Compte rendu complet du débat du Conseil régional. Les documents ci-joints sont disponibles sur le lien "iter atto".

Objet du Conseil n. 1115 du 14 décembre 2021 - Resoconto

OGGETTO N. 1115/XVI - Inizio della discussione generale congiunta sulle relazioni della Sezione regionale di controllo della Corte dei conti, sul DEFR per il triennio 2022/2024, sul D.L. n. 46 (Legge di stabilità regionale per il triennio 2022/2024), sul D.L. n. 47 (Bilancio di previsione per il triennio 2022/2024) e sul D.L. n. 48 (Disposizioni collegate alla legge di stabilità regionale per il triennio 2022/2024).

Bertin (Presidente) - Alla presenza di 32 Consiglieri possiamo dare avvio ai lavori del Consiglio regionale di oggi. Siamo in discussione generale per i disegni di legge n. 46, n. 47 e n. 48. La discussione generale è aperta. Chi vuole intervenire è invitato a prenotarsi. Qualcuno intende intervenire nella discussione generale dei punti n. 4.01, n. 4.02, n. 4.03 e n. 4.04 dell'ordine del giorno del Consiglio regionale di oggi? Si è prenotata la consigliera Spelgatti, ne ha facoltà.

Spelgatti (LEGA VDA) - Ci aspettavamo che qualcuno della maggioranza intervenisse ma prima della chiusura della discussione generale, allora a questo punto cominciamo a dire qualcosina.

Ieri è stata una giornata particolarmente surreale perché è passato ormai più di un anno e, come ha detto l'assessore Marzi, il bilancio traduce la volontà politica. Benissimo.

E quale sarebbe la vostra volontà politica? Perché è oltre un anno che stiamo aspettando di capire quale sia la vostra volontà politica, aspettavamo questo bilancio e, come detto più che correttamente dal collega Aggravi, questo bilancio è sostanzialmente una fotocopia del bilancio dell'anno scorso che comunque poteva avere una sua giustificazione in quanto bilancio tecnico perché vi eravate insediati da poco, ma ad oggi non è cambiato assolutamente nulla. Qual è quindi la vostra volontà politica? Ma non solo. Abbiamo assistito all'assessore Marzi che ha fatto tutto un discorso sull'individuo, sulla persona, sulla comunità e poi ha chiuso dicendo: "abbiamo il dovere di essere buoni". Bello, non sapevo se commuovermi o se perdere la pazienza ma, siccome faccio meditazione tutte le mattine all'alba e tutto quanto, porto tanta pazienza, tanta pazienza con tanta meditazione.

Il problema è che è oltre un anno che anche noi dell'opposizione siamo così buoni, mi sento spuntare l'aureola tra un po', ogni tanto ho fastidio dietro le scapole e ho paura quasi che mi spuntino le ali da angioletto perché a furia di essere buoni, buoni, buoni, perché in un momento del genere cos'altro vuoi fare? Porti pazienza, cerchi di essere collaborativo, speri che chi porta avanti il transatlantico nell'oceano sappia che cosa sta facendo, cerchi di dare una mano, anche perché, nel momento in cui affonda chi governa la nave, affondiamo tutti, ma affondiamo tutti come Valdostani e, di conseguenza, cerchi di essere collaborativo e lo fai. L'abbiamo dimostrato, infatti, come diceva il consigliere Malacrinò, le parti sociali comunque stavolta sono stati contenti rispetto ai provvedimenti che sono stati posti in campo per le misure economiche. Peccato che le misure economiche sono quelle che sono state il frutto del lavoro di maggioranza e di opposizione e sostanzialmente quindi con l'aiuto e la collaborazione nostra... ma poi, quando dovete decidere voi dove andare, cosa fare e tutto quanto, completamente fermi, non c'è nulla, nulla!

Abbiamo assistito al presidente Lavevaz che diceva: "quando metteremo due piedi oltre l'ostacolo allora...". Scusate, una piccola domanda, ma chi è che porta la comunità a mettere i due piedi oltre l'ostacolo? State aspettando la divina provvidenza, per carità, appelliamoci alla divina provvidenza fa sempre bene, pregare fa sempre bene. Sono assolutamente concorde su questo, peccato che vi siete assunti il compito di traghettare la Valle d'Aosta fuori da questa crisi e stando fermi non si mettono due piedi oltre l'ostacolo, i due piedi oltre l'ostacolo a chi tocca metterli? Ah beh certo ma probabilmente non vi siete accorti evidentemente che tocca a voi. Non ve ne siete accorti sostanzialmente perché se noi guardiamo l'esempio più palese e più concreto di questo immobilismo totale, è il fatto che sostanzialmente ormai da 7 mesi non abbiamo un assessore ai trasporti, all'ambiente, non stiamo parlando di cose da poco, stiamo parlando di Assessorati fondamentali, ma se il ricoprire determinate cariche viene interpretato semplicemente come un "mi siedo sulla poltrona, tanto gli uffici vanno avanti da soli" e non si dirige, non si fa assolutamente niente, quindi posso fare assolutamente tutto perché tanto significa semplicemente avere la targhetta davanti, beh, tutto si può fare. Chiediamo all'assessore Minelli quanto abbia lavorato nei mesi in cui ricopriva quell'incarico e se, secondo lei, la carica di Presidente della Regione si può cumulare senza nessun problema insieme a quello di Assessore ai trasporti, all'ambiente e quant'altro con tutte le problematiche che ci sono.

Poi assessore Marzi, parlava di comunità, ma parlate voi della differenza tra individuo e persone, di senso di comunità? Voi siete quelli che governano e allora dovreste avere il senso della comunità e qual è il senso della comunità all'interno di una squadra di Governo? Prima di tutto quello di essere squadra. Nel momento in cui non si è squadra, non si va da nessuna parte! Siete voi i primi individui rispetto alle differenze che faceva tra individuo e persona, siete proprio voi che non avete la più pallida idea di che cosa sia una squadra e, di conseguenza, di quella che sia una comunità, anche perché c'è una confusione di ruoli terrificante. Sappiamo tutti, lo vediamo tutti, che nessuno capisce tra voi quale sia il proprio posto perché ve l'ho già fatta una volta una metafora calcistica, non perché io segua il calcio, ma perché comunque lo sport di squadra invece è una lezione di vita, qualunque sport di squadra, per vincere bisogna essere squadra e vuol dire che ognuno deve avere dei ruoli ben definiti e tutti devono andare dalla stessa parte. Nel momento stesso in cui i ruoli ben definiti non ci sono, tutti fanno tutto, nessuno fa niente, tutti aspirano a fare qualcos'altro rispetto a quello che stanno facendo, non si va da nessuna parte, c'è solo confusione e c'è solo caos.

Ritornando alla metafora del transatlantico, se si ferma il transatlantico in mezzo all'oceano, si spengono i motori, si passa il tempo a litigare e c'è chi vuol fare il capitano, tutti vogliono fare il capitano, però ognuno ha il suo ruolo, ci si ferma e si aspetta semplicemente che la provvidenza ti porti in porto da qualche parte, perché nel frattempo ci si mette addosso la divisa e si dice: "che bello, io faccio il capitano, io faccio questo, io faccio quest'altro". "Non lo voglio fare io", non si va da nessuna parte.

La scuola è nel caos più totale, il turismo...

(intervento dell'assessore Caveri, fuori microfono)

... Assessore, il problema è che non se ne rende conto, è inutile che si arrabbi. Vada a fare un giro nelle scuole, parli con gli insegnanti, quando poi prenderà il microfono, mi potrà anche rispondere. Sono contenta che io la diverta, lei un po' meno, lei mi diverte un po' meno.

L'Assessorato dell'agricoltura dove sta andando? L'Assessorato della sanità? L'Assessorato del turismo? "Eh, questa ha fatto anche il Presidente", sì, questa - sottolineiamo "questa" - ha fatto anche il Presidente. Sa, le spiego una cosa, la differenza tra me e lei è che lei passa il tempo a raccontare: "quando io fui... quando sono stato...", noi non parliamo mai di... e soprattutto non passiamo mai il tempo a fare il vittimismo e a rimembrare quello che abbiamo fatto.

Quando noi eravamo al Governo, sostanzialmente in cinque mesi di cui due di sospensione estiva, avendo subito deciso il punto di non cedere chiaramente ai ricatti sulla questione Casinò... sostanzialmente in tre mesi e senza una maggioranza abbiamo fatto azioni concrete ma molto forti: la questione Casinò, l'accordo con lo Stato, la questione Tzamberlet, bando affitti, mille cose che abbiamo portato avanti, giuste o sbagliate che fossero non sta a noi decidere, però abbiamo dato una direzione. Questo permetteva, tra l'altro, anche all'opposizione di svolgere il suo ruolo perché fai delle scelte molto forti, vai in una direzione, perché questo è il compito di chi governa: di assumersi delle responsabilità e di andare avanti e fare delle scelte, poi non sta a chi governa decidere se ha fatto bene o male, quando si governa - perlomeno così era per me - non si dorme di giorno, non si dorme di notte, si sente un senso di responsabilità enorme, non c'è nessun divertimento a ricoprire dal mio punto di vista, per come l'ho vissuta io, quel tipo di carica nel momento in cui non sei appagato nel tuo ego. Nel momento in cui non sei appagato nel tuo ego e non ti senti importante nel momento che fai certe cose e ricopri certi incarichi, sai solo che rinunci alla tua vita, la metti da parte e ogni volta che vai in giro, con ogni persona con cui parli, senti il senso di impotenza nel momento in cui non riesci a dare delle risposte. Il problema è dare le risposte alle persone che hai davanti, anche se dovresti sentirti anche il peso di tutto ciò che non sei in grado di fare non per colpa tua, ma perché semplicemente non hai gli strumenti per poter risolvere le situazioni perché non hai la bacchetta magica. Questo dovrebbe essere il ricoprire quel ruolo, non semplicemente lo stare fermo, andare in giro e il semplicemente aspettare che gli altri decidano e che le cose si risolvano da sole. Questo permette anche all'opposizione poi di svolgere il suo ruolo, perché sostanzialmente anche noi, come opposizione, è oltre un anno che facciamo delle proposte che non vanno chiaramente da nessuna parte, cerchiamo di essere propositivi ma, non essendoci temi sul tavolo, non possiamo neanche dire la nostra su quello che pensiamo.

Le uniche che ho visto qui dentro fare politica sostanzialmente sono state le due colleghe Minelli e Guichardaz, che stanno dall'altra parte della barricata, hanno una visione del mondo molto ma molto, molto differente rispetto a quella che ho io e che abbiamo noi ma le rispetto, perché chi combatte comunque per un ideale va sempre rispettato e poi meno male che ci sono anche idee diverse e pensieri differenti perché questo è il sale della democrazia. Questo è ciò che permette il dibattito, questo è ciò che permette il confronto perché nessuno ha la verità in tasca. È chiaro che però bisogna credere in qualche cosa, si viene eletti perché si dice che si vorrebbero fare determinate cose, si ha tutto il diritto di cambiare idea cammin facendo nel momento in cui si hanno altri elementi in mano, ma si deve essere poi anche in grado di dare una spiegazione del perché si è cambiata idea, anche perché la politica è l'arte del compromesso, però c'è compromesso e compromesso.

Nel momento in cui si cambia idea rispetto a un obiettivo, perché ci si è resi conto magari che le cose possono essere fatte meglio, guardando le cose da un punto di vista differente perché qualcun altro ti ha portato a capire che c'è una strada magari differente da percorrere o che magari un obiettivo può essere migliore di un altro rispetto all'idea che tu avevi inizialmente, va benissimo, e poi perché bisogna mettere d'accordo tutti chiaramente, è anche questo il limite di chi governa, che magari vorrebbe fare determinate cose ma poi deve trovare una quadra con il resto della maggioranza. È giusto che sia così altrimenti saremmo in una dittatura, però questo non significa tradire gli ideali in nome del fatto di dire: "basta ricoprire determinate cariche, determinate poltrone, quindi tradisco ciò che ho detto e quindi tradisco le persone che hanno riposto fiducia in me nel momento in cui mi hanno votato".

C'è quindi una sostanziale differenza tra il cambiare idea mentre si è al Governo e avere la giusta malleabilità rispetto a quello che si vorrebbe fare, calcolando appunto che nessuno è un dittatore e quindi bisogna trovare comunque una quadra di maggioranza ed è giusto che sia così, rispetto al semplicemente a "ah beh, cambio idea, cambio casacca, non faccio nulla di ciò che avevo detto che avrei fatto, tanto l'importante è ricoprire una carica di governo" e soprattutto. visto che poi il leitmotiv di tutta questa situazione qual è stato? L'importante è che la Lega stia all'opposizione.

La ragione di tutta questa roba è "l'importante è che la Lega stia all'opposizione". Vi siete assunti queste responsabilità ma sono responsabilità che devono portare dei risultati.

Io vi ricordo che voi in realtà sapete quello che dovreste fare, e me ne sono accorta nel momento stesso in cui mi è stato consegnato quel foglio portato alla riunione di maggioranza in cui il Presidente della Regione, quindi la maggioranza, nell'ennesima crisi della maggioranza portava come obiettivi da fare rispetto a tutti i vari Assessorati e quindi anche tutte le scadenze. Dico: bene, allora le cose che si dovrebbero fare le sanno ma a fronte del fatto che però non state portando nessun risultato, nessun obiettivo e della stessa vostra tabella di marcia non state rispettando non solo nessuna scadenza, ma siete ancora al palo, ai blocchi di partenza, questo non vi crea nessun tipo di problema? Non ve ne preoccupate? Beh, aspettate che arrivi la provvidenza e vi faccia mettere le due gambe oltre l'ostacolo, chiedete a tutti di essere più buoni, siamo tutti più buoni, parlate del senso della comunità quando voi siete i primi a non saper mettere in campo tutto questo, però così affondiamo tutti, così è un dramma ma è un dramma per tutti. È un dramma per voi che siete al Governo, è un dramma per noi che siamo all'opposizione che non abbiamo temi su cui fare opposizione perché, di fronte al nulla e all'immobilismo, puoi continuare a fare proposte e dire: "facciamo così", però a ogni Consiglio porti una cinquantina-sessantina di proposte e poi ti aspetti che arrivino i temi sul tavolo di cui discutere e i temi non arrivano, quindi non facciamo manco noi opposizione, poi la gente fuori in realtà ti dice: "ma voi siete a governare". No, noi non siamo a governare, non scegliamo niente, quindi cosa fai? Fai un'opposizione dura? Crei ulteriori problematiche in un momento di questo tipo? No, cerchi di essere collaborativo, speri che delle soluzioni vengano messe in campo anche perché non è una questione di Palazzo, è una questione appunto, assessore Marzi, di comunità, perché, quando chi sta qua dentro affonda, affondano tutti, affonda tutta la Regione, e adesso dovrebbero essere messe in campo tutte le misure, scegliete dove andare, scegliete cosa fare, scegliete nel bene e nel male, assumetevi però le vostre responsabilità! Tracciate una linea, voi fate la maggioranza, noi scegliamo di aiutare nel momento in cui concordiamo con quello che state facendo, vi diciamo come nostro ruolo corretto di opposizione: "no, su questo non siamo d'accordo", facciamo il nostro ruolo di opposizione ma andate da qualche parte, accendete i motori del transatlantico, perché siete fermi in mezzo all'oceano a litigare tra di voi per trovare una quadra su chi fa il capitano, su chi svolge tutti gli altri ruoli e aspettate la provvidenza e poi dite: "bisogna essere buoni".

Chiaramente il suo discorso era tutto riferito al discorso del vaccino e tutto quanto e si dovrebbe aprire tutto un altro capitolo e lasciamo stare, non tocca a noi decidere, ma insomma, ci sono tanti altri temi. Occupatevi di quello di cui vi dovete occupare, fate quello che dovete fare, assumetevi le vostre responsabilità che noi di essere buoni possiamo, possiamo eccome, noi dell'opposizione, i cittadini lo sono, però poi tutto questo porta a degli scompensi perché c'è un limite che non può essere valicato e lo abbiamo già valicato una quantità infinita di volte. Fate le vostre scelte, decidete dove andare, andate però, fate qualche cosa.

Presidente - Ha chiesto la parola la consigliera Minelli, ne ha facoltà.

Minelli (PCP) - Partirò per questo intervento in discussione generale sul DEFR e sulla manovra di bilancio dalla frase di Eisenhower citata ieri dal consigliere Aggravi: "le cose davvero importanti sono raramente urgenti e le cose urgenti sono raramente davvero importanti. Le cose poco importanti diventano urgenti per mancanza di pianificazione". Il concetto è chiaro e, a mio avviso, ben si attaglia anche alla situazione valdostana e anche a questa manovra di bilancio. L'anno scorso abbiamo discusso un bilancio tecnico, l'anno prima un bilancio di emergenza nel mezzo di una grave crisi politica, quest'anno si parla di un bilancio di transizione. Insomma da noi la normalità non esiste perché è sommersa dalle emergenze e dalle urgenze e non è certo solo un problema di Covid.

Il problema di fondo, a nostro avviso, è che manca una cultura di programmazione per cui ci si barcamena con le soluzioni di giornata e con le urgenze ed è anche sorprendente il fatto che il dibattito di queste settimane ruoti attorno più alle cifre delle entrate e delle uscite, ma venga trascurato il documento che pure dovrebbe ispirare la manovra di bilancio. Non si parla del DEFR, mentre quello è il documento di pianificazione. Il fatto che sia tenuto ai margini della discussione è la conseguenza di un'impostazione che confonde le cose urgenti con le cose importanti, allora io farò il contrario, mi soffermerò ben poco sulle cifre di bilancio e parlerò invece in modo più dettagliato del DEFR, che costituisce il fondamentale strumento della programmazione dell'attività amministrativa di utilizzo delle risorse regionali. Com'è noto, questo documento è stato introdotto a partire dal 2016 a seguito di una disposizione normativa statale che è entrata in vigore il 9 settembre di quell'anno, che recita testualmente: "le Regioni, le Province autonome di Trento e di Bolzano e gli Enti locali determinano gli obiettivi dei propri bilanci annuali e pluriennali in coerenza con gli obiettivi programmatici risultanti dal documento di economia e finanza". Ai sensi di legge, quindi il DEFR regionale dovrebbe essere approvato entro il mese di giugno, un'approvazione che dovrebbe avvenire con largo anticipo rispetto alla predisposizione del bilancio, perché la manovra dovrebbe basarsi proprio sugli orientamenti politici definiti dal DEFR ed è ciò che fa la maggioranza delle Regioni. Per fare qualche esempio, l'Emilia Romagna, la Lombardia, la Liguria hanno approvato il loro DEFR a inizio estate e ora sono in fase di discussione di bilancio.

In Valle d'Aosta questa metodologia non è mai stata ancora rispettata, siamo al sesto anno di applicazione della norma e il DEFR è sempre stato approvato o a ridosso, o contestualmente al bilancio di previsione ed è un'impostazione che, a nostro avviso, vanifica in gran parte il ruolo di quel documento perché si sovrappone la discussione dello stesso a quella del bilancio e questo evidenzia un difetto che caratterizza la politica regionale e che è proprio, a nostro avviso, la mancanza di un'adeguata programmazione. Noi viviamo in una Regione che a più livelli è sorda e io direi anche in certe situazioni ostile alla programmazione. Si preferisce l'ordinaria amministrazione, decidere giorno dopo giorno. Non è un'affermazione che faccio a caso, ma è un'affermazione che si può documentare. Siamo infatti una Regione che è senza piani aggiornati per la tutela delle acque, in materia sanitaria, di gestione dei rifiuti, di gestione dell'aeroporto. È una Regione che è del tutto priva di un piano regionale dei trasporti, eppure c'è da 24 anni una legge che lo prevede, e di un piano per la mobilità ciclistica. Una Regione che ha impiegato 38 anni per approvare il piano territoriale paesistico previsto da una legge regionale urbanistica degli anni Sessanta e che è ancora senza un piano di contrasto all'emergenza climatica. Osservo soltanto che la Provincia autonoma di Bolzano ha il suo piano clima dal 2011.

Anche il consigliere Aggravi ieri nel suo intervento ha espresso preoccupazione per l'affastellamento di piani da approvare da parte della Regione; in effetti sono tanti quelli che mancano all'appello come ho appena detto. Ci sono degli anni, in alcuni casi dei decenni, di ritardo e ciononostante si sceglie spesso ancora di andare piano, di procrastinare, come ho purtroppo avuto modo di constatare di persona. Si tratta per noi invece, al contrario, di andare avanti e di decidere per cui negli emendamenti che abbiamo presentato proponiamo dei tempi precisi per l'approvazione di piani importanti che sono in lista di attesa.

Come dicevo, non sorprende ma, anzi, è la conferma di una situazione un po' sconsolante che anche il DEFR da strumento fondamentale centrale di programmazione sia ridotto a un adempimento burocratico di una legge dello Stato, invece ci sarebbe bisogno di analizzarlo bene perché le modifiche sono spesso opportune, lo dimostra il fatto che sul testo scaricato dalla Giunta poche settimane fa c'è stato un fiorire di emendamenti dello stesso Governo.

Fatta questa premessa, che serve un po' a inquadrare la discussione che portiamo oggi, voglio comunque entrare nel merito di alcuni punti del documento, perché anche se nessuna decisione di oggi potrà avere un'influenza sull'impostazione del bilancio di previsione, che è già definita e in gran parte blindata, rimane comunque un documento che contiene delle affermazioni significative sia laddove dice qualcosa, sia laddove non dice niente.

Progetto Civico Progressista presenta una trentina di emendamenti al DEFR e si tratta di proposte costruttive per migliorare il documento, emendamenti che in vari casi abbiamo formulato anche con una certa difficoltà, perché il testo scaricato in alcune parti è stato notevolmente modificato non solo dalle osservazioni che sono emerse in Commissione, ma anche da ampie riformulazioni che ci sono pervenute dal Governo: ad esempio, tutta la parte sui trasporti è stata riformulata completamente ed è questo un modo di procedere che non ha certo aiutato a capire e a proporre.

Il primo degli emendamenti che abbiamo presentato al DEFR riguarda la questione della necessità di una riforma elettorale istituzionale. E' il primo emendamento e non a caso, perché si ricollega a quanto dicevo poco fa sulla mancanza di programmazione. Le due cose sono strettamente collegate, non si programma perché non c'è una stabilità di azione di governo, perché non c'è l'abitudine a pensare alle strategie di lungo corso ma solo alle tattiche, alle convenienze del momento. Il sistema elettorale e la qualità dell'amministrazione, a nostro avviso, viaggiano in modo strettamente collegato e sono cose di cui siamo tutti consapevoli, ne abbiamo parlato anche più volte, però poi non si fa un passo avanti. L'emendamento ripropone del resto tale e quale un punto qualificante che era contenuto nel programma di legislatura presentato e approvato nell'ottobre dello scorso anno. Non abbiamo trovato questo punto nel nuovo DEFR che ci è stato proposto, un DEFR che si proietta fino al 2024, quindi a ridosso delle elezioni del 2025, perciò crediamo che sia da riproporre, considerata la sua importanza.

Quando dopo la discussione generale arriveremo all'illustrazione degli emendamenti, dirò per quale motivo, secondo noi, non si può più aspettare e bisogna realizzare questa riforma per la quale peraltro non partiamo da zero, c'è stato un lavoro considerevole che è stato fatto nel passato e che deve essere ripreso. Troviamo quindi sorprendente che il primo capitolo della terza sezione del DEFR che affronta il tema cruciale sotto il titolo "Amministrazione e governo della Regione" ignori totalmente questo punto e vediamo se il buco sarà colmato con l'approvazione dell'emendamento.

Sempre nel capitolo "Amministrazione e governo della Regione" è assente un altro punto che era importante ed era qualificante nel programma della legislatura così come era stato approvato, cioè quello riguardante la necessità di una maggiore sobrietà nei costi della politica regionale. Si afferma spesso nel dibattito consiliare nella discussione della manovra di bilancio, lo abbiamo fatto anche le altre volte, che la Regione si trova in una situazione di emergenza a causa della pandemia che ha danneggiato lo sappiamo molti settori dell'economia regionale e ha determinato un fenomeno di impoverimento complessivo che occorre contrastare con tutti gli interventi di sostegno e recuperando delle risorse finanziarie ovunque sia possibile. È anche per questo, ma non solo, che nell'ottobre del 2020, quando si discuteva di quel programma per formare il Governo, PCP aveva chiesto un gesto di attenzione con una riduzione delle indennità dei Consiglieri, degli Assessori, dei Presidenti di Giunta e di Consiglio. Ci era stato detto di no, che non andava bene in quel momento, ma era stata concessa la disponibilità ad affrontare la questione e ad adottare rapidamente una prima misura: quella dell'equiparazione degli emolumenti del Presidente del Consiglio a quelli degli Assessori e non come avviene ora a quello del Presidente della Regione. Tutti erano d'accordo su questa cosa, poi però non si è fatto nulla e ora quella previsione non viene riproposta nel DEFR, che appunto è un DEFR che guarda fino al 2024, e a noi pare che quel concetto vada ribadito.

Sul capitolo sanità e salute interverrà più dettagliatamente la collega Guichardaz, mi limito a sottolineare che i nostri emendamenti vanno in due direzioni: il potenziamento della sanità territoriale e le scelte in materia di Ospedale. Manteniamo tutte le nostre riserve sull'opportunità e la realizzabilità dell'ampliamento dell'Ospedale nell'attuale zona. Sono scelte che sono state fatte nei mesi scorsi senza quegli approfondimenti che erano stati previsti nel programma concordato a ottobre 2020.

Anche per quello che riguarda il campo ambientale, abbiamo analizzato il documento e proposto alcune modifiche. Come ho accennato prima, la Provincia autonoma di Bolzano si è dotata fin dal 2011 di un piano clima e ha fatto bene perché la sfida che abbiamo di fronte è di enorme portata, si tratta di riconvertire tutto il nostro sistema di consumi energetici abbandonando l'utilizzo dei combustibili fossili per usare invece le energie pulite e rinnovabili, E' un cambiamento radicale, epocale, che occorre fare con metodo e con dei tempi rapidi. Non è vero che noi siamo una piccola Regione che non può fare nulla, ognuno nel suo piccolo deve poter fare qualcosa, ma siamo fermi, non facciamo quello che nelle indicazioni c'era e non sono nemmeno delle indicazioni all'altezza della sfida. Il documento dà per acquisiti dei documenti e delle strategie che invece sono ancora da approvare. A dicembre 2018 il Consiglio regionale all'unanimità aveva approvato un ordine del giorno che conteneva l'impegno ad arrivare alla fine del 2019 all'approvazione di una road map, per addivenire all'obiettivo fossil full free entro il 2040. Sono passati tre anni e quella road map non è ancora stata approvata dal Consiglio, esiste una bozza adottata dalla Giunta da quasi un anno, però poi non è approdata al voto del Consiglio. Eppure è solo un documento che indica un percorso, non è già "il percorso", perché poi bisognerà fare la strategia per la decarbonizzazione a cui gli uffici stanno lavorando, ma noi non abbiamo approvato nemmeno il passo iniziale.

Un altro nodo rilevante in campo ambientale è quello della gestione dei rifiuti, in particolare della questione delle discariche per rifiuti speciali. Sappiamo tutti la vicenda, non stiamo a ripercorrerla. Sono state autorizzate, a nostro avviso incautamente, due discariche inizialmente concepite come per rifiuti da demolizione e costruzione e poi trasformate in discariche per rifiuti speciali con tante tipologie di codici ammessi, che non hanno certo la finalità di rispondere a un'esigenza di smaltimento di carattere locale, ma sono un invito a portare i rifiuti speciali da varie parti d'Italia per interrarli in Valle d'Aosta. Questa situazione, con il problema delle due discariche, che è una situazione negativa, si è potuta sviluppare anche a causa della carenza della normativa regionale. La legge n. 31/2007 è datata ed è palesemente inadeguata, occorre rivederla rapidamente e non basta certo quello che c'è scritto nel DEFR, cioè di avviare una revisione della legge. C'è depositata una recente proposta di legge che abbiamo presentato, noi chiediamo che le modifiche alla legge n. 31/2007 vengano approvate contestualmente al nuovo piano di gestione dei rifiuti.

Ci siamo poi soffermati sul tema delle acque, un buon piano di tutela delle acque è importante per la Valle d'Aosta vista la rilevanza che questo elemento naturale ha nell'economia e in tutto ciò che riguarda la Regione Valle d'Aosta. Il PTA è scaduto da cinque anni, nel DEFR che era stato scaricato non era nemmeno preso in considerazione. È stato fatto un lungo iter partecipativo, il nuovo piano che ha già fatto anche la procedura di VAS che si è conclusa nel febbraio del 2020, quindi due anni fa, è lì, è pronto, però è ancora tutto fermo, il piano non è approdato in Consiglio, quindi noi chiediamo che questo avvenga rapidamente e che tutto si concluda entro il mese di marzo.

Sulla questione del collegamento intervallivo che si progetta di realizzare a Cime Bianche, questo argomento non vede certo un'unità di consensi nella comunità valdostana, ci sono delle visioni molto diverse e dei nodi da sciogliere. A nostro avviso, non basta più dire, come abbiamo fatto nello scorso DEFR, che deciderà il Consiglio e che nel frattempo gli studi commissionati devono andare avanti comunque, perché, rispetto alle discussioni che ci sono state in passato su questo punto - e mi riferisco alla discussione del 2019 per la formulazione del DEFR del 2020 e alla stessa discussione che è stata fatta per il programma di legislatura - rispetto ad allora ci sono due novità che devono indurre, a nostro avviso, a una scelta di maggiore chiarezza. La prima è che lo studio che è stato affidato lo scorso maggio dalla società Monte Rosa non si limita agli approfondimenti sulla sostenibilità e la realizzabilità finanziaria, ambientale, urbanistica, come avrebbe dovuto essere, ma contiene già anche una parte di progettazione definitiva; e per noi questa è una contraddizione palese. In secondo luogo c'è una novità: la netta presa di posizione del Ministero della transizione ecologica che ha bocciato i progetti di ampliamento del comprensorio sciistico del Terminillo già esistente perché si trova in una zona di protezione speciale della rete "Natura 2000", la stessa situazione che abbiamo nel Vallone di Cime Bianche. Allora ci chiediamo che senso ha andare avanti con gli studi senza prioritariamente aver verificato, tramite un'interlocuzione ufficiale e formale con il Ministero della transizione ecologica, se questo intervento è compatibile o meno con le norme europee, nazionali e regionali che disciplinano gli interventi nelle zone ZPS e vietano la realizzazione di impianti a risalita e piste di sci. Quindi chiediamo una maggiore chiarezza.

C'è poi tutto il capitolo dei trasporti che ho lasciato per l'ultima parte nella mia esposizione perché non si è capito bene fino all'ultimo qual era il testo su cui si doveva ragionare. Il testo scaricato in Giunta era del tutto superato e non teneva conto dei cambiamenti importanti che si erano verificati nel corso del 2021. È stato detto che si era trattato di un errore materiale e ci è stato consegnato brevi manu un testo nuovo, ma poi gli emendamenti veri e propri sono arrivati al momento dell'approvazione del DEFR in Commissione. Comunque, anche tenendo conto dell'evoluzione che ha avuto il testo e dei tentativi di attualizzarlo, emerge un'impostazione che non ci appare accettabile. Faccio alcuni esempi sugli argomenti per cui presenteremo degli emendamenti. Sul piano regionale dei trasporti il DEFR dice che dobbiamo procedere alla sua attuazione. È un'affermazione stupefacente per il semplice motivo che il piano non è mai stato approvato, quindi se non è stato approvato, è impossibile procedere all'attuazione. Il piano regionale dei trasporti è uno strumento di programmazione per tutto il settore dei trasporti, come ho detto è previsto da una legge ormai datata: la n. 29/1997, e siamo sempre lì! Illustrando l'emendamento ricostruirò un po' l'iter di questa storia, che è diventata infinita, ma quello che è certo è che la formulazione attuale del DEFR non va bene perché, parlando di attuazione, si salta un passaggio decisivo: quello dell'approvazione, un'approvazione che richiede vari passaggi, prima una consultazione pubblica sulla bozza, cioè l'avvio della procedura di VAS, poi il parere di VAS, la rielaborazione del testo, un voto in Giunta, infine l'approvazione del Consiglio. Questa è una cosa urgente, poi dopo si parlerà dell'attuazione.

Sull'elettrificazione: la Valle d'Aosta ha ottenuto nell'aprile di quest'anno un importante risultato con l'inserimento del progetto nel PNRR, il che significa, da una parte, dei fondi per elettrificare; dall'altra, delle procedure più rapide e una tempistica che il PNRR impone dovrebbe essere conclusa entro il 2026. Io sono lieta di aver operato attivamente, con il sostegno anche della Deputata, per l'ottenimento di questo risultato che non era scontato. Mi rammarico dell'assenza di impegno in questo da parte delle forze autonomiste e dello scetticismo, della sufficienza, quando non dell'ostilità dichiarata, con cui questo risultato è stato considerato da molta parte della politica valdostana. Mi spiace che nel primo testo del DEFR scaricato dalla Giunta non ci fosse nessun riferimento a questa cosa. Nel secondo testo c'è un cenno all'elettrificazione della tratta ma, a mio avviso, non si coglie la portata di quegli interventi che ci saranno nei prossimi anni sulla tratta ferroviaria. Fra i fondi per l'elettrificazione e i finanziamenti del contratto di programma tra Ministero delle infrastrutture e Rete Ferroviaria Italiana ci saranno complessivamente degli investimenti per circa 150 milioni ed è credo da quando è stata costruita la ferrovia che non siamo in una situazione del genere, ma la Regione, a nostro avviso, non può limitarsi a fare da spettatore, deve operare attivamente in sinergia con Rete Ferroviaria Italiana.

Veniamo all'Aosta/Pré-Saint-Didier: quello che c'è scritto nel DEFR non è accettabile, i lavori per la riapertura della tratta sono previsti da una legge regionale, dal programma strategico degli interventi approvato dal Consiglio, dall'accordo quadro fra Regione e RFI nel 2017. Rete Ferroviaria Italiana ha anche progettato degli interventi per l'incremento della portata assiale e per la riattivazione della linea, ha previsto anche delle risorse da destinare e deve cercare quelle che mancano, è un suo dovere istituzionale, non credo che possa venirne meno. Quello però che manca è una chiara e precisa volontà politica e l'iniziativa della Regione, infatti nel DEFR ci si limita ad affermare che occorre fare degli approfondimenti e che in buona sostanza si passerà nei prossimi tre anni a valutare i possibili scenari.

Sui treni bimodali: entrerò nel dettaglio su questo punto nell'illustrare l'emendamento che proponiamo, ma la scelta dei bimodali, in alternativa all'elettrificazione della linea, è stata, a nostro avviso, una scelta sbagliata fatta dieci anni fa, che pure, a quel tempo, aveva delle giustificazioni, poteva avere delle giustificazioni, che indicherò più avanti, ma decidere oggi di acquistare altri tre treni bimodali, che costeranno circa 10 milioni l'uno e che non potranno poi essere utilizzati con quella caratteristica lì di essere dei bimodali, è una cosa che a noi appare insensata in questo momento. Ad aprile l'elettrificazione è stata inserita nel PNRR, che ha dei tempi che sono stati definiti. Entro il 2026 le opere dovrebbero essere ultimate e probabilmente a partire dal 2024 la linea non potrà essere utilizzata perché ci saranno i lavori in corso, quindi è una questione matematica: i bimodali una volta ordinati dovranno essere costruiti, portati in Italia, collaudati, omologati, dovranno ottenere i permessi di circolazione e, quando arriveranno in Valle d'Aosta, non potranno essere utilizzati come bimodali veri e propri ma solo come treni con la parte elettrica. Allora perché non acquistare ora dei treni elettrici che sono disponibili subito, costano meno, ce ne sono di ogni tipo e dimensioni e potranno essere utilizzati per vari decenni?

L'aeroporto della Valle d'Aosta ha dei costi di gestione elevati e svolge un servizio limitato, non è mai diventato quell'aeroporto commerciale per 100 mila passeggeri all'anno che erano previsti nel masterplan sconsiderato del 2004. I passeggeri sono poche centinaia all'anno ormai da molto tempo, tant'è vero che nel 2015, con una risoluzione votata da 32 Consiglieri regionali, è stato approvato un obiettivo, un ordine del giorno, una risoluzione appunto che chiedeva di accantonare l'opzione commerciale del 2004 e di elaborare un nuovo masterplan. Sono passati sei anni da quell'ordine del giorno e il masterplan non c'è ancora e non è stata rispettata fino in fondo la richiesta del Consiglio perché non si è arrivati alla conclusione di quel percorso e nel DEFR non si accenna a tutto questo. Avere un nuovo masterplan significa semplicemente definire in modo chiaro e attraverso un atto formale che tipo di aeroporto si vuole, ma bisogna dirlo chiaramente. Mentre ero in Giunta io ho proposto quanto meno un atto di indirizzo sul ruolo dall'aeroporto, da proporre al Consiglio, ma su questo non c'è stata disponibilità.

Mi sono soffermata soltanto su una dozzina dei 31 emendamenti che abbiamo presentato rispetto al DEFR, un documento, come ho detto, che nella formulazione attuale ci pare poco adeguato a guidare le politiche regionali nei prossimi tre anni in una prospettiva di cambiamento reale di un sistema che non funziona più. Non è presente, secondo noi, nel testo attuale del DEFR, il segno di una volontà di innovare la politica valdostana quale si era cercato di inserire nel programma di legislatura concordato a ottobre 2020 ed è un'affermazione che abbiamo documentato facendo dei riferimenti precisi e proponendo dei testi alternativi. Se il Consiglio recepirà le nostre proposte di emendamento, lo interpreteremo come un segnale di volontà di abbandonare una china discendente che durante il 2021 ha caratterizzato le scelte della maggioranza regionale e che ha indotto Progetto Civico Progressista a uscire da tale maggioranza. Se viceversa i nostri emendamenti non saranno accolti, sarà per noi una conferma delle preoccupazioni che abbiamo espresso nella scorsa primavera e nei mesi successivi invocando una verifica programmatica, verifica che non si è voluta fare, motivo per cui abbiamo tratto naturalmente le doverose conclusioni e le conseguenze.

Dalle ore 09:42 assume la Presidenza il vicepresidente Marguerettaz.

Marguerettaz (Presidente) - Sempre in discussione generale... prego i colleghi di prenotare. Se non ci sono prenotazioni... il collega Carrel si è prenotato, ha facoltà di parlare.

Carrel (PA) - Noi speravamo in un bilancio di ripartenza e invece ci troviamo con un bilancio di transizione, che, come è già stato detto, dal nostro punto di vista manca di programmazione, manca di una visione complessiva, a partire dalle norme sulla gestione del personale, una gestione su cui ci siamo soffermati come gruppo consiliare in diversi interventi durante l'anno, una gestione che continua a derogare alle scadenze senza andare a prevedere una vera e propria riorganizzazione e questo è sicuramente uno degli aspetti che ci preoccupa particolarmente. Dico questo perché deroghiamo le strutture che sono attualmente in vacanza e che quindi non saranno sostituite e non saranno modificate, quindi con dirigenti nominati per un intero anno ancora, deroghiamo a tutta una serie di norme dettate ovviamente dall'emergenza Covid, però senza andare ad aggiungere dei fattori, secondo noi, fondamentali, come, ad esempio, la possibilità di partecipare ai concorsi anche per chi risulta positivo al Covid ed è iscritto regolarmente al concorso ma non può partecipare per questo motivo. Su questo quindi torneremo sicuramente dopo ma la questione che ci preoccupa e su cui notiamo che manca programmazione è la legge sugli uffici stampa, una legge approvata il 27 aprile del 2021 da questo Consiglio e che oggi non vede assolutamente né il concorso e nemmeno avviata la contrattazione di secondo livello, quindi sono passati sette mesi da quando abbiamo approvato questa legge e ad oggi non abbiamo ancora avviato la contrattazione necessaria per poi arrivare al concorso. Questo, secondo noi, simboleggia un po' l'immobilismo di questa Giunta e la difficoltà poi di dare programmazione, di dare una nuova visione alla macchina amministrativa che non si ferma solamente ed esclusivamente alla macchina regionale, ma è molto di più: gli Enti locali, la Chambre, l'Office, tanti altri aspetti che sicuramente abbiamo ben analizzato anche in Commissione. Non è dunque sufficiente prevedere l'esclusione dei limiti assunzionali per il Corpo forestale e i vigili del fuoco, questa è una misura tampone, ma non è una misura che mira a risolvere i problemi strutturali della macchina amministrativa. Manca programmazione e ce l'ha confermato anche l'Assessore al turismo quando, parlando dell'Ente unico turistico in Commissione, gli abbiamo chiesto qual è il cronoprogramma per arrivare a questo ente unico, andando a ricordare anche che la Giunta regionale nel 2019 aveva già scaricato un disegno di legge, quindi avevamo già un testo, che personalmente non mi convince a fondo, ma comunque è un testo da cui si può partire e si può lavorare e la risposta dell'Assessore è stata che allo stato attuale dell'organizzazione degli Assessorati e anche di una visione ereditata dai tempi passati dove ciascun Assessore si occupa di promozione e fa degli esempi, prima di imporre in maniera organizzativa, occorre il tempo di ridefinire le deleghe e occorre valutare anche le forme preventive di collaborazione.

Non entro ovviamente nella discussione di ridefinire le deleghe perché non mi compete e sicuramente ne parlerete tra di voi ma credo che le forme preventive di collaborazione debbano già essere state messe in campo in quest'anno di legislatura perché se l'anno scorso questo discorso poteva reggere, oggi dopo un anno ormai e quattro mesi di Governo diventa difficile credere che non abbiate iniziato a lavorare e collaborare. Le forme di collaborazione sono la Giunta, sono i progetti di lavoro, sono i gruppi di lavoro, sono gli obiettivi dirigenziali e su questo ci riserviamo e ovviamente andremo ad approfondire su cos'è stato fatto, perché se è vero che non possiamo imporre l'ente unico, è anche vero che se lasciamo la situazione così com'è, difficile è arrivare all'ente unico, quindi se nulla si fa, non si arriva assolutamente da nessuna parte e continuiamo a fare promozione spezzettata tra i vari Assessorati senza avere un'idea di Valle d'Aosta. Questo è esclusivamente un altro esempio dove, dal nostro punto di vista, manca programmazione.

Ieri l'assessore Marzi nella sua relazione ha detto che è un bilancio che mette al centro i più bisognosi. Forse si riferiva anche all'abrogazione dell'addizionale IRPEF regionale per il primo scaglione, quindi quello da 0 a 15 mila euro ma nella stessa legge, nel DL 46, troviamo all'articolo 37 la sospensione o, meglio, la proroga della sospensione ancora per un anno del bon chauffage, proprio oggi che abbiamo un caro bollette impressionante e un caro vita che sta colpendo tutte le famiglie valdostane, su questo sicuramente ritorneremo con un emendamento ad hoc, ma qual è la ratio, dov'è la programmazione? Se mettiamo realmente al centro i più bisognosi, non possiamo andare a sospendere la misura del bon de chauffage perché è un controsenso.

Potremmo continuare parlando ovviamente di quello che è il PNRR e della giusta attenzione che si dà al bilancio prevedendo di andare ad assumere anche a tempo determinato il personale che si dovrà occupare di PNRR, PNRR di cui però ci è stato detto, ovviamente chiaramente non solamente per colpa nostra perché sono scelte che dipendono anche da altri, non sappiamo né quando, né come e né quante siano le risorse che arrivano, ma ciò che ci preoccupa e che ci fa rimarcare anche qui un'assenza di programmazione e anche qui un immobilismo in questo anno è che ad oggi non abbiamo ancora un Coordinatore del Dipartimento innovazione e Agenda Digitale, uno degli elementi fondamentali per la gestione del PNRR, perché è inutile che aspettiamo i fondi se non siamo pronti a spenderli perché il PNRR funziona e può essere efficace esclusivamente se la macchina amministrativa è pronta e organizzata a gestire questi fondi e non è sufficiente prevedere di assumere delle persone a tempo determinato per far fronte a questa ondata di soldi che è positiva, ma può essere confluita nella giusta direzione esclusivamente se abbiamo una programmazione e un'organizzazione che, dal nostro punto di vista, attualmente non c'è assolutamente.

Lo ha detto ieri il collega Aggravi nella relazione di minoranza, il vero vincitore di questo bilancio è sicuramente l'Assessore alla sanità, l'Assessorato che porta a casa importanti risorse su cui ovviamente ci trova anche d'accordo da un certo punto di vista di investire sulla sanità in questo momento, ma dobbiamo capire come vogliamo investire perché è anche pur vero che con tutte le risorse che abbiamo erogato all'USL negli ultimi anni, anche l'USL ha avuto degli avanzi importanti, quindi non è sufficiente aumentare a bilancio le risorse se poi anche lì dietro non vi sono le strutture per poterle spendere e per poter rendere efficaci questi interventi.

La misura dell'articolo 17, che è una misura chiamata di attrattività dei medici e degli infermieri è una misura che, dal nostro punto di vista, presenta tre problemi: il primo sicuramente è il rischio di impugnativa, che è stato ben declinato sia dall'Assessore prima in audizione in II Commissione e poi da un'audizione specifica con gli uffici competenti; il secondo aspetto è che riguarda esclusivamente i medici e gli infermieri e quindi non coinvolge i dirigenti delle professioni sanitarie, gli assistenti sanitari, il dietista, gli educatori professionali, le OSS e tante altre figure che lavorano nel comparto della sanità ma che non si vedrebbero coinvolte in questa misura; il terzo aspetto che abbiamo dedotto dai dati che ci ha consegnato l'Assessore alla sanità in audizione è che su 4.942.080 euro destinati ai dirigenti medici esclusivamente il 4,54 percento riguarda l'attrattività e quindi riguarderà dei nuovi medici, tutti gli altri soldi vengono destinati a dei medici che già lavorano in USL. È questo il problema dell'USL? I medici non si trovano e non riescono a lavorare e a essere efficienti in Valle d'Aosta perché non guadagnano abbastanza o ci sono altri problemi? Forse è questo su cui dobbiamo realmente interrogarci.

L'articolo 19 dello stesso disegno di legge prevede poi la possibilità di andare ad affidare a delle strutture competenti esterne private, ovviamente tutte vagliate, dei settori della sanità e quindi stiamo cercando di rafforzare l'USL, pertanto una gestione pubblica della sanità, e nello stesso tempo, nello stesso disegno di legge, prevediamo di poter esternalizzare delle risorse a terzi. Questo ci lascia alquanto stupefatti perché non capiamo se allora il problema è di gestione interna oppure ci sono delle inefficienze, ci sono dei problemi che non si possono risolvere con 800 euro in più al mese. Presenteremo poi un emendamento in cui andiamo addirittura ad incrementare questa misura a patto che ovviamente si ampli la platea e si vadano a distribuire a tutti coloro che sono i lavoratori della sanità.

Ci sembra dunque, e ho portato solamente tre esempi, che questo bilancio non sia assolutamente un bilancio di ripartenza e purtroppo forse neanche un bilancio di transizione, bensì è un bilancio tanto attendista, tanto fermo, poco lungimirante e il cui unico obiettivo reale è quello forse di trovare un punto di equilibrio tra i vari Assessori e i vari Assessorati. Questo lo scopriremo sicuramente nella votazione dei vari emendamenti e nella discussione generale, però questo è sicuramente molto preoccupante.

Noi, come opposizione, abbiamo sempre cercato di essere buoni, assessore Marzi, e portare il nostro contributo, lo abbiamo dimostrato in tutte quelle leggi che ha citato anche il presidente della II Commissione Malacrinò, la legge n. 15 su tutte, dove abbiamo lavorato e portato il nostro contributo, ma su questo documento proveremo a portare degli emendamenti, che, secondo noi, sono costruttivi e vanno in una direzione: quella di mettere le persone al centro, i più fragili realmente al centro, le neomamme e le famiglie al centro di questa finanziaria, però questo dipenderà anche dal vostro atteggiamento e dalla vostra attitudine e dalla vostra disponibilità ad accettare anche le nostre proposte. Oltre a questo, non possiamo fare perché il nostro ruolo è un ruolo diverso e diciamo che questo bilancio manca assolutamente della base dell'Amministrazione: la programmazione.

Presidente - La parola alla collega Erika Guichardaz, ne ha facoltà.

Guichardaz E. (PCP) - La riforma dell'ordinamento contabile ha profondamente innovato il processo di programmazione degli enti territoriali, Regione e Comuni in primis attribuendogli un'importanza fondamentale. Il documento di economia e di finanza è il più importante atto di programmazione finanziaria, uno strumento di programmazione generale che dovrebbe dare sostanza al programma di legislatura consentendo di programmare sulla scorta delle esigenze del territorio, delle disponibilità di risorse finanziarie, delle priorità e delle scelte politiche gli obiettivi da perseguire nel prossimo triennio. È quindi evidente - e lo ha detto bene la mia collega Minelli - l'importanza di concepire questo documento e la sua approvazione non come un mero adempimento formale necessario malgrado tutto perché lo prevede una norma, ma farlo avendo ben presente la sua importanza per un'Amministrazione efficiente e che cerca di rispondere ai bisogni delle persone.

Ho fatto questa premessa perché rispetto al documento che discutiamo oggi, PCP esprime grosse perplessità in quanto, trascorso un anno da inizio legislatura, questo documento avrebbe il compito di programmare i prossimi tre anni di attività ed esplicitare con chiarezza l'azione di governo, mentre né il DEFR, né i disegni di legge della manovra di bilancio presentati dalla maggioranza autonomista hanno contenuti convincenti e rassicuranti. Sembrano una brutta copia del bilancio tecnico approvato l'anno scorso che naturalmente aveva una sua ragion d'essere visto che la legislatura era appena iniziata. È evidente che non ci sia stata nessuna attenzione e lo si capisce dal fatto che, pur essendo stato consegnato in ritardo rispetto ai tempi previsti, dopo la sua approvazione in Giunta oggi presenta in aula la Giunta stessa tredici emendamenti, l'intero capitolo dei trasporti completamente riscritto e modifiche di peso, come quella sull'Ospedale o sulla regionalizzazione del contratto della sanità, che denotano idee confuse e una non condivisione nemmeno delle linee programmatiche all'interno della Giunta e di questa maggioranza.

Si nota poi una mancanza di coerenza rispetto al programma di legislatura dell'ottobre 2020, che sicuramente potrà emergere nella discussione dei vari emendamenti che come Progetto Civico Progressista abbiamo depositato. Insomma, una mancanza di visione di individuazione delle priorità e di idee appare piuttosto evidente e tutto questo in un momento di grave crisi economica e sociale. Le misure che abbiamo messo in campo negli scorsi mesi grazie al coinvolgimento di tutti i gruppi, e di questo dobbiamo ringraziare anche l'assessore Bertschy per il suo ottimo lavoro di coordinamento, hanno evidenziato un peggioramento della situazione di benessere nella popolazione valdostana, oltre alla crescita di un sentimento negativo sulle prospettive di medio periodo, che porta con sé conseguenze economiche e sociali a cui in questo documento si dovevano cercare di dare delle risposte nonostante le tante variabili. Gli effetti sociali ed economici, per quanto già rilevanti, al momento possono essere solo parzialmente colti e valutabili appieno nella loro gravità. Accanto all'esigenza quindi di delineare un cambiamento vi è la necessità di sostenere i tanti bisogni critici che l'emergenza ha prodotto. La debolezza del tessuto produttivo, i temi ambientali, gli aspetti demografici, l'istruzione, la sanità, il lavoro e l'inclusione sociale sono solo alcuni degli aspetti su cui doveva concentrarsi maggiormente questo documento.

La tutela della salute è sicuramente la voce di bilancio che ottiene un maggior incremento di risorse e speriamo, come ha detto il collega Aggravi, che questo possa invertire la rotta rispetto al declino della sanità che è sotto gli occhi di tutti, che ci è stato ben rappresentato in audizione dalle forze sindacali, dai medici e operatori sanitari o che ritroviamo in maniera lampante nei dati della premessa del piano della salute del benessere, che evidenziano eccessivo consumo di alcolici, maggiore tasso di mortalità per suicidi, maggiore mortalità per Covid, maggior tasso di ospedalizzazione, maggior tasso di ospedalizzazione per disturbi psichici, peggiore indice di performance di attività ospedaliere, mobilità ospedaliera passiva superiore a quella attiva, maggiore spesa sanitaria pro-capite sia pubblica, sia privata. Ecco, questo emerge nelle premesse del piano della salute citato nel DEFR e dal Presidente che abbiamo potuto analizzare con molta attenzione all'interno del Tavolo sanità di PCP e in cui ci ritroviamo una totale assenza di condivisione, di programmazione, di pianificazione, un approccio a silos, a comparti stagni, macro aree separate, Ospedale, territorio, prevenzione e sistema sociale con al centro il luogo di cura come discriminante del tipo di prestazione e di presa in carico, con un approccio semplicistico alle singole patologie, una visione dell'Ospedale come fabbrica di prestazione come dicevo e una mancanza di risposte organizzative e pratiche per la riorganizzazione del territorio, attenzione solo alla copertura oraria. Anche la piattaforma partecipata che viene citata nel DEFR è di difficile accesso e molto limitata rispetto alle varie osservazioni che potranno pervenire dai portatori di interessi, portatori di interessi che dovevano essere coinvolti prima e non in questa fase. Vi sono già le prime risoluzioni nei Consigli comunali per prendere le distanze da alcune scelte e questa la dice lunga. Avremmo voluto un piano con un approccio trasversale, con al centro la persona e i suoi bisogni, un approccio a percorso integrato con il sociale, attento alle risorse umane, quindi alla carenza del personale sanitario, alle forme di attrattività, all'incentivazione di medici e infermieri, con la pianificazione delle azioni da intraprendere, le priorità e un calendario della successione delle fasi attuative identificandolo anche un periodo di transizione per la riforma del territorio che è piuttosto importante.

Anche qui manca la programmazione e la visione e questo ci preoccupa molto, è inutile pensare a indennità per non far scappare medici e infermieri quando il problema riguarda tutte le figure professionali operanti nel sistema sanitario e socio-sanitario e non solo legato alla retribuzione, ma soprattutto alla qualità del loro lavoro. Oltre ai riconoscimenti economici che, ripeto, devono essere previsti per tutti, bisogna prevedere contestualmente altre azioni a breve e lungo termine per rendere migliore il lavoro di chi già opera e attrarre anche professioni dall'esterno. Questa sarà una delle altre proposte che faremo di modifica al DEFR. Viste le importanti risorse messe in campo, riteniamo inoltre si debba porre attenzione al nuovo sistema di garanzia al fine di valutare l'equità, l'efficacia, l'appropriatezza delle cure e delle prestazioni rientranti nei livelli essenziali di assistenza e degli interventi posti in atto di cui il DEFR nemmeno parla, come non parla dell'Osservatorio epidemiologico, nodo critico di questi anni.

Rispetto alla sanità, non si comprende infine come si possa pensare di avviare le procedure di appalto dell'Ospedale Parini se ancora sono in corso i relativi studi sulla realizzabilità e fattibilità dell'opera. Abbiamo avuto rassicurazioni rispetto alla cantierabilità, alla viabilità, alla conformità dell'elisuperficie? A noi non risulta.

Degno di nota è invece il progetto presentato ieri e pubblicato da Vallée Santé, una restituzione grafica di una possibile alternativa all'Ospedale museo attuale incastrato nel traffico cittadino fatto di tre edifici senza parcheggi e verde, il cantiere perenne a cui ormai tutti noi siamo abituati e che sembra non dover finire mai.

PCP, oltre a occuparsi della sanità, nei suoi emendamenti ha voluto presentare anche quell'aspetto sociale di cui parlavo prima e un'attenzione alle fasce più deboli della popolazione attraverso la rimodulazione dell'IRPEF, l'assegnazione dei risparmi di una prima misura sulla sobrietà prevista nel programma di governo accennata prima dalla consigliera Minelli a favore del Fondo povertà, la richiesta di inserire nel DEFR l'impegno per ottenere apposite risorse affinché l'Ufficio della Consigliera di parità possa operare proficuamente per raggiungere piena copertura infine dei servizi per la prima infanzia e quello di rifinanziare il bon de chauffage tolto nel 2018 dall'assessore Guichardaz. Accogliamo quindi con favore l'emendamento presentato dai colleghi dell'opposizione.

Per quello che riguarda l'istruzione e l'Università, è sempre più urgente cercare la stabilizzazione degli insegnanti e operatori di sostegno, una piccola frase viene messa all'interno del DEFR, mentre, rispetto all'edilizia scolastica, evidenziamo, come già fatto in sede di assestamento, una mancanza di visione. Si vuole acquistare un prefabbricato affidato con i poteri commissariali poco più di un anno fa e costruito in un luogo dove sono compresi non solo i vincoli di aree archeologiche, ma anche vincoli di agglomerati di interesse storico che nemmeno risponde alle esigenze didattiche delle classi dell'istituto che vi è ora dentro, mentre ci si ostina a prevedere le palestre decentrate dalle istituzioni scolastiche creando ancora per anni disagi a docenti e alunni oltre a costi ingenti per il trasporto.

L'audizione del Consiglio permanente degli Enti locali ha nuovamente messo l'accento sulle molte criticità a cui devono rispondere i Comuni, a partire dalle risorse economiche e umane. Anche in questo senso ci sembra che il disegno di legge n. 46 cerchi di mettere delle toppe ai buchi creatisi nel tempo o sistemare piccoli problemi nati per la mancanza di programmazione ma nessuna riforma strutturale si vede all'orizzonte. In generale ci sembra che anche quest'anno si proceda a ritocchi normativi per far fronte alle urgenze senza avere la capacità o il coraggio di affrontare in modo organico la materia intervenendo in particolare sulle due leggi madri: la n. 54 e la n. 48. I trasferimenti finanziari sono concessi ogni anno in deroga ai criteri della legge regionale n. 48, che pure legava tali trasferimenti all'IRPEF percepita, cioè sostanzialmente alla ricchezza della Regione, riaprendo quindi annualmente una trattativa tra Regione ed Enti locali che il criterio oggettivo dell'IRPEF aveva lo scopo di escludere e vedendo la prevalenza di trasferimenti con vincolo settoriale, cioè già decisi dall'Amministrazione regionale.

Anche sul versante del comparto unico mi sembra che si facciano annualmente passi indietro, un sistema degli Enti locali fortemente in difficoltà per quello che riguarda il reclutamento del personale. Anche quest'anno si rende necessaria una deroga ai concorsi unici che la Regione non riesce a effettuare. La deroga rappresenta una misura tampone, mentre anche in questo caso è necessaria una visione del futuro, un ripensamento organico della materia che prenda atto che, pur essendo un comparto unico, sono diverse le condizioni e l'attrattività di un impiego presso gli Enti locali o in Regione e consenta agli Enti locali di reclutare personale e soprattutto di garantire la stabilità dell'organizzazione lavorativa necessaria per programmare e gestire i servizi resi alla collettività. Si fanno invece false promesse, come quella di poter rivedere i piani regolatori in una direzione di un consumo del suolo collegandolo allo sviluppo dei comprensori. Si prevedono esternalizzazioni senza tener conto dei rischi di portare un peggioramento del servizio, come nel caso della funivia Buisson/Chamois, opere come quella al Castello di Aymavilles di 6 milioni di euro. Insomma, il sistema delle autonomie che il legislatore aveva con lungimiranza disegnato nel 1998 si va, anno dopo anno, disgregando soprattutto in quelle che erano le sue parti più innovative.

Questo documento presentato dalla maggioranza autonomista insomma non fa altro che dimostrare che la Valle d'Aosta, l'autonomia, è sempre meno capace di correggere i limiti della politica nazionale. Cresce la povertà, cresce l'impoverimento del ceto medio, perdiamo molte intelligenze locali che cercano altrove le loro migliori opportunità e le misure regionali non correggono questi problemi tanto che poche settimane fa parlavamo di clientelismo in quest'aula, non vi è ancora trasparenza nelle nomine e si continua con il gigantismo pervasivo che vuole sorprendere trasformando la montagna in una Luna Park.

Le scelte sbagliate su sanità, trasporti, ambiente, la poca attenzione alla fascia dei più deboli quindi si collocano in una visione miope e conservatrice della società che renderà sempre più difficile per la Valle d'Aosta tenere il passo con l'Europa.

Presidente - Si è prenotato il collega Perron, ne ha facoltà.

Perron (LEGA VDA) - Il mio intervento verterà su quattro grandi temi affrontati nel DEFR: istruzione, cultura, energia, trasporti e mobilità.

Cercherò di essere estremamente pragmatico e anche di far valere un po' la nostra posizione e la visione su questi temi, quindi non su tutto lo scibile possibile ma piuttosto nel dettaglio sui temi presentati.

Cominciamo con l'istruzione e la scuola: nel DEFR leggiamo che è prioritario risolvere la difficile questione del precariato. Ecco, questo è un grande tema, sappiamo che è stata costituita ad hoc una Commissione su questo che ha dato i suoi frutti il febbraio dell'anno scorso.

Per riassumere brevemente l'interpretazione della norma, e mi riferisco al DPR del 1975, data nella Commissione dalla Dirigente della struttura del personale scolastico, risulta non consentire alla Regione di allestire una propria disciplina legislativa per reclutare personale docente e quindi bandire concorsi autonomi. In pratica, e scendo un attimo ancora nel dettaglio, nel DPR c'è la locuzione "di regola" che, secondo l'interpretazione data dalla nostra struttura, riguarderebbe solo la possibilità di non bandire per la Regione Valle d'Aosta i concorsi stabiliti a livello nazionale qualora lo ritenessimo opportuno.

Diverso invece - lo rileviamo ovviamente sempre dai documenti della Commissione - è stato il parere del professor Boggero per il quale la Regione, in caso di carenze di organico, è autorizzata a bandire una sua propria procedura concorsuale, anche non in concomitanza con quella bandita dallo Stato e ciò sarebbe anche confermato dalla risposta dell'ex ministra Azzolina all'interrogazione del senatore Lanièce del 26 novembre 2021.

Abbiamo quindi due interpretazioni della norma, una più prudenziale che sostiene che noi con il nostro ordinamento attuale non possiamo indire dei concorsi nostri, ma soltanto tirarci indietro qualora a livello nazionale si facciano concorsi e noi riteniamo che l'organico sia sufficiente, quindi non li facciamo, e dall'altra parte invece un'interpretazione che definirei magari anche più coraggiosa che vede la questione speculare.

Crediamo però appunto che almeno qua abbiamo un aggancio interpretativo, ed è sulle carte, per muoverci nelle maglie delle normative vigenti senza stravolgere l'intero quadro normativo, cosa che avverrebbe invece in caso di regionalizzazione più volte citata dall'Assessore, regionalizzazione della scuola valdostana, che però è una questione complessa, diversa in questo caso e soluzione tutt'altro che semplice e condivisa.

I concorsi abilitanti indetti a livello nazionale, banditi anche a livello regionale, come straordinari per le immissioni in ruolo, concorso ordinario e una procedura straordinaria per l'abilitazione, tra l'altro, che è scomparsa dai radar nazionali, non riusciranno a stabilizzare il personale precario da anni. Quando nel DEFR leggiamo: "risolvere la difficile situazione del precariato anche nel quadro delle competenze statutarie", come cita alla pagina 62 il DEFR, quindi a noi risulta piuttosto fumoso. Se dobbiamo mettere mano all'intero impianto normativo regionale - e la Commissione su questo concorda all'unanimità - ciò deve essere fatto con una volontà e delle tempistiche certe, quindi questo è un annoso problema e ritorneremo su questo con un ordine del giorno perché riteniamo che si possa finalmente decidere e fare chiarezza su questa questione.

Un altro tema di cui già si è parlato lo scorso anno è quello della riforma dei professionali estremamente importante, discorso analogo appunto lo possiamo fare per la riforma dell'istruzione tecnico-professionale sul quale però in questo caso invece abbiamo una forza in più, perché ovviamente su questo abbiamo noi competenza primaria. È stato creato il CRIA a partire dallo scorso anno, da settembre 2021, già ci siamo espressi in maniera favorevole su questo. Ora, però si tratta di proporre una legge regionale in materia di istruzione e formazione professionale già annunciata nel DEFR passato, ma anche qui ad ora non abbiamo nulla sul tavolo. È un tema che per noi come parte politica riveste particolare importanza, proprio per il legame che abbiamo con la piccola-media impresa e il settore produttivo in genere.

Il mismatch, cioè il mancato incontro tra richiesta di lavoro e offerta formativa lo sappiamo, unito anche al problema dell'abbandono scolastico su cui in Valle siamo ai primi posti, purtroppo, a livello nazionale, sono problemi dei quali la nostra Regione è già affetta e che il Covid non può far altro che peggiorare. Una riforma del sistema quindi non può essere ulteriormente procrastinata e ci aspettiamo e chiediamo che sia portata nelle Commissioni, sul tavolo, il prima possibile perché è fondamentale.

Altro problema che nel DEFR non è esplicitamente menzionato ma che può essere aggiunto al paragrafo dei problemi legati alla carenza di personale di segreteria il fatto è che a breve anche i dirigenti scolastici saranno pochi rispetto ai posti e quindi avremo posizioni oberate, questo è un altro tema che dovrà essere affrontato.

In ultimo riteniamo importanti le iniziative sulla scuola che riguardano la prevenzione del cyberbullismo - anche su questo ci sarà un ordine del giorno della collega Foudraz in merito - e una maggior conoscenza delle tematiche finanziarie e del risparmio, in Italia abbiamo tra i più alti risparmi personali al mondo e una scarsa conoscenza finanziaria, questo è un tema che la scuola dovrebbe affrontare perché è un mix decisamente pericoloso, come ha già dimostrato la crisi del 2008, la crisi dei subprime, gente che investiva dei soldi senza sapere minimamente dove li stesse mettendo e questo la scuola deve farsene carico.

Allo stesso tempo invece - questa è un'altra tematica che possiamo definire incandescente, già portata varie volte in Consiglio ma che riguarda veramente da vicino la visione del mondo e della scuola - le tematiche ormai totalmente politicizzate, come quelle del mondo LGBTQ, vanno tenute, a nostro avviso, separate dal mondo scolastico perché basate su presupposti ideologici che in maniera legittima non tutti condividono. Mi riferisco quindi alla questione sesso genere e alle cosiddette "azioni" per estirpare gli stereotipi di genere, che arriveranno sempre più spinte nella scuola perché c'è una lotta per l'educazione dei giovani ovviamente.

Chi si riconosce come noi e la nostra parte politica e credo anche tante altre, poi un po' tutti dovranno confrontarsi su questi temi e dimostrare la loro posizione... dicevo, la nostra parte, il nostro modo di vedere conservatore, tradizionale ritiene centrale il rispetto della persona senza alcuna eccezione, ma allo stesso tempo rifiuta la segmentazione delle personalità basate su orientamenti sessuali e la categoria di oppresso/oppressore che con tali visioni si vuole instillare ai giovani da cui noi invece vogliamo tenerli lontani. Rispetto ed educazione per tutti ferrei ma lontani da qualsiasi forma di indottrinamento, proselitismo e di confusione tra i più giovani.

Riguardo alla cultura, nel DEFR leggiamo che si intende sostenere l'attività teatrale, nonché la musica nelle sue varie forme, confermare e implementare il sostegno ai centri di promozione della cultura. Si ritiene inoltre necessaria una norma quadro in materia di "attività culturali e spettacoli dal vivo in una dimensione di unitarietà e trasversalità - sto citando tra virgolette - quindi un riordino in un unico impianto delle norme vigenti che risultano alquanto datate". Da una ricerca nostra, le leggi sono quella del 1981, non entro nel dettaglio, 1993, 1997 per quanto riguarda l'attività teatrale, quindi c'è un insieme di queste norme che siamo lieti che nel DEFR si annunci che verranno analizzate. In effetti, anche nel bilancio vediamo un conseguente aumento di denaro pubblico alle associazioni, un aumento di 100 mila euro e ci portiamo a 360 mila euro annui nel 2022, per trasferimenti ad associazioni culturali riconosciute con leggi regionali.

Altro aumento considerevole, sebbene sia parametrato all'anno 2019, che ha visto il blocco di molti concerti a causa Covid, 117 mila euro per organizzazione di eventi musicali, che porta a una cifra di 150 mila euro annui, aumento di 50 mila euro anche per le attività teatrali che passano a 250 mila euro annui.

Ora, però, a nostro avviso, qui abbiamo dei problemi, e mi riferisco ovviamente all'Assessore, perché se una riforma - che poi siamo stati i primi a dirlo e possiamo darle atto di averci ascoltato con attenzione quando chiedevamo con le nostre iniziative, ad esempio, se per l'accesso alla Saison Culturelle dei Valdostani ci fosse una giuria, che è una domanda retorica, sapevamo già che non era così - va fatta, nel DEFR non c'è un solo accenno però a criteri, se non quei due che citavo prima: unitarietà e trasversalità, ma non c'è accenno a criteri di trasparenza, di equità, di meritocrazia e di rotazione. Su questo si tace e se il modo di sovvenzionare la cultura ricalcherà quello del passato, a nostro avviso, o, meglio, a mio avviso, perché su questo poi abbiamo delle divergenze e discussioni a volte anche all'interno sulla visione, quei soldi a questo punto sarebbe meglio toglierli piuttosto che metterli, perché è meglio chiudere il rubinetto pubblico e che si lasci spazio all'iniziativa privata agevolandola in tutti i modi, concedendo spazi in affitto a prezzi minimi, defiscalizzando dove possibile, piuttosto che sovvenzionare poi un sottobosco che può drenare risorse pubbliche che forse potrebbero essere utilizzate meglio per mille altre cose, perché c'è il rischio - e lo sappiamo benissimo come funziona quando l'intervento pubblico è molto forte come avviene nella nostra Regione - che si può creare un sistema pieno di monopoli e questi rendono felici pochi e penalizzano molti altri. Stesso discorso io lo farei anche per la Cittadella dei giovani perché possiamo scrivere sul DEFR che verranno modernizzate le modalità di controllo sulle attività, il controllo della mission della Cittadella, ma lo sappiamo quanto la Cittadella diventi terreno fecondo per la politica di una parte, l'ideologia di una parte, la sfilata e le passerelle di personaggi di una parte, invece tutto viene riconfermato. Allora, visto che i rubinetti verranno aperti, e anche con maggiore enfasi, io credo che sia meglio predisporre criteri precisi per evitare le storture inevitabili che l'intervento pubblico spesso genera. Le leggi attuali consentono un grande arbitrato e da ammissione dello stesso Assessore in Commissione i fondi vengono dati alle associazioni senza criteri. Su questo tema torneremo con un ordine del giorno perché è possibile dimostrare che dobbiamo prevedere, come dicevo prima, criteri di trasparenza, rotazione, meritocrazia per poter incentivare finalmente, e io credo con un progetto anche ambizioso che potremo mettere in piedi, me lo auguro e su questo offriamo tutta la nostra collaborazione, per incentivare le attività dei musicisti, degli autori dei libri, dei pittori, degli scultori, eccetera, in un'ottica però trasparente che tutti possano accedere e si possa far salire il livello di coloro che hanno i talenti e le capacità. Ci ritorneremo.

Riguardo all'energia e all'ambiente, nel DEFR viene giustamente rimarcato il ruolo centrale di CVA. Su questo tema sappiamo pendere, come la proverbiale spada di Damocle, la questione complessa delle concessioni dell'idroelettrico e la nostra preoccupazione in merito l'abbiamo più volte rimarcata con iniziative in Consiglio. In particolare avremmo preferito metterci al riparo mesi fa entro il mese di maggio con una legge regionale la quale potesse anche soltanto rimandare la questione prevedendo successivi interventi normativi. Si è deciso altrimenti, si attende la norma di attuazione, quindi staremo a vedere. Il mondo che svolta verso il green, volenti o nolenti, perché ci saranno anche enormi problemi su questo, non è tutto rose e fiori come alcuni credono, pone il nostro settore idroelettrico in una posizione però decisamente privilegiata per le questioni energetiche.

Come molti ormai sanno, abbiamo pungolato in numerose occasioni la Giunta a muoversi senza indugi verso lo sviluppo dell'idrogeno verde. Saranno Piemonte e Sicilia a candidarsi per ospitare la sede del centro nazionale di alta tecnologia per l'idrogeno prevista dal piano nazionale di ripresa e resilienza approvato nel gennaio dell'anno scorso dal Consiglio dei ministri. Ovviamente se fosse il Piemonte, la vicinanza non potrà che farci piacere e pensare a qualche eventuale forma di collaborazione o di indotto. Notizia di qualche giorno fa anche le prime aziende private italiane, con il supporto dell'azionista Snam, si stanno muovendo in questa direzione con il progetto per la prima Giga Factory italiana di elettrolizzatori e questo consentirà le grandi dimensioni, i grandi investimenti, l'ingresso di nuovi player sul mercato consentirà di abbassare i prezzi degli elettrolizzatori. Tanto per fare un esempio con dei numeri un po' a spanne ma che possono essere molto interessanti, oggi un elettrolizzatore dalla potenza tra i 5 e i 10 megawatt costa circa un milione di euro con un lavoro potenziale di venti-trenta addetti, e qua ovviamente parliamo di sviluppo anche industriale e indotto quando parliamo di green, altrimenti ci ritroviamo con un pugno di mosche in mano e una Regione che retrocede. Abbiamo ovviamente in valle acqua in abbondanza, abbiamo, tra l'altro, ex aree industriali, come l'esempio di quelle che abbiamo visto anche in Commissione nei sopralluoghi: Tecdis, Balzano, che potrebbero essere utilizzate visto che il PNRR destina 300 milioni per la produzione di idrogeno verde in aree industriali dismesse. Insomma, siamo al posto giusto nel momento giusto probabilmente, dobbiamo ricostruire un tessuto industriale in Valle e l'unica grande possibilità è probabilmente quella legata al settore di alta tecnologia in ambito green. Dobbiamo muoverci rapidamente. Aspettiamo quindi con grande interesse ovviamente lo studio commissionato dalla Regione sull'utilizzo dell'idrogeno in Valle che anche sulla questione trasporti riveste appunto per noi particolare importanza.

Venendo quindi all'ultima parte del mio discorso, trasporti e mobilità, ritorno anch'io brevemente sulla questione dell'elettrificazione citata ovviamente nel DEFR. Non mi soffermerò nuovamente sulla sua inutilità in termini di inquinamento, lo abbiamo già dimostrato con i numeri, sulla sua inutilità in termini di tempistiche guadagnate, anche questo tutto già detto e ridetto, non voglio annoiare più nessuno, ma c'è un altro aspetto che da nostre interlocuzioni con l'Amministrazione del Comune di Ivrea e con gli amministratori sono venute fuori, le mettiamo oggi sul tavolo così a futura memoria. Abbiamo appreso che ci sono sempre state grosse problematiche e incognite riguardo alla progettazione dell'elettrificazione per quel che riguarda i lavori sul tratto di galleria in uscita della città. Le cose potrebbero non essere così semplici come qualcuno pensa e i ritardi nella progettazione, tra l'altro, che stanno avvenendo... doveva arrivare entro l'anno, poi magari arriva con Babbo Natale e io anche me lo auguro, non è che siamo dei gufi, però esprimiamo le nostre idee e anche le problematiche le conosciamo e vi posso assicurare che le conoscono anche appena fuori dal confine forse meglio di noi, quindi ci chiediamo se il ritardo dell'arrivo della progettazione esecutiva sia dovuto a questo. Ricordo poi che dovremo finire i lavori tassativamente entro dicembre 2026 e quindi le cose sono piuttosto lunghe: ecco perché l'acquisto di ulteriori tre treni bimodali invece da parte nostra, treni che possiamo aggiungere e accoppiare a quelli che già abbiamo, ovviamente non in tempi brevi perché ci vorrà del tempo ma è un problema che già oggi abbiamo, l'abbiamo portato in Consiglio che i treni bimodali sono piccoli e quindi possono essere agganciati con un altro bimodale, dal nostro punto di vista, sono una buona scelta. Ricordiamo che comunque i bimodali potranno essere utilizzati con la linea elettrificata, quindi non buttiamo via i soldi ma quanto meno possiamo avere un piano B perché io ho qualche dubbio che a Capodanno del prossimo anno 2023 siano già pronti con le pale a elettrificare la linea, ma vedremo, ce lo dirà il tempo, quindi un piano B nell'acquisto dei bimodali per noi ha un senso.

Veniamo ora alla questione della riapertura della linea Aosta/Pré-Saint-Didier, abbiamo anche qui sempre espresso le nostre perplessità visto che vedrà altri 128 milioni di euro per la sua elettrificazione, 44 milioni attuali per la questione di carico assiale, e poi elemento anche questo qui nuovo venuto da poco tempo fuori da una nostra iniziativa: i costi di servizio regionali saranno di 1,35 milioni di euro annui. Ora, a noi pare comunque un azzardo, poi uno può azzardare nella vita, può farlo, però a noi pare un azzardo perché temiamo che si ripresenteranno le stesse identiche problematiche che ne hanno portato alla chiusura qualche anno fa.

Aspettiamo quindi il già citato studio sull'idrogeno e quali prospettive possa avere per i nostri trasporti, in particolare per i bus credo che sia molto tarato, molto a focus questo, e soprattutto per questa linea lo studio sul tram-treno, progetto che è attraente sulla carta ma che anche questo ha fortissime criticità, una fra tutte la cessione della linea da parte di RFI alla Regione, la creazione di una nostra partecipata eventuale per la sua gestione oppure l'affidamento a un'azienda privata esterna vista la nostra mancanza di know how, cioè di competenza. Questo quindi è un tema ancora irrisolto e anche nel piano trasporti, nella bozza, c'erano tre alternative della quale la prima declinata in altre tre, non c'è una decisione definitiva e quindi dovremo prenderla in fretta.

In ultimo l'aeroporto, non è detto che se in passato le previsioni si sono rivelate errate, anche per motivi esterni come la grande crisi che c'è stata nel 2008, esse debbano esserlo per forza sempre. Noi quindi riteniamo ci siano margini di sviluppo e se ci sono, tutto ciò che può sviluppare la nostra Regione in senso economico ovviamente, e non è una religione questa, ma è una visione, tutto ciò che può sviluppare dobbiamo prenderlo in seria considerazione. Problemi irrisolti quindi ce ne sono tanti, i temi sul tavolo ce ne sono tanti come gli studi, come avevamo già detto, ma alcuni dei quali che qui ho accennato saranno oggetto di ulteriori ordini del giorno che presenteremo.

Presidente - Direi che prima della pausa per arieggiare i locali, ha chiesto la parola il collega Baccega, ne ha facoltà.

Baccega (GM) - Credo che come riflessione iniziale concedetemi di sottolineare che il documento di economia e finanza regionale che è stato presentato ha una sua energia per certi aspetti ma talvolta pare sia un collage di interventi dei dirigenti soprattutto in alcuni capitoli. Siccome non mi piace né citare grandi statisti, né fare delle pagelle agli Assessori, andrò a esaminare con attenzione l'insieme di documenti che ci è stato inviato, quindi i disegni di legge presentati, il DEFR, i provvedimenti con gli emendamenti già proposti che andremo a discutere in questi tre giorni di convocazione e crediamo di dover farlo al plurale perché rappresento anch'io una parte di elettorato, pur essendo da solo nel gruppo di opposizione. Dico semplicemente che non sempre si è tenuto conto delle suggestioni che sono pervenute da più parti durante un anno di lavoro, vale a dire che, secondo me, ci sono state delle dimenticanze e si sono tralasciati aspetti importanti che erano stati ampiamente dibattuti in corso d'anno. Queste riflessioni che porterò all'attenzione del Consiglio si concentreranno soprattutto sul documento di programmazione triennale che aveva delle aspettative di rilancio e che ci presenta un evidente chiaro scuro che però mi auguro si possa chiarire nel dibattito che andremo ad affrontare in questi giorni.

Partirei da una curiosità: l'analisi demografica, che vede la diminuzione della popolazione che nel periodo 2014-2021 si è ridotta di 4.350 residenti, 4.350 persone in meno e questo mi fa un po' rabbrividire perché ricordo quel 2014 che vedeva il bilancio di previsione regionale in assoluto il più povero di sempre, aveva una disponibilità di spesa effettiva inferiore al miliardo di euro rispetto al miliardo e 450 mila euro di cui si parla oggi, che è davvero una buona soluzione. Quello era il bilancio che vedeva l'abolizione per tutti i settori dei contributi a fondo perso e che obbligava a un'estenuante trattativa con l'allora Governo nazionale, il Governo che aveva raccolto le direttive sancite dal Governo tecnico, quello di Monti, e dove il nostro nodo cruciale stava proprio nel dover contenere la spesa nei limiti imposti dal Patto di stabilità. Si trattava di una disponibilità pro-capite davvero mortificante per la spesa corrente ma soprattutto anche per gli investimenti, ma quello è il passato e va ricordato perché poi, leggendo questo bilancio, nonostante si sia ancora in piena pandemia, che si può contrastare soltanto con una vaccinazione di massa escludendo solo i soggetti con patologie a rischio, abbiamo più risorse a disposizione per un'azione di rilancio e 4.350 Valdostani in meno. Ecco che non si interrompe - questo è il primo punto significativo degli aspetti che abbiamo affrontato in questo anno di rapporto opposizione/maggioranza - il declino delle nascite nella nostra regione e non sono sufficienti le politiche di sostegno alla natalità finora impostate, bisogna fare di più, cioè più spazio e più attenzione per i nostri ospiti turisti ma c'è la necessità di un forte rilancio anche in questo ambito.

Vale la pena fare alcune considerazioni su alcune priorità sempre indicate nel DEFR nella parte dedicata ad amministrazione e governo della Regione, direi la parte più energica come premessa politica del DEFR, laddove si parla di ripresa del dialogo con il Governo centrale, costruendo un rapporto di rispetto reciproco passando per la piena operatività della Commissione paritetica, che mi pare stia svolgendo il suo lavoro, e laddove si sottolinea l'esigenza di ristrutturare i rapporti economici con lo Stato, ma aggiungo non solo nel quadro del reperimento delle risorse straordinarie da utilizzare nell'ambito dell'emergenza sanitaria, com'è indicato nel testo del DEFR, ma con una valutazione politica più attenta sulla necessità di avere un dialogo, un confronto e soprattutto dei riferimenti importanti anche rispetto alla nostra piccola Regione. In questo ultimo periodo simpaticamente ci hanno detto che siamo piccoli ma che ci guardano e ci ascoltano, alcuni prestano più attenzione, altri meno, e quindi direi che con le forze nazionali dobbiamo riaprire dei dialoghi e avere dei riferimenti davvero molto utili per la strategia delle politiche della montagna. Purtroppo nel 2013 la Valle d'Aosta nel suo collegio uninominale ha eletto una esponente del Movimento Cinque Stelle, che non sempre si ricorda della nostra Regione e quindi possiamo contare soltanto sull'apporto del nostro Senatore.

Un altro elemento interessante delle premesse del DEFR riguarda la revisione dei processi organizzativi dell'ente, dove si evidenzia la necessità di avere una mappatura e una valutazione dei meccanismi operativi e informativi guardando alla valutazione della performance, rivedendo i meccanismi di audit e di controllo interno, tema più volte affrontato in questo Consiglio nell'ultimo anno, ricordo su questo tema i molti richiami del collega Aggravi in diversi suoi interventi. Su questo argomento c'è davvero molto da fare, alcune strutture sono drammaticamente in difficoltà, lo sappiamo, ce lo dicono, ci contattano, i percorsi sono indubbiamente rallentati, i risultati non arrivano, pertanto ben vengano le opportune nuove assunzioni ma bisogna fare presto e ottimizzare le procedure per arrivare ai concorsi e utilizzare anche forme di assunzione per quanto possibile diverse perché troppi servizi sono oggettivamente in ritardo e non riescono a recepire nemmeno gli indirizzi assegnati.

Avevamo più volte sottolineato la necessità di essere più pronti negli interventi di modifica delle strutture dell'Amministrazione regionale, avevamo anche sostenuto che era necessario cambiare il paradigma organizzativo della macchina amministrativa, ci sono alcuni settori che sono proprio fermi, ma adesso ne andremo a parlare, si è parlato di revisione organizzativa, il presidente Lavevaz in Commissione ci ha sottolineato che si passa attraverso una ridistribuzione del personale per arrivare all'assunzione di personale. Direi che è una strategia che è accoglibile però ritorniamo a dire soprattutto che bisogna fare presto, la cosa più importante è avere nuove e qualificate professionalità soprattutto in vista dei progetti del PNRR e per i progetti europei da seguire e rendicontare. Quanto detto certifica che la macchina amministrativa non funziona bene e ha bisogno di una revisione.

Fanno inevitabilmente parte di questo confronto politico tutte le audizioni che si sono succedute in II Commissione, le azioni intraprese anche nel 2021, le aspettative della collettività, gli obiettivi individuati, si sono fatte azioni importanti nel 2021, mi preme richiamare le molte votazioni su provvedimenti e leggi approvate all'unanimità, questo è stato ricordato anche nella relazione del Presidente della II Commissione e vi assicuro che per chi ha percorso un ruolo di opposizione dopo tanti anni di maggioranza questo diventa anche un motivo di soddisfazione per il contributo dato. Abbiamo soprattutto le misure intraprese a favore delle imprese, delle attività commerciali, artigianali e industriali, dei professionisti, del mondo della montagna e delle professioni di montagna in genere, insomma a tutte le categorie produttive che, per reggere il colpo che è stato inflitto dalla pandemia, avevano bisogno di sostegni importanti. C'è da dire che il piano vaccinale anche da noi funziona bene e questo in questo momento ci dà ampia garanzia. In tutti gli interventi che si sono succeduti in Commissione si è parlato con un cauto ottimismo guardando a una ripresa del settore produttivo evidenziata dai dati e soprattutto dalle audizioni di tutti i rappresentanti delle categorie produttive... lo hanno posto all'attenzione della Commissione... parlo di Confindustria, Confartigianato, di Confcommercio. Credo che anche le organizzazioni sociali abbiano espresso, tutto sommato, il proprio parere. Proprio partendo da quei pareri e da un bilancio che la Giunta ha chiamato ancora bilancio di transizione e della continuità amministrativa destinato a sostenere le emergenze sanitarie, sociali e della scuola... ma aggiungo anche le emergenze politiche che si sono rivelate nel 2021, che hanno caratterizzato le difficoltà di una maggioranza che ha ridotto i suoi sostenitori e che ha inevitabilmente incontrato delle difficoltà per fare una programmazione efficace.

Ora, proprio per entrare nel vivo del documento di programmazione, nel corso del 2021 ho interpellato, insieme ai colleghi di Pour l'Autonomie allora, la Giunta su diversi temi con lo stile e la moderazione abituale dove molti provvedimenti ispettivi erano dei provvedimenti propositivi caratterizzati ma messaggi di gestione politica, dei dossier, su alcuni di questi vorrei davvero soffermarmi. In ambito sanitario sulla base delle maggiori risorse messe a disposizione dal bilancio e sulla base delle indicazioni di prospettiva che vengono dal DEFR, dovremo cercare di capire se saranno in sintonia con il piano salute e benessere sociale perché questo va chiarito. Forse era meglio approvare prima il piano salute e benessere sociale e poi predisporre un DEFR d programmazione. Ci è stato presentato, lo affronteremo nei prossimi mesi, ma valuteremo anche se tutta quella struttura ha le energie e la forza per spendere tutti quei soldi. Credo quindi che l'appuntamento sul piano salute e benessere sociale sarà immediatamente dopo l'approvazione del bilancio.

Ora mi preme ricordare la recente approvazione della legge sulla composizione della direzione strategica, lo devo dire, mi riempie di soddisfazione apprendere che le micro di Variney, di Morgex e di Perloz saranno definitivamente delle strutture socio-sanitarie, sapere che il centro Myosotis struttura diurna per persone colpite dallo spettro dell'autismo, sia passato a gestione USL dopo aver avviato l'ambulatorio per l'autismo, quando proposi queste ipotesi in Consiglio nel 2019 ho rischiato il linciaggio verbale.

Come posso non salutare positivamente la recente firma dell'accordo di programma tra la Regione, l'USL e il Comune di Aosta per il completamento nei prossimi anni della struttura socio-sanitaria di via Brocherel e come non essere lieto, dopo tante, tante battaglie e polemiche, della continuità che viene data all'ampliamento a est dell'Ospedale Parini e della ristrutturazione dell'attuale nosocomio da parte di SIV. Credo di poter affermare tranquillamente che il cambiamento dei fabbisogni sul territorio di alcune micro che dovevano essere convertite in strutture socio-sanitarie e l'ampliamento dell'Ospedale Parini sono stati i cavalli di battaglia di venti mesi di gestione della sanità anche di un'altra Giunta.

Qui chiediamo conferma su quanto indicato nel DEFR rispetto al piano regionale della prevenzione, che non mi pare che sia stato approvato, forse si intende quello nazionale da cui dovrà derivare quello regionale, ma ce lo dirà poi sicuramente l'Assessore.

Poi manca ancora - è già stato detto ma devo ribadirlo - la Struttura di epidemiologia, non l'abbiamo vista sul DEFR, anche se c'è un indirizzo chiaro indicato da una risoluzione votata all'unanimità dal Consiglio regionale precedente e già trasmessa all'USL.

Due riflessioni in questo momento di difficoltà psicologica generale, com'è noto, il Reparto di psichiatria si dovrà ricollocare in ambito ospedaliero, questo è per legge, nel DEFR si parla di psichiatria territoriale e soprattutto di presa in carico a domicilio ma in un momento in cui siamo carenti di medici e carenti di infermieri, questo lo vedo estremamente complicato come percorso, ma soprattutto anche dopo i tanti concorsi di psichiatria che sono andati deserti, francamente mi pare davvero un sogno. Su questo due riflessioni vanno sicuramente fatte: qualche anno fa il Dipartimento di salute mentale aveva dodici psichiatri in Psichiatria e sei al SERV, erano aperti due ambulatori a Donnas, uno a Verrès, due a Châtillon, uno a Morgex oltre quelli di Aosta; ora con sette psichiatri la struttura mi sembra parecchio in sofferenza a causa del forte incremento di pazienti. Per andare nella direzione indicata dal documento di economia e finanza, bisogna avere ulteriori gruppi appartamento, alloggi assistiti, bisogna avere degli appartamenti a disposizione, poi esistono sempre i miracoli e quindi vediamo un po' come si può fare, ma sappiamo che le scuole di specializzazione di psichiatria non è che hanno molti specializzandi iscritti. Va detto che la telepsichiatria ci viene incontro nell'ambito della telemedicina, riesce a sostenere le visite telematiche di controllo e nell'attesa di nuovi psichiatri quindi riteniamo che questa vada incrementata in modo significativo, parlo della telepsichiatria. Dopo quasi due anni di pandemia c'è davvero tanto disagio.

Due riflessioni sul finanziamento dell'attrattività e al mantenimento dei medici e degli infermieri dove l'introduzione di un'indennità regionale integrativa del corrispettivo solo per due categorie indicate non raccoglie l'entusiasmo degli altri e neanche di tutte le infermiere perché nel sindacato degli infermieri si parla già di iniquità. Noi riteniamo che sia giusto coinvolgere tutte le categorie della sanità, io non lo so se girando non vi è capitato qualcuno che vi ha detto: "ma come, io faccio l'OSS e date solo a loro?". Il barelliere, l'ambulanziere che ti dice: "ma come, date solo ai medici e alle infermiere?" e su questo io invito davvero a fare una riflessione attenta perché rischia di creare una spaccatura in sanità molto forte perché questa non è vista come un'iniziativa di attrattività, lo ha detto poco fa Carrel, la percentuale è minima, è vista soprattutto come un aumento di stipendio per coloro che sono presenti all'interno dell'USL. Vi è poi l'altro tema che è preoccupante: la norma può venire impugnata come quella della legge n. 8/2020, forse ci ha tranquillizzati l'audizione della Coordinatrice del Dipartimento legislativo ma la preoccupazione che quei soldi possano rimanere bloccati è tanta. Noi abbiamo sostenuto l'emendamento proposto dalle forze di opposizione e dalla Lega, oggi valuteremo se davvero saremo in grado di spendere tutte le risorse destinate alla sanità.

Due riflessioni ancora sulle politiche sociali, le attuali difficoltà sono enormi e sarà necessario dare una svolta in molti settori. Questo davvero lo dico consapevolmente, è il Dipartimento più in difficoltà dell'Amministrazione ma anche il più delicato e quello che richiede più attenzione. Il DEFR dice che siamo in dirittura d'arrivo per il raggiungimento dell'intesa del piano sociale nazionale ma su questo fronte nel DEFR pare dire: "aspettiamo lo Stato e poi vediamo", non va bene, bisogna agire. Abbiamo parlato più volte, ritorniamo sull'incentivo alla natalità, di incentivare la natalità con misure efficaci a favore della famiglia e nel DEFR rileviamo due righe: "per quanto concerne le politiche di sostegno alle famiglie e alla prima infanzia, è intenzione dell'Amministrazione diversificare e potenziare i servizi in un'ottica di conciliazione lavoro-famiglia". Noi moderati, anime di centro, che guardano al concreto e alle concretezze, siamo sostenitori del fattore famiglia e ribadiamo la necessità di avviare delle sperimentazioni che sono mancate perché è arrivato il Covid, ma i processi erano avviati e per questo abbiamo proposto un emendamento al DEFR fortemente politico che riproporrà nuovamente questo tema. Si sottolinea nel DEFR l'esigenza di prevedere una misura unica di sostegno per riassumere in un'unica erogazione i tanti contributi per fronteggiare i bisogni degli utenti fragili. Va bene, ma i bisogni di queste famiglie sono il lavoro, quindi la garanzia del reddito, la casa e il sostegno sociologico. Con questa volontà di sostegno a determinate fasce di persone e sulla base di queste approfondite riflessioni e di studi, che sono certamente nel cassetto perché li ho letti e li ho visti, ma anche lì il Covid ha bloccato tutto, era nato il progetto Housing sociale o edilizia residenziale sociale, che pare dimenticato in questo DEFR. Anche su questo punto ho presentato un emendamento che richiede di riavviare l'iniziativa, prettamente politico anche questo.

La più significativa carenza all'interno di questo DEFR la riscontriamo nell'edilizia residenziale pubblica: nemmeno una parola sulle politiche della casa. Abbiamo partecipato finalmente, dopo un anno dalla richiesta fatta dall'allora Presidente della V Commissione, all'audizione di Presidente e Direttore dell'ARER, un'audizione che sicuramente deve essere ripresa perché si parlava solo di bilancio e di DEFR e per le risposte pervenute, per alcune incertezze avute e per i documenti inviati su nostra richiesta, è opportuno che l'Amministrazione regionale presti maggiore attenzione a quel settore, attenzione politica e attenzione amministrativa e anche in questo ambito ci riserviamo di presentare ulteriori approfondimenti.

Siamo lieti dell'importanza che viene data, che si è dedicata nel DEFR, anche dovuta alle risorse del PNRR, soprattutto all'innovazione e alla digitalizzazione della Pubblica Amministrazione.

Sarà fondamentale proseguire e completare al più presto il progetto della presenza della telemedicina in tutte le strutture socio-sanitarie e sanitarie della Regione, i corposi emendamenti e provvedimenti vanno in quella direzione, bisogna fare presto e velocizzare anche qui il percorso.

Credo che tutte le strutture coinvolte siano consapevoli, compresa la società partecipata INVA, che sul tema del piano regionale delle liste di attesa... in Commissione ci ha parlato di uno stop che chiediamo di verificare di persona, Assessore, al di là di ciò che scrivono gli uffici coinvolti. Lì ballano risorse importanti che vanno poi giustificate.

Direi che il piano triennale dei lavori pubblici avrebbe dovuto avere più coraggio, abbiamo proposto tante ipotesi di investimenti su strutture regionali, non si parla del Cral Cogne, il Palazzetto dello sport, però capiamo che le risorse sono quelle, chi è stato da quell'altra parte si rende conto che in qualche modo bisogna fare i conti con quello che si ha.

Concludendo si tratta di un disegno di legge in chiaro e scuro che ha certamente delle discrete notizie per i Valdostani, ma che dimentica con troppa facilità la famiglia. Mai come in questo periodo caratterizzato dalla pandemia il concetto di famiglia è tornato in forte evidenza e ha aiutato tante persone. Durante il lockdown, quando qualcuno stava male, per accompagnare gli anziani, dare loro più attenzioni, magari cercando di evitare le micro e tenere in casa le persone anziane, i caregiver, le famiglie hanno aperto le porte e si sono prestate sempre a tanta solidarietà. Non so cosa ne pensa di questo DEFR il Forum delle associazioni familiari, ma credo che alle famiglie questo Consiglio regionale deve dedicare più attenzioni.

Credo che, e con questo concludo, oggi con una serie di emendamenti che saranno presentati, questo Consiglio regionale possa dare delle risposte importanti anche in questa direzione.

Presidente - Come anticipato, facciamo una sospensione per arieggiare i locali, però annuncerei una Capigruppo prima della ripresa in modo da organizzare i lavori perché con quasi cinquanta ordini del giorno e un numero importante di emendamenti, credo valga la pena ragionare con i Capigruppo come gestire le tempistiche in modo tale da dare ai gruppi la possibilità di valutare il materiale depositato.

La seduta è sospesa dalle ore 11:09 alle ore 11:35.

Marguerettaz (Presidente) - Colleghi, possiamo riprendere i nostri lavori. Prego i Consiglieri che hanno l'intenzione di prenotarsi in discussione generale. Riformulo l'invito, il collega Restano si è prenotato, ne ha facoltà... collega Manfrin per l'intervento? Ne ha facoltà... chiederei ai tecnici di provvedere a sistemare i microfoni per favore. Credo vada spento e riacceso l'impianto perché ci sono dei problemi.

Restano (GM) - Quello che viviamo è un momento importante perché la presentazione e la discussione del DEFR e del bilancio di previsione, ancorché per l'ennesima volta avvengono contemporaneamente, e questa lo sappiamo è un'anomalia, rappresentano comunque uno dei momenti fondamentali dell'anno perché ci si confronta sul futuro della nostra Regione dettandone gli indirizzi per gli anni a venire e si definiscono le disponibilità finanziarie per realizzare i progetti del prossimo futuro o del triennio.

Intendo chiarire fin da subito quale sarà la mia posizione rispetto ai documenti che andiamo a discutere, il mio sarà ovviamente un voto di approvazione, un voto di fiducia oserei dire, proprio per le caratteristiche del voto che esprimerò, per ora non intendo soffermarmi sulla discussione dei disegni di legge n. 46, n. 47 e n. 48, ma indirizzerò le mie attenzioni verso il documento economico-finanziario quale strumento politico per eccellenza di programmazione e di lavoro.

Credo che questo documento - e l'ho già detto nel mio intervento del 2017, secondo anno di applicazione del DEFR - possa essere elaborato in maniera diversa, non nei contenuti ma nella sua impostazione, andando a indicare i tempi e gli attori delle varie azioni che sono poste in evidenza nel documento. Questo faciliterebbe la sua lettura e porrebbe in evidenza quell'elemento di chiarezza che a volte sembra mancare. La mia personale speranza è quella ovviamente di veder tratteggiato in questo documento la Valle d'Aosta che vorrei, che per ovvi motivi non sempre corrisponde a quella tratteggiata nel programma di governo o nel documento economico-finanziario che di volta in volta si va a discutere.

Colleghi, io non intendo farvi perdere del tempo sottolineando le cose che condivido e credo vadano bene, e sono molte, perché nei contenuti del DEFR ci sono tantissime cose, forse anche troppe, ma cercherò invece nel mio intervento di proporre uno stimolo alla riflessione, una suggestione principalmente al Presidente della Giunta come capo del Governo affinché si possa valutare l'opportunità di modificare alcune impostazioni. Infatti per l'avvenire della nostra Regione ritengo sostanziale un nuovo orientamento, una nuova impostazione, come indicato già dal presidente Lavevaz nel suo intervento di ieri. Dobbiamo inoltre tener presente che ci troviamo di fronte a un'Amministrazione regionale con delle entrate proprie sostanzialmente inalterate, una spesa corrente molto elevata e conseguentemente una spesa in conto capitale limitata. Questo primo dato è un dato allarmante, oramai è una costante, che ci evidenzia l'impossibilità di operare convenientemente o come vorremmo fare da parte della nostra Amministrazione.

Di fronte alla situazione che ho appena descritto, ci si aspetterebbe un cambio di rotta rapido e radicale teso alla riduzione/ottimizzazione della spesa corrente che dalla lettura del DEFR non appare così evidente.

Facendo un passo indietro, uno dei punti caratterizzanti il Governo della Regione è quello che fa riferimento al rinnovamento dell'autonomia valdostana. A tale proposito mi pare doveroso chiedersi quale sia il futuro che vogliamo. Dobbiamo sicuramente prevedere una seconda autonomia chiedendoci preliminarmente quale sia il modello che desideriamo assumere per la nostra Regione. A tal proposito vi propongo un ragionamento molto basico: possiamo affermare che la miglior autonomia è senza dubbio quella che ci permette di generare dei modelli virtuosi che producono dei servizi alla popolazione e delle opportunità alle imprese migliori e/o concorrenziali con quelli erogati dalle altre Regioni, dei modelli allineati con indirizzi a livello europeo. Operando in tal senso la popolazione avrà una percezione dell'autonomia sicuramente pratica, positiva e genereremo nei giovani un nuovo senso di appartenenza e conseguentemente un nuovo slancio ideologico verso una Valle d'Aosta proiettata in direzione dell'Europa, del plurilinguismo e della valorizzazione delle risorse umane interne.

Per meglio indurci alla riflessione, vi propongo due esempi molto pratici, come punto di partenza per sostanziali riflessioni, che poi abbiamo avuto modo di appurare hanno trovato soddisfazione anche all'interno dei programmi all'interno del DEFR. Il primo esempio riguarda il settore della scuola e mi chiedo se la nostra applicazione dell'autonomia ci ha consentito di garantire e mantenere all'utenza una scuola più performante e competitiva rispetto alle altre Regioni, ci ha consentito di ridurre il tasso di dispersione scolastica, se per tutti è stato possibile assicurare adeguati livelli di inclusione e, in merito a questa questione, faccio riferimento ai casi dei PEI e dei BES, se siamo riusciti a risolvere il problema del precariato.

Un altro esempio che ritengo calzante per il settore dove noi possiamo operare direttamente è quello del settore sanità e mi chiedo se la nostra applicazione dell'autonomia ad oggi ci ha permesso di offrire ai Valdostani un servizio sanitario ancora valido ed efficace con un livello di assistenza superiore a quello delle altre Regioni e in grado di gestire razionalmente le criticità collegate alla pandemia. Ebbene, colleghi, la risposta della popolazione, per quanto è stato il percepito, è, ahimè, negativa. Questa risposta, a mio modo di vedere, non deve essere letta come una critica a questo Governo o a quelli precedenti, si deve però essere coscienti che nel tempo si poteva e/o si doveva fare di più o fare in maniera diversa, forse era necessario un'organizzazione amministrativa diversa, cosa già indicata dal Presidente nel suo intervento. Allora a questo punto è imperativo porsi una domanda: cosa possiamo fare per migliorare questa situazione?

Per cercare di rispondere a questa domanda, riprendendo quanto riferitoci durante una delle audizioni, si è andati a vedere il DEFR e si può accertare e appurare che il DEFR è impostato in maniera assolutamente verticale, qualcuno oggi lo ha definito "a silos" e questo non fa altro che rispecchiare la reale impostazione della nostra Amministrazione regionale che sembra non operare in maniera sistemica ma a cassetti. Allora riprendendo le riforme già richiamate all'interno del programma di governo e richiamate dal Presidente, voglio significare che si deve procedere a una riforma radicale dell'Amministrazione regionale che deve essere impostata in tempi molto brevi, forse i tre anni previsti sono un po' lunghi, direi in pochi mesi, anche attraverso l'utilizzo di risorse esterne alla Pubblica Amministrazione. Appare, come detto dal Presidente, inderogabile una revisione della legge n. 22, per essere chiari, cari colleghi, e non nasconderci, si deve prevedere una consistente riduzione del numero dei dirigenti, si deve potenziare l'organico dei funzionari e prevedere e incentivarli utilizzando le particolari posizioni organizzative e dando loro la possibilità di firma, ovvero relazionarsi con l'esterno. Tutto questo naturalmente senza penalizzare le risorse dirigenziali attuali ma sfoltendo però l'organico approfittando dei pensionamenti.

Parallelamente all'organizzazione amministrativa, necessitiamo di un'organizzazione della logistica che renda più efficiente l'Amministrazione e fornisca risposte ai cittadini; in poche parole abbiamo troppe sedi separate. Un'Amministrazione efficiente deve dotarsi di sedi di proprietà prevedendo un piano di ristrutturazione e conseguenti dismissioni delle locazioni passive, credo sia stato previsto un gruppo di lavoro che già si sta impegnando in tal senso, ma, colleghi, queste iniziative (incomprensibile) se la componente politica dispone di obiettivi chiari, ben definiti nei documenti programmatori e li mantiene, questo al di là delle maggioranze e delle minoranze che si alternano. Bisogna dare una continuità amministrativa, si deve evitare la cosiddetta "concorrenza interassessorile", che altro non fa che rallentare i processi. Piuttosto, se lo si ritiene necessario, per migliorare i servizi offerti o, per meglio dire, migliorare la produzione, una volta avviato questo processo di riforma, si può arrivare anche a una revisione delle deleghe assessorili e a tal proposito vi faccio un esempio pratico: il riferimento è quello alla legge sul cicloturismo che vede operare i vari Assessorati: l'Assessorato dell'ambiente e trasporti che ha in pancia la mobilità ciclistica, l'Assessorato dell'agricoltura, l'Assessorato del turismo, l'Assessorato dei lavori pubblici. Il rischio, colleghi, è che il risultato pratico, anziché accelerare la produzione, non faccia altro che rallentarla e per questo motivo andranno studiati degli appropriati adeguamenti o degli appropriati metodi di lavoro.

Effettivamente, come evidenziato da alcuni colleghi, in particolar modo dal relatore di minoranza, abbiamo sul tavolo ogni sorta di piano strategico, ogni sorta di progetto. Ritengo però, collega Aggravi, prioritaria la riforma della macchina politico-amministrativa regionale da attuarsi attraverso una legge che, a differenza di altri dossier, deve necessariamente essere condotta dal Presidente della Regione e non si può lasciare nelle mani delle Commissioni politiche.

Colleghi, ritengo che la fase pandemica emergenziale rispetto agli inizi del 2020 e del 2021 si sia notevolmente modificata. La massiccia diffusione del vaccino ci permetterà di evitare lunghi periodi di chiusura dei locali e il divieto delle attività all'aperto. La discussione in corso in questi giorni a livello nazionale ci palesa che il pericolo e il rischio pur attenuati permangono, ma dopo due anni di pandemia la popolazione si è abituata alle misure di prevenzione che oggi fanno parte del nostro vivere quotidiano. Pertanto continuare a parlare di ristori e addirittura programmarli appare alcune volte quasi come rinunciare a fornire delle opportunità ai Valdostani. Sotto questo punto di vista, il documento economico-finanziario in alcune parti appare quasi contrastante, abbiamo dei capitoli che pongono i ristori come primo punto di interesse e altri che puntano decisamente sugli investimenti e la crescita, pur trattando di imprenditoria. In poche parole ritengo che, pur mantenendo un fondo che possiamo definire di scorta per i ristori, dobbiamo traguardarli, dobbiamo traguardare i ristori per investire, dobbiamo programmare e fare sistema.

Collega Aggravi, personalmente voglio credere che tutti questi piani siano degli studi necessari per permetterci di programmare e progettare il futuro della Valle d'Aosta in maniera armoniosa, in maniera coerente con i nostri obiettivi e al passo con i tempi e non li considero e non credo che siano dei meri adempimenti burocratici o, ancor peggio, delle iniziative dettate solo da posizioni ideologiche e irrinunciabili prese in passato.

Per quanto attiene la sanità, il tema che la fa da padrona è sicuramente il grande sforzo economico rivolto a tale settore che, come ho detto, occuperà il 23,49 percento del nostro bilancio di previsione. Le audizioni hanno rivolto una grande attenzione all'indennità di attrattività a medici e a infermieri, indennità che sul piano regionale generale posso condividere ma che potrebbe spettare anche ad altro personale sanitario, sanitario dirigente e sanitario di comparto. Forse si poteva procedere in maniera diversa, in ogni caso questa è una decisione che sosterrò, che in parte non condivido, però è una grossa assunzione di responsabilità, quella che a volte si dice manchi. È in dubbio che il rischio è quello di trovarci di fronte a una legittima richiesta di indennità per qualsivoglia figura professionale sanitaria durante ogni discussione di assestamento di bilancio o durante ogni discussione di bilancio di previsione. Spero che nel tempo questa differenza venga colmata.

Il capitolo della sanità inizia affermando che il governo della sanità non può prescindere dall'esperienza della pandemia da Covid-19; in effetti è vero, però devo sottolineare - e forse l'ha già fatto qualche collega oggi che ci siamo dimenticati dell'articolo 100 della legge regionale n. 8: quella che prevede il Servizio di epidemiologia, quasi me ne vergogno perché è stata una mia battaglia per tanti anni. L'audizione del Direttore generale aziendale ci ha confortati perché ha affermato che si arriverà alla formazione di questa struttura, ma pongo di nuovo in evidenza quanto detto credo lo scorso giugno: la struttura sarà realizzata perché è un adempimento di legge e allora dobbiamo chiederci qual è l'efficacia delle nostre norme quando a un anno e mezzo dalla loro approvazione una norma che va in deroga all'atto aziendale non è ancora stata applicata dalla Direzione generale della sanità, quando una relazione richiesta all'ex Ministro della sanità e al professor Faggiano al termine della loro consulenza in favore della nostra Regione, da noi allo scopo incaricati, ci richiama l'attenzione sulla necessità di avviare questa struttura. L'interrogativo è quello sulla credibilità di questo Consiglio, non è più sulla necessità della Struttura di epidemiologia, che ormai è chiara ed evidente. Noi forse siamo l'unico caso nella storia della Valle d'Aosta, e non so nel resto di Italia, dove si è dato uno studio di fattibilità come obiettivo dirigenziale per valutare l'utilità di una Struttura di epidemiologia. In altri casi non si è perso molto tempo per aprire delle strutture ma certo che così facendo non incentiviamo gli esperti di epidemiologia a rimanere in Valle d'Aosta e penso che neppure l'indennità di attrattività possa farlo. A volte ci sono degli incentivi che non sono solo economici ma che sono professionali che sono più forti dell'attrattività economica.

Si è parlato del piano del benessere e della salute sociale e dell'utilizzo degli stanziamenti previsti dal PNRR e degli indirizzi in esso contenuti. Personalmente ho il timore che, seguendo pedestremente quanto indicateci dal Governo, andremo a creare una macchina che non riusciremo a governare aumentando notevolmente una spesa corrente che già occupa il 24 percento del nostro bilancio, senza poi essere nelle condizioni di poter reclutare le risorse umane per gestire al meglio la macchina sanitaria e rischiando conseguentemente di implodere. Fortunatamente il piano socio-sanitario ha appena visto l'inizio dell'iter della sua valutazione. Anche in questo caso dovremmo fare dei seri approfondimenti e potremo anche in questo caso, come per la riforma della macchina regionale, valutare se affidarci a risorse esterne per queste valutazioni, perché, vedete, in alcune aziende private per ristrutturare la propria attività non si affida la progettazione a chi l'ha gestita in precedenza e magari l'ha fatta andar male, quindi farei molta attenzione nella scrittura di questo piano, farei quattro valutazioni in più per vedere e verificare se la Valle d'Aosta, che in questo senso può legiferare autonomamente, debba seguire pedestremente le indicazioni dello Stato o possa derogare, ma questo solo per dare un servizio migliore alla popolazione valdostana e per adattare al meglio il piano socio-sanitario alle nostre caratteristiche morfologiche. Non è detto che riconvertire la totalità delle strutture socio-assistenziali del territorio in socio-sanitarie sia l'obiettivo corretto, anche perché poi la spesa dei LEA salirebbe in maniera devastante e non manterremmo più determinati rapporti. Le valutazioni da fare in tal senso sono tante e approfondite. Con piacere ho rilevato che si va a riportare determinate attività sul territorio in campo sanitario, anche in tal senso si dovrà procedere a un potenziamento del personale, personale che in questo settore non sarà solo infermieristico e medico, ma che vedrà coinvolte tante professionalità che oggi non godranno del premio di attrattività.

Passando ad altri temi e parlando di trasporti, rilievo o sottolineo quanto già avevo evidenziato durante la discussione del precedente bilancio: la grave situazione in cui versa la Motorizzazione civile, la mancanza di dipendenti, dipendenti che hanno una professionalità particolare, quindi il loro reclutamento va previsto per tempo, dipendenti che, essendo in pochi, devono dividere il proprio tempo tra le attività esterne e le attività di sportello. Quella della Motorizzazione civile, come già ho avuto modo di dire, è un sostegno alle imprese e, se noi togliamo questo servizio, rischiamo di far trasferire, di veder trasferire le nostre imprese fuori Valle per ottenere le autorizzazioni. Di questo, è inutile che lo nego, ho già parlato con il Presidente, che cercherà di risolvere con urgenza la situazione in cui versa questo settore delicato, perché, vedete, la mia intenzione più che parlare di ristori è parlare di opportunità, è parlare di programmazione. Dobbiamo traguardare, come ho detto, oltre ai ristori se vogliamo dare un futuro alla nostra Regione.

Per quanto riguarda il settore del turismo, come ho già detto nella discussione del precedente documento economico-finanziario, come peraltro in altri settori, credo che si sia detto tutto quanto si poteva dire, forse era il caso di indicare delle priorità. Risulta urgente la riforma del turismo, la riforma del commercio, è stato tutto indicato, quello che dovremo affrontare sarà un periodo di grande impegno per le riforme che ci vedrà coinvolti sicuramente nei prossimi anni.

Un'altra riforma che ci vede ferventi sostenitori è quella della legge elettorale. Non è urgente, ma è opportuno farla con debito anticipo rispetto a quelli che sono e saranno i prossimi appuntamenti elettorali per una questione di chiarezza. Noi siamo sostenitori dell'elezione diretta del Presidente della Giunta, però siamo disponibili al confronto e alle dovute valutazioni.

Presidente - Si è prenotato il collega Marquis, ne ha facoltà.

Marquis (SA) - Ringrazio sia i relatori di ieri che hanno introdotto la discussione con delle loro suggestioni, che in parte riprenderò, sia i colleghi che questa mattina hanno portato il loro contributo alla discussione. Il dibattito sul DEFR e sul bilancio è l'appuntamento politico-amministrativo più importante dell'anno direi, il momento in cui si dovrebbe parlare di prospettiva di breve e di medio periodo. Ho detto: "si dovrebbe" perché spesso si finisce a confrontarsi sulle singole iniziative che, per quanto importanti esse siano, allontanano poi l'attenzione da una visione di insieme o perlomeno non ne facilitano la sua lettura.

Inizio con la dichiarazione di voto e innanzitutto dichiaro il mio voto favorevole e soprattutto il rispetto della regola aurea che ieri è stata citata, tuttavia, per il rispetto delle responsabilità di rappresentanza che ci è stata conferita dai cittadini con loro voto, in questa circostanza non evidenzierò tutte le cose che sono tante, che condivido all'interno del DEFR, perché se venissero tutte risolte le questioni che sono state declinate, saremmo direi a un punto molto avanti, ma ritengo che possa essere più utile e anche possa essere utile a fungere da stimolo alla discussione soffermarsi sulle questioni trattate nel Documento di Economia e Finanza Regionale (DEFR), con liminarità. Il mio vuole essere quindi un contributo focalizzato sullo sguardo prospettico.

Ciò detto, mutuando il termine che è stato utilizzato dal presidente Lavevaz, che ha definito questo bilancio un bilancio di transizione, dico che siamo di fronte a una doppia transizione e questo ritengo che sia un aspetto importante da sottolineare: la transizione dalla pandemia e la transizione dal modello di Valle d'Aosta che l'ha preceduta, della Valle d'Aosta che non c'è più e non ci sarà più.

A questo riguardo, a mio avviso, è utile per inquadrare il ragionamento una breve anche considerazione di ordine storico e politico: nel 2019 il PIL era ancora il 9,1 percento inferiore al 2007. Il 2019 era il terzo anno di crescita dopo sei anni di contrazione continuativa. Su questo si innesta la pandemia del 2020 con un PIL stimato in perdita del 9,3 percento in un anno secco. Questo significa che, rispetto al 2007, abbiamo un PIL ancora oggi del 18 percento inferiore. Questo credo sia il numero che sintetizza un po' tutta l'analisi che è stata fatta sul documento di economia e finanza regionale dal dottor Ceccarelli, che ha puntualmente analizzato in modo disaggregato tutti gli indicatori, io credo che sia questo l'indicatore di sintesi. Tutto questo significa che la situazione socio-economica è sensibilmente peggiorata per tutti i Valdostani in questi ultimi quindici anni. Mai in un arco temporale così lungo abbiamo registrato delle condizioni di recesso, questo ovviamente riferendosi ai tempi recenti. Mai prima d'ora, dal dopoguerra, il giorno successivo ci sono sempre state prospettive di vita migliori rispetto al giorno precedente, cioè oggi si guarda al futuro immaginando un futuro che non è migliore rispetto al giorno prima e noi dobbiamo interrompere questa situazione perché diversamente andremmo incontro a delle situazioni che sono poi difficilmente gestibili.

La Valle d'Aosta nel 2019 stava con difficoltà cercando di recuperare il gap sul 2007 quando è stata aggredita dalla pandemia e che di fatto ha assorbito poi ogni energia politico-amministrativa, ci ha fatto entrare in una fase di emergenza continua dalla quale si sta cercando di uscire. Il periodo precedente, il quinquennio 2013-2018, e l'anno e mezzo di legislatura, sono stati caratterizzati da forte instabilità politica, instabilità dettata da ragioni che poi non sono mai state esplorate sino in fondo sotto il profilo politico e che sono ascrivibili, a mio parere, anche a diverse visioni d'approccio sui temi politico-amministrativi. Non è tutto da ricondurre alle questioni di tipo personalistico e in questo contesto va ricordato che la recessione del 2009 e del 2011 ha imposto il Patto di stabilità e il contributo al risanamento dei conti pubblici che hanno ridotto significativamente le risorse in disponibilità, quindi obbligato a delle scelte forti su delle poste che erano consolidate, quindi rompendo anche poi delle abitudini che hanno generato anche discussione e prodotto poi delle posizioni divergenti. La legislatura poi 2018-2023 ha avuto una vita breve, un anno e mezzo, e le ha fatto seguito con le elezioni del 2020 la consiliatura attuale.

L'obiettivo condiviso delle forze che si sono allora coalizzate e hanno dato luogo alla maggioranza odierna dalla quale sono uscite due colleghe era ed è quello di assicurare alla Regione governabilità, in particolare portarla prima fuori dall'emergenza sanitaria e poi accompagnarla nella transizione verso un nuovo modello, passaggio questo - sottolineerei - obbligato dalle sfide globali a cui siamo chiamati. Una sfida alla quale non ci si può sottrarre e resa ancor più difficile dalla sovrapposizione con la pandemia, che ha acutizzato ancor più le criticità già presenti nella nostra regione, ponendoci nelle condizioni di maggiore difficoltà addirittura nel metterle a fuoco. Oltretutto la nostra Regione ha delle difficoltà aggiuntive a quelle del contesto nazionale. Per cogliere le opportunità rese disponibili dall'Unione europea e dallo Stato, per i limiti connaturati alla nostra particolarità, abbiamo delle difficoltà in più, siamo una Regione di montagna, la nostra connotazione dimensionale, geografica, la configurazione dello stesso assetto produttivo e la demografia, una Regione che ha sviluppato la cultura dell'accoglienza e della crescita produttiva nell'ambito del settore dei servizi soprattutto ma che ha delle grosse difficoltà in altre aree settoriali che devono essere oggi oggetto di profonda innovazione per poter recuperare della competitività, per potersi riposizionare in un mercato che è in continua evoluzione.

In questo contesto assume allora ancor più rilevanza del solito la discussione del DEFR e della legge di stabilità, è un passaggio importante perché si tratta del secondo documento programmatico della legislatura, in realtà il primo che consente al Consiglio di alzare lo sguardo a una visione prospettica giacché pare il Covid abbia fortunatamente allentato un po' la pressione. Dopo un anno cupo cui sono state sconvolte le abitudini, lo status quo con un disorientamento generale, ora si può iniziare a guardare avanti in modo più arioso. Si avvertono nel contesto i primi segnali positivi, l'efficacia dei vaccini, la voglia di ripartire e il fermento che ha registrato dal PIL che sta iniziando a riprendere, sta crescendo la spesa nell'ambito dei privati, questi sono tutti dei segnali che incoraggiano, ma siamo di fronte a una transizione ma una transizione che va progettata. In un cantiere senza progetto il costruttore va in affanno e non garantisce la realizzazione di un buon prodotto. Dobbiamo affrontare non una transizione da inerzia ma una transizione trasformativa. Le cose non tornano a posto da sole, ci vuole progettualità e i processi spontanei e orizzontali nel tessuto sociale che hanno sempre dato delle grosse risposte in Italia e anche in Valle d'Aosta laddove la politica non ci arrivava, per quanto possono essere utili anche in questa fase, non bastano più. I progetti devono avere un'ampiezza superiore rispetto al passato, occorre superare l'approccio con progetti verticali, com'è stato detto prima dal collega, i cosiddetti "a silos". Prima c'era chi studiava il mercato del lavoro, chi la sanità, chi l'economia, oggi l'interdipendenza tra i vari settori chiede orizzontalità di approccio. Anche le diseguaglianze stesse sono tante e interconnesse tra loro, mettendo insieme banche dati, si scoprono delle cose nuove, quindi ci vogliono dei progetti ma non ognuno per sé, dei progetti che siano unitari e che rappresentino una visione di globalità.

Per tutto questo è del tutto evidente che c'è la necessità di una riforma amministrativa, la stessa riforma che è stata richiamata nel documento di economia e finanza regionale, sia l'anno scorso che quest'anno, ho letto già l'anno scorso che c'era scritto "nel triennio occorre fare la riforma amministrativa", quest'anno rileggo di nuovo: "nel triennio bisogna fare la riforma amministrativa", quindi o l'anno scorso bisognava scrivere "nel quadriennio" o quest'anno bisognerebbe correggere e dire "nel biennio" perché delle due l'una. Questo per sottolineare che, a mio avviso, questa è una riforma fondamentale che non può richiedere tutto questo tempo di attesa perché diversamente non si riescono poi a mettere a terra le azioni che si ritengano possano essere utili per la Valle d'Aosta e per i Valdostani. È proprio per questa ragione che, nell'ambito di tutte le opportunità che può dare il piano nazionale di ripresa e resilienza, il presidente Draghi ha esortato tutte le Amministrazioni a procedere con le riforme perché senza riforme si vanifica l'effetto di quegli investimenti, effetto che, a mio avviso, è anche un po' troppo sopravvalutato a livello generale perché basta guardare le singole proiezioni del PIL previsto dei prossimi anni, fra tre anni siamo già giù al 2,5-2,7 percento di previsione quando dovremmo essere nel pieno dell'effetto di quegli investimenti, quindi questo sta a significare che se quegli interventi non saranno accompagnati da delle riforme epocali, si rischia di vanificarne l'effetto, dopodiché si tornerà all'ordinarietà precedente a quella della pandemia.

Se quindi vogliamo cogliere appieno le opportunità che offrirà il piano nazionale di ripresa e resilienza e anche tutta la positività che può dare in una fase come questa dove abbiamo visto sul bilancio la parte preponderante della spesa e spesa corrente, credo che sia l'utilità, lo sfruttamento e la valorizzazione delle risorse che provengono dall'Europa con tutti i piani, piani di cooperazione, piani del FESR, del Fondo sociale, però, per poter sfruttare appieno questi fondi, dobbiamo urgentemente metter mano alla riforma della macchina amministrativa, perché diversamente siamo qui a pianificare un viaggio sapendo poi che non abbiamo il mezzo di trasporto per spostarci da casa al punto di destinazione.

Credo quindi che, sotto questo profilo, dobbiamo cambiar passo, dobbiamo riuscire a dare delle risposte più concrete e dobbiamo sostanzialmente attrezzarci per affrontare questa difficile situazione che ci troviamo a gestire, e qui il tempo riveste una grande importanza perché quello che non viene fatto in un anno adesso rischia di creare dei grossi disagi negli anni successivi, tant'è che, com'è stato sottolineato anche da alcuni colleghi, in particolare dal relatore Aggravi, c'è un affastellamento di piani che stanno arrivando anche all'attenzione del Consiglio regionale, ma questo affastellamento di piani deriva dal fatto che nascono tutti oggi o dobbiamo anche avere la capacità di fare autocritica e del capire il perché arrivano tutti oggi? Perché forse sono stati troppo spesso fermi dentro dei cassetti, quindi abbiamo una difficoltà aggiuntiva: che quello che non è pianificato per tempo diventa un'urgenza. Quando si procede a fare dei ragionamenti in urgenza, si rischiano di fare non le cose migliori che andrebbero fatte nell'interesse della comunità che si è chiamati ad amministrare. A questo riguardo, tenuto conto che molto dipende anche dalla nostra autorganizzazione, credo che vada fatta anche una riflessione sull'autonomia, autonomia che qua troppo spesso, anche in quest'aula, bisogna riconoscere che è stata utilizzata come uno slogan.

Quante delle difficoltà che stiamo vivendo oggi derivano dal fatto che ci manchi dell'autonomia e quante invece derivano dal fatto che non sia stata esercitata al meglio l'autonomia di cui disponiamo? Credo che questa sia una domanda dalla quale dovremmo trarne tutti insieme delle riflessioni perché oggi bisogna guardare all'autonomia sì come un valore ma bisogna cercare di valorizzarla nella misura in cui la possediamo, nella misura in cui possiamo dare delle risposte, credo che ci siano tanti settori in cui noi oggi abbiamo l'autonomia decisionale, poi è vero che ci sono anche delle altre situazioni sulle quali il non avere autonomia... abbiamo delle difficoltà, faccio riferimento al problema della CVA con la legge Madia e quant'altro, però credo che se adoperassimo per bene, al massimo delle sue potenzialità l'autonomia, potremmo rendere dei grandi servizi alla comunità valdostana. Credo quindi che anche sotto questo profilo bisognerà fare dei ragionamenti perché il progetto sulla persona, sulla famiglia che ci è stato rappresentato ieri dal collega ha alla base poi alla fine il concetto dell'autonomismo, perché l'autonomia dovrebbe essere il modello politico che garantisce la migliore risposta alle esigenze dei cittadini perché vuol dire conoscere il territorio, un'amministrazione di prossimità. Qui vorrei aprire un altro capitolo sulla conoscenza del territorio, l'altra domanda che vorrei porre all'Aula e che me la pongo a me stesso è: noi conosciamo così bene il territorio? Perché per esercitare l'autonomia bisogna conoscere il territorio. Oggi il territorio ha le sue problematiche, bisogna conoscerlo attraverso i dati, attraverso i numeri degli indicatori. Sotto questo profilo, credo che ci sia ancora molto da fare perché abbiamo avuto modo di sperimentarlo in questi anni con la legge dei ristori, che è stata la prima occasione che si è provato a fare un ragionamento di sistema per dare delle risposte alle esigenze di tutti i Valdostani, ci siamo resi conto immediatamente di avere delle grandi difficoltà. L'assessore Bertschy più di ogni altro ha toccato con mano questo problema perché, quando si fanno delle stime e degli interventi, le stime devono essere fatte non a livello empirico, sulla base di conoscenza, quindi credo che anche sotto questo profilo questa è la dimostrazione che abbiamo sempre vissuto sulla distribuzione delle risorse, mai ci siamo dovuti preoccupare di creare una progettualità, di creare un modello di sviluppo di una Regione, perché il modello di sviluppo non può fare a meno di questi dati, di questa conoscenza. Sotto questo profilo, quindi credo che bisogna correre veloci e bisogna partire immediatamente, un po' è stato fatto in questi due anni, ma credo che degli spazi da occupare ce ne siano ancora tanti.

Per far questo, per riuscire a tirar fuori la Valle d'Aosta anche dalla difficoltà, bisogna anche fare poi dei ragionamenti sui rapporti con lo Stato, non devono essere dei rapporti orientati alla continua conflittualità ma alla leale collaborazione, una reale collaborazione che richiede anche comunque di avere e di trovare delle sponde che siano sensibili alle problematiche che viviamo perché credo che la situazione attuale abbia evidenziato anche questo. Ben venga quindi se si riescono a trovare delle sensibilità che potranno dare una mano alla Valle d'Aosta.

Quanto invece ai numeri del bilancio, il bilancio in sé stesso è un bilancio che fa guardare al futuro del prossimo triennio con un certo senso di ottimismo nella misura in cui le entrate sono delle entrate che avranno continuità, non altrettanto ottimistico è il discorso della spesa corrente. A mio avviso, una Regione di montagna non può avere solo il 15-17 percento di spese di investimento perché un territorio di montagna è un territorio che va gestito, c'è un'infinità di problematiche da affrontare e da risolvere e soprattutto l'investimento che non viene fatto puntualmente ogni anno, un investimento sulla manutenzione ordinaria, rischia di diventare una manutenzione straordinaria negli anni successivi e innesca un loop che diventa pericoloso e poi difficile da affrontare e da risolvere.

Altro lato buono del bilancio è il fatto che non ci sia indebitamento e quindi lascia presupporre che ci possano essere delle buone opportunità qualora ci siano delle idee e delle progettualità anche significative per i prossimi anni per poter ricorrere a questa leva.

Per quanto concerne un paio di aspetti a livello di puntualità, anch'io sicuramente sono molto preoccupato dagli effetti e dalla norma sull'attrattività che sosterrò sicuramente ma che lascia comunque molto da pensare per le criticità che solleva perché oggi non credo che tutto possa essere risolto con le risorse economiche a disposizione perché se così fosse, alla fine dell'anno non dovremmo più avere liste d'attesa all'Ospedale, dovremmo avere una sanità al massimo della sua performanza, ma è del tutto evidente che purtroppo così non potrà essere. Anche la sanità ha bisogno di una riforma strutturale di cui si parla da tempo, adesso è stato presentato il piano socio-sanitario, quindi del benessere, sarà un piano sul quale bisognerà porre molta attenzione direi perché rappresenta sicuramente questo un momento molto importante. Evidentemente la situazione è già difficile all'interno della sanità e questa norma rischia di creare ulteriori divisioni tra i soggetti che destinano la loro opera a favore della salute dei Valdostani. Io credo piuttosto che il discorso dell'attrattività vada affrontato attraverso la buona progettualità, anche qui la messa a disposizione di un'attrattività che derivi dalla possibilità di venire a fare un'esperienza positiva e trarre delle motivazioni per venire a lavorare nelle nostre strutture sanitarie, delle motivazioni che possano garantire una crescita professionale, che è quello che poi si possono aspettare tutti i professionisti interessati a questo tipo di incarichi, non è sicuramente facile, anche qui è un percorso lungo, ma è un percorso verso il quale bisogna intraprendere il cammino.

Stiamo aspettando anche il pacchetto delle riforme di tipo turistico, mi spiace che in questo momento non ci sia in aula l'Assessore al turismo, ho avuto modo, durante le audizioni anche, di ascoltare un po' qual è la posizione riguardo agli affitti brevi che è stata manifestata la volontà di andare a mettere le mani nelle tasche dei Valdostani ulteriormente, cioè adducendo alla motivazione di rimpinguare le casse dei Comuni con questa manovra.

Io non approvo questo modo di vedere di sinistra ma di una sinistra desueta direi, ormai superata, non di una sinistra progressista, di vedere questo tipo di approccio in un momento come questo, dove lo stesso presidente Draghi ha dichiarato a tutti i livelli che non è il momento di mettere le mani in tasca alla gente, soprattutto in un settore fortemente provato negli ultimi dieci anni e questo sta a dimostrare nuovamente l'esigenza di guardare alle cose a livello di sistema, perché non basta guardare sotto il profilo turistico cosa significa una proprietà, cosa significa il bene, bisogna guardarlo a 360 gradi, bisogna riconoscere che in Valle d'Aosta tanti Valdostani negli anni scorsi, negli ultimi venti-trenta anni, si sono sistemati una casa, era gente magari che aveva dei lavori stagionali, era gente che ha fatto l'artigiano, era gente che ha vissuto le tribolazioni della vita. Ha voluto provare a guardare al suo futuro cercando di crearsi delle condizioni per poter avere qualche spicciolo per la sua vecchiaia. Allora io mi chiedo in questi ultimi anni cos'è stato fatto per tutta questa gente? Bisogna dirselo, niente. L'unica categoria delle persone che non sono state sostenute e aiutate in questi due anni sono stati coloro che sono gli operatori aggiunti sotto il profilo turistico, che hanno messo sul mercato degli immobili che affittano a uso stagionale che vanno ad arricchire l'offerta turistica. C'è stato un lockdown, questa gente qui non ha potuto beneficiare di nessuna presenza, l'IMU l'ha pagata come l'anno prima, la tassa dei rifiuti l'ha pagata al 100 percento, tutte le utenze sono state pagate e poi sentiamo ancora dire che bisogna andargli a prendere ancora dei soldi in tasca per rimpinguare le casse dei Comuni. Questa è una logica che non mi appartiene e dalla quale mi discosto perché, secondo me, bisogna avere una visione più liberale, una visione più moderata, una visione di centro che sia strutturata e che abbia alla sua base la voglia di creare economia, non di mortificare il desiderio di intraprendere e di fare qualcosa.

Io ritengo che ci sia la necessità oggi di favorire, al di là dei ristori che sono stati fatti, che in quel momento storico erano forse l'unica via per cercare di riscontrare un po' le esigenze che si sono improvvisamente poste di fronte a ognuno di noi, io credo che bisogna superare presto questa logica perché diversamente l'attenzione alla persona diventa assistenzialismo, non diventa un'attenzione dedicata per creare un percorso di crescita sia culturale che socio-economica per la nostra Valle. Io credo che quindi oggi ci sia più che mai l'esigenza di approvare questo bilancio, di dargli attuazione ma ci sia molto da fare sotto il profilo delle riforme e soprattutto serve anche una riforma culturale tra di noi.

Presidente - Si è prenotato il collega Manfrin, ne ha facoltà.

Manfrin (LEGA VDA) - Desidero ringraziare innanzitutto i colleghi che mi hanno preceduto, a cominciare dal collega Aggravi, relatore di minoranza, che ha fatto un quadro io direi assolutamente esaustivo della nostra visione di questo bilancio, di questo documento e della nostra proposta alternativa a questi documenti che oggi sono in discussione.

Prima di questi interventi, degli interventi che mi hanno preceduto poco fa, ovvero di due colleghi della maggioranza, io mi ero appuntato qualcosa nel merito di questo silenzio, un silenzio che fino a questo momento era stato assordante dalla parte della maggioranza e mi chiedevo a cosa fosse dovuto, se questo bilancio magari non fosse così condiviso, perché evidentemente spesso abbiamo visto quest'aula intervenire con molti suoi esponenti di maggioranza difendendo e magari esaltando alcuni aspetti di questo bilancio, oppure mi chiedevo se questo bilancio fosse così negativo da rifuggire le paternità e quindi che la parte di maggioranza che deve votare questo bilancio volesse semplicemente restituire e dare la palla in mano al Governo dicendo: "l'avete fatto voi, ve lo votiamo ma stiamo a vedere senza commentare", oppure se vi fosse una colpevole consegna del silenzio che travalicasse la nostra capacità di comprensione. Direi che gli interventi che si sono appena esauriti hanno chiarito un aspetto, cioè che gli unici due interventi di maggioranza di Consiglio sono interventi che hanno esposto delle criticità, quindi se non vi saranno ulteriori interventi, mi auguro ci siano, ma se non vi saranno ulteriori interventi, avremo consegnato alla storia, al resoconto e all'esterno di questo Consiglio una fotografia di questo bilancio che non è decisamente lusinghiera per chi lo ha proposto. Non è lusinghiera innanzitutto già dalla sua concezione, dal suo parto, perché è un documento che arriva e che come fortunatamente meno rispetto agli anni scorsi ma perché abbiamo stabilito finalmente il rispetto del Regolamento, ma che comunque vede un bilancio e un DEFR essere depositati due settimane prima per poi appesantirsi di emendamenti che vengono formulati dalle stesse persone che hanno prodotto questo documento. Se io produco un DEFR, lo scrivo e poi lo do all'esame delle Commissioni e del Consiglio e poi lo emendo una settimana dopo, o io ho commesso dei gravi errori mentre lo scrivevo oppure evidentemente ho scritto delle cose che sono talmente sbagliate da rendermi conto da solo che forse andavano corrette.

Stessa cosa vale per i documenti relativi al bilancio, perché se analizziamo gli emendamenti che sono stati discussi, ne troviamo una parte che sono collegati a quelle che sono state magari anche le elaborazioni o frutto di discussioni in Commissione, in aula o quant'altro, ma altri che sono completamente slegati e che ci fanno immaginare una sorta di stato nel quale viene proposta una legge e poi ci si dice: "Cielo, mi sono dimenticato anche questo, buttiamocelo. Cielo, ho dimenticato quest'altro, buttiamocelo ancora", che è esattamente lo stato della nostra Amministrazione che in tanti hanno evidenziato in quest'aula. Non si capisce quindi se la disattenzione sia da parte politica o da parte amministrativa ma una disattenzione c'è stata ed è evidente. Io credo che però possiamo analizzare in maniera più approfondita e avremo modo di discutere sia nel merito degli ordini del giorno che sono stati presentati al DEFR, sia nel merito degli emendamenti della discussione dei singoli articoli appunto sulle varie leggi di bilancio, avremo modo di approfondire tutti i vari temi e tutti i vari aspetti.

Io volevo fare una fotografia a volo d'uccello rispetto anche ai dati forniti, per esempio, dal DEFR rispetto all'analisi che ho trovato assolutamente interessante: l'analisi socio-economica della nostra Regione. Si dice in apertura di questo DEFR rispetto appunto all'analisi del quadro economico, sociale regionale che il nostro territorio, in quanto caratterizzato da specializzazioni settoriali e aspetti dimensionali che lo hanno reso più vulnerabile rispetto ad altri territori alle conseguenze alla pandemia, che la Valle d'Aosta ha reagito peggio di altri territori rispetto alla pandemia e quindi si sancisce in maniera più che evidente che il nostro territorio è più fragile rispetto ad altri e che come tale appunto ha necessità di avere un approccio differente e un approccio che io direi a livello sociale sicuramente è molto più attento alle singole esigenze. Anche rispetto alla situazione socio-economica il DEFR ci presenta dei dati interessanti, una situazione economica, così viene detto, che ha certamente contribuito ad ampliare la fascia di popolazione più esposta ai rischi di esclusione e di povertà. Questo è un qualcosa di preoccupante ma qualcosa di preoccupante che in realtà abbiamo già in parte visto quando abbiamo discusso dei cosiddetti "ristori". Quando abbiamo parlato dei cosiddetti "ristori", rispetto a una misura che era eminentemente sociale, ovvero l'articolo 26 che andava a intervenire sulla povertà delle famiglie, abbiamo visto un grosso riscontro rispetto alle domande che sono pervenute su questo aiuto: ben 3.226 nuclei familiari hanno richiesto questo tipo di aiuto, il che significa che se noi andiamo a moltiplicare diciamo indicativamente per tre per fare una media questo totale, arriviamo a quasi diecimila persone che vivono in una situazione di difficoltà economica che hanno potuto accedere a questo tipo di misura. Questo tipo di misura che evidentemente era centrata proprio sulle difficoltà e sulla povertà e che rispecchia un dato, anche qui fornito dal DEFR, ovvero la percentuale di individui in povertà relativa è schizzata dal 2019 quando risultava del 4,9 percento, al 6,9 percento del 2020, quindi con un aumento di due punti percentuali da un anno all'altro, un dato decisamente grave e importante che ci impone di riflettere.

Questa riflessione che sicuramente è stimolata non solo da questi dati ma anche da quelle che sono state le audizioni - e anche qui avremo modo di riflettere e discuterne in maniera più approfondita - ci ha fatto approdare a una proposta e a una misura che è quella che riguarda il bon de chauffage. Il bon de chauffage è giustificato anche da quello che viene scritto soprattutto nel DEFR, dove viene scritto che nella composizione della spesa del 2020 nella nostra regione la voce più consistente viene rappresentata da oltre un terzo del totale, ovvero il 36,4 percento, per l'abitazione e servizi connessi, acqua, elettricità, gas e altri combustibili. Abbiamo la povertà, abbiamo una situazione del nostro territorio che chiaramente ci impone delle spese superiori per quanto riguarda questo tipo di spesa e abbiamo una particolare fragilità delle nostre famiglie in questo settore e quindi mai emendamento fu più centrato di quello che poi andremo a discutere oggi.

Ma - e appunto di questo ritengo di doverne assolutamente fare menzione - non ci siamo fermati a questo tipo di emendamento, ne abbiamo portati altri, sono stati già ben riassunti, la diversa suddivisione con aumento dei fondi rispetto all'indennità di attrattività, la misura "Naître Valdôtain", abbiamo depositato più di trenta ordini del giorno come gruppo, abbiamo depositato altri emendamenti che vanno a intervenire su alcune singole disposizioni senza copertura finanziaria, ma abbiamo fatto, secondo me, un lavoro che non è semplicemente di opposizione a prescindere, ma un lavoro di attenta analisi e di risposta ai bisogni della nostra comunità.

Tornando a quello che prevede il DEFR, sui fondi FESR viene scritto che a valere sull'asse 2 "Inclusione sociale e lotta alla povertà", viene definita come misura appunto che interviene su questo specifico ambito di azione, si scrive che "sono state finanziate azioni volte a rafforzare il sistema sanitario regionale", che sicuramente va benissimo, una misura che viene detta è l'acquisizione della qualifica professionale di operatore socio-sanitario, avremo modo di parlarne ancora con il collega Perron, ma che non possiamo chiaramente ricondurre all'inclusione sociale e lotta alla povertà essendo una misura riferita appunto a rafforzare il sistema sanitario regionale, così come risulta di difficile addentellamento inserire in questo capitolo i trattamenti di cassa integrazione dei guadagni in deroga quali misure di sostegno al reddito dei lavoratori dipendenti. Queste sono azioni importanti ma che su questa inclusione sociale e lotta alla povertà non so quanto possano essere incasellate.

Rispetto all'amministrazione e governo della Regione, è stato fatto un passaggio che io ho apprezzato molto da parte del collega Marquis un attimo fa rispetto al recupero dell'autonomia, l'ho apprezzato davvero molto, ma dell'autonomia di cui dobbiamo assolutamente fare tesoro abbiamo scoperto il suo valore così come tante cose quando l'abbiamo persa. Se ci riflettete, questa è una riflessione che hanno fatto numerosi scrittori, adesso non voglio tediarvi ma di cui mi sono appassionato, dove si vede e ci si accorge di avere una cosa soltanto quando la si perde, la salute è una di queste, diamo per scontato di poterci alzare tranquillamente e andare al lavoro ogni giorno, quando abbiamo un po' di influenza, ci diciamo: "caspita, avrei voluto la salute per potermi alzare oggi". La stessa cosa è appunto rispetto all'autonomia quando con imposizioni assurde siamo stati costretti a chiudere anche se il nostro territorio chiaramente ha delle conformazioni e ha dei dati, per esempio, sulle terapie intensive piuttosto che sulle infezioni, che a rigor di logica, rispetto alle norme del Covid-19, avrebbero dovuto suggerire altri comportamenti. Lì c'è stato credo uno dei veri atti di autonomia di questo Consiglio, ovvero la legge n. 11, che avrebbe permesso di riaprire se qualcuno non avesse pensato di portare a fare un ricorso che incredibilmente permetta a una Provincia del Trentino Alto Adige di avere la stessa identica legge e a noi invece di potercela cassare e non poterla utilizzare. Questa mancata affermazione dell'autonomia potremmo estenderla ad altre cose, banalmente abbiamo approvato una mozione all'unanimità sulla nomina regionale del Direttore del carcere della nostra Regione e ad oggi rimane lettera morta, abbiamo una struttura penitenziaria che continua ad andare avanti a forza di direttori imposti a mezzo servizio, ogni tanto vengono in settimana, ogni tanto non ci sono, avremmo possibilità di fare un corso regionale ma ancora siamo al palo e ancora stiamo attendendo che quella mozione trovi un suo accoglimento.

Venendo invece alla sanità e salute, credo che ci saranno altri colleghi che potranno approfondire meglio questo tema ma io ho visto principalmente due cose: qui si scrive che entro il 2022, al fine di effettuare interventi di formazione nei confronti degli allenatori sullo sviluppo delle capacità di intercettare comportamenti a rischio nella fascia adolescenziale si fa la stipula di un protocollo d'intesa con l'UISP. A parte il fatto che io sono un allenatore, l'altro giorno ho partecipato a un convegno e sono l'unico allenatore di questo Consiglio con patentino, quindi mi permetto di dare anche una mia idea e una mia visione personale, a parte che l'UISP ho fatto un bel giro sul sito e presenta questi meravigliosi progetti tipo: "qui scoppia un 68, la meglio gioventù scopre la via sportiva, la rivoluzione" oppure il capitolo bellissimo "tra antifascismo e liberazione l'esperienza del fronte della gioventù", che non è quella del fronte della gioventù, storico movimento giovanile del MSI, ma è un altro fronte della gioventù o "la pregevole organizzazione dei mondiali antirazzisti", però, vede, il problema è che se si vuole fare un protocollo d'intesa, forse lo si deve fare con il CONI, forse si deve fare con le varie federazioni sportive che hanno degli allenatori che sono preparati e non con questo tipo di associazioni che chiaramente non hanno né tutte le discipline, né non credo possano annoverare tutti gli allenatori che hanno una preparazione specifica in questo settore.

Mi ha lasciato invece particolarmente stupefatto il riferimento successivo, cioè quello all'ARER. In questo DEFR non si fa mai riferimento all'emergenza di edilizia residenziale pubblica, si fa un unico riferimento, non nelle politiche sociali dov'è incasellato ma nella sanità e salute e che cosa si dice? Si dice che si stipula un accordo con l'Agenzia regionale di edilizia residenziale finalizzato alla definizione delle attività da svolgere e delle eventuali risorse che devono essere impiegate - sentite bene - al fine di garantire il miglioramento delle condizioni di sicurezza domestica e la realizzazione di un documento di buone pratiche condivise e scheda di autovalutazione per ciascun rischio come misura di contrasto a infortuni e malattie professionali. Di tutto quello che può fare l'ARER gli facciamo fare il contrasto a infortuni e malattie professionali e il miglioramento delle condizioni di sicurezza domestica?

Caspita, ma vogliamo dire che noi nella nostra regione sull'ARER, sull'edilizia residenziale pubblica non abbiamo nulla da dire di più rispetto a questo, non possiamo dire assolutamente, per esempio, che ci sono 500 nuclei che attendono da anni, a volte da decenni, un'assegnazione di un alloggio di edilizia residenziale pubblica con criteri certi o vogliamo dire che non c'è un ricorso eccessivo all'emergenza abitativa, che a volte diventa uno strumento per scavalcare in graduatoria quelli che hanno più diritto? O vogliamo dire che c'è un'illegalità diffusa, per esempio, come abbiamo evidenziato in Consiglio la volta scorsa con persone che hanno commesso dei reati anche gravi che continuano a mantenere l'alloggio? Potevamo dire un sacco di cose, non abbiamo fatto nessun accenno su questo, anzi, per fortuna, c'è stata l'audizione del Direttore dell'ARER, che ha dichiarato: "per quanto riguarda il coinvolgimento nel DEFR, nel mese di settembre ci era stata inviata una nota dalla struttura regionale, successivamente non vi è stato un successivo coinvolgimento specifico sul documento di economia e finanza regionale". L'ha detto lui nero su bianco, cioè non avete coinvolto neanche un ente della Regione per scrivere il DEFR, nessun impegno sull'edilizia residenziale pubblica, o va tutto bene, e le garantisco che non è così, altrimenti ve lo siete calorosamente dimenticato. Questo credo sia un problema.

È un problema anche il fatto di aver affidato alla solita cooperativa, poi è un tripudio di cooperative questo documento, la gestione della manutenzione in via sperimentale, cioè praticamente una cooperativa farà uno studio di fattibilità per gestire manutenzione ordinaria e servizi vari. C'è un pezzo dove praticamente questa cooperativa avvia questo progetto finalizzato alla messa in opera di politiche attive del lavoro per il reperimento di risorse destinate all'esecuzione di manutenzioni ordinarie spicciole e di servizi destinati agli inquilini, cioè un inquilino si può fare la manutenzione o può fare la manutenzione magari per rientrare del debito ma chi lo decide quale inquilino che cosa può fare, quanto vale il suo lavoro o quant'altro? La cooperativa? Appaltiamo a una cooperativa questo servizio? Io ho riparato un campanello, vale 2 mila euro il lavoro che hai fatto. Io credo che siamo assolutamente fuori da quello che dovremmo fare e dovremmo decidere. Questo mi pare un terreno su cui assolutamente bisogna andare a incidere, a lavorare, a fare e a produrre un qualcosa che possa davvero fare qualcosa di positivo.

Detto questo, torniamo con un ultimo riferimento alla sanità, si parla di prevenzione al trattamento delle dipendenze da alcool, fumo e sostanze stupefacenti, ci siamo dimenticati il gioco d'azzardo. Sarebbe stato carino inserirlo, ce lo si è dimenticati completamente, o è finita la patologia del gioco d'azzardo nella nostra regione - ma non credo - oppure forse questo era utile inserirlo.

Passiamo invece alle politiche sociali, lo abbiamo detto: siamo in un'emergenza che ha colpito particolarmente la nostra Regione e forse sarebbe stato utile e importante inserire le politiche sociali e inserire un qualcosa di importante, delle azioni importanti da portare avanti nelle politiche sociali. Nelle politiche sociali, a parte la presenza costante e inquietante degli enti del terzo settore che avremo modo di evidenziare ancora più avanti - sono diventati ormai il core business delle politiche sociali questi simpatici enti del terzo settore -, troviamo delle azioni che sono assolutamente generiche. Mi sarebbe piaciuta un'azione schematica dicendo: "dobbiamo fare questo e lo faremo così". No. Si dice, per esempio, che "saranno definiti specifici interventi diretti a potenziare quanto già realizzato all'interno del sistema delle politiche regionali sia a sviluppare nuove iniziative con l'obiettivo di garantire in Valle d'Aosta il livello minimo di prestazioni". Come? Non lo so, si farà qualcosa per garantirlo. Io trovo che scrivere in maniera generica che si vuole fare qualcosa abbia poco valore, cioè come lo si vuole fare? Non si sa, però lo si farà. La stessa cosa è quello che viene scritto, il monitoraggio rispetto ai bisogni in ambito sociale, dove si coinvolgono ancora gli enti del terzo settore, e c'è un problema e questo lo abbiamo evidenziato in questo Consiglio. Nella nostra Regione, dal 2009 ad oggi, non si è più condotto uno studio specifico sulla povertà e mai come oggi risulta necessario farlo perché le conseguenze della pandemia hanno colpito e hanno colpito in maniera molto dura, ma ad oggi non c'è uno studio sulla povertà. Come si intende fare un monitoraggio puntuale dei bisogni in ambito sociale se non abbiamo neanche una fotografia della situazione della povertà in Valle d'Aosta? Non si può fare, molto semplice, e se pensiamo di andare a chiedere agli enti del terzo settore: "ma voi cosa fareste?", allora abbiamo sbagliato via. Dobbiamo chiedere alle persone, dobbiamo chiedere agli assistenti sociali, dobbiamo chiedere alle strutture, l'edilizia residenziale, l'ufficio che si occupa di bando affitti, quelli che si occupano della legge n. 23/2010, quelli conoscono la situazione perché sono le persone a cui ci si rivolge in caso di necessità. È abbastanza comico poi invece è il riferimento alla misura unica di sostegno che si scrive: "sostituisca tutti i contributi attualmente erogati dall'Amministrazione con varie finalità e che rappresenti altresì uno stimolo alla ripresa economica". Ora, io farò sorridere quest'Aula, ho presentato un ordine del giorno nella quindicesima legislatura al DEFR di allora dicendo: "bisogna realizzare la misura unica". "Sì - mi dissero - è inserita nel DEFR". Bene, chiaramente la legislatura si interrompe, finisce, e arriviamo alla sedicesima.

Nel bilancio 2020 presentai lo stesso ordine del giorno e mi dissero: "ma certo, non te lo approviamo perché tanto la misura unica è già un obiettivo dirigenziale, questa sarà fatta, quindi tranquillo, vedrai che la facciamo". Arriviamo al 2021 e nel DEFR abbiamo: "realizzare la misura unica di sostegno". Ma quando verrà realizzata esattamente questa misura unica? E soprattutto quali sono gli aiuti che intenderà riunire? Questo sarebbe stato interessante capire, anche perché sono state manifestate delle osservazioni da parte dei sindacati particolarmente interessanti in Commissione rispetto alla necessità di ambito di intervento, ma su cosa si vuole intervenire, su come farlo, perché e su quale platea non si sa nulla, si interverrà e si continua a rimandare verso il futuro.

Poi c'è il riferimento alla disabilità, sulla disabilità si dice anche qui in maniera molto generica che bisogna dedicare interventi qualificati, risorse specifiche per fornire informazioni, formazioni, orientamento, sollievo e altri supporti, la conciliazione vita, cura, lavoro ai caregiver, banalmente prima di cominciare la discussione del bilancio abbiamo audito un'associazione che si occupa di autismo in quest'aula e quest'associazione che si occupa di autismo ci ha fatto pervenire numerose lettere inviate mesi fa alle strutture e all'Assessorato a cui ci ha detto di non aver avuto mai nessuna risposta. Allora se vogliamo condurre delle azioni sulla disabilità e non rispondiamo nemmeno a un'associazione che effettivamente sta facendo un lavoro importante riunendo le famiglie che hanno delle persone all'interno del loro nucleo che soffrono di una disabilità particolarmente grave come l'autismo e non rispondiamo nemmeno a quando vengono rilevate le criticità e quando vengono sollevate, è chiaro che ci troviamo di fronte a un problema. Allora esattamente com'è stato detto dal collega Baccega questa mattina, abbiamo un settore che è particolarmente in sofferenza che è quello delle politiche sociali in cui ricomprendiamo chiaramente la mancata azione sulla disabilità.

Abbiamo in chiusura chiaramente delle politiche sociali le consuete politiche di integrazione che non possono mai mancare, che ci fanno svoltare questo DEFR perché se mettiamo le politiche di integrazione, abbiamo messo dentro tutto e il contrario di tutto. Come lo facciamo? Trito e ritrito, riferimenti migranti, e allora inclusione e quant'altro, su questo avremo modo di discutere diffusamente su un ordine del giorno che appunto tratta di questo argomento, ma è lo stesso paragrafetto che avete preso l'anno scorso, lo avete copiato, incollato e va bene così, tant'è come il nero, va su tutto ed è perfetto così.

Sulle politiche giovanili ho trovato un paragrafetto abbastanza limitato con poche idee che però sono state mutuate sostanzialmente dal nazionale, come sempre e giustamente il collega Perron ha fatto un riferimento che ho apprezzato in maniera particolare, ovvero la questione della violenza di genere, il soggetto che odia da cui bisogna difenderci individuato in un certo tipo di persone con certe connotazioni e quant'altro, io trovo che questa violenza di genere sia connotata in questa maniera, ovvero dobbiamo assolutamente uscire - e questo è fuori dubbio, nessuno promuove la violenza - da questo schema della violenza di genere, dove si dice: "gli uomini sono tutti dei cattivi, picchiatori, odiatori, fanno mansplaining, manspreading - fanno tutte le parole di inglese di questo mondo - e quindi bisogna odiarli perché loro fanno certe azioni". Dobbiamo uscire da questo schema, vogliamo insegnare il rispetto? Lo si insegna il rispetto per tutti quanti: uomini, donne.

Altro riferimento per il 2022 è questo spazio dedicato ai giovani valdostani in Bassa Valle che qualche collega ha adombrato il sospetto potesse concretizzarsi in una Cittadella dei giovani della Bassa Valle. Ora mi auguro che questo venga chiarito al più presto e soprattutto che nel caso si dovesse arrivare a un tipo di realizzazione di questo tipo, forse ci sia una gestione differente perché abbiamo già visto le trame di quella attuale e soprattutto non ci si arrivi tramite la coprogettazione ma questo è un pio desiderio.

Un punto di forza invece l'ho trovato - e quando c'è, bisogna ammetterlo -: sono le attività extracurriculari, le esperienze extra-scolastiche che ho trovato particolarmente interessanti, questo assolutamente mi sento di riconoscerlo. Proprio a volo di uccello anche qui ma sulla cultura, avrei avuto piacere di vedere accenni di iniziative di interesse culturale, per esempio, come l'appuntamento che ha visto Alessandro Barbero presentare e fare una serata su Dante qua in Valle d'Aosta e magari, come fatto da altre realtà, una sorta di Festival della mente che potesse riassumere una serie di quella che Alessandro Barbero stesso chiama "Compagnia di giro", ovvero una serie di professori che fanno una sorta di lectio magistralis dove illustrano novità culturali su cui lavorano durante l'anno vari divulgatori scientifici e magari anche dei Paesi francofoni, così potremmo anche riprendere un tipo di cultura a tutto tondo. Sarebbe stato carino leggere di questo, non ci sono accenni, magari nel futuro ci si potrà arrivare.

Non poteva mancare al punto 1.8 "Sviluppo economico, ricerca e innovazione" una bella legge regionale relativa al settore cooperativistico e quindi facciamo una bella riforma alle cooperative e vedremo che cosa emergerà. Quello che ho visto in questo documento è una serie di accenni vaghi che non spiegano in molte parti un'idea chiara della Valle d'Aosta ma si limitano a elencare, soprattutto rispetto a quello che concerne l'attenzione verso i più deboli, una serie di obiettivi fumosi ma che nello specifico non viene spiegato come raggiungere.

In altre parti di questo documento pare si ragioni a compartimenti a volte stagni che tentano, come si dice in gergo calcistico, di non prenderle, primo non prenderle, e contemporaneamente di prenotare quelle risorse necessarie al futuro, magari per fare un investimento politico, ma un investimento politico di cui evidentemente in questo documento non si scorge l'orizzonte.

Presidente - Credo che sia giunto il termine dei lavori... collega Rollandin per...? Sono le ore 12:57... se sono tre minuti, volentieri. La parola al collega Rollandin.

Rollandin (PA) - Ho detto che il tempo che prenderò sarà brevissimo per due ragioni sostanziali: la prima che, per fortuna, nel dibattito che proseguirà nel pomeriggio avremo tempo di discutere sugli emendamenti, sugli ordini del giorno, che, di fatto, riassumono bene le carenze di questo documento e vanno a incidere su tutta una serie di tematiche che sono già state in qualche modo avvicinate o dette dai colleghi; perché dico questo? Perché effettivamente gli emendamenti che sono stati proposti agli ordini del giorno sono costruttivi, sono coerenti con le esigenze delle famiglie da una parte e di molti operatori dall'altra perché richiedono che ci sia un cambiamento su tutti questi temi.

Vorrei anche ricordare che l'anno scorso certamente era molto più facile discutere del tema di cui facciamo oggi menzione perché c'era stato tutto un lavoro proposto ed eseguito all'interno di tutti i colleghi per arrivare a una conclusione che quest'anno non c'è. Quest'anno per arrivare a questo punto è necessario discutere e discutere attentamente le proposte che abbiamo credo da parte un po' di tutti i gruppi presentato e che vanno nella direzione di sopperire a quello che, purtroppo, la legge di bilancio non dice, o almeno dice in termini assolutamente relativi. Questo è l'aspetto per cui credo che avremo nel pomeriggio tutto il tempo di discutere, di analizzare i singoli emendamenti che sono stati presentati e così potremo avere le risposte che noi ci aspettiamo da parte della maggioranza.

Presidente - La ringrazio, collega Rollandin, è stato di parola. Auguriamo a tutti buon pranzo. I lavori riprenderanno oggi alle ore 15:00.

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La seduta termina alle ore 13:00.