Oggetto del Consiglio n. 192 del 26 novembre 1963 - Verbale

OGGETTO N. 192/63 - DICHIARAZIONI PROGRAMMATICHE DI CONSIGLIERI REGIONALI. PRESA D'ATTO.

Il Consigliere Comm. PEDRINI rivolge preghiera al Presidente del Consiglio ed a chi di competenza di esaminare la possibilità di dare una sistemazione decorosa ai rappresentanti della Stampa nella sala consiliare; rileva che i corrispondenti dei giornali, nelle sedute di ieri e di oggi, non disponendo di spazio e di attrezzatura adeguati hanno dovuto prendere i loro appunti su fogli appoggiati alle ginocchia.

Raccomanda che, per la prossima riunione consiliare, si studi una idonea soluzione per i rappresentanti della Stampa.

Il Presidente, MARCOZ, fa presente che ai rappresentanti della Stampa è riservato un apposito spazio con tavoli nella tribuna del pubblico, spazio che, in passato, è risultato più che sufficiente per le esigenze dei corrispondenti di giornali.

Rileva che le sedute di Consiglio di ieri e di oggi rivestono un carattere particolare, essendo le prime due sedute del nuovo Consiglio Regionale, per cui molto pubblico è affluito in aula per assistere alle sedute.

Dichiara che per tale ragione ha aderito alla richiesta dei Signori giornalisti di prendere posto dietro il tavolo dei Signori Consiglieri.

Ritiene che, per l'avvenire, non vi sarà più così numeroso pubblico e che i rappresentanti della Stampa potranno quindi occupare nuovamente lo spazio riservato loro in tribuna.

Se però, egli dice, l'affollamento del pubblico dovesse nuovamente verificarsi, saranno adottati i provvedimenti necessari per una idonea sistemazione dei Signori giornalisti nell'aula consiliare.

Il Consigliere DUJANY fa le seguenti dichiarazioni:

"Signor Presidente del Consiglio,

Signor Presidente della Giunta,

Assessori,

Signori Consiglieri,

Abbiamo ascoltato stamane, con attenzione ed interesse, il discorso del Presidente Caveri.

Desidero affermare subito, a nome della Democrazia Cristiana, che concordiamo con le esigenze programmate in quel discorso.

Laddove, però, ci pare che il discorso sia gravemente insufficiente è sui mezzi attraverso i quali si vuole realizzare lo Statuto, applicare il vasto piano di riforme legislative e sociali illustrate dal Presidente Caveri.

Abbiamo detto di condividere le enunciazioni del suo discorso e non potremmo non farlo se solo ci ricordiamo delle affermazioni che il nostro partito ha fatto durante la campagna elettorale e di quanto abbiamo scritto nel programma della D.C..

Avevamo infatti proposto, per la prima valorizzazione della Regione Valdostana, la creazione di strumenti capaci di modernizzare le attuali strutture degli organi amministrativi, allo scopo di assolvere non soltanto compiti di routine, ma anche di imprimere alla pubblica iniziativa un ritmo efficace ed una dinamica propulsione; dare piena attuazione allo Statuto regionale portando a soluzione problemi tutt'ora aperti, quali la realizzazione della zona franca, riparto fiscale, trasferimento dei beni demaniali, applicazione delle norme statutarie che assegnano alla Regione con tributi speciali da parte dello Stato.

Ci eravamo proposti di valorizzare le attività più caratteristiche della Valle d'Aosta per il suo ordinato sviluppo sociale ed economico nel settore agricolo, nel settore dell'industria, nel settore del turismo, nel settore dell'artigianato.

Inutile che scenda nei particolari di questa attività programmatica, poiché tutti noi la conosciamo, poiché la Democrazia Cristiana l'ha divulgata in questa ultima campagna elettorale.

Sarebbe pazzia affermare che questo programma non corrisponde ad esigenze impellenti del paese; sarebbe, però, sciocca presunzione il pensare che queste esigenze siano state scoperte solo da noi.

La verità è che tutto il paese si rende conto della assoluta urgenza di una politica amministrativa più agile, moderna, che non racchiuda la Valle d'Aosta in una concezione amministrativa e politica di sapore tibetano, ma apra le sue frontiere a quelle più ampie e nuove che si schiudono in tutto il mondo, ferma rimanendo la salvaguardia intransigente e la valorizzazione delle nostre particolarità etniche, linguistiche e delle nostre tradizioni, della nostra storia, della nostra fede religiosa.

Ma, oltre a questo programma amministrativo, noi abbiamo proposto al paese un programma politico che, prescindendo da una formula governativa, puntava su un accordo di larga maggioranza da effettuarsi su una base democratica ed autonomista che avesse la forza di applicare e realizzare un programma che noi riteniamo moderno ed efficace e da cui sostanzialmente non si discosta l'impostazione che il Presidente Caveri ha dato stamane al suo discorso.

Eravamo in diritto, il paese soprattutto era in diritto di aspettarsi una conclusione diversa alla nostra vicenda elettorale appena trascorsa, diversa da quella a cui questa mattina abbiamo assistito.

Lo stesso Presidente dell'Union Valdôtaine, nella sua lettera del 1° novembre u.s. indirizzata a tutti i partiti, nel proporre un Governo di salute pubblica, che noi non potevamo ovviamente accettare, perché non ve ne erano le esigenze e perché la visione cristiana della vita sociale, che ci ispira, ci impedisce di accettare una collaborazione aperta cogli antidemocratici e gli antiautonomisti, sembrava riconoscere che la formula frontista non era più sufficiente e per la sua impostazione e per l'esiguo numero a realizzare quel programma che le necessità della Valle esigono.

Ci era sembrato un primo passo quello proposto verso una maggioranza più efficiente e più valdostana e di questo si accorsero forse gli stessi comunisti quando, con un qualunquismo ed un arrivismo di cui essi soli sono capaci, la accettarono senza discussione e senza forse esaminarla a fondo.

Abbiamo, a nostra volta, proposto al Presidente dell'Union Valdôtaine di prendere l'iniziativa per una maggioranza più concreta con la lettera dell'8 novembre u.s., firmata dal Segretario Politico della Democrazia Cristiana.

Successivamente, con lettera del 14 novembre, indirizzata all'Union Valdôtaine, al Partito Socialista Italiano e al Partito Social Democratico, precisavamo quelli che erano, tra l'altro, i punti preliminari da risolvere e da attuare in un programma, della maggioranza, quale da noi proposta.

Non abbiamo mai ricevuto risposta a queste nostre offerte di collaborazione o, se vogliamo, la risposta è stata data dai giornali che ci hanno messo a conoscenza della scelta fatta dall'Union Valdôtaine e dal Partito Socialista Italiano e senza che le nostre proposte ed i nostri impegni proclamati abbiano potuto essere verificati attraverso una seria trattativa.

Evidentemente i nostri interlocutori erano preoccupati che altre scelte, di minore impegno e di minor peso, ma di più immediata ed effimera soddisfazione, si realizzassero.

Vero è che la nostra impostazione ha acceso nei giorni scorsi in tutto il paese un dibattito ed una speranza quale da anni non eravamo abituati a constatare.

Dobbiamo qui rendere onore a quegli uomini appartenenti a qualunque partito, in qualunque posizione essi si siano trovati nel passato nei nostri confronti, che a quel dibattito hanno dato vita ed animazione e che, consci delle loro responsabilità che li poneva al di sopra dei partiti, si sono preoccupati di dare alla Valle d'Aosta la soluzione politica più rispondente alle sue esigenze.

Questi uomini sono stati aiutati e ispirati indubbiamente dal particolare momento storico che vede realizzarsi in campo nazionale un grande incontro, che rimane una pietra miliare nella storia italiana e che, proprio per questo motivo, presenta aspetti di grandissimo interesse per la Valle d'Aosta.

Che abbiamo visto giusto lo dimostrano queste nostre stesse sedute iniziali del Consiglio.

Che il nostro Partito abbia visto giusto, lo dimostra la febbrile aspettativa ed attesa da cui noi, singoli Consiglieri, siamo circondati, lo dimostra il fatto che, fino a questa mattina ancora, la Valle d'Aosta aspettava quel fatto nuovo che avrebbe potuto darle una Amministrazione efficiente.

Il nostro discorso non è, quindi, rivolto contro degli uomini, è rivolto contro una maggioranza che tale non è e che certamente non può costituire il mezzo di una vera rinascita della Valle d'Aosta.

Quella diversa maggioranza che noi auspichiamo ed a cui non si potrà non pervenire se si vuole evitare la palude dell'ordinaria amministrazione, non è però, come ci hanno accusati stamane, la condizione per baratti che non abbiamo mai proposto. L'accordo di maggioranza da noi proposto non è che il mezzo per concretizzare ed attuare i nostri diritti e per risolvere i nostri problemi.

Vorremmo augurarci che questi scopi possano essere raggiunti anche senza di noi; ma ci sorge il dubbio che tale obiettivo non sia così importante per alcuni interlocutori che ad un partito di popolo, ad un partito che crede nella autonomia locale preferiscono l'alleanza, puramente a scopi protestatari, con un partito che vede i nostri problemi unicamente come carburante della sterile polemica.

Che Dio assista i Valdostani o benedica le nostre modeste fatiche e soprattutto non voglia che l'impostazione uscita da questo Consiglio non sia più dannosa ed irrimediabile di quanto oggi non appaia."

Il Consigliere BERTHET fa le seguenti dichiarazioni:

"Signori Presidenti,

Signori Consiglieri,

Abbiamo sentito questa mattina le varie dichiarazioni di voto dei rappresentanti di partiti, di movimenti e di gruppi; l'invito alla collaborazione di tutte le forze da parte del Presidente del nostro Consiglio, nonché la cronistoria, per summa capita, della nostra autonomia e, senza approfondimento particolare, le grandi linee programmatiche della Giunta di Governo, per bocca del Suo nuovo Presidente.

Pur nella sua carenza, tutti siamo rimasti tacitamente d'accordo nel riconoscere che per il Sacrificio di Uomini, a cominciare dall'olocausto del nostro martire Emile Chanoux, e di tutti i Combattenti della Libertà caduti, alla deportazione nei campi di prigionia, alle incarcerazioni ed alla lotta partigiana, si è giunti al rispetto da parte dello Stato della volontà del Popolo valdostano, con la concessione di uno Statuto speciale alla nostra Regione.

Il Presidente della Giunta ha riconosciuto stamane che qualcosa, grazie all'autonomia, era stato fatto per la nostra Valle. Una ridda di miliardi sono stati spesi per la vita della Regione valdostana e questo, anche attraverso l'attività e le impostazioni varie di Uomini, di Partiti, di Alleanze.

Se però vogliamo essere sinceri con noi stessi, dobbiamo riconoscere che qualcosa di più si sarebbe dovuto fare e potuto ottenere.

Molte colpe possiamo attribuirci per incomprensioni ed intolleranze di vario genere, non voglio qui alludere a nessuno in particolare, però dobbiamo riconoscerlo, almeno nel fondo del nostro intimo, forse indipendentemente dalle nostre stesse volontà, specie nei primi anni, che io mi permetterei di chiamare con la denominazione di anni difficili, ossia dal 1946 al 1949 e dal 1949 al 1953.

Eravamo tutti quanti nuovi, senza esperienza; si usciva da una guerra, non c'era una giurisprudenza; mille ed una difficoltà create dalla burocrazia in genere; scarsi fondi, per non dire debiti e conseguenti infelici prese di posizione!

Con il 3° Consiglio Regionale, me ne darete atto, e non suoni questo immodestia (messa a parte l'ingiusta rappresentanza delle forze politiche in seno al Consiglio, dovuta al sistema elettorale, cosa questa che ha avvelenato poi la situazione politica stessa valdostana) non suoni immodestia, ripeto, ebbero inizio gli anni più fecondi (dal 1953 al 1959) della nostra Autonomia.

La collaborazione con il Governo centrale, non la flessione di nessun ginocchio, Avvocato Caveri, né di nessuna schiena; nessuno mai è andato a Roma con la fronte cosparsa di cenere per fare rispettare i diritti dei Valdostani.

Sono state in allora prese delle posizioni drastiche e decise da parte dell'Amministrazione Bondaz contro il Governo stesso ed avemmo dall'Alta Corte riconoscimenti e ragione.

La collaborazione leale, aperta, sincera e cordiale con il Governo centrale è stata fruttuosa, quindi, non è stata completa perché non ne avemmo il tempo. Le crisi del Governo nazionale furono deleterie, negli effetti, anche per l'attuazione del nostro Statuto.

Ciò non toglie che qualcosa di concreto in allora e di positivo fu fatto, ed è per questo che ho parlato. di anni fecondi:

a) riparto fiscale risolto (con il riconoscimento implicito della Casa da gioco).

Il Senatore Chabod, con le suo funzioni di avvocato nella difesa, ha saputo cogliere il punto debole e positivo per la difesa della sua causa;

b) passaggio di gran parte dei beni immobili dallo Stato alla Regione;

c) si era trovata una formula (gradita agli Insegnanti). per la risoluzione del problema scolastico;

d) ci fu una impostazione dei problemi delle acque e della zona franca (tanto che il Senatore Chabod ha fatto suo proprio il progetto della Giunta Bondaz).

Ed il tutto con un bilancio alla pari e nello spirito del regionalismo sanamente o seriamente concepito.

Sotto l'accusa della discriminazione (la parola aveva fatto colpo), discriminazione che l'attuale maggioranza ha saputo bene mettere in pratica (potrei qui citarvi una serie di casi) abbiamo lasciato l'Amministrazione nelle mani vostre.

Anni sterili, egregi Signori. Si è pestato dell'acqua nel mortaio.

Tutti i problemi sono rimasti sul tappeto! no, qualcosa c'è stato: un pesante deficit di bilancio e la legge elettorale a sistema proporzionale, con il risultato odierno.

Come bene ricordava testé il Consigliere Prof. Montesano, quest'ultima legge avrebbe dovuto essere per l'Avv. Caveri il toccasana per la risoluzione della situazione politica valdostana.

Abbiamo aspettato "le nouveau mot", come bene ricordava l'amico Montesano, ma questo "nouveau mot" si è tradotto, invece, in quella mostruosa ed anacronistica proposta, che tutti conosciamo, della Giunta di salute pubblica.

Non è il caso di insistere, l'amico Dujany già ne ha fatto cenno. Lasciamo il tempo al tempo.

La Democrazia Cristiana è al suo posto di combattimento con i suoi 23.750 voti e dichiara sin d'ora che, per quanto si tratta di difendere lo Statuto della Regione, non sarà seconda a nessuno; essa si troverà sempre al primo posto, perché vanta il diritto, che nessuno le potrà mai contestare, di essere stata la "forgiatrice" di tutti gli "Statuti speciali delle Regioni autonome d'Italia", e ciò per profonda sua convinzione e non per opportunità politica contingente."

Il Consigliere BORDON, dopo avere premesso di non avere predisposto una sua relazione scritta perché non è sua abitudine di preparare preventivamente per iscritto i suoi interventi, ricorda di aver chiesto ed insistito nell'adunanza odierna del mattino di sospendere e rinviare al pomeriggio la seduta per dare la possibilità ai Consiglieri della minoranza di fare le loro dichiarazioni con tutta calma e tranquillità e di controbattere ad alcune affermazioni fatte nelle sedute di ieri e di oggi che li toccano in modo particolare quali Consiglieri che hanno avuto l'onore di fare parte di precedenti Amministrazioni regionali.

Ciò premesso, dichiara che intende fare il punto su alcune questioni proprio nella sua qualità di Consigliere della passata legislatura e di quella attuale.

Rileva che, dopo un ampio dibattito su determinate impostazioni che la maggioranza intendeva dovessero essere condivise ed approvate da tutti i Consiglieri, la minoranza si è sentita incolpare, questa mattina, di non aver voluto partecipare ad un governo regionale che, secondo il Consigliere Gemano, avrebbe dovuto ottenere l'approvazione di tutti i Consiglieri. Fa presente che ciò non è stato e non è possibile perché, se vi può essere un accordo sulla impostazione di programmi concernenti la realizzazione di opere pubbliche (costruzione di strade, di linee telefoniche, di linee elettriche ecc.), rimane il fatto che la divergenza delle ideologie è tale da non permettere alla minoranza di poter collaborare con un governo regionale del quale fanno parte rappresentanti di partiti che hanno impostazioni ideologiche diametralmente opposte a quelle della Democrazia Cristiana.

Ricorda che il Consigliere Germano ebbe a riconoscere, nel suo intervento, che anche coloro che siedono sui banchi dell'opposizione hanno difeso l'autonomia e così è effettivamente - egli dice - e lo dimostra il passato di tutti noi, sia come partigiani sia come Amministratori e sia per quanto abbiamo potuto fare nella vita sociale di tutti i giorni.

Noi - egli continua - dobbiamo essere e siamo doppiamente attaccati all'autonomia perché siamo nativi del luogo e, come tali, è logico che sentiamo più profondamente la necessità della difesa del patois, della lingua francese e delle nostre tradizioni, più ancora di quei Consiglieri che non sono nativi della Valle.

Assicura quindi al Consigliere Germano che i Consiglieri dell'opposizione saranno sempre in prima linea quando si tratti di difendere l'autonomia della Valle d'Aosta.

Rileva che giustamente i Consiglieri Montesano e Pedrini, fa presente che di quest'ultimo non può condividere tutta l'impostazione ideologica, hanno affermato che alle impostazioni programmatiche essi preferiscono le impostazioni ideologiche; dichiara che sarebbe doloroso se in Valle d'Aosta si venisse meno alle impostazioni ideologiche che sono sempre state difese in passato e se alle stesse fossero anteposti i beni materiali.

In merito alle dichiarazioni programmatiche fatte dal Presidente della Giunta, Caveri, dichiara che i Consiglieri della Democrazia Cristiana sono veramente lieti che il Presidente Caveri abbia detto che il primo dovere della nuova Amministrazione Regionale sarà quello di difendere la lingua francese, il patois e le tradizioni locali, ciò che, egli osserva, è sempre stato fatto nel passato, dal 1946 ad oggi, cioè da quando vi è l'autonomia in Valle d'Aosta.

Circa il programma tratteggiato sinteticamente dal Presidente Caveri, rileva che, parlando del turismo e dell'agricoltura, che sono due settori economici vitali per la Valle d'Aosta, egli ha accennato all'opportunità di creare qualche esperimento pilota nel trasformare un villaggio disabitato o semi-disabitato in un villaggio turistico.

Ritiene necessario che l'Amministrazione Regionale dia un'impostazione nuova ai problemi che interessano il turismo e l'agricoltura, collegando e coordinando le iniziative e le provvidenze che riguardano i predetti due settori economici.

Afferma che occorre una impostazione diversa da quella esposta dal Presidente Caveri, perché ritiene che sarebbe cosa veramente dolorosa se, per supplire a determinate carenze nel settore turistico e nel settore dell'agricoltura, si dovesse ricorrere alla soluzione prospettata di trasformare villaggi disabitati o semi disabitati in villaggi turistici, per ridare vita ai villaggi che vengono abbandonati dalle nostre popolazioni.

Noi vogliamo e chiediamo - egli dichiara - che tutti i problemi che concernono il turismo e l'agricoltura abbiano la preminenza, perché soltanto risolvendo tali problemi noi risolveremo i problemi che ci stanno tanto a cuore, come quello dello spopolamento della montagna.

Ricorda che il Presidente Caveri, verso la fine del suo intervento ha espresso l'augurio che l'opposizione, lungi dal basarsi su cavilli, sia una opposizione costruttiva ed onesta.

Dà piena assicurazione al riguardo, auspicando però che l'opposizione non venga accusata di sollevare cavilli ogni qualvolta riterrà che determinate impostazioni siano contrarie agli interessi della Valle d'Aosta e che, se qualche provvedimento non giungerà a buon fine, non se ne faccia colpa all'opposizione come già è avvenuto in passato.

Circa il nuovo governo regionale testé eletto, ritiene che coloro che hanno concorso, sul piano politico regionale, alla formazione del nuovo governo siano incorsi in un errore, perché era loro compito di far sì che la maggioranza fosse diversa da quella attuale, cioè di far sì che vi fosse una maggioranza tale da dare affidamento di risolvere quei problemi che sono stati enunciati nell'adunanza odierna e la cui soluzione è di capitale importanza per la Valle d'Aosta.

Afferma che la maggioranza, così com'è impostata attualmente, non può dare garanzia di risolvere i problemi della Valle d'Aosta perché non dispone di un margine di voti sufficiente a governare e perché già negli anni passati ha dimostrato di non essere in grado di risolvere i nostri problemi.

Osserva che l'attuale Giunta Regionale è stata eletta con i voti della sola maggioranza e con il voto personale dei singoli componenti la Giunta Regionale.

Voi potrete forse avere - egli dice - il conforto del giurista Paviolo, ma non avrete certamente il conforto della vostra coscienza e della grande massa della popolazione valdostana che, come giustamente è stato fatto notare, si attendeva una ben diversa soluzione del problema.

Ciò nonostante - egli dichiara - la nostra collaborazione, come vi è stato detto dai rappresentanti del nostro gruppo, sarà sempre totale e sempre costruttiva.

Conclude, augurando a tutti un buon lavoro per l'avvenire della Valle d'Aosta.

Il Consigliere BARONE premette di non avere, come già il Consigliere Bordon, predisposto per iscritto le dichiarazioni che intende fare al Consiglio, per cui farà un intervento improvvisato e, come si suol dire, alla buona.

Rammenta che Pitagora, grande filosofo e matematico greco, basava l'efficienza del mondo sui numeri e fa presente che sia i privati quanto i Comuni, le Regioni e lo Stato fanno il rispettivo bilancio.

Anche noi- egli dice - abbiamo fatto il nostro bilancio, ma, a mio avviso, si è cercato da parte della minoranza di invertire l'ordine di quella che è stata l'opinione dell'elettorato valdostano.

In altre parole - egli continua - ci è stato detto in tutti i toni, dopo le elezioni del 27-28 ottobre u.s., dai democristiani, dai liberali e da altri appartenenti a partiti della minoranza che avevano vinto loro le elezioni; al che io ho risposto che preferisco una sconfitta elettorale che mi dà i diciotto Consiglieri in seno al Consiglio Regionale ad una vittoria che me ne dia soltanto diciassette.

Fa presente di aver tenuto circa una trentina di comizi nel periodo preelettorale e dichiara che non gli risulta che la base del Partito Socialista Italiano volesse andare con la Democrazia Cristiana e con altri movimenti similari e che neppure gli risulta che la base dell'Union Valdôtaine dissentisse dai comunisti per quanto riguarda la formazione di una Giunta Regionale che rispondesse alle aspettative dell'elettorato.

Non ritiene che la maggioranza e la Giunta Regionale testé nominata non rispondano alle aspettative dell'elettorato valdostano soltanto per il fatto che una parte dell'attuale maggioranza consiliare non intende andare con la Democrazia Cristiana.

Dichiara che nessuno, per quanto abile prestigiatore politico sia, può dimostrare che aver avuto più voti significhi aver meno voti; il fatto che noi abbiamo avuto più voti - egli precisa- significa che l'elettorato non voleva dare il governo della Regione in mano alla Democrazia Cristiana.

Dichiara che assai grave è che sia stata fatta l'asserzione che la maggioranza non è efficiente perché ha soltanto 18 voti contro i 17 della minoranza, cioè soltanto un voto in più.

Afferma che anche la costituzione e le norme costituzionali sono efficienti pur se approvate con un solo voto in più.

Osserva che, secondo la "linea Moro", la creazione delle Regioni Autonome è possibile soltanto se le amministrazioni delle Regioni sono tutte democristiane; fa presente che una tale linea non risponde al dettato costituzionale e che non è democratico interpretare le leggi ed i dettati costituzionali secondo tale orientamento.

Ribadisce che il numero è tale ed ha il suo valore, per cui i Consiglieri che siedono al banco dell'opposizione debbono sapere democraticamente subire la sconfitta avuta.

Rammenta che l'intervento del Consigliere Pedrini, nell'adunanza odierna, è stato assai duro nei confronti della Democrazia Cristiana e che questo lascia presumere che forse il Partito Liberale non sarà sempre consenziente con la linea della Democrazia Cristiana.

Dichiara che si attendeva che il Consigliere rappresentante del Raggruppamento Valdostano dei Campagnards Valdôtains, che dovrebbe concordare sulla politica dell'Union Valdôtaine, specialmente per i problemi della campagna, e che è stato espulso dalla Democrazia Cristiana, si sarebbe schierato con l'Union Valdôtaine e con i gruppi dell'attuale maggioranza.

Constata che ciò non è avvenuto, il che, a suo avviso, costituisce una illogica contraddizione.

Il Presidente della Giunta, CAVERI, in risposta agli interventi fatti dai Signori Consiglieri, dichiara quanto segue:

"Io non nascondo la perplessità nella quale mi trovavo un momento fa, perché mi domandavo se dovevo veramente fare una replica o meno.

L'andamento della discussione, ieri ed oggi, qui, in questo Consiglio Regionale, suscita un po' il ricordo o l'immagine di una comparsa conclusionale di un avvocato, cioè di uno scritto difensivo che contenga 40-50 o 60 pagine di procedura e due paginette di merito.

Parlavo prima di una perplessità, di una perplessità nella quale mi trovavo, poiché ad un certo momento mi sembrava che fosse meglio astenersi addirittura da una replica anche perché qui, io non voglio fare colpa a nessuno di questo, si è invertito un po' l'ordine naturale delle cose.

Normalmente vi dovrebbero essere tutte le dichiarazioni dei Consiglieri regionali o dei rappresentanti dei vari gruppi e poi ci dovrebbe essere la dichiarazione del Presidente della Giunta, che risponde ai vari interventi. Invece vi sono state delle dichiarazioni un po' a "bâtons rompus", alcune prima dell'elezione del Presidente del Consiglio, altre dopo, altre dopo le dichiarazioni che io ho avuto l'onore di farvi oggi verso le 12,30.

Io cercherò di dare a questa mia replica un andamento rapido e, nello stesso tempo, un andamento pacato e vi parlerò in tono minore, senza sprazzi di retorica o di fantasia o di polemica perché non mi pare che sia il caso di fare della polemica.

Vi è un punto positivo, cioè l'argomento positivo di cui non vi parlo per il momento, di cui vi parlerò soltanto nella mia conclusione.

Voglio fare soltanto alcuni brevissimi e rapidi rilievi su alcune cose che sono state dette; non accennerò a quelle sulle quali io posso concordare.

Il Consigliere Dujany ha parlato di un atteggiamento protestatario. Parlavo questa mattina dei neologismi con riferimento al nuovo linguaggio politico che si è formato in questi ultimi anni. Si parla molto oggi di atteggiamento protestatario, di comportamento protestatario; è una nuova espressione. Ma vien fatto di pensare che se un debitore si lamentasse del comportamento del suo creditore, anche il debitore potrebbe dire al creditore: smettila col tuo atteggiamento protestatario. Ma, evidentemente, il creditore potrebbe dire: non hai che da provvedere al pagamento e io smetterò subito il mio atteggiamento protestatario.

Tale è anche la nostra situazione, perché questo atteggiamento, che si dice protestatario e lo sarà ancora, noi ci impegniamo di farlo cessare non appena il Governo centrale avrà provveduto a quegli adempimenti costituzionali che sono di sua competenza. A me pare che l'osservazione sia di tutta evidenza.

Il Consigliere Berthet ha accennato alle difficoltà sollevate dalla burocrazia, ma io direi che questo è un vecchio motivo, è un vecchio slogan che risale ancora ai primi anni di sviluppo, ai primi balbettamenti, diciamo, della nostra autonomia, quando i propagandisti della Democrazia Cristiana, non sapendo cosa dire di fronte a quel tale atteggiamento che si vuole dire protestatario, dicevano: "non sono i politici i responsabili di questi inadempimenti costituzionali; la colpa è della burocrazia".

Ora io penso che i famosi sedici anni che sono trascorsi fossero più che sufficienti per addivenire a quei famosi adempimenti costituzionali di cui parliamo; e anche qui voglio rilevare quell'elemento che ha portato in campo il Consigliere Berthet quando ha parlato di tempi, quando ha detto che qui c'è una questione di tempo, questa questione del tempo che ha affaticato tanti filosofi a partire da S. Agostino, che io mi permetto di citare anche se non appartengo al vostro schieramento, fino a Bergson, ma senza volere fare della metafisica sul tempo.

Burocrazia: parola magica per spiegare certe cose; ma io mi permetto di ricordare, ed il Consigliere Berthet se lo ricorda certamente perché allora faceva parte di quella nostra Giunta che avevamo combinato insieme e che ha durato dal 1949 al 1954, quella tale lettera del 1951 o del 1952 scritta da De Gasperi al Ministro Vanoni, con la quale De Gasperi diceva: date soddisfazione alla Valle d'Aosta per la questione del trasferimento dal demanio al patrimonio perché di questa questione io non ne voglio più sentire parlare.

Ma ora siamo nel 1963 ed ecco che la famosa lettera di De Gasperi non ha ancora trovato un riscontro nella realtà delle cose ed allora, evidentemente, non si può' dire che sia soltanto un fenomeno di burocrazia, perché di queste cose, cioè dell'azione di governo, sono responsabili i politici e non i burocrati.

Il Consigliere Berthet ha parlato di anni difficili prima e di anni sterili poi, perché sembra che la storia della Valle d'Aosta si divida in due capitoli: gli anni difficili e gli anni sterili.

Si parla di problemi che sono rimasti sul tappeto, ma allora qui vi è una contraddizione; non vorrei essere eccessivamente polemico, ma mi permetto, molto pacatamente, di rilevare una contraddizione. Da un lato si parla di problemi che sarebbero stati risolti tutti, sembrerebbe, dalla Amministrazione 1954/1959, ma poi, dall'altro lato, si parla dell'Amministrazione 1959/1963, che avrebbe lasciato i problemi sul tappeto.

Ma, insomma, se questi problemi sono già stati tutti risolti dalla Amministrazione 1954/1959, non comprendiamo proprio come siano rimasti sul tappeto dal 1959 al 1963.

Accennavo che vi è, però, un punto positivo nelle dichiarazioni rese dai vari Consiglieri che ho nominato prima; se ne ho dimenticato qualcuno chiedo loro perdono.

Vi è in queste dichiarazioni effettivamente un punto positivo, perché mi sembra di non errare quando credo di poter affermare che questi Consiglieri che hanno parlato or ora dicono che non dissentono dalla dichiarazione programmatica da me pronunciata verso le 12.30 e le 13 di oggi.

Ed allora, di fronte alla constatazione di questo elemento positivo, io ripeto quello che ho detto prima: il dovere di noi, 35 Consiglieri, se questi sono gli intendimenti, il nostro programma deve essere quello di lavorare tutti insieme, di lavorare seriamente, obiettivamente tutti insieme, sia pure attraverso i contrasti di quella che si chiama comunemente "dialettica democratica".

Con questo io credo di avere soprattutto adempiuto ad un dovere. Potevo forse fare a meno di replicare agli interventi che si sono svolti or ora; ma ad un certo momento io ho avuto uno scrupolo ed anche un timore e, cioè, che una mancata replica da parte mia fosse interpretata come una mancanza di cortesia verso i Consiglieri dell'opposizione."

Il Presidente, MARCOZ, dichiara quanto segue:

"Un po' perché è il mio dovere e un po' perché il tempo è, in questo momento, abbondante davanti a noi, vorrei telegraficamente fare qualche piccola considerazione.

Mentre noi eravamo costretti da un dovere d'ufficio di rimanere qui, altre persone sono rimaste qui con noi ed hanno, insieme a noi, non dico, saltato il pasto, ma comunque hanno spostato il loro pranzo alle due del pomeriggio.

Tra queste persone vi sono i giornalisti, che io debbo ringraziare, i quali sono addirittura qui a contendersi lo spazio vitale per poter dare il risultato dei nostri dibattiti.

Tra queste persone vi è il pubblico, il più variopinto della Valle d'Aosta, che è rimasto in piedi per cinque ore, e questo dimostra la partecipazione del paese alla nostra vita amministrativa; questo dimostra che i valdostani incominciano ad essere consci di avere veramente un piccolo Parlamento.

Questo è un aspetto anche interessante, sotto un altro profilo, quando si pensa, da parte di alcuno, che noi qui sediamo su delle poltrone comode.

Io vorrei che voi veniste sempre così numerosi a vedere quanto sia delicata, permettetemi di dirvelo, la nostra fatica, quanto sia difficile amministrare la nostra pur piccola Regione di centomila abitanti, con quanto impegno tutti i Consiglieri prendano la parola e si sforzino di prendere parte alle discussioni. Fra essi, taluni non sono abituati ai dibattiti, eppure tutti oggi si sono comportati come persone che hanno studiato i problemi e tutti quanti hanno mantenuto questo dibattito ad altissimo livello.

Malgrado che tra di noi, per la passione del momento, ci siano stati scambi di parole, anche magari apparentemente un po' ruvide, a fin di bene, obbiettivamente si deve dare atto che, per essere il primo Consiglio dopo i comizi elettorali, il dibattito, così difficile tra elementi nuovi, si è mantenuto ad alto livello.

Questo mi permette di trarre l'auspicio che anche in seguito noi troveremo il punto d'accordo, perché, torno a dire, la Valle d'Aosta e gli elettori attendono da noi, Signori Consiglieri, e specialmente da voi, Signori Membri del nuovo Governo regionale, più che delle parole, dei fatti concreti.

Chiudo la seduta, augurando di poter quanto prima dare inizio ad altre sedute, ancora molto più costruttive per il vero inizio della nostra attività amministrativa". (Applausi).

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Si dà atto che l'adunanza ha termine alle ore diciassette.

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Letto, approvato e sottoscritto.

IL PRESIDENTE

(Avv. Oreste Marcoz)

IL CONSIGLIERE SEGRETARIO

(Avv. Siggia Giovanna in Bianco)

IL SEGRETARIO ROGANTE

(Dr. Brero Attilio)