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Communiqué n° 718 de 3 décembre 2019

Approvata una proposta di legge in materia di Enti locali

Torna l'elezione diretta di Sindaco e Vicesindaco anche nei piccoli Comuni

 

Nella seduta del 3 dicembre 2019, dopo un lungo e articolato dibattito, il Consiglio Valle ha approvato la proposta di legge che modifica le disposizioni in materia di elezioni comunali e di indennità degli amministratori degli Enti locali. Il testo, sottoscritto dai Consiglieri Patrizia Morelli e Jean-Claude Daudry (AV), Joël Farcoz e Flavio Peinetti (UV), Pierluigi Marquis (SA), Alberto Bertin (RC-AC), Diego Lucianaz e Roberto Luboz (Lega VdA), Elso Gerandin (Mouv'), Daria Pulz (ADU-VdA) e Claudio Restano (GM), ha ottenuto 28 voti a favore (AV, UV, SA, PNV-AC-FV, RC-AC, Lega VdA, Misto, Consigliere Gerandin del Mouv') e 7 contrari (M5S, ADU-VdA, Consiglieri Cognetta e Ferrero del Mouv').

L'iniziativa legislativa si compone di 56 articoli che sono stati illustrati dalla Presidente della prima Commissione "Istituzioni e Autonomia", Patrizia Morelli (AV): la modifica più rilevante consiste nel ripristino dell'elezione diretta del Sindaco e del Vicesindaco anche nei Comuni con popolazione inferiore a mille abitanti, che sono 42 su di un totale di 74; inoltre nei piccoli Comuni viene variata la composizione dei Consigli comunali: da una maggioranza di 7 a 4 si passa ad una maggioranza di 8 (6 consiglieri, più il Sindaco e il Vicesindaco) a 3. Riguardo alla rappresentanza di genere, si alza dal 20 al 35 per cento la misura sotto la quale nessuno dei due generi può essere rappresentato; sono inoltre introdotte modalità di scrutinio volte a meglio garantire la segretezza del voto, prevedendo, laddove possibile, il mescolamento delle schede votate prima dello scrutinio. Per quanto riguarda le indennità dei Sindaci, sono riconosciuti importi commisurati alle responsabilità, fermo restando la facoltà per ogni singolo amministratore di decidere liberamente della riduzione della propria indennità.

La Présidente Patrizia Morelli, en remerciant pour le travail réalisé, a affirmé: «Il y a eu de la part de tout le monde une grande disponibilité à la confrontation et les décisions ont toujours été prises à la majorité des participants, de manière transversale, en essayant de dépasser l'opposition rituelle majorité/minorité. Chacun de nous, à des moments et sur des thèmes différents, a dû renoncer à sa position pour concéder quelque chose aux autres, afin de faire progresser le texte. Nous souhaitons vivement que la solution trouvée soit loin de représenter un accommodement au rabais, mais qu'elle puisse être fonctionnelle à la tâche, tout en englobant des points considérés qualifiants pour chaque groupe représenté au Conseil

Il dibattito in Aula

Il Capogruppo del M5S, Luigi Vesan, ha dichiarato: «Il nostro parere era contrario in Commissione e rimane contrario in Aula. Abbiamo cercato di inserire norme per riavvicinare i cittadini alla politica, provando a impedire di ridurre la rappresentanza delle minoranze e di aumentare il numero minimo per i membri di una lista. Volevamo valorizzare il lavoro del Sindaco e la sua presenza sul territorio: chiedevamo l'abolizione della diaria, sostituendola con un rimborso spese, e un riconoscimento maggiore a chi fa il Sindaco a tempo pieno, anziché darlo anche a chi fa anche un altro lavoro. Volevamo anche eliminare l'eliminazione dell'elezione diretta del Vicesindaco, e abbiamo proposto la preferenza unica: ci siamo però scontrati contro un muro di gomma. L'interesse delle forze che propongono questa legge non è il confronto con l'opposizione su scala locale, ma la retribuzione delle cariche. Questa legge non garantisce la buona amministrazione, né la segretezza del voto, né la giusta rappresentanza. Neppure garantisce un'equa retribuzione: in questo modo il ruolo di Sindaco resta un mero trampolino di lancio per chi vuole fare carriera, politica o in una partecipata regionale.»

Il Consigliere Diego Lucianaz (Lega VdA) ha sottolineato: «Con questa legge non abbiamo potuto accontentare tutte le richieste che ci sono pervenute dai Sindaci, per cui non siamo totalmente d'accordo: in particolare non sosteniamo la preferenza di genere e la presenza obbligatoria di genere in Giunta. La Presidente Morelli ha ben rappresentato il clima respirato nei lavori in Commissione, in cui tutti abbiamo cercato di trovare una soluzione che potesse essere soddisfacente. In merito al Vicesindaco, riteniamo sufficiente la delega a un componente la Giunta.»

Le Vice-Président du Conseil Joël Farcoz (UV) a remercié «les membres de la Commission avec lesquels nous avons travaillé pendant six mois à ce texte ainsi que les représentants du CPEL. La contribution des Syndics est fondamentale car ils connaissent les exigences du territoire et si aujourd'hui nous avons ce texte c'est aussi grâce à la proposition qu'ils nous ont soumis. Cette loi touche un aspect intimement lié aux compétences primaires de notre Région: des compétences que nous avons le droit d'exercer et nous devons faire un effort d'imagination pour élaborer des textes qui soient convenables à nos exigences et satisfaire les nécessités des gens qui en bénéficient. J'estime que nous avons trouvé un bon compromis sur ce texte et dans les plus brefs délais on devra se concentrer sur les autres lois qui touchent les collectivités locales, à partir des modifications à la loi sur l'exercice associé des fonctions communales car l'organisation de nos communes est fondamentale et nos 74 communes interprètent très bien les nécessités de notre population

«Non crediamo - ha detto il Consigliere (Lega VdA) Nicoletta Spelgatti affrontando il tema della rappresentanza di genere - che ci sia bisogno di regole speciali per le donne, perché sappiamo imporci come e dove vogliamo. In politica sono le donne che devono cambiare mentalità e farsi avanti, senza bisogno di "aiutini": se fossimo state elette grazie alla preferenza di genere, saremmo state sminuite nel nostro ruolo. Non abbiamo bisogno di questo, perché in molti settori ormai le donne rappresentano la maggioranza e le cose stanno cambiando rapidamente: più che norme specifiche, serve dare l'esempio, perché è questo che farà in modo che le donne si facciano avanti velocemente. Le donne oggi devono ancora dimostrare più degli uomini le loro competenze: ma questo non ci spaventa

Affrontando il tema della rappresentanza di genere, l'Assessora Chantal Certan (AV) ha detto: «È giusto essere eletti o elette senza riserve e per le proprie capacità e competenze: occorre però che le donne non siano penalizzate ai blocchi di partenza. In paesi come la Francia e la Spagna ci sono regole che garantiscono la rappresentanza di genere e la parità nella formazione delle liste: in questi luoghi si definiscono le "pari opportunità" con una composizione egualitaria tra i due generi all'interno delle liste. In questo momento, nel nostro contesto, è inutile fare filosofia: non vi è ancora una cultura di parità e meritocrazia, che dovranno invece essere l'obiettivo cui tendere. Solo allora si potrà dire di non aver bisogno di "riserve" per la parità di genere. È ancora necessario un salto culturale: la preferenza di genere ha permesso alla politica di aprirsi alla partecipazione delle donne, stimolando un percorso di partecipazione che ha ancora bisogno di supporto, lasciando poi a ciascuno la libertà di fare le proprie scelte.»

La Presidente del Consiglio, Emily Rini (PNV-AC-FV), ha affermato di «non condividere la scelta per quanto attiene alla preferenza di genere: credo che tutti abbiamo le stesse opportunità sin dalla nascita, e oggi, quasi nel 2020, vorrei vedere candidate e poi elette persone motivate e capaci, siano esse uomini o donne. Ritengo infatti che riservare o agevolare elezioni in base al sesso sia svilente e offende il genere femminile. Anziché imporre quote, ci sono operazioni culturali da condurre, a partire dalla conciliazione lavoro/famiglia. Non mi sono mai sentita discriminata né nella mia professione privata né in politica in quanto donna e sono profondamente contraria a ogni tipo di previsione di quota riservata: non abbiamo bisogno di questo. Ciò che auguro al nostro Paese è di poter contare su persone capaci e preparate.»

Il Capogruppo della Lega VdA, Andrea Manfrin, ha detto che «questo è un provvedimento con moltissimi aspetti positivi, a partire dalla libertà di scelta portata dallo spoglio centralizzato. Sulle quote di genere siamo sempre alla ricerca di paragoni internazionali, mentre il punto è che non abbiamo bisogno di donne o di uomini, in politica: abbiamo bisogno di persone capaci. Costringere liste e candidati a rispettare obblighi di genere non è certo il modo migliore per coinvolgere le persone in politica. La parità dei diritti deve essere parità di accesso: l'elezione non deve basarsi su caratteristiche specifiche ma sul valore che ciascun candidato porta, anche e soprattutto per non sminuire il valore il ruolo delle donne che vengono elette per le proprie competenze e le proprie capacità

Il Consigliere Giovanni Barocco (UV) ha osservato: «La preparazione è uno strumento che tutti i movimenti devono fornire ai propri appartenenti per garantire amministratori capaci, che si dedichino alla politica al di là dell'appartenenza di genere. Le quote rosa in effetti non garantiscono una qualificata partecipazione alla vita pubblica, ma almeno ci hanno imposto un momento di riflessione. Abbiamo lavorato a una legge che fosse il più possibile condivisa, col fine di regolamentare l'intero sistema delle elezioni comunali. Ora affrontiamo questa sfida cercando di trovare persone capaci, giovani, che vogliano mettersi al servizio della loro Comunità.»

La Consigliera Maria Luisa Russo (M5S) ha detto che «la differenza di genere ha origini profondissime. Uomini e donne devono avere le stesse opportunità e la stessa dignità di accesso alle Istituzioni: questo però passa attraverso politiche di sostegno della maternità e della famiglia, per garantire una reale parità di opportunità. C'è bisogno di misure concrete per sensibilizzare e informare una cultura sulla parità di genere già dalle scuole dell'infanzia, passando da una lotta a ogni forma di violenza e arrivando poi a una parità vera sui luoghi di lavoro.»

La Consigliera Chiara Minelli (RC-AC) ha sottolineato: «Di questo lavoro approfondito e di mediazione non mi convincono alcuni aspetti, in primis la composizione nei Consigli comunali di maggioranza e minoranza: ritengo sbagliato il rapporto di 8 a 3 nei piccoli Comuni; avrei preferito il mantenimento del rapporto 7 a 4 per una migliore rappresentanza e per una effettiva garanzia di "voce" all'opposizione. Inoltre, essendo importante riconoscere il lavoro dei Sindaci, è corretto aumentare le fasce di retribuzione, ma non mantenere la diaria intervenendo invece sui rimborsi spese più puntualmente. A mio avviso ci sarebbe voluta, poi, una differenziazione più marcata tra chi svolge questo incarico a tempo pieno e chi a tempo parziale prevedendo una percentuale di retribuzione inferiore all'80% per chi fa il sindaco "a metà". Sulla rappresentanza di genere, continuo a credere che, non avendo ancora purtroppo raggiunto una maturazione culturale, sia necessaria una codificazione in legge e giudico positivo l'aumento della percentuale del 35%. Ma molto lavoro resta da fare

Il Consigliere Elso Gerandin (Mouv') ha detto: «Questo tema è trasversale e non deve avere bandiere. In Valle d'Aosta siamo stati precursori della legislazione sull'amministrazione comunale, anche a livello nazionale: negli anni, però, ci siamo arenati e abbiamo perso la spinta innovativa. Non siamo comunque all'anno zero: abbiamo necessità di correggere un percorso che è stato virtuoso, in passato. La mia esperienza è un'esperienza di Sindaco diventato poi Consigliere regionale: negli anni in Comune ho imparato moltissimo, perché quello di amministrare magari con risorse limitate è un esercizio di altissimo livello. Credo poi che la presenza di un Vicesindaco eletto direttamente sia una garanzia per non tornare a elezioni spesso; mi rammarico che non abbiamo avuto il coraggio di uniformare le scadenze elettorali. Sulla rappresentanza di genere, non vorrei che l'imposizione del 35% di un genere porti a una riduzione più generale del numero di liste. Riguardo all'indennità degli amministratori, quindi, credo che renderla adeguata non sia una semplice spesa, ma un investimento: presidiare il territorio significa anche preservarlo. Occorre poi dare agli amministratori gli strumenti per farli interventi, fornendo la possibilità di crescere e amministrare nel migliore dei modi.»

Il Capogruppo di Stella Alpina, Pierluigi Marquis, ha definito questa legge «un risultato positivo, frutto di un lungo confronto per una sintesi che può migliorare già con la prossima tornata elettorale la situazione degli Enti locali. Il nostro obiettivo è stato infatti quello di porre chi amministra nelle condizioni di poter svolgere al meglio l'impegno che si è assunto con grandi responsabilità.  È giusto introdurre anche a livello comunale lo spoglio centralizzato, così come lo è uniformare tutta la nostra territorialità con l'elezione diretta dei Sindaci. La remunerazione copre i rischi che questa attività comporta e, in merito alla rappresentanza di genere, ritengo che l'innalzamento della percentuale sia un segnale dell'attenzione che è stata posta sulla questione che di certo non si esaurisce con questa norma

Il Consigliere Stefano Ferrero (Mouv') ha detto: «Continuiamo a fare dei "maquillages" alle leggi elettorali, senza affrontare il vero tema, che è quello di avere l'altissimo numero di 74 Comuni. Abbiamo delle piccole amministrazioni con delle responsabilità grandissime: ci sono poche risorse e le persone si trovano a fare di tutto. Questi interventi legislativi sono cure palliative che non risolvono il problema centrale. Cerchiamo di garantire tutto, ma ci troveremo in tanti Comuni con un'unica lista: non so come questo dovrebbe essere una garanzia. Per le indennità dovremmo guardare all'esterno: i Sindaci piemontesi hanno forse meno responsabilità? Di certo non si sentiva la mancanza di una legge di questo tipo, che aumenta gli odiosi costi della politica. Qui non stiamo parlando di mestieri, ma di impegno nei confronti della Comunità: così diventa una professione, con stipendi stabiliti e la creazione di privilegi per una piccola casta

Anche il Consigliere Roberto Cognetta (Mouv') si è detto contrario: «Nel 2015 si sono tagliate le risorse per gli emolumenti dei Sindaci vista la crisi economica, mentre oggi quest'Aula vuole approvare un aumento complessivo di 570 mila euro. Ma non mi sembra che il momento attuale sia tanto florido, tenuto conto che pare non ci siano risorse da assegnare ai Comuni. Eppure per aumentare gli stipendi dei Sindaci i soldi ci sono. Politicamente ritengo ingiusta questa decisione: nessuno obbliga una persona a fare il Sindaco. Fosse per me, ogni Comune dovrebbe avere l'autonomia decisionale sugli emolumenti. La Regione non ripartirà mai se non riduciamo le spese fisse in favore degli investimenti. La concorrenza migliora il sistema, la fame aguzza l'ingegno. Non posso essere d'accordo: dovremmo risolvere i veri problemi della comunità, non aumentare gli stipendi di almeno 74 persone e di tutto il carrozzone degli altri amministratori

«Questa legge - ha detto il Capogruppo dell'UV, Luca Bianchi - è anzitutto una risposta al territorio e ai valdostani: i cittadini vogliono sapere chi farà il Sindaco, mentre si recano alle urne, ed è giusto che lo sappiano. Anche a livello nazionale, si va nella direzione di aumentare le indennità per chi ricopre questa carica: ad oggi, fare il Sindaco comporta grandi responsabilità che prescindono spesso dalle dimensioni dei diversi territori amministrati. La legge riconosce un'indennità adeguata: non credo che essere Sindaco di un piccolo Comune sia un'opportunità di carriera, perché è un lavoro di servizio. Quanto al numero dei Comuni in Valle d'Aosta, si potrà valutare se sia ancora consona ai nostri tempi l'opportunità di averne così tanti: ma quella scelta dovrà essere fatta non in questa sede, ma dal territorio stesso. Questa legge è un passo avanti e dà una risposta che questo Consiglio doveva a tutta la Regione

Per il Consigliere Jean-Claude Daudry (AV), «oggi licenziamo un testo di legge che definisce le regole delle elezioni dei Comuni, è una materia su cui abbiamo competenza primaria e su cui come Valle d'Aosta siamo all'avanguardia. Abbiamo costruito il sistema in sinergia con gli Enti locali, che rappresentano il cuore della nostra autonomia e non sono certo una fucina dei raccomandati, bensì la prima possibilità per affacciarsi all'amministrazione del territorio. Ad esempio, la figura del Vicesindaco è rilevante ed è una prerogativa della nostra Regione; importante anche mantenere la preferenza di genere in questa fase. La responsabilità del Sindaco e degli altri amministratori è grande, è un lavoro che va fatto con passione: ecco perché riteniamo importante una equa e corretta remunerazione.»

Il Consigliere Flavio Peinetti (UV) ha detto che «le modifiche che mettiamo in campo vanno nell'ottica della modernizzazione: sulla differenza di genere credo che ci siano ancora differenze da livellare. Spesso i piccoli comuni hanno grandi estensioni territoriali: in questo periodo di attenzione al dissesto idrogeologico o all'attenzione ambientale, la gestione di questi settori è estremamente impegnativa. Il paragone con realtà come le Valli di Lanzo o il Canavese ci permette di apprezzare davvero che cosa significhi l'autonomia. Non è né scandaloso né sbagliato il tipo di riconoscimento economico che abbiamo voluto inserire in legge: è nostro dovere dare un giusto compenso a chi si assume rischi non indifferenti, lasciando poi libertà ai singoli Consigli comunali di valutare di caso in caso: la valutazione finale la faranno poi gli elettori. Il dato oggettivo è che i Comuni hanno bisogno di una legge chiara e certa: questo è un buon testo, che risponde al compito di questa Assemblea

Il Capogruppo di Rete Civica-Alliance Citoyenne, Alberto Bertin, ha affermato: «Pur con qualche perplessità e dubbio, valuto positivamente l'approccio di questa proposta di legge che ha teso a coinvolgere il più possibile l'Aula. Mi rammarico che non si sia introdotta la preferenza unica e che le minoranze siano parzialmente sottorappresentate. Il lavoro è stato lungo e la legge che approviamo oggi non può rispondere a tutte le problematiche esistenti negli Enti locali, ma ne definisce intanto gli aspetti elettorali. Non sottovalutiamo inoltre la debolezza amministrativa di alcuni enti, che può anche favorire l'infiltrarsi della criminalità organizzata. Abbiamo la caratteristica di avere tanti piccoli Comuni e dovremmo sfruttare questa opportunità per sperimentare nuovi modelli di democrazia e partecipazione, come l'Assemblea dei cittadini.»

Il Consigliere Roberto Luboz (Lega VdA) ha voluto evidenziare «l'opportunità di pervenire ad un testo unico degli Enti locali per raggruppare tutte le norme sull'argomento. Due aspetti, a mio avviso, sono da approfondire: il panachage, un sistema che potrebbe essere gradito agli elettori, e la possibilità dell'assemblea dei cittadini, laddove ci sia difficoltà a formare le liste elettorali. Nei nostri comuni purtroppo a volte mancano dialogo e coesione. E la politica dovrebbe interrogarsi sui motivi della crisi di rappresentanza.»

«Questa norma - ha detto il Consigliere Claudio Restano (GM) - recepisce gli input del territorio e permette al Consiglio di riappropriarsi del diritto di legiferare. Questo è un Consiglio straordinario non per la convocazione, ma per i contenuti. Pensate ai fatti accaduti nelle giornate che hanno preceduto il Consiglio: il congresso dell'Union Valdôtaine e la sua presa di posizione; il mini congresso di Rete Civica.  Oggi, con il percorso di questa norma, abbiamo rimesso al centro il ruolo della politica: ne è un esempio anche la mozione sulla sanità approvata ieri, grazie a un confronto tra maggioranza e opposizione. Pensate all'accordo di ieri sull'opportunità di riportare in Commissione la proposta di legge sull'associazione dei servizi comunali, accordo siglato tra Consiglieri: questo è esemplificativo di una situazione che sta cambiando. Sono segnali di confronto, con i Consiglieri che si sono riappropriati del proprio ruolo e hanno fatto sentire la propria voce. Il Consiglio di oggi è quindi importantissimo per il futuro della nostra Regione.»

Annunciando il voto favorevole della Lega VdA, il Consigliere Stefano Aggravi ha sottolineato «alcuni distinguo come quello sulle quote rosa, che non condividiamo per tutti quegli elementi che sono già stati dibattuti. Rivendichiamo il nostro apporto sull'allargamento dell'utilizzo dello spoglio centralizzato in altre realtà oltre a quelle dove questo avviene. Sulle retribuzioni, pur rispettando le posizioni dei diversi colleghi, avevamo immaginato di commisurare le indennità ai rischi non solo di gestione del territorio, ma anche sull'entità dei diversi bilanci: occorre retribuire adeguatamente chi si assume dei rischi per la comunità

In Aula è stato respinto un emendamento del gruppo ADU-VdA per garantire pari opportunità di genere anche nelle Giunte comunali. «Esprimo con grande rammarico - ha annunciato la Consigliera Daria Pulz (ADU-VdA) - il nostro voto contrario a questo testo. Avevamo firmato la legge, nella speranza che venissero accolte le nostre istanze di uguaglianza di genere, ma oggi riteniamo che questa norma non abbia bisogno del nostro voto. Ci sono super donne e super uomini soddisfatti del contesto in cui vivono: noi siamo degli idealisti che sognano una società all'avanguardia, perché crediamo che l'autonomia debba consentirci di essere migliori e darci un'occasione di apertura culturale, che ancora non intravediamo.» Entrando nello specifico della norma, la Consigliera ha evidenziato «aspetti positivi come il ritorno all'elezione diretta del Sindaco, così come al riconoscimento del lavoro dei Sindaci e degli amministratori che hanno responsabilità crescenti anche nei piccoli Comuni. In effetti, la politica non può essere una professione: l'eccessiva monetizzazione degli incarichi ha fatto disastri, ma per amministrare servono soldi e tempo. Esprimo anche disaccordo con la previsione per cui dopo tre mandati consecutivi i Sindaci possono ancora fare i Consiglieri: è questo il modo per invogliare i giovani a entrare in politica?»

Concludendo la discussione, la Presidente della prima Commissione, Patrizia Morelli, ha evidenziato: «Con questa norma rivendichiamo il nostro ruolo di legislatori, un ruolo che abbiamo cercato di portare avanti in Commissione. Dispiacciono i giudizi più tranchant, che arrivano dopo questo lungo confronto e dopo il tanto lavoro di mediazione. Sulla rappresentanza di genere, capiamo che non è semplice per le donne candidarsi, ma il contributo femminile è fondamentale: si deve essere eletti per le proprie competenze e non per la propria appartenenza di genere, ma è necessario dare però le stesse condizioni di partenza. L'elezione del Vicesindaco garantisce stabilità, anche nel caso in cui un Sindaco decida di candidarsi in Consiglio regionale per portare qui la propria esperienza. Quanto alle indennità, portiamo a compimento un percorso che viene dibattuto anche a livello italiano e che risponde alle grandi responsabilità in capo agli amministratori». La Presidente ha quindi detto che «occorre ragionare in modo lucido sulla riduzione del numero di Comuni: è un discorso tabu, ma realtà affini alla nostra lo hanno fatto e sarà giusto anche per noi affrontarlo. Oggi arriviamo quindi a una conclusione che non è perfetta, perché ognuno ha rinunciato a parte delle proprie opinioni: questo percorso ha però ridato centralità al Consiglio, con una modalità che ci auguriamo possa essere utilizzata anche per altri temi importanti.»  

Il Presidente della Regione, Antonio Fosson (PNV-AC-FV), ha parlato «di un risultato trasversale e sinergico, che va a colmare alcune criticità, tra cui l'elezione diretta di tutti i Sindaci. Può essere migliorabile e capiamo che non sia condiviso da tutti. Gli Enti locali sono i testimoni delle esigenze della nostra gente e a loro va tutta la nostra attenzione. Il Sindaco ha responsabilità crescenti, non sempre monetizzate, e spero che questa strada possa essere intrapresa anche dai giovani. L'importanza della donna nella vita politica così come in quella sociale è indubbia. Siamo ad una nuova tappa di capacità legislativa, è segno di una vitalità dell'intera Assemblea legislativa. Siamo di fronte ad una sfida molto importante perché intervenire sui numeri dei Comuni è doveroso ma non è facile: forse il territorio non è ancora pronto. L'impegno di tutto il Consiglio è di andare verso una legge che sia molto innovativa per il bene di tutta la Valle d'Aosta.»

SC-MM-DJ