Compte rendu complet du débat du Conseil régional. Les documents ci-joints sont disponibles sur le lien "iter atto".

Objet du Conseil n. 3761 du 20 juin 2024 - Resoconto

OGGETTO N. 3761/XVI - Interpellanza: "Avvio di uno studio volto a valutare la creazione di nuovi invasi su aree naturali per il controllo delle piene e lo stoccaggio di acqua nei periodi di siccità".

Bertin (Presidente) - Riprendiamo con i lavori e con l'ordine del giorno. Siamo al punto n. 36. Consigliere Planaz ne ha facoltà.

Planaz (RV) - Io e il collega abbiamo ritenuto opportuno presentare quest'iniziativa, e non è nuova per il nostro gruppo, l'abbiamo già presentata in altre occasioni, magari anche in modalità un poco diverse; anche questa volta vorrei fare un'analisi diversa nell'illustrazione, poi ascolterò le risposte dell'Assessore e andremo poi a fare le nostre conclusioni.

Praticamente noi, se non risaliamo neanche a tanto tempo indietro, anche solo il periodo della nostra legislatura, ci siamo visti passare dal punto di vista climatico nel 2022-2023 da dei periodi lunghi di siccità a oggi invece coll'opposto della situazione, con continue precipitazioni, anche se fortunatamente non hanno recato danni alla nostra regione, anche grazie alla nostra conformazione geografica, le nostre montagne ci hanno salvato, le temperature si sono abbassate e così gli accumuli di acque che si sono trasformati nei nostri nevai hanno fatto sì di mantenere sempre un costante flusso di acqua senza creare grandi difficoltà, soprattutto nella nostra regione.

Se però andiamo ad analizzare questi due anni e andiamo a vedere anche quello che è successo fuori dalla nostra regione... anche qui vorrei analizzare, tanto per fare un'esamina, due regioni italiane vicine ma seconda una determinata ideologia o un'idea politica; come tutti noi sappiamo, ogni partito politico porta avanti le sue scelte e, di conseguenza, poi a fronte di queste scelte si vedono alcuni risultati, alcuni migliori altri no - non voglio piantare nessuna bandiera politica, ci mancherebbe altro, ma solo analizzare l'entità dei fatti.

Analizziamo due regioni, prendiamo in considerazione l'Emilia Romagna e il Veneto: soprattutto il Veneto ha investito molto sulla costruzione di bacini, invasi, sul contenimento di acque, sia per moderare i flussi delle acque in periodi di piogge ma anche per fare riserve d'acqua nei momenti in cui necessitano, soprattutto per la pianura, sia per l'acqua potabile sia per uso industriale e agricolo; abbiamo visto nel 2002 i danni che si sono susseguiti per la carenza di acqua, non solo dal punto di vista agricolo, ma anche per tutti gli altri aspetti.

Dall'altra parte vediamo l'Emilia Romagna, una regione vicina, similare - cambiano le conformazioni territoriali di queste due regioni e anche di questo bisogna tenere conto, anche nella nostra regione non possiamo fare le stesse analisi che sono state fatte in quelle regioni perché ogni regione ha le sue particolarità, soprattutto noi come regione alpina, forse non abbiamo l'estensione di queste due regioni, però secondo me, al di là del fatto della conformazione territoriale delle varie regioni, bisogna fare un'analisi un po' più completa.

L'Emilia Romagna, l'anno scorso, dopo la grossa siccità del 2022, ha anche avuto dei problemi di alluvione, non per tutta la regione ma in parte della regione; dai dati, che sono pubblici, nella regione Emilia Romagna si è intervenuti in parte per fare questi invasi ma in modo molto più lieve e meno accentuato, anche per delle scelte politiche. In Veneto nell'alluvione - la tempesta Vaia - del 2018 sono caduti oltre 700 millimetri di pioggia, che ha fatto però meno danni che nella regione Emilia Romagna. Non me ne voglia nessuno, perché poi bisogna vedere il tempo in cui cadono le precipitazioni, sicuramente non sono uguali, non sono uguali gli aspetti territoriali, però, con un investimento su bacini, dighe e sbarramenti per contenere le piene d'acqua, la regione Veneto ha limitato molto i danni.

Questo è un dato di fatto, perché a volte ci riempiamo la bocca dei cambiamenti climatici di cosa sarà il futuro, però con quest'iniziativa tengo ad analizzare i dati che abbiamo adesso a disposizione su quello che sta accadendo adesso: oggi vediamo dei momenti in cui ci sono lunghi periodi di siccità seguiti da lunghi periodi di piogge insistenti. Dovremmo adattarci a questo cambiamento climatico, che poi non è sempre tutto svantaggioso, perché, se andiamo a vedere in passato alle grandi glaciazioni, forse hanno creato più danni rispetto a oggi con il cambiamento inverso, con il surriscaldamento globale: anche nella nostra regione, abbiamo soprattutto un problema più di temperature basse che di temperature elevate, di questo bisogna tenerne conto.

È per questo che io ho voluto illustrare quest'iniziativa in questo modo, mettendo a disposizione i dati di due regioni: e poi non possiamo non tener conto di questi dati e delle opere che sono state fatte in quelle regioni, perché, come dico, le caratteristiche territoriali sono molto diverse, però sono spunti utili per andare a fare un'analisi un po' più dettagliata di cosa si potrebbe fare.

Poi, si apre un altro capitolo, ci vanno le risorse, ci vanno i progetti, c'è tutta una serie di fasi burocratiche che oggi non sono facili, però se noi analizziamo anche qui dal punto di vista burocratico, abbiamo analizzato due regioni italiane vicine, dentro la Comunità europea, e questo dovrebbe anche dare un input; un minimo di margine sulle scelte che si possono fare e si possono intraprendere c'è e bisogna avere la volontà e anche un po' di visione per fare degli interventi che possono essere utili per tutta la collettività e che possono ridurre i danni. Se andiamo ad analizzare i disastri che sono avvenuti in quelle regioni, in Emilia Romagna parliamo di un miliardo di danni, ahimè, se si fosse intervenuti di più con bacini, invasi, sbarramenti magari si sarebbero contenuti un po', ma sicuramente non azzerati. Logicamente non pensiamo a danni così elevati nella nostra realtà, però è utile fare un'analisi dettagliata di due esempi pratici vicini a noi, neanche tanto lontani, un'analisi delle scelte che sono state fatte e che hanno dato delle risposte diverse, al di là delle scelte che sono state fatte.

Non sto a illustrare le tre impegnative, perché tanto, Assessore, le ha a disposizione, e attendo la sua risposta per la replica.

Presidente - Risponde l'assessore Sapinet.

Sapinet (UV) - Ringrazio il collega Planaz per quest'iniziativa che permette di fare il punto e d'illustrare la risposta predisposta insieme al coordinatore del Dipartimento programmazione risorse idriche e territorio; ci eravamo confrontati tanto nel 2022 su quella crisi idrica, ci ritroviamo a due anni di distanza con una situazione direi diversa, i quesiti - tempo permettendo, li leggerò velocemente- consentono, come dicevo, di fare il punto sulle strategie regionali d'intervento per far fronte al pericolo d'inondazione, su come esse devono essere integrate e coordinate con gli effetti dei cambiamenti climatici.

Per affrontare il rischio di inondazioni, la Regione ha adottato strategie che oggi sono integrate per tenere anche conto degli impatti dei cambiamenti climatici.

Facciamo un breve salto nel passato per ricordare quello che avvenne dopo l'ottobre del 2022, dopo l'alluvione, fu realizzato uno dei più importanti programmi di riduzione dei rischi del territorio valdostano che, solo per la difesa delle inondazioni, è ammontato a circa 210 milioni di euro.

Le azioni regionali, si parte da lì, si articolano su due fronti: azioni strutturali, come la costruzione di opere di protezioni, e le azioni non strutturali che includono gli studi, i monitoraggi, la regolamentazione dell'uso del suolo.

Queste misure sono combinate per affrontare situazioni specifiche, garantendo da una parte la difesa fisica del territorio, e poi la gestione del controllo dei fenomeni critici.

Le quattro linee guida dell'azione regionale sono:

1) l'analisi territoriale, quindi studiare le condizioni del territorio per identificare i fenomeni che possano causare disastri e determinare le aree a rischio;

2) la regolamentazione dell'uso del suolo, quindi rivedere gli strumenti urbanistici per proteggere le aree naturali di esondazioni;

3) interventi strutturali: completare i sistemi di difesa esistenti, controllare l'erosione e gestire il trasporto solido;

4) il monitoraggio e l'allertamento, quindi sviluppare un sistema di monitoraggio meteo-idrogeologico per prevedere e gestire le emergenze.

Queste linee d'intervento continuano oggi a guidare l'amministrazione regionale, dimostrando la loro efficacia in numerose occasioni.

Venendo ai quesiti del collega Planaz, il primo quesito, "Se sia stata fatta una valutazione per capire se ci siano luoghi nella nostra regione idonei alla creazione di nuovi invasi su aree naturali già predisposte a tal fine e che potrebbero essere utili a fronteggiare meglio gli effetti del cambiamento climatico": le aree di laminazione, anche note come casse di espansione, sono zone predisposte per contenere temporaneamente l'acqua in eccesso durante eventi di piena, riducendo così il rischio d'inondazioni a valle. Le cosiddette "Fasce A" e "Fasce B" di rischio esondazioni individuano aree nelle quali le acque si raccolgono in caso di eventi, come le piene lungo la Dora Baltea.

La conformazione della regione è tale per cui esse interferiscono anche con centri abitati e infrastrutture, da qui la necessità di piani di protezione civile in questi casi (anche su questo è stato fatto un lavoro enorme da parte di Regione ed Enti locali).

In regione non ci sono aree di laminazione realizzate appositamente per raccogliere le acque in caso di piena, proprio per la natura del Fondovalle e per l'elevata urbanizzazione del territorio.

Altro discorso sono invece le aree di laminazione delle colate di detrito, dove invece sono realizzati bacini specifici nei quali si raccoglie il materiale trasportato dai corsi d'acqua, come ad esempio le vasche sul torrente Comboè.

Gli invasi invece sono strutture idrauliche permanenti che creano bacini artificiali, utilizzati per diversi scopi, tra cui il controllo delle piene, la produzione di energia idroelettrica o l'irrigazione.

Tra le dighe di CVA, quella di Valgrisenche, grazie alla sua posizione nella vallata, opera anche per il controllo delle piene nei mesi primaverili, destinando una quota del volume ad accogliere le acque di piena.

I bacini di accumulo delle acque sono la soluzione individuata per far fronte agli effetti dei cambiamenti climatici sulle disponibilità idriche, accumulando le acque in occasione di piene o di piogge, per poi ridistribuirle nei periodi estivi, in particolare per il settore agricolo.

La Giunta regionale, come abbiamo già ricordato, con la deliberazione 515/2023, ha riconosciuto la crisi idrica come un problema strutturale, richiedendo un programma d'interventi a medio e lungo termine, oltre a misure immediate per mitigare la scarsità di precipitazioni.

È stato istituito l'Osservatorio regionale sulla crisi idrica e definite delle linee d'intervento per migliorare l'efficienza del sistema idrico e pianificare la realizzazione di nuovi bacini di accumulo.

Con la medesima delibera sono state stabilite anche delle linee d'intervento che prevedono, tra le altre, di rendere efficiente l'attuale sistema di approvvigionamento e distribuzione idrica irrigua, riducendo le perdite, migliorando i sistemi di captazione, razionalizzando gli utilizzi delle acque e pianificando la realizzazione d'interventi volti all'interconnessione tra reti irrigue, al potenziamento di nuove fonti di approvvigionamento e alla realizzazione di bacini di accumulo delle acque.

Per quanto riguarda la realizzazione dei bacini di accumulo, ricordo che, con la deliberazione di Giunta regionale n. 1240/23, è stato approvato il primo elenco di interventi ai fini della presentazione della domanda per il loro inserimento nel Piano nazionale d'interventi infrastrutturali e per la sicurezza del settore idrico, al fine di sfruttare al massimo tutte le occasioni di finanziamento disponibili, visto l'elevato costo degli interventi stessi.

È stato questo il primo risultato di un lavoro portato avanti all'interno dell'Osservatorio che coordino, insieme al collega Carrel, del quale fa parte anche l'assessore Marzi con le sue strutture.

L'elenco è composto da due interventi: il bacino di accumulo in località Gorzà in Comune di Torgnon per un importo di spesa pari a 30,5 milioni di euro e il bacino di accumulo nella Conca del Fallère nel Comune di Saint-Pierre, per un importo di spese pari a 31,3 milioni di euro.

La deliberazione indicava poi un terzo intervento, a livello di bacini ce ne era un terzo, quindi che coinvolgeva il territorio di Saint-Barthélemy e l'omonimo torrente nel Comune di Nus, lì però l'iter progettuale era più indietro rispetto ai primi due, ma ne parleremo poi anche nell'iniziativa della collega Guichardaz.

Il secondo quesito del collega, "Se a fronte di queste variazioni si siano avviate progettualità, anche con consorzi o operatori, sia pubblici che privati": con riferimento a questo quesito evidenzio che gli interventi appena indicati sono il frutto di una collaborazione con i consorzi interessati e con gli enti locali con i quali si sta attivamente lavorando per individuare ipotesi di possibili altri interventi.

Il terzo quesito, "Nel caso contrario, se sia intenzione di avviare uno studio, in collaborazione con tutti gli enti e associazioni di partenariato, per valutare eventuali progetti volti a garantire un maggiore controllo delle piene e, in caso di pioggia, avere scorte d'acqua nei periodi di siccità": con riferimento a questo quesito, l'Osservatorio, di cui alla deliberazione della Giunta regionale 515/2023, opera proprio in questa direzione, per individuare le aree più critiche, sia in base alla crisi del 2022, che ha messo ulteriormente in evidenza quelle parti di territorio che hanno subìto in modo importante questa crisi, ma sia monitorando lo stato delle disponibilità idriche indicando i possibili interventi.

I progetti a cui si accennava vanno anche nella sperimentazione di tale attività, in tal senso il coordinamento non solo tra strutture regionali e quelle che si occupano di governo del territorio, ma anche con quelle di protezione civile o con le strutture comunali.

A questo proposito si rivela prezioso anche il contributo che deriva dal patrimonio di conoscenza del territorio che amministratori locali e referenti dei Consorzi di miglioramento fondiario hanno in loro possesso.

Presidente - Per la replica, consigliere Planaz.

Planaz (RV) - Grazie, Assessore, per l'illustrazione dell'iniziativa. Come ben sottolineato e come tutti noi sappiamo, già solo le risorse per fare determinati interventi - lei ne ha elencati solamente due - sono un importo importante e sicuramente questo forse è uno dei paletti principali: gli ostacoli magari limitano certe scelte, poiché forse, solamente con le nostre forze la nostra Regione non riesce sempre a intervenire.

Bene tutte le iniziative che sono state fatte. Come ho detto prima, come ho ricordato prima - tutti ricordiamo il cambiamento climatico, tutti i giorni - forse non dobbiamo soffermarci ai periodi di siccità, perché come nel 2022 si stava parlando di come affrontare la siccità, oggi abbiamo il problema inverso che, fortunatamente, non ha arrecato grossi danni come ho detto prima, però prepararsi e mantenere sempre una costante attenzione su questa tematica secondo noi è importantissimo perché questi 60 milioni che ha elencato per due di queste infrastrutture, sono risorse importanti ma non vorrei immaginare i danni che potrebbero essere arrecati in caso di piene e di alluvioni che non riuscissimo a controllare per cui dopo dovremmo intervenire per riparare i danni.

Secondo noi - poi non è che la nostra idea sia quella più giusta - e non me ne voglia nessuno, però se si deve correre ai ripari e arginare i danni, forse è meglio investire in tutte le strutture necessarie per far sì che tutte le misure si possano mettere in atto per il contenimento di queste piene e anche per avere delle scorte d'acqua.

Lei ha ricordato in due tre passaggi la parte agricola, io sono di parte, non me ne voglia, però se noi sfruttiamo queste risorse anche dal punto di vista idroelettrico, industriale, anche le risorse possono non bastare per uscire a far fronte agli interventi che potrebbero essere fatti, perché ricordo che siamo una regione a monte di uno Stato e l'acqua che scende a valle va in altre regioni, di conseguenza se diamo acqua regolata, più pulita anche alle altre regioni, io penso che sia un vantaggio per tutti, non solo per noi, e di conseguenza penso che la collaborazione con qualsiasi tipo di ente, anche fuori dalla nostra regione, sia importantissima e anche necessaria per far sì che riusciamo a dare risposte migliori a tutto il territorio e a mettere in sicurezza anche in caso di piene, perché - in Emilia Romagna, ci sono stati 13-14 morti a seguito dell'alluvione - logicamente se noi riusciamo a controllare le piene, anche come pubblica sicurezza, ne va a beneficio di tutti.