Compte rendu complet du débat du Conseil régional. Les documents ci-joints sont disponibles sur le lien "iter atto".

Objet du Conseil n. 3769 du 20 juin 2024 - Resoconto

OGGETTO N. 3769/XVI - Reiezione di mozione: "Sostegno, tramite i Parlamentari valdostani, alla proposta di legge per l'abrogazione della legge 22/1998 recante disposizioni sull'uso delle bandiere". (Approvazione di una risoluzione)

Bertin (Presidente) - Punto n. 53. Ha chiesto la parola il consigliere Manfrin, ne ha facoltà.

Manfrin (LEGA VDA) - Quest'iniziativa era stata depositata per lo scorso Consiglio in occasione della discussione e sarebbe stato sicuramente interessante anche dibattere in un momento ravvicinato rispetto alla data elettorale, oggi abbiamo sottomano i risultati e sicuramente magari abbiamo anche qualche elemento in più, ma io non mi dilungherò e non porterò via tempo a quest'Aula su un argomento che immagino possa interessare pochi, riteniamo però che i simboli siano importanti e proprio per questo abbiamo fatto una valutazione di questo tipo.

In realtà quest'iniziativa nasce un po' sulla scorta delle dichiarazioni che fece l'assessore Caveri, a cui devo assolutamente riconoscere l'afflato iper europeista, che ovviamente ci vede su due sponde contrapposte e credo sia un posizionamento assolutamente legittimo. Ricordo che in quell'occasione l'assessore Caveri disse che la proposta di legge presentata dal senatore Borghi della Lega andava un po' controcorrente rispetto al resto d'Europa ed era sostanzialmente una proposta così... un po' sciocca. In realtà questa proposta mira a fare una cosa molto semplice, cioè allineare il nostro Paese agli altri, perché in realtà l'Italia è l'unico Paese che ha una legge che obbliga l'esposizione anche della bandiera dell'Unione europea. Per questo motivo riteniamo che avere un obbligo di questo tipo non sia forse la cosa migliore da avere ma - e nessuno dice che la bandiera debba essere presa e bruciata - si debba dare la facoltà di poterla mettere oppure non mettere.

Oltre a questo, abbiamo inserito un passaggio che noi riteniamo importante, proprio perché, come è stato detto, i simboli sono importanti e dare la possibilità di poter disporre a piacimento e di non avere quel tipo di obbligo permetterebbe di inserire invece, per esempio, le bandiere del nostro territorio, come avviene, per esempio, in altri Stati, dove c'è quella del territorio locale, oltre che quella della Regione e quella dello Stato.

Con questa mozione semplicemente chiediamo e impegniamo il Governo regionale a trasmettere ai Parlamentari valdostani il sostegno del Consiglio regionale della Valle d'Aosta alla summenzionata proposta di legge, prevedendo, laddove è possibile, di esporre la bandiera valdostana e quelle delle singole Amministrazioni comunali.

Presidente - La discussione generale è aperta. Sulla mozione è pervenuta una risoluzione. Chi vuole intervenire in discussione generale? Ha chiesto la parola il consigliere Di Marco, ne ha facoltà.

Di Marco (PA) - In certe questioni io credo che la coerenza dovrebbe imporsi al di là delle intenzioni e delle provocazioni espresse da certi ambienti della nostra politica nazionale. È il caso di questa mozione, con cui si chiede l'impegno del Governo regionale a trasmettere ai Parlamentari valdostani il sostegno del Consiglio regionale della Valle d'Aosta alla proposta di legge presentata dal senatore leghista Claudio Borghi per abolire l'obbligo, sancito dalla legge n. 22 del 5 febbraio 1998, a esporre la bandiera dell'Unione europea accanto a quella della Repubblica italiana all'esterno degli edifici pubblici.

Dico subito, anticipando la dichiarazione di voto, che come gruppo consiliare Pour l'Autonomie, non daremo il nostro appoggio a questa mozione per motivi attengono tutti a considerazioni che hanno a che fare con la già citata coerenza, che seppur pare latitare in chi si fa portatore di una tale proposta, certamente deve essere un valore e un principio che deve guidare l'agire del nostro Consiglio. Pare infatti del tutto incomprensibile in termini di logica come detta proposta di legge abbia come primo firmatario qualcuno, che, in effetti, ha partecipato come candidato alle recenti elezioni per il Parlamento europeo e sia sostenuta da un partito che a dette Europee ha conquistato dei seggi, anche se non più a doppia cifra.

Ancor più illogico appare il fatto che una siffatta proposta, che è stata concepita in piena campagna elettorale per le Europee, quindi presumibilmente con l'intento di sollecitare l'interesse di un certo elettorato anti-europeista ed euroscettico - con scarso risultato - e che ha suscitato non poche reazioni avverse anche all'interno della compagine del Centro-Destra attualmente al governo, sia stata a tal punto fatta propria dai proponenti di questa mozione da chiedere a questo Consiglio di condividerla e di attivarsi conseguentemente con i nostri rappresentanti in Parlamento, che, come è facile intuire, hanno certamente questioni più rilevanti di cui occuparsi per il bene della nostra comunità.

Io credo che la questione si risolva con una semplice opzione, delle due, una: o in questa Unione europea ci si crede, anche se con ammissibile riserva, e allora si lavora per dare il proprio contributo allo sviluppo futuro di un'Europa sempre più integrata politicamente, economicamente, socialmente e culturalmente, rispettando le sue istituzioni e i suoi simboli; oppure non ci si crede, tanto da rifiutare l'esposizione della bandiera e allora le domande sono tante, non ultima quella relativa al perché partecipare alle elezioni con tanto sfoggio di impegno e di energie.

In nome della coerenza, è necessario che si compia una scelta e che si resti allineati a essa con parole e azioni. Questa scelta la Valle d'Aosta l'ha già compiuta da diversi anni e l'ha rinnovata nel tempo. È indubbio che per come oggi si presenta ed è articolata l'Unione europea solleva dei motivi di perplessità anche in un movimento come il nostro, ma si può essere europeisti critici e portare le proprie idee di cambiamento all'interno del Parlamento europeo, senza mettere in discussione l'esposizione della bandiera che ne è il simbolo. Se a qualcuno non piace la parola "obbligo", mi sento di replicare con la parola "rispetto", quello che si deve a un'organizzazione sovranazionale di cui abbiamo scelto di essere parte integrante.

E visto che ci siamo, non posso che ribadire come il rispetto verso quest'Assemblea e verso tutti i cittadini valdostani che qui rappresentiamo debba contraddistinguere l'agire di tutti noi Consiglieri al di là delle contrapposizioni ideologiche e delle diverse visioni personali. Per i motivi di coerenza appena esposti, il voto del Gruppo consiliare Pour l'Autonomie sarà contrario all'approvazione di questa mozione.

Presidente - Ci sono altri interventi in discussione generale? Consigliere Cretier, a lei la parola.

Cretier (FP-PD) - Una breve dichiarazione su questa mozione. Insomma, un po' tutti abbiamo dei simboli, possono essere istituzionali o religiosi, politici oppure anche sportivi, ma vanno rispettati secondo le norme e le leggi che ne stabiliscono le regole, vedi, ad esempio, la legge regionale n. 6.

Senza distingui, senza distintivi di parte e senza dei distingui anche a carattere personale, amministrativo e istituzionale, nella storia le bandiere erano un simbolo a cui anche i vincitori portavano rispetto. Ancora oggi, nell'ambiguo decreto autonomia differenziata, l'Esecutivo si può sostituire agli organi della Regione, cosa ben più grave che nell'esporre una bandiera europea; allo stesso modo viene richiamato il rispetto ai Trattati internazionali e alle normative comunitarie. Non credo che questa mozione abbia un senso, almeno per noi. Proprio la legge regionale 6/2006 nell'articolo 1 detta le disposizioni sul tema, specificatamente sulla bandiera e l'articolo 6 al punto f) dà delle disposizioni sull'esposizione delle bandiere della Repubblica italiana e dell'Unione europea. In quanto Regione a Statuto speciale e in piena autonomia manteniamo questa norma con la piena specialità a cui facciamo riferimento in quest'aula. Come gruppo, voteremo con l'astensione su questa mozione.

Presidente - Ha chiesto la parola la consigliera Minelli, ne ha facoltà.

Minelli (PCP) - Nei confronti di questa mozione presentata dai colleghi della Lega noi voteremo convintamente contro per ragioni che possono essere chiaramente comprensibili e sulle quali non ci sarebbe neanche bisogno di spiegare più di tanto.

Noi riteniamo che le disposizioni generali sull'uso della bandiera della Repubblica italiana e di quella dell'Unione europea, che sono state previste con la legge 22/1998, abbiano un senso, le bandiere, come è stato detto già da chi mi ha preceduta, sono un simbolo. Oltre a essere persone che credono nell'autonomia di questa Regione, nell'autonomia speciale della Valle d'Aosta, che hanno un enorme rispetto per la Costituzione repubblicana e anche per i suoi simboli, quindi per la bandiera tra le altre cose, bandiera che pochi giorni fa è stata anche al centro in Parlamento di una vicenda che ha a dir poco dell'incredibile, crediamo anche che in questo momento storico sia importantissimo dare valore anche alla bandiera europea dell'Unione europea, che è anch'essa un simbolo. Noi siamo convinti europeisti e quindi crediamo sia importante anche dare importanza ai simboli; tra l'altro, la proposta che l'impegnativa vuole sostenere, cioè la proposta del senatore Borghi, viene da quella stessa persona che recentemente ha chiesto addirittura le dimissioni del presidente della Repubblica Mattarella, che ha nel giorno della Festa nazionale del 2 giugno parlato anche dell'importanza della sovranità europea. Dipende sempre che cosa si intende con il termine "sovranità"; io credo che sia importante continuare, con tutte le energie che possiamo mettere a disposizione, il percorso per arrivare a quelli che devono essere, a mio avviso, gli Stati Uniti d'Europa, o comunque la visione europeista concreta che deve essere messa a terra, quindi da chi ha come slogan: "Serve meno Europa, gli Stati recuperino sovranità" non mi aspettavo molto altro, ma appunto noi su questo voteremo contro.

Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Aggravi, ne ha facoltà.

Aggravi (RV) - Per intervenire su questa mozione che porta un punto politico che, anche se arriva dopo il noto evento delle elezioni europee, ha comunque un tratto che resta e rimane nel dibattito, almeno io me lo auguro in senso positivo, perché non si deve parlare di Europa soltanto nel momento in cui ci sono le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo.

Qualcuno l'ha già detto: le bandiere sono simboli, le bandiere sono segni, le bandiere rappresentano non soltanto una specifica idea, ma rappresentano qualcosa in cui qualcuno crede o magari non crede.

Chi ha seguito Rassemblement Valdôtain nel corso della campagna elettorale delle elezioni europee sa che sicuramente - ed è anche stato detto in quest'aula, tra l'altro, anche nel corso dell'intervento che feci sulla sessione europea - la nostra non è una posizione entusiasta rispetto a tutta una serie di declinazioni che soprattutto negli ultimi tempi l'Unione europea sta avendo.

Citavo, tra l'altro, anche gli esiti del rapporto a prima firma dell'ex presidente del Consiglio Enrico Letta, che non è sicuramente un antieuropeista, dove si dice chiaramente che il futuro dell'Europa deve passare da una minore regolamentazione, da una semplificazione, perché comunque sia, e ce lo diciamo spesso, questo pachiderma burocratico sta entrando nelle case e nelle vite di ognuno di noi e forse sta perdendo anche il senso della sua stessa esistenza.

Spesso con un'espressione che vuole forse richiamare al passato, ma che io penso voglia realmente rappresentare l'idea originaria di Europa, ovvero "Preferivo l'Europa quando era la Comunità economica del carbone e dell'acciaio", c'era una volontà di cooperazione, c'era una volontà di pace, c'era una volontà anche di definire un'autonomia strategica che oggi purtroppo l'Europa non ha e non ha ancora e mi sembra che quanto sta avvenendo a Bruxelles lo dimostri chiaramente, si è totalmente persi... questo non vuol dire che dobbiamo togliere le bandiere dell'Europa. Il fatto quindi che si stia andando su una strada che non si condivide, che si critica - e magari molto modestamente si cerca in qualche modo di fare anche delle proposte migliorative emendative - non vuol dire che si è contro una determinata rappresentazione di quella che comunque è parte della nostra storia ed è parte anche delle nostre istituzioni democratiche.

Non me ne vorranno i colleghi della Lega se io, per rappresentare la mia posizione oggi e anche la posizione del gruppo, mostro ai colleghi un manifesto che era rappresentato dalla Lega lombarda, c'era un obiettivo, che oggettivamente io ritengo ancora oggi molto valido - e chi mi conosce sa che ho sempre avuto più quest'opinione rispetto a quella di un sovranismo nazionale e nazionalistico - ovvero quello che forse se si era più lontani da Roma e più vicini all'Europa, qualcosa in più avremmo portato a casa. Spiace che l'Europa, che è diventata... questa era, se non erro, di una campagna elettorale degli anni Ottanta-Novanta, l'Europa di oggi forse è l'occasione persa, soprattutto delle Regioni e lo dico anche per chi confonde o ha teso a confondere nell'ambito dell'ultima campagna elettorale la reale idea di un'Europa dei popoli, dell'Europa delle Regioni. Probabilmente parliamo o abbiamo parlato di popoli diversi e di realtà diverse, non sono la stessa cosa.

Noi sappiamo benissimo che l'Europa dei popoli che auspichiamo non è quella degli Stati nazionali o nazionalisti ma è qualcosa di diverso. Condanniamo anche l'Europa che riconosce alcuni Stati, alcune sovranità al di fuori della sua realtà e poi fa finta di non occuparsi della Catalogna o di altre realtà e lo dico anche a chi ha portato più volte in quest'aula questo tema, e lo abbiamo anche sostenuto, anche quando abbiamo ricevuto delle critiche, però questo è un grosso problema dell'Europa, perché dimostra chiaramente che la volontà e l'idea che oggi c'è a Bruxelles non è quella di un'Europa dei veri popoli, ma è un'Europa di alcuni popoli e questo va detto, non soltanto legando al tema catalano, ma parlando anche di Corsi, di Bretoni e di quant'altro. È inutile quindi riconoscere il Kosovo se ci si dimentica della Catalogna, ma questo è un altro paio di maniche.

Detto questo, il nostro gruppo si asterrà su questa mozione e riteniamo che forse ci sono anche interventi normativi che aspettano a Roma molto più importanti in cui ci auguriamo che i nostri rappresentanti e soprattutto i nostri Parlamentari possano occuparsene e quindi auspichiamo che si occupino anche di questi temi.

Dico già, così mi porto avanti, che, per quello che riguarda anche la risoluzione presentata sul punto che ormai è diventata un po' una consuetudine dei vari Consigli, ci asterremo ugualmente, perché oggettivamente pensiamo che dei punti fermi sia inutile che vengano ribaditi perché tali sono e tali devono rimanere.

Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Manfrin, ne ha facoltà.

Manfrin (LEGA VDA) - Avevo iniziato in punta di piedi immaginando che ovviamente quest'argomento avrebbe riscosso uno scarso successo, invece sono molto felice che quest'argomento abbia stimolato un dibattito; un dibattito che ho trovato assolutamente interessante, innanzitutto perché condivido le parole del collega Aggravi: è giusto che di Europa si parli anche al di fuori delle consultazioni e se ne parli anche per collocarsi politicamente rispetto a una o a un'altra idea.

Visto che ho citato il collega Aggravi, non posso ovviamente non anche rispondere brevemente a quello che lui ha evidenziato, c'è un manifesto dell'allora Lega Nord, che diceva: "Più lontani da Roma e più vicini all'Europa", il problema è che, come in tutte le cose, anche le organizzazioni internazionali si trasformano e se una volta essere vicini all'Europa, con l'Europa di allora, che era molto più simile alla Comunità economica europea... che è quella che oggi la Lega vorrebbe ritornasse, cioè una comunità di Stati che collaborano e commerciano liberamente e non una comunità di Stati in cui ci sono alcuni Stati che sono più importanti di altri, che fanno subire le scelte agli altri perché ritengono che sia prioritario. Si tratta di scelte ovviamente che tutti abbiamo sotto gli occhi: per esempio, i cappotti termici e l'efficientamento energetico degli alloggi, siccome alcuni Paesi del nord sono dei tifosi dell'efficientamento energetico e dei cappotti termici, si obbliga tutta l'Europa a farla con la direttiva green, il che vuol dire che, per esempio, da Punta Raisi a Punta Helbronner in tutta Italia, anche dove non accendono neanche il riscaldamento d'inverno si deve fare il cappotto e l'efficientamento termico dell'alloggio perché è giusto così, perché vuole l'Europa... questa appunto è una questione di metodo e di concetto rispetto alla questione europea.

Credo di non sorprendere nessuno se dico che vado orgoglioso del fatto che più o meno tutti i gruppi, sicuramente quelli di maggioranza, si siano dichiarati contro la nostra proposta, perché segna, secondo me, anche una questione valoriale che è importante affermare. Ci sono tutta una serie di forze politiche, la quasi totalità, che condividono invece questo amore verso l'Europa e magari questo odio verso Roma. Io sono rimasto sempre affascinato da chi si definisce autonomista, indipendentista addirittura a casa propria, però le direttive che arrivano da centinaia o da migliaia di chilometri, quelle sì, quelle invece è giusto averle ed è giusto che vengano imposte. Ne abbiamo parlato più volte, la questione, per esempio, dello stop ai motori endotermici, che nei paesi freddi evidentemente creerà dei problemi. Tante questioni, dalla misura dei cetrioli, famosa, che si tira fuori tante volte a tante altre modifiche. Abbiamo visto, per esempio, il ripristino della natura, quello che è appena passato al Consiglio europeo dove si impone, anche con il voto contrario dei Paesi, per esempio, dell'Italia, un ripristino del 20% della natura, che significherà distruggere, per esempio, tutta una serie di strutture che ci sono lungo i fiumi nel nostro Paese. Sono sempre rimasto affascinato quindi da chi si definisce autonomista e indipendentista e dice: "Noi a casa nostra vogliamo decidere noi, però è giusto che l'80% delle scelte che noi facciamo venga scelto in Europa dove non conoscono assolutamente la nostra realtà".

Questo rivendica un carattere autonomista che la Lega ha sempre avuto perché per esempio, lo abbiamo dimostrato, l'ha dimostrato quest'Aula, secondo me, con un ottimo esempio di collaborazione all'inizio di questa legislatura trattando la questione della pandemia. Ci siamo detti, ricordo l'allora presidente Lavevaz: "Qui a Roma decidono a un certo punto che in base a un sofisticatissimo algoritmo che ci dice che se c'è una famiglia che si è contagiata a Chamois, equivale più o meno a contagiare l'1% della popolazione che sta a Roma, quindi mettiamo tutta la Regione in zona rossa, non si esce di casa, non si vende niente, non si compra, non si mangia, non si respira, non si va a correre".

Questo era il principio che tutti insieme in quest'aula - con lodevoli eccezioni delle colleghe mie dirimpettaie a cui riconosco il coraggio e la rettitudine di pensiero che hanno dimostrato anche in quell'occasione -, questo Consiglio, ricordo, votò una legge, che è tuttora in vigore, pur mondata da una parte che venne tagliata dalla Corte costituzionale che dice che sul nostro territorio decide la Valle d'Aosta quando aprire e quando chiudere le attività commerciali, perché si sapeva che ovviamente non si conosceva nulla del territorio valdostano, quindi non si poteva decidere con un algoritmo formulato per grosse comunità come poteva vivere la Valle d'Aosta. Lo stesso principio va applicato qui, allora vede, collega Di Marco, io ho ascoltato con molto interesse il suo intervento e ha fatto un grosso discorso valoriale, in questo devo dirle che è riuscito molto bene, perché l'ho seguita anch'io e in questo momento ho fatto una serie di considerazioni che sono sicuramente valoriali sull'Europa, però io lo ricondurrei a una cosa: noi abbiamo di fronte una mozione che ci chiede di appoggiare una proposta di legge che chiede di rimuovere un obbligo, il che vuol dire che se domani quest'obbligo non ci fosse più, chi governa avrebbe la perfetta e piena libertà di poter esporre comunque la bandiera europea, questo avviene in tutta Europa. La domanda che mi faccio, collega Di Marco, è: se l'alternativa è o in Europa ci si crede oppure no, e il fatto di crederci è dimostrato dal fatto che la bandiera europea viene esposta, allora questo significa che ci crediamo solo noi nell'Europa, perché dalle altre parti non lo fa nessuno, allora siamo gli unici a crederci, la teniamo in piedi noi l'Europa; oppure, se non è questa la questione, se la questione non è valoriale, la questione è di simbolo e nella questione di simbolo e di libertà obiettivamente ci troviamo a schierarci dalla parte della libertà, la libertà di poter decidere quale vessillo sventola credo sia una libertà importante. Se invece si ritiene di preferire l'obbligo, prendiamo atto che si ritiene di preferire l'obbligo, però non è questo il nostro pensiero.

Collega Minelli non me ne voglia se correggo un pochino una cosa che ha detto, vede, il senatore Borghi non ha chiesto le dimissioni del Presidente della Repubblica, lei lo sa, il senatore Borghi ha detto una cosa importante, perché cos'è accaduto? È accaduto che durante i festeggiamenti per la Festa della Repubblica il Presidente della Repubblica, che è la massima autorità appunto e che rappresenta lo Stato italiano, ha detto che in quel momento si celebrava la sovranità europea. La sovranità europea non esiste, c'è la sovranità che è rappresentata e che è definita dall'articolo 1 della nostra Costituzione e quel tipo di sovranità, viene scritto nell'articolo 1 della Costituzione, appartiene al popolo, non appartiene all'Unione europea, non appartiene alla signora von der Leyen, o chi per essa, e non appartiene a chiunque pro-tempore passi da quelle parti e magari prende delle decisioni anche se il nostro Stato non è d'accordo. Allora il senatore Borghi ha detto una cosa molto semplice: ha detto che se una persona, il più alto rappresentante del nostro Stato celebra la sovranità europea nel giorno in cui si celebra invece la nostra sovranità, la nostra Repubblica, allora a quel punto lui è garante di una sovranità europea e non è garante della sovranità nazionale. Se non è garante della sovranità nazionale, il suo ruolo non esiste; se il suo ruolo non esiste, a quel punto gli conviene dimettersi, che è ben diverso dal dire: "Il Presidente della Repubblica deve dimettersi", sono cose diverse e sono state anche spiegate. Le parole, lei ci insegna, hanno un peso, quindi è chiaro ed è giusto che questo venga riaffermato.

Prendiamo atto del posizionamento che tanti hanno espresso, chiederei a ognuno di esprimersi in maniera libera, più che politica, rispetto alla condivisione o meno dell'obbligo di esposizione, perché vedete, colleghi, gli obblighi sono probabilmente bellissimi quando si obbligano le persone a fare quello che piace a te, ma quando poi tu sei obbligato a fare qualcosa che non ti piace, tendenzialmente l'obbligo tendi a non apprezzarlo. Lasciare quindi la libertà di riconoscersi nei simboli che si preferiscono allora a questo punto rappresenta una vera libertà e, proprio perché rappresenta una vera libertà, io non credo che la Germania creda meno dell'Unione europea e dell'Italia, anche perché la Germania ne ha tratto un buon profitto, così come la Francia, anche se oggi versa in qualche difficoltà in più come abbiamo visto. Non credo che gli Stati che non hanno l'obbligo di esposizione della bandiera della Regione europea non credano nell'Europa, qualcuno ci crede di più, qualcuno ci crede di meno.

Come lei sa, collega Di Marco, mi rivolgo sempre a lei perché ha giustamente fatto riferimento ai gruppi cosiddetti "euroscettici", io preferisco definirli eurocritici probabilmente, perché la rappresentanza e la critica che si muove è proprio quella.

Io mi ricordo che, quando intervenne l'attuale assessore Caveri in discussione generale rispetto all'assestamento e parlammo in seduta europea, riassunsi il discorso che fece Nigel Farage - che, tra l'altro, adesso si è ripresentato in Gran Bretagna con un partito che si chiama Reform, che probabilmente sta anche prendendo voti rispetto al partito Conservatore inglese - e disse una cosa molto semplice: quando la Gran Bretagna per lungo tempo e a gran voce chiese delle modifiche all'Unione europea, chiese di non avere degli inni, delle bandiere, degli obblighi, chiese semplicemente di fare in modo che l'Unione europea fosse una struttura che garantiva un accordo di buon vicinato e che garantiva una collaborazione fra Paesi e non una serie di obblighi, gli risero in faccia. Lui fece dell'uscita dell'Unione europea da parte della Gran Bretagna una sua battaglia personale al punto di fare un referendum e vide le facce atterrite di quelli che la sera, quando uscirono i risultati, videro che non erano andati esattamente come speravano. Allora a forza di obblighi e a forza di imposizioni, purtroppo questi sono gli effetti che si ottengono.

Essere eurocritici significa cercare di portare l'Unione europea nella direzione in cui si preferisce, qualcuno vorrebbe gli Stati Uniti d'Europa, ed è stato sonoramente bocciato nelle urne, qualcuno preferirebbe invece avere una comunità economica europea nella quale gli Stati si riconoscono, nella quale gli Stati collaborino uno con l'altro, nella quale ci sia un trattato di libero scambio uno con l'altro, ma dove non si sia obbligati a omologarsi e a uniformarsi a tutto quello che passa per la mente del primo Tedesco o del primo Francese che passa. Questo dovrebbe essere l'Unione europea, un luogo dove si collabora; invece oggi è esattamente un luogo dove si ubbidisce pedissequamente ai regolamenti e alle direttive che arrivano e se non si ubbidisce alle direttive, si prendono anche le sanzioni.

Probabilmente il modello di Europa, se lo ponessimo di fronte all'uomo della strada, a meno che non abbia un interesse, a meno che non lo poniamo davanti al venditore di macchine elettriche, probabilmente lui preferirebbe gli obblighi e lo stop ai motori endotermici... a tutte le persone di normale livello intellettivo diremmo: "Ma tu preferisci essere obbligato a fare qualcosa o preferisci poterlo scegliere?". Io credo che, di fronte a questo dilemma, probabilmente preferirebbero scegliere. Quando si passò, per esempio, dal cavallo all'automobile, non ci fu un obbligo o una direttiva europea che obbligò a passare dal cavallo all'automobile, si disse che l'automobile era più conveniente, consumava di meno, non mangiava la biada, non dovevamo stargli dietro, magari dava anche prestazioni migliori. Il principio vale oggi quando si obbligano le persone a utilizzare le macchine elettriche invece che quelle endotermiche perché fanno prestazioni peggiori, tra l'altro, lo dicono numerosi studi che stanno evidenziando, per esempio, il loro utilizzo, però lo si fa perché bisogna essere green, perché così lo dice l'Europa. Noi agli obblighi diciamo di no, l'obbligo di esposizione di questa bandiera è purtroppo un obbligo con il quale non ci troviamo a nostro agio e per questo ovviamente voteremo favorevolmente a questa mozione.

Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Marquis, ne ha facoltà.

Marquis (FI) - Ringrazio i colleghi che hanno proposto l'iniziativa perché ci danno un modo anche oggi, dopo aver discusso nella sessione europea, di parlare di Europa, del legame che esiste tra il territorio e l'Europa.

Noi, come movimento politico, siamo profondamente convinti del valore dell'Europa, siamo europeisti e non manchiamo occasione per riconoscerlo, aderiamo al Partito Popolare Europeo e siamo molto lieti che nella giornata di ieri un nostro rappresentante di Forza Italia sia stato nominato Vicepresidente del gruppo del Parlamento europeo del PPE. In questo luogo crediamo che vada portata la voce dell'Italia, che vada portata la voce delle Regioni e dei nostri Comuni, perché in Europa occorre esserci, occorre essere presenti per poter apportare i cambiamenti necessari rispetto allo status quo, perché noi riteniamo che l'architettura istituzionale sia un'architettura che preveda il Comune, la Regione, lo Stato e l'Unione europea, sono tutti elementi questi essenziali, perché se ne mancasse solo uno di questi, ci sarebbero delle pesanti ricadute sul nostro territorio e sulla vita della nostra comunità.

Con questo non significa che l'Europa sia il massimo del modello, sia la perfezione, perché ci sono sicuramente delle cose da migliorare su cui intervenire per soddisfare al meglio le esigenze delle nostre comunità, ma oggi abbiamo delle problematiche che non possono essere affrontate su base locale e su base nazionale, occorre una dimensione più grande per potersi difendere, per difendersi a livello di sicurezza, a livello economico, a livello sociale; l'abbiamo sperimentato in questi anni quando abbiamo avuto il problema gravissimo della pandemia che ci ha colpiti, della forte recessione, se non ci fosse stata l'Europa, avremmo avuto molta più difficoltà a risollevarci e a far fronte alle difficoltà che a livello locale sicuramente non saremmo stati in grado di gestire.

Noi quindi siamo profondamente convinti della sussidiarietà, perché vanno affrontate le questioni ai vari livelli, non è questione di sovranità, la sovranità è ovvio che appartiene al popolo e a chi rappresenta il popolo ai vari livelli istituzionali, è del tutto evidente che se c'è un organismo più alto dello Stato, una parte della sovranità deve essere ceduta, deve essere messa a disposizione di quel livello laddove possono essere gestite le sfide che non possiamo affrontare a livello sottostante. Pertanto sicuramente, come dicevo, l'unione va rafforzata, va migliorata, non è la perfezione, però riteniamo che tutto quello che vada nella direzione di migliorare e di valorizzare il rapporto tra il singolo cittadino e l'Unione europea vada valorizzato. Così come è stata esposta l'iniziativa, è del tutto evidente che è una questione di principio alla fine, si riconduce su questo, però noi riteniamo che sia importante, al di là del livello istituzionale, che non ci siano degli equivoci con i cittadini. I cittadini devono capire che l'Europa è una presenza importante per noi, è un ombrello sostanzialmente che ci aiuta a difenderci nelle varie situazioni che dobbiamo affrontare tutti i giorni, è un ombrello al quale dobbiamo cercare di dare la giusta manutenzione e dargli miglioramento per tenerci riparati. Abbiamo le minacce a livello economico della Cina, dell'India, di tutti i Paesi asiatici, degli Stati Uniti, che sono delle superpotenze rispetto al nostro peso, rappresentiamo lo zero virgola a livello nazionale nel contesto mondiale, quindi abbiamo bisogno di quest'entità che rappresenta 450 milioni di abitanti, che ci possa dare la possibilità di difenderci con i vari trattati economici, con le varie risposte ai singoli temi che dobbiamo gestire, perché diversamente saremmo molto più deboli.

Pertanto noi, come rappresentanti del Partito Popolare Europeo, di Forza Italia in primis, riteniamo che non ci debbano essere degli equivoci su quest'argomento, che occorre rafforzare il legame identitario tra il territorio e l'Europa e così come avevamo già detto anche nella sessione europea, sarebbe bene che in tutte le iniziative che sono finanziate dall'Unione europea ci sia questo simbolino che faccia riconoscere al cittadino da dove provengono anche le risorse, perché questo consente di avvicinare la gente a un'istituzione che a volte ancora oggi è sentita ed è sentita troppo lontana.

Questa in sintesi è la nostra posizione, siamo europeisti convinti e pertanto crediamo che la bandiera possa costituire, così come altri elementi, un fattore importante di riconoscibilità dell'identità perché viviamo, come popolo, all'interno dell'Unione Europea e riteniamo di avere delle radici e dei valori comuni anche con gli abitanti degli altri Stati.

Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Perron, ne ha facoltà.

Perron (LEGA VDA) - Al di là del voto specifico, ho ascoltato con interesse la discussione dove però ravviso sempre le stesse problematiche, cioè si fa una gran confusione, si continua a far confusione sul fatto di dire chi non è per maggiore integrazione europea è contro l'UE, che non è così, si può essere e si può far parte dell'UE ma chiedere minore integrazione, cioè mantenere le prerogative degli Stati nazionali, che, a loro volta, possono distribuire le competenze all'interno dello Stato. Questa è la nostra visione della Lega in questo caso e la visione dei partiti identitari che ci rappresentano in Europa, dei partiti conservatori, mi riferisco al gruppo ECR, che hanno avuto ottimi risultati in Europa, il vento è decisamente cambiato rispetto a prima.

Poi, collega Di Marco, se lei si riferiva al fatto che la Lega ha fatto meno rispetto alle vecchie Europee, è un dato di fatto, abbiamo fatto il 35% nel 2019, era abbastanza facile prevedere un calo. Poi, guardi, se il mondo autonomista voleva farci vedere i grandi risultati, ci metteva un candidato e prendeva più di noi, ci sarebbe piaciuto vederlo. Dal 35% non potevamo che scendere, e su questo non ci voleva un mago, però in Europa il vento è decisamente orientato diversamente e il gruppo Identità e Democrazia del quale la Lega fa parte è ancora cresciuto come i conservatori europei e giustamente, come dice il collega Marquis, c'è un'altra parte, che è quella dei partiti popolari europei, che hanno preso un gran numero di voti; questo dimostra che c'è un elettorato moderato in tutta Europa che va verso il centro e che noi ci auguriamo che anche in Europa guardi dove c'è stato il voto, perché se questa Europa, dopo questo vuoto molto chiaro, la signora von der Leyen troverà i numeri - e probabilmente ce li ha - per andare avanti facendo finta di niente, si acuirà il conflitto con gli Stati nazionali, per forza, ma su questo staremo a vedere.

Noi non siamo tout court contro l'UE ma siamo contro l'integrazione europea, una maggiore integrazione europea, perché - ripeto - noi siamo convinti che gli Stati nazionali possano tranquillamente decidere su come gestire le proprie competenze. Ci sono Stati che hanno un approccio federale e, ad esempio, la Lega, come ben tutti sanno, è appena riuscita a far passare il progetto delle autonomie differenziate, chiaramente a Sinistra tirano su le barricate, facciano pure, e mi chiedo questo: se noi stiamo poco federalisti, qual è stato il voto del mondo autonomista in questo caso su questo tema? Astensione, quindi se dobbiamo essere accusati noi dalla nostra parte in qualche modo di essere centralisti, lo siamo in Europa perché vogliamo mantenere le competenze agli Stati nazionali, però le distribuiamo poi alle Regioni, mentre cosa fa l'Europa di nuovo, colleghi autonomisti? Quando arrivano dei regolamenti europei, ma qual è il margine di manovra delle Regioni? Zero. Arrivano i regolamenti europei e te li prendi.

Sostenere che maggior integrazione europea consentirà più libertà ai piccoli territori, più autonomia delle piccole zone quindi lo ritengo un qualcosa di piuttosto discutibile, ma ci arriverò dopo. Per certo noi non siamo per gli Stati Uniti d'Europa, lo abbiamo già detto varie volte. Visione a Sinistra chiaramente contrapposta, anche però perché gli Stati Uniti si sono costituiti "da zero", in realtà sul genocidio di un popolo ma "da zero", mentre l'Europa ha 500 anni di Stati nazionali, che è ben difficile bypassare con uno schiocco di dita chiaramente. Come dicevo, non siamo gli Stati Uniti d'Europa, probabilmente non lo saremo mai, ma questo lo vedremo, siamo felici anche, tra l'altro, di sentire chi invece è perfettamente allineato con quella che è stata la politica europea, quella del green esasperato, l'ideologia green ormai è quasi una nuova religione per qualcuno, però in quest'aula, e mi rivolgo di nuovo ai colleghi autonomisti, che vedono la soluzione di tutti i mali nel portare le competenze lontano, guardate che la posizione delle colleghe Minelli e Guichardaz in quest'aula, che noi riteniamo estrema qui, che in genere prende pochi voti su quello che propone, in Europa la fa da padrona. Siete sicuri che dobbiamo andare in quella direzione? Siete sicuri? Buona fortuna, perché - ripeto - le colleghe sono quanto meno coerenti con questo, portano una visione che però è quella europea, che ha portato il blocco dei motori termici al 2035, le direttive case green, eccetera.

Noi riteniamo piuttosto rischioso che le competenze vadano così lontano e poi gli Stati nazionali se ne ritrovino senza, lo riteniamo rischioso.

Riguardo all'Europa dei popoli, e qui vedo, sento anche il collega Aggravi che giustamente si inserisce un po' nel filone dell'autonomismo progressista direi, perché questa è sempre stata una visione dell'autonomismo più a Sinistra, con l'utopia per cui l'Europa avrebbe garantito maggiori competenze ai territori e alle regionalità bypassando lo Stato nazionale, come lei ha riportato, era una visione anche di una certa Lega, peccato però che la Lega c'è stata in Europa e ha visto benissimo che aria tira, quindi abbiamo avuto un cambiamento, ma perché i tempi sono cambiati, non sono più gli anni Novanta, ora c'è un progetto europeo decisamente più invadente sulle competenze degli Stati nazionali. Mi sembra che lei sia aggreghi a una certa utopia, ma il caso della Catalogna mi pare che l'abbia dimostrato, anche perché - poi mi risponderà e sono lieto di sentire la sua risposta - mi pare che anche lei dimentichi un pezzo. Quando si parla di Europa dei popoli, guardi che c'è già stato un processo di coagulazione dei popoli negli Stati nazionali, nell'Ottocento abbiamo tutto il procedimento per cui i moti del 20-21, 30-31 e 48, lo sfaldamento degli imperi che arrivano alla fine della prima guerra mondiale hanno già coagulato i popoli in Nazioni.

Poi c'è l'utopia, e io riconosco al collega Lucianaz che questa è la sua utopia - tutta la simpatia per il collega Lucianaz -, nel portare avanti queste esternazioni anche estreme che però hanno una possibilità di realizzazione ad ora molto basse, l'ho già detto una volta. Probabilmente ci vorrà una guerra per vedere degli sfaldamenti di quel tipo. È un'ipotesi, è un'idea, nessuno lo sa, ma storicamente è sempre andato così, gli sfaldamenti di Stati nazionali avvengono generalmente dopo i conflitti per ovvie motivazioni. A chi aspira quindi a un'Europa che prenda tutte le competenze e poi le restituisca a unità autonome bypassando gli Stati nazionali, a mio avviso, rientra nel campo utopico. Il caso della Catalogna mi pare che l'abbia dimostrato, anche perché trovo difficile che un'unione di Stati nazionali si possa permettere di dire a casa di un altro Stato nazionale che cosa fare del suo territorio, è molto difficile. Anche l'accusa che ci viene fatta a noi della Lega: "Ma voi siete federalisti però siete alleati alla Le Pen". Siamo federalisti nella questione europea perché ogni Stato si può gestire come vuole a casa sua. Noi dove c'è da mettere federalismo lo facciamo - e ne abbiamo dato prova con l'autonomia differenziata, che potrà essere criticata da mille parti ma che ha quell'obiettivo -, gli altri cosa fanno a casa loro se lo gestiscono, non sono gli altri Stati a dirglielo: questo è il concetto di sovranità! Ormai sovranità sembra una bestemmia, sovranismo è come un qualcosa di negativo. Mi pare la cosa più sacrosanta del mondo e anche più democratica - tra parentesi - di poter decidere a casa propria, ovviamente dentro la cornice anche degli Stati nazionali che non vengono dalla mattina alla sera, ma sono da almeno cinque secoli che si stanno formando.

Su questo, secondo me, è un'ingenuità in un certo mondo autonomista vedere maggiore integrazione europea come una soluzione, potrebbe essere ben peggio di quella che può avere uno Stato nazionale centralista e mi pare che i regolamenti europei fatti negli ultimi anni chiaramente lo dimostrino. La nostra visione è quella identitaria e conservatrice, con una UE che torna indietro rispetto al processo d'integrazione verso un modello molto più affine al nostro essere europei, che, come dicevo prima, ha delle differenze molto forti al suo interno, a differenza degli Stati Uniti, che invece si sono creati dal nulla e certo hanno potuto fare uno Stato di tipo federale. Siamo quindi per un ritorno indietro, più un'Europa confederale e la nostra linea è assolutamente coerente nei principi.

Presidente - Si è prenotata la consigliera Minelli per secondo intervento, ne ha facoltà.

Minelli (PCP) - Intervengo con il secondo intervento, con questa possibilità che mi viene data ancora di parlare per fare alcune considerazioni sulla base anche delle cose che ho ascoltato. La prima è questa: io concordo con il collega Manfrin sul fatto che le parole abbiano un peso, le parole sono importanti e devono essere analizzate correttamente anche all'interno dei contesti in cui vengono pronunciate e vengono utilizzate.

Torno sul sulla frase del presidente Mattarella e su quello che poi ne era seguito; il presidente Mattarella, in un messaggio che aveva inviato ai Prefetti di tutta Italia, in occasione appunto della Festa nazionale del 2 giugno, aveva fatto un discorso molto articolato ricordando le origini della nostra Repubblica, la storia che aveva portato alla Costituzione repubblicana, quindi la lotta di liberazione dal nazifascismo, eccetera, eccetera, e poi aveva fatto due appunti molto importanti in quel suo messaggio: il primo è stato l'invito a fare memoria del lascito ideale di quegli avvenimenti fondativi come dovere civico e il secondo, altrettanto deciso, era stato quello di guardare al presente, cioè all'appartenenza dell'Italia all'Unione europea, così considerata: "La Repubblica italiana è inserita oggi nella più ampia comunità dell'Unione europea, cui abbiamo deciso di dar vita con gli altri popoli liberi del continente e di cui consacreremo tra pochi giorni - il messaggio era stato mandato prima - con l'elezione del Parlamento europeo la sovranità". Il Presidente quindi non aveva certo confuso la sovranità nazionale con altre questioni, ma era stato molto preciso, aveva ricordato l'appartenenza dell'Italia all'Unione europea e aveva parlato di celebrazione della sovranità con l'elezione del Parlamento europeo. Il senatore Borghi era intervenuto subito dopo, il giorno dopo, attaccando direttamente il Capo dello Stato e dicendo effettivamente quello che lei ha detto, consigliere Manfrin: " Se Mattarella pensa che la sovranità sia dell'Unione europea, allora si dimetta". Credo sia stato - e lo dimostra quello che ho appena letto, perché le ho letto esattamente le parole del Presidente - un intervento assolutamente strumentale, che ha creato qualche imbarazzo direi all'interno stesso del vostro movimento, tant'è vero che a una richiesta specifica dei giornalisti riguardo al tweet di Borghi, in prima battuta Matteo Salvini aveva detto: "Non l'ho letto" e poi, dopo aver ascoltato il contenuto, ha corretto dicendo: "La Lega non chiede le dimissioni di nessuno", e meno male direi! Le parole quindi hanno un'importanza ma vanno collocate anche nel contesto in cui sono pronunciate.

La seconda considerazione che vorrei fare riguarda anche le reazioni che poi ci sono state, per esempio - ma in parte l'ha detto nel suo intervento anche il collega Manfrin -, in particolare dal senatore Tajani, che è stato anche presidente in Europa e che ha preso le distanze e di molto da queste dichiarazioni dicendo: "Se non siamo parte di un progetto più ampio, rischiamo di essere travolti e di essere ininfluenti", quindi la necessità di essere parte di questo progetto.

Un'altra considerazione riguarda ciò che è stato detto poco fa sulle politiche europee, in modo particolare sul green esasperato, che di esasperato non ha proprio nulla, ma fa comodo farlo passare in questo modo, ma soprattutto quello che vorrei dire è che in questa passata legislatura in Europa al potere c'erano sì dei pericolosi estremisti verdi, quali la presidente von der Leyen, hanno contato in questi anni in Europa personaggi come Scholz, come Macron, come anche Tajani che sono notoriamente tutti degli estremisti in questo senso... allora mi sembra che sia quanto meno un po' forzato, mettiamola così, quello che è stato detto.

L'ultima considerazione riguarda la questione degli Stati nazionali. Tutti noi sappiamo, credo tutti, anche chi non ha fatto studi storici come può aver fatto lei o come posso aver fatto io, ma tutti sappiamo qual è l'origine dell'Unione europea, tutti sappiamo che l'Europa ha vissuto il periodo delle monarchie nazionali, degli Stati nazionali. Quello che però io vorrei far notare è che è proprio da un'esasperazione dei nazionalismi che nel Novecento siamo andati incontro alle due terribili guerre mondiali, ma anche successivamente. È l'esasperazione dei nazionalismi che ha portato ai conflitti nei Balcani, che ha portato a quella che è stata una terribile storia di sangue e di violenza in Europa, quindi io resto convinta dell'importanza di superare questa fase e di andare verso un'unificazione vera, reale, non basata soltanto su elementi monetari, economici, ma su qualche cosa di molto più profondo, che, a mio avviso, dovrebbe essere l'Unione europea, è l'Unione europea che bisogna impegnarsi a costruire. La mia fiducia è nei giovani, in quei giovani che hanno dimostrato in quest'ultima tornata elettorale che c'è importanza, che si dà importanza all'Europa. Andate a vedere i dati dell'analisi del voto dei giovani, degli studenti fuori sede e capirete che cosa è per queste giovani generazioni l'idea di Europa, che è molto distante da quella che ho sentito da parte di qualcuno qui dentro oggi.

Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Aggravi per secondo intervento, ne ha facoltà.

Aggravi (RV) - Per fare qualche piccola puntualizzazione, perché nella verve espositiva di ognuno di noi qualche volta si rischia magari - ma comprendo - anche di utilizzare un po' ai fini propri quelle che sono state delle rappresentazioni o il tentativo almeno di rappresentarlo altrui.

Collega Perron, autonomista progressista lo dice a qualcun altro, e lo dico perché io potrei anche dilungarmi lungamente su delle proposte tutt'altro che liberali, libertarie o liberiste della Lega e di alcuni suoi esponenti e, come lei ben sa, io in più di un'occasione mi sono trovato... anche il collega Manfrin che ama il collega Borghi sa cosa io penso dei mini BOT e l'ho sempre pensato... oggettivamente se ci mettiamo a fare la tara o la sfida tra chi è più conservatore o più progressista, su alcune tematiche ci troviamo ovviamente delle sorprese, perché chi crede in politiche di sussidi, chi crede in politiche di contribuzione non è sicuramente un liberista ma forse un progressista e tanti esponenti della Lega, Borghi in primis, sono di quella scuola. Questo lo dico anche perché il mondo autonomista, e continuo a dirlo, è ben più variegato di quello che si crede, quindi magari non piaceva, magari è stato anche antipatico, però comunque un piccolo e povero autonomista c'era in corsa alle elezioni europee...

(intervento di un Consigliere, fuori microfono)

...sì, ma io lo dico a lei perché ha parlato del mondo autonomista, poi ce n'è anche per l'altra parte, la ringrazio, come è magnanimo... una volta non era così.

Esiste quindi anche un altro autonomismo, perché se c'è un valore di base, che è la difesa dell'autonomia e può essere condivisa non soltanto da forze che si definiscono autonomiste, ci sono delle declinazioni di applicazione e di sviluppo e di credere nell'autonomia... mi ascolti bene, collega Chatrian, perché può esserle utile, le può essere molto utile...

(intervento del consigliere Chatrian, fuori microfono)

...io la invito ad ascoltarmi perché può esserle molto utile questa differenza, perché forse non è chiara, perché, vede, qua ci sono dei monopoli che non sono di derivazione europea o europeista che molti utilizzano, e sfrutto ancora l'assist, chiamiamolo così, del collega Perron perché, quando ho parlato di Europa dei popoli, ho criticato non tanto la posizione della mozione, ma ho detto che c'è stato qualcuno in campagna elettorale che parlava di un'Europa dei popoli che non è l'Europa dei popoli di cui parlano i colleghi autonomisti, siano essi progressisti o conservatori, perché hanno una posizione molto più simile, ad esempio, a quella che lei ha esposto. Anch'io a questo punto mi definisco un utopista come il collega Lucianaz, ma credo che i popoli dell'Europa non siano soltanto i popoli identificati dagli Stati Nazione, perché altrimenti mi porrei in difficoltà nel momento in cui, leggendo la Costituzione italiana, mi trovo l'esistenza delle minoranze linguistiche, mi trovo l'esistenza di realtà che sono riconosciute per la loro identità. È ovvio che oggi non c'è un riconoscimento diretto di queste realtà a Bruxelles ma c'è sempre un passaggio che passa dallo Stato-Nazione e proprio in questo senso ho detto che facendo vedere questo manifesto, era un tempo in cui l'Europa era totalmente diversa, potevo anche farne vedere altri. Quella che è diventata l'Europa oggi e che è dell'Europa oggi e, collega Minelli, Timmermans non è un popolare, quindi oggettivamente io direi che ce ne sono tanti, soprattutto a livello di burocrazia europea, vostri amici e certe direttive che abbiamo criticato e continueremo a criticare e purtroppo vorremmo combattere di più, sono folli, soprattutto dal punto di vista della difesa degli interessi europei nei confronti di altre realtà e non dico Nazioni perché sono molto più complesse, perché la Cina è un nemico molto più complesso di uno Stato nazionale. Se qualcuno si deve fare un esame di coscienza, sono certi soggetti che, chiusi nei loro uffici, pongono degli obiettivi o danno delle direttive che sono totalmente fuori discussione.

Sono d'accordo con chi dice che il concreto e reale autonomista dovrebbe essere scettico, come il reale federalista dovrebbe essere scettico di certe direttive, perché sono imposizioni su delle realtà che ovviamente non conoscono o non vogliono conoscere, come sono scettico - e lo ribadisco, l'ho già fatto - sull'approvazione dell'autonomia differenziata per un motivo molto semplice: non è sicuramente un'applicazione di compromesso ma non è il rispetto di un principio federalista, perché lo sappiamo benissimo, il ruolo e soprattutto il rapporto tra lo Stato e le Regioni sono inficiati dall'azione possibile da parte del Parlamento, che non è avulso da altri obiettivi, e soprattutto può operare nell'interesse di altre realtà che sono non direttamente rappresentate dalle Regioni, ma capiamo benissimo che ci sono anche delle necessità di coalizione politica che ogni tanto portano a questo, però, ripeto, gli articoli 116 e 117 della Costituzione sono chiari, secondo me, la differenziazione che è stata rappresentata rischia di non essere direttamente applicata e di non portare agli obiettivi che si vogliono prefiggere.

L'altro passaggio me lo consentirà il collega Manfrin, sono ben contento - e ho anche condiviso alcune sue alcune battaglie con lui sull'eliminazione di obblighi o di provvedimenti coercitivi -, però dobbiamo magari guardarlo in senso un pochettino più ampio e non soltanto di bandiere, posto il fatto che non vorrei che poi qualche avversario possa pensare che, visto che si toglie l'obbligo di esporre una determinata bandiera, poi espongano sul suo Comune la bandiera LGBTQ e altro, quindi stia attento, perché va poi a finire male, però ci sono degli obblighi che, in realtà, una determinata visione pone su tutta una serie di altre cose. Io apprezzo questa posizione, magari si potrà ricredere anche sul gioco d'azzardo e la liberalizzazione delle droghe leggere, ma diciamo che ho dato un assist a qualcun altro in quest'aula. In sintesi c'è una questione di base che io capisco essere estremamente complessa ma bisogna parlarne: parlare di più sovranità degli Stati nazionali, o di meno sovranità come ho sentito anche dire, chi vorrebbe addirittura perderne ulteriore prima di fare un po' mente locale di quello che già si è perso o non si è perso, perché oggettivamente c'è una grande confusione, io penso che ci sia un problema di base di fondo. È inutile che noi facciamo gli ultras di una parte o dall'altra se non si rivedono o non si revisionano i trattati fondamentali, la dichiarazione dell'Unione europea o di quella che è, perché lì sta la radice, sennò il resto è tutto bla bla. Chi ha chiesto la revisione dei trattati? Quando si è lavorato per revisionare i trattati? Anch'io ritengo che sul Trattato di Maastricht ci siano delle parti che non sono sicuramente più attuali, però non mi sembra che chi chieda più sovranità abbia mai posto questa questione, come io mi pongo anche il dubbio rispetto a chi comunque critichi certi passaggi ma poi, quando c'è da spendere i soldi europei, e su quello sappiamo, siamo tutti concordi al di là di tutto, ci piace tantissimo.

Io sono molto preoccupato della visione progressista programmatoria della pianificazione europea, perché mi sa tanto di quello che si faceva e si fa ancora, tra l'altro, magari in ottica un pochettino più geopolitica di una volta, ma che si fa ancora in determinate realtà che non sono sicuramente vicine alla mia visione delle cose. Sicuramente potremmo andare avanti e parlarne ancora notevolmente e magari ben vengano anche queste discussioni, perché adesso, al di là di tutto, bisogna anche considerare che ci piaccia o no l'Europa c'è, ci auguriamo che possa essere riformata ma il dato di fatto che non è che domani mattina ci svegliamo e cambia tutto, anzi, il rischio è che non cambi nulla, questo è il vero problema.

Presidente - Siamo in discussione generale. Ci sono altri interventi? Se non ci sono altri interventi, chiudo la discussione generale. La discussione generale è chiusa. Per il Governo, la parola all'assessore Caveri.

Caveri (AV-VdA Unie) - Intanto ammetto di avere una certa ebbrezza, nel senso che siamo partiti dalla bandiera fino ai massimi sistemi e anche un po' di "ci eravamo tanti amati" cha ha animato anche un pochettino l'Aula.

Intanto vorrei dire tre cose utili per mettere dei puntini sulle "i". Sulla curvatura dei cetrioli, e non mi riferisco ad alcune discussioni di ieri, posso dire che è stata abrogata la norma ormai da quasi vent'anni, quindi si vede che in qualche maniera, in maniera subliminale lei è riuscito a incidere sul cetriolo.

La seconda questione riguarda invece questa storia che lei dice che nessun Paese è obbligato ad avere la bandiera sui municipi. Devo dire che in Francia, nei Comuni al di sopra dei 1.500 abitanti, il drapeau européen è obbligatorio e la farò sorridere per capire come delle volte le posizioni che voi esprimete qui sono stranamente collegate a una certa estrema Sinistra, perché chi ha fatto la battaglia dura e pura all'Assemblée nationale è stata la France Insoumise di Mélenchon. Devo invece dire che la Le Pen si è scandalizzata perché è stata messa sotto l'Arc de Triomphe la bandiera europea e questo ha suscitato ovviamente le sue ire funeste.

Aggiungerei poi, a beneficio del collega Marquis che non c'è, che in tutti gli interventi europei che vengono effettuati in Valle d'Aosta c'è il label dell'Unione europea, perché la bandierina con le vituperate stelle è obbligatoria laddove si spendano dei soldi della politica regionale.

Per il resto cosa dobbiamo dire? È chiaro che viene in mente un po' di polemica politica e io ringrazio molto il collega Perron che ci ha spiegato un'inversione a "u" sull'Europa della Lega, trovo che sia esternamente istruttivo, perché i primi anni in cui emerse la Lega in Parlamento, io ero nell'ufficio con l'onorevole Leoni e frequentavamo normalmente anche il senatore Bossi che era stato eletto al Senato, mi invitavano ogni tanto ai congressi della Lega e, quando dicevo "Europa", c'era una grande esplosione e, quando citavo "Roma", dalla platea cominciava un urlo quasi feroce: "Roma ladrona". Allora è impressionante come nel breve volgere di pochi anni si passi da una posizione federalista europeista - ma Perron l'ha spiegato - a una posizione sovranista e di estrema Destra, perché Vannacci, visto che avete evocato delle questioni di tipo europeistico, è la figura simbolo, addirittura un Generale con delle posizioni molto, molto estremiste, ma questa è polemica politica che c'entra poco, io tornerei alla questione della bandiera.

Io credo che la bandiera non faccia male a nessuno, quindi l'esposizione della bandiera resa obbligatoria anche dalla nostra legge regionale, ma in fondo seguendo anche i vostri desiderata, perché voi togliereste la bandiera europea per mettere la misteriosa bandiera comunale, che poi nel caso nostro è quasi sempre un drapeau, un écusson più che una bandiera.

Io credo che invece nella legge del 2006 siamo stati preveggenti perché per la prima volta nella legge sulla simbolistica noi abbiamo previsto dei simboli che io credo siano importanti, cioè montagne valdôtaine ufficialmente riconosciuta, ufficialmente riconosciuta la bandiera valdostana e se c'è la bandiera italiana, quella europea e quella valdostana, credo che non faccia male a nessuno, ci dà quel tocco di europeismo che non è casuale, perché, al di là di tutte le polemiche che noi possiamo evocare, alla fine "per fortuna che l'Europa c'è" si potrebbe dire, perché se non ci fosse l'Europa, io non so in quale serie C o serie D sarebbe l'Italia odierna, e soprattutto quello che è stato detto anche da altri, io ricordo che la costruzione europea è nata come antidoto alle guerre, alle violenze e ai nazionalismi nazionali e lo dico da nazionalista valdostano, che è un nazionalismo buono, non giacobino, non aggressivo nei confronti degli altri, io ogni tanto vedo in chi è antieuropeista, e magari è amico di Orban, una carica violentissima nei confronti degli altri Paesi. Per fortuna, questa carica è stata sminata dall'Unione europea, che ci garantisce, o ci ha garantito, dal dopoguerra ad oggi una tranquillità e la nostra generazione non ha subito i drammi della guerra.

Presidente - Vi sono altri interventi? Non vedo altre richieste d'intervento, posso mettere in votazione la mozione? La votazione è aperta. La votazione è chiusa.

Presenti: 32

Votanti: 27

Favorevoli: 7

Contrari: 20

Astenuti: 5 (Aggravi, Brunod, Lucianaz, Planaz, Restano)

La mozione non è approvata.

Vi è ora, collegata alla mozione, una risoluzione. Se non vi sono interventi, do lettura, brevemente da qui, della risoluzione richiamata la mozione che abbiamo appena discusso; ricordato che la proposta di legge che era parte della mozione, vale a dire la proposta del senatore Borghi della Lega, riconosceva l'obbligo dell'esposizione della sola bandiera nazionale, escludendo quella europea; richiamata altresì la legge regionale 16 marzo 2006, n. 6: "Disposizioni per la valorizzazione dell'autonomia e disciplina dei segni distintivi della Regione", in particolare l'articolo 6, comma 1, lettera f), che, relativamente alla bandiera valdostana, dispone che quest'ultima venga esposta "ogni volta che sono esposte le bandiere della Repubblica e dell'Unione europea"; invita pertanto i Parlamentari valdostani a non sostenere la proposta di legge per l'abrogazione della legge 5 febbraio 1998, vale a dire la proposta di legge Borghi, e invita, altresì, le istituzioni e gli enti individuati dalle norme sopracitate al pieno rispetto di quanto disposto dall'articolo 6 della legge regionale 16 marzo 2006... nell'idea che si riconosce nella bandiera europea una parte significativa come nelle altre bandiere, pertanto, nel rispetto di quel pluralismo istituzionale, le bandiere, se bandiere devono essere, che siano riconosciute tutte quante le bandiere nelle quali le istituzioni e i cittadini possano riconoscersi.

Per il Governo? Se non vuole intervenire, diamo come già intervenuto. Consigliere Lucianaz, a lei la parola.

Lucianaz (RV) - Parliamo di bandiere. Io vorrei sapere con quale bandiera l'Unione europea vuole intervenire nel conflitto Ucraina/Russia, se sarà la bandiera blu con tante stelle, per significare l'unione di questi popoli convinti, sostenendo von der Leyen e il suo Governo, che è indispensabile inviare migliaia e migliaia di armi, di dollari, di euro, se esistono ancora, sul fronte ucraino. Io mi dichiaro amico dei Russi, mi dichiaro amico degli Ucraini, contesto fortemente le scelte politiche dell'Unione europea, è una vergogna ed è una vergogna che i partiti italiani sostengano il Governo von der Leyen.

È una vergogna che la von der Leyen osi ancora candidarsi alla Presidenza della Commissione europea con un'inchiesta e un procedimento giudiziario aperto nei suoi confronti per degli SMS cancellati. Dovrebbe, per serietà, per un minimo senso etico, almeno non osare più candidarsi, invece viene ancora sostenuta da questi convinti europeisti del malaffare.

Vorrei sapere con quale bandiera l'Europa ha voluto intervenire in Serbia, bombardando i civili serbi; va bene che il Governo italiano era di Sinistra, però le bombe sono esplose lo stesso e anche lì, in Serbia, l'Europa ha dato una brutta immagine di sé. Naturalmente le decisioni erano della NATO, quindi abbiamo capito bene quest'Europa da chi dipende.

In questo dibattito ho sentito parlare dell'importanza dei simboli, quello che manca in quest'Assemblea è il rispetto dei principi fondamentali dell'essere umano e questo Governo e il Governo precedente in Valle d'Aosta hanno calpestato i diritti fondamentali dei cittadini valdostani, come di quelli italiani per colpa delle decisioni, dei Dpcm famosi di Conte e di Draghi. Questo è stata la vergogna di questa cultura che si riempie dei soliti proclami quando invece nelle cose essenziali, e cioè la difesa dell'identità dei popoli che costituiscono quest'Europa, è totalmente assente.

Su questo discorso delle bandiere naturalmente il nostro gruppo si asterrà, non può fare diversamente, ricordando che quest'Europa del malaffare, purtroppo, per i prossimi cinque anni governerà le nostre vite.

Presidente - Altri gruppi? Ha chiesto la parola la consigliera Minelli, ne ha facoltà.

Minelli (PCP) - Noi invece voteremo questa risoluzione, condividiamo in toto il primo invito, sul secondo ci chiediamo soltanto, perché non abbiamo compreso bene, c'è un invito alle istituzioni e agli enti individuati dalle norme sopra citate al pieno rispetto di quanto disposto dall'articolo 6 della legge regionale 2006, quindi l'unica perplessità, ma voteremo la mozione come ho detto, è che sia strano che si inviti a rispettare una legge. Mi sembra che forse è una formulazione...

Presidente - Al pieno rispetto.

Minelli (PCP) - ...sì, al pieno rispetto, però vuol dire che c'è qualcuno che non la rispetta pienamente e la cosa - io non l'ho mai verificata -, se così è, è grave, forse è un visto proiettato nel futuro, considerato anche un po' tutto quello che sentiamo in questi giorni, in questi mesi e in queste settimane. Va bene, voteremo la mozione.

Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Restano, ne ha facoltà.

Restano (GM) - Intervengo sulla risoluzione. Mi sono astenuto durante la votazione precedente perché, pur comprendendo le motivazioni dei colleghi leghisti, ritengo che fosse un po' una provocazione nei confronti di una parte degli autonomisti. Alla stessa maniera ritengo la risoluzione la risposta alla mozione leghista, quindi un invito a un Parlamentare della Lega a non votare le disposizioni previste da una legge presentata da loro stessi... mi sembra forse la degna risposta alla provocazione precedente.

La collega Minelli mi ha preceduto, non riesco a comprendere come si possa invitare gli enti e le istituzioni della Valle d'Aosta al rispetto di una norma che noi stessi abbiamo votato, quindi questo mi sembra superfluo e ribadire il superfluo. Può darsi che si ritenesse la norma solo prescrittiva visto che non prevede delle sanzioni, quindi non la si ritenga cogente, però credo che gli Enti locali, nel rispetto del nostro Statuto, almeno per quel che è il mio vissuto, rispettino la legge 6 e quindi non sia necessario e doveroso sottolineare l'impegno che si sono assunti quando hanno prestato giuramento e sono diventati Sindaci.

Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Di Marco, ne ha facoltà.

Di Marco (PA) - Per dichiarare il nostro voto favorevole a questa risoluzione. Permettetemi solo due considerazioni. Collega Manfrin, sono felicissimo che lei oggi abbia iniziato in punta di piedi visto l'inizio di ieri molto spumeggiante, perciò va bene così. Nel mio intervento non c'è stato solo il discorso di simbolo, c'è stato anche un discorso di coerenza. Io sono abbastanza vecchio rispetto a lei e in questi ultimi 25 anni la coerenza dimostrata dal vostro Movimento mi fa un po' dubitare di queste sue affermazioni. La vostra metamorfosi ha dell'incredibile.

Collega Perron, io non mi sono permesso di dire che eravate al 35%, ci mancherebbe, era un gesto di cortesia, era un dimostrare che si cambia, ma la débâcle è stata totale, non lo volevo fare e l'ha fatto lei, va bene. Forse una riflessione vostra andrebbe fatta. Comunque non volevo far polemica, mi creda.

Voteremo favorevolmente a questa risoluzione.

Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Perron, ne ha facoltà.

Perron (LEGA VDA) - Ci stavamo arrovellando il cervello per capire che cosa avremmo potuto votare qua, immagino contro, quindi confermo contro.

Collega Di Marco, lei può dire ciò che vuole, la verità resta la verità, quindi ha fatto benissimo a dirlo e io le ho risposto semplicemente.

Voteremo ovviamente contro, il dibattito però, devo dire, a me è parso molto interessante, personalmente, quando è più amministrativo, tendo alla letargia, devo dire che quando si va sui massimi sistemi a me piace, quindi mi pare una discussione che sia stata anche proficua.

Voteremo contro per ovvie motivazioni.

Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Malacrinò, ne ha facoltà.

Malacrinò (FP-PD) - Ottima iniziativa quella del collega a dieci giorni dal voto delle europee e soprattutto dopo i recenti articoli "Incontri e riunioni che delineano un percorso che vede il Centro-Destra unito alle prossime elezioni comunali e regionali".

Purtroppo, a causa dell'assenza di alcuni colleghi che si sono definiti europeisti, non abbiamo avuto modo di testarne l'unità alla prima occasione utile. La mozione nasce dalla proposta del senatore leghista Borghi, che, nel disperato tentativo di ottenere un po' di visibilità, dopo la proposta sulla bandiera dell'Unione europea, è riuscito anche ad attaccare il Capo dello Stato, come ha ricordato qualche collega, iniziativa di propaganda che però non ha funzionato vista la mancata elezione al Parlamento.

L'iniziativa parlamentare in questione ha creato parecchia discussione anche all'interno della stessa maggioranza, tanto che illustri esponenti hanno manifestato il proprio dissenso dichiarando: "Qualche ignorante, che concorre per il Parlamento europeo, si prende gioco della bandiera europea". Mi fermo qui, non vado oltre con le dichiarazioni che si sono susseguite. Ringrazio dunque il collega per questa - e riprendo le parole del collega Di Marco - "spumeggiante iniziativa" dopo la lezione di bon ton di ieri.

Voteremo a favore.

Presidente - Vi sono altri interventi? Non vedo richieste, mettiamo in votazione la risoluzione. La votazione è aperta. La votazione è chiusa.

Presenti: 33

Votanti: 28

Favorevoli: 21

Contrari: 7

Astenuti: 5 (Aggravi, Brunod, Lucianaz, Planaz, Restano)

La risoluzione è approvata.