Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 637 del 7 maggio 2019 - Resoconto

OGGETTO N. 637/XV - Discussione generale sulla relazione conclusiva della Commissione consiliare speciale CVA.

Rini (Presidente) - Punto n. 4 dell'ordine del giorno. Per l'illustrazione della relazione, la parola al collega Nogara.

Nogara (AV) - Innanzitutto ringrazio tutti i Commissari che per più di tre mesi hanno lavorato nella Commissione speciale di CVA. Un ringraziamento agli uffici dei gruppi consiliari, in particolare a Sonia Grieco e a Giuseppe Pollano. Per quel che concerne la relazione finale, vista l'ampiezza della stessa - in quanto le forze di maggioranza presenti in Commissione hanno votato perché sia i verbali che le registrazioni (in streaming) fossero resi pubblici -, verrà letta solo in parte a causa della sua ampiezza, in quanto il tempo a disposizione non è sufficiente, perciò inizierò ora a esporla:

"La Commissione speciale per l'analisi delle determinazioni in relazione ai seguenti scenari riguardanti CVA S.p.A.: società interamente pubblica, società quotata in Borsa o altre forme societarie è stata costituita con legge regionale 24 dicembre 2018, n. 12, che, oltre ad aver sospeso il processo di quotazione della suddetta società precedentemente avviato con legge regionale 21 dicembre 2016, n. 24, ha demandato la valutazione in merito alla prosecuzione o all'interruzione del processo di quotazione a una Commissione consiliare all'uopo costituita, sulla base dell'analisi dei seguenti elementi:

- limiti, vincoli e facoltà derivanti dal contesto normativo di riferimento, anche con riguardo alle possibili alternative in ordine agli strumenti finanziari di quotazione e alle possibili prospettive di evoluzione della disciplina in materia di concessione d'uso di beni pubblici;

- costi già sostenuti e da sostenere per il processo di quotazione;

- benefici per la redditività prospettica della partecipazione pubblica regionale;

- mantenimento e incremento dei livelli di occupazione e di produzione aziendale nel territorio regionale;

- garanzie circa l'utilizzo della risorsa pubblica per la produzione di energia da fonte rinnovabile compatibile con gli altri usi prioritari di indirizzo, oltre che con la tutela e la presentazione delle componenti paesaggistiche, ambientali e naturalistiche del territorio regionale.

La citata norma assegnava alla Commissione il termine del 31 marzo 2019 per concludere l'analisi, anche avvalendosi delle strutture regionali competenti, di Finaosta S.p.A. e di esperti esterni indipendenti incaricati dalla stessa Finaosta S.p.A., senza oneri a carico del bilancio regionale. L'esigenza di concludere i lavori entro il termine indicato si è riscontrata anche nella necessità di addivenire con urgenza a una soluzione che permettesse di superare le problematiche che, attualmente, limitano l'operatività della società, anche in virtù di quanto sostenuto dal Professor Avvocato Damiano Florenzano, audito nella seduta della IV Commissione consiliare del 7 dicembre 2018. La Madia - riferisce il Professor Florenzano - è una sequenza di vincoli per chi vuole fare impresa, dall'aumento di capitale che è necessario in una società che vuole stare sul mercato, che ha bisogno di avere denaro, è tutto sottoposto a procedure amministrative, controlli della Corte dei Conti e comunicazioni all'Autorità garante della concorrenza. Fa poi rilevare che la quotazione in Borsa è un modo per uscire da questi vincoli (l'obiettivo è quello di rafforzare il patrimonio aziendale con due sottobiettivi: eliminare dal giogo dell'applicazione della disciplina pubblicistica la società e acquisire maggiori chance in vista del rinnovo delle concessioni). Le società sottratte a questi obblighi - precisa - sono le società cosiddette "quotate" e l'articolo 27 prevede una finestra fino al 30 giugno 2016. Fino a quel momento, infatti, era possibile quotare i titoli e alcune società in Trentino e in Alto Adige lo hanno fatto, anche per una piccolissima cifra, pur di non avere questo limite. Non sarebbe azzardato pensare - ribadisce il Professor Florenzano - di riaprire una finestra temporale per la situazione locale attraverso una norma di attuazione, perché non si cambia la Costituzione, è una legge dello Stato, che può essere derogata dalla norma di attuazione, se ci sono le ragioni e se c'è la volontà politica di farlo. La Commissione si è riunita 12 volte, nel corso delle quali ha proceduto a effettuare numerose audizioni che hanno riguardato il management di CVA, il management di Finaosta, il Presidente della Commissione paritetica, i Coordinatori del Dipartimento legislativo e aiuti di Stato e del Dipartimento programmazione, risorse idriche e territorio e i tecnici dell'ARPA. Sono inoltre stati sentiti gli esperti esterni indipendenti Professor Maurizio Dallocchio, Professor Nicola Aicardi e Professor Matteo Di Castelnuovo; infine, sono stati ascoltati anche il Direttore dell'Agenzia provinciale per l'ambiente e la tutela del clima della Provincia di Bolzano e il Comitato "Giù le mani dalle acque e da CVA". La Commissione ha concluso il compito assegnatole entro la scadenza prevista; in particolare, l'analisi e la valutazione di quanto è emerso durante le audizioni e, parallelamente, l'approfondimento, da parte dei commissari, delle soluzioni proposte, ha permesso di formulare la presente relazione.

Le motivazioni per le quali si è resa necessaria l'analisi della Commissione.

CVA è una società di diritto privato interamente partecipata dalla Regione autonoma Valle d'Aosta tramite Finaosta, che svolge, sia direttamente sia tramite le proprie società controllate, attività di produzione e vendita di energia elettrica sull'intero territorio nazionale e attività di distribuzione nella Regione autonoma Valle d'Aosta. Il management di CVA ha più volte informato Finaosta e la Regione che, in considerazione del suo status di società partecipata assoggettata alla legge Madia, la società risulta oggi fortemente penalizzata dall'introduzione di normative nazionali che ne rallentano e ne condizionano l'operatività e lo sviluppo industriale, pregiudicandone la competitività rispetto agli altri operatori, tanto da aver dovuto elaborare, accanto al piano industriale orientato allo sviluppo e alla crescita aziendale e occupazionale, un piano industriale "base" che tiene conto dei suddetti limiti allo sviluppo. Si tratta in particolare della seguente normativa:

- decreto legislativo 19 agosto 2016 n. 175 (Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica), che ha introdotto il Testo unico delle società partecipate o legge Madia;

- legge 6 novembre 2012, n. 190 e decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33. Come emerso anche dall'audizione dei vertici di CVA in IV Commissione nel mese di agosto 2018, tali norme - in modo particolare la legge Madia - pongono limiti alle possibilità di crescita e di sviluppo di CVA, soprattutto sotto un duplice profilo:

1. Limitazione nella capacità di operare in un mercato molto esposto alla concorrenza - le acquisizioni di nuovi impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili avvengono comunemente attraverso l'acquisto delle quote o delle azioni della società veicolo che ha costruito tali impianti secondo un meccanismo concorrenziale di offerta: in base alle disposizioni della legge Madia, CVA oggi per poter acquisire nuove società deve richiedere all'organo regionale competente espressa e motivata approvazione, introducendo così nel processo un elemento di incertezza e di complessità tale da compromettere di fatto l'interesse del venditore, facendo perdere a CVA importanti possibilità di crescita;

- l'ingresso di CVA in settori diversi ma strettamente connessi all'energia (come l'efficienza energetica e la mobilità elettrica) che permetterebbero di realizzare una Valle d'Aosta 100% green sono compromessi dalle finalità perseguibili dalle pubbliche amministrazioni secondo l'articolo 4 della legge Madia, oltre alle limitazioni già citate qualora CVA volesse acquisire delle società già operanti in ambiti innovativi;

- la pubblicità su dati strategici imposta dalle suddette norme comporta l'obbligo di rendere pubbliche molte attività e informazioni di business di CVA, che ne costituiscono il know-how, a esclusivo vantaggio dei concorrenti;

- la possibilità di mantenere l'operatività dell'azienda ad alti livelli e di ampliare le attività svolte non può prescindere dalla possibilità di assumere sufficiente personale qualificato, che è pregiudicata dalle suddette norme sia in termini di procedure gravose sia in termini di limitazione dei compensi.

2. Limitazione nella possibilità di partecipare alle gare per il rinnovo delle concessioni idroelettriche

Nel 2029 scadranno le concessioni di derivazione e saranno indette delle gare per i rinnovi, la cui disciplina, con la conversione in legge del decreto semplificazioni (legge 11 febbraio 2019, n. 12), è stata modificata prevedendo numerose competenze in capo alle Regioni: benché l'evoluzione normativa preveda forme di affidamento diretto delle concessioni a società miste pubblico-private, nel caso in cui dovesse essere preferito il meccanismo della gara solo gli operatori nazionali e stranieri di maggiori dimensioni, che sono stati in grado di svilupparsi e rafforzare la propria posizione, avranno buone possibilità di assegnazione. CVA potrebbe così essere fortemente penalizzata da uno status che non le permette di crescere e di rafforzarsi a livello economico-finanziario e, probabilmente, da una situazione di potenziale maggior rischio di conflitto di interesse se sarà, al momento delle gare, ancora interamente partecipata dalla stessa pubblica amministrazione che dovrà assegnare le concessioni ovvero la Regione.

Come poter superare tali criticità e raffronto con i principali produttori di energia elettrica

Affinché una società pubblica possa essere esclusa dall'ambito di applicazione della legge Madia, è necessario aver emesso un bond quotato su mercati regolamentati entro il 30 giugno 2016, o aver quotato proprie azioni sul mercato azionario, in questo caso senza limiti temporali ("società quotata"): nella condizione di società quotata viene, infatti, riconosciuta l'esenzione a tali obblighi in quanto vi è la soggezione alle più stringenti norme imposte da Consob e da Borsa italiana, che pur garantendo la trasparenza e la buona governance non compromettono l'operatività delle società.

L'esclusione tout court di CVA dall'ambito di applicazione della legge Madia o la riapertura del termine per l'emissione del bond quotato potrebbero, in alternativa, essere oggetto sia di una modifica della normativa nazionale a opera del Parlamento e/o del Governo sia dell'introduzione di una normativa regionale ad hoc, qualora compatibile con lo Statuto speciale valdostano.

Si segnala che tutti i principali operatori del settore (in particolare quelli a partecipazione pubblica) sono in effetti quotati: Enel, A2A, Erg, Edison, Iren, Hera, Falck Renewables e Acea sono tutti presenti in Borsa, mentre sia Alperia sia Dolomiti Energia hanno provveduto alla quotazione di obbligazioni su mercati regolamentati nei tempi previsti, permettendo loro di non essere assoggettati alla legge Madia ma soprattutto (come diversi esperti hanno sostenuto) per una crescita aziendale costante e per una maggiore flessibilità. CVA opera in un mercato esposto a forte concorrenza, in cui si trova a competere con queste importanti società a regole completamente impari.

Potrebbe altresì ritenersi preferibile mantenere l'attuale status di società interamente partecipata dal pubblico, ritenendo più opportuno salvaguardare la gestione degli impianti attuali a discapito della crescita della società.

Oppure, potrebbe essere valutata l'ipotesi di cedere direttamente ad operatori industriali del settore una parte - eventualmente anche la maggioranza - del capitale sociale di CVA.

Valutazioni degli scenari prospettati

Come indicato in premessa, la Commissione è incaricata della valutazione in merito alla prosecuzione o all'interruzione del processo di quotazione, verificando anche eventuali differenti opportunità, al fine di individuare le soluzioni più idonee a ristabilire un'adeguata operatività della società o, diversamente, a suggerire il mantenimento dello status attuale benché penalizzato in termini di sviluppo. Sul punto, la Commissione prende atto che le limitazioni di crescita e di sviluppo di CVA, esposte in più occasioni dal management aziendale, sono in effetti state confermate dagli esperti che hanno partecipato alle audizioni, i quali - analogamente a quanto fece il Professor Florenzano - hanno anch'essi consigliato alla Commissione di assumere le iniziative necessarie alla loro rimozione, al fine di consentire a CVA di operare liberamente e senza vincoli sul mercato.

Conseguentemente, a valle delle audizioni sopra indicate e dopo i necessari approfondimenti e confronti, sono emersi i possibili seguenti scenari, in relazione a ciascuno dei quali la Commissione ha valutato i punti di forza e le criticità.

Quotazione di una parte delle azioni su un mercato regolamentato di Borsa italiana

La quotazione in Borsa di una parte del capitale sociale di CVA avrebbe, come primo e sostanziale effetto, quello di sottrarre la società dall'applicazione della legge Madia e di permettere alla società di conseguire un obiettivo di crescita, di sviluppo e di flessibilità entro un termine ragionevolmente certo di 6-9 mesi e con modalità governate direttamente dalla società in primis e dall'azionista.

Come più volte ribadito dal management di CVA e confermato dagli esperti auditi, CVA, operando in un mercato esposto alla concorrenza, si trova a competere con importanti società private e/o quotate ma a differenza di queste ultime è fortemente penalizzata dalla legge Madia. Tale normativa ne rallenta e ne condiziona notevolmente l'operatività e lo sviluppo industriale, pregiudicandone la competitività rispetto agli altri operatori, soprattutto per quanto riguarda la crescita nel settore delle rinnovabili. Al momento difatti risultano molto difficoltose tutte quelle attività insite nella crescita stessa quali le acquisizioni di nuovi impianti di produzione di energia elettrica rinnovabile e l'ingresso in nuovi mercati strategici quali quello dell'efficienza energetica e delle "energy service company". A tal proposito la Commissione fa presente che la stessa società, con comunicazione inviata alla Regione e a Finaosta in data 14 marzo 2019, pur nella consapevolezza che nulla può essere recriminato all'Amministrazione regionale, la quale suo malgrado si trova a essere coinvolta in processi decisionali tipicamente di natura industriale pur non possedendone i connotati, ha allegato una tabella riportante le potenziali principali opportunità di sviluppo valutate da CVA nel corso del 2018 e dei primi due mesi del 2019, alle quali la società non ha potuto dare seguito, tra l'altro, in quanto i tempi richiesti per l'autorizzazione da parte dell'Ente pubblico di operazioni di tale natura sono incompatibili con quelli del mercato di riferimento. Dal canto suo emerge che la stessa Amministrazione regionale ha informato CVA, tra l'altro, che le scadenze poste da CVA per l'ottenimento delle autorizzazioni ai sensi della legge Madia "non sono compatibili con i tempi amministrativi necessari all'eventuale predisposizione degli atti e alla loro approvazione da parte degli organi regionali competenti".

La Commissione sottolinea che ad avviso degli esperti, oggi CVA possiede tutte le caratteristiche per portare positivamente a termine una quotazione, sia per il cospicuo lavoro già svolto in seguito all'approvazione della legge regionale 14 novembre 2016, n. 20, sia perché risulta che la qualificazione manageriale sia ben accetta dal mercato. La quotazione potrebbe quindi rappresentare un volano importante allo sviluppo futuro della società, in un contesto di mercato di libera concorrenza estremamente competitivo che vedrà presto significativi cambiamenti strutturali e tecnologici e, dove sono richiesti, processi decisionali rapidi per cavalcare e non subire i profondi cambiamenti in atto.

In questo contesto deve essere preservato il livello di competitività aziendale così come la massimizzazione del valore per il territorio, per l'azionista e per la Regione, che si troverebbe nella condizione di mantenere anche in futuro il controllo sull'azienda in quanto il flottante che verrebbe quotato non sarebbe tale da consentire a eventuali nuovi investitori di divenire proprietari della maggioranza delle quote societarie. Per CVA è necessario poter operare sul mercato a parità di condizioni rispetto ai concorrenti privati e ai grandi operatori pubblici quotati, i quali sono caratterizzati da processi decisionali particolarmente snelli e veloci e dalla non soggezione a leggi nazionali volte a limitare l'operatività delle società a partecipazione pubblica. Un'efficienza operativa che lo status di società quotata consentirebbe di seguire e apprezzare grazie agli elevati livelli di trasparenza e informativa societaria, richiesti dall'Autorità di vigilanza, e al costante presidio del mercato. Tale snellezza è da vedersi come particolarmente importante sia guardando al corrente business principale (la produzione e la vendita di energia elettrica), sia alle nuove attività (ad esempio in ambito ESCO), sulle quali si stanno muovendo tutti i concorrenti di CVA, che potrebbero avere importanti ricadute sul territorio valdostano (una "regione green"), ma che si pongono al di fuori dei limiti del perimetro consentito alle imprese in controllo pubblico dalla normativa vigente.

Inoltre, anche in termini di nuove assunzioni, la crescita dell'azienda consentirebbe anche un parallelo incremento delle assunzioni, con potenziali ulteriori importanti benefici per le famiglie valdostane.

La Commissione rileva che gli esperti abbiano rimarcato come la quotazione in un mercato regolamentato sia idonea a rendere la società quotata estremamente trasparente, proprio in quanto soggetta a norme severe e al controllo di Consob e di Borsa italiana, e rigorosa ed efficiente, perché l'attuazione del piano industriale rappresenta un elemento fondamentale per poter "stare sul mercato". Infatti, è stato sottolineato che il mercato tende a escludere e a svalutare quelle società che hanno lacune in termini di trasparenza e che non attuano i propri piani industriali, ovvero che non riescono a raggiungere gli obiettivi prefissi. La quotazione, inoltre, renderebbe la società aperta alla governance e aperta al confronto internazionale.

La Commissione sottolinea l'importanza di come, dalle audizioni degli esperti, sia emerso che un'eventuale quotazione non dovrebbe riguardare solo una "offerta pubblica di vendita", ovvero non dovrebbe consistere in una mera vendita delle azioni da parte dell'azionista; il processo di quotazione, per essere effettivamente apprezzato dal mercato, dovrebbe prevedere anche una parte di reinvestimento del capitale nell'azienda da parte dell'azionista e, quindi, configurarsi come una "offerta pubblica di sottoscrizione", prevedendo almeno una parte di aumento di capitale sociale.

Il fatto di reinvestire una parte del capitale nella società non intaccherebbe comunque il significativo beneficio della Regione, che, con la quotazione, potrebbe valorizzare e monetizzare una parte minoritaria del capitale di CVA a beneficio della collettività locale. Lo stesso azionista potrebbe peraltro contare su un flusso di dividendi in linea con le remunerazioni correnti del settore e in rapporto a un aumentato portafoglio di attività e godere, a livello territoriale, delle ricadute in termini ambientali. La Commissione ribadisce inoltre che, quando ci si riferisce alla quotazione di CVA, si parla della quotazione di una parte minoritaria delle azioni, che potrebbe variare anche in funzione del mercato regolamentato prescelto; in particolare, a valle delle audizioni sembrerebbe che il mercato di riferimento per CVA possa essere il Mercato Telematico Azionario di Borsa italiana ("MTA") e, eventualmente, il segmento "STAR". È stato assicurato dai professionisti che una quotazione minoritaria non potrà in alcun modo pregiudicare il controllo della Regione, nemmeno nel caso della cosiddetta "Opa ostile", in quanto l'unico modo per un privato di acquisire le azioni in mano alla Regione - che, quindi, non fanno parte del flottante quotato - sarebbe trovare un accordo con la Regione stessa.

Ad avviso degli esperti, la quotazione non dovrebbe compromettere nemmeno i rapporti di collaborazione attualmente in essere con gli Enti pubblici locali, quali ARPA, né pregiudicare gli interventi che CVA svolge abitualmente sul territorio valdostano. Per quanto riguarda l'energia elettrica, una CVA quotata, sotto il controllo della Regione, potrebbe continuare con le attuali politiche di favore applicate ai propri clienti valdostani, con il solo limite di non proporre sconti in perdita, in quanto tali proposte potrebbero essere considerate delle pratiche commercialmente scorrette da parte delle autorità preposte al controllo e, quindi, essere sanzionate. Sul punto la Commissione si interroga se non sia più opportuno che sia la Regione stessa ad attuare tutte le forme di agevolazione e di intervento ritenute opportune per i valdostani (compreso un eventuale bonus per l'energia elettrica o eventuali investimenti di carattere ambientale e sociale), anche utilizzando e vincolando tutti o parte degli utili distribuiti da CVA; un'azione di questo tipo sarebbe senz'altro più efficace e diffusa rispetto a quelle eventualmente praticabili da CVA, che peraltro deve svolgere attività di impresa nel rispetto delle norme nazionali e comunitarie.

Con riferimento alle concessioni, la Commissione ha appurato che qualsiasi soggetto o società concessionaria che eserciti le concessioni in violazione dei relativi disciplinari, sarà sempre soggetto al potere sanzionatorio della Regione, che potrà sospendere e revocare tale concessione, a prescindere dal fatto che tale società sia quotata o non quotata.

In conclusione, la quotazione potrebbe facilitare lo sviluppo industriale di CVA e agevolare l'attuazione degli indirizzi strategici, rendendo l'azienda un vero volano per la crescita del territorio, aumentando notevolmente la trasparenza.

Eventuali criticità della quotazione potrebbero essere riscontrate nella perdita di una parte delle azioni della società e nella necessità, per la Regione, di doversi raffrontare con degli azionisti di minoranza. Un ulteriore elemento di svantaggio è rappresentato nella riduzione della percentuale di utili spettante, che tuttavia potrebbe essere compensata in breve tempo, sia in virtù del prezzo percepito per la vendita delle azioni sia permettendo la crescita della società.

Legge di attuazione dello Statuto regionale al fine di esentare CVA dall'applicazione della legge Madia

Da quanto emerso da alcuni degli esperti sentiti nel corso delle audizioni, e in particolare dal Professor Louvin, è emersa la possibilità che CVA possa essere svincolata dall'applicazione della legge Madia con una legge di attuazione dello Statuto speciale, cioè con una legge concordata tra la Regione e lo Stato italiano, con l'intermediazione della Commissione Paritetica. In sostanza, si tratterebbe di concordare una norma di attuazione destinata ad ampliare l'esclusione dalla legge Madia delle società pubbliche valdostane che abbiano emesso un bond quotato su un mercato regolamentato, a prescindere dalla data di emissione, superando così il termine del 30 giugno 2016 previsto dalla legge Madia. Più difficile, invece, ipotizzare una norma di attuazione che preveda la mera e semplice esclusione delle società pubbliche valdostane - o addirittura di CVA - dall'applicazione della legge Madia.

Secondo altri professionisti, in particolare il Professor Aicardi, una norma di attuazione con questo tipo di finalità ricadrebbe fuori dall'oggetto dello Statuto speciale e, pertanto, sarebbe difficilmente giustificabile e sostenibile con il Governo italiano, anche per la disparità di trattamento che verrebbe a crearsi tra le aziende pubbliche con sede legale in Valle d'Aosta e quelle con sede legale fuori dal territorio valdostano. Quindi non è per nulla scontato che si possa trovare un accordo con il Governo italiano per la modifica di una norma che lo stesso Governo ha introdotto con l'obiettivo di impedire che le società pubbliche operino sul libero mercato alterandone la concorrenzialità. Inoltre, anche qualora tale legge di attuazione sia emessa, vi sarebbe sempre la possibilità di impugnazione incidentale per incostituzionalità della norma di attuazione da parte di eventuali terzi interessati.

Un ulteriore fattore di incertezza relativo allo strumento della norma di attuazione, qualora fosse legittima, riguarda i tempi di emanazione: essendo tale norma il prodotto di una concertazione tra il Governo regionale e quello nazionale e dovendo passare attraverso l'intermediazione della Commissione paritetica, i professionisti sentiti hanno ipotizzato tempi di 6-9 mesi per giungere alla conclusione del processo solo nel caso in cui non vi siano ostacoli nella negoziazione. Senza contare che tale processo potrebbe essere solo parzialmente governato dall'Amministrazione regionale, proprio per la necessità di interlocuzione con il Governo italiano.

Più opportuno, a parere di alcuni dei professionisti, utilizzare lo strumento della norma di attuazione al fine di disciplinare nel modo migliore per la Regione il tema delle concessioni di derivazioni idroelettriche, definendone le modalità di affidamento e le priorità di utilizzo, come peraltro previsto dallo stesso decreto Bersani. Peraltro, appare meritevole il suggerimento di prevedere, all'interno della legge di attuazione, sia una proroga dei termini entro i quali definire la disciplina di affidamento delle concessioni, soprattutto in considerazione del fatto che quasi tutte le concessioni regionali di grandi derivazioni scadono al 2029, sia una ridefinizione delle modalità di devoluzione e di valorizzazione delle opere asciutte al concessionario subentrante, in quanto l'attuale formulazione presenta alcune criticità.

A tale proposito, la Presidenza della Regione ha già provveduto nel mese di febbraio a trasmettere alla parte regionale della Commissione paritetica una lettera in cui si esprime la necessità di procedere prioritariamente ad una riflessione sulla disciplina normativa in materia di grandi derivazioni idroelettriche, in modo da organizzare la procedura per la concretizzazione della norma di attuazione. Infatti, in data 16 marzo 2019, i componenti di parte regionale della Commissione paritetica hanno già avuto modo di confrontarsi con gli uffici legislativi della Regione per discutere una bozza di norma di attuazione - c'è stato ancora un altro incontro e il definitivo sarà nei primi di giugno - quest'azione è stata rafforzata da una risoluzione, presentata dalle forze di minoranza nell'adunanza consiliare del 19, 20 e 21 marzo 2019, i cui contenuti riguardavano, oltre che le concessioni per derivazioni d'acqua a scopo idroelettrico, anche l'esenzione della legge Madia e l'eventuale emissione di Bond quotati (tale iniziativa è stata poi votata dal Consiglio all'unanimità).

Sul punto la Commissione evidenzia che, come confermato dagli esperti legali, da un punto di vista formale e giuridico, CVA è una società a cui la Regione ha attribuito delle concessioni di derivazione idroelettrica di alcune risorse idriche. La politica sulle concessioni viene decisa e stabilita dalla Regione, la quale, alla scadenza delle concessioni, dovrà chiedersi, in piena autonomia, se l'uso idroelettrico di determinati corsi d'acqua sarà ancora compatibile con gli altri usi (in particolare quello umano e quello agricolo). Inoltre, le modalità dell'eventuale riaffidamento delle concessioni saranno stabilite dalla Regione, anche in virtù di quanto previsto dal nuovo articolo 12 del decreto Bersani, come modificato dalla recente legge di conversione del decreto semplificazioni. In pratica, le modalità di utilizzo delle acque saranno disciplinate dalla Regione, che, pertanto, deciderà anche le priorità di uso.

Sempre in relazione ai rinnovi delle concessioni di derivazione, la Commissione rileva infine che, a parere degli esperti in capo giuridico, sembra altamente improbabile che si possa prevedere un riaffidamento diretto a CVA delle concessioni scadute tramite lo strumento della legge di attuazione, in quanto tale pratica sarebbe contraria a quanto previsto dalle normative nazionali e comunitarie; lo stesso Trentino-Alto Adige, che aveva previsto per legge dei rinnovi in tal senso, è stato sanzionato dalla Commissione europea.

Mantenere CVA con lo status attuale

La Commissione prende atto che, in assenza di quotazione o di legge di attuazione ad hoc, CVA resterà soggetta alla legge Madia, con conseguenti forti limitazioni in termini di:

- sviluppo industriale: CVA manterrà l'attuale parco impianti di proprietà, senza poter efficacemente crescere mediante l'acquisizione di ulteriori impianti di produzione di energia da fonte rinnovabile, in quanto le acquisizioni di nuovi impianti di produzione di energia da fonte rinnovabile (idroelettrici, eolici e fotovoltaici) avvengono, di norma, tramite la compravendita di quote o di azioni della società veicolo che li ha costruiti. Solitamente tali trattative avvengono in concorrenza con altri operatori. Gli articoli 5, 7 e 8 della legge Madia prevedono che, per costituire o acquisire società, vi è la necessità di una delibera da parte del socio pubblico. Fermo restando che tale vincolo rende scarsamente competitiva CVA ponendola in posizione di svantaggio rispetto agli altri operatori e rendendo la propria offerta incerta, va considerato che tale delibera difficilmente potrà essere assunta dalla Regione, in quanto priva delle competenze necessarie per valutare in maniera approfondita e analitica le opportunità di investimento presentate da CVA. Il mancato sviluppo industriale determinerebbe, pertanto, l'impossibilità di raggiungere l'obiettivo di diversificazione del rischio per fonte e per area geografica;

- limitazione delle attività consentite e impossibilità di contribuire a un progetto di "Valle d'Aosta Green": in virtù di quanto previsto dall'articolo 4 della legge Madia, CVA dovrà limitarsi a esercitare le attività di produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile, senza poter crescere in altri settori strettamente connessi quali, a titolo esemplificativo e non esaustivo, l'efficientamento energetico, con la creazione di Energy Service Company, l'e-mobility, le comunità energetiche locali e, in generale, tutte le attività che in questo momento sono sviluppate dai principali concorrenti. Viene altresì posto a rischio l'esercizio di alcune attività attuali, quali la vendita e il teleriscaldamento;

- ostacoli nella gestione del personale...

- condivisione pubblica di informazioni sensibili che arrecano pregiudizio alla società che si trova costretta a diffondere e pubblicare i dati relativi alla propria organizzazione e alla propria attività;

- rischio di assorbimento da parte di grandi gruppi: la progressiva riduzione del valore di CVA potrebbe indurre, ad un certo punto, l'azionista a decidere di cedere la società a operatori più grandi".

Termino. Ultimo punto: "Cedere la maggioranza delle azioni a un altro operatore privato.

Durante i lavori, la Commissione è stata informata di due manifestazioni di interesse giunte a Finaosta e alla Regione, trasmesse da parte di Iren e di Swisspower e finalizzate a sviluppare delle forme di collaborazione con CVA. Sembra che queste manifestazioni di interesse, in realtà, non costituiscano una novità, in quanto già presentate da parte dei citati operatori in anni passati - e pochi mesi fa - anche i principali media del settore hanno dato spazio a questa notizia, determinando la necessità di un approfondimento della questione.

La tematica di una possibile cessione diretta di una parte - eventualmente anche della maggioranza - del capitale sociale di CVA a un soggetto privato è stata oggetto di alcuni confronti con gli esperti auditi i quali, in sostanza, hanno in prima battuta confermato che è normale che vi sia un forte interesse per una società come CVA, che ha dei fondamentali produttivi, economici e finanziari estremamente apprezzati. Dall'altro, sebbene sia stato rappresentato che una negoziazione con un privato, soprattutto se relativa a un pacchetto di maggioranza delle azioni, determinerebbe, ovviamente, una maggiore valorizzazione delle azioni con un relativo incremento di introiti per la Regione, è stato per contro segnalato che un operatore industriale di grandi dimensioni (come Iren e Swisspower), di norma, propone accordi finalizzati ad acquisire la maggioranza di eventuali società costituite in partnership, sia per poter consolidare tale società nel proprio bilancio ma soprattutto in quanto tale operatore sarà interessato ad assumere la guida strategica e industriale, sottraendola al socio di minoranza. Da questo punto di vista, l'eventuale scelta di percorrere questa strada dovrebbe privilegiare interlocutori in grado di apportare asset e competenze industriali complementari e utili allo sviluppo dei piani strategici di CVA, e non meramente orientate al risparmio dei costi, con possibili ricadute negative in termini occupazionali (chiusura delle sedi in Valle d'Aosta con trasferimento obbligatorio per il personale valdostano) e di dispersione delle competenze...".

Io finirei. Ho ancora una pagina, proprio siamo alle conclusioni. "A conclusione dei lavori e a fronte del mandato ricevuto dal Consiglio, la Commissione osserva come emergano due possibili scenari atti a soddisfare la necessità di garantire le migliori condizioni di operatività di CVA, a beneficio della comunità valdostana: uno relativo all'approvazione di apposite norme di attuazione e l'altro che preveda la quotazione di una parte delle azioni su un mercato regolamentato di Borsa italiana, fermo restando la proprietà della Regione sulla maggioranza del pacchetto azionario.

Senza entrare nel merito della decisione che spetterà al Consiglio regionale, la Commissione rileva come, a detta degli esperti, la percorribilità dell'opzione "Norme di attuazione", ai fini della valorizzazione sul mercato, possa presentare una maggiore aleatorietà nei tempi e negli esiti del percorso, rispetto alla linearità e alle certezze, anche temporali, che caratterizzano l'iter di quotazione.

Avrebbe invece diversa natura una norma di attuazione in materia di concessioni che sarebbe da perseguire a prescindere da ogni altra decisione".

Questo è quanto è scaturito dalla relazione della Commissione e mi preme dire che tutto quanto è stato riportato in questa relazione è il prodotto di tutte le audizioni e di quanto è stato audito all'interno della Commissione. Non c'è nessun commento o nessuna stravaganza personale, ma è quanto è stato sentito in Commissione.

Dalle ore 17:37 assume la presidenza il Vicepresidente Distort.

Distort (Presidente) - Grazie, collega Nogara per l'esposizione del tema. Si apre quindi la discussione generale in riferimento a quanto esposto. Ha chiesto la parola la collega Minelli.

Minelli (RC-AC) - La Commissione speciale su CVA ha svolto, a mio avviso, un lavoro utile. Attraverso le numerose audizioni si sono apprese delle informazioni importanti anche se variegate nella loro impostazione. Non è stato quindi, secondo me, del tempo perso, però hanno pesato negativamente due aspetti: innanzitutto i temi ristretti e la fretta con cui si è voluto procedere, fin dall'inizio, a dicembre, avevamo detto che, per fare un lavoro serio e approfondito, ci volevano almeno sei mesi, ma questa richiesta non è stata accettata; il secondo elemento è l'esistenza, sostenuta da parte di alcuni Consiglieri di maggioranza, di un orientamento che, a nostro avviso, è precostituito a favore della quotazione in Borsa. Un sospetto di orientamento precostituito che è stato confermato dall'uscita sui giornali di informazioni errate sulle conclusioni dei lavori della Commissione, informazioni che sono uscite prima della chiusura dei lavori e che non sono state smentite. Ci sono state poi dichiarazioni inopportune e scorrette, a nostro avviso, da parte dei vertici di CVA e anche delle dichiarazioni fuori luogo sull'utilizzo dei proventi della quotazione in Borsa per determinati interventi. Si sono preannunciati quindi degli utilizzi di un introito su cui al momento non si dovrebbe fare alcun calcolo fino a quando il Consiglio non decide.

Non c'è una relazione condivisa di conclusione dei lavori della Commissione speciale. Ci sono due documenti: uno dei cinque Commissari di maggioranza e uno dei quattro di minoranza, che hanno dei contenuti ben diversi. Direi di più: nella relazione che ci ha letto adesso il Presidente di Commissione Nogara, nella stessa relazione dei Commissari di maggioranza non c'è una conclusione a favore della quotazione in Borsa e giustamente, perché le conclusioni le dovrà trarre il Consiglio. A maggior ragione allora, proprio perché non c'è questa conclusione, perché - e mi riferisco ad alcune settimane fa - si sono fatte trapelare o, meglio, si sono lasciate trapelare senza alcuna smentita, che a me sarebbe parsa quanto meno doverosa, delle informazioni errate sui lavori della Commissione speciale e sulle sue conclusioni. Anche la recentissima dichiarazione alla stampa dell'Amministratore delegato De Girolamo, che è entrato a gamba tesa sulla riflessione in corso, è stata, secondo noi, quanto mai inopportuna, perché è andato ben oltre il suo ruolo, eppure mi sembra che nessuno lo abbia commentato o richiamato. Stiamo infatti parlando, lo ricordo, dell'Amministratore delegato di una società che non è privata. È una società partecipata, al 100% regionale. Vorrei fare però alcune considerazioni sulla relazione che ci è stata letta e che ha, a mio avviso, dei gravi limiti, li abbiamo evidenziati nel documento presentato dai quattro Commissari di minoranza.

Lo scopo di questa relazione, così com'è stata scritta, non è quello di fornire un quadro ampio e dettagliato della situazione di CVA, della normativa che disciplina il suo campo di attività e dei possibili scenari pro o contro ognuno di essi: lo scopo è di portare molte argomentazioni ripetitive a sostegno dell'unico scenario che è stato davvero preso in considerazione e cioè la quotazione in Borsa. Questo scenario è stato descritto abbondantemente, però omette di soffermarsi sulle criticità di questa opzione. Ci sono moltissime pagine per illustrare la bontà della quotazione in Borsa e poi ci sono soltanto sei righe per accennare a delle eventuali criticità, è un chiaro squilibrio. Eppure delle criticità sono emerse, sono evidenti e sono, per esempio, lo scostamento dalle finalità costitutive della CVA, il rischio di perdita di potere di indirizzo da parte della Regione, la riduzione del peso pubblico negli organismi dirigenti della società e il venir meno di una gestione che sia pienamente autonoma, indirizzata a sostenere le finalità istitutive originarie della CVA e poi anche i risultati economici che sono di dubbia consistenza. Il professor Dallocchio nella sua relazione ha evidenziato come questo non sia esattamente il momento migliore per una quotazione in Borsa di un'azienda qual è CVA.

Se l'analisi di questo scenario, che è quello della quotazione in Borsa, è carente, noi lo definiamo carente, quella dello scenario del mantenimento di una società totalmente pubblica invece proprio non c'è, manca del tutto. Eppure nella risoluzione che abbiamo votato a dicembre era il primo degli scenari che si chiedeva di esporre e di valutare. Allo stesso modo mancano delle valutazioni sulle altre forme societarie oppure su assetti strategici alternativi, ad esempio, la società a capitale misto con la partecipazione privata mediante azionariato popolare, che era uno scenario ipotizzato in passato, ma che non è stato indagato dalla Commissione. Poi alleanze strategiche senza scambi di quote con altre società operanti nel settore idroelettrico, un'opzione che è sul tappeto e rispetto alla quale sarebbero stati opportuni degli approfondimenti. Infine bisogna considerare come all'interno della relazione non siano presenti delle valutazioni di carattere economico, finanziario e patrimoniale che permettano di poter - anche se in senso generale - comprendere le potenzialità oppure le insidie che ogni scenario può determinare per CVA.

Pur essendo una relazione, una descrizione orientata in una certa direzione, arrivata la pagina conclusiva, la relazione di maggioranza svolge una considerazione che ci è stata testé letta e che è sorprendente. Cito: "sono emersi due possibili scenari atti a soddisfare la necessità di garantire le migliori condizioni di operatività di CVA, a beneficio della comunità valdostana: uno relativo all'approvazione di apposite norme di attuazione e l'altro che preveda la quotazione... in Borsa". Io credo che si tratti di un'affermazione impegnativa. Se si scrive che sono due "scenari atti", significa che sono entrambi validi, entrambi da valutare ed è un bene che si sia scritto questo, ma allora, se è così, bisogna essere conseguenti e avere tutti gli elementi su entrambi gli scenari, non su uno solo, cosa che, invece, a mio avviso, è avvenuta. Sullo scenario "quotazione in Borsa" qualche elemento, è vero, ce lo abbiamo. Se si leggono con attenzione i verbali e se si sono ascoltate le audizioni, è vero che abbiamo degli elementi sulla quotazione in Borsa. Sugli altri scenari, invece, mancano ancora degli importanti elementi di conoscenza.

Qui vengo a quella che, secondo noi, è la questione fondamentale. Ha un aspetto che è di enorme rilevanza e che non credo che tutti abbiano colto nella giusta dimensione e importanza. Da quando nel dicembre dello scorso anno è stata decisa la costituzione della Commissione ad oggi, sono passati pochi mesi, ma in questi pochi mesi si sono verificati due fatti di grande rilevanza che hanno proprio modificato il quadro di riferimento. Sono due anni che in questo Consiglio si va avanti parlando di CVA a partire dal decreto Bersani e dal decreto Madia. In questi tre mesi molto è cambiato, il decreto Bersani non c'è più e, rispetto al decreto Madia, sono emersi degli aspetti che erano stati trascurati. In questi tre mesi, nei tre mesi in cui si sono svolti i lavori della Commissione, ci sono state due cose che sono importanti e che bisogna sottolineare: la prima è l'approvazione del decreto semplificazione e l'avvio o, meglio, quello che avrebbe dovuto essere l'avvio - e poi spiego - dell'elaborazione della norma di attuazione dello Statuto valdostano in materia di attività idroelettrica. Questi due fatti hanno determinato un quadro di riferimento nuovo rispetto al 2018. L'approvazione dell'articolo 11 quater del decreto semplificazione è diventata legge l'11 febbraio del 2019 (la legge n. 12). Vi prego di fare attenzione alle date, perché sono importanti. Questa conversione in legge del decreto impegna tutte le Regioni italiane a Statuto ordinario a predisporre, entro il 31 marzo 2020, delle leggi regionali di disciplina delle concessioni per le grandi derivazioni a uso idroelettrico: un'elaborazione normativa che in Italia è già partita e che avrà delle ricadute anche rispetto alla situazione valdostana. Il decreto Bersani è stato completamente superato.

Per la Valle d'Aosta c'è soprattutto un fatto di grande rilevanza, che è costituito dall'avvio nel corso dello scorso mese di febbraio dei lavori della Commissione paritetica Stato-Regione a cui è possibile affidare il compito di elaborare un'apposita norma di attuazione dello Statuto in materia di procedure e attività in campo idroelettrico. Si tratta, lo ripeto, di uno scenario nuovo rispetto al momento in cui si è insediata la Commissione speciale. Ci sono stati questi due fatti dell'11 febbraio, la conversione del decreto semplificazione, e l'8 febbraio, che è la data del deposito della mozione sulla norma di attuazione depositata dalla minoranza, che ha di fatto avviato l'iter di elaborazione. Questo richiede un doveroso approfondimento per le ricadute importanti che tutto ciò avrà sull'assetto e sul ruolo di CVA.

La questione della norma di attuazione, che, secondo me, è sottovalutata, sulle possibilità di azione della Regione in campo idroelettrico è una questione cruciale non solo per il presente, ma soprattutto per il futuro della Valle d'Aosta. La maggioranza è stata un po' recalcitrante a imboccare questa strada della mozione sulla norma di attuazione, forse non ha potuto farne a meno - e l'ha approvata -, però finora non ha lavorato in modo efficace e non lo dico io. Un po' più di una settimana fa la I Commissione consiliare ha sentito due dei tre componenti di designazione valdostana nella Commissione paritetica.

Si è parlato di varie questioni, ma, per quanto riguarda la norma di attuazione sull'idroelettrico, che cos'è venuto fuori? È venuto fuori che la norma si può fare anche in tempi brevi, si è parlato dei 6-9 mesi. È venuto fuori che la Valle d'Aosta ha delle prerogative tali per cui questa norma è giustificata e sostenibile, ma abbiamo anche appreso che la Commissione paritetica è ancora ferma, perché attende un input dalla Regione, cioè una bozza di testo su cui lavorare, questa bozza di testo non c'è.

Voglio leggervi alcuni passaggi del verbale dell'audizione che mi sembrano particolarmente significativi e su cui non credo ci sia stata la dovuta attenzione. Ha detto il professor Louvin testualmente: "posso confermare che stiamo già affilando, e non poco, le armi, nel senso di predisporre delle prime ipotesi e dei primi testi, ma siamo ovviamente ancora nell'impossibilità di determinare con precisione il nostro obiettivo, perché questo sarà possibile soltanto sulla base dell'espressione di volontà che daranno gli organi regionali". Il professor Balduzzi ha aggiunto: "in una materia complessa come questa la Commissione paritetica attende un'indicazione. Questo non vuol dire che non facciamo niente fino a quando non c'è. Stiamo producendo, stiamo elaborando e stiamo avendo un'interlocuzione utile con gli uffici regionali, ma non potremo andare oltre fino a quando non ci sia un'indicazione di prospettiva". Ancora nel prosieguo della sua esposizione il professor Louvin ha fatto altre affermazioni che mi sembrano particolarmente interessanti: "Bisogna che questa Regione valuti se vuole soltanto rimanere nella falsa riga di quello che è stato stabilito per le altre Regioni, cioè, ad esempio, che bisogna fare le gare per le concessioni, ma nessuna delle altre 19 Regioni in Italia è titolare di società che abbiano i connotati e le caratteristiche che ha la nostra CVA. E nessuno può anche rivendicare delle competenze particolari che risalgono al 1945, al decreto luogotenenziale del 1945, che parla di gestione da parte della Regione di aziende di tipo idroelettrico". Noi quindi abbiamo un contesto diverso. Siamo a pagina 12 della bozza di verbale che abbiamo chiesto: "Noi aspettiamo di sapere su quali basi voi, come istituzioni regionali, intendente portare avanti il negoziato e poi si porterà a casa quello che si potrà portare a casa nell'interesse della Regione. Noi non inventiamo nulla, ma penso che il nostro compito sia mantenere quanto il più possibile le mani libere alla Regione e darle più frecce possibile al suo arco, per fare poi quanto negli anni prossimi sarà intenzione di questa Regione fare. La problematica delle acque è una problematica che si intreccia in tutta la storia della Valle d'Aosta. È una storia che deve essere salvata, deve essere mantenuta e incrementata per quanto è possibile".

Il professor Louvin ci ha detto che "deve essere salvata, mantenuta e incrementata per quanto possibile". Lo strumento per fare questo è una norma di attuazione, per questa salvaguardia ci vuole una norma di attuazione, si può fare e in tempi brevi. Il Presidente della Paritetica ci ha confermato, come aveva già detto in una precedente audizione, una tempistica di 6-9 mesi, ma ci ha anche detto un'altra cosa che è importante, il time parte dal momento in cui la Regione trasmette alla Commissione una bozza, una proposta di testo e questo non è ancora avvenuto. La Commissione paritetica non agisce di propria iniziativa, opera a partire da una proposta della Regione, soprattutto in una materia così complessa. Ammetto la mia ignoranza. Io ero convinta che il percorso fosse iniziato nel momento in cui questo Consiglio aveva votato una mozione che dava mandato alla Paritetica di elaborare una bozza di attuazione, non è così. La Commissione inizierà a contare questi 6-9 mesi dal momento in cui riceverà una bozza di testo su cui lavorare. Bisogna quindi che la Giunta e gli uffici agiscano subito se vogliamo intraprendere questa strada e bisogna che gli organi del Consiglio vigilino e sollecitino. Per questo, proprio in questa ottica, insieme ai colleghi del Movimento Cinque Stelle e di ADU abbiamo proposto - e l'abbiamo depositata in apertura di seduta - una risoluzione - che sostituisce quella precedente, la quale non teneva conto di questi ultimi elementi che sono emersi in audizione della Paritetica - in modo che questo dibattito si concluda con un atto positivo responsabile e unitario, un approfondimento dei nuovi scenari normativi che si stanno delineando alla luce del decreto semplificazione convertito in legge e soprattutto con l'elaborazione di una specifica norma di attuazione. È un lavoro che la IV Commissione e anche altre commissioni consiliari possono agevolmente fare nelle prossime settimane, sentendo il Presidente, gli Assessori per le parti di loro competenza, gli uffici regionali che stanno lavorando sulla materia e anche ulteriormente fra qualche settimana, quando le cose saranno definite, i componenti di parte valdostana della Commissione paritetica.

Noi chiediamo in quell'ordine del giorno che, entro luglio, questo supplemento di indagine venga portato all'esame del Consiglio. A mio avviso, questa è la strada maestra ed è un dovere di questo Consiglio cercare una sintesi, una convergenza su una scelta di interesse generale che si basi sull'approfondimento di uno scenario, di come può efficacemente operare una società interamente pubblica alla luce di un nuovo modificato quadro normativo, altrimenti, se non si farà questo approfondimento, le conseguenze sono ovvie: ci sarà probabilmente una spaccatura del Consiglio e si potrà fare appello all'articolo 45 della legge regionale n. 19/2003 e chiedere un referendum popolare consultivo.

Credo che su un tema come quello delle acque -"acque" in senso lato - sia assolutamente necessario evitare delle grosse contrapposizioni, che avrebbero delle conseguenze giuridiche e politiche rilevanti. Bisogna fare un lavoro che vada nell'interesse di tutta la comunità. La linea che noi abbiamo è una linea chiara: la CVA deve rimanere completamente pubblica e deve essere al servizio della comunità. Attraverso la norma di attuazione dobbiamo chiedere specificatamente di accrescere le competenze della Regione in modo da gestire autonomamente il patrimonio che abbiamo. Questa è un'occasione importantissima che abbiamo il dovere di perseguire, abbiamo il dovere di lavorare in questa direzione, altrimenti veramente tutti i discorsi relativi all'autonomia della Regione Valle d'Aosta sono poco più che della demagogia, perché qui c'è l'occasione per applica veramente l'autonomia della Valle d'Aosta su un tema che è fondamentale per la nostra Regione da sempre, non solo dal 1945, ma da molto tempo prima. Il tema delle acque, delle consorterie, di tutto ciò che riguarda l'uso delle acque, non solo la proprietà che sappiamo che è pubblica, è di fondamentale importanza per il futuro di questa Regione e dobbiamo assolutamente essere responsabili su questo.

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Aggravi.

Aggravi (LEGA VDA) - Prima di passare alla trattazione generale, anch'io voglio ringraziare tutti i membri della Commissione per il lavoro fatto, ognuno per la sua parte, ma è bene comunque riconoscere che ognuno ha portato un suo contributo. Poi nell'accurata presentazione voglio anche ringraziare il Presidente della Commissione speciale, che non ha avuto un mestiere facile, perché nessuna commissione speciale, penso, sia facile da gestire, di questo gliene devo dare atto e glielo do sicuramente prima della mia trattazione generale. Volevo cercare una captatio benevolentia nell'altra parte.

Perché sono state presentate da parte dei firmatari principalmente dei gruppi LEGA e MOUV' sette risoluzioni? Per un motivo molto semplice: in coerenza proprio con la firma, che il membro della Commissione, il nostro commissario, e non soltanto, ha messo sulla relazione delle osservazioni della minoranza che citava la collega Minelli. Nel deliberato, per quanto riguarda le finalità di questa Commissione speciale - e vado a citare i due punti principali -, si diceva che questa Commissione doveva essere di "supporto dell'adozione delle determinazioni in merito ai seguenti scenari: società interamente pubblica, società quotata in Borsa o altre forme societarie" e soprattutto si indicava - cito il quarto punto -: "una relazione conclusiva in cui saranno evidenziati gli esiti dell'analisi evidenziando per ogni scenario punti di forza e di criticità ".

Non voglio entrare nel merito delle norme di attuazione, ci sarà anche un'altra risoluzione e mozioni su cui se ne parlerà. Voglio invece parlare della logica dell'operare del socio, del socio che sceglie una strada piuttosto che un'altra. Se non si è andati nel passato quando si era previsto un percorso di quotazione in quotazione, ci sono state delle motivazioni, sicuramente delle motivazioni di natura politica, perché comunque è un dibattito che ha interessato, che ha scaldato e scalda ancora i cuori di tutti e gli animi di tutti, ma anche di natura tecnica, perché il processo di quotazione prima di tutto è un processo che, al di là delle questioni meramente giuridiche, giustamente, è anche un elemento, una scelta che il socio deve operare per comprendere se tutti gli elementi che ha a sua disposizione ci sono: se ha fatto tutte le valutazioni e tutte le quantificazioni che doveva fare; gli scenari; se ha valutato l'aggiornamento dei propri dati, perché un processo di quotazione, al di là del bypass, permettetemi la semplificazione normativa... nel senso che dobbiamo correre ai ripari, perché purtroppo non l'abbiamo fatto prima, di una norma che ha comunque un impatto significativo sulla governance di quella che è forse al momento la più redditizia società partecipata della Regione... deve anche tenere conto delle risorse in campo e soprattutto della redditività che può essere generata, perché? Per due motivi: la quotazione in Borsa significa mettersi di fronte al mercato a tutta una serie di problematiche e soprattutto - qualcuno l'ha citato, l'abbiamo anche citato spesso, abbiamo parlato di articoli di giornale - hanno una rilevanza questi articoli di giornale. Il fatto che abbiamo aspettato anche tutto questo tempo - dico "abbiamo" anche se sono arrivato da almeno un annetto - un motivo c'è e delle incidenze sul valore complessivo e sul valore potenziale che queste azioni potranno avere ci sono di sicuro. Bisogna comprendere se oggi i numeri ipotizzati all'epoca o i numeri che si potranno adottare anche a fronte di evoluzioni normative, qualcuno forse l'ha citato anche il collega Nogara, pensiamo ad esempio alla norma che ridà di fatto alle Regioni la proprietà delle acque. Ha comunque avuto un impatto, perché chi ha letto i giornali ha visto che le cosiddette "utilities" quotate e non hanno subito dei contraccolpi, perché il mercato ha delle reazioni e si muove e decide. Sicuramente prendere una decisione piuttosto che un'altra incide notevolmente sul prezzo, anche se ancora la società non è nel mercato.

Torno a parlare della Commissione. L'obiettivo era appunto quello di mettere in fila una serie di scenari, quelli potenzialmente perseguibili per comprenderne quali erano effettivamente le valutazioni quantitative, i rischi, le opportunità e soprattutto anche le percentuali, perché spesso parliamo di percentuali. Ovviamente se si parla di vendita, di quotazione, bisogna sempre comprendere quant'è la percentuale che viene messa sul piatto e sul tavolo e ha un'incidenza anche questo, ma soprattutto io direi quelle che gli esperti chiamano "valutazioni economico-finanziarie" e soprattutto patrimoniali. Cito il patrimonio non a caso, perché comunque c'è una settima risoluzione che riguarda un importante provvedimento che era stato preso dal Consiglio riguardo a una parte della distribuzione delle riserve di CVA, che ha comunque oggi - ce l'aveva all'epoca e ce l'ha oggi - un'incidenza sul valore complessivo della società, perché comunque è stato un depauperamento del patrimonio della società.

Come dicevo, ci sono anche delle questioni tecniche che devono essere vagliate, criticità sicuramente che arrivano dal mercato, dai concorrenti, dalla normativa, dall'evoluzione. Pensiamo alla problematica relativa alla provvista di liquidità che la CVA ha fornito a Finaosta per... e scusate se torno sull'argomento solito, per cui in parte sono anche, ahimè, conosciuto: quello dei casinò, comunque ha un'attinenza, perché una società che fa energia idroelettrica ha prestato soldi alla propria mamma, che ne ha fatto un certo uso. Quella comunque il mercato lo conosce, è un'informazione che si sa e che ha un'incidenza sul complessivo andamento di un percorso che sia di quotazione o non. Ci sono stati degli interessamenti di terze parti, magari ce ne sarebbero stati anche di più. Io però dico: "perché limitare la valutazione o comunque guidare la valutazione soltanto verso un obiettivo?". Sicuramente si parla di norme di attuazione, ma io - ripeto - non me ne vogliate ma la norma di attuazione mi sembra spesso quasi utilizzata più - mi perdonerà il collega Nogara, guardo lei perché l'ha presentata lei, ma tutta la maggioranza... - come una cortina fumogena perché il vero problema è: il socio cosa intende fare di questa società? Il socio ha tutti gli elementi per scegliere quale strada intraprendere? Il socio ha pesato tutte le strade che noi abbiamo cercato di sintetizzare in queste risoluzioni? Io credo di no. Mi sento dire: "noi firmatari di queste risoluzioni crediamo di no". Sicuramente presentare così tante risoluzioni può anche essere visto come un'ottica magari polemica, ma non lo è, perché abbiamo voluto fissare in questi atti, in queste documentazioni tutte quelle strade che, secondo noi, nel corso dei lavori, comunque nel corso degli ultimi tempi, sono emerse e che andrebbero valutate meglio.

Sulla decisione del socio mi voglio soffermare, perché spesso in quest'aula ho sentito dire in questa mia breve esperienza - spero che vada avanti, poi lo decideranno anche altri "posti" -, spesso ho sentito dire: "non abbiamo tutti gli elementi per", "non siamo dei tecnici per...", mi chiedo: oggi abbiamo tutti gli elementi per scegliere una strada piuttosto che un'altra? Non mi focalizzo sulla sola quotazione o no, perché le strade sono tante e perché, secondo me, prima di prendere una scelta, è bene vagliarle tutte, perché potrei trovare delle strade che, per interesse del socio, ovvero degli azionisti del socio - perché noi comunque, se ci vediamo in un'ottica privatistica, abbiamo degli azionisti che sono al di fuori di quest'aula -, devono essere vagliate, perché magari perdo un'occasione, perché magari avere atteso tutti questi anni perché comunque tre anni, due anni nel mondo del mercato sono tantissima roba e il mondo sappiamo che corre velocissimo e sicuramente siamo tutti d'accordo perché più o meno l'abbiamo detto che quello che ha detto anche il professor Florenzano è vero, bisogna prendere una decisione. Io dico: abbiamo tutti gli elementi? Perché io penso che comunque nel bene o nel male qualcuno qui alcune volte forse avesse avuto qualche elemento in più per fare delle scelte, probabilmente avrebbe fatto delle scelte diverse. Credo che oggi al socio manchino - o, meglio, a tutti noi e soprattutto guardo i banchi della Giunta, perché poi alla fine, se vogliamo, è la Giunta - degli importanti elementi, manchino delle valutazioni di confronto, manchino delle analisi e manchino delle informazioni, perché comunque effettivamente non si sono anche valutate, perché spesso - e lo dico anche un po' per esperienza professionale precedente - si devono anche valutare e identificare degli scenari che sembrano non perseguibili o estremamente complessi. Penso giustamente... la collega Minelli l'ha citata e poi il collega Luboz esporrà meglio la risoluzione... il mantenimento della società interamente pubblica comunque poteva scaturire nella presentazione di uno scenario in cui vi erano delle valutazioni, faccio un esempio, di costi, non opportunità o inefficienze che potevano essere messe a confronto con gli altri scenari. Penso che purtroppo questa relazione pecchi della volontà di andare soltanto verso una strada. Io penso che, prima di prendere una strada, io devo avere tutti gli elementi per poter scegliere. Lo dico nuovamente: non c'è un vero confronto fra scenari, non c'è una vera quantificazione, una valutazione economico-finanziaria e soprattutto anche patrimoniale delle possibili scelte.

Vedo invece un elemento che non mi è piaciuto in questi tempi e che comunque ha un risalto, come dicevo prima, sul mercato, sul potenziale investitore, sui potenziali operatori, andare già a valutare dei possibili investimenti di altra natura... nell'altro Consiglio abbiamo chiesto informazioni riguardo al potenziale finanziamento o altre forme, appunto, di facilitazione finanziaria per la realizzazione dei grandi collegamenti che si intendono fare a livello sciistico o comunque altri tipi di scelte. Mi chiedo come possa un potenziale mercato, un potenziale investitore leggere questi aspetti se poi dall'altra parte mi trovo... Cito i 270 milioni che non ricordo più se il Presidente o l'Amministratore delegato di CVA citava. Se io, da un lato, spendo quelle che potenzialmente possono essere delle risorse che derivano da una quotazione, come può il mercato potenziale investitore o l'advisor che deve consigliare un investitore se comprare o no delle potenziali azioni... come lo vede questo? Penso che l'obiettivo, e poi lo approfondirò meglio nella presentazione della risoluzione proprio relativa allo scenario di quotazione... un investitore deve comprendere se chi quota la società lo vuole fare, appunto, per avere delle risorse che vanno a beneficio, prima di tutto, della società, e sicuramente non è banale... Faccio una valutazione numerica. Permettetemi se riporto ancora molto modestamente parte del lavoro che facevo in precedenza, ma tra un'operazione di quotazione e di sottoscrizione o di vendita, oppure mista ci sono delle grossissime differenze. Prendere una strada piuttosto che un'altra, senza aver valutato precedentemente criticità che possono nascere anche di natura quantitativa, io lo vedo come un grande pericolo. Oggi da socio, dovesse essere un'azienda familiare, sinceramente vorrei avere tutti gli elementi per poter valutare, tutti gli elementi che possono permettere ai miei azionisti - o nel qual caso facevo l'esempio dell'azienda familiare - di poter valorizzare al meglio questa società.

Spero poi e sono un po' stupito che ancora non si sia compreso - perché risoluzioni non ce ne sono, mozioni non ce ne sono - ma c'è tempo fino alla fine della discussione generale - quale sia poi l'intendimento finale di questa maggioranza. Sicuramente lo vedremo, sicuramente - scusate l'ironia - ci stupirete. Spero di non trovare quello che ho detto precedentemente, ovvero un'impegnativa per andare a quotare una società, spendere già questi soldi a livello di altri investimenti che possono essere fatti dal socio o dalla finanziaria regionale, magari per i collegamenti funiviari... ovvero io spero di non trovare che daremo l'energia gratuita a tutti i valdostani grazie alla quotazione.

Dalle ore 18:44 riassume la presidenza il Presidente Rini.

Rini (Presidente) - Ci sono altre richieste di intervento? La parola al collega Lucianaz.

Lucianaz (LEGA VDA) - In attesa di altri interventi, l'unica considerazione è sulla metodologia più che altro, su com'è stata condotta questa Commissione speciale. Non ero membro effettivo, ne parlerà il mio collega più approfonditamente. Ho seguito con interesse, perché l'argomento è veramente interessante, le varie audizioni. C'è però un vizio di fondo dietro tutti i lavori della Commissione - è stato espresso più volte durante le commissioni al Presidente - e mi riferisco a quel tarlo (la gamolla) che il collega Nogara ha, quindi sdoganarsi dalla Madia, cioè uscire da questa Madia. Assolutamente la priorità è quella e qualsiasi iniziativa o volontà ci dava l'impressione che andasse in quel senso. Devo notare anche che è vero che lei, Presidente Nogara, nella sua relazione ci ha detto che non ha fatto nessun commento personale, però ha fatto anche tante omissioni in queste relazioni, delle enormi omissioni. Ha citato il professor Florenzano, ma la prima cosa che ha detto Florenzano a proposito di quotazione è: mai fare una quotazione in Borsa per sottrarsi da una legge, non è questa la finalità di una quotazione. Più tardi parlerò di uno degli aspetti che avremmo voluto trattare in queste importanti sedute della Commissione e cioè altre forme societarie. In questa Commissione e anche sul testo, tra le varie valutazioni, non ho visto né prendere in considerazione la società mista, né la in house, né l'azionariato diffuso e quindi probabilmente dalla vostra relazione non sono considerati scenari interessanti, più tardi quindi parleremo di questo aspetto.

L'ultima critica, visto che il mio intervento vuole essere critico, è appunto sull'attitudine del Presidente di condurre questi lavori. Non me ne voglia, ma la critica le è già stata fatta più volte in Commissione. Volevo appunto leggere un piccolo estratto del verbale dell'8 gennaio quando a un certo punto ci ha subito dato l'impressione di qual era la finalità di questa - almeno a me - Commissione, quando rispondendo al dottor De Girolamo, il Presidente ha detto: "è importante, è interessante che l'obiettivo che è venuto fuori principale, di questo momento attuale, è uscire dalla Madia. Come si esce? Solo che, uscendo dalla Madia, poi verrebbe... il problema per le concessioni. Verrebbe il secondo problema, perché poi, se si esce dalla Madia, ma se si rimane tutto in pancia come partecipata, partecipare a delle gare in concessione al 100% come partecipate, non so dove si andrebbe a finire. Ma questa è un'altra storia", lì mi sono subito reso conto che... Mi spiace, ma, a mio avviso, non era così che si dovevano condurre i lavori. Lo abbiamo detto verbalmente, lo abbiamo anche scritto. Ripeto: io non ero membro effettivo, ma mi dispiace - e qui in aula si dice spesso che perdiamo tempo perché i lavori del Consiglio devono andare avanti e abbiamo un sacco di iniziative - che gli aspetti tecnici che avremmo potuto tranquillamente dibattere in quell'occasione non sono stati affrontati. Siamo quindi qui a perdere giornate, a parlare di aspetti tecnici, perché avremo tutto il piacere di parlare anche di cifre. Io durante l'ultima Commissione dal mio collega, che era membro di maggioranza, quando ho chiesto: "ma le cifre sulla quotazione?", lui mi ha risposto: "va beh, ma è una curiosità tua". Sarà una curiosità mia, ma io questo lo avevo chiesto. Non mi dilungo, perché sarei ancora più critico e comunque avremo modo di approfondire ogni tematica più avanti.

Presidente - Ci sono altre richieste di intervento? Intende prendere la parola? Colleghi, siamo in discussione generale. Non ci sono richieste? Possiamo chiudere la discussione generale. Ha chiesto la parola il collega Mossa.

Mossa (M5S) - Intanto, più che una critica, è un dato di fatto. La Commissione speciale CVA si è mossa sin da subito verso la direzione della quotazione. C'è poco da discutere perché comunque si è capito anche dai verbali che questa è la posizione presa sin dall'inizio e portata a termine. Quello che invece vorrei precisare è l'importanza di tenere questa società interamente nelle mani del pubblico. Questa deve essere la cosa principale, la base e da questa poi valutare tutte le possibilità e le strade da seguire per comunque mantenere quest'azienda nelle mani dei cittadini valdostani. In Italia la stagione dei saldi e del patrimonio pubblico è iniziata ufficialmente nel 1992, quando Iri, Eni, Enel e Ina vengono trasformate in società per azioni con un decreto del Governo Amato. È questo infatti, per tutte le società, il primo passo verso la privatizzazione, collocare le quotazioni in Borsa, il resto poi viene da sé. L'immissione sul mercato di azioni infatti modifica la natura originaria degli enti che, verso l'obiettivo principale per cui sono nati, cioè la realizzazione dell'efficienza redistributiva sociale, finiscono per rispondere unicamente a criteri di gestione privatistici che hanno come unico obiettivo il mero profitto economico. CVA è senza dubbio la più importante delle partecipate regionali, economicamente ovviamente. Da sola fattura quasi il 20% del PIL regionale. CVA produce energia da fonti rinnovabili e ci sono diversi motivi, come dicevo prima, per i quali CVA deve rimanere interamente nelle mani del pubblico, il più importante è il valore di CVA. Se oggi a quest'azienda può essere assegnato ipoteticamente un valore economico, questo sarà destinato a crescere vorticosamente nei prossimi anni, a prescindere da quale sarà il suo assetto societario, perché dico questo? Perché attualmente al mondo esistono tre forme di produzione di energia: la prima avviene dalle fonti nucleari. Anche se rappresentano una forma di energia pulita dal punto di vista di emissione di CO2 nell'atmosfera, presentano comunque diversi altri problemi ambientali e di pubblica sicurezza per quanto riguarda i fenomeni connessi alle scorie radioattive e per questi motivi vengono dismesse. Infatti in Italia, ad esempio, il discorso delle fonti nucleari, vista la loro pericolosità, si è chiuso con il referendum abrogativo del 2011. Secondo, sono le fonti non rinnovabili, ovvero quelle prodotte da fonti fossili, come il petrolio, gli altri idrocarburi, il carbone e il gas, che, oltre a essere inquinanti, contribuiscono all'aumento dell'emissione di CO2, che è la causa principale dei cambiamenti climatici. Attualmente, purtroppo, la domanda di energia mondiale è ancora soddisfatta per ben l'80% da queste fonti, però questo dato è destinato a precipitare vorticosamente nei prossimi anni. Infatti sappiamo bene che, a causa del riscaldamento globale, tutti i Paesi mondiali stanno andando nella direzione del carbon free, ma anche noi, come Regione, abbiamo questa intenzione, se non sbaglio, e fossil fuel free, così come del resto previsto anche dall'accordo sul clima approvato a Parigi nel 2015. Anche queste fonti energetiche saranno destinate a estinguersi proprio come avviene e sta avvenendo per il nucleare. Tre, l'ultima, che sono le fonti rinnovabili. A differenza delle fonti non rinnovabili, queste risorse sono naturalmente reintegrate in una scala temporale umana e perciò sono fonti ecologiche e non inquinanti. Attualmente queste fonti soddisfano purtroppo solo il 20% del fabbisogno energetico mondiale, ma questo dato, a differenza delle fonti non rinnovabili, è destinato a decollare nei prossimi decenni. Si prevede, infatti, che i mercati nazionali delle energie rinnovabili continueranno a svilupparsi fortemente nel prossimo decennio e oltre. Due Paesi, l'Islanda e la Norvegia, generano già tutta la loro energia elettrica utilizzando energia rinnovabile. Molti altri Paesi hanno l'obiettivo di raggiungere il 100% di energia rinnovabile in futuro: ad esempio, in Danimarca il Governo ha deciso di convertire l'energia totale, quindi parliamo di elettricità, mobilità, riscaldamento e raffreddamento, in energia rinnovabile entro il 2050. CVA è una società che produce energia da fonti rinnovabili e il suo valore, come ho già detto, è destinato a decollare proprio a seguito dell'imminente abbandono delle altre fonti energetiche e la loro sostituzione globale con quelle rinnovabili.

Partendo dal presupposto che siamo tutti consapevoli che il valore di CVA sarà destinato ad aumentare, la cosa più sconveniente da fare oggi è proprio quella di vendere anche una sola delle sue azioni nel mercato telematico azionario. Il secondo motivo per non votare CVA sono le norme di attuazione, come ho già detto all'inizio, se l'obiettivo principale è quello di tenere interamente il CVA nelle mani del pubblico, bisogna valutare quali sono le strade da seguire. Se non ci fossero strade, potrei dire: "allora probabilmente forse la quotazione potrebbe essere la soluzione a tutti i mali, ma in realtà le strade ci sono", ci hanno dimostrato che le strade ci sono. Abbiamo il potere di legiferare in materia con le norme di attuazione e le possiamo sfruttare. Il precedente presupposto può essere atteso se alle società saranno assegnate le concessioni per lo sfruttamento idroelettrico e a condizione che in futuro ci sia abbastanza acqua dopo gli usi prioritari richiesti previsti dal DEFR per produrre energia elettrica. Per quest'ultimo aspetto occorrerà fare degli investimenti significativi sull'ambiente, come, ad esempio, ulteriori dighe per lo stoccaggio dell'acqua, intervento di protezione dei ghiacciai, eccetera, investimenti veramente significativi. Il motivo o banale giustificazione con la quale la Commissione CVA si è espressa nell'intenzione di voler quotare in Borsa la società, come poi si è visto nel verbale conclusivo che ha letto il Presidente, è solo ed esclusivamente il superamento del decreto Madia e i vincoli relativi alle concessioni delle acque a scopo idroelettrico. Questi ostacoli, com'è stato sottolineato, sono superabili attraverso le cosiddette "norme di attuazione" del nostro Statuto, che nella gerarchia delle fonti sono superiori alle leggi dello Stato, come ha ampiamente esposto il professor Louvin, Presidente della Commissione paritetica, durante le audizioni in Commissione speciale CVA, riportate poi sui verbali allegati alla relazione conclusiva e quindi pubblici. Se oggi quindi occorre svincolare la società da leggi e norme, come, ad esempio, l'ostacolo del decreto Madia, che impedisce all'azienda di essere competitiva sul mercato energetico, in primis bisogna analizzare a fondo tutte le soluzioni possibili per superare questi impedimenti, ma che al contempo, ribadisco, garantiscano alla stessa di rimanere interamente nelle mani dei cittadini valdostani. Ecco, quando si parla di autonomia, ci si dovrebbe riferire proprio a questo. Abbiamo la prerogativa di emanare leggi di rango superiore a quelle statali e questa peculiarità non viene quasi mai utilizzata per il bene della nostra Regione, non basta dire: "siamo autonomisti", ma bisogna soprattutto dimostrarlo e questa è l'occasione.

Per ultimo, ma non per importanza, vorrei sottolineare che la relazione di maggioranza è stata indirizzata verso un'unica soluzione e il destino della più importante partecipata oggi è nelle nostre mani. Le decisioni che prenderemo oggi nuovamente in quest'aula quindi saranno determinanti per la più importante delle nostre società.

Presidente - La parola alla collega Pulz.

Pulz (ADU VDA) - In qualità di Consigliera di Ambiente Diritti Uguaglianza Valle d'Aosta, ho partecipato alla maggior parte delle sedute della Commissione speciale CVA, pur senza diritto di voto, non solo perché ADU VDA non può non occuparsi dell'acqua come bene comune presente persino nel suo bel simbolo, che ha questo acronimo che si riflette appunto sulle nostre acque, ma anche perché sin da ragazzina sono stata sensibilizzata al tema essendo figlia della diga di Place Moulin, come ho già avuto modo più volte di definirmi. Devo però confessarvi che è stato per me logorante vivere nella Commissione speciale CVA quei mesi in continuo stato di tensione tra maggioranza e minoranza, tensione legata soprattutto al fatto che la maggioranza ha interpretato lo scopo della Commissione, secondo noi, in senso piuttosto rigido e restrittivo, ovvero sostanzialmente come analisi dello scenario della quotazione in Borsa della compagnia CVA. Quest'obiettivo, sempre secondo noi, era chiaro prima ancora che iniziassero i lavori. È prevalsa su tutti i ragionamenti l'idea che la CVA sia una Ferrari a cui noi della minoranza vorremmo tirare il freno a mano per non lasciarla decollare secondo tutte le sue enormi e anche innegabili potenzialità, perché di fatto parliamo di un'azienda che ha un fatturato di circa un miliardo di euro l'anno, quindi una cifra che coincide quasi con il bilancio regionale. Se la questione è letta dal punto di vista dei diversi docenti, in particolare dell'Università la Bocconi, che abbiamo audito, l'obiettivo non può che essere la massima competitività dell'azienda sul mercato in modo da ricavarne più dividendi possibili. Questo è normale se ci poniamo in quell'ottica.

Vi sono anche altre tipologie di economisti - sebbene bisogna dire sempre più rari, e vedo il collega Aggravi molto interessato - che sanno farsi interpreti anche di visioni keynesiane dell'economia, quelle visioni che non credono al mito liberista dell'autoregolazione del mercato, che non credono alla famosa manina invisibile di cui già parlava Adam Smith in pieno Settecento, grazie alla quale nel libero mercato la ricerca egoistica del proprio interesse gioverebbe quasi magicamente all'interesse dell'intera società, trasformando, come diceva Smith, i vizi privati in pubbliche virtù e determinando quindi quell'equilibrio economico generale. Già il grande Carl Marx ci ha messo in guardia da simili illusioni. Un costante intervento e controllo pubblico della produzione è, a nostro avviso, anche oggi più che mai necessario: questo non significa che il privato sia per definizione sempre meno corretto ed efficace del pubblico, assolutamente no. Se il sistema capitalista privatizzerà anche la risorsa acqua, noi siamo certi che verrà prima il profitto degli azionisti e poi eventualmente la tutela dell'ambiente e del territorio, perché il capitalismo finanziario, il mercato non sono certo guidati dall'etica del bene comune, ma da quella del profitto, ovvio. Gli scandali delle banche d'affari sono lì a ricordarcelo. Non esistono investitori di buon cuore che sono qui pronti a fare il bene della Valle d'Aosta, ma esistono speculatori che puntano a dividendi sempre maggiori, com'è nella logica di chi lavora per il mercato, niente da dire. Ognuno lavora nella direzione che sceglie. Queste sono scelte fondamentali per la vita di ciascuno.

Malgrado queste posizioni che per noi sono ferme, queste posizioni prioritarie, ci siamo rivolti agli economisti keynesiani dell'Università di Torino, che esistono. Come gruppo politico ADU, abbiamo chiesto loro di aiutarci a ponderare i vantaggi e gli svantaggi della quotazione in Borsa di una società e lo abbiamo fatto molto seriamente. La principale ragione della quotazione è ovviamente di avere accesso immediato a nuovi capitali, insieme al miglioramento dell'immagine dell'azienda. L'azienda può aumentare il suo potere contrattuale, infatti, con diversi attori esterni, soprattutto ovviamente con le banche ottenendo così un maggiore accesso al credito. Le banche si fidano di più, perché, una volta quotate le società, devono sottostare ai regolamenti, lo abbiamo detto più volte in Commissione, di Borse italiane in termini di trasparenza e la struttura aziendale viene così rinforzata nel controllo della gestione, ma allora viene spontaneo chiedersi, almeno a me viene spontaneo chiedermi: "ma perché grosse aziende italiane - poniamo la Ferrero, sono molto golosa, Lavazza, Barilla - non sono quotate?". La risposta è che ci sono degli oneri e dei costi che possono anche rendere uno svantaggio la quotazione in Borsa e devono essere ben pesati, devono essere ponderati confrontandoli con i vantaggi: questo è il lavoro che abbiamo cercato di fare. Quotando una parte della società, la proprietà attuale della CVA perderebbe ovviamente il diritto a incassare una parte dei dividendi. Se è vero che questo sarà compensato però solo nel breve periodo da un incasso di denaro dovuto alla vendita di quella parte di azioni, è vero anche che nel lungo periodo questo può trasformarsi in una perdita, ciò è innegabile dato che la somma dei dividendi non verrà più incassata in toto in futuro. Risulta infatti alquanto dubbio che grossi investitori che abbiano investito milioni di euro in una società accettino poi che i dividendi non siano distribuiti, soprattutto nel caso di investimenti in aziende come quelle dell'energia, che hanno una redditività elevata e questo costituisce l'appeal principale per un investitore: questo ci hanno detto gli esperti. Questo per un'azienda con una redditività positiva costante come il CVA, almeno da quanto emerge dai bilanci, potrebbe non essere un grande affare.

In sintesi c'è da chiedersi: se è vero che le aziende si quotano prevalentemente per accedere al mercato dei capitali - e questo, Presidente, è innegabile - esiste questa immediata esigenza per CVA? L'opportunità della vendita di una parte di azioni di un'azienda redditizia e in salute è quanto meno dubbia e nel lungo periodo può portare anche a un mancato guadagno - ce lo avevano detto anche gli esperti in commissione, non è una sorpresa - che è superiore all'incasso immediato che deriva dalla vendita di una parte delle azioni. Oltre poi al diritto di incassare eventuali dividendi, gli azionisti hanno ovviamente diritto al voto nell'assemblea dei soci. L'assemblea dei soci è l'ente sovrano di una società, come sappiamo benissimo, prende decisioni strategiche, tra cui l'approvazione del bilancio e la nomina del Consiglio di amministrazione. Quotare una parte delle azioni vorrebbe dire condividere - anche questo credo che sia innegabile - le decisioni con altri enti esterni, che hanno facilmente come obiettivo esclusivo la redditività e questa non è una colpa, ma è la logica con cui si muovono le cose. L'obiettivo, invece, non è lo sviluppo della società né tanto meno gli interessi della collettività e della Valle d'Aosta tutta, che però dall'azienda elettrica viene servita o gli interessi che ispirano le scelte di politica economica della Regione.

Ammesso quindi che sia vero che la procedura di quotazione riguardi solo una parte minoritaria delle azioni della società e che la quota di maggioranza rimarrà in mano all'attuale azionista di controllo, questo implica comunque che interessi finanziari esterni non potranno essere ignorati, ci sembra un punto innegabile. A maggior ragione noi crediamo che questo aspetto debba essere valutato nel caso di una società controllata da un ente pubblico, com'è il nostro caso; una società che ha come oggetto la fornitura di un servizio pubblico, l'energia elettrica, che risponde a un bisogno di interesse generale. Il valore dell'azienda quotata sarà deciso dai mercati, o no? Il valore di un'azienda può anche mutare e può mutare in maniera molto forte, lo vediamo anche se non siamo esperti di Borse. C'è un andamento generale dell'economia che influisce chiaramente sui tassi di interesse. Se l'obiettivo futuro della Regione quindi fosse solo quello dell'espansione dell'azienda verso altri settori, magari non strettamente legati all'erogazione dell'energia elettrica, in generale l'espansione del suo business, e ammesso che le limitazioni che seguirebbero, secondo la legge Madia citata tante volte, da una non quotazione siano fondate, la quotazione potrebbe anche essere presa in considerazione. Questa notizia credo che faccia piacere al Presidente della Commissione. Noi però andiamo subito sul caso contrario - l'ho illusa... - perché le limitazioni che seguono alla quotazione dovrebbero essere prese, secondo noi, in maggiore considerazione e queste paiono indebolire di molto la scelta della quotazione: questo è il problema in fondo.

Della necessità di questa ponderazione sembrano consapevoli anche alcuni professori che sono stati auditi dalla Commissione, come già il più volte citato professor Dallocchio, che ha dichiarato - ho ripreso proprio le sue parole -: "al fine di decidere se intraprendere il percorso di quotazione, - la Regione sottinteso, non è nella sua frase - dovrebbe decidere se è disponibile a rinunciare a una parte del governo della società in virtù dell'ingresso di amministratori indipendenti e definire attentamente una politica di dividendi che tenga conto sia delle esigenze di distribuzione agli azionisti, sia delle necessità di sviluppo e investimenti della società ", questo ha detto il professor Dallocchio. In questo complesso contesto c'è anche chi sostiene che CVA debba essere quotata in Borsa perché così si potrebbe combattere la corruzione della politica data la trasparenza delle società quotate. Detto però, se mi permettete, dagli esponenti di movimenti e partiti, che sono purtroppo spesso all'onore della cronaca giudiziaria - e ne abbiamo parlato anche poco fa -, questo sa un po' di confessione o anche di un'ammissione di sconfitta. Dobbiamo sottolineare - lo abbiamo fatto anche prima - che il clima di lavoro attuale non è sereno e induce il Governo a tirare un po' a campare, come dicono al sud. Cedere il controllo delle acque, anche solo per una percentuale, equivale, secondo noi, a perdere il controllo del territorio e, per dei partiti, dei movimenti che si dichiarano fieramente autonomisti, ci pare una contraddizione in termini e, come direbbe il sommo Aristotele, il mio stupore è grande: il mio stupore personale è grande nel vedere questo ricreando polo autonomista che è compatto per la quotazione in Borsa di CVA, o almeno sembra compatto.

Allo stesso modo ci pare strano, scusate, il timore riverenziale nei confronti dello Stato, che spesso in quest'aula invece è retoricamente presentato come il nemico da combattere, concetto che sinceramente non ho mai capito. Come se la norma di attuazione dello Statuto speciale, che afferma il potere della Regione di intervenire sulle modalità e procedure di utilizzo delle acque alla quale si sta lavorando con la Commissione paritetica, dovesse essere una specie di atto octroyé, qualcosa che viene dall'alto. L'acqua è il bene comune più importante della Valle d'Aosta. Anche qui Monsieur La Palice forse non avrebbe altro da aggiungere, però è bene sottolinearlo. Abbiamo la fortuna di possedere, caso più unico che raro, tutte le centrali che operano sul nostro territorio.

Come diceva il collega Mossa, l'energia elettrica non inquina, non contribuisce al riscaldamento globale come quella a carbone, olio combustibile e metano, non contamina l'ambiente con scorie radioattive come le centrali atomiche. L'acqua dolce, lo sappiamo benissimo, sta diventando un bene sempre più prezioso e con i suoi diversi usi è indispensabile per la vita tutta del territorio. L'acqua è un bene costituente la nostra comunità, lo ricordava prima la collega Minelli. Il conflitto sulla sua gestione e proprietà è fondativo dell'autonomia regionale sin dai tempi delle éganse, ossia i regolamenti sui ru [traduzione letterale dal patois: "ruscelli"] e passando per il confronto - facciamo un po' brevemente una lezione di storia - con Casa Savoia, il regime fascista e anche la Repubblica. Non a caso su questo punto ho avuto tante occasioni di confronto quando ero all'Istituto storico della resistenza che ho diretto per tre anni con il Presidente César Dujany, che in Consiglio abbiamo ricordato con discorsi intensi e di cui tutti quanti abbiamo detto di voler seguire l'esempio, ecco, allora seguiamolo. Il Presidente Dujany ha scritto, leggo testuali parole: "il problema dell'acqua e della sua utilizzazione è stato oggetto di secolare attenzione da parte della popolazione e dei suoi rappresentanti. Oggi la CVA, la società che utilizza a fini economici le nostre acque, è un patrimonio della popolazione valdostana. Sarebbe opportuno che il suo futuro venisse dibattuto pubblicamente e deciso dai cittadini valdostani attraverso un referendum". Questo diceva il Senatore Dujany e con lui 3911 valdostani che hanno firmato la stessa richiesta.

Senza voler banalizzare o semplificare una materia importante, chi si oppone al referendum consultivo perché dice che c'è difficoltà tecnica a spiegare ai cittadini la complessa questione CVA utilizza di fatto una raffinata tecnica dei tanti Don Abbondio che sono nel mondo, che usano il latinorum per confondere e manipolare chi ignora una problematica, nulla è così difficile da non poter essere spiegato. La comunità ha il diritto e dovere di essere informata a fondo e di pronunciarsi su scelte di questa portata, ma deve poterlo fare prima che i giochi siano conclusi. Insomma, la CVA è stata creata con fondi pubblici, cioè con i soldi dei contribuenti valdostani, quindi è indispensabile chiedere il loro parere, avere questa gentilezza di chiedere che cosa pensino di un bene comune che abbiamo il dovere di tramandare ai nostri figli. Poco fa abbiamo già detto che, secondo noi, lo abbiamo ripetuto alla nausea, questo Governo è delegittimato, scosso com'è da continui terremoti, il più forte dei quali è stata sicuramente l'infiltrazione della 'ndrangheta nelle lezioni di maggio 2018. Allora viene spontaneo chiedersi con quale autorevolezza questo Governo voglia prendere in solitudine decisioni che determineranno il futuro di tutta la Valle d'Aosta.

Secondo noi - e poi concludo, perché non voglio essere noiosa, come dicevano i miei alunni - comunque il vero antagonista della comunità valdostana è in definitiva il sistema capitalista, che mira a privatizzare anche la risorsa acqua. Facciamo mente locale spostandoci un po' sul futuro. Non ci vuole proprio la sfera magica, ma possiamo immaginare tra qualche decina d'anni, a causa dei cambiamenti climatici che solo un pazzo ormai può negare, che il nostro territorio sarà colpito da siccità. Allora si dovrà decidere se privilegiare le centrali idroelettriche o gli allevatori, o agricoltori, se tenere asciutte le turbine o i campi, magari dando pure indennizzi in cambio di acqua. Bastano pochi anni perché un territorio si degradi, pochi anni di siccità, pochi anni di incuria e il territorio e l'ambiente formano la nostra comunità e la sua entità. Cito gli studi dell'Espace Mont Blanc Scénarios climatiques effettuati con la collaborazione dell'Arpa, quindi studi a cui abbiamo anche fatto riferimento in commissione. Le previsioni parlano di una riduzione delle precipitazioni fino al 20%, di siccità estive frequenti, lunghe e intense, di temperature inferiori allo zero a 2500 metri solo per due o tre mesi l'anno, con un conseguente problema di riserva di acqua dolce. Avremo un aumento della portata dei corsi d'acqua in inverno a causa della neve trasformata in pioggia e una loro drastica riduzione in autunno e in estate. Le settimane di neve pare che si ridurranno da quattro a due, ma soltanto la neve è una vera riserva di acqua e di energie. La scelta tra acque elettriche e agricole, tra ambiente e profitto non è una scelta che potremo fare tra 30 anni e questo è il nucleo del nostro messaggio. Questa scelta coincide con la decisione se privatizzare o meno CVA, ma è adesso e non domani che noi decidiamo il nostro futuro. Ecco, su questo punto io credo fermamente e sinceramente che nella Commissione speciale CVA si siano scontrati sostanzialmente due approcci, due mondi culturali... due visioni del mondo diverse e fondamentali. Con questo chiudo, almeno per il momento.

Presidente - Vi chiedo una sospensione per una Conferenza dei Capigruppo per poter decidere il prosieguo dei lavori.

La seduta è sospesa dalle ore 19:21 alle ore 19:27.

Rini (Presidente) - Possiamo riprendere i lavori. Abbiamo ancora il tempo prima della chiusura dei lavori delle 20:00 per un intervento. Ha chiesto la parola il collega Vesan.

Vesan (M5S) - Veniamo alla discussione sulla relazione presentata dalla maggioranza in fase di ultimazione dei lavori della commissione. Solo una piccola premessa relativamente ai lavori in quest'aula. Mi rendo conto che non proseguiremo i lavori ulteriormente, anche perché la soglia di attenzione è piuttosto limitata e si vede anche dalle lacune nei banchi e dallo scarso interesse sull'argomento, quindi condividiamo la proposta della Presidente di aggiornare i lavori a domani mattina. Sulla scorta di questo però ci spiace vedere che la nostra maggioranza del dialogo in fase di discussione di una relazione di commissione, che è esclusivamente di sua competenza, non essendo stata né votata, né redatta da nessuna delle forze di minoranza, non prenda la parola e non si esprima in quest'aula sull'argomento. Probabilmente si riserva di farlo con forze fresche nella mattinata di domani.

Al tempo stesso però, nonostante la presenza dei lavori in aula che così poco interessano, la maggioranza è riuscita circa 50 minuti fa a consegnare alla stampa una risoluzione sull'argomento in cui stabilisce già quale sarà la sua posizione. L'Ansa l'ha già pubblicata alle ore 18:40 e quindi anche se in quest'aula - non so gli uffici di segreteria se sono interessati a occuparsi dell'argomento - non ci hanno ancora messo a disposizione alcunché, non so nemmeno se l'abbiano ricevuta, la stessa risoluzione della maggioranza è pubblicata su una notizia Ansa. Da un punto di vista dell'attività della maggioranza e del dialogo, questa risoluzione della maggioranza che chiede le cose alla Giunta forse non rispecchia così tanto questo dialogo in aula, ma rispecchia esclusivamente un dialogo un po' interno alle solite ora ricomposte 18 persone.

Probabilmente il fatto di non andare in notturna è anche per darci il tempo di prendere possesso di questo documento, chissà... Le discussioni sulle risoluzioni però le faremo di volta in volta ognuna e quindi, quando finalmente avremo il testo, avrò la possibilità di affrontarla. Volevo solo stigmatizzare l'atteggiamento della maggioranza che sulle nostre risoluzioni che vengono presentate con giorni e giorni di anticipo si esprime, discute sulle modalità e sulle proprie decisioni fatte esclusivamente come maggioranza che dà indicazione alla Giunta... e la maggioranza che dà indicazioni alla Giunta, scusatemi, mi fa quasi un po' ridere...

Veniamo invece al tema della relazione in sé e per sé. È stato dichiarato ripetute volte, sia dal Presidente della commissione che dai rappresentanti di CVA in fase di discussione all'interno della commissione che il vero grande terribile problema della Madia è che operando in ambito pubblico CVA ha perso decine e decine di opportunità di investimenti e di operare sul mercato, perché dipendendo da questo Consiglio i tempi di approvazione delle sue proposte di investimento, sono assolutamente incompatibili con la situazione del mercato di riferimento. Signori, è stato citato anche espressamente un arco temporale, che era l'anno 2018 e i primi due mesi del 2019. In questo arco temporale io ho partecipato a molti lavori di commissione e a tutte le sedute dell'aula e mai una volta ho visto un atto che questo Consiglio Valle non si è preso la briga di affrontare in tempi ragionevoli per quello che riguarda l'investimento di CVA. Tutte le volte che citiamo questi super mega investimenti che ci perdiamo le migliaia e migliaia di euro che ogni 30 secondi vengono tristemente sprecati dalla nostra società di riferimento... mi sarebbe piaciuto che ci fosse anche qualche dato su questo argomento. I dati non sono stati tirati fuori in occasione delle audizioni in commissione e non sono neanche stati tirati fuori all'interno della relazione. Questo non ha impedito comunque alla maggioranza di ribadire questo gravissimo problema di incompatibilità sulla gestione pubblica di CVA rispetto al suo possibile successo sul mercato.

Un'altra, secondo noi, enorme lacuna per quello che riguarda questa relazione che abbiamo discusso ed evidenziato anche in sede della commissione, ma sulla scorta della quale ci siamo visti regolarmente smontati con dichiarazioni del tipo: "non è di competenza di questa commissione, il mandato riguarda altri argomenti", ma è difficile dover valutare e anche confrontarsi con gli esperti quando alcuni degli argomenti relativi espressamente alla quotazione in Borsa non vengono nemmeno vagamente accennati... quale sia la volontà di questa maggioranza, che riprendendo un atto già del 2016 sulla quotazione in Borsa... mette su questa Commissione, organizza tutta quest'audizione, tutto in streaming... proprio tutte no, ma insomma forse due giorni siamo riusciti a farlo... allora quale destino hanno le risorse derivanti dalla quotazione in Borsa di CVA? Risposta? Chi lo sa! Saranno rinvestite nella società? L'esperto bocconiano di quotazione in Borsa, nominato dalla maggioranza, Dallocchio ha detto: "beh, certo che se queste risorse non le reinvestite nella società, le azioni non ve le compra nessuno", questo lo ha detto. Io non l'ho visto nella relazione questa pericolosa mancata rispondenza alle sue indicazioni, al tempo stesso non solo non sappiamo che destino avranno questi soldi, ma quale quota di CVA mettiamo in Borsa? Perché poi la chiamiamo tutti quotazione in Borsa, ma vuol dire che vendiamo una parte della nostra proprietà. Quale quota vendiamo ad altri della nostra proprietà? L'indicazione è: o facciamo un mercato telematico azionario base, o facciamo il mercato telematico azionario STAR. Anche questo è stato dichiarato dal Presidente della commissione, che ci ha letto queste due opzioni e possibilità. Ecco, queste due opzioni hanno indicazioni relativamente simili. Quello che cambia tantissimo è la quota minima di flottante, cioè la quota di proprietà delle azioni di cui si deve disfare la Regione autonoma Valle d'Aosta. Questa quota nel caso del MTA semplice è il 25%, nel caso della quotazione con regime STAR diventa un minimo flottante obbligatorio del 35%.

La scelta se dare via un terzo o un quarto, mica noccioline, di una società che vale un miliardo l'abbiamo già presa e su questo ci siamo confrontati con gli esperti che abbiamo consultato? No, non lo abbiamo fatto. Lo decidiamo poi dopo. Intanto decidiamo cosa fare, poi decidiamo come e quanto farlo. Queste sono lacune di trasparenza molto forti e molto gravi. Sono proprio quelle che lo stesso Dallocchio ha evidenziato come preclusioni per poter andare avanti con la quotazione in Borsa.

Sulla scorta di questo la maggioranza nel frattempo prepara una risoluzione in cui dice: "okay, andiamo avanti, quotiamo in Borsa". Forse all'interno di questa risoluzione vedremo la risposta a queste decisioni e a queste scelte. Intanto però prendiamo atto, abbiamo fatto i lavori della commissione senza avere nessun tipo di indicazione o di informazione su questo importantissimo elemento, perché il risultato della quotazione in Borsa è soggetto a infinite variabili, come ci ha detto il nostro esperto di società Aggravi pochi minuti fa. Questi due dati, cioè se i soldi saranno spesi dalla Regione, se i soldi finiranno in mano a Finaosta o se i soldi saranno reinvestiti dalla stessa società, cambiano drasticamente il risultato della quotazione in Borsa. Noi, almeno noi in quest'aula, di questa cosa non sappiamo niente. Probabilmente c'è già una comunicazione fra maggioranza e Giunta che lo decide. Forse ce ne farete parte naturalmente dopo che avrete presentato il vostro comunicato agli organi di stampa.

L'ultimo punto è relativo alla mozione già approvata in quest'aula sulle norme di attuazione. Su richiesta della minoranza si era estesa la possibilità di discutere le norme di attuazione non solo sui sistemi di concessione, quindi sulla possibilità di gestire in modo autonomo e flessibile la concessione con affido diretto a una società piuttosto che a un'altra, che era un argomento fondamentale, ma che è rimasto purtroppo l'unico a cuore della maggioranza... perché la maggioranza, una volta che ha deciso che vuol quotare in Borsa e che tira su i soldi da questo... poi diventa un problema secondario ma da risolvere in qualche maniera il fatto che poi CVA possa comunque continuare a operare.

In quest'aula presentiamo questa possibilità in modo assolutamente limitato, quando abbiamo espressamente richiesto di estendere il mandato alla Commissione paritetica alla gestione delle società interamente pubbliche che si occupano di servizi idroelettrici. Su questo argomento, almeno nell'estratto pubblicato dall'ansa, questa parte è ormai svanita, perché che ci frega di chiedere alla Paritetica di lasciarci CVA interamente pubblica quando in fondo abbiamo già deciso che i soldi di quella vendita in qualche maniera ci servono a far qualcosa che "non ve lo diciamo, ve lo diremo un'altra volta".

Vengono invece espresse da questa relazione della Commissione della maggioranza delle preoccupazioni sul fatto che questa norma di attuazione possa avere dei problemi, perché naturalmente noi, veri autonomi valdostani, vogliamo assolutamente che CVA rimanga completamente nostra per poter fare quello che vogliamo, ma sicuramente da parte governativa questi ci metteranno i bastoni fra le ruote, abbiamo chiesto espressamente in commissione di sentire anche la parte governativa della Paritetica per vedere quale sviluppo possa avere questa cosa e ci è stato detto di no, che va già bene se sentiamo i nostri rappresentanti regionali. Addirittura nella relazione presentata dal Presidente Nogara è stato citato il fatto di avere ascoltato il Presidente della Commissione paritetica quando proprio in fase della sua audizione il professor Louvin non era il Presidente della Paritetica. Quando abbiamo chiesto di risentirlo finalmente nel pieno possesso dei suoi poteri, ci ha detto che non era il caso, poteva essere sentito un'altra volta e con qualche altra commissione, perché i compiti della commissione che si doveva occupare di questo erano ormai esauriti. Veniamo invece a quello che può essere la posizione del Governo, che non abbiamo mai vagliato. Anzi, nella relazione abbiamo scritto, non so sulla scorta di cosa, che potrebbe essere una cosa problematica.

In data 16 febbraio è stato approvato in Parlamento un ordine del giorno che impegnava il Governo. Quest'ordine del giorno ha avuto il parere favorevole del Governo e quindi non è stato nemmeno posto in votazione, perché il Governo si è espresso favorevolmente. Questo impegno del Governo così cita: "impegna il Governo a valutare l'opportunità di assumere, per quanto di competenza, successive iniziative al fine di includere anche la possibilità di affidare le concessioni idroelettriche senza gara a società interamente pubbliche con il fine primario di porre al centro dell'interesse aziendale sia le esigenze dell'ambiente, sia tutte le conseguenze ed esternalità a esse collegate, senza escludere dagli obiettivi aziendali l'efficienza economico-tecnica". È un ordine del giorno. È come una delle mozioni che approviamo noi, però è un ordine del giorno... che ha già avuto l'okay da parte governativa. Tutta questa preclusione da parte del Governo nazionale nei confronti dell'approvazione di una norma di attuazione che ci dica che ce la possiamo tenere tutta CVA quindi io negli atti non la vedo. Avrei voluto approfondirla e che la Commissione si confrontasse anche con la parte governativa, ma la Commissione ha deciso che il confronto con la parte governativa non interessava, probabilmente perché i lavori della stessa erano già conclusi e già fatti nel giorno stesso del suo insediamento.

Presidente - Mancano 20 minuti al termine dei lavori. C'è eventualmente spazio ancora per un intervento. Ha chiesto la parola per il secondo intervento il collega Lucianaz.

Lucianaz (LEGA VDA) - Solo rapidamente visto che ci siamo letti questa fantastica risoluzione. Ringrazio il collega Nogara per l'averci anticipato, visto che questo doveva essere il dibattito sulle scelte da fare sul futuro della CVA. La scelta è già stata fatta. Ringrazio per la sensibilità che lei e i membri della maggioranza hanno per quest'Assemblea. Non immaginavo assolutamente di trovare una risoluzione già pronta prima di terminare il dibattito, quindi visto che in commissione non si è mai potuto dibattere giustamente, è una sua scelta, prendo atto del vostro modo di condurre i lavori, non me lo immaginavo.

Presidente - La parola al collega Manfrin.

Manfrin (LEGA VDA) - Intervengo aggiungendo davvero poco a quello che hanno già bene espresso i miei colleghi, soprattutto il collega Aggravi che ha ben illustrato la nostra posizione, visto che ha già introdotto il tema anche il collega Vesan per ricordare un po' il surreale dibattito che c'è stato nella Conferenza dei Capigruppo dove qualcuno ci ha spiegato che discutere della relazione e di tutti gli ordini del giorno presentati era meglio farlo tutti assieme perché la gente così capiva di più: questa è stata la spiegazione. È stato, io credo, un meraviglioso esempio della volontà di inquinare e soprattutto di non far comprendere alle persone che stanno al di fuori di questo Palazzo, che magari seguono il Consiglio regionale, che cosa si sta decidendo sul futuro di CVA in questo momento.

Ha detto bene il collega Lucianaz: la scelta voi l'avete già fatta. Questa risoluzione ne è la prova effettiva. Ancora più divertente è stato l'assistere a quello che è successo sempre durante la Conferenza dei Capigruppo dove il collega Bianchi, parlando con la collega Morelli, guardava con preoccupazione alla discussione suddivisa per singole risoluzioni e invece la collega Morelli diceva: "no, ma va bene così, non c'è problema, perché tanto il nostro ordine del giorno si discute per ultimo". L'importante non è tanto la discussione, quella su cui si era incentrato, appunto, tutta la questione della Conferenza dei Capigruppo. Si voleva che ci fosse un dibattito pieno, approfondito, importante, ricco, pieno di spunti, eccetera. L'importante non è quello... tant'è vero che ho detto: ma scusate, fatemi capire, perché voi aggiungerete qualcosa durante il dibattito, cioè la relazione ce l'abbiamo, è stata... è lì agli atti. Qualcuno della maggioranza ha detto: "beh, mica leggeremo la relazione" e invece è quello che è successo, peraltro anche sforando i tempi che sono concessi all'interno di quest'aula, cioè si è letta tutta la relazione, ne eravamo già al corrente. Dicevo, l'importante per voi non è arricchire il dibattito, discutere, quali sono gli argomenti, quali sono gli spunti, quali sono le direzioni, è presentare l'ultimo ordine del giorno, quello che in teoria dovrebbe chiudere il dibattito dicendo: "Vedete? L'abbiamo portato a casa. Questo è un nostro risultato, lo rivendichiamo con forza. Abbiamo ottenuto questa nostra bella risoluzione".

Su questo mi sento di dire una cosa. Mi spiace che non ci siano i colleghi di Rete di salvataggio Civica, che oggi hanno salvato la maggioranza, ma nel momento in cui questa decisione verrà fatta, questa decisione verrà presa per questa grande azienda, è evidente che se sarà una decisione che non piacerà a loro, purtroppo dovranno prendere atto di essere stati loro i fautori di questa decisione, quindi tutti i bei proclami che abbiamo ascoltato prima, tutte le belle parole, tutte le volontà future: "dobbiamo lavorare, non è il momento delle elezioni", hanno un punto di caduta - che piace tanto al collega Chatrian, che non vedo - in questo, cioè voi avete legittimato... mi fa piacere vedere la collega Minelli... avete così legittimato definitivamente la possibilità di questa maggioranza di fare quello che più si ritiene opportuno con CVA e anche quello che si è già cominciato a fare: ad esempio, andare nei vari incontri pubblici a promettere ovviamente sempre gli stessi soldi: "cosa volete fare con questo comprensorio? Dalla quotazione di CVA avrete questi bei milioni di euro"; "cosa volete fare? Un altro comprensorio? Ma certo, abbiamo la quotazione di CVA e vi arrivano i soldi anche a voi". Mi piacerebbe che venisse riportato anche dagli organi di informazione per far fare un pochino di attenzione a coloro che ricevono già questo anticipo di campagna elettorale, questo gustoso anticipo di campagna elettorale, l'altro pezzo è già stato giocato con l'assunzione dei forestali. Sapete che quando si toccano questi temi qua è evidente che la consiliatura è arrivata alle sue fila, alle sue trame diciamo.

È utile informare le persone che ascoltano i lavori di questo Consiglio per avvertirle, appunto, del pericolo di magari scegliere, magari votare un determinato movimento che fa certe promesse, che assicura l'arrivo di certi fondi con una determinata provenienza e, purtroppo, dicendogli l'amara verità, che non sono altro che gli ennesimi acquirenti del Colosseo, che è già stato venduto altre mille volte e comunque non è nella disponibilità di essere venduto. È importantissimo quindi affermare questo, ma soprattutto assolutamente importante dire alla collega Minelli che tutto quanto accadrà e tutto quanto verrà deciso da questa maggioranza di negativo rispetto alla quotazione di CVA sarà soltanto vostra esclusiva colpa e responsabilità.

Presidente - La parola al collega Bianchi.

Bianchi (UV) - Per fatto personale. Principalmente spiego il fatto personale, nel senso che ci ha parlato appunto di cosa ci eravamo detti nella Conferenza dei Capigruppo e quindi volevo spiegare a chi ci ascolta qual era l'organizzazione dei lavori che la maggioranza avrebbe voluto avere ed è successo, cioè vale a dire, come maggioranza, pensavamo che sarebbe stato opportuno, dopo la presentazione della relazione del Presidente della Commissione speciale CVA, che non ha letto la relazione, perché sennò mezzora non sarebbe bastata, ha letto i punti che a suo dire erano più interessanti per aprire la discussione... Durante la Conferenza dei Capigruppo abbiamo detto: "sono già state presentate 7-8 risoluzioni, sicuramente ne verranno presentate altre", quindi sarebbe stato opportuno come organizzazione dei lavori fare la relazione da parte del Presidente della Commissione e poi esplicitare e spiegare a tutti, anche a chi ci ascolta, tutte le risoluzioni, così ci sarebbe stata una discussione tranquilla dove chiaramente ci sono dei posizionamenti diversi che erano già emersi anche in commissione. Non è quindi questione di strategie o niente. Non si è voluto fare questo, non si è fatto. È chiaro che poi la maggioranza avrà il diritto di presentare le risoluzioni e di chiarire qual è la posizione della maggioranza. A dimostrazione che avevamo detto: presentiamo prima le risoluzioni, perché nei vari interventi avremo modo di intervenire sulle singole risoluzioni presentate in maniera che ognuno sosterrà la propria posizione. Questo non si è voluto fare, però si sono fatti gli interventi, non dico da parte di chi sennò causo di nuovo un fatto personale, ma in ogni caso si è tirata in ballo una risoluzione. Nessun intervento. L'abbiamo presentata come sono state presentate altre risoluzioni. Dico bene? Non è che si è voluto fare strategia. Era solamente una metodologia di organizzazione dei lavori. Questo dimostra che se avessimo fatto l'organizzazione dei lavori che proponevamo, vale a dire relazione con risoluzioni e poi discussione generale, molto probabilmente non succedeva quello che è successo. Non si è voluto fare e questo è il risultato. Non è da imputare alla maggioranza il fatto che ha già deciso o no. Ha presentato una risoluzione. Andrà esplicitata e andrà votata, lì poi si vedrà.

Presidente - Ha chiesto la parola il collega Nogara.

Nogara (AV) - È solo per fatto personale per quanto ha detto il Consigliere Lucianaz nei miei confronti. Forse, collega, lei non ha capito come funzionano le cose. Ho visto che lei ha firmato sette risoluzioni. Io ho firmato una risoluzione, che era la risoluzione che abbiamo condiviso con la maggioranza. Non ha niente a che vedere con la Commissione speciale, forse lei non ha ancora capito questa cosa. In Commissione speciale noi abbiamo tanto audito, abbiamo anche discusso, ma questa risoluzione non c'entrava assolutamente niente con la Commissione. Lei mischia le pere con le mele, come al solito.

Presidente - Non ci sono altre richieste di intervento. Sospendiamo i lavori del Consiglio regionale. La seduta è riaggiornata a domani mattina alle ore 9.00. Buona serata.

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La seduta termina alle ore 19:53.