Objet du Conseil n. 2942 du 22 novembre 2023 - Resoconto
OGGETTO N. 2942/XVI - Discussione generale sulla mozione: "Istanza alle autorità competenti per lo smantellamento dell'elettrodotto Creys-Malville/Rondissone e ripristino ambientale dei siti da esso attraversati".
Bertin (Presidente) - Ritorniamo, in ragione dei meccanismi di alternanza, al punto n. 13. Ha chiesto la parola il consigliere Lucianaz per l'illustrazione, ne ha facoltà.
Lucianaz (RV) - Il nome "Superphénix" deriva dal mitico uccello phénix che rinasce dalle sue ceneri, proprio come il nuovo combustibile nucleare al plutonio proveniente dalle ceneri del combustibile usato. La centrale situata nei pressi del ridente paesino di Creys-Malville sulle rive du Rhône, a 30 chilometri dalla centrale nucleare del Bugey, zona dove ancora si parla il patois come il nostro, si distingueva appunto per l'utilizzo di un reattore nucleare a neutroni rapidi autofertilizzanti, alimentato dal plutonio, elemento radioattivo che possiede un periodo di attività che pare sfiori i 24 mila anni, dunque di alta pericolosità. L'intera struttura è stata definitivamente chiusa nel 1997 a causa di gravi problemi all'impianto refrigerante al sodio che determinarono dei lunghi periodi di interruzione già dall'inizio della produzione. La chiusura e il totale smantellamento della centrale di Creys-Malville che, nell'arco di pochi anni sarà nuovamente riconvertita in terreno agricolo, ha fatto venire meno la fonte sostanziale che alimentava il gigantesco elettrodotto e l'attuale flusso energetico è notevolmente inferiore ai megawatt/ora su cui era stata dimensionata l'intera opera rispetto alla necessità connessa al suo utilizzo.
L'allora assessore all'agricoltura, forestazione e risorse naturali, Augusto Rollandin, di concerto con l'assessore all'ambiente, territorio e trasporti, Roberto Nicco, ricordò alla Giunta regionale che, onde rispettare quanto stabilito dall'articolo 2 della legge costituzionale n. 4/1948, l'insediamento dell'elettrodotto Creys-Malville/Rondissone fu autorizzato non senza un sofferto confronto interno e subendo giudizi pesantemente negativi, stiamo parlando del settembre 1992. Ad uniformità di voti favorevoli la Giunta Lanivi dell'epoca, composta dai suoi assessori Cout, Faval, Lavoyer, Mafrica, Nicco, Rollandin, Vallet e Voyat, adottò infatti la deliberazione in data 4 settembre 1992, che prevedeva una richiesta ai Ministeri dei lavori pubblici e dell'ambiente di smantellamento dell'elettrodotto Creys-Malville/Rondissone (Provincia di Torino) e di ripristino ambientale dei siti da esso attraversati.
Vi leggo un passaggio breve che ho estrapolato dalla risposta fornita dall'allora assessore all'agricoltura, appunto Augusto Rollandin, agli interpellanti consiglieri Chiofalo, Ricco e Limonet nel 1992 che intendevano chiedere notizie al riguardo della proposta di smantellamento dell'elettrodotto apparsa sulla stampa. L'assessore Rollandin affermava: "La première requête concernant les autorisations de la réalisation du Superphénix est du 1981. Par la suite il y a eu des différentes prises de position des Communes et toutes les démarches conséquentes et on est arrivés à la réalisation et au débat qui s'est tenu dans ce Conseil en 1983-1984. À cet égard, il faut donner acte aux Conseillers qui déjà à ce temps avaient mis en évidence des possibles difficultés. En même temps il y a eu, face au problème des exigences de l'ENEL, un débat intéressant qui a porté à des changements d'attitude même à l'intérieur de l'ENEL par rapport à ce qui s'est passé en Vallée d'Aoste. Il y a même eu une position qui avait déclenché une certaine rumeur par rapport aux exigences de ENEL pour dire que dans certaines zones de la Vallée d'Aoste on était même disponibles à intervenir du point de vue financier afin d'enlever, en particulier dans la zone d'Arnad, de Verres et cetera, les vieux poteaux qui portaient les fils de l'ENEL. Si la loi sur l'impact de l'environnement avait été appliquée à ce moment, elle aurait sûrement dit des choses sur la possibilité ou non de prévoir cette réalisation de la ligne entre le Petit-Saint-Bernard et Rondissone. Attention, Creys-Malville n'est pas une entité à elle-même, mais elle est reliée à d'autres centrales, ce que nous pouvons bien comprendre. Mais en même temps, et je termine - a continué l'assesseur Rollandin à l'époque - la raison spécifique de cette intervention était pour mettre l'accent sur un thème qui a pris une importance différente. Un problème qui, compte tenu de Creys-Malville, qui n'est plus en production, remet en partie en discussion un des points qui étaient à la base de cette réalisation. Alors je crois que là le dialogue pourra permettre de remettre ensemble les différents thèmes et on peut envisager dans un délai moyen une reprise par rapport à la réelle utilité dans le futur de cet établissement Superphénix, en prévoyant d'enlever ces poteaux qui ont été l'objet de toute une série d'observations de la part non seulement des naturalistes. Pendant des années d'observations, on a vu quels sont les effets que d'autres avaient déjà dénoncés. Je crois que c'est au moins correct de le dire et de prendre acte de certains aspects et de les mettre sur le plan d'un dialogue avec les organes qui avaient pris l'initiative d'intervenir à ce sujet". J'imagine que Monsieur Rollandin se souvient bien de ses déclarations.
Adesso sono passati 40 anni dalla posa di quei piloni, i cavi rappresentano sempre un pericolo reale per l'avifauna sicuramente e all'interno del campo magnetico di quella risonanza delle vibrazioni che non amano sicuramente né il bestiame al pascolo, né le specie animali selvatiche, penso neppure gli esseri umani, pensiamo che si tratti di zone particolarmente sensibili del nostro territorio. Abbiamo anche i piloni di ciclopiche dimensioni cominciano a invecchiare, hanno ormai raggiunto i loro 40 anni dall'installazione. Ricordiamoci che il suddetto elettrodotto attraversa il territorio della Regione Valle d'Aosta per una lunghezza di 53 chilometri, una linea unica, e altri 11 chilometri su un percorso addirittura sdoppiato, immagino quasi ci sia una malvagità nel deturpare l'ambiente montano valdostano. Induce la presenza complessiva di 188 pali di altezza compresa tra 40 e 75 metri con braccia di 20 metri imponendo un'area di rispetto di 278 ettari, provocando gravi lesioni paesaggistiche a siti di altissimo pregio e su cui giustamente anche la promozione del turismo valdostano, a cui le strutture regionali dedicano grandi energie in termini finanziari e di lavoro continuo, proprio perché intendono promuovere il proprio appeal, causa non pochi incresciosi problemi.
Per quanto sopra enunciato, l'esistenza dell'elettrodotto Creys-Malville/Rondissone, comporta un costo paesaggistico, naturalistico e ambientale eccessivamente elevato per rapporto al suo utilizzo e il suo mantenimento contrasta con gli orientamenti internazionali intesi a preservare o recuperare gli ambienti alpini più integri, per cui sarebbe opportuno riconsiderare, con le competenti autorità, l'impattante presenza di quest'affronto nelle nostre meravigliose bellezze che occupano più di un terzo del territorio valdostano, ovvero riconsiderare questa linea così determinante, mantenendo gli asset funzionali della rete elettrica internazionale, naturalmente sono da prendere in considerazione necessari miglioramenti.
Da ultimo, con l'ingresso di tutto il territorio alto del comune di Champorcher all'interno del Parco del Monte Avic, si rende ancora più indispensabile il ripristino delle condizioni naturali del sito sicuramente non conforme alle prerogative previste dalle finalità di questo Parco importante.
Dopo avervi fatto sentire le parole dell'assessore Augusto Rollandin dell'epoca, chiediamo al Presidente della Regione e al Governo valdostano di impegnarsi ad avviare presso i competenti Ministeri e le altre autorità coinvolte l'istanza affinché nello spirito degli articoli 9 e 44 in particolare della Costituzione italiana e in conformità di quanto stabilito nella Convenzione internazionale delle Alpi, si disponga la demolizione o la riduzione dell'impatto nel territorio interessato dell'elettrodotto Creys-Malville/Rondissone dando successivamente corso a un'attività di ripristino ambientale dei luoghi da esso attraversato.
Presidente - La mozione è stata illustrata. La discussione generale è aperta. Qualcuno vuole intervenire in discussione generale? Ha chiesto la parola la consigliera Minelli, ne ha facoltà.
Minelli (PCP) - Chiedevo soltanto per i tempi perché ho visto che sono le ore 12:52 ma per me va benissimo intervenire adesso.
Abbiamo letto con attenzione la mozione dei colleghi di Rassemblement Valdôtain e la ricostruzione della richiesta della Giunta Lanivi datata 1992 ai Ministeri dei lavori pubblici e dell'ambiente per lo smantellamento dell'elettrodotto Creys-Malville/Rondissone e del conseguente ripristino ambientale dei luoghi attraversati.
Ricordavo quella vicenda ma avevo ancora più presente l'antefatto e la forte opposizione che si era creata molti anni prima, all'epoca della costruzione dell'elettrodotto, soprattutto nel 1984 - avevo 18 anni e me lo ricordo bene - quando si chiese a gran forza nella nostra Regione la sospensione dei lavori e l'avvio di una trattativa con l'ENEL per il ripristino dell'ambiente, già allora si parlava di ripristino, e il risarcimento dei danni causati. All'epoca la Regione non solo non si oppose a questo ma semmai indusse i Comuni riluttanti a concedere l'autorizzazione. Ci fu soprattutto in Bassa Valle - ed è per quello che lo ricordo bene - un forte movimento popolare che era partito da Champorcher e che portò alla nascita di un gruppo denominato "Alternativa ecologica", la cui azione principale fu la promozione di una petizione contro la devastazione della strada reale di caccia, da Dondeynaz al Miserin verso il Col Fenêtre, per far transitare i camion con i materiali. Il Sindaco di allora voleva invece trasformare la mulattiera reale di caccia in una strada carrozzabile. Alla petizione in pochissimo tempo avevano aderito 1.600 persone, e parliamo di un'altra epoca.
Nell'estate del 1984 erano poi state presentate sulla questione Superphénix un'interrogazione parlamentare a risposta scritta dell'Onorevole Ferrari Marte, socialista, e ben tre mozioni nel nostro Consiglio regionale da parte dei consiglieri Torrione, Breuvé e Pascale del Partito Socialista, Riccarand di Nuova Sinistra e Mafrica, Millet, Tonino, Cout, Bajocco, Dolchi del Partito Comunista, iniziative con delle premesse e degli impegni leggermente diversificati ma tutte contenenti la richiesta di sospensione immediata dei lavori e il ripristino dei danni. A causa della pausa estiva e dei ritardi con cui si discutevano le iniziative, furono poi soltanto affrontate in aula il 5 di ottobre; tutte e tre le mozioni vennero respinte.
È interessante - e io non lo conoscevo, sono andata a cercarlo - il resoconto di quella seduta, il dibattito, le dichiarazioni dei firmatari, in particolare quella di Gianni Torrione, che per primo aveva sollevato la questione non l'estate del 1984, ma già al mese di marzo, con un'interpellanza, prendendosi dell'ecologo folle. Allora non si parlava ancora di nazi-ecologisti o di ambientalisti estremisti ma Torrione era stato definito l'ecologo folle. C'era forse un po' più di eleganza nel parlare ma il tentativo di denigrare esisteva comunque anche allora.
In quella riunione il consigliere Torrione affermava: "Questa è la storia di una sconfitta, è la sconfitta che ha subito il territorio della nostra Regione, una sconfitta dovuta a una sottovalutazione costante del problema, un problema che ha dimensioni ciclopiche, Polifemo, ma con due occhi. Bisognerebbe che questi due occhi però li avesse avuti la Giunta regionale quando si è presentata quest'occasione, (la chiamo occasione) da parte dell'ENEL di sfruttare il territorio della nostra Valle come un corridoio di passaggio per una palificazione di dimensioni notevoli e senza che la Regione potesse avere in contropartita qualcosa, senza che la Regione esprimesse su quest'argomento così delicato un proprio parere".
Nella sua esposizione invece il consigliere Riccarand aveva sottolineato: "...il modo con cui si è arrivati a questa decisione di autorizzare l'ENEL a costruire sul territorio di una buona fetta della Valle d'Aosta questo gigantesco elettrodotto. Questa decisione è stata presa dagli Assessorati competenti, non so fino a che punto c'è stata discussione in Giunta, ma è stata una decisione presa senza discussione in nessuno organo del Consiglio regionale, né in commissione, né in aula; non solo, è una questione di cui non è stato investito nemmeno il Comitato tecnico incaricato di esaminare l'opportunità di tutta una serie di opere che hanno una grossa rilevanza sul piano urbanistico, e mi riferisco al CRPT. Si doveva vagliare e discutere a fondo l'opportunità dell'opera, si doveva valutare l'impatto ambientale che questa avrebbe avuto, a giudicare dalle opere di costruzione che erano necessarie, impatto che poi è stato violentissimo".
Il consigliere Alder Tonino aveva aggiunto: "Voglio solo sottolineare che anche il nostro gruppo considera negativamente la sottovalutazione con cui la Giunta regionale ha affrontato il problema di questo elettrodotto e giudica scorretto il fatto che il Consiglio regionale non sia stato investito neanche attraverso una discussione in Commissione di un problema di così grossa portata".
Ho riportato queste parti del dibattito perché mi sembrano significative di un certo modo di operare e il tutto si riallaccia anche alle considerazioni che quindici giorni fa ho avanzato a proposito del DEFR di alcuni obiettivi e scelte giudicati strategici su cui non c'è stato e non c'è il coinvolgimento del Consiglio, com'è emerso anche dalle dichiarazioni di qualche altro collega.
Passa il tempo ma gli atteggiamenti restano e la cosa non è consolante, al contrario.
Tornando al 1992, all'epoca che è stata citata dal consigliere Lucianaz, otto anni dopo queste mozioni che ho citato, la Giunta - una Giunta che aveva alcuni esponenti che nel 1984 si erano fatti portatori di quell'istanza attraverso le mozioni - chiedeva finalmente lo smantellamento del Superphénix e il ripristino dei siti, ma oggi, dopo 31 anni, siamo ancora qui a chiedere la demolizione dell'impianto e il ripristino dei luoghi e sono passati praticamente 40 anni da quando quegli ecologisti folli chiedevano di non autorizzare l'opera, mi sembra una cosa abbastanza sconcertante.
Bene hanno fatto quindi i colleghi a riportare l'attenzione sull'argomento del Superphénix, a evidenziare nelle premesse le caratteristiche dell'elettrodotto e l'impatto sul territorio e sull'avifauna.
Io spero vivamente che non si liquiderà tutta la questione dicendo che l'impianto non è del tutto inattivo, e lo sappiamo, e che soprattutto la decisione finale non spetta alla Regione, perché l'impegno che hanno proposto i colleghi è un impegno che mi sembra chiaro: si chiede di avviare, presso i Ministeri competenti, un'istanza affinché gli stessi dispongano per la demolizione o la riduzione dell'impatto dell'elettrodotto, dando poi corso al ripristino ambientale del territorio. È un impegno che noi condividiamo e su cui chiediamo però en même temps un supplemento o una traslazione di riflessione circa lo scempio che ha comportato e che altre opere oggi all'attenzione di tutti potenzialmente comporterebbero per altri territori della nostra Regione. I tralicci che si trovano poco sotto il lago del Miserin, che ha citato prima il collega Lucianaz, hanno una base di 7 metri e 50 per 7 metri e 50, occupano una superficie quindi di 56 metri quadrati. Come ricordato dai colleghi, hanno delle altezze comprese tra i 40 e i 75 metri, sono proprio questi che vedete nella foto, sono quelli appena sotto il Miserin.
I mega tralicci che sono invece ipotizzati nella linea funiviaria del Vallone di Cime Bianche in cui si vuole realizzare un'altra opera avrebbero una base non di 7,50 per 7,50 ma di 16 per 16, quindi pari a una superficie di 256 metri quadri, 200 in più rispetto ai basamenti dei tralicci del Superphénix in quel di Champorcher, con delle altezze medie di 47 metri, fino a un massimo di 70 metri.
Noi voteremo ovviamente questa mozione ma mi sembra che sia opportuno anche mettere in luce ciò che può avvenire altrove, tanto per avere un'idea e rendersi conto dell'impatto che ci sarebbe in un altro Vallone, un impatto che si vuole creare e che si è in tempo a non fare.
Presidente - Se siete d'accordo, sospendiamo i lavori e li riprendiamo nel pomeriggio alle ore 15:00.
---
La seduta termina alle ore 13:02.