Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 151 del 3 dicembre 2020 - Resoconto

OGGETTO N. 151/XVI - Interpellanza: "Intendimenti in merito al divieto di abbruciamenti di biomassa vegetale derivanti da attività agricole".

Bertin (Presidente) - Alla presenza di 32 Consiglieri, diamo avvio a questi lavori pomeridiani del Consiglio. Vi propongo, in ragione del fatto che manca soltanto un'interpellanza, di affrontare l'oggetto n. 37, per poi in seguito passare al bilancio del Consiglio e poi alla discussione riguardante le nuove situazioni collegate alla pandemia.

Per l'illustrazione, collega Segretario Distort, ne ha facoltà.

Distort (LEGA VDA) - La presente interpellanza è relativa al tema della possibilità di portare a combustione, di bruciare i residui vegetali all'interno dei terreni agricoli e all'interno delle aree verdi considerate anche all'interno di zone urbanistiche B o C.

Parte dal presupposto che durante il periodo di emergenza sanitaria della scorsa primavera si era diramato un comunicato che vietava tutti gli abbruciamenti di biomassa vegetale derivanti da attività agricole di qualsiasi tipo, sia presso le aziende agricole sia in aperta campagna, e questo divieto era legato a un fatto sanitario nell'obiettivo di mantenere bassi i tassi di inquinanti che potenzialmente potessero causare problemi respiratori.

In questa situazione di divieto, l'Assessorato ha aperto una finestra, ha precisato che per quanto riguardava le aziende agricole potesse risultare possibile l'abbruciamento di residui vegetali quando l'attività stessa fosse ricondotta alle buone pratiche agricole indispensabili per la stessa produttività e comunque nel rispetto della vigente normativa.

Attualmente, dalle informazioni raccolte risulta permanere il divieto di abbruciamento nelle zone urbanizzate per qualsiasi quantità di materiale organico, quindi aree verdi di pertinenza dei fabbricati, e risulta che appunto queste situazioni di divieto non siano ancora revocate.

Evidenziato che il periodo è stato lungo, dalla primavera a oggi, sappiamo benissimo che dal punto di vista della condotta della pulizia dei fondi sia agricoli sia comunque fondi verdi a pertinenza delle abitazioni, laddove chiaramente le dimensioni diano un minimo senso perché è chiaro che una piccola biomassa viene raccolta nei cassonetti predisposti e smaltita attraverso il sistema comunale, ma nel caso noi abbiamo un territorio e una prevalenza di attività abilitative connesse con lo sfruttamento di suoli, i suoli agricoli, con la buona pratica anche a livello privato, del singolo privato, di pulizia del proprio fondo con eliminazione di arbusti e quindi creazione di una biomassa che, nel caso di legna più nobile diventa occasione di costruire una scorta di legna da ardere, e, ovviamente, nel caso di legna più piccola risulta un ingombro difficile da smaltire attraverso i cassonetti, un ingombro che tende a permanere sul territorio in mucchi dislocati all'interno della propria proprietà in attesa di avere l'autorizzazione per operare l'abbruciamento di tali masse e per smaltirle in maniera estremamente più veloce, secondo le pratiche che da generazioni vengono operate nel nostro territorio.

Alla luce quindi di una situazione che tende a essere poco chiara perché da quanto risulta osservando il territorio si percepiscono in certe giornate segnali di fumo nel vero senso della parola, quindi segnali che dimostrano che c'è qualcuno che sta continuando a portare avanti queste prassi di abbruciamento in zone comunque urbanizzate. Teniamo conto della natura, delle caratteristiche del nostro territorio dove in buona parte dei Comuni è mescolata la dimensione abitativa con gli insediamenti di aree verdi non necessariamente collocati in zone E di piano regolatore.

Quindi per l'opportuna chiarezza nei confronti dei cittadini valdostani per poter avere la visione completa e chiara delle attività lecite e non lecite e nell'interesse di arrivare a una soluzione che possa permettere lo smaltimento delle biomasse accumulate che non diventino esse stesse rischio di una massa ignica, quindi in caso di eventuali formazione d'incendi per vari motivi accidentali o, peggio ancora, dolosi, che diventi una massa che possa generare addirittura pericolo.

Tutto questo inquadrato in una visione di emergenza sanitaria tutt'ora in atto, inquadrata nella situazione delle norme di antincendio e delle buone prassi e delle predisposizioni dei sistemi di sicurezza per spegnere eventuali incendi che potrebbero generarsi, o allargamento della sede dell'abbruciamento; mi riferisco a quelle prassi, per entrare nello specifico, che prevedono la disposizione di tubazioni collegate a una linea idrica per poter intervenire immediatamente in caso di allargamento dell'area di combustione.

In questo quadro di poca chiarezza per i cittadini valdostani, io chiedo all'Assessore di riferimento: "quali sono le intenzioni presenti e future relative al divieto di abbruciamenti di biomassa vegetale derivanti da attività agricole e di pulizia in genere degli appezzamenti di qualsiasi tipo nelle varie zone del territorio valdostano e con quali modalità e quali tempi questo venga definito".

Presidente - Per la risposta, l'assessore Sapinet ne ha facoltà.

Sapinet (UV) - Grazie al collega Distort che porta in aula questa tematica che è abbastanza sentita sul territorio e che divide anche un po' i nostri cittadini in base alle varie sensibilità.

Proverò a fare il punto sulla situazione attuale e poi è ovvio che per il futuro dovremo programmarci e organizzarci.

Come è noto, l'abbruciamento dei residui vegetali è una pratica consolidata in Valle d'Aosta - come del resto in molte altre parti d'Italia e non solo - ed è considerata una pratica agricola ordinaria che deve essere effettuata dal primo mattino per evitare che il vento possa disperdere le scintille e innescare incendi, ma nello stesso tempo l'assenza di vento impedisce effettivamente la dispersione e il trasporto d'inquinanti che quindi si accumulano negli strati bassi dell'atmosfera, come giustamente lei ha segnalato e come potevamo vedere in questi giorni scorsi con particolari condizioni climatiche.

Per questo motivo, come giustamente ricordato nell'interpellanza, erano state poste in primavera delle limitazioni alle effettuazioni di tali pratiche, in concomitanza al picco epidemico dell'emergenza sanitaria in corso, anche facendo riferimento a quanto previsto dal primo decreto dell'11 marzo 2020 non rientrando tra le attività considerate come indispensabili.

Al fine di rispondere al quesito, è utile riprendere il quadro normativo nazionale di riferimento entro il perimetro del quale si dovrà coordinare ogni azione amministrativa e legislativa.

Ai sensi della normativa vigente in materia, cioè il Decreto legislativo 152/2006 "Norme in materia ambientale", articolo 182 comma 6 bis, sono ammessi gli abbruciamenti in piccoli cumuli in quantità giornaliere non superiore a tre metri steri per ettaro dei materiali vegetali di cui all'articolo 185 comma 1 lettera F, effettuati nel luogo di produzione per il rimpiego dei materiali come sostanze concimanti o ammendanti, in quanto considerate normali pratiche agricole.

Per quanto riguarda la disciplina per la tutela della salute e l'incolumità pubblica, il Codice civile all'articolo 844 inoltre definisce che il proprietario non può impedire le immissioni di fumo o di calore derivanti dal fondo del vicino se non superano la normale tollerabilità, ma è chiaro che stabilire qual è la normale tollerabilità, che compete al Giudice, non è semplice.

Più ampia trattazione sulla normativa in materia di abbruciamenti dei residui vegetali trova illustrazione nelle linee guida per la corretta gestione degli abbruciamenti agricoli, pubblicata sul sito Internet istituzionale della Regione nel mese di agosto 2019.

Il documento comprende una parte tecnica dove sono illustrati gli effetti sulla qualità dell'aria generata dalla combustione in campo aperto di tale residui, una sintesi delle linee comportamentali estrapolate dalle normative vigenti nonché il regime sanzionatorio per chi trasgredisce le norme in materia.

Della problematica si occupò in passato l'organo di Governo con la delibera di Giunta regionale 1258 del 18 settembre 2017, la quale approvò in via sperimentale per gli anni 2017-2018 ulteriori limitazioni anche agli abbruciamenti a scopo agricolo, al fine di tutelare la qualità dell'aria e della salute in applicazione del piano regionale per la tutela della qualità dell'aria, senza tuttavia poterne ovviamente prevedere l'impianto sanzionatorio che può essere solamente definito mediante legge.

In sintesi, dedotti gli abbruciamenti effettuati nell'ambito delle normali pratiche agricole - dove appunto la cenere deve essere effettivamente reimmessa nel ciclo di lavorazione del terreno e utilizzata come concimante - non sono ammessi abbruciamenti effettuati al solo scopo di pulizia per disfarsi di residui che avrebbero potuto essere smaltiti in altro modo, ad esempio tramite la raccolta del verde gestita dalle Unités.

È opportuno precisare che la normativa non fa distinzione fra fondi agricoli coltivati a scopo produttivo dalle aziende agricole e quelli destinati all'autoconsumo, coltivati dai privati.

In virtù del combinato disposto dall'articolo 182 comma 6-bis e 185 comma 1 lettera F del Decreto legislativo del 3 aprile 2006, gli abbruciamenti non ammessi costituiscono gestione illecita di rifiuti, smaltimento tramite termodistruzione, e come tali sono soggetti alle sanzioni previste dall'articolo 256 del citato Decreto.

Infine si segnala, come è noto, che nei periodi di massima pericolosità per gli incendi boschivi dichiarati dal Presidente della Regione, qualsiasi tipo di abbruciamenti è sempre vietato.

Fermo restando le attuali possibilità e limitazioni derivanti dall'attuale impianto normativo e venendo invece alle iniziative che dovranno essere portate avanti, l'azione di Governo si dovrà muovere su due piani: autoincentivare e promuovere la raccolta dei residui vegetali che non possono essere avviati a smaltimento tramite abbruciamento perché effettuati appunto in modi e da soggetti non previsti dall'attuale normativa, prevedendo il coinvolgimento degli enti locali e, dall'altra, promuovere un'iniziativa legislativa che soddisfi e contemperi le giuste esigenze del mondo agricolo nel rispetto della tutela ambientale e della salute di tutti.

Poi le farò avere anche una copia visto che sono parecchi i decreti e le normative citati, in modo che possa verificare con calma.

Presidente - Per la replica, il collega Distort.

Distort (LEGA VDA) - La risposta la pone, Assessore, in perfetta vicinanza alla nostra popolazione, perché mi pare che non sia chiaro neanche dalla posizione dell'Assessorato; giustamente lei ha messo in atto, ha elencato una serie di misure dal punto di vista legislativo, dal punto di vista disciplinatorio che però portano con loro tutta una serie di aleatorietà per le quali diventa difficile capire.

Ma allora, in buona sostanza, si può sapere come ci si deve comportare? Io aspetto questa documentazione che gentilmente lei mi trasmetterà e apprezzo il suo gesto, però in definitiva, capisce che, anche mentre esponeva la risposta, dei quesiti continuano a porsi e a rimanere in atto.

Poi riguardo al fatto stesso che s'incentivi lo smaltimento attraverso i sistemi di raccolta dei rifiuti vegetali, teniamo conto della conformazione del nostro terreno, del nostro territorio. Noi abbiamo un territorio che nella stragrande maggioranza è posto in declivio e nella stragrande maggioranza è servito da sentieri, quindi pensare di smaltire dei rifiuti vegetali allo stato verde - che crea miglior facilità di comportamento perché il coefficiente elastico di questi residui permette una gestione, un trattamento anche di plasticità del rifiuto stesso che può essere legato in fascine e stretto - o allo stato secco - che crea maggiori problemi di compattamento - comporta che devono poi essere trasportati fino al punto più vicino dove possa essere disponibile un mezzo o lo stesso bidone per il servizio di raccolta. Quindi vuol dire chiedere alla popolazione valdostana ulteriori sforzi.

Allora quando si deve fare, se così si deve fare, penso che una società matura si prenda le proprie responsabilità e si organizzi, però bisogna tener conto di tutto questo, perché noi ci troviamo molto spesso in condizioni di dover fare parecchie centinaia di metri per spostare la massa vegetale dal punto in cui si è generata la pulizia dell'area agricola o del fondo fino al punto in cui si possano smaltire attraverso un mezzo di trasporto questi rifiuti.

Questo deve essere tenuto presente, perché è così che si risponde alla popolazione. Poi è chiaro che esiste la regola che si fa di necessità virtù.

Allora è importante ancora avere un ulteriore approfondimento perché, a mio parere, questo approfondimento non è ancora definito, penso che lei, Assessore, convenga con me.

Quindi inviterei lei, Assessore, a partire da questa interpellanza per approfondire maggiormente con gli uffici e con le strutture il discorso nell'ottica del bene comune.

Chiaramente le sostanze inquinanti emesse dalla combustione sono note ma così è noto anche il ciclo di produzione di ossigeno nella crescita di queste stesse essenze vegetali, motivo per cui l'utilizzo delle biomasse nel riscaldamento è considerato un combustibile virtuoso, proprio perché nel ciclo di vita del vegetale si produce ossigeno in quantità sicuramente superiore all'ossido di carbonio emesso durante la combustione.

Questo stesso principio deve valere anche nelle attività agricole o legate ai fondi agricoli.