Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 2157 del 7 giugno 2016 - Resoconto

OGGETTO N. 2157/XIV - Discussione sulla nuova situazione politica. Discussione generale congiunta dell'accettazione delle dimissioni rassegnate dal Consigliere Marco Viérin dalla carica di Presidente del Consiglio, dai Consiglieri David Follien e Andrea Rosset dalla carica di Vice Presidente del Consiglio e dai Consiglieri Stefano Borrello e Chantal Certan dalla carica di Segretario del Consiglio regionale e loro sostituzione, e della comunicazione e presa d'atto delle dimissioni rassegnate dal Signor Antonio Fosson dalla carica di Assessore alla sanità, salute e politiche sociali e elezione del nuovo Assessore.

Viérin M. (Presidente) - La parola al Presidente della Regione.

Rollandin (UV) - Credo che oggi le quattro forze politiche abbiano fatto una scelta progettuale importante e debba essere presentata la base di questo programma, che vi è stato distribuito nelle sue forme essenziali, per spiegare quali sono le ragioni. Le quattro forze hanno fatto una scelta dopo un lungo percorso collegato alla costruzione del programma che voi avete, quindi si è voluto insistere sull'esigenza di fare delle scelte condivise. Io credo che quella che è stata fatta sia una scelta ambiziosa, coraggiosa, rispettosa e difficile.

Ambiziosa, perché abbiamo cercato di evidenziare l'esigenza di accelerare le procedure per dare delle risposte rapide e concrete sui problemi del lavoro, dei giovani e dei disoccupati. Ambiziosa perché è in controtendenza. Mentre da parte di tanti - lo vediamo a livello nazionale - c'è una "politica spezzatino", dove tutte le forze si dividono, diventano sempre più delle branche, si fanno scelte individuali o liste civiche, qui abbiamo scelto di unire e di mettere insieme. Credo che questo sia assolutamente in controtendenza e sia una scelta che va nella logica di fare un progetto a medio e lungo termine: non è una scelta solo per domani, ma è nel tempo, che deve premiare queste possibilità operative.

Coraggiosa, perché non è contro qualcuno. Voi lo vedete nel programma: ci sono solo progetti, prospettive che vanno a favore di, che sono legate a esigenze conclamate, che sono connesse a una serie di linee di programma che incideranno profondamente nel tessuto produttivo e costitutivo della nostra regione.

Rispettosa: credo che questo abbia un significato particolare. Noi ci troviamo nella seduta consiliare di oggi a sancire questo accordo a pochi giorni dalla festa della Repubblica e dal settantesimo della Resistenza. Durante queste giornate abbiamo sentito declinare, da parte delle più alte autorità, il significato e il senso non solo della Repubblica, ma anche della scelta fatta da tanti, soprattutto nell'ambito della lotta per la libertà e per i valori principali: libertà e autonomia. Noi a questi valori ci ispiriamo ed a queste proposte vogliamo dare un senso. Vogliamo veramente sottolineare l'importanza di essere collegati con questi principi, coscienti e rispettosi della lunga esperienza che noi abbiamo oggi ereditato da chi ha vissuto in prima persona quei fatti.

Difficile, perché noi lo facciamo in un momento ancora critico. Sappiamo che la crisi cominciata nel 2008 ha avuto tutta una serie di ricadute molto negative su tutti i settori e, malgrado siano passati molti anni, noi abbiamo ancora dei problemi aperti. Abbiamo ancora una situazione economica difficile: piccoli passi dello "zero virgola"; la crescita e l'occupazione un giorno avanzano di un tot, ma il giorno dopo c'è di nuovo un passaggio che ritorna a mettere in evidenza l'urgenza di unire le forze, per lavorare insieme con un progetto condiviso. Un progetto che parte da basi solide e da un'analisi fatta con grande puntualità e questo programma serve da rete e da collante delle disponibilità a lavorare insieme, per sfidare un periodo ancora molto critico.

Credo che questo sia volutamente fatto in tempi non sospetti, perché non siamo alla vigilia di elezioni di nessun tipo, ma siamo in un periodo in cui si può e si deve lavorare con la coscienza del clima a cui andiamo incontro, sapendo che dobbiamo fare l'impossibile per cercare di rispettare il programma che noi vi stiamo sottoponendo.

Credo che tutto questo sia nelle corde di chi sa guardare un po' più lontano. Non ci siamo sottratti a una discussione aperta con tutti, all'interno e all'esterno, spiegando le nostre ragioni e il perché noi vogliamo fare questo passaggio importante, che deve poter sbloccare una serie di situazioni.

Le défi que nous avons présenté est lié aussi aux exigences de nous trouver face à des obligations, dans le but d'être à même de surmonter certaines difficultés et surtout de travailler d'une façon correcte et constructive pour la macro-région alpine. N'oublions pas que dans ce sens il y a un engagement précis et ponctuel. L'avenir de notre région, toute petite mais entièrement alpine, est dans un développement que nous voulons très lié à l'environnement et à une attention spécifique au fonctionnement des différentes usines, de notre production, afin qu'elle soit respectueuse du milieu et aille dans la direction d'utiliser des énergies renouvelables. Tout comme nous avons déclaré notre région OGM free, nous la voulons déclarer région à totale production d'énergie non polluante.

Je crois que c'est dans ce sens qu'on ira et qu'on a imaginé les perspectives que nous avons prévues dans ce programme, qui va dans la direction d'une circulation plus respectueuse, par l'utilisation du système électrique pour les voitures et pour tous les transports. En outre, le programme va dans la direction d'avoir des usines qui puissent utiliser uniquement l'énergie hydroélectrique. Celui-ci est un point très important, d'un label que nous essayons de faire passer à tous les niveaux.

Dans le secteur agricole l'expérience du bio, qui a été évoquée à maintes reprises, doit être relancée dans l'ensemble de notre région. Les produits doivent avoir ces caractéristiques pour relancer l'activité et la production dans un secteur qui est en difficulté. Ce que nous demandons à nous tous, pour essayer de donner des réponses, est justement de travailler dans cette direction.

Le thème important est le respect de nos caractéristiques et là évidemment il y a un autre défi important. Si on aura la possibilité de toucher au Statut, l'autre aspect important sera celui d'être préparés, avec une commission spéciale qui sera mise en place pour travailler en tant que constituante, comme d'autres Régions l'ont fait, dans le sens de préparer le terrain pour des propositions à présenter, dans le cas où on aurait la possibilité d'avoir l'entente qui est prévue dans la réforme de la Constitution.

Ce sont des engagements très importants, surtout pour ce qui est de notre Statut et des règles qui s'ensuivent. Il y a le thème de la zone franche, dont on a déjà discuté dans cette salle, qui est un des points qu'on doit soutenir, compte tenu des retombées sur les entreprises et sur la possibilité d'avoir davantage d'installations dans notre région, comme nous sommes en train de voir dans ces derniers temps. C'est un moment important, qui va marquer une différence substantielle avec ce qui se passe ailleurs. Pour notre région le problème est celui d'avoir un label spécifique pour démontrer l'attitude générale, aussi bien au niveau régional qu'au niveau des Communes, pour pouvoir travailler dans cette direction.

Voilà le sens qui va marquer cette action qui sera menée dans les années à venir. Je ne reprends pas tous les aspects point par point, car vous avez la copie du programme dans son ensemble. Dans les différents chapitres on a énoncé les points. Sur certains points il y a encore un développement à faire dans les différents secteurs.

Un aspect qui va caractériser l'ensemble de ces travaux est celui d'être à même de garantir, en tant que forces autonomistes, la valorisation de l'administration régionale, qui va toucher tous les secteurs et qui doit permettre de surmonter la crise qui malheureusement est encore plutôt évidente.

Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Cognetta. Ne ha facoltà.

Cognetta (M5S) - Ho letto di corsa questo programma di nuova legislatura, perché mi è stato appena consegnato. Vi auguro innanzitutto buona fortuna, perché con tutti questi punti da fare in due anni, ne avrete tanto bisogno. Probabilmente vi servirà un minimo di realismo: ci sono qui delle cose che se non siete riusciti a fare in tre anni e nei prossimi due sarà impossibile che riusciate a farle. Come elenco di intenti è certamente migliore di quanto fu presentato all'ingresso del PD in maggioranza: quella era una paginetta, qui ne avete scritte quattro; c'è un certo miglioramento. Un miglioramento direi non sostanziale, perché sono solo enunciazioni. Faccio un esempio su tutti: punto 2 "Modifiche e adeguamenti della legge elettorale e del sistema elettorale per il 2018. Preferenze, sistema di voto, referendum", che detto così vuol dire tutto e niente. Se vuol dire che andiamo verso una sola preferenza, noi voteremo non a favore, ma di più: se scegliete di fare una preferenza, il voto nostro ce l'avete! Se invece volete passare da tre a cinque preferenze, forse non saremo così d'accordo.

Io credo che se questo è quello che fate per il bene dei valdostani, sono cose che i cittadini reputeranno ottime, tipo il punto 12: "Autostrade costi e gestione". In effetti, l'autostrada costa troppo e qui non è specificato se i costi sono abbastanza o se possono ancora aumentare. Speriamo non aumentino ancora, ce lo auguriamo. E via via tante altre cose che leggo tipo il punto 26: "Attuazione della regionalizzazione del catasto". Ricordo con precisione che in quest'aula ne abbiamo parlato noi, quindi se lo fate ben venga. Ci avevate detto però che non saremmo riusciti a farlo. Però se ci riusciamo, per carità!

Noi non entriamo nel merito delle questioni di persone che vanno e vengono, perché sapete benissimo che la cosa ci affascina molto poco. Quello che però vorrei dirvi e dire a tutti, soprattutto a chi si accinge a entrare in maggioranza e quindi a ricoprire un ruolo di governo, è che al di là delle questioni politiche e di ciò che è stato promesso e poi fatto o non fatto - sono tutte questioni che sinceramente non interessano - io credo che si faccia finalmente chiarezza su chi è in maggioranza e chi è in opposizione. Questa direi che è l'unica cosa che apprezzo.

Io sono sempre stato convinto che noi fossimo la vera e l'unica opposizione, mentre altri invece si erano posizionati in un certo contesto semplicemente per questioni politiche. Una forza di opposizione non fa sconti a nessuno, mai. Una forza di opposizione guarda le cose al di là delle questioni politiche e delle convenienze personali: guarda i fatti, li legge secondo la propria prospettiva, dopo di che decide se sono giusti o sbagliati. E se sono sbagliati li denuncia in maniera chiara, non per convenienza. Valuta l'opportunità di certe scelte, dopo di che decide: noi questo siamo.

Fortunatamente il presidente Rollandin non ha detto che siamo l'antipolitica. Questo mi fa piacere, perché anche i risultati nazionali dicono chiaramente che siamo tutt'altro che l'antipolitica: noi siamo la politica di questa nazione! E lo saremo anche di questa regione, a breve, grazie a voi. Noi stiamo già lavorando per diventare forza di governo reale e per mandarvi a casa tutti quanti, perché l'unica cosa che potete fare voi è andare a casa. Con lo spettacolo che date oggi, l'unica cosa che potete fare per il bene dei valdostani è andarvene. Certo, ci sono le elezioni, non siete usciti dal bussolotto della Champions - come dico sempre - e siete qui perché le persone vi hanno votato, come hanno votato noi. Ma sapete benissimo che le persone si stanno svegliando e ne hanno fin troppo di tutto questo: hanno problemi enormi, giganteschi che noi non controlliamo.

Abbiamo una sanità che non funziona, assessore Fosson, ma indipendentemente dalla sua persona: vedremo se chi la sostituirà sarà capace di renderla migliore di ciò che è oggi. Assessore Rini, abbiamo una scuola che non vuole fare ciò che lei pervicacemente cerca di fare, e lei lo sa. Ma a lei non importa nulla e continua a fare ciò che crede, pensando che questo sia il bene dei valdostani e della scuola, che invece andrebbe fatto con l'accordo dei docenti, come le ho detto. Così come nella sanità andrebbe cercato l'accordo con i dottori, con gli infermieri e così via. Per non parlare del discorso delle privatizzazioni. Vogliamo parlare dell'agricoltura, assessore Testolin? Io spero che finalmente faccia qualcosa per l'agricoltura, anziché tagliare e tagliare. Un passaggio bellissimo invece è riservato a lei, assessore Donzel: il fatto che saranno ricercati finanziamenti europei nuovi e in maniera più importante, cosa che abbiamo già detto noi da tempo e per cui non è stato ancora fatto nulla. Soprattutto non è stato fatto un qualcosa che potrebbe essere d'aiuto ai valdostani che vogliano accedere a questi fondi. Sappiamo benissimo com'è la situazione e non è ancora stato fatto nulla.

Io mi auguro che con una maggioranza a ventotto riusciate a fare qualcosa finalmente, perché se nemmeno in ventotto ci riuscirete, non lo so veramente: cosa dovranno pensare quelli che sono fuori di qui? Noi abbiamo il massimo rispetto per le istituzioni, lo sapete, e io in particolar modo ho sempre difeso questo Consiglio da qualunque attacco, soprattutto interno, per delegittimarlo e specialmente per rivalutare il ruolo di noi consiglieri. Spero che con la prossima tornata e con il prossimo Ufficio di Presidenza, perlomeno questo lo otterremmo: il rispetto per questa istituzione fino in fondo. Io credo che sia giunta l'ora che vi cominciate a passare la mano sulla coscienza e a fare veramente qualcosa per il bene dei valdostani, non a chiacchiere, ma dando delle risposte vere, reali, concrete ai cittadini.

Non vorrei neanche cominciare il discorso del Casinò, perché sarebbe troppo lungo. Quindi auguri davvero, dal profondo del cuore. Finalmente decidiamo chi è maggioranza e chi è opposizione e veramente valutiamo fino in fondo il peso specifico di ognuno di noi qua dentro.

Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Ferrero, ne ha facoltà.

Ferrero (M5S) - Come ha detto già il collega, il programma di governo che ci è stato fornito è una semplice enunciazione probabilmente fatta questa notte, mentre si decidevano gli ultimi aggiustamenti delle poltrone. Un documento assolutamente vuoto, in cui non si capisce quale sia esattamente la posizione della nuova maggioranza sulla questione del referendum e sulle riforme costituzionali: era importantissimo, ma questo non viene detto. Si parla di apertura di una fase negoziale con lo Stato, ma questo lo sappiamo che ci sarà: non è che viene deciso da voi, perché è stabilito nella riforma costituzionale. Invece qui ci voleva un'indicazione che fosse più precisa.

Si parla di "nuova legge sugli appalti e contratti che valorizzi la territorialità": cosa vuol dire? Sappiamo bene che siamo vincolati da norme europee che, riguardo ad appalti di una certa entità, non possono essere derogate. Vogliamo fare il Principato valdostano? Magari, adesso che siete tutti assieme, si può anche fare il tentativo. Sappiamo bene che questa è un'enunciazione che vale sostanzialmente zero.

"Un piano di investimento per una moderna ferrovia, nuovo contratto di servizio". I trasporti su rotaia sono già stati tracciati per i prossimi anni: sono i treni bimodali che fino ad alcuni mesi fa venivano osteggiati da chi oggi entra in maggioranza. Io spero presto di vedere un treno elettrico che da Pont-Saint-Martin vada fino addirittura a Courmayeur, con capostazione magari qualcuno del UVP e capotreno il presidente Rollandin. Io spero si riesca a fare una cosa del genere. Sarebbe una cosa interessante, ma utopistica.

"Revisione progettuale per la realizzazione della nuova sede ospedaliera con interventi di valorizzazione del sito archeologico", anche questa è un'ovvietà! Si è trovato un sito archeologico di importanza europea e voi scrivete che bisogna rivedere il progetto dell'ospedale. Lo sapevamo già un anno fa dai verbali della commissione che si era riunita.

"Legge sulle società partecipate, - questa è la più bella - progressiva riduzione delle società oggi esistenti con accorpamenti e chiusure". All'ordine del giorno del Consiglio di oggi c'era la vostra legge sulle partecipate: non potevate già inserire anche questi punti? Cos'è cambiato?

Il punto 23 direi che è il migliore: "gestione Casinò, mantenimento della proprietà pubblica, con valutazione di un modello di gestione privata". Lo teniamo pubblico o privato? Non si capisce, perché non si deve capire, in quanto questo non è un programma.

Il Movimento Cinque Stelle sin dall'inizio non aveva accordi preelettorali con nessuno, non ha avuto accordi postelettorali con nessuno, voi vi siete fatti le vostre alleanze, vi siete fatti i vostri percorsi e noi siamo stati sempre distaccati e poco interessati a quello che accadeva. Di fatto, oggi si completa un colpo di mano nei confronti degli elettori che avevano espresso la volontà di cambiare quel sistema, che potremmo definire il "sistema Rollandin", e che invece oggi con l'ingresso in maggioranza delle sette pecorelle smarrite del UVP, viene di fatto puntellato fino alla fine della legislatura. Cosa sia successo nel frattempo, non lo sappiamo. Di certo, da questo programma si evince che sostanzialmente a livello di obiettivi da raggiungere non c'è nulla di nuovo, c'è il vuoto assoluto che viene riempito come al solito dalle poltrone. Due poltrone riempiono il vuoto assoluto. Per carità, sono due poltrone importanti, ma attenzione: anche in questo caso - com'era già successo in passato - una delle poltrone che viene attribuita è quella della Presidenza del Consiglio, che dovrebbe essere al di fuori di qualsiasi gioco spartitorio politico. Nel momento in cui il Presidente del Consiglio diventa semplicemente un rappresentante che deve ricoprire una poltrona da assegnare a qualcuno che entra in maggioranza, ecco che perde la sua valenza istituzionale.

Il presidente Rollandin ha parlato della "politica spezzatino": non bisogna spezzettare, bisogna essere tutti assieme. Oggi si inaugura la "politica minestrone", il minestrone autonomista buono in tutti i momenti dell'anno. Questo può essere servito: il minestrone si sta completando con nuovi ingredienti, il primo dei quali è stato l'ingresso del PD, adesso quello del UVP. I signori del UVP se la vedranno con i loro elettori, perché io stamattina e anche ieri ho riascoltato alcune delle frasi che venivano dette solo alcuni mesi or sono quando il PD stava entrando in maggioranza, oppure le frasi dette in campagna elettorale. Effettivamente qualcosa è veramente cambiato, ma io e probabilmente anche il mio collega non ce ne siamo accorti: il presidente Rollandin è un uomo nuovo, completamente cambiato; il "sistema Rollandin" è stato completamente trasformato in questo periodo. Quindi io devo chiedere scusa: mi spiace, ma noi non ce ne siamo accorti. Lasceremo che il buon pastore accolga le sette pecorelle smarrite nel vasto pascolo autonomista, dove potranno ingrassarsi, vivere tranquille e magari per qualcuna ci sarà anche una prospettiva di un trasferimento verso le pianure o i colli laziali; questo potrebbe anche essere interessante.

Riguardo alla Presidenza del Consiglio, vedremo che cosa ha da offrire il nuovo Presidente del Consiglio, se ci sarà effettivamente qualcosa sul piatto. Pochi giorni fa l'ennesimo rifiuto di accesso agli atti: non siamo in grado di fare il nostro mestiere. Coloro che si accingono a entrare in maggioranza hanno strombazzato fino a pochi giorni fa l'esigenza di dare peso all'attività dei consiglieri, quindi di assicurare l'accesso agli atti: vedremo quale sarà l'impegno del nuovo Presidente, visto che nella legge di riforma delle partecipate che stavate presentando per questa seduta del Consiglio, riguardo all'accesso agli atti c'è scritto che le cose vanno bene così. Allora dovrete spiegarcelo. Ci dovrà spiegare il nuovo Presidente del Consiglio se intende rinunciare alla sua indennità di 5730 euro: potrebbe essere un bel gesto. Se il nuovo Assessore alla sanità vorrà rinunciare alla sua indennità di 4011 euro in più: sarebbe un altro bel gesto, in un momento in cui la sanità è forse il settore che ha pagato più pesantemente la scelta dei tagli che sono stati fatti. Lo dico a ragion veduta, perché ultimamente ho utilizzato le strutture della Usl, mio malgrado, per esigenze personali e ho notato due realtà parallele: una fatta di persone impegnate - parlo del personale ausiliario, infermieristico e medico - che credono nel lavoro che fanno, che cercano di dare tutto, ma che sono effettivamente in grosse difficoltà. Quando i cerotti si strappano - io ho assistito a queste cose - quando i guanti di lattice si rompono, perché sono stati tagliati i fondi, e alle volte non garantiscono neanche più la sicurezza per gli operatori, allora bisogna chiedersi che cosa è successo. E io lo chiederò al nuovo Assessore che cosa vuole fare: che cosa vuole fare per la questione delle microcomunità? che cosa vuole fare per le rette delle microcomunità? Tutto quello che è stato detto precedentemente adesso viene dimenticato per un posto lassù o effettivamente c'è un programma di interventi specifici? Ma non un generico impegno come questo, in cui non c'è nulla! Dica il nuovo Assessore due cose che vuole fare subito: abbassiamo le rette degli asili nido e troviamo i soldi in ics; abbassiamo le rette delle microcomunità e troviamo i soldi in ipsilon; consentiamo al nostro presidio ospedaliero di avere del materiale di qualità, per non mortificare l'attività del personale che ci lavora, e troviamo i soldi subito da qualche parte.

Non partiamo con pregiudizi, ma mettete qualcosa sul piatto, perché se no diventa semplicemente un'operazione politica. Poi, voi avrete già deciso quale sarà la vostra legge elettorale, tanto ormai il sistema è quello di Renzi: a seconda di come andranno le cose, si calibrerà la nostra legge elettorale per limitare i danni che senz'altro ci saranno. È vero che oggi un movimento entra in maggioranza, ma questo stesso movimento oggi stesso sparisce dalla scena politica, perché ha rinnegato tutto quello che era il suo passato. Fortunatamente all'interno del movimento ci sono già alcune defezioni di persone che hanno conservato un'onestà intellettuale, alle quali ne va dato atto. Quando si prende un impegno all'inizio, quando si annuncia di essere i "grillini valdostani", ma dopo si ritorna a fare da puntello di lusso alla Giunta Rollandin, qualcosa agli elettori bisognerà pur dirla.

Non ci aspettiamo gesti di coraggio nel tempo che il presidente Rollandin ha giustamente definito l'anno della misericordia, perché questa diventa veramente una Giunta della misericordia. Se si va a vedere il significato del termine, misericordia è quella che si accorda a persone che hanno evidenti problemi di sostentamento o morali, quindi li si accoglie. Per carità, io spero che la vostra Giunta della misericordia riesca a fare qualcosa. Di certo, avete dato l'ennesimo spettacolo indecente a una Valle d'Aosta che sinceramente forse da una parte se l'è meritato, perché vi ha votato, ma che d'altro canto sta sprofondando, mentre qualcuno continua con una politica che è fatta semplicemente di botte da cinquemila o quattromila euro da mettersi in tasca.

Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Bertschy, ne ha facoltà.

Bertschy (UVP) - Come al solito, si tratta l'avversario politico o l'ex alleato, il collega di una parte di opposizione poi cambiata, in maniera completamente differente a seconda delle posizioni. Soprattutto si trattano i movimenti politici nella maniera più scorretta che si può fare. Ognuno ha il suo movimento, i suoi elettori, le sue persone e la sua organizzazione, però quando si squalificano completamente i percorsi che questi movimenti fanno con dei cittadini liberi che aderiscono e sostengono delle idee, ritengo che non si faccia una cortesia alla democrazia. Soprattutto ritengo che non si faccia il percorso giusto per valorizzare lo stare in politica per provare a portare avanti delle idee e dei progetti.

Lungi da noi il dire che tutto quello che facciamo da quando siamo nati è perfetto e che quello che faremo lo sarà altrettanto. Siamo un movimento, non un partito. Nel nostro movimento ci sono tante idee - tra l'altro, alcune di queste anche differenti rispetto a questo percorso - ma per fortuna siamo un movimento dove la libertà di esprimersi e anche di partecipare è quella che deve essere, per poter dare a tutti la possibilità di stare in politica. Il continuare a dire che la perfezione della politica sta solo in qualche movimento o sta solo in qualche partito, a nostro avviso è sbagliato.

Certo, l'UVP è partita per fare un percorso diverso: ci abbiamo provato e abbiamo capito da subito che non è che ci fosse tutta quella soddisfazione per aver invaso campi altrui. Non è che ci fosse tutta quella soddisfazione di una parte di elettori che oggi qualcuno rivendica già tutti suoi, dicendo che l'UVP ha già perso il suo elettorato. Intanto noi abbiamo fatto un congresso dove c'erano duecento visi e abbiamo fatto due Conseil des Communautés dove c'erano cento visi. Non li abbiamo visti sulla rete, perché alla gente parliamo: ogni tanto ci sgridano, ogni tanto ci insultano, ma sempre direttamente de visu. E questi sono valdostani che vivono, abitano in Valle d'Aosta, hanno le loro idee, ci dicono le loro cose: sono cittadini che votano. Conteremo nel 2018 quanti sono gli elettori per ogni movimento. Io vi posso assicurare che, come dal 2013 quando sono stato eletto per l'UVP, come dal 2014 dopo la prima crisi, come dal 2015 dopo la seconda, anche da oggi lavorerò per questo progetto non più per controllare quello che fanno gli altri, ma per migliorarlo con il mio lavoro in maggioranza, insieme a tutti i miei colleghi e insieme a chi vorrà. Ripeto che i distinguo per fortuna nel UVP ci sono e si possono permettere, esprimere e anche considerare. Nessuna volontà di dire agli altri cosa bisogna fare, ma massimo rispetto per quello che facciamo.

Un programma vuoto. Avessimo dovuto dire come abbiamo dovuto costruire certi documenti qui con alcuni gruppi di opposizione, ce ne sarebbe da dire di quanto abbiamo insegnato a livello amministrativo a tante persone. È chiaro che il programma vuoto, letto così, non può che avere questa lettura, anche perché la politica noi non la intendiamo: o fate come vogliamo noi o non possiamo lavorare insieme. La politica è cercare di mettere insieme delle forze, delle idee, delle alleanze e poi trovare le giuste sintesi per andare avanti. Certo, più si è, più diventa difficile. Più si considerano certi problemi con diverse sfaccettature, più diventa difficile: ci mancherebbe ancora! Da solo riesco ad andare d'accordo con me stesso, a volte in due mi pare che non si riesca; quando si aggiungono più persone, diventa più difficile. All'interno del nostro movimento c'è stato per tutti questi mesi chi ha voluto fare un percorso, chi non l'ha voluto fare, chi da ieri si è dissociato e chi invece da ieri ha aderito o è ritornato ad aderire. Qua si tende sempre a valorizzare la voce critica, e poi sui social sembra che tutto non funzioni. Io vi posso tranquillamente dire che noi torniamo a casa nostra la sera, vediamo le persone, ci parliamo, dobbiamo sicuramente spiegare quello che stiamo facendo. Alcune cose oggi non sono spiegabili, ma le spiegheremo giorno per giorno lavorando e da qui al 2018 noi cercheremo di fare tutto il possibile, perché qui non c'è scritto che è un programma di legislatura, ma c'è scritto "programma di governo" di forze politiche che guardano oltre questa legislatura e proveranno a impostare un progetto di lavoro che andrà più in là. È chiaro che non è un programma di legislatura, però le riforme danno una prospettiva e i progetti lanciano delle possibilità. Le cose che abbiamo detto in aula, le sosterremo all'interno di questa nuova alleanza e se avremo la forza per portarle avanti, lo vedremo in futuro nei prossimi mesi.

Il Presidente e le altre forze politiche sanno bene che non si portano a casa una forza politica che si accomoderà lì senza dare contributi, senza portare avanti le proprie idee e la propria coerenza. Poi, a proposito di questa parola, si dipinge sempre molto male quella degli altri, ma la coerenza è qualcosa che hai dentro e te la porti con le persone che ti conoscono veramente, che sanno anche le sofferenze di certi momenti e di certi passaggi. Noi non ci accomoderemo in maggioranza, come è stato detto: noi abbiamo l'intenzione di portare avanti le cose che abbiamo sostenuto, le cose che abbiamo in mente e altre che abbiamo voglia di considerare. Nei prossimi mesi verificheremo se l'UVP avrà ascolto. Nei prossimi mesi verificheremo se puntualmente le nostre azioni avranno rispetto. Non chiederemo assolutamente che tutto quello che porterà l'UVP dovrà essere il nuovo Eldorado, però mese dopo mese verificheremo se le cose che abbiamo intenzione di fare per la Valle d'Aosta, che volevamo fare attraverso altri progetti e che oggi riorganizziamo con questo progetto, avranno ascolto, avranno soluzione e avranno soprattutto programmazione amministrativa e politica. I progetti politici stanno insieme se i programmi vengono rispettati e se le cose che si devono fare vengono mantenute. Non si sta insieme tanto perché si deve farlo: si sta insieme per fare delle cose e noi abbiamo voglia di farle.

Giustamente dovremo dimostrare di saperle fare queste cose e risponderne ai nostri elettori in primis, ma a tutti i valdostani. Se non le sapremo fare, andremo giustamente a casa tutti. Il collega Cognetta ipotizza qualcosa di più, come è nel suo stile, oltre che essere di rispetto per i suoi elettori: è un pensiero che lancia e che io raccolgo come una sfida, collega, perché io credo che qua dobbiamo tornare tutti a fare bene il nostro lavoro. Io sarò fiero di vedere la vittoria di quelle forze politiche che hanno risolto i problemi dei valdostani, perché prima di tutto sono valdostano e mi interessa che chi fa politica la faccia bene per i valdostani; se i cinque stelle saranno capaci di fare politica meglio di noi, ma che vincano le elezioni! Noi abbiamo bisogno di movimenti politici e di politici che governino i problemi della gente e sviluppino i loro progetti per la gente, quindi è una sfida. Viva la sfida politica, leale, sincera, onesta che si fa sulle persone, sulla loro volontà di lavorare per la politica. Però il processo alle intenzioni non lo accettiamo, perché con questo non si fa politica, non si lancia una visione del futuro.

L'UVP ha fatto il suo congresso davanti a delle persone, ci siamo parlati, alcuni di questi elettori del passato non ci sono più, ma ce ne sono di nuovi, abbiamo nuovi iscritti e altre persone che partecipano. Abbiamo fatto un percorso che non ha accontentato tutti e alcuni non ne sono proprio felici. Nella politica è così: sono le decisioni che portano poi a delle scelte e attraverso le decisioni si orienta la propria azione e le persone decidono se mantenere o meno la propria aderenza a un movimento. Però il processo alle intenzioni non lo accettiamo, perché noi abbiamo assolutamente voglia di aprire una nuova fase e di farlo con coerenza rispetto alle cose che vogliamo portare avanti. Ci rendiamo conto che siamo in sette, anzi, in certi momenti saremo probabilmente anche meno a portare avanti certe idee, però in sette abbiamo voglia di creare delle alleanze con gli altri; non abbiamo la presunzione di potercela fare da soli a governare maggioranze che non abbiamo.

Io non so se si chiarisce oggi e se in passato non c'è stata questa visione della maggioranza e dell'opposizione. Nella prima parte di legislatura mi pare che abbiamo fatto opposizione tutti e l'abbiamo fatta bene. Le condizioni sono cambiate, forse solo per noi, ma proprio perché all'interno del nostro movimento sono maturate sempre più delle sensibilità che ci hanno spinto a fare dei ragionamenti che abbiamo portato qui in aula. Due voti di astensione hanno un senso e un significato, un percorso su una serie di ordini del giorno ha un senso e un significato, e non è sicuramente cambiato il presidente Rollandin, avete ragione: è lì! Rinunciamo a fare politica fino a quando a farla ci sono certe persone? Noi non la intendiamo così. Noi vogliamo portare avanti la nostra idea e continuare a confrontarci. Se non saremo capaci di farci ascoltare, vorrà dire che non avremo la forza politica di portare avanti il voto che ci è stato espresso. Noi riteniamo che vada fatto un percorso diverso: c'è una situazione di crisi che va affrontata; ci sono situazioni nuove che vanno verificate, però guardiamo avanti e non continuiamo a guardare indietro. Noi cerchiamo di fare qualche cosa di diverso, in maniera coerente con il passato. Poi verremo giudicati rispetto a questo e per fortuna la politica è un periodo della vita, per quello che mi riguarda e ci riguarda: se non saremo più ritenuti utili a ricoprire il nostro ruolo, si faranno le giuste riflessioni.

Chiudo dicendo che tutti i colleghi dell'UVP hanno partecipato alla realizzazione di questo programma. L'UVP dopo il congresso ha realizzato un progetto politico con dei punti programmatici, al quale hanno aderito tutti i componenti. Questi progetti sono stati portati sul tavolo di lavoro delle forze politiche che hanno presentato i loro e su certi problemi non abbiamo trovato una definitiva sintesi: si continuerà a lavorare, però saranno argomenti non di discussione a vuoto, ma sui quali a un certo punto si deciderà qual è la proposta da portare nelle Commissioni e in aula per completare il lavoro. Quindi non è un'invenzione dell'ultima notte. Forse non siamo troppo bravi, però è un percorso di tre mesi, fatto con tante persone, molte anche preparate, ed è questo il frutto di un lavoro che noi mettiamo a disposizione, per portare avanti con chi nella coalizione progressista ha aderito a un progetto, che oggi è sicuramente scomposto: una parte di questo si ricompone in una nuova alleanza politica e credo che con i colleghi del PD cercheremo di portare avanti le idee che abbiamo voluto rappresentare con gli elettori, cercando di costruire quei progetti che riteniamo significativi e importanti per la Valle d'Aosta.

Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Chatrian, ne ha facoltà.

Chatrian (UVP) - Ho cercato di ascoltare attentamente l'illustrazione che il Presidente della Regione ci ha fatto, spiegandoci gli intenti dal punto di vista politico che vi hanno portato a scrivere nero su bianco dei buoni propositi. Sono argomenti che sono stati affrontati più volte in questa legislatura e in quella passata, e ce ne sarebbe forse per i prossimi cinquant'anni.

Faccio qualche considerazione. La prima è che legittimamente ognuno a casa propria può decidere di fare quello che vuole, però sinceramente avremmo gradito che se c'era una nuova maggioranza, un allargamento o - come ha citato lei, collega Bertschy - un progetto a lungo termine, allora si azzerasse tutto, la Giunta e il Presidente della Regione. È normale, è legittimo e lo diceva bene il presidente Rollandin che ha molta più esperienza di me. Noi non siamo qui a dettare l'agenda agli altri, perché ognuno a casa sua decide e risponde ai propri elettori, ci mancherebbe. Non c'è un vincolo di mandato ed è inutile tirare fuori altre cose che già più volte ci siamo detti. È tutto legittimo.

Il copione è molto simile a un anno fa, però ha anche una differenza e su questo devo ringraziare il presidente Marco Viérin e il presidente Rollandin che nella Conferenza dei Capigruppo hanno accettato di fare una discussione unica, perché la patze [traduzione dal patois: pace] è unica, l'accordo è unico e quindi è giusto che il dibattito sia stato fatto insieme. Dico questo, perché noi vi abbiamo presentato un ordine del giorno che va in questa direzione: si cambia e si decide un percorso nuovo? decidete di cambiare l'assetto del governo e non solo? Benissimo, date le dimissioni e si azzera tutto: lo spiegate, vi votate e ripartite.

Presidente della Regione, lei dice di aver fatto questo in tempi non sospetti, ma non sarebbe stato più bello a questo punto andare alle elezioni? Noi avremmo potuto presentare un ordine del giorno, avremmo potuto presentarlo insieme ai colleghi del Movimento Cinque Stelle. Avete deciso un percorso diverso nei confronti degli elettori valdostani? Perché non vagliarlo subito senza perdere tempo, nei prossimi mesi? Lei parla di tempi non sospetti, ma a due anni dalle elezioni il tempo invece è sospetto, presidente Rollandin, e lei che è leggermente navigato ce lo insegna molto bene. Si è voluto modificare questo assetto, che forse da parecchi mesi si era deciso di mettere in campo, e consumarlo adesso, perché ci sono ancora due anni.

La seconda considerazione. Vi abbiamo presentato un secondo ordine del giorno, che è lo stesso che avevamo depositato a luglio 2013 insieme ai colleghi del PD, dell'UVP e del Movimento Cinque Stelle. Lasciamo da parte le chiacchiere - lei è molto concreto, Presidente della Regione, lei è talmente concreto che di solito si deve dare gamba e concretezza alle cose che si dicono o che si scrivono - e questa è un po' la forma che diventa sostanza. Mi sembra che qualcuno si sia strappato le vesti all'interno di questo Consiglio in questi tre anni, nel momento in cui è stato affrontato il secondo ordine del giorno che vi abbiamo sottoposto. Non ci illudiamo: non si muoverà nulla, perché l'accordo che avete fatto è diverso. Non solo non vi interessa, ma non vi sfiora neanche.

Terzo concetto. Intervenire in quest'aula oggi a commento di quella che è né più né meno che una commedia, anzi, l'ho definita un po' una tragicommedia, considerato che si tira in ballo a sproposito il bene dei valdostani. Oggi intervenire è quasi tempo perso, perché qualsiasi cosa si dica sappiamo che è già tutto deciso, è già tutto confezionato e il pacco regalo ha il doppio fiocco. I miei colleghi del UVP qualche mese fa si strappavano le vesti insieme a noi nel dire che le patze non si devono fare nelle segrete stanze, non si devono fare nelle segreterie di partito, soprattutto quelle istituzionali, soprattutto quelle legate alla Presidenza del Consiglio. Gli accordi devono essere fatti qui in quest'aula tra maggioranza e opposizione: due ruoli ben diversi e ben definiti. Sinceramente mai come in questo momento sono fiero di essere un consigliere di opposizione, coerente con me stesso e soprattutto con il mandato che ho ricevuto e che abbiamo ricevuto come gruppo, dunque non rinunciamo a dire la nostra, soprattutto rispettando le istituzioni.

La parola cambiamento è una di quelle più utilizzate nelle campagne elettorali: facile da capire, è quella che scalda anche i cuori degli elettori. Lo tsandzemen [traduzione del patois: il cambiamento]: chi non vorrebbe il cambiamento! State semplicemente portando a compimento un accordo che di politico non ha proprio nulla - queste sono considerazioni mie e del nostro gruppo di ALPE - è un accordo fra persone che per conservare o riconquistare il potere - operazione legittima - sono disposte a tutto, anche a smentire loro stesse e a rinnegare le tante e troppe parole pronunciate in quest'aula. Con la parola cambiamento, state mascherando una spudorata operazione di pura convenienza personale.

In quest'aula tutti penso conosciate la frase famosa dello scrittore Tomasi di Lampedusa: "bisogna cambiare tutto per non cambiare nulla". Stiamo un po' assistendo a Il Gattopardo alla valdôtaine: prima si urla contro il regime, poi si passa al sussurro e infine alla connivenza. In fondo, come ci diceva qualcuno, si vive una volta sola. Il PD prima e l'UVP poco dopo un cambiamento l'hanno fatto, eccome! Dopo essersi presentati agli elettori come alternativa al vecchio modo di fare politica e di amministrare, a distanza di un triennio scarso hanno deciso di cambiare verso. Come dicevo prima, è legittimo. L'astinenza dall'esercizio del potere deve essere davvero qualcosa di insopportabile, però la politica è un'altra cosa. Le riforme sono per voi solo un alibi? Mi ricordo che qualche anno fa abbiamo fatto delle riforme, opposizione e maggioranza insieme, ci siamo confrontati diverse volte e abbiamo trovato perfino delle sintesi. Ci sembra che l'unico cambiamento sia quello delle poltrone, di alcune almeno.

In questa sala qualche mese fa il collega Laurent Viérin pronunciava queste parole: "Il est trop simple de venir ici et de justifier tout et le contraire de tout, en disant que c'est pour le bien de la Vallée d'Aoste. Quand on a quelque chose à justifier en politique, c'est toujours pour le bien de la Vallée d'Aoste". E ancora: "Scusate, ma rinnegare dopo pochi mesi quello che è stato detto in quest'aula, a noi fa specie". E rivolgendosi al collega Donzel: "Tutto ha un limite, i passaggi politici si possono anche fare, ma noi crediamo che un po' di credibilità, se almeno uno condivide questo valore, si deve portare avanti sempre". E infine: "Come dare torto alle persone che dicono che tutto è in vendita, tutto è comprabile? E oggi si dimostra che tutto è in vendita. Tout est à vente". Queste erano parole di qualche mese fa, quando il copione era molto simile. Penso che le parole si commentino da sole.

Ho riscritto diverse volte questo passaggio, perché non vorrei banalizzarlo, visto che di banale non ha nulla, ma è difficile da trasmettere soprattutto a chi ci ascolta. Magari ai colleghi di maggioranza non interessa, ma questa parte io penso che sia un po' il cuore del mio e del nostro intervento. Potrei parlare di tradimento del mandato elettorale, di insulto alla democrazia, di manovra di palazzo, ma servirebbe a poco. Come dicevo prima, avremmo potuto tranquillamente presentare insieme ai colleghi del Movimento Cinque Stelle un ordine del giorno, una mozione o una risoluzione per chiedere di andare subito al voto. Dico questo, perché la nostra legge elettorale è molto chiara, talmente chiara che un articolo era stato riscritto e i segretari del movimento ALPE, del movimento UVP e del PD avevano siglato davanti a un notaio il fatto di aver condiviso un programma, una proposta, un progetto alternativo e dei contenuti. Quando si supera un certo livello di spudoratezza, diventa tutto sopportabile, al punto che probabilmente non si teme neanche più il giudizio degli altri. Cambiare tutto per non cambiare niente: si sposta solo qualche pedina, qualche indennità che sale, la ridistribuzione apparente del potere e lo djoà ihé fé [traduzione dal patois: il gioco è fatto]. Tutto riprende come prima, il potere continua a concentrarsi attorno a un unico fulcro, a un regista lungimirante che, con quell'abilità che gli riconosciamo, veste i suoi attori con l'abito del cambiamento, fa recitare loro una parte che al pubblico sembra nuova, ma che lui conosce già da molto tempo prima, per richiamarli infine a sé prima dell'atto finale. Una sorta di pièce dello Charaban, per farla breve: gli atti andati in scena li conosciamo tutti, la regia anche, gli attori hanno fatto la loro parte.

Noi del gruppo di ALPE non so se abbiamo tante competenze dal punto di vista amministrativo, non so se abbiamo il livello per poter mettere in campo delle idee o delle elaborazioni. Non ne facciamo assolutamente una tragedia o una questione personale, perché questa non è tale, ma riguarda tutti i cittadini. In gioco c'è la Valle d'Aosta, la cui capacità di reinventarsi dipenderà ancora - l'abbiamo visto in questi mesi e in questi anni - dall'amministratore unico dell'economia valdostana, a cui spetta decidere sul Tor, sulla caccia, sull'ospedale, sulla Compagnia valdostana delle acque, su Inva, sulla casa da gioco e sulle autostrade, sulle microcomunità. Vedremo e valuteremo, perché indubbiamente non possiamo fare dei processi alle intenzioni. Lo vedremo subito il cambio di marcia e di rotta, vedremo le intenzioni del nuovo assessore, al quale comunque auguro un buon lavoro - perché bisogna distinguere i piani e io sono abituato a distinguerli sempre - così come a chi resta e a chi ritorna in maggioranza, anche passando sopra a quanto promesso agli elettori.

Mi permetterete un concetto che ho cercato di sviluppare in maniera chiara. Certo, fare opposizione, come si dice, n'est pas facile: occorre studiare tanto, ci vuole tanta concentrazione, conoscenza capillare della comunità e del territorio, parecchia costanza, impegno continuo, non ci si può mai concedere il lusso di rallentare o abbassare la guardia - lo sa chi ha fatto opposizione - non si ha un proprio team a disposizione anche a livello di strutture amministrative, quindi fare il proprio lavoro è quasi una corsa a ostacoli. Ma l'opposizione è anche parte essenziale del sistema democratico: deve stimolare, deve pungolare, deve vigilare e contenere il potere della maggioranza, affinché non diventi illimitato e perciò tiranno. Deve tenere la barra dritta e noi quello cerchiamo di fare tutti i giorni. Soprattutto deve essere fedele a sé stessa, così noi non abbiamo cambiato programma, non abbiamo cambiato idea e non abbiamo cambiato il nostro modo di essere. Non possiamo che prendere atto del fatto che un partito e un movimento, appartenenti alla nostra stessa coalizione elettorale, abbiano scelto di cambiare strada: dieci seggi su quindici. Ecco perché prima citavo quantomeno la dignità: quella dignità personale e politica di azzerare tutto, che quantomeno era un atto dovuto ed era l'unico atto che potevate fare subito. Siete in ventotto o quanti sarete: ci avreste messo poco tempo, ma era un atto verso la comunità valdostana che avreste dovuto fare da marzo. Peccato!

Vi leggo una frase che il mio collega ha citato in quest'aula: "Noi non riteniamo che si porti un minimo cambiamento gettandosi nel Governo regionale, perché questo cambiamento sta arrivando. Questo è diverso. Il cambiamento si può portare anche dai banchi dell'opposizione: lo abbiamo dimostrato su certe norme". Penso sia un passaggio interessante, fatto in quest'aula solo pochi mesi fa, e noi ci crediamo, perché così è la democrazia. "Noi non possiamo in alcun modo permettere che tale desiderio di potere venga mascherato dalla necessità di entrare nella stanza dei bottoni per il bene dei cittadini valdostani. Perché, citando i miei ex colleghi di minoranza, non è stata creata quella nuova opzione politica che possa consentire ad altri - i soliti - di fare il bello e il cattivo tempo e non abbia paura di rimettersi in discussione di fronte ai cittadini - quello che vi dicevo prima - anche prospettando l'ipotesi di elezioni anticipate. Perché così vengono presi in giro i cittadini non una, non due volte, non tre volte, di più: dieci seggi su quindici. Perché i cittadini sanno come è abile il prestigiatore a tirare fuori conigli dal suo cilindro e sanno anche, e bene, che quei conigli sono ammaestrati a dovere, quindi non crederanno alle loro parole incoerenti, ma vedranno le loro bocche muoversi tentando di spiegare il nuovo programma di governo" - quello di intenti che ho letto poc'anzi.

Non abbiamo rimpianti, perché la sceneggiatura era già scritta nero su bianco. Invece di continuare a parlare di cambiamento, noi continuiamo a sostenere il cambiamento, ciò che abbiamo promesso e ciò che continuiamo a ribadire con forza e coraggio. Preferiamo aspettare di essere i registi delle nostre scelte, nella costruzione di un fronte autonomista che guardi al futuro sentendosi libero, enraciné, legato ai propri valori e aperto al confronto e alla collaborazione con le altre comunità alpine, pronto al lavoro collegiale, pronto a dire no alla riforma della Costituzione voluta dal Governo, che distruggerebbe la nostra autonomia, per dare valore e dignità alla nostra Regione - ci tengo a fare questo passaggio - sulla stessa linea con la quale ci siamo presentati alle elezioni del 2013. Da questa vicenda noi di ALPE usciamo rafforzati, fieri della nostra coerenza e della nostra ostinazione nel difendere il mandato che abbiamo ricevuto dagli elettori.

Termino facendo ancora un'ultima considerazione. Illustreremo più avanti i due ordini del giorno, perché tante sono le cose che sono state dette in quest'aula in questi mesi e in questi tre anni: tante, puntuali, forti. E la gente ci ha ascoltato, ci ha creduto e penso che sia giusto che si sappia cosa si è fatto, cosa si farà e soprattutto quali sono gli indirizzi del nostro gruppo.

Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere La Torre, ne ha facoltà.

La Torre (UV) - Oggi è sicuramente un dibattito politico e amministrativo importante, che mi vede assolutamente convinto su quello che accade, sull'ingresso del UVP in questa maggioranza, perché credo che questo dibattito, che qualcuno cerca di ridurre alla semplice modifica di una maggioranza, in realtà non voglia affrontare il vero tema delle necessità di questa regione. La Valle d'Aosta ha diritto di avere un progetto, ha diritto di avere e di giocare un ruolo di prospettiva rispetto a tutto quello che accade intorno a noi, che in qualche modo ogni giorno sempre di più pressa questa regione, riducendo le sue potenzialità. Noi sappiamo quello che accade a livello nazionale, conosciamo la visione che c'è delle autonomie, sappiamo come l'autonomia finanziaria di questa Regione venga castigata ogni volta, in ogni manovra che lo Stato porta avanti, ma lo stesso continuiamo a pensare che sia solo attraverso un confronto distruttivo all'interno della nostra regione, che noi possiamo trovare le soluzioni. Non è all'interno di un confronto distruttivo, non è all'interno di una divisione perenne che questa regione troverà le sue soluzioni, ma è solo attraverso la capacità - quella che stiamo cercando di manifestare - di mettere insieme le nostre forze, le forze dei movimenti autonomisti, di chi ha sempre creduto e crede nei valori di questa regione, che sono i valori fondanti.

Io so di essere una persona un po' controversa, però credo che mi si riconosca che ho sempre avuto il coraggio di dire quello che penso e la verità. Non è a caso che mi sono speso nel tempo e nelle mie relazioni per questo progetto, quando ho avuto l'opportunità e l'onore di farlo in occasione del bilancio, dove mi sono rivolto prima al PD, poi al UVP, dove mi sono rivolto alla stessa Union Valdôtaine, pur essendo sicuramente una pedina non importante di questo movimento, in cui io non solo mi onoro di partecipare, ma credo di poter dare anche un piccolo contributo.

Oggi non siamo di fronte a un'operazione come la presenta lei, collega Chatrian, di compravendita o di meschino gioco politico. Io credo che siamo di fronte a un atto politico che può permettere a questa regione di imbastire un grande progetto: prima politico, che evidentemente non può che trovare una base sulla condivisione politica di alcuni principi di autonomia, e che conseguentemente si trasformi in atti amministrativi che avranno giustamente in un percorso, che non può essere quello di un anno, delle risposte.

È questa la strada che ci chiedono i cittadini valdostani. Ecco perché ho apprezzato l'intervento del collega Bertschy, il quale non si deve preoccupare, perché qui il problema non è di entrare in una maggioranza e di perdere la propria identità, ma è esattamente il contrario. Si tratta di entrare in una maggioranza portando la propria identità, che vuol dire portare tutti quei valori che gli elettori vi hanno chiesto di rappresentare. Ecco che questo diventerà da un piccolo progetto, come l'ho definito io oggi, un grande progetto. Se noi non faremo questo, resterà un piccolo progetto, ma se l'UVP porterà la ricchezza di quello che i suoi elettori gli hanno dato il mandato di rappresentare e noi de l'Union Valdôtaine saremo capaci di confrontarci con loro, creando e prendendo il meglio di quello che abbiamo da dire e di quello che loro saranno capaci di portare, io credo che avremo fatto una grande operazione politica, perché riusciremo a difendere questa regione.

I temi che sono all'orizzonte sono troppo importanti e potrebbero condurre questa regione su delle strade di grandi difficoltà. Non ci dimentichiamo che a settembre ci sarà il referendum: non sappiamo come andrà a finire, ma comunque cambierà le sorti di tutto il Paese, non solo della Valle d'Aosta. E allora quale momento migliore di questo per mettere insieme le nostre energie, per ritrovare quei concetti e quei valori che il popolo valdostano ci chiede, che sono quelli di riportare un'economia all'interno di questa regione che possa essere degna di quello che è stato il governo fino adesso, perché noi abbiamo fatto vivere bene fino adesso i nostri cittadini e oggi abbiamo il dovere di continuare a dar loro delle prospettive, di creare dei posti di lavoro.

Voi pensate che nella divisione questo possa avvenire? Voi pensate che non dandosi delle opportunità, questo possa accadere? Io credo che ci vuole molto più coraggio da parte di chi era all'opposizione, come ha fatto il PD e come ha fatto l'UVP, a entrare in una maggioranza che a starne fuori. Ci vuole molto più coraggio, perché vuol dire rinunciare a quella che potrebbe essere una parte aggressiva del fare opposizione, a vantaggio e a favore della parte costruttiva: oggi serve costruire in questa regione, non serve demolire.

Bene ha fatto il presidente Rollandin, secondo me. Non a caso gli riconosciamo di essere un grande Presidente, perché riesce ad avere una visione anche sul futuro. Il futuro di questa regione ha bisogno di unità e solo attraverso questa operazione, che oggi portiamo avanti, noi possiamo credere di realizzare un grande progetto. Poi, è chiaro che credere non è sufficiente, bisognerà impegnarsi, bisognerà che ognuno di noi dia quel contributo che serve per portare avanti questo ragionamento. Ecco perché questo è l'inizio, a mio avviso, è solo l'inizio di quello che potrà essere un percorso dove nessuno dovrà perdere niente, ma dove tutti porteranno qualcosa e quel qualcosa servirà a far tornare - speriamo - tutti insieme a far crescere questa regione. Da qui il mio convinto sostegno a questa opportunità che oggi ci stiamo dando, a questo programma che sicuramente non può declinare in poche pagine tutto quello che si dovrà fare, ma che vuole essere veramente una base politica e amministrativa per il futuro di questa regione.

Presidente - Ha chiesto la parola la consigliera Morelli, ne ha facoltà.

Morelli (ALPE) - J'essayerai d'être brève, synthétique et surtout linéaire, comme il est dans ma façon de faire de la politique. J'essayerai d'être brève et synthétique car je pense que cette nouvelle majorité n'a vraiment rien de nouveau, mais, au contraire, elle incarne la perpétuité du système et sa continuation, comme l'a dit tout naturellement le président Rollandin dans ses déclarations, dans les derniers jours. Il s'agit du même système, avec les mêmes défauts, les mêmes caractéristiques et les mêmes incrustations. Donc, je crois qu'il ne faut pas y consacrer trop de temps et trop d'énergie. Ça ne le mérite vraiment pas, de mon point de vue.

La Vallée d'Aoste a atteint une condition de crise économique qui nous situe au point le plus bas depuis les années 80 et depuis le riparto fiscale. Ce sont donc les valdôtains qui vous disent : assez avec les passerelles, avec les rencontres dans les sièges des partis et dans les bureaux de la Région ! Assez avec Le Charaban, comme l'a dit le collègue Chatrian, parce que là vraiment la réalité dépasse le théâtre : on voit des numéros de magicien dans cette assemblée. Je ne serais pas à même de savoir transformer ce qui est normalement défini comme il salto della quaglia dans un noble passage, mais quelqu'un d'autre est à même de le faire.

Assez avec les hypothèses, les théories énoncées un jour et démenties le lendemain. Les points programmatiques : comment pourrai-je les définir ? Escomptés ? Bien sûr partageables : tout le monde partage ces points ! Certains sont tellement génériques, des bonnes intentions : "Il piano di investimento per una moderna ferrovia. Autostrade costi e gestione. - tutto è possibile - Sviluppo delle politiche energetiche. Legge sulle società partecipate", eccetera. Il y a aussi un passage qui me concerne directement, car aujourd'hui j'avais présenté une interpellation sur cet argument : "Soutien et valorisation des langues historiques et du plurilinguisme valdôtain. Nouvelle convention Rai pour le français et le patois". Je suis satisfaite ! "Sviluppo e messa in rete di percorsi escursionistici di bassa e media montagna. - grande! - Sfruttamento del patrimonio boschivo pubblico e privato con interventi specifici": ma chi può essere contrario?!

Moi je vous dis : assez ! Assez de ce théâtre ! Que ceux qui ont la volonté de remplir le rôle qui leur a été attribué par les électeurs puissent le faire sereinement, avec esprit de service, élus de majorité et d'opposition, parce que dans le système démocratique les deux servent et l'un n'est pas moins digne par rapport à l'autre, la dignité est la même. Je me réfère à ceux qui se sont présentés aux élections avec un certain programme, certaines idées, certaines dénonciations contre le système et qui aujourd'hui sont en train d'aller rejoindre les rangs de ce même système pour une noble mission (paraît-il), sans qu'aucun changement de leadership et de méthode - assesseur Fosson, je crois que vous pouvez très bien témoigner que les méthodes n'ont pas changés - ne se soit produit dans le camp qu'ils considéraient adversaire et contre lequel se levaient leurs voix critiques et même virulentes. On en a entendu dans cette salle clamer contre la méthode et le système Rollandin !

Eh bien, ceux-là se justifieront face au peuple valdôtain, ce mot abusé, mais qui existe, qui est fait de tant de personnes qui pensent et qui savent juger. Ce peuple aujourd'hui est profondément déçu, voire même dégoûté. Je ne sais pas si les personnes dégoûtées viennent se référer seulement à nous. Je crois que vous en entendez tous partout. Le peuple aura la mémoire suffisamment longue le moment venu.

Pour ce qui me concerne - car la position du groupe a été très bien exprimée par notre chef de groupe - aujourd'hui du point de vue politique est vraiment le jour de la déception profonde, radicale, le jour de l'amertume. Je ne suis pas gênée de l'avouer, pour moi en particulier à l'intérieur de ALPE, parce que personnellement et contrairement à d'autres, j'avais salué avec un grand espoir la naissance du groupe de l'Union Valdôtaine Progressiste à la fin de la législature passée en 2012. J'avais considéré ce passage crucial, significatif, comme le passage censé pouvoir changer le cours de l'histoire politique valdôtaine. Ici au Conseil, en prenant la parole, même en allant un peu contre le pur intérêt de mon mouvement (parce qu'évidemment l'UVP allait soustraire des potentialités et des arguments à notre mouvement), j'avais apprécié la prise de distance claire de ceux qui étaient sortis à l'époque de l'Union Valdôtaine, de Laurent Viérin, Andrea Rosset et Lucien Caveri. J'avais apprécié le discours de Laurent Viérin et sa démission de la charge d'Assesseur à l'éducation et à la culture. Je me réfère au discours par lequel il avait dénoncé le manque de démocratie du système, le malaise de travailler à l'intérieur d'une junte avec un président d'un certain type. Et il avait affirmé accorder une importance prioritaire à la cohérence.

J'ai voulu éviter l'exercice des citations, même s'il y en aurait ; ceux qui voudront pourront le faire. Je crois qu'à la fin c'est un exercice un peu stérile, mais là vraiment on pourrait comprendre de quoi je parle.

Aujourd'hui il est inacceptable et injustifiable que, pour des raisons qui restent obscures à la plupart, pour une impatience, pour des exigences personnelles - que sais-je ? - qui peut être tôt ou tard viendront à la surface, on aille détruire le projet politique qui nous avait vu protagonistes, avec le Parti Démocrate et l'UVP, d'un résultat électoral qui avait été extraordinaire. Peut-être que nous ne nous en souvenons plus : nous avons manqué de peu la victoire en 2013. Notre alliance avait des compétences, des expériences, un enthousiasme que les gens percevaient : ça a fait la différence ! Notre alliance était représentative des instances et des attentes de tant de valdôtains et cela avait été très bien perçu par la majorité des dix-huit et par l'opinion publique, au point que cette opération que nous avons appelé "Renaissance" avait été une évolution presque naturelle. Malheureusement, pour des raisons que tout le monde connaît et que je ne vais pas remémorer ici, le projet de la Renaissance avait échoué. Toutefois, une fois pris acte de façon réaliste - parce qu'en politique il faut se rendre à l'évidence - que la tentative n'était pas réussie, mais que les contenus étaient toujours valables, comme ils le sont encore, il fallait simplement se remettre à la tâche tous ensemble, avec patience et ténacité, et la récolte serait venue. Il suffisait de travailler selon les règles et les rôles démocratiques.

Une grande partie des valdôtains avaient mis leur confiance dans nos mains et dans vos mains. Il faut que l'on se rende compte de cela. Je me réfère à tous ceux qui ont cru à ce projet et à ce que nous leur disions, à tous ceux qui se sont exposés et ont pris position et qui peut-être en payeront même les conséquences, parce que vous savez bien combien le système valdôtain peut être cruel. Nous savons ce qui se passe parfois dans notre région, grâce à ce système qu'aujourd'hui vous allez intégrer, combien la vie peut être dure pour ceux qui ne sont pas toujours d'accord et qui ont la liberté et le courage de le dire, combien il est difficile de trouver une place de travail, combien il est normal que ce qui vous est dû parce que c'est de votre droit vous soit octroyé comme s'il s'agissait d'une faveur et que pour cela vous soyez obligés d'être redevables pour toujours. C'est ce système que, ensemble, nous voulions détruire.

Aujourd'hui vous laissez tomber ces personnes qui nous avaient soutenu et suivi dans ce passage par un désir de justice, par idéal. Le monde auquel nous nous référons, collègue Bertschy, va au-delà des limites des organes de nos mouvements. Bien sûr nous parlons à l'intérieur des organes de nos mouvements, nous discutons, nous sommes parfois d'accord et parfois contraires, mais le monde auquel nous nous référons et auquel nous nous référions va au-delà des limites des partis. Aujourd'hui on sacrifie un projet politique qui appartenait à toutes ces gens, à ces 29.000 citoyens valdôtains, non pas seulement à ALPE, au Parti Démocrate ou à l'UVP. Vous le sacrifiez pourquoi ? Voilà le point : pourquoi ? Nous n'arrivons vraiment pas à le comprendre.

N'allez surtout pas raconter que vous passez en majorité pour faire les réformes. Pas besoin d'être en majorité pour faire les réformes ! La loi sur les Communes le démontre très bien : il suffit de s'asseoir, majorité et minorité, de trouver des synthèses et des points communs, comme on fait dans les systèmes démocratiques, et d'arriver à la position la plus représentative, qui est la meilleure. Ça fonctionne comme ça.

En restant à l'opposition, nous n'allons pas nous soustraire au débat sur les réformes, bien au contraire ! Nous continuerons à y participer, à faire nos propositions et à nous confronter avec des positions différentes, pour servir l'intérêt général, non pas l'intérêt particulier évidemment.

Je reviens au programme. Les points que vous venez de partager sont désormais pour la plus large partie un patrimoine commun et inéluctable. Il est évident qu'il faut aller dans cette direction, il n'y a pas besoin de faire des pactes. Il suffit de travailler et de discuter à l'intérieur des Commissions, la Junte fait son parcours et on arrive à des résultats.

Ne dites pas non plus que vous allez influencer les choix. Dans une majorité de 28, personne ne se trouve dans la condition d'influencer réellement les choix, sauf un : chapeau, président Rollandin ! Jamais dans votre longue carrière vous n'aviez obtenu un résultat comme celui que vous remportez aujourd'hui, en faisant aussi peu de travail. Dans l'agitation générale, vous n'avez pas bougé, vous n'avez pas eu besoin de faire grand-chose. Vous avez plutôt laissé faire, comme le vieux sage chinois qui se poste sur le bord de la rivière et attend. Évidemment les fréquentations chinoises que vous avez eues en ces années, parfois aux frais des valdôtains, vous ont pas mal appris. Je voudrais faire de l'ironie, mais en réalité c'est de l'amertume.

Vous allez vous trouver à la tête d'une petite armée de 28 conseillers. C'est même pire, ou mieux (ça dépend du point de vue), de la législature passée, quand vous en aviez 27. Cependant, à votre place je ne dormirais pas de sommeils tranquilles, car je crois que chacun de vos petits soldats a quelques intérêts de voir votre tête tomber. Je ne serais pas tellement sûre que ce gouvernement naisse sur des basi solide, comme vous avez dit dans l'illustration du programme.

Pour ce qui concerne ALPE, si la force d'un combattant se juge par le nombre des adversaires, nous sommes gâtés : "Molti avversari, molto onore". D'une part, en tant que mouvement politique autonomiste d'alternative, nous allons fort probablement bénéficier des effets de cette "réunion". Effectivement, il y a un espace politique, grand ou petit (on le verra), qui va s'ouvrir.

D'autre part, nous devons - et je me sens de le faire - prendre acte de manière crue de la mort définitive d'un projet politique. Je crois que pour repartir il faut d'abord être bien conscient de la réalité et la regarder en face, avec ses côtés positifs et ses côtés négatifs. Nous devons prendre acte de la mort définitive d'un projet politique clair, de changement et de renouvellement pour notre région, qui continue à en avoir un grand besoin, plus que jamais dirai-je. Sans compter que toutes ces pagailles, ces agitations, ces manœuvres éloignent les gens de la politique et déterminent une désaffection dont nous tous, malheureusement, allons faire les frais. Il n'y en aura pas un qui sortira bien de cette législature, parce que ça a été tellement incohérent, tellement controversé et tellement incompréhensible pour l'opinion publique : il y en aura pour tout le monde.

Je vais conclure en me rattachant à la phrase qui est gravée là sur le mur. Il n'y a pas que les peuples qui sont comme des flambeaux, il y a même des valeurs qui sont comme des flambeaux et qui sont censés illuminer le monde. Je ne veux pas faire une liste stérile de ces valeurs. Je crois que nous devons nous dire que la dignité est importante, que la cohérence est importante, que le respect est important, que la liberté de choisir est importante, que le courage est important. Ce sont des valeurs qui restent, qui aident à vivre, qui aident à dépasser certaines amertumes, qui font la différence pour continuer et qui feront la différence pour nous, pour continuer dans le parcours que nous avons choisi - il n'est jamais facile de faire des choix - le parcours du respect des rôles et de la sauvegarde de l'autonomie.

Vous avez fait un appel, collègue La Torre. Nous ne sommes pas insensibles à cet appel, mais il prévoit que l'on ait une position claire, cohérente et, de notre point de vue, une position aussi sur les réformes centralisatrices. Vous avez très bien dit : jamais un gouvernement de centre-gauche n'a été aussi centralisateur que le Gouvernement Renzi. Contre ce Gouvernement, contre ces décisions, contre ces réformes, il faut prendre une position très claire, comme nous l'avons fait. Nous vous invitons à le faire également, si vous croyez à ce que vous avez dit.

Dalle ore 10:50 assume la presidenza il vicepresidente Follien.

Follien (Presidente) - Ha chiesto la parola il consigliere Fabbri, ne ha facoltà.

Fabbri (UVP) -Per chi ci ascolta in quest'aula e fuori da quest'aula, vorrei esprimere un breve commento a ciò che è accaduto in quest'ultimo periodo alla vita politica del nostro gruppo, sfociato in questo nuovo assetto politico di cui oggi prendiamo atto.

Ricordo che nel 2013 siamo nati come progetto alternativo al sistema di governo, ma nei fatti questa prospettiva non si è avverata, nonostante le azioni politiche di grande rilevanza che abbiamo posto in essere. È stata ricordata la "Renaissance", che purtroppo è abortita. Poi, abbiamo cercato una condivisione oltre le linee politiche che esprimevamo noi e che erano espresse in questo Consiglio, per andare al cuore dei problemi. Le cause del fallimento di questo progetto politico sono note a tutti e sono state dette e ridette. Del resto, pensiamo che la politica più di altri campi sia soggetta al divenire e al cambiamento, ma sta a noi capire quando è necessario, anche a costo di scelte personali non facili, adire a questi cambiamenti.

L'aspetto etico di questa operazione politica è uno dei fattori da considerare, come giustamente le opposizioni ci hanno fatto rilevare oggi. Ma al di là dell'aspetto etico, c'è anche quello della cràtos, cioè dell'operatività politica: a questo abbiamo guardato. Non è un arrampicarsi sui vetri quello che sto dicendo. Ciò che gli ex compagni dell'opposizione ci rinfacciano è vero, ma riguarda solo un aspetto della operazione. Non voglio poi commentare chi ci dipinge solo come famelici di poltrone. A più riprese ci siamo, come gruppo UVP, chiesti come si poteva pensare di ottenere in modo indiretto ciò che non è stato possibile ottenere in modo diretto. Avremmo potuto continuare con la strategia del mettere a nudo i difetti e le mancanze del Governo: in questi anni abbiamo dimostrato come ci siamo impegnati in quel senso, dando sempre però segnali di collaborazione nel voler affrontare e non solo denunciare le difficoltà, affrontandole qui nel Consiglio e nelle Commissioni. Lo stanno a dimostrare tutte le azioni consiliari che abbiamo portato avanti con i colleghi dell'opposizione e che sono stati condivisi dalla stessa maggioranza. Ma a distanza di tre anni e a ridosso dell'ultima parte della legislatura, questo modo di agire politicamente non ci è più parso sufficiente per contribuire ad affrontare problemi fondamentali per la nostra società.

L'elaborazione del progetto è stato valutato e approvato dalla maggioranza di tutti i nostri organi statutari, in piena libertà di espressione. Dunque, un progetto condiviso e non imposto, un progetto elaborato alla piena luce del sole. Chi grida al tradimento, all'opportunismo e altre amenità di questo genere, dovrebbe tenere conto di questo percorso che abbiamo attuato.

Si apre oggi una nuova fase di collaborazione che, a nostro avviso, è un utile equilibrio di forze e di opinioni diverse su come gestire la cosa pubblica e i problemi da affrontare. L'unica nella quale si possa ritrovare un equilibrio di sostanza nei famosi ventisette punti, che qualcuno giudica inadeguati ad affrontare questa situazione, e non di sola opportunità per qualcuno; l'unica che possa consentire un lavoro che ci auguriamo fecondo. Queste nuove forze si collocano nel quadro dei principi della politica di equilibrio sostanziale, che supera la fase della contrapposizione che si è rivelata infeconda. Quest'ultima, seppure sia stata a lungo senza incisività, non è stata però una fase sterile, perché condotta su argomenti di attualità e non su sospetti o malignità gratuite. Chi ha prestato attenzione ai punti programmatici, deve convenire che sono argomenti fondamentali e che richiedono l'attenzione di tutti, ognuno nel proprio ruolo.

Questa nuova fase si apre dunque nella direzione dell'affrontare i problemi e vedremo se ne saremo capaci. Saremo noi stessi i primi giudici a vedere se le nostre capacità o le nostre mancanze sono delle cose reali. Pour l'UVP le choix de renouveler une phase politique et administrative a été difficile et souffert. En même temps, on a l'espoir d'avoir bien choisi la juste façon pour sortir d'une impasse très grave pour notre vallée, bien que ce choix, comme je viens de dire, a été douloureux pour beaucoup d'entre nous.

Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Nogara, ne ha facoltà.

Nogara (UVP) - Il mio sarà un intervento breve, anche perché il nostro capogruppo è già stato molto chiaro nelle sue dichiarazioni, però dopo gli interventi che sono stati fatti dai nostri colleghi, mi sentivo in dovere di dare alcune spiegazioni. Una cosa che vorrei subito chiarire è che queste spiegazioni non mi sento di doverle dare ai colleghi presenti, ma a chi ci ascolta fuori, perché è a loro che io devo rispondere e che noi dobbiamo rispondere come movimenti e come politici.

Io non ritengo di doverci sentir dire che dobbiamo essere coerenti o coraggiosi, perché se andiamo a valutare tutte le varie vicende che sono capitate in questi anni in quest'aula e le varie dichiarazioni, io mi limito a dire che ce n'è per tutti. Il coraggio noi lo abbiamo avuto e per noi è stato molto doloroso, perché tutti ci dicono che non ci voterà più nessuno. Può darsi, ma noi siamo qui proprio perché abbiamo coraggio: abbiamo fatto questa scelta con coraggio per accettare questa sfida. Saranno poi gli elettori che, dopo questa esperienza, dopo i due anni che ci separano ancora dalle prossime elezioni, valuteranno se le nostre sono state delle scelte sbagliate o no. Io personalmente e il nostro gruppo siamo decisi a portare avanti anche in maggioranza tutto quello che abbiamo sostenuto fino a ora.

Io ho portato in quest'aula personalmente, ma a nome del gruppo, tutte le problematiche dei consorzi di miglioramento fondiario, i problemi con AREA e con gli agricoltori. Dal primo incontro che avremo con i colleghi di maggioranza, io porterò queste problematiche, sperando di condividerle e portarle a una soluzione. Non è che adesso cambiamo modo di lavorare, perché siamo in maggioranza. Io sono uno di quelli che sicuramente non starà zitto e porterò avanti quello che noi abbiamo sempre portato avanti. Vedremo come andranno a finire le cose e poi tireremo le somme. Probabilmente noi abbiamo un po' la sicurezza, perché sappiamo come lavoriamo, di fare una buona figura e di fare qualcosa per la Valle d'Aosta: lo speriamo proprio. Se non lo faremo, non sarà quest'aula, ma saranno gli elettori fuori a giudicare.

Collega Morelli, quando parla di progetto politico che è stato sacrificato oggi, mi sembra un'affermazione un po' forte. Forse questo programma politico lo abbiamo sacrificato già da tempo e non sto a entrare nello specifico, per dire chi o come lo ha sacrificato. Se andiamo nello specifico a vedere cosa è successo, ce n'è per tutti anche qui. Condivido con lei che era un grande progetto politico e non so se si verificherà di nuovo una situazione del genere in un Consiglio regionale, però questo progetto politico non è andato avanti perché lo zampino ce l'abbiamo messo tutti e tutti abbiamo messo del nostro.

Sto incrociando lo sguardo dell'Assessore Donzel. A volte gli ho chiesto di intervenire per un qualcosa, per le problematiche soprattutto rivolte all'agricoltura, perché l'Assessore conosce bene questo settore, e continuerò a farlo. Continuerò a chiedere all'Assessore che sarà del nostro gruppo all'interno della Giunta e a voi Assessori, ma il lavoro non cambia: le problematiche sono quelle e proprio perché adesso c'è la crisi economica, noi abbiamo fatto questa scelta.

Qualcuno ci dice che è una scelta suicida. Io spero proprio di no. Noi abbiamo tutta la volontà e la voglia di lavorare per dare delle risposte e una collaborazione. Noi chiediamo da ora la disponibilità a dare collaborazione e a lavorare per le problematiche che ci sono adesso nella regione. È chiaro che se parliamo di anni fa, con le disponibilità finanziarie che c'erano, era abbastanza facile chiudere tutte le varie problematiche. Adesso bisogna tanto pensare, tanto darsi da fare e tanto lavorare: questo è quello che noi vogliamo fare. Se falliremo, saranno poi gli elettori a giudicarci.

Presidente - Ha chiesto la parola la consigliera Certan, ne ha facoltà.

Certan (ALPE) - Si apre una fase nuova ed è un po' come quando a casa si fanno le pulizie, si dà una lucidata ai vari mobili e ai pavimenti, così che tutto sembra nuovo. In realtà, non c'è nessuna visione nuova e nessun nuovo programma: non c'è nulla di nuovo e non c'è nessuna novità. In politica, come in qualsiasi programmazione, è il metodo, il modo di comportarsi, il modo di lavorare, il modo di agire concretamente che decretano e fanno la novità, non certo un elenco di buone intenzioni - come hanno già detto i colleghi che mi hanno preceduto - una lista della spesa da dividere in questi mesi che restano.

È il quarto programma di governo che il presidente Rollandin ci presenta in tre anni, ogni tanto rilucidato e risistemato, con sicuramente idee e proposte anche condivisibili che riconosciamo, come hanno già detto i colleghi Morelli e Chatrian e io non mi dilungherò su questo. Collega Fabbri, è vero: ci sono dei punti che abbiamo condiviso e che non rinneghiamo adesso, però non c'è scritto nulla sulle modalità con le quali verranno fatte le cose. In molti punti, se ci soffermiamo un attimo e guardiamo attentamente - è vero che in questa nostra società non ci si ferma neanche più a leggere e si sfoglia tutto superficialmente - ci accorgiamo che nelle frasi non c'è neanche il verbo, non c'è neppure l'azione. Non c'è nulla di nuovo nel metodo, non c'è niente, non è indicata quale azione, quale verbo si vuole percorrere. Il punto 12 dice "Autostrade costi e gestione": bellissimo! Non c'è nulla, non c'è neanche l'azione. Noi di ALPE siamo abituati, qualche volta persino con troppa condiscendenza, a prendere lezioni e ne prendiamo - ne abbiamo prese tantissime - però certe volte è proprio carta che canta e in questo programma di tre pagine (perché è scritto con dei caratteri molto grandi, se no si potrebbe limitare il tutto a due facciate) non c'è scritto nulla di nuovo.

Il presidente Rollandin sicuramente ha un bel coraggio, e l'ha evidenziato chiaramente la collega Morelli. Sicuramente in questo nuovo bateau si sono imbarcate tantissime persone che sicuramente non lo lasceranno tranquillo e non gli faranno dormire sonni sereni, ma che lui conosce estremamente bene, perché il copione si sta ripetendo. Pensavamo e speravamo che fosse qualcosa di nuovo, invece poi nella realtà, quando il presidente Rollandin ci parla di "scelte coraggiose, esigenze conclamate", beh, sappiamo di cosa si tratta. E lo sanno anche tutti i cittadini valdostani, i quali hanno chiaro e bene a fuoco quello che è successo: sono esigenze personali vitali; sono esigenze di crisi di astinenza dal potere.

Ha ragione il Presidente, quando dice che è proprio l'anno della misericordia. Ma quando si richiamano certe affermazioni di personaggi illustri - persone, non visi, perché noi non siamo abituati a parlare di visi; noi nei nostri movimenti non abbiamo solo dei visi che partecipano alle nostre assemblee, ma abbiamo persone - quando si citano delle frasi come quelle che ha detto il Santo Padre, cioè una persona vera, il parlare della misericordia si riferisce ad altri tipi di valori e richiama quello della pietà. Ed è proprio il momento di avere pietà: non si tratta di averla nei confronti dei cittadini, perché sono proprio loro che di fronte a questo spettacolo e a questo teatrino stanno veramente avendo pietà di questa assemblea consiliare, che invece dovrebbe essere il cuore pulsante delle nuove idee, dei metodi nuovi, dei valori nuovi; un'assemblea che dovrebbe fare da guida a una società e che dovrebbe essere propulsore di una cultura. Invece no: si continua a portare avanti sempre la stessa cultura di sudditanza, di asservimento e di regolazione di conti. Questa è un'operazione per portare avanti una cultura ancora e sempre di asservimento. So di non piacere quando dico questa cosa, ma credo che sia sempre stato chiaro che è più importante o più utile dire effettivamente quello che si pensa de visu, piuttosto che non in altre sedi.

Io non ho dubbi sulla forza - presidente Rollandin, lei ha parlato di "forza spezzatino" - che agisce spezzettando tutto e facendo un fricandeau. Ha ragione quando dice che l'union fait la force e l'unire, il saper mettere insieme, il saper fare delle fusioni a freddo è sicuramente una qualità, ma queste cose dovrebbero avvenire in un modo corretto e legittimato dal voto dei cittadini. Voi oggi fate una ulteriore fusione a freddo già iniziata precedentemente, perché non è inserendo un grande gruppo, dopo quello di sole tre persone, che il progetto diventa grande. Voi fate una fusione a freddo, contraria al voto dei cittadini del 2013. Dovreste scrivere nel programma che, quando metterete mano alla legge elettorale, si voterà ogni anno, perché non si riesce a governare per più di un anno. Perlomeno ogni anno i cittadini potranno esprimersi, perché altrimenti è comodo governare in questo modo, cambiando piano piano ogni volta con un po' di maquillage. Si cambia a seconda della convenienza per rimanere sempre sul trespolo: è troppo comodo, presidente Rollandin! Piccolo o grande che sia - non entro nelle disquisizioni del collega La Torre, secondo il quale per ora il progetto è piccolo piccolo (quando conviene!), ma diventerà grande grande - noi vorremmo un progetto che sia aderente ai problemi concreti della realtà valdostana.

Non ho neanche dubbi sulle rassicurazioni e sulle lezioni che oggi ci prenderemo dai nuovi occupanti le sedie, perché sappiamo che tanto quando usciranno da quest'aula, diranno il contrario di tutto e diranno quello che sarà conveniente in quel momento: ci siamo già passati e l'abbiamo già vissuto, quindi sappiamo come funziona. Sicuramente questo può essere spacciato come un bellissimo programma, ma per noi è assolutamente vuoto e non ha nulla di progettuale. Si può dire le cose più belle del mondo, però noi sappiamo che fuori ci sono i problemi che devono affrontare i cittadini tutti i giorni, a cui noi non sappiamo dare risposta. In tre anni sono cambiate quattro giunte, ma nessuna ha mai realmente messo in atto delle politiche per affrontare i problemi. Soprattutto, questo programma denuncia tutta la sua limitatezza nel fatto che tutti i giorni si parla di riforme e qui non vengono neppure citate. Vengono citate en passant, ma non si capisce neppure quale sarà la posizione di questa nuova maggioranza riguardo, per esempio, alla riforma costituzionale. Si parla già dello Statuto, si va già oltre, perché si dà già per scontato che questa grande intesa ci sarà anche con il Governo nazionale. Io non sarei così sicura del voto di ottobre e soprattutto non canterei tanto vittoria prima. Hanno ragione alcuni colleghi che invitano a essere molto cauti, dicendo di rivolgersi e di dare le spiegazioni a chi ascolta e che poi saranno i cittadini a decidere.

Collega La Torre, ha ragione lei quando dice che la Valle d'Aosta e i suoi cittadini valdostani hanno diritto ad avere un progetto di autonomia, ma le ricordo che i cittadini valdostani nel 2013, quando sono stati chiamati alle urne, hanno votato in un certo modo e voi oggi, senza ascoltarli e senza assolutamente alcun cambiamento, fate una scelta che è completamente contraria a quello che i cittadini hanno espresso. Voi nel 2013 - non lo dico tanto al collega La Torre, quanto a chi era in coalizione per l'alternativa - avete illuso i cittadini di andare verso un'alternativa. Oggi, dopo tre anni - forse qualche Cassandra aveva preventivato solo due anni invece di tre, ma le trattative sono state un po' più lunghe - qualcuno si prende la legittimità, che non ha, di cambiare coalizione completamente, di cambiare totalmente programma, di andare nella direzione opposta.

Noi riteniamo che questo vada contro quei principi enunciati da Emile Chanoux, tante volte richiamato in causa. E per favore, presidente Rollandin, non ci venga a dire che in questo progetto ci sono anche tutti i valori della Resistenza che abbiamo appena ricordato. "Rispettosa dei principi e degli ideali della Resistenza": per favore, non faccia rivoltare nella tomba delle vere persone che hanno dato la loro vita per la nostra regione, abbia un po' di pudore. Quei principi che ha richiamato andavano in un'altra direzione e richiamano la dignità, che è ricordarsi ogni giorno che noi qua siamo dei rappresentanti dei cittadini e che è a loro che dobbiamo rendere conto delle nostre azioni. Non è che, una volta eletti, per cinque anni facciamo il bello e il cattivo tempo e decidiamo di fare alleanze con chi vogliamo. Essere rappresentanti della popolazione - questo purtroppo tutte le giunte Rollandin se lo sono dimenticato, non so se perché se l'è dimenticato il loro condottiero - vuol dire rendere conto tutti i giorni ai cittadini e non fare alleanze di convenienza.

Credo che riusciremo a dare concretezza a tutte le idee e alle nuove prospettive, solo se di nuovo andremo a recuperare i valori della dignità, del rispetto e anche dell'accettazione del voto. Non creda nessuno che ALPE abbia fatto voto di rimanere all'opposizione tutta la vita, ma se andrà in maggioranza e a governare, lo farà perché avrà una delega dai cittadini. È questa delega che noi chiederemo e avremo anche noi due anni di tempo per lavorare onestamente. Bisogna avere anche costanza e non la fregola di essere subito operativi in qualche posto che conta, per poter raccontare di nuovo qualcosa ai cittadini, facendo qualche piccola patze [traduzione dal patois: pace]. Bisogna avere la costanza di rimanere nel ruolo che viene dato dai cittadini, perché è questa la vera democrazia. Bisogna avere una coscienza a cui rispondere. Oggi la vita dei social e della nostra società ci fa correre, non ci fa più neanche guardare allo specchio, non ci fa neanche più vedere che cambiamo espressione, che non abbiamo neanche più coscienza di quello che diciamo. Bisogna essere realmente competenti, bisogna studiare, non solo prendere quello che gli altri dicono, fanno e farselo proprio.

Purtroppo è vero che questo è un obiettivo a lungo termine, ma i cittadini se ne accorgono e alla fine percepiscono i veri valori umani. Ripeto che noi siamo abituati a relazionarci, forse perché siamo un po' privilegiati e abbiamo un elettorato che consideriamo essere fatto di persone, non di burattini. Noi crediamo davvero che le persone sappiano giudicare e ricordare perfettamente tutto quello che noi dicevamo.

Bisogna uscire dal meccanismo dell'omologazione, al quale oggi sicuramente qualcuno sta cedendo. Piuttosto che rimanere assetato e affamato, preferisce andare nelle braccia del finto nemico; forse, a questo punto, si tratta di questo, chi lo sa? Tra le tante cose che ci sono state dette e che poi sono state démenties, forse c'era anche questo: è stato proprio tutto un bel teatrino, che aveva un obiettivo chiaro e che politicamente è stato raggiunto. Invece di rimanere soli e magari dover lasciare l'aula, ci si è rinforzati un po' e ora si può riiniziare un nuovo percorso quasi vergini. L'autocritica sicuramente deve essere fatta. ALPE se la fa spesso, è movimento plurale e quindi è abituato al confronto da sempre.

Richiamo i due aspetti citati dal collega Fabbri: quello dell'etica e quello della cràtos, che condivido e sottolineo. È l'operatività politica che deve essere perseguita, ma questa non è necessariamente fatta solo in una maggioranza. Che l'operatività politica possa essere fatta solo se si è in maggioranza, è una visione distorta, perché si unisce insieme non l'aspetto etico ma quello della convenienza, per cui anche la parola democrazia viene completamente storpiata. Lei ha citato i due aspetti, quello etico e l'altro dell'operatività politica concreta, ma quando a quest'ultimo si uniscono i valori del tornaconto economico, del potere e di tante altre convenienze, quel valore, proprio della politica e degli uomini che la fanno, viene completamente distorto.

Io invito davvero i cittadini valdostani in questo momento a non se décourager. Anche noi ogni tanto abbiamo dei momenti di désespoir, perché sembra proprio che non giri come vogliamo. Invece credo siano proprio questi i momenti che dovrebbero fare venire voglia ai cittadini di impegnarsi sempre di più. Impegnarsi a capire, perché purtroppo le dinamiche della politica spesso si comprendono solo quando si sperimentano sulla propria pelle e si vivono all'interno di certe istituzioni, perché non sono logiche lineari, ma leggermente drogate, sono logiche che non sono comprensibili riferendosi solamente ai valori dell'onestà e della dignità. Quindi invito veramente tutti i cittadini in questo momento a partecipare di più alla vita politica, a essere operativi e a capire che cosa sta succedendo.

ALPE non è sicuramente un movimento perfetto. Uno dei difetti che ci riconosciamo o che perlomeno io riconosco, è sicuramente quello di avere delle persone serie all'interno del movimento, e questo in politica pare essere un difetto. Non siamo bugiardi, non raccontiamo ai cittadini una cosa e poi ne facciamo un'altra; non promettiamo e non facciamo grandi proclami, senza poi agire; insomma, non sappiamo prendere in giro i cittadini. Questo è un difetto, è vero: forse in politica, ma anche nella vita, questo è un difetto. E se forse qualche volta ci siamo rifiutati di fare qualcosa, è perché in quel momento ci siamo rifiutati che venissero presi per il naso i cittadini, oltre che noi. Noi lo sappiamo che siamo in un ambiente un po' così, per cui ci siamo un po' abituati o, comunque sia, sappiamo che è una delle tante façades obscures che ha la politica, però i cittadini no! I cittadini ci hanno delegato con una certa missione e non hanno demandato nessuno dei politici a prenderli in giro.

Quindi questo è un difetto che io riconosco ad ALPE, però crediamo anche che difetti come questo possano essere visti anche come dei pregi. Non diciamo e non raccontiamo quello che non siamo capaci noi per primi di fare. Non diciamo delle parole perché rimangano registrate nelle varie séances del Consiglio. Non andiamo a raccontare un programma che non c'è, non andiamo a dire che oggi riparte un nuovo progetto politico che ha basi solide, quando sappiamo che ci sono lance e odio che passano all'interno di questa nuova maggioranza, che non solo sono palpabili, ma che ci sono raccontati dai cittadini.

Noi diciamo che questa fusione a freddo era necessaria, perché così finalmente più nessuno dei ventisette avrà un peso, ma conterà solo più il Presidente. Se lei ricorda, presidente Rollandin, in una delle nostre poche chiacchierate fatte in questi due anni, le dissi che con una maggioranza a ventotto, se c'è un programma solido che oggi non c'è, sicuramente c'è molto meno individualismo, perché non conta più nessuno.

Collega La Torre, ieri sera ho letto una notizia Ansa dove lei diceva che non c'è niente di strano o di così stravolgente, che è solo un piccolo progetto, mentre oggi l'ha già un po' risistemata definendolo un piccolo progetto che vuole diventare grande. Sicuramente adesso ha quattro gambe, mentre prima era un tavolo un po' traballante, perché ne aveva solo tre: sarà sicuramente più stabile, ma alla fine se il tavolo è fatto con legno marcio, non starà in piedi lo stesso.

Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Gerandin, ne ha facoltà.

Gerandin (UVP) - È indubbio che se partiamo da un'analisi della crisi a volte il discorso finanziario può essere un alibi della politica per non confrontarsi sui contenuti, su quelle scelte che a volte sono difficili, ma che sono comunque necessarie. Lei, Presidente, ha introdotto il programma di governo, parlando di un nuovo progetto ambizioso e coraggioso per unire e mettere insieme: è tutto vero, però a mio parere ci sono anche delle regole che vanno rispettate. Con tutti i limiti che possono esistere, abbiamo una legge elettorale che va sicuramente cambiata (per fortuna è una parte importante del programma di governo), ma che in questo momento a mio parere andrebbe comunque rispettata.

Vengo ai contenuti del programma. Il collega Bertschy ha detto che tutta l'UVP ha contribuito a scrivere questo programma. Io la mia parte, seppure minimale, l'ho fatta, perché io penso in tutta sincerità che sia un programma che chiunque abbia a cuore l'interesse dei valdostani non può che condividere. Lo dico tranquillamente, come con tranquillità dico che questo non è un programma di un anno e mezzo o due anni di governo: se questo programma potrà essere concretizzato in due legislature, festa grande! Questo è un programma sicuramente ambizioso, molto concreto nei contenuti, ma nello stesso tempo ha uno spazio e una visione sulla prospettiva del futuro della Valle d'Aosta. Io penso che un programma del genere non si possa non condividere. Poi, qualcuno ha espresso qualche dubbio in più sulla sua applicazione, sulla tempistica, sulle cose dette e non dette in questo programma, ed è del tutto lecito, non c'è ombra di dubbio. Però questo programma di governo fa parte di un progetto nuovo.

All'interno del mio gruppo io ho sempre avuto la fortuna di poter esprimere la mia idea, e di questo ringrazio l'UVP per avermelo permesso. Io ho sempre detto che un nuovo progetto si misura con il coraggio del cambiamento. Un nuovo progetto presuppone l'azzeramento di uno vecchio. Se poi con questo nuovo progetto, in una situazione di grave difficoltà di carattere economico e quant'altro, si parla di un governo che possa avere quei numeri per poter incidere, cambiare e tracciare il futuro della Valle d'Aosta nell'interesse dei valdostani, a mio parere si presuppone una netta presa di posizione rispetto all'azione e ai metodi del governo precedente. Io questo l'ho detto in aula tante volte e lei sa, Presidente, che io tante volte sono stato critico con l'impostazione dell'azione di governo che è stata, a mio parere - e lo confermo - portata avanti in maniera troppo personalistica, mentre è necessaria una grande collaborazione per poter gestire un momento così difficile per la Valle d'Aosta.

Quando l'UVP era sui banchi dell'opposizione, abbiamo presentato in aula dei documenti, delle risoluzioni o comunque degli atti che impegnavano il Governo regionale, e lei in prima persona, a condividere. Abbiamo offerto la nostra collaborazione, per quello che poteva valere, visto che noi eravamo su dei banchi diversi, anche per quei passaggi per i quali poteva essere significativa anche la componente numerica di un Consiglio regionale, per trattare ai non facili tavoli romani. Io non ho mai visto in passato questa volontà di condivisione. L'ultima dimostrazione che, a mio parere, ha un po' limitato l'incidenza o comunque la valorizzazione del Consiglio, è stato l'atto molto importante approvato sul pareggio di bilancio: lei, Presidente, lo ha trattato da solo, con l'Assessore alle finanze. Questo non mi pare che sia un sistema che può essere condiviso.

Per essere molto breve e chiaro su questo, io non ho cambiato idea sul fatto che ci debba essere un cambiamento veramente radicale dei metodi e dell'azione del governo. Non ho cambiato neanche idea sulla posizione che ho espresso quando il PD è entrato in maggioranza: io sono stato molto critico e, se vogliamo, anche molto duro nella mia analisi, ma quello che ho detto in quell'occasione lo penso e lo condivido ancora in questo momento. Si può anche avere il progetto più bello del mondo, però se poi in qualche maniera non si rispetta la volontà degli elettori, veramente qualcosa rischia di svuotarsi. Io l'ho detto in quella occasione, ho pure sollecitato qualcuno ad avere il coraggio di esprimersi liberamente e a votare nell'interesse dei valdostani, anche perché la mia convinzione è che a volte ci sia troppa invadenza da parte delle segreterie e delle direzioni dei partiti e movimenti, e questo a volte non va nel senso e nella logica di essere coerenti con le scelte e la volontà degli elettori, soprattutto non motivandoli ad andare a votare e a essere una parte fondamentale della rappresentatività democratica. Io dico questo, perché a volte ho l'impressione che i partiti rappresentino loro stessi, ma con la presunzione di interpretare la volontà degli elettori. Il rischio è di non intercettare più la realtà dei cittadini, che è la rappresentatività democratica, che io sono assolutamente convinto essere quella che ognuno di noi esprime in quest'aula.

Per quello che riguarda i contenuti, io penso che in questo progetto i grandi assenti siano gli eletti in quest'aula, i quali invece dovrebbero essere parte integrante, a mio modesto parere. Io mi rammarico quando vedo che in quest'aula ci sono interessi che vanno oltre le scelte politiche, che poi vengono in parte stoppate da quelle che io chiamo "linee eterodirette" da parte di partiti e movimenti. Quest'aula dovrebbe essere, in questo momento di grave difficoltà, il luogo in cui i cittadini valdostani possano scegliere per il bene e l'interesse dei valdostani. Noi abbiamo visto ultimamente cose di cui è difficile rendersi conto. Non voglio entrare in casa d'altri, ma è difficile da spiegare perché un movimento come Stella Alpina inizi la legislatura con tre assessori e la finisca con uno. Così come il PD a cui io ho sempre detto, pur non condividendo la loro decisione, che qualora avessero fatto delle scelte importanti che li caratterizzavano, io non solo avrei schiacciato il pulsante, ma gli avrei fatto anche i complimenti. Ma non abbiamo visto incidere in alcun modo nelle scelte importanti, e non voglio dilungarmi. Nell'Union Valdôtaine abbiamo visto un turnover, non so quanto politicamente comprensibile.

Detto questo, io sono certo che l'apporto che i colleghi dell'UVP riusciranno a portare nell'esecutivo e al ruolo del Presidente, sarà di tipo diverso. Sarà un apporto che magari non potrà far tornare a sognare i valdostani, quelli che - qualcuno ha ricordato - si sono espressi con ventinovemila preferenze, però sicuramente io penso che possa dare un apporto importante per dare concretezza alla Valle d'Aosta. Io questo me lo auguro di cuore, perché la Valle d'Aosta se lo merita. Me lo auguro perché la Valle d'Aosta non può fare a meno di concretezza e di un'azione politica che incida veramente nell'interesse dei valdostani.

Non voglio dilungarmi oltre. Io penso che in una maggioranza a ventisette tutti siano utili e nessuno sia indispensabile. Per questo motivo io continuerò a fare il mio lavoro oscuro di interpellanze, di interrogazioni, di mozioni e non voterò a favore di questo nuovo progetto politico.

Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Bertin, ne ha facoltà.

Bertin (ALPE) - È difficile intervenire oggi. Può sembrare un paradosso, ma questa legislatura è talmente disastrosa che può succedere anche questo: rimanere senza parole. Siamo al quarto Governo Rollandin, il quarto rimpasto di governo in tre anni, e viene nominato il terzo Presidente del Consiglio Valle, carica ricoperta da consiglieri appartenenti a tre forze politiche diverse, prima l'Union Valdôtaine, poi la Stella Alpina e infine l'UVP, tra cui due partiti che avevano partecipato alle elezioni del 2013 con uno schieramento opposto rispetto a quello di cui adesso faranno parte. Ma non riprendiamo un discorso che è già stato fatto, lo faremo in un'altra occasione.

Questo dei quattro governi in tre anni è un record degno dei peggiori momenti della prima Repubblica, dei tanti governi romani che si alternavano rapidamente, balneari o meno, con l'unico obiettivo di tirare a campare. Siamo al quarto Governo Rollandin in termini relativi a questa legislatura, ma in termini assoluti ormai penso che si sia perso il conto. I Governi Andreotti furono sette, io penso che quelli Rollandin siano molti di più. Siamo a un nuovo record anche da questo punto di vista.

Questo quarto Governo nell'attuale legislatura è inoltre l'apoteosi del trasformismo. Se il trasformismo è l'arte di mutare aspetto in modo rapido, per caratterizzare in un breve lasso di tempo più personaggi, questa veramente ne è l'apoteosi. Esistono dei grandi artisti, in particolare Arturo Brachetti che è conosciuto come il più grande trasformista del mondo, che fa rappresentazioni nei più grandi teatri di tutto il globo con grandissimo successo. Ma il trasformismo di cui parliamo oggi non è quello artistico di Brachetti, ma quello molto meno nobile e più vicino al saltimbanco che altro, agli artisti di strada e alle contorsioni politiche.

Scherzosamente qualche tempo fa, in occasione delle elezioni comunali, avevo invitato a inserire tra le discipline olimpiche il salto della quaglia. Siamo a cinquantanove o sessanta giorni dall'appuntamento olimpico di Rio de Janeiro e magari questo tentativo di inserire il salto della quaglia tra le discipline olimpiche potrebbe riuscire: il collega Marguerettaz che è l'assessore competente per lo sport potrebbe provarci. Anche dal punto di vista statistico per la legge dei grandi numeri, visto che in questi anni non gli è riuscito niente, può darsi che riesca in questa operazione: si tratta di una questione di probabilità. Inserire questa disciplina tra quelle olimpiche, permetterebbe alla Valle d'Aosta certamente di poter concorrere per delle medaglie, perché certi spettacoli di questi ultimi tempi certamente possono permetterci di raggiungere un medagliere piuttosto interessante. Tutto evidentemente si farebbe nell'interesse superiore della Valle d'Aosta, che anche in questo caso ne avrebbe dei grandi benefici, perché tutto si fa soltanto nell'interesse della nostra regione, come potrebbe essere il caso di una partecipazione a questa competizione olimpica.

Ironia a parte, queste operazioni trasformistiche allontanano sempre di più i cittadini dalla politica e la loro disaffezione è sempre più evidente e inevitabile, con gravi effetti sul sistema democratico. Poi è inutile dopo ogni tornata elettorale, ipocritamente e con toni preoccupati, sollevare la questione della diminuzione continua della partecipazione degli elettori al voto. È ipocrita: queste sono le operazioni che portano a tale disaffezione. Sono pronto a scommettere con chiunque che alle prossime elezioni regionali ci sarà un calo significativo di partecipazione al voto. Con questa manovra si tradisce il responso elettorale e il voto dei cittadini, si rompe il rapporto di fiducia tra eletto ed elettore, ed è un fatto grave di cui vi prendete tutta la responsabilità.

Questa operazione trasformistica e di potere rappresenta innanzitutto il fallimento della maggioranza Union Valdôtaine - Stella Alpina che, nonostante la vittoria elettorale - perché bisogna ricordarsi che ha vinto le elezioni - non è stata in grado di governare. Governare con diciotto voti è difficile, con un margine così piccolo, ma certo non è impossibile e avevate la responsabilità di farlo: non ne siete stati in grado. In altri casi e in altre parti del mondo, anche con maggioranze molto risicate si è governato e si sono ottenuti risultati positivi per la comunità. Ma bisogna essere capaci a farlo: bisogna saper governare, avere una visione, dei progetti e la capacità di trovare degli obiettivi. Invece è sotto gli occhi di tutti il fiasco di questa maggioranza, divisa per le poltrone e per tante altre questioni. Una Stella Alpina ormai allo sbando, politicamente sempre più insignificante, per non dire inutile. L'Union Valdôtaine ormai ridotta solo al presidente Rollandin che può fare e disfare tutto: si veda anche la brutale rottamazione dell'assessore Fosson, forse punito per chissà quale azione compiuta, e si intravedono già le future teste che salteranno.

La maggioranza UV e Stella Alpina è stata un fallimento innanzitutto del presidente Augusto Rollandin, che non soltanto non è stato capace di governare con diciotto consiglieri, ma neanche con ventuno, che peraltro è il numero previsto dalla legge elettorale con il premio di maggioranza, per cui dovrebbero essere i numeri giusti per governare. Un fallimento palese che poco cambierà con ventotto consiglieri, o ventisette che siano: non è soltanto un problema di numeri, è una questione anzitutto politica. Il presidente Rollandin è certamente abile e tutte le volte ci stupisce con le sue manovre nello spostare uomini e cose, nel saper gestire questo tipo di situazioni, ma questa è politichetta, nella quale certamente è un maestro, ma governare è un'altra cosa e su questo certo non ci siamo. La continuità quindi è evidente. Si cambia poco o niente per non cambiare nulla e neanche la famosa frase pronunciata nel Gattopardo dal nipote del principe di Salina, per cui se vogliamo che tutto rimanga com'è bisogna cambiare tutto, si presta a questa situazione, perché voi non fate neanche finta di cambiare qualcosa, più indolenti della Sicilia dell'Ottocento, che è il contesto nel quale si sviluppa il romanzo citato. Neanche fate finta di cambiare qualcosa, se non un piccolo maquillage: la continuità è l'elemento, anche in questo caso, che caratterizzerà il futuro.

Un clamoroso fallimento della maggioranza e del Presidente, ma anche un altrettanto clamoroso fallimento dell'opposizione. Questa si caratterizzerà come una legislatura disastrosa e da dimenticare. Una minoranza che pensava di essere maggioranza e che ha cercato sin dall'inizio, con la strategia della spallata, un ipotetico e improbabile - lo abbiamo visto - ribaltone. È stato un errore: lo dicevo allora e lo ripeto anche oggi. L'opposizione deve fare l'opposizione: se ha perso le elezioni, quello è il compito che gli elettori le hanno dato. Il ribaltone non è diventato realtà e a quel punto è iniziata subito un'altra fase politica. Si è iniziato con il dialogo, le indimenticabili costituenti autonomistiche, la kermesse di Cogne, il comitato "29 febbraio" o 26 che fosse, ma visto che probabilmente si materializzerà soltanto una volta ogni quattro anni, 29 forse è meglio. Adesso si chiama "un nuovo progetto politico", ma la sostanza è sempre la stessa. Anche sforzandomi, non riesco a essere sorpreso di questo epilogo. Tutto era scritto.

All'UVP tutto si può dire e un po' di cose le ho dette - anzi, gliene ho dette tante - ma non si può sostenere che non avesse esplicitato quello che volevano fare. Era addirittura scritto nella devise del partito: réunir et réussir, era piuttosto evidente quello che si voleva fare. Senza bisogno di ricordare le varie diatribe interne all'Union Valdôtaine tra le varie componenti, che alla fine puntualmente si concludevano con un grande accordo spartitorio, per poi riprendere una battaglia che alla fine si concludeva ancora con un accordo tra i due protagonisti dell'epoca (oggi sono un po' cambiati, ma la sostanza è la stessa). L'errore peggiore, secondo me, che ha determinato il fallimento del progetto politico autonomista progressista è stato quello di vedere in questo nuovo soggetto un elemento che poteva essere fondamentale. Poteva essere importante, ma non fondamentale. Così si è trasformata una diatriba interna all'Union Valdôtaine in una pseudo alternativa di tutto il sistema politico. Non poteva reggere, perché questi due elementi non erano alternativi ma complementari, e purtroppo è finita come è finita.

Oggi ci troviamo con l'evidente fallimento di un progetto politico. Si deve ripartire sperando che gli errori servano a qualcosa e che chi ha visto in questi anni nell'UVP il salvatore della patria e l'unico elemento strategico per il cambiamento, ne prenda atto e ne tragga le conseguenze. Oggi dobbiamo ripartire quasi da zero, ma le cose - come sappiamo - in politica cambiano rapidamente e anche chi oggi pensa che la situazione si sia stabilizzata, non si faccia illusioni. Le cose cambiano rapidamente e lo vediamo: due anni fa non avremmo mai pensato di trovarci in questa situazione e non è escluso che in pochissimo tempo quello che oggi sembra un quadro politico stabile e solido, non cambi. Anzi, io sono pronto a scommettere che il cambiamento arriverà, in modo anche deciso e travolgerà chi non è stato in grado di interpretarlo.

Oggi abbiamo letto questo programma ed è esattamente quello che mi aspettavo: generico, con una serie di buone intenzioni, anche interessanti, ma a mio avviso questo programma, questo patto ha delle postille non scritte. Non credo, perché sono scettico di natura, all'"Augusto misericordioso", non credo che dietro ci sia soltanto questo accordo. Esistono, a mio avviso, delle postille che vedremo più avanti, magari che riguardano la legge elettorale e che salteranno fuori al momento giusto. Una contropartita ci sarà in questo accordo - è facile immaginarlo - che non è riportata in questo documento dall'aspetto generico e abbastanza inconcludente.

I punti sono i soliti, elencati in modo generico, per cui di per sé non si può essere né d'accordo, né contrari. Vi è questa idea di riformare lo Statuto, per cui una domanda mi viene abbastanza spontanea: lo si farà a prescindere dal risultato del referendum confermativo del 2 novembre o no? Il 2 ottobre, pardon; il 2 novembre succede altro, ma potrebbe andare bene anche quella data, se il risultato elettorale non sarà quello previsto da molti. Non è così scontato il sì, anzi, gli stessi sondaggi danno il risultato molto incerto, pertanto bisognerebbe capire se la si fa comunque questa revisione dello Statuto o se la si fa soltanto in funzione della riforma costituzionale, perché le cose evidentemente sono ben diverse. Tra l'altro, questa è una riforma centralistica che vede in difficoltà le Regioni, che ne sono il principale obiettivo: il ridimensionamento principale passa proprio da lì. Una riforma che andrebbe contestata e sulla quale purtroppo vedo che si punta, per poi riformare lo Statuto. Questo è un rischio e non so come finirà.

Resta il fatto che se qualcuno si illude che oggi si concluda con lo stabilizzarsi di una fase politica, credo che non sarà così. Si aprirà un'altra fase e credo che rapidamente le cose cambieranno. Il cambiamento arriverà, lo vogliamo o no.

Dalle ore 11:56 assume la presidenza il vicepresidente Rosset.

Rosset (Presidente) - Ha chiesto la parola il consigliere Guichardaz, ne ha facoltà.

Guichardaz (PD-SIN.VDA) - Siamo qui a decretare l'allargamento della maggioranza, perché di questo si tratta e non di un ribaltone o di altre manovre di palazzo, considerato che la nuova forza che integrerà la maggioranza, l'UVP, si aggiunge a una compagine attuale, in un'ottica di rafforzamento e non - come si sentiva dire in vari boatos che si sono succeduti - di sostituzione di forze o di ribaltone, così come viene definito generalmente. Quindi accogliamo con piacere i colleghi del UVP, convinti che in un momento di tale delicatezza politica, in un momento così importante, può e deve essere implementata la squadra per affrontare con motivazione un nuovo percorso.

Ci aspettano sfide importanti, come è stato detto dal Presidente. La tanto rimandata modifica statutaria, che io preferirei definire una manutenzione, anche se importante e radicale, dello Statuto. La revisione della legge elettorale nella direzione della governabilità: chi vince le elezioni ha il diritto e il dovere di governare, nella direzione anche - come è scritto nel nostro accordo - della trasparenza. Noi non abbiamo definito come sarà questa legge elettorale, perché sarà oggetto di una discussione, ma abbiamo declinato i punti fondamentali di questa riforma.

Quindi un allargamento, non una nuova maggioranza, con un nuovo programma e nuovi assetti. I colleghi del UVP rafforzeranno una squadra che - credo di poterlo dire senza tema di smentita - ha lavorato bene nell'anno precedente di legislatura, con senso di responsabilità, con attenzione anche alle motivazioni dell'opposizione, tanto che in più di un'occasione, malgrado i numeri che assicuravano una certa stabilità alla maggioranza, la minoranza ha ritenuto di sostenere anche attraverso pratiche - lo diceva prima il collega Bertschy - di astensione costruttiva, il lavoro della maggioranza e le proposte.

Io sono un po' imbarazzato a intervenire dopo il collega Gerandin, a cui vorrei solo dire che non è vero che questa è stata una trattativa fatta escludendo gli eletti. Tra l'altro, all'interno della commissione politica incaricata di negoziare, c'era anche il collega Gerandin che ha partecipato alle trattative e ha evidenziato i punti programmatici, che erano i desiderata anche del movimento a cui lui appartiene o apparteneva - non ho ancora capito a questo punto che cosa deciderà di fare -, si sono fatti dei lunghi ragionamenti, delle lunghe mediazioni, si sono trovate delle intese sulle sensibilità diverse. Noi abbiamo fatto come PD un qualcosa come dieci o dodici convocazioni dei nostri organi dirigenti, delle direzioni, delle assemblee, abbiamo fatto segreterie: ogni volta che interveniva una novità di qualunque genere, perché noi abbiamo trattato solo il programma e non si è mai parlato di assetti, noi convocavamo i nostri organi dirigenti. Credo che anche i colleghi degli altri movimenti, a leggere quantomeno le cronache, facessero altrettanto. Non capisco sinceramente, quindi, com'è possibile a questo punto dire che il programma non sia condiviso con gli eletti. Mi pare che i passaggi siano stati fatti anche all'interno del UVP, almeno a leggere le cronache, quindi questo, fino a dieci minuti fa quantomeno, era il programma della nuova maggioranza. Un programma condiviso da tutti, chi magari un po' meno per questioni di valutazione personale, chi di più: le discussioni all'interno delle commissioni e degli organismi si fanno anche sulle sfumature che in politica sono importanti, e questo è il programma con il quale ci presentiamo al rinnovamento e all'allargamento della maggioranza. Quindi sinceramente io non riesco a capire oggi come si ridisegni questa maggioranza e sarebbe interessante che il collega poi spiegasse se intende continuare a rimanere dentro, facendo interpellanze e una sana opposizione interna. Altrimenti, non votando il programma di maggioranza che è il documento principe che ne decreta il rinnovamento, mi chiedo come faccia a continuare a esercitare il suo ruolo all'interno. Questa cosa, per quello che mi riguarda, pone un problema politico importante e spero che nelle prossime ore e nel prosieguo di questa giornata si possa quantomeno affrontarlo e risolvere.

Riguardo poi alle questioni che sono state affrontate dai colleghi in questa prima mattinata, voglio dire due parole sulla riforma costituzionale, visto che tutti la hanno tirato in ballo. Come noto, noi sosteniamo questa riforma, ma io non la sostengo - come anche i miei colleghi - in maniera del tutto acritica, non avendo vincoli di tipo politico o partitico. Devo dire che è una riforma che, a parere mio e del nostro gruppo, ha subito varie manipolazioni, vari cambiamenti e che, essendo una riforma pesantemente partecipata, contrariamente a quello che dicono molti colleghi, ha subito dei rimaneggiamenti. Ci dicevano che sono stati presentati milioni di emendamenti e ne sono stati accolti dodicimila. È una riforma che non è vero che non ha avuto un iter di discussione o che è piovuta dall'alto, perché è stata oggetto di mediazioni e di ragionamenti, come d'altronde è giusto che sia per una riforma costituzionale. Poi, è ovvio che quando in una riforma in tanti ci mettono le mani, alla fine da un punto di vista di scrittura, di coerenza del testo, si possono ravvisare degli elementi di dubbio.

Abbiamo fatto delle serate informative sulla riforma costituzionale, di cui io tra l'altro ringrazio la Presidenza del Consiglio, anche proprio per l'impostazione stessa degli incontri. Non sono state delle serate smaccatamente per il sì o per il no e io ho tratto un grosso insegnamento da queste esposizioni, mi sono fatto la mia idea tanto sulle criticità quanto sugli aspetti positivi di questa riforma. E devo dire che alla fine - lo posso affermare in maniera molto serena - gli aspetti positivi, per quanto riguarda soprattutto le Regioni a statuto speciale, sono a mio parere superiori rispetto agli aspetti negativi. Per la prima volta è stata messa sul tavolo la cosiddetta "clausola di salvaguardia" perseguibile attraverso il principio dell'intesa, cosa inedita: fino ad ora le Regioni a statuto speciale hanno dovuto in qualche maniera più o meno subire le decisioni provenienti dal centro. È una riforma che diminuisce gli apparati, ma non riducendoli all'inutilità, perché per la prima volta, attraverso un bicameralismo differenziato, individua una Camera delle Regioni, un Senato delle autonomie che, se riuscirà a esercitare in maniera corretta un'azione anche di lobbing in senso buono da parte delle Regioni, da parte delle autonomie, io credo che potrà portare degli indubitabili vantaggi per quanto riguarda l'esercizio del potere delle autonomie. Come sapete, il Senato potrà esprimersi sia obbligatoriamente sulle leggi che riguardano la Regione, ma potrà anche pronunciarsi su tutte le leggi con un potere di interdizione, potrà dire la propria su tutte le riforme e, cosa importante, dovrà obbligatoriamente essere coinvolto per quanto riguarda le riforme costituzionali.

Quindi non mi pare che questa sia una riforma piovuta dall'alto o così dannosa per il concetto stesso di autonomia. È chiaro che per poter applicare in maniera positiva e corretta questa riforma, con delle ricadute altrettanto corrette e positive per la nostra Regione, è necessario riformare lo Statuto e mettere in chiaro alcuni principi. Quello dell'intesa è un principio di massima richiamato dalla riforma costituzionale, ma ci sarà da fare un lavoro di codificazione di questo principio - su chi saranno gli interlocutori e i referenti - il quale dovrà essere concordato e integrato all'interno dello Statuto. Altra positività di questa riforma, visto che tutti nell'opposizione hanno in qualche modo evidenziato le negatività, è il fatto che la nostra Regione, per quanto riguarda il Senato delle autonomie, avrà una rappresentatività che oggi non esiste: eserciterà con i suoi due senatori una rappresentanza che sarà pari a quella di altre nove Regioni italiane. Noi ci troveremo nella stessa situazione di Regioni con popolazione addirittura dieci volte superiore alla nostra e avremo i nostri rappresentanti: uno sarà un Sindaco e l'altro un rappresentante nominato o eletto; bisognerà anche definire quali saranno le modalità di nomina o di elezione del rappresentante del Consiglio regionale.

Questo per dire che stiamo affrontando un momento delicato, in cui sono necessari l'allargamento e la massima condivisione su queste tematiche. I colleghi Morelli e Chatrian dicono che sulle riforme non ci si divide. Va bene, non ci si divide, però la politica - l'abbiamo visto in queste settimane, in questi mesi, negli anni precedenti e io ho fatto anche opposizione, quindi so cosa vuol dire - spesso usa gli strumenti che ha. Noi abbiamo fatto una legge sul reddito di inclusione, firmata dalla minoranza, ma alla fine la minoranza non l'ha votata per motivi esclusivamente politici, perché la condivisione era stata forte e ampia. Chi ci dice che su riforme importanti, sulle quali peraltro già qualcuno si esprime negativamente, poi ci sarà comunque una condivisione massima nella direzione del bene e del vantaggio per la nostra Regione? Io non ne sono così sicuro. Sinceramente preferisco che su queste tematiche ci sia un'ampia condivisione suggellata anche da un patto politico e da un accordo. Poi, noi non abbiamo messo delle condizioni, perché avremmo potuto chiedere in fase di trattativa che ciascuno si esprimesse per il sì o per il no, ma non l'abbiamo mai fatto. Questo per dire che noi non mettiamo sul tappeto convenienze, perché avremmo anche potuto mettere sul tavolo di questo nuovo progetto politico il votare per il sì alla riforma, ma non l'abbiamo fatto, tant'è che il Presidente si è sempre espresso liberamente e ognuno degli altri gruppi ha deciso con altrettanta libertà. Noi siamo convinti che questa sia una riforma che è opportuno votare, pur con tutti i suoi difetti, ma non l'abbia mai messa sul tavolo della discussione e dell'accordo politico. Questo per dire come siamo fatti noi: malgrado i piccoli numeri, io credo che la lealtà politica ci debba essere e, nel momento in cui si decide di entrare all'interno di un progetto di maggioranza, la lealtà è determinante. Io credo che questo sia imprescindibile. Poi, le questioni politiche interne, le divisioni, le poltrone o quello che è, quelle fanno parte dell'assetto della politica, la quale si sostanzia anche di esercizio del potere, questo non lo nega nessuno. Però la lealtà deve essere fondamentale.

Il programma che è stato presentato integra in parte quello precedente, in alcuni casi lo chiarisce e lo rende un po' più agibile dal punto di vista della comprensione. D'altra parte abbiamo delle originalità all'interno di questo programma, che possiamo sminuire finché vogliamo, ma che esistono e ci sono. Si parla di riforma dello Statuto e di "modifiche e adeguamenti della legge elettorale e del sistema di voto per il 2018. Preferenze, sistema di voto e referendum". Si parla di possibilità di regionalizzazione del contratto della scuola - io sono l'unico che si è espresso con un'astensione rispetto a questo tema, accogliendo anche le sensibilità di tutti - condividendo questo discorso con le parti sociali e con chi è parte di questo mondo, cercando anche di comprendere che effettivamente vi sono dei vantaggi nell'essere autonomi nella gestione di questo. "Riflessioni sulle adaptations": non abbiamo mica scritto applicazione tout court delle adaptations. Questa io credo sia una cosa nuova, poi se qualcuno non vuole cogliere le novità all'interno di questo programma, può farlo perché, avendo fatto opposizione anch'io, generalmente si tende a individuare i lati negativi piuttosto che quelli positivi. Il "completamento del progetto della scuola superiore della media e bassa valle" è un cavallo di battaglia, che io riconosco essere sempre stato con determinazione portato avanti dai colleghi del UVP: questa è un'integrazione assolutamente originale.

Non voglio parlare del piano di videosorveglianza, ma, per esempio, della questione della progressiva riduzione delle società partecipate con accorpamenti e chiusure: anche noi avevamo messo nel nostro programma la legge sulle società partecipate controllate, tant'è che oggi abbiamo all'ordine del giorno la discussione sul progetto di legge che la Commissione ha elaborato. Però qua si dice qualche altra cosa: si comincia a parlare di accorpamenti; si comincia a parlare di economie di scala, di gestione; si comincia, nell'ottica anche della legge Madia, a pensare che presto o tardi dovranno essere fatte delle revisioni del sistema delle partecipate e delle controllate, che è un'operazione che sicuramente richiede anche quella una condivisione, perché si vanno a toccare delle situazioni consolidate da decenni.

Parliamo del marchio "ombrello", del marchio VdA, che è un'operazione che è stata implementata e che ha cominciato a trovare applicazione nel corso del precedente anno di legislatura. Noi siamo stati a Bolzano e sappiamo che la definizione di un marchio "Valle d'Aosta", se diventa un marchio autorevole e riconosciuto, è un grossissimo vantaggio sia per le nostre aziende turistiche, sia per le quelle di produzione enogastronomica, ma anche per tutta l'industria.

Gli "interventi per il recupero dei terreni non coltivati in agricoltura e viticoltura", sono un cavallo di battaglia del nostro collega Grosjean il quale ha posto la questione e sono problemi che vanno valutati con attenzione. "Sviluppo e messa in rete di percorsi escursionisti di bassa e media montagna": sono stati stanziati, se non ricordo male, un milione e mezzo di euro per questo progetto ambizioso, ma che aumenta l'offerta turistica e connota la vocazione della nostra regione. "Enti locali: certezza delle risorse": quante volte gli enti locali si lamentano di non avere certezza delle risorse, perché agganciate a meccanismi di calcolo delle risorse da trasferire che oggi sono anacronistici. Della valutazione del funzionamento corretto degli accorpamenti ne avevamo già parlato noi, quando abbiamo approvato la legge sulle Unités des Communes.

"Gestione Casinò": non mi sembra che non ci siano delle novità dentro questa indicazione. Nel nostro precedente programma si era indicato il cambio dei vertici e la revisione delle dirigenze: questo è il prosieguo. La gestione di un casinò e delle annesse attività ricettive è un problema - l'abbiamo evidenziato più di una volta - che va affrontato con il dovuto pragmatismo, con la convinzione che non deve essere questo un problema, ma deve diventare un'opportunità. Per fare ciò, è giusto che ci sia una maggioranza capace anche di dire delle cose di impatto, di prendere delle decisioni delicate che potrebbero trovare, magari anche in logiche di lobbing interne, degli ostacoli.

Welfare e sanità: non è che si dicano poche cose! Collega Gerandin, come lei ha evidenziato più di una volta, si ribadisce la validità del un modello di una contrattualistica pubblica. L'abbiamo messo all'interno del nostro accordo: la razionalizzazione e la riorganizzazione, con il rispetto dei diritti contrattuali del personale presente nei servizi. Realizzazione di una legge sull'autismo e attenzione verso le persone diversamente abili: non mi sembra sinceramente - lo devo dire, collega Gerandin e tutti gli altri colleghi della minoranza insieme a lui - un programma che non abbia una sua visione e che non abbia una proiezione. È un programma che riprende delle tematiche e tra l'altro io ringrazio anche i colleghi, perché nelle trattative c'ero anch'io, per la delicatezza che hanno avuto anche nel non riprendere delle tematiche che sono in itinere, ribaltandole completamente o facendole magari apparire come delle tematiche nuove che rimettono completamente in discussione il lavoro fatto l'anno scorso. Ci sono un sacco di temi che sono in itinere e ci sono dei temi nuovi importanti che non possiamo dire essere indifferenti.

Una raccomandazione io la voglio fare al neo Assessore alla sanità. Il suo è un ambito estremamente delicato e che soprattutto in Valle d'Aosta ha sempre mantenuto una vocazione pubblica. Come sapete, in Valle d'Aosta il privato è non dico ininfluente, ma è minoritario rispetto al pubblico: questa è sempre stata una scelta importante e determinante per quanto riguarda il modello di sanità. Va mantenuto un modello di qualità ed è necessario, a mio parere, studiare anche dei meccanismi di incentivazione non necessariamente economici, ma che incoraggino i professionisti a rimanere qua in Valle d'Aosta e a essere orgogliosi di appartenere al sistema sanitario pubblico. Soprattutto vanno valorizzati quei settori che hanno delle potenzialità importanti: ci sono dei settori che hanno delle possibilità in termini di mobilità attiva, che sono ancora da approfondire e da scoprire.

Abbiamo davanti a noi la sfida dell'atto aziendale che è concluso, ma questo è un documento che può essere modificato anche in itinere. Abbiamo la sfida importante del Piano sociosanitario regionale, che da mesi è depositato all'interno delle Commissioni e che dice delle cose che vanno nella direzione indicata all'interno del nostro programma politico, quella cioè di incentivare il territorio - l'avevamo detto prima e viene ribadito oggi - e di integrare maggiormente la parte sanitaria con quella sociale.

Ci sono dei campi aperti sui quali bisognerà lavorare: c'è il problema, per esempio, del sistema del soccorso che va affrontato e risolto, perché è una questione di una enorme instabilità; c'è il problema della valorizzazione del ruolo del volontariato del soccorso, che è un tema che va affrontato, perché le organizzazioni di volontariato vanno riconosciute nella maniera corretta e vanno investite di ruoli importanti. C'è il tema a breve scadenza dei ticket, rinviato dalla legge finanziaria dell'anno scorso: una questione che deve essere affrontata e risolta in tempi brevi.

Poi, c'è la partita delicatissima del nuovo ospedale. Anche lì è una novità, perché quando noi abbiamo steso l'accordo nell'attuale maggioranza, parlavamo di valorizzazione del sito archeologico, ma non si sapeva ancora quale sarebbe stato l'indirizzo dato a quest'area. Non è così banale, colleghi, pensare di integrare l'ala di un ospedale all'interno di un'area di interesse archeologico così importante come è stata connotata. È una sfida che va perseguita e sulla quale non possiamo, io penso, permetterci delle divisioni di tipo politico, che vadano oltre l'aspetto puramente di organizzazione.

Rispetto al welfare, sappiamo benissimo che è un settore molto delicato e che però deve essere valutato - così come abbiamo scritto sul nostro programma - con un occhio alla sostenibilità, fermo restando che esistono una serie di situazioni che vanno sicuramente migliorate, ma che devono essere in qualche modo preservate.

Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Roscio, ne ha facoltà.

Roscio (ALPE) - È difficile prendere la parola, soprattutto dopo questo piccolo spazio pubblicitario sul programma di governo a cui abbiamo appena assistito, e in parte tante cose sono già state dette. Avevamo anche un dubbio: eravamo convinti che la proposta sulla nomina degli assessori spettasse al Presidente della Regione, invece apprendiamo che spetta al capogruppo del PD. Tant'è: eravamo convinti di certe cose, ma abbiamo visto che tante sono poi cambiate nel corso di questi anni.

Collega Guichardaz, noi tutte le certezze che nutre il PD sulla riforma costituzionale non le abbiamo. Non abbiamo capito se lei parlava a sostegno della riforma costituzionale a nome dell'intera maggioranza o solo del PD. Noi qualche perplessità sul fatto che questa riforma tuteli maggiormente le Regioni a statuto speciale ce l'abbiamo, se non altro perché ci risulta che certe dichiarazioni del Presidente Renzi, con cui si attaccavano pesantemente le Regioni a statuto speciale, non sono mai state smentite a oggi e non ci risulta che sia stata tolta la clausola di supremazia dello Stato da questa riforma. Comunque, se ci sono altre notizie, noi siamo ben contenti. Così come è interessante sentire che, a proposito di una mozione che noi abbiamo presentato assieme ai colleghi del Movimento Cinque Stelle sulle adaptations della scuola, a quanto ci è stato detto adesso dal collega Guichardaz, si aprirà una riflessione, che noi immaginiamo comporterà il fatto di non applicarle immediatamente. Quindi si va nella direzione di accettare la nostra mozione, se non abbiamo capito male le parole del collega Guichardaz, ma mi sembrava che fossero espresse in italiano chiaro.

Tutto questo dibattito è interessante, perché mi chiarisce un ricordo di quando andavo a scuola e studiavo i filosofi sofisti che, con gli strumenti della retorica e della dialettica, riuscivano ad affermare tutto e il contrario di tutto, senza andare a toccare la natura vera delle cose. Oggi il collega Chatrian e i consiglieri che mi hanno preceduto hanno citato alcuni passi, ma io credo che tutti si ricordino ancora di certi toni e di certe dita levate nei confronti del Governo. Ricordo che chi allora era un accanito contrappositore di questo sistema, mi sembra che oggi invece abbia fatto ben altro che il salto della quaglia!

Al di là di questo, abbiamo ascoltato con attenzione le parole del presidente Rollandin, quando all'inizio ha detto che questa si prospetta come una scelta ambiziosa, rispettosa ma anche difficile. Noi su questo abbiamo diverse perplessità, perché a noi sembra che la scelta di ambizioso abbia solo il fatto che risponda e soddisfi ambizioni che nulla hanno di ampio respiro, se non di questioni molto pragmatiche che sono già state citate in precedenza. Sulla " scelta rispettosa" è già stato detto quasi tutto, perché in realtà quello che era stato sancito dai cittadini con le elezioni del 2013, alla fine di questa legislatura sarà completamente cambiato, quindi non lo vediamo questo rispetto nei confronti dei cittadini. Pur sapendo che non esiste vincolo di mandato, però il confine tra la spregiudicatezza e il fatto che non esista un vincolo di mandato è molto labile, e noi ne abbiamo una prova concreta oggi in quello che succede in quest'aula.

Condivido in parte l'amarezza e la delusione politica che è già stata espressa dalla collega Morelli, perché noi vediamo oggi che la storia si ripete. Il copione che è stato seguito quando ci fu l'entrata in maggioranza del PD, oggi si ripete e, dal nostro punto di vista, quello è stato il primo momento di scardinamento di un progetto che era chiaro, presentato agli elettori, credibile e realizzabile, ma che forse non si è voluto aspettare il momento giusto per attuare veramente. Si sono preferite altre strade più rapide, alle quali però noi del gruppo ALPE riteniamo di non voler aderire, pur nel rispetto delle scelte che gli altri colleghi vorranno fare, perché giustamente ognuno a casa propria decide e fa quello che crede, rispondendone ai propri elettori. Noi manteniamo una coerenza che era già stata espressa allora con quel progetto per la Valle d'Aosta e che ci sembra, numeri alla mano, gli elettori avevano valutato molto positivamente, perché se vi ricordate a inizio legislatura erano molto poche le preferenze che distinguevano un progetto dall'altro.

Il Presidente parla di una scelta difficile. Noi capiamo che lo sia, perché aver dovuto intervenire addirittura sull'Ufficio di Presidenza per sistemare delle caselle, che altrimenti forse non avrebbero consentito di trovare un accordo, è stato probabilmente veramente difficile. Andare a toccare addirittura una figura istituzionale importante come quella del Presidente del Consiglio, in un patto che nulla ha di istituzionale e che doveva essere di garanzia per tutti, per noi è un fatto grave.

Sul programma è già stato detto molto, ma lasciatemi ribadire che ha molti déjà vu, anzi in parte alcune cose sono già state realizzate, quindi non lo si può presentare come qualcosa di nuovo. Per il resto è un programma generico e vago, ma questo è già stato detto: sfido chiunque qua dentro a dirsi contrario alle cose che vengono enunciate, ma non si dice niente né sul come sarà declinata la realizzazione, né sui tempi.

La collega Certan ha già detto del richiamo ai valori fondanti della Repubblica e della Resistenza. In questi giorni sto leggendo un libro che si intitola Possa il mio sangue servire, che è una raccolta di testimonianze: mi sembra che le lettere di quei condannati a morte durante un periodo tragico della storia d'Italia, stridano un po' con quello che si vuol far passare oggi come alta politica e alti valori. A noi riesce veramente difficile trovare un legame tra questi due passaggi e forse veramente bisognerebbe valutarli con due pesi diversi.

Concludo, perché non voglio annoiare oltre. Noi, come ha detto il collega Cognetta, siamo l'opposizione e continueremo a farla, coerentemente con quanto è stato il nostro mandato, ma vorrei ribadire che per noi del gruppo ALPE l'opposizione non è il fine. Noi non siamo qui solo per fare opposizione, perché noi vorremmo e crediamo, anche con il progetto che oggi è tramontato, di indicare una proposta diversa per la Valle d'Aosta. Noi cerchiamo di lavorare su questo progetto, cercando di parlare a tutti coloro che sono scontenti della politica, delusi da questo sistema di fare, che scava ancora una volta un solco ancora più profondo tra quest'aula e i cittadini che sono fuori.

Abbiamo apprezzato e trovato una speranza nelle parole del consigliere Gerandin. Ci vengono in mente - visto che si sono fatte tante citazioni - le parole di Leonardo Sciascia ne Il giorno della civetta, dove alla fine gli uomini vengono presi e valutati per le scelte che fanno; e il futuro ci dirà quali saranno state le scelte più giuste. Comunque, augurando un buon lavoro alla neonata maggioranza, noi del gruppo ALPE cercheremo di lavorare e di dare una prospettiva nuova, non solo a coloro che si riconoscono e si sono già riconosciuti nel nostro movimento, ma anche a tutti gli altri che vorrebbero davvero sperare in un progetto nuovo e in una Valle d'Aosta diversa.

Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Farcoz, ne ha facoltà.

Farcoz (UV) - Je crois que le débat de ce matin ait été riche de contenus et que les positions soient plutôt claires. Permettez-moi une réflexion globale, que je voudrais conduire à conclusion de ce débat général. Personnellement, je crois que, si la politique a un sens, c'est bien celui d'unir et non pas celui de séparer. Ce but d'union est atteint si la discussion est sur les idées, sur les contenus et sur les programmes. Je pense que plus que jamais, en ce moment où non seulement la crise économique met en difficulté notre système, notre Région a la nécessité de trouver des ententes fortes pour procéder dans la direction d'achever les projets entrepris au cours de ces années et d'en commencer d'autres, en tenant en considération la potentielle opportunité d'entreprendre la modification du Statut, qu'on verra en automne.

La Vallée d'Aoste, dans son histoire autonomiste a vécu des moments éclairés et des moments plutôt sombres. Chaque fois qu'elle était profondément partagée à son intérieur, sa faiblesse ressortait à l'extérieur, là où les amis - nous les connaissons - sont toujours moins nombreux, tandis que ceux qui voudraient voir la Vallée d'Aoste affaiblie à Région ordinaire ou même partie provinciale d'une macro-région Piémont-Ligurie sont toujours plus nombreux. À mon avis, nous ne devons pas regarder avec attention seulement au panorama italien. L'Europe est là, avec toutes ses difficultés, mais elle continue à décider et ceux qui décident sont présents en Europe, tandis que nous pour le moment ne sommes pas présents. C'est pour cela que notre Région ne pourra plus se permettre de ne pas avoir un représentant au sein du Parlement européen. Donc, je souligne la nécessité de se mettre ensemble pour travailler dans la direction que le programme indique, rien de plus, rien de moins.

Concludo dicendo che il programma è stato già ampiamente dibattuto nelle commissioni politiche e attraverso i passaggi interni ai partiti. In quelle sedi è stato possibile approfondire e verificare quale sia l'autenticità di questo programma, che riprende parte del passato e porta dei punti innovativi sui quali lavoreremo in questa legislatura e anche nelle prossime.

Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Marquis, ne ha facoltà.

Marquis (SA) - Ho ascoltato con grande interesse il dibattito che si è svolto questa mattina e credo che da parte di tutti sia emerso che stiamo vivendo un momento difficoltoso: una delle legislature più difficili dal dopoguerra a oggi, per le problematiche che ci troviamo ad affrontare sotto il profilo socioeconomico, non solo politico. Il momento è difficile perché viviamo l'onda lunga di una recessione pesante, intensa e che ha portato con sé anche un cambiamento che tuttora è in atto: un cambiamento che riflette sulle abitudini, sui comportamenti, sul modello culturale, sul modello di produzione del lavoro, sul modello economico. Quindi questo è un prototipo di cambiamento che chiede anche delle risposte, una spinta propulsiva nuova, chiede delle riforme che devono venire sia sul piano locale, sia con riferimento alle tematiche di interesse in quanto cittadini italiani di più ampio respiro e di più ampia portata. Saremo chiamati nei prossimi mesi a delle decisioni importanti anche sulla revisione dell'architettura dello Stato, con il referendum confermativo. Io credo che tutto questo - come è stato già sottolineato da qualcuno che mi ha preceduto - richiede di condividere, di unirsi e di affrontare insieme delle responsabilità.

Noi abbiamo intrapreso un percorso in esito alle elezioni regionali del 2013, che ci ha visti impegnati in coalizione con l'Union Valdôtaine in una competizione difficile, dai toni anche aspri e dove l'esito è stato una vittoria di misura (18 a 17) che ha contraddistinto l'inizio di legislatura. Non è stato facile per nessuno e credo che questo abbia anche contribuito a limitare i risultati dell'azione amministrativa della prima parte di legislatura. Abbiamo proceduto in seguito a rivedere l'alleanza, ad aggiornarla con il nuovo progetto e con l'integrazione del Partito Democratico: c'è stata un'intesa per il Comune di Aosta, alla quale ha poi fatto seguito un accordo di estensione della maggioranza regionale e oggi ci troviamo a suggellare un nuovo percorso, grazie alla disponibilità dell'Union Valdôtaine Progressiste a confrontarsi e condividere il percorso che questa maggioranza ha intrapreso nel 2013, superando il progetto alternativo che aveva ispirato la sua precedente azione. Oggi arricchiamo il nostro percorso e il nostro progetto con un nuovo soggetto. Tale disponibilità è stata valutata positivamente dalle forze politiche, Union Valdôtaine, Stella Alpina e Partito Democratico, in quanto l'Union Valdôtaine Progressiste ha dimostrato di fare una scelta coraggiosa, oserei dire, anche difficile da rappresentare ai cittadini - come qualche esponente prima del medesimo movimento ha spiegato - ma che io credo porterà loro dei frutti positivi. Non ritengo che questo possa essere considerato un suicidio politico.

La Stella Alpina nell'occasione di questo confronto che ha portato all'aggiornamento del programma, ha posto sul tavolo costituito dalle forze politiche il proprio contributo di idee e proposte per il rilancio dell'economia e del lavoro in Valle d'Aosta, in un'ottica politica inclusiva. Tutta una serie di proposte che sono state prima dibattute, poi recepite nell'aggiornamento del programma e che infine sono state discusse nel nostro recente congresso del movimento, un congresso direi straordinariamente partecipato: più di quattrocento persone. Queste proposte erano state condivise in quella sede ed erano frutto del lavoro di commissioni che hanno elaborato idee raccolte in vari incontri territoriali.

La condivisione programmatica ha poi portato alla definizione del nuovo assetto politico, che oggi sottoponiamo all'attenzione del Consiglio. In questo contesto, Stella Alpina immaginava in un'ottica di oggettiva equità il mantenimento delle posizioni di responsabilità attuali. Tuttavia, a fronte della difficoltà di riconoscerci il legittimo mantenimento dello status quo, abbiamo accettato con sacrificio di privilegiare la coerenza e l'adesione a un progetto politico di collaborazione con l'Union Valdôtaine che nasce da lontano, anteponendo questi obiettivi alle gratificazioni che derivano dal ricoprire dei ruoli apicali. La coerenza del nostro comportamento nasce dal rispetto verso gli elettori che ci hanno sostenuto nelle elezioni del 2013 e che hanno validato questo progetto, nella consapevolezza che i valdostani sapranno apprezzarlo e giudicarlo.

È questo altresì un momento difficile per la politica, un periodo in cui la disaffezione dei cittadini è forte. Il populismo fa sempre più proseliti: è sempre facile agitare lo stomaco dei cittadini, ma più difficile è proporre delle soluzioni ai problemi che questi avanzano. Con questa scelta noi riteniamo di dimostrare ai valdostani che alla Stella Alpina sta a cuore il futuro della Valle d'Aosta. Per questo motivo, come dicevo prima, responsabilmente abbiamo sacrificato la rappresentatività in questa fase e in quest'occasione e, a titolo personale e anche a nome del gruppo, ringrazio il Presidente del Consiglio dimissionario Marco Viérin per il lavoro che ha fatto nel periodo in cui ha ricoperto questa carica in un clima di grande difficoltà. Ringrazio anche il collega Fosson che con le sue dimissioni rende possibile la concretizzazione di questo progetto. Così come ha detto stamattina nella relazione illustrativa il Presidente, credo che trattasi di una scelta ambiziosa, coraggiosa, difficile e responsabile.

Il programma che è stato presentato, a mio avviso contiene una serie di iniziative interessanti e di estremo interesse per la Valle d'Aosta. Sono iniziative finalizzate a ridare competitività alla nostra economia e a migliorare l'attrattività, perché è solo migliorando la situazione economica che si può pensare di creare del nuovo lavoro, dare soddisfazione alle esigenze dei giovani, alle loro aspettative e di coloro che sono fuorusciti dal mondo del lavoro, che si trovano in uno stato di disoccupazione e in momenti di difficoltà. Alcune iniziative di questo programma credo che siano di ampia portata: parliamo di utilizzo nel modo più efficace possibile dei fondi europei e tutti sappiamo quanto oggi questi pesino e incidano nella gestione dell'economia della nostra regione. In un contesto nazionale sempre più difficile sotto il profilo dei finanziamenti, questi rivestono un'importanza via via crescente. Non è sicuramente facile utilizzarli e questo richiede una grande burocrazia e l'aggiornamento dei modelli di gestione, che sono sempre più complicati, per assolvere alle esigenze che vengono indicate a monte. Però è una strada inevitabile, quella di continuare nella ricerca di queste risorse che sono disponibili, ed è quindi necessario rendersi sempre più operativamente capaci nella loro gestione.

A livello trasversale, si parla molto di reti. "Sostegno e rafforzamento delle attività culturali, messa in rete dei beni culturali": tutto questo sottintende che occorre fare sistema. Fare sistema è importante, perché noi abbiamo delle eccellenze sul territorio, delle eccellenze imprenditoriali, delle eccellenze sotto il profilo delle risorse paesaggistiche, naturali, architettoniche e dei beni archeologici: bisogna avere la capacità di mettere tutto questo in rete, per creare delle sinergie utili che possano aggiornare il valore del nostro prodotto complessivo.

Credo che nella medesima direzione di andare a guardare a un orizzonte temporale più lungo, siano da considerare le idee e i programmi sull'infrastrutturazione ferroviaria. Oggi tutto questo merita una discussione e non ci sono ancora delle risorse disponibili, però bisogna partire dai sogni, per trasformarli in idee e poi in progetti. Questo ritengo che sia un passo fondamentale per migliorare l'attrattività della nostra regione, soprattutto sotto il profilo turistico, perché i nuovi modelli di infrastrutturazione consentono di avvicinare delle regioni e delle aree del mondo, ma nel contempo, per chi non si aggancia all'innovazione, la distanza aumenta e si rischia di finire fuori mercato. Credo che questo sia un aspetto da non sottovalutare e da guardare con attenzione, perché dobbiamo riuscire a essere collegati con le reti metropolitane in modo moderno e sicuramente più agevole, anche nel rispetto delle attese e delle aspettative di coloro che vengono a frequentare la Valle d'Aosta per motivi turistici, o in considerazione delle esigenze dei pendolari di muoversi quotidianamente dalla Valle d'Aosta verso Torino.

Il miglioramento del sistema creditizio: sono state prese di recente tante iniziative a favore dei settori produttivi. Credo che anche qui bisognerà fare ancora maggiori riflessioni, perché occorrerà vedere se è possibile sostenere le nuove modalità di lavoro. L'economia sta andando avanti, tutti i giorni nascono dei nuovi modelli e dei nuovi settori di attività che spesso e volentieri non hanno delle risposte sotto il profilo legislativo, quindi bisogna anche che la politica riesca a velocizzare i suoi modelli gestionali e di risposta sotto il profilo legislativo nei tempi che il mercato e il settore privato richiede. Abbiamo evidenziato un contributo sulle libere professioni: bisogna anche qui fare delle valutazioni, perché si tratta di riuscire a favorire la creazione di reti tra tutti i soggetti che operano in questo settore, in cui a seguito di anni di investimenti siamo riusciti a creare delle professionalità e a formare delle competenze che rischiano, qualora non si uniscano e non mirino anche a dei mercati muovi - bisogna aprirsi anche fuori dalla Valle d'Aosta - di dissiparsi, andando a dequalificare il capitale umano che abbiamo a disposizione.

Credo che qui ci siano tante cose - come è stato sottolineato da coloro che sono intervenuti - che richiedono una visione nuova, un modello condiviso e la capacità di fare delle riforme coraggiose, delle riforme che chiaramente chiedono il contributo di tanti. Noi parteciperemo fattivamente a questo progetto di governo aggiornato e a questa sfida, per il tramite del nostro gruppo consiliare e del rappresentante che abbiamo nel Governo regionale, anche presentando delle iniziative legislative in attuazione delle linee e dei punti programmatici.

Ciascuno di noi in questo frangente ha dovuto confrontarsi all'interno dei propri gruppi. Ho ascoltato anche le parole del collega Gerandin, la relazione del capogruppo Bertschy e credo che dalle loro parole sia emersa la voglia di contribuire a un progetto di sostegno della Valle d'Aosta e nell'interesse dei valdostani che ci deve portare a lavorare in modo concreto, anche con dei metodi nuovi, a fare della programmazione, della gestione, delle verifiche di monitoraggio sui risultati che saranno raggiunti, ossia a fare qualche pit stop durante il percorso. Noi diamo fiducia alle parole del presidente Rollandin, riguardo alla visione prospettica che è stata rappresentata e agli impegni che sono stati presi in ordine all'attuazione del programma. Concordo infine con le parole che sono state espresse poc'anzi dal collega Guichardaz che comunque, da quanto emerso nel dibattito e anche da posizioni che non erano preventivate, probabilmente bisognerà anche fare delle valutazioni di tipo politico.

Dalle ore 12:46 assume la presidenza il presidente Marco Viérin.

Presidente - Siamo arrivati alle ore 13:00, sospendo i lavori.

Si riprende nel pomeriggio alle ore 15:30.

La seduta termina alle ore 12:58.