misure di sostegno, programmazione nel settore agricolo, e nel non sostenere decisioni e misure funzionali a premiare o a promuovere la non coltivazione dei terreni, ovvero diminuire la produzione e la produttività delle nostre aziende agricole.

Faccio un altro esempio che è stato discusso ieri: nella nostra realtà, in questo periodo in cui non abbiamo già a sufficienza fontina sul nostro mercato, andremo ancora ad attivare una misura per produrne ancora di meno; è il concetto ribaltato sul contesto europeo nazionale. Alla fine se non facciamo attenzione, noi andiamo con delle misure che non è che abbiamo potuto scegliere e adattare per ogni territorio, perché sennò sarebbe stato forse troppo facile, però dobbiamo fare attenzione: soprattutto quando usiamo dei soldi pubblici per migliorare la vita e i prodotti e l'ambiente: dobbiamo fare attenzione a valutare il più possibile tutti gli aspetti per non creare degli effetti negativi che potrebbero incidere pesantemente sulla produzione, sull'ambiente e sul territorio.

Presidente - La discussione generale è aperta. Chi vuole intervenire si prenoti. Si è prenotato il consigliere Manfrin.

Manfrin (LEGA VDA) - Ringrazio il collega Planaz per la presentazione di quest'iniziativa che ci permette di discutere anche di Europa e di follie europee.

Come sappiamo, e quest'iniziativa immagino prenda spunto da quella, è partita una grossa novità proprio in Regione Emilia Romagna e questa grossa novità riguarda proprio gli agricoltori, cioè gli incentivi, per una volta, non a produrre o a comprare dei mezzi di produzione, ma incentivi a non produrre. Una cosa fantastica, geniale, una rivoluzione davvero.

A partire quindi dal 2024, secondo il bando che abbiamo potuto vedere, gli agricoltori saranno invitati ad abbandonare la professione e a lasciare i propri appezzamenti.

Il patto, che la Regione fa con gli agricoltori, è il seguente: 20 anni di stop in cambio di 1.500 euro l'anno per ogni ettaro non coltivato. Questo bando di sviluppo rurale - lo chiamano sviluppo ma in realtà è sottosviluppo, sostanzialmente - è stato recentemente approvato dalla Giunta dell'Emilia Romagna e si colloca all'interno di uno di questi più ampi piani dell'Unione Europea.

Ho fatto una piccola analisi sul sito dell'Emilia Romagna per vedere gli obiettivi specifici del ritiro dei seminativi dalla produzione e gli obiettivi sono:

- contribuire alla mitigazione dei cambiamenti climatici e all'adattamento a essi, anche riducendo le emissioni di gas a effetto serra e rafforzando il sequestro del carbonio, come pure promuovendo l'energia sostenibile;

- favorire lo sviluppo sostenibile, non coltivando, e un'efficiente gestione delle risorse naturali come l'acqua, il suolo e l'aria, anche riducendo la dipendenza chimica;

- contribuire ad arrestare e invertire la perdita di biodiversità, migliorare i servizi eco-sistemici e preservare gli habitat e i paesaggi.

Mi aspettavo che inserissero anche la parola "Resilienza", se avessero scritto resilienza, avremmo fatto il bingo di ogni programma europeo, però, resilienza a parte, è esattamente un "copia e incolla" di quello che si può trovare nella famigerata Agenda 2030, esattamente questo, cioè distruggere completamente.

Ricapitoliamo: per la lotta alla CO2, si chiede alla quarta regione italiana per aziende agricole di fermarsi; di quale sviluppo rurale parla l'Emilia Romagna quando fa questa richiesta? Perché dal bando, alcuni elementi chiave non sono chiari, e il titolo stesso della misura è fuorviante, quindi anche a un agricoltore che possa andare lì e capire, si dice: "Sai, ti diamo dei soldi e tu non coltivi", non è che è proprio chiaro.

A monte di tutto questo però, come ben sappiamo, c'è questa famosa e meravigliosa Europa che in questo periodo, che dura da un po' troppo tempo, è in preda a una vera e propria follia green, un tema su cui in molti ambiti sta portando avanti un vero e proprio approccio ideologico, non c'è ormai un approccio tecnico, è soltanto esclusivamente ideologico, dove tutti i dati devono coincidere e portare alla soluzione che è scritta nell'Agenda 2030, e tutto questo senza tenere minimamente conto dell'effetto che alcune decisioni prese possono avere sull'economia di tutta l'Unione Europea e, nello specifico, di Paesi con grandi produzioni, come il nostro.

Vittime di quest'approccio ideologico sono quindi gli agricoltori, una categoria che non soltanto è ostaggio da tempo di una burocrazia eccessiva, ma che è anche provata dagli aumenti dei costi, tanto della vita quanto evidentemente del lavoro, e se le regole troppo stringenti per il settore è frutto di un ambientalismo estremista che danneggia da un lato i produttori e dall'altro il consumatore finale - aggiungiamo addirittura gli incentivi a lasciare i terreni incolti - non possiamo che immaginare come il combinato disposto mini la capacità produttiva della nostra agricoltura e favorisca, come giustamente ha detto anche il collega Planaz, paradossalmente l'importazione dall'estero di prodotti alimentari - e qui sta il bello - che non rispettano le stesse regole di quelli europei, rendendo il nostro mercato molto meno competitivo.

Questo, tra l'altro, lo possiamo osservare in qualsiasi categoria dove il green si vada a inserire, tra l'altro preparatevi perché pare anche che l'Agenda Green preveda anche che non fare figli o fare meno figli sia bello perché si produce meno CO2 o quant'altro, sembra un'assurdità ma è scritto anche questo nell'Agenda 2030, "Riproduciamoci di meno, facciamo meno figli, perché così consumiamo meno risorse"; siamo sempre nell'ambito dell'Agenda 2030.

Ma se guardiamo da altre parti, noi Europa ci costringiamo ad avere meno centrali, a produrre di meno, a consumare di meno e dall'altra parte del mondo, Cina, India, Stati Uniti, fanno quello che ritengono più opportuno senza pensare minimamente a queste direttive folli e poi invadono il mercato, con i nostri prodotti e a rimetterci siamo sempre noi.

In Valle d'Aosta poi, oltre a tutte queste caratteristiche negative, la mancata cura del territorio avrebbe anche conseguenze estremamente negative, sia dal punto di vista idrogeologico, sia dal punto di vista paesaggistico; si è detto più volte: la Valle d'Aosta è bella anche perché da tempo chi ha cura della nostra regione, del suo terreno, ha cura anche di offrire un paesaggio che sia sicuramente accogliente per chi arriva in questa regione e il completo abbandono di pezzi della nostra regione significherebbe offrire e distruggere un paesaggio assolutamente unico.

Per tutte queste ragioni, non possiamo che condividere la proposta dei colleghi, perché giocare sulla pelle degli agricoltori non porta alcun beneficio, se non appunto quello di realizzare un pezzo di quell'Agenda 2030 che, come sappiamo, vuol distruggere il nostro mondo, le nostre tradizioni, le nostre radici e la nostra cultura, e l'applicazione delle azioni per lasciare i terreni incolti altro non farebbe che rendere il nostro territorio inospitale e abbandonato.

Presidente - Consigliere Cretier ne ha facoltà.

Cretier (FP-PD) - Intervengo solo per fare qualche ragionamento sulla mozione. Il settore agricolo, da molti anni, è in una crisi strutturale, occupazionale, produttiva e soprattutto reddituale, compensata e sostenuta dalla Comunità Europea sin dal 2000 con il primo programma di sviluppo rurale, e questo nessuno lo può negare: erano state costruite misure con appropriati giustificativi economici per indurre all'adesione volontaria e a sostegno del reddito.

Certo, la Comunità Europea ha richiesto degli impegni per almeno cinque anni per dare continuità all'azione, come succede ora, ed erano fatte salve le cause di forza maggiore, esplicitate nei regolamenti e nelle delibere applicative.

Da sempre il primo impatto, con le nuove normative, è sempre stato di difficile comprensione e a volte ritenuto erroneamente inapplicabile, spesso valutato insuperabile e complesso, ma il lavoro puntuale dei referenti, dei tecnici e delle associazioni ha permesso molte volte di superare questi momenti complessi e difficili; l'importante è sempre stato la comprensione e l'adattamento alla nostra realtà e soprattutto tanta azione comunicativa.

Prima era un'applicazione più regionale, oggi il meccanismo è appiattito in un compendio con molte complessità di gestione, di adesione e di applicazione locale, non più con considerazioni specifiche regionali in cui prima era possibile incidere direttamente e velocemente.

Richiamando la mozione, le associazioni hanno fatto dichiarazioni positive e chiare e i riscontri sono a verbale; certo, siamo in un percorso continuo, in progress, e credo sia normale che loro richiedano impegno costante per incidere sul Governo centrale, in un confronto continuo con quello regionale, insomma, una concertazione Stato-Regione, com'è accaduto in un'occasione con l'assessore Caveri in conferenza ordinaria delle Regioni e delle Province autonome, per modifiche a una nuova legge quadro sulla montagna, per valorizzare le specificità delle zone montane, limitare gli squilibri economici e favorire il ripopolamento, agendo sulle politiche, in particolare quelle legate ai territori di montagna, dove non è possibile aumentare oltremisura la meccanizzazione a causa della conformazione del territorio: le pendenze, la scarsa viabilità di certe zone e la polverizzazione fondiaria, tutti temi che conosciamo bene.

La Comunità Europea ha posto delle regole stringenti che noi abbiamo sempre rispettato seriamente, non è così nelle altre regioni, per esempio sulle quote latte citate dal collega, e sui reimpianti dei vigneti; non tutti hanno rispettato le direttive e i regolamenti e non erano sicuramente Ministri di sinistra.

Mi viene da dire: fatta la legge, il seguito non fa per noi.

Il congelamento delle terre, o, che si dica, il ritiro dei seminativi, non è mai stato una misura applicata in Valle d'Aosta, né con il programma di sviluppo regionale, né con il compendio attuale, anche perché abbiamo superfici a cereali che nel 2005 erano di cinque ettari, quindi applicare delle regole su queste cose non ha senso.

Le ipotesi che leggiamo in questi giorni sono da valutare attentamente, sia a livello comunitario come anche a Roma, gioco forza ora è il Governo che si confronta con la Comunità Europea.

La fine di esenzioni e di benefici fiscali potrebbe essere deleteria in regioni montane e con aziende con problemi strutturali, rispettose dell'ambiente, del benessere animale, della biodiversità delle direttive sui nitrati, quest'ultime sono un tema molto pesante soprattutto per la Pianura Padana, noi allo stato attuale non abbiamo di questi problemi.

Credo che il Governo regionale e gli Assessorati competenti, agricoltura e affari europei, non abbiano bisogno del mandato della mozione: è imperativo comune in sostegno al settore e trasversale, naturale obiettivo comune condivisibile, oggi più di prima, qualora si vedano già gli effetti della riduzione del numero delle aziende, degli addetti e delle superfici coltivate.

Il cambio di rotta al momento è un miraggio, malgrado il sostegno comunitario regionale; in due anni abbiamo approvato due leggi regionali che, al momento, possono soltanto tamponare la realtà.

Presidente - Altri in discussione generale? Consigliera Minelli ne ha facoltà.

Minelli (PCP) - Interveniamo in discussione generale per fare alcune considerazioni che - così come ha fatto il collega Planaz e come hanno fatto anche gli altri colleghi nei loro interventi - hanno un carattere forse anche più generale rispetto al testo della mozione, cioè alle sue premesse e la sua impegnativa.

Le mie considerazioni quindi riguardano un po' più in generale la protesta a cui stiamo assistendo in questi giorni e in queste settimane a vari livelli e anche poi a livello regionale.

Ci sono sicuramente, fra quelle che hanno evidenziato gli agricoltori, delle posizioni che sono assolutamente condivisibili, prima fra tutte la denuncia della concorrenza sleale dei prodotti della grande distribuzione rispetto ai prodotti alimentari che vengono dagli agricoltori italiani, e in particolare dai piccoli agricoltori. Sicuramente il fatto che la grande distribuzione acquisti dei prodotti alimentari a basso costo all'estero contribuisce in qualche modo a mettere in difficoltà - addirittura, in certe situazioni, in ginocchio - le produzioni locali, però questa protesta evidenzia anche dei problemi e delle contraddizioni al suo interno.

Ho sentito anche adesso, anche in quest'aula, associare in maniera molto stretta le proteste al rifiuto della transizione ecologica, il Green Deal, in maniera poi anche, per certi versi, veemente.

Io ritengo che qui ci sia della strumentalizzazione; lo dico perché questo famoso Green Deal non è stato applicato; è di questi giorni la decisione di fare una clamorosa marcia indietro sull'utilizzo dei pesticidi da parte della Commissione Europea, dalla presidente von der Leyen, ma tutti sappiamo che ci sono le elezioni europee a breve, e questo non è di certo un argomento ininfluente.

La tutela del made in Italy è sicuramente qualche cosa di importante, peccato poi però che i partiti che sono al Governo, in particolare il partito della premier, abbiano votato la PAC che per circa l'80% delle sue risorse va a favorire proprio le multinazionali.

Ci sono quindi delle contraddizioni che sono macroscopiche, sono evidenti; è anche vero che poi c'è una grande capacità di virare le cose a proprio vantaggio da parte di chi occupa certi posti di responsabilità; non mi metto a citare le strane giravolte anche del Ministro dell'agricoltura e della sovranità alimentare, e peraltro il concetto della sovranità alimentare è un concetto condivisibile ma che ha le sue radici in lidi ben diversi da quelli dove adesso lo stanno utilizzando.

C'è poi anche un'altra questione: questa politica agricola comunitaria è stata sostenuta in Italia anche da quelle grandi associazioni di categoria che hanno anche svolto in certe situazioni un po' il ruolo delle lobby e hanno favorito quelle che sono per esempio le grandi aziende ortofrutticole, che fanno grande uso di chimica.

Venendo un po' più vicino alla nostra situazione, alla nostra realtà, io nei giorni scorsi, come penso un po' tutti, ho letto i volantini che venivano distribuiti, anche durante la Fiera di Sant'Orso, dal comitato che poi credo abbia un po' gestito la protesta che non ha avuto molto seguito, per ragioni che non sto a indagare. Però credo anche perché ci sia di fondo un miscuglio di questioni che sono state messe insieme, perché si parlava sicuramente di attenzione per la questione reddituale, che - l'ha ben sottolineato il collega Cretier - è un problema grosso, è il problema più grosso per quello che riguarda la nostra regione, ma per quello che invece concerne la diminuzione di superficie da coltivare oppure per altre questioni, credo che da noi la situazione sia molto diversa, e nei volantini che io ho visto si mettevano insieme questioni legate alla sanità a posizioni che possono essere condivisibili o meno e che riguardano la scienza, i vaccini... Ho visto un po' di tutto e credo che la cosa alla fine nelle persone che svolgono quel mestiere, e che sono piuttosto concrete, abbia creato della confusione e abbia anche fatto sì che non ci sia stata una grande adesione.

Devo poi dire che con tutte le difficoltà che sono venute nel tempo, anche con le varie misure europee, è anche vero - e i dati sono lì a testimoniarlo - che la nostra Regione ha ottenuto dai finanziamenti europei (dal FESR in particolare) una certa quantità di denaro. Che poi sia complicato riuscire ad arrivare ad accedere ai fondi, a ottenerli nei tempi congrui che ci si aspetterebbe è vero, ed è tutto un altro paio di maniche, però credo che questo argomento sia uno di quelli che vanno affrontati con una certa attenzione e anche con una volontà che non sia quella di mettere tutto in un calderone e soprattutto di strumentalizzare altre questioni. Perché poi ho sentito parlare di ideologie, di Agenda 2030, come se fosse qualche cosa di demoniaco in qualche modo; io non penso che sia così, penso che ci siano dei problemi che vadano affronti in maniera seria.

Il fatto che il costo del latte sia così basso per le persone che lo devono produrre e poi sugli scaffali del supermercato lo si trovi a 2 euro, e anche più, è un problema concreto, è un problema da affrontare, che ovviamente possiamo fare solo in parte noi da qui, però bisogna anche essere onesti e non cavalcare - come ho visto fare, soprattutto a livello nazionale - una protesta che ha sicuramente la sua ragion d'essere.

È stato citato l'uso del glifosato, dei diserbanti eccetera eccetera, che sono un problema enorme per quello che riguarda la salute delle persone, perché i dati scientifici dei medici, dell'Organizzazione mondiale della sanità, non di altri, ci dicono che l'utilizzo di certe sostanze è assolutamente da eliminare, da bandire, perché ne va della vita delle persone: sono componenti cancerogene. Io capisco che non si possa decidere d'emblée di cambiare tutto, ma non è da oggi che si parla di questa questione, è da mo', e adesso si fanno pure dei passi indietro.

Credo che fra tutti i discorsi che sono stati fatti - per carità, ognuno ha le sue idee e sono legittime - alcuni sono stati, a mio avviso, un po' tendenziosi.

Per venire alla mozione che nel suo impegno chiede in sostanza di agire, in ogni sede possibile, al fine di non sostenere iniziative, decisioni o misure volte a promuovere la non coltivazione di terreni, ovvero a diminuire la produzione e la produttività delle nostre aziende agricole, torno a dire che a me sembra che a livello locale, questo non sia un problema che si presenta. Se l'intento della mozione è quello di essere a sostegno e a supporto di una situazione più ampia che riguarda un po' tutto il Paese, credo che bisognerebbe approfondire maggiormente, proprio perché i problemi da noi forse sono un attimo diversi.

Sulla mozione noi ci asterremo.

Presidente - Altri in discussione generale? Consigliere Jordan ne ha facoltà.

Jordan (AV-VdA Unie) - Negli interventi abbiamo sentito parlare delle ragioni dei manifestanti in questa manifestazione degli agricoltori, e c'è da parte di tutti, credo, un assoluto rispetto delle rivendicazioni rispetto al ruolo degli agricoltori, al ruolo dell'agricoltura, alla valorizzazione dei prodotti, al ruolo delle filiere agricole, però abbiamo anche sentito parlare delle rivendicazioni che, venendo al contesto regionale, nulla hanno a che fare con la Valle d'Aosta, fortunatamente, e mi riferisco al ritiro dei seminativi; il collega Cretier ha già spiegato a tutti che qui il problema non è quello del ritiro dei seminativi bensì il contrario: fare in modo che non continuino ad aumentare gli incolti, evitare l'abbandono dei terreni.

La Valle d'Aosta sta già adottando la riduzione dei fitofarmaci, l'ha fatto forse per questioni geografiche, morfologiche e climatiche, e l'ha fatto anche per una cultura delle nostre aziende agricole che da sempre hanno utilizzato meno degli altri i fitofarmaci, quindi c'è una cultura che ci aiuta a fare una produzione integrata che è quasi una produzione biologica, un'agricoltura sostenibile.

A questo punto, in questa discussione concentriamo le nostre energie per sostenere gli agricoltori, non per sostenere le ragioni di questa o di quella politica nazionale per sostenere una contrapposizione che si polarizza più sull'aspetto politico che sull'aspetto sostanziale. Noi sosteniamo gli agricoltori, e lo dicevo già nell'occasione della discussione del disegno di legge 132, perché ci sia una strategia sull'agricoltura, e, parlo a livello regionale, dobbiamo aiutare strategicamente e strutturalmente l'allevamento che è il settore dell'agricoltura che è più in crisi di tutti, e le variabili sono tante, le variabili che non possiamo controllare: il costo delle produzioni che continua ad aumentare; la valorizzazione adeguata dei prodotti che in qualche modo subiamo dal mercato e non possiamo, se non minimamente, aiutare; l'invecchiamento delle aziende agricole, nel corso dei precedenti Consigli si è parlato dell'età media degli agricoltori che è sempre più alta, ma anche i predatori, e potrei aggiungere tante altre variabili che incidono in maniera prepotente sul bilancio totale dell'allevamento dell'agricoltore.

Noi dobbiamo quindi lavorare per immaginare come sarà il settore dell'allevamento, ma fra dieci anni, come saranno i nostri territori - che è una conseguenza diretta dell'allevamento e dell'agricoltura - fra dieci anni, quindi si guardi avanti con lungimiranza, si guardi anche con una strategia, e non ci si fermi a fianco dei trattori, ma si dia l'indicazione e la direzione a questi trattori per immaginare un'agricoltura del futuro.

Presidente - Altri in discussione generale? Se nessuno si prenota, chiudo la discussione generale. Non vedo richieste, non vedo prenotazioni, chiudiamo la discussione generale. La discussione generale è chiusa. Per il Governo, replica l'assessore Carrel.

Carrel (PA) - Grazie a tutti gli intervenuti su questa mozione, che sicuramente è una mozione molto importante e credo che a un certo punto forse ci siamo concentrati più su dei temi di politica europea che sui temi che devono essere trattati in un Consiglio regionale, quindi su questi sicuramente posso condividere alcune riflessioni che sono state fatte ma - proprio perché la mozione è una mozione che impegna il sottoscritto, in quanto Assessore all'agricoltura e il collega con deleghe agli affari europei, Luciano Caveri - mi concentrerò nel mio intervento, a tenere un determinato comportamento, che è un comportamento che abbiamo sempre mantenuto, tant'è che a oggi - e ci tengo a dirlo chiaramente, perché non vorrei che nel riportare il dibattito in aula vi siano delle interpretazioni errate - la Valle d'Aosta non aderisce a delle misure che disincentivano la produzione, quindi noi come Valle d'Aosta non aderiamo a queste misure che avete ben citato, citando anche altre Regioni che invece hanno deciso di aderire.

Anzi, questo Consiglio si è già espresso più volte su dei temi che vengono richiamati in questa mozione, penso, ad esempio, al cibo sintetico che ci ha visti, con un voto a larga maggioranza, di fatto votare chiaramente che siamo contrari a quella linea della politica europea e che ci impegniamo a valorizzare, al contrario, i nostri prodotti.

Penso al voto di due settimane fa sulla legge 132, che è andata a rivedere la legge 17/2016: anche lì non c'è stata l'unanimità ma sicuramente conveniamo tutti sulla necessità d'inserire a fianco della politica europea, quindi al CSR, delle misure che possano essere mirate per la realtà valdostana.

Io, con tutti i colleghi della Giunta regionale, costantemente vado a discutere delle nostre peculiarità e lei, collega Planaz, proprio nella sua presentazione, ha affermato chiaramente che ogni territorio ha le sue particolarità.

Bene, io credo che questo sia il lavoro che dobbiamo impegnarci a continuare a fare perché - e l'ha detto il collega Cretier nella sua dichiarazione - la differenza tra la passata programmazione e questa è abissale, perché prima avevamo un PSR, quindi avevamo la possibilità di andare a vedere il nostro piano direttamente con Bruxelles, oggi invece abbiamo un passaggio intermedio, dobbiamo passare all'interno del PSP e dobbiamo declinare il PSP in CSR.

Sul CSR ci siamo già confrontati più volte in questo Consiglio. Ho preso l'impegno e abbiamo rispettato quest'impegno: prima di Natale ci siamo confrontati in III Commissione per andare di fatto a esporre a tutti i Consiglieri interessati le modifiche notificate alla Commissione Europea, quindi vi è da parte nostra la massima attenzione a valorizzare le nostre peculiarità e dunque a porre maggiore attenzione al divieto di abbandono del territorio.

Qui condivido anche con quanto detto da parte dell'opposizione: mantenere il nostro territorio è fondamentale non solamente per mantenere il settore agricolo ma per mantenere tutti gli altri settori, perché morfologicamente la Valle d'Aosta ha sicuramente delle difficoltà e quindi se curiamo un territorio, e possiamo mantenerlo, ovviamente abbiamo anche minori spese e minori costi per poi agire su tutta una serie di problematiche che possono insorgere.

Non sto a citare tutte le azioni che poniamo in essere proprio per andare in questa direzione, ma penso in primis alla misura dei giovani agricoltori, è una misura che è permessa grazie ai fondi europei e che ha proprio quest'obiettivo: permettere a delle giovani forze, a dei giovani imprenditori agricoli, di avviare un'impresa agricola, attraverso le misure del PSR, la 6.1.1, e poi di fare degli investimenti.

Il tutto ha permesso l'apertura di ben 91 insediamenti in Valle d'Aosta, con un importo di circa 2 milioni e 500 mila euro, in più sono state 35 le imprese che hanno avuto degli investimenti per complessivi 3 milioni di euro.

Io credo che queste siano le risposte del come vogliamo e possiamo incentivare l'agricoltura in Valle d'Aosta. È ovvio, abbiamo dei problemi, e questo nessuno lo nega, abbiamo dei problemi legati all'età di chi conduce le nostre aziende, abbiamo dei problemi legati alle difficoltà che le nostre aziende devono affrontare ogni giorno, ai costi che continuano ad aumentare e su cui cerchiamo di lavorare andando a valorizzare i nostri prodotti, ma - l'ha detto bene il collega Jordan nella sua risposta - credo che sia opportuno indicare una direzione ed è quello che stiamo cercando di fare, e sicuramente la direzione che la Regione Valle d'Aosta, che il Consiglio regionale della Valle d'Aosta e la maggioranza Testolin vogliono dare, è sicuramente una direzione opposta a quella di abbandonare il nostro territorio, anzi, è quella di continuare a lavorarci, di continuare a coltivarlo e di continuare a renderlo produttivo.

Proprio in quest'ottica come Assessore mi sono impegnato e - grazie a un accordo con la Regione Liguria - siamo riusciti a innalzare il diritto di reimpianto per il settore vitivinicolo da 10 a 30 ettari, è una risposta che va esattamente in questa direzione, è rispondere con i fatti all'impegno che voi ci avete indicato con questa mozione.

Abbiamo, di fatto, permesso alle nostre imprese vitivinicole di reimpiantare al massimo 30 ettari rispetto a un limite massimo che era precedentemente imposto di 10 ettari, e di questo devo ringraziare tutti gli altri Assessori all'agricoltura che sono molto sensibili e ci hanno dato questa possibilità andando a comunicare, tramite il Presidente della Conferenza delle politiche agricole, al Ministro. Il Ministro ha recepito questa nostra esigenza e ha approvato questa modifica al Decreto ministeriale.

Io credo che sia necessario continuare su questa strada, che sia necessario lavorare costantemente per cercare di dare le risposte, senza cercare le polemiche laddove non devono essere fatte polemiche sterili, ma piuttosto cercare di lavorare per dare delle risposte e credo che queste possano essere - seppur piccole, lei dirà, e voi direte, ovviamente e giustamente per il ruolo delle parti - possano essere ben tracciate e siano esattamente nella strada che ci indicate, perché non è assolutamente nostra intenzione fare diversamente, non lo abbiamo fatto, continuiamo a non farlo e continueremo a valorizzare chi produce e chi lavora la nostra terra.

Con quest'impegno che abbiamo sempre dimostrato e che ho cercato di riassumere brevemente in atti amministrativi e politici che abbiamo già discusso in quest'aula, le chiederei di ritirare questa mozione, in caso contrario ci asterremo e continueremo a lavorare proprio in questa direzione, nella direzione del valorizzare i nostri agricoltori, a valorizzare i nostri territori, a mantenere la Valle d'Aosta e soprattutto cercare di produrre, laddove è possibile, perché siamo consapevoli che non possiamo abbandonare nemmeno un metro quadrato del nostro territorio ma che dobbiamo lavorarlo, con tutte le sue difficoltà e con tutte le sue peculiarità sulle quali, con il Governo centrale e con il Governo europeo, andiamo a confrontarci giornalmente.

Presidente - Consigliere Aggravi ne ha facoltà.

Aggravi (RV) - Volevo ritornare sul senso politico di questa mozione, perché è tutto vero quello che ho sentito nel dibattito, è vero che questa protesta, come altre proteste, ha anche portato non dico protestanti perché, mi sbaglio sempre, perché lì avrei anche una sorta di simpatia, ma soggetti che protestano per mestiere o per solidarietà, come giustamente qualcuno ha detto, e quindi si finisce per mischiare tutta una serie di argomenti, e spesso e volentieri questo contribuisce anche a far perdere il senso vero di una giusta protesta, magari giusta anche parzialmente.

È vero anche il fatto che in alcune situazioni ci sono dei paradossi e, come ha rappresentato la collega Minelli, chi è si è schierato contro determinate politiche, poi è finito anche per votare queste pianificazioni, però, citando alcuni colleghi, come si può non votare programmi che danno e distribuiscono un sacco di soldi?

Come tutte le situazioni estremamente complesse, come è complessa questa, e si potrebbe parlare delle ore riguardo alle cause che hanno determinato questa protesta, come altre proteste, devo dire che non sono del tutto d'accordo sul fatto di dire: questa protesta degli agricoltori si è unita alla protesta contro la transizione ecologica. Forse questa protesta è anche causata da un elemento e soprattutto dal come la transizione ecologica, la transizione energetica e io direi anche la transizione industriale produttiva si stanno attuando, perché, vedete colleghe, mi è cara una frase che ha detto una persona che ne sa di pianificazione, perché i Cinesi hanno una grande esperienza di pianificazione, Xi Jinping ha detto che bisogna stabilire il nuovo prima di distruggere il vecchio e ha cambiato paradigma rispetto alla rivoluzione culturale cinese che diceva che bisognava distruggere il vecchio prima di scegliere di stabilire il nuovo.

Molte politiche europee, soprattutto quelle legate alla transizione ecologica, sembrano proprio fare questo, cioè voler distruggere il vecchio prima di stabilire il nuovo; sembra che vogliano distruggere il vecchio prima di definire gli effetti, i costi, le incombenze economiche e sociali di quello che verrà, e, soprattutto, io dico che sembrano andare contro le logiche di autonomia strategica che l'Europa dovrebbe darsi, perché ai confini dell'Europa abbiamo più di una situazione di crisi, non abbiamo soltanto la guerra in Ucraina, abbiamo la pressione sui confini orientali, abbiamo la Turchia che si sta riarmando, abbiamo le primavere arabe che non sono mai sopite, abbiamo tutta una serie di problematiche che, sommate a determinati modi di attuare determinate politiche, stanno portando l'Europa in una situazione di svantaggio competitivo, anche in termini strategici, rispetto ad altre realtà.

Detto questo, il costo opportunità ha sempre un peso, sicuramente ci sono dei paradossi, il paradosso più grande della politica agricola è che oggi il rapporto tra il montante degli aiuti - qualcuno l'ha anche detto - e il beneficio che arriva alle aziende è totalmente sbilanciato, perché l'80% circa degli aiuti va a delle grandi aziende, quindi per questo torno sul senso politico di quest'impegnativa.

Sicuramente, e lo vediamo anche dal titolo, è la rappresentazione più semplice, il non sense della scelta di non coltivare la terra, di non produrre... questa è la rappresentazione plastica, l'immagine di questa battaglia, però, vedete, noi abbiamo inserito un altro passaggio nell'impegnativa, e qui sta il senso politico e il punto politico, senza mettere in dubbio l'agire di ognuno, ma sennò non presenteremmo le mozioni anche per essere certi di questo agire politico, ovvero il fatto anche di non soltanto premiare o produrre la non coltivazione dei terreni, ma anche di non diminuire la produzione e la produttività delle nostre aziende agricole, e potrei dire di tutte le aziende, perché c'è comunque un fantasma ancora che gira per l'Europa, che è quello della decrescita felice, infelice oppure violenta, che rischia di portarci in una situazione di svantaggio rispetto ad altre realtà.

Poi, è verissimo, io ho apprezzato molto l'intervento del collega Jordan, e anche nei ragionamenti che abbiamo fatto all'interno del gruppo, ce lo siamo detti, ci sono tante situazioni e tante piccole problematiche legate alle proteste che vengono fatte - non soltanto in Italia ma anche in altri Paesi europei che sono lontani dal nostro modo di fare agricoltura e di fare allevamento - ma questo non vuol dire che, prima o poi, qualcosa arrivi, perché comunque da un punto si parte e il domino è dietro l'angolo.

Soprattutto diciamo ancora una volta che quello che ci preoccupa, e l'impegnativa lo puntualizza, è questa sorta di dirigismo illuminato che l'Unione Europea pensa di avere, o meglio i burocrati pensano di avere, ed è anche qui la rappresentazione di quello che è successo, è la dimostrazione dell'effetto reale del mondo.

La von der Leyen è la rappresentante di un partito importante in Germania, che ha alla sua base una cultura rurale ancor più importante. Il dietrofront al di là, io la interpreto così, al di là delle varie proteste, è arrivato soprattutto per le proteste di casa, e forse non soltanto le elezioni europee incidono, incidono in chi sostiene le proteste e in chi ovviamente controbatte le proteste, come anche in chi banalizza queste proteste, perché c'è anche questo passaggio, però in casa sua, giustamente, perché succede anche questo, c'è stata un'ulteriore protesta, perché i vertici del suo partito, e soprattutto chi rappresenta determinate categorie, hanno suonato la campanella d'allarme, quindi si è fatto un passo indietro, che è comunque rappresentativo.

Forse si sarebbe comunque fatto, al di là delle elezioni europee, perché comunque le elezioni amministrative contano anche in Germania.

Detto questo, e forse ben venga anche il dietrofront e il ripensamento di determinati modi di fare politica e di attuare le politiche, e pensare soprattutto come si può stabilire il nuovo, e soprattutto come farlo.

Cito un altro passaggio che avrei voluto fare ieri ma purtroppo, o per fortuna forse, è stata una discussione solo tra la collega Minelli e l'assessore Bertschy, ma il discorso che avete fatto ieri sull'idrogeno sta benissimo anche su un altro punto, e qui tocco il discorso delle politiche agricole: l'elettrico - e cito l'elettrico come esempio - è sostenuto necessariamente da incentivi, perché altrimenti noi oggi sapremmo benissimo che l'unico vettore energetico che è performante, efficiente e costa poco è il settore del "Vecchio mondo" come dite voi, è l'oil and gas, quindi per sostenere la transizione verso l'elettrico ci sono per forza gli incentivi, e non sono soltanto gli incentivi per l'acquisto di vetture elettriche, ma c'è tutta una serie d'incentivazioni a livello più alto - di cui noi stessi non abbiamo possibilità di usufruire, perché siamo una piccola regione - che dovranno essere messi in campo, come si è fatto nel passato per sostenere quel tipo di transizione.

Tutto questo costerà moltissimo e avrà degli effetti, e il primo effetto è molto semplice: sarà guadagno di chi oggi non è a favore dell'Unione Europea, perché, torno in Cina, chi ci guadagna sarà la Cina, sarà la Turchia, saranno quei Paesi che hanno il dominio di tecnologie e soprattutto di materiali di cui noi abbiamo bisogno, quindi la situazione è molto più complicata.

Quest'impegnativa aveva soprattutto un senso politico, che non era soltanto legato all'immagine di non coltivare la terra o a voler perseguire le proteste di chi non ci appartiene o di chi fa delle grandi insalate purché si protesti, e questo penso che anche il collega Planaz l'abbia rappresentato.

Io volevo cercare di rappresentare meglio, darlo come contributo, poi per carità, diciamo che la democrazia è fatta anche di voti non a favore - e noi lo sappiamo meglio di altri - quindi prenderemo atto della posizione, però mi sembrava utile e necessario riportare il punto su quello che era il senso politico fondamentale di questa mozione.

Presidente - Altri? Assessore Caveri per dichiarazione di voto, ne ha facoltà.

Caveri (AV-VdA Unie) - Solo qualche osservazione, naturalmente avendo la medesima e convinta posizione che è stata espressa dai colleghi della maggioranza, in particolare dall'assessore all'agricoltura Carrel, che ha spiegato le ragioni tecniche che portano, per la distanza di molte problematiche evocate dalla protesta dei trattori, a un voto di astensione, sapendo che, nelle occasioni in cui ci siamo pronunciati, - da una parte l'Assessore nelle conferenze dedicate, e il sottoscritto nelle volte in cui è intervenuto, in particolare al Comitato delle Regioni - abbiamo criticato noi stessi alcuni aspetti non condivisibili della politica agricola comune.

Tuttavia credo che queste proteste non possano avere quella virulenza antieuropeista che si è manifestata in alcuni aspetti. Questo perché dobbiamo ricordare che cosa è stata, anche per l'agricoltura di montagna della Valle d'Aosta, la politica agricola comune, che è entrata in vigore nel 1962 e, anche nei prossimi bilanci europei, significa un quarto del bilancio comunitario, con una cifra di circa 390 miliardi di euro all'orizzonte 2027, cui si sommano anche i fondi del PNRR che vengono ripartiti nei singoli Paesi; nel caso dell'Italia l'importo è stato anche aumentato con uno spostamento di ulteriori risorse.

Questo non significa che chi interviene come me, in difesa dell'impegno dell'Europa, lo faccia in maniera vaga, o per una mozione degli affetti, ma proprio per l'esistenza ancora di un'agricoltura di montagna qui in Valle d'Aosta. Mentre in altri settori dell'economia l'Europa è stata abbastanza sorda alle particolarità dei territori di montagna, bisogna riconoscere che storicamente la nostra agricoltura ha avuto una serie di aiuti importanti che hanno consentito soprattutto una differenziazione rispetto all'agricoltura di pianura, cioè molti interessi dei trattori di pianura non coincidono con gli interessi dei trattori di montagna.

Questo credo che si debba dirlo con estrema onestà, ha fatto bene il collega Cretier, ma l'ha fatto anche il collega Jordan, a ricordare questa particolarità della montagna; nel momento in cui in questo periodo ci siamo trovati a discutere, tanto per fare un esempio concretissimo, della perimetrazione dei Comuni di montagna, si scopre che su circa 8 mila Comuni in Italia, e questo ha anche dei vantaggi per l'agricoltura, allo stato attuale - sulla base di un calcolo fatto all'inizio degli anni 50 - il territorio montano in Italia vede quasi la metà dei Comuni essere di montagna. Quindi la battaglia sulla legge sulla montagna, che affronterà tra breve un passaggio parlamentare è quello di fare pulizia, cioè di rendersi conto che una parte di quella che è stata considerata anche ai sensi della PAC come montagna non lo era, e questo ha sottratto probabilmente delle risorse che possono essere utili per l'agricoltura di montagna.

Per concludere, benissimo la critica nei confronti dell'Europa, la transizione ecologica è un problema serio - l'ha ricordato anche il collega Aggravi - ad esempio gli aspetti ideologici sui motori termici oppure certi aspetti ideologici che sono stati trattati rispetto a questa rinaturalizzazione dei terreni agricoli: ci sono stati, soprattutto nella politica di Timmermans, degli eccessi che oggi devono essere corretti, però tutto questo non giustifica un'attitudine anti-europea del mondo dell'agricoltura.

Presidente - Consigliere Planaz, a lei la parola.

Planaz (RV) - L'ha già anticipato il collega Aggravi lo spirito di quest'iniziativa e il senso politico che poteva avere.

Voglio sottolineare un fatto: quest'iniziativa non vuole essere assolutamente antieuropeista, questo voglio che sia chiaro, per quanto riguarda il nostro gruppo è un'iniziativa come tante di quelle che portiamo in questa sede, ma non vuole prendere quella strada, perché di tutte le misure che ci sono alcune possiamo sceglierle, altre ci vengono un poco più imposte dall'Unione Europea, non è che bisogna dire che tutto quello che ci propongono è da buttare nel cestino e che non va bene nulla, ci sono cose che vanno bene, ci sono cose che hanno aiutato a dare spazio a tutta una serie di sviluppi, non solo nel settore agricolo.

Io ho iniziato il mio intervento non puntando le dita contro nessuno, anche nei confronti di tutte le forze politiche, perché, magari qualcuno si dimentica, ma su questa programmazione, con tutti i cambiamenti di Governo che abbiamo avuto, ci hanno lavorato quasi tutte le forze politiche; qualcuna con un certo peso e qualcuna con un altro, però non accetto che da una parte mi si venga a dire: "Abbiamo votato una mozione all'unanimità sulla produzione e la vendita di carne o alimenti sintetici quasi a maggioranza", quando una parte di quest'Aula fa parte di Governi nazionali e anche europei che sostengono la carne coltivata, dove sostengono il green deal, che sostengono tutta una serie di politiche che vanno contro le nostre piccole aziende. È inutile che il collega Cretier mi venga a dire: "Abbiamo fatto il massimo e abbiamo fatto il possibile", aggiungo anche il collega Jordan, perché tanto alla fine il discorso era lo stesso.

Il collega Jordan dice: "Bisogna guardare a fra dieci anni, pensare agli sviluppi dell'agricoltura con lungimiranza"; ebbene, se andiamo avanti di questo passo, fra dieci anni ci sarà la metà delle aziende, e questo significa che le politiche europee non sono sempre state incentrate sul territorio e sulle esigenze delle aziende, e forse anche una parte di politiche nostre.

È per questo motivo che noi quindici giorni fa ci siamo astenuti sulla legge 132 e sulla revisione della 17, perché non va a incidere abbastanza sulle difficoltà, sulle esigenze territoriali delle aziende del nostro territorio.

Non lo dico solo io. "Come cambiare" è il titolo del dossier sulla nuova PAC presentato da UNCEM, in occasione della definizione del Piano strategico il 22 settembre 2022.

Sulle pagine del sito si legge: "Rileggerlo oggi in mezzo a due proteste di trattori" - perché sono chiamati così in un modo un po' rude ma è quello che rappresenta poi alla fine tutto il mondo - " che ricordano molto quelli contro le quote latte offre strumenti politici e decisivi ad uscire o almeno provarci dal pantano".

Anche io ho fatto un piccolo passaggio con le quote latte, ma io non la vedo proprio uguale, la vedo più grave delle quote latte.

Il testo prosegue: "Scrivevamo così e ribadiamo oggi: la PAC del nuovo settennato richiede una serie di azioni che servono a portare il territorio nella transizione dovuta alla crisi climatica, energetica, ecologica ed economica in atto", perché forse qualcuno, finché troviamo ancora tutti gli scaffali dei supermercati pieni di alimenti, non si ricorda, ma possiamo anche rischiare quello, a parte che poi arrivi il sostegno alla carne sintetica così siamo tutti felici e contenti.

Si scrive: "...Richiedono azioni incisive molto diverse dal passato" e questo io tengo a sottolinearlo, perché è inutile che ci diciamo: "Va tutto bene, adesso in Valle d'Aosta non c'è neanche stata la protesta dei trattori, allora abbiamo fatto tutto bene, siamo i primi della classe"; non è così, non voglio che passi questa cosa.

Oggi non abbiamo le possibilità di essere al Governo e c'è qualcun altro, ma io tendo sempre a essere autocritico anche quando magari decido o ci vengono consigliate delle cose, non riesco mai a essere convinto, magari è un mio difetto, però bisogna fare attenzione su queste cose, perché poi succede che non si ascolta una cosa, non si ascolta l'altra, non si ascolta l'altra ancora e arriviamo al giorno che succede quello che stiamo vedendo.

Ripeto di nuovo, e sottolineo che l'ha già ribadito il collega Aggravi, che diminuire il fine della nostra impegnativa, promuovere la non coltivazione di terreno, ovvero diminuire la produzione; cosa significa? Che dovremmo fare qualcosa che va esattamente al contrario di quello che sta accadendo adesso, e se oggi si sono impostate avanti tutte le iniziative favorevoli al territorio, che io mi auspico che da adesso in avanti si porteranno avanti ancora con più forza, magari anche - e lo dico sottovoce - non approfittare ma cavalcare un po' quest'onda, io lo so che non sono le stesse esigenze che hanno tutte le altre Regioni d'Italia; alcune Regioni d'Italia o alcuni settori forse non dovrebbero neanche tanto protestare, però io dico che dovremmo, se vogliamo portare qualcosa di buono e dare una linea per tutti, perché questi sono argomenti che, alla fine, anche se non direttamente ma indirettamente toccano la vita di tutte le persone, anche le categorie dell'agricoltura che sono quelle più svantaggiate, non perdiamoci nel trattorino un po' più grosso e un po' più lucido, perché dietro a quei trattori, ci sono ore e ore di lavoro, sacrifici, mutui, finanziamenti e a volte vendita di prodotti che noi in questo momento nella nostra regione abbiamo ancora, -parlo ora un po' più dal punto di vista tecnico - vi sono dei problemi per quanto riguarda la commercializzazione della carne, considerata la carenza di fontina possiamo di nuovo incidere un po' più sul prezzo e magari farci dare poco in più che risponde alla qualità del prodotto, un valore di mercato più in linea con costi di produzione di questi prodotti, però non dimentichiamoci che dietro tutto questo ci sono delle grandissime difficoltà, dei grandissimi sacrifici, ci sono delle aziende che stanno meglio di altre, e dipende dalla nostra piccola realtà.

Ci sono aziende che sono collocate in territori un po' più comodi e la meccanizzazione è un po' più favorita, ci sono dei territori e anche o magari aziende dai piccoli numeri che conducono ancora l'attività come la conducevano gli avi, tutto a mano, senza meccanizzazione, senza niente, che oggi non sono ascoltate.

Secondo me, in un momento delicato come questo, bisogna ascoltare tutti e soprattutto, in tutti i settori, sempre ascoltare i più deboli, che forse sono quelli che necessitano più d'aiuto.

Non volete votare quest'impegnativa? Ritenete che non sia indispensabile? L'ha già detto il collega Aggravi: era un messaggio politico, e il messaggio che sta uscendo oggi da quest'Aula è che una parte di questa maggioranza non può sostenere impegnative di questo tipo.

Presidente - Se non vi sono altri interventi, mettiamo in votazione. La votazione è aperta. La votazione è chiusa.

Presenti: 35

Votanti: 14

Favorevoli: 14

Astenuti: 21 (Barmasse, Bertin, Bertschy, Carrel, Caveri, Chatrian, Cretier, Di Marco, Grosjacques, Guichardaz Erika, Guichardaz Jean-Pierre, Jordan, Lavevaz, Malacrinò, Marguerettaz, Marzi, Minelli, Padovani, Rosaire, Sapinet e Testolin)

La mozione non è approvata.