Objet du Conseil n. 2818 du 11 octobre 2023 - Resoconto
OGGETTO N. 2818/XVI - Interrogazione: "Notizie in merito agli interventi attuati per prevenire gli attacchi di lupi".
Bertin (Presidente) - Punto n. 17. Risponde l'assessore Carrel.
Carrel (PA) - Per quanto concerne il 2023, da gennaio fino ad ora sono stati registrati ventisette attacchi accertati, di cui ventitré da parte dei lupi e quattro da parte dei cani.
Credo che la prima sottolineatura da fare sia quella dell'importanza di segnalare immediatamente gli attacchi, proprio per poter permettere al comando della stazione forestale gli approfondimenti utili a definire se questo è un attacco da lupo o da cane; ma, come potete vedere, dei ventisette attacchi, ventitré sono stati classificati da lupi e solamente quattro da cani.
Dei sopracitati attacchi, due sono avvenuti in Valdigne, uno in Valgrisenche, due nella Valle del Gran San Bernardo, uno in Valpelline, sette in Val d'Ayas, due nella Valle di Champorcher, uno nella Valle di Gressoney e undici nella Valle centrale.
Divisi per Comune, quelli della Valle centrale sono tre nel Comune di Aymavilles, uno nel Comune di Charvensod, uno nel Comune di Pollein, uno nel Comune di Saint-Marcel, tre nel Comune di Châtillon, due nel Comune di Saint-Vincent.
Più della metà di queste predazioni (cioè quattordici) è avvenuta in allevamenti senza sistemi di prevenzione dei danni.
In due casi di quelli segnalati, gli animali predati erano al di fuori delle recinzioni ed in altri casi le misure di prevenzione c'erano, ma erano collocate in maniera inadeguata.
Ovviamente, tengo a sottolineare che il Dipartimento risorse naturali, nel momento in cui vi è un attacco da lupo in un allevamento che non ha le adeguate misure, attiva immediatamente il proprio sistema e, attraverso le proprie squadre, va a mettersi in contatto con l'allevatore in modo da proporre la fornitura delle recinzioni elettrificate antilupo e/o dei dissuasori luminosi o acustici.
Questi vengono consegnati all'allevatore fino alla fine della stagione di monticazione e possono essere richiesti nel caso in cui non possano accedere alla misura della DGR (Deliberazione Giunta Regionale) 1407, che è quella apposta per finanziare queste misure, in quanto magari hanno già sforato il tetto del de minimis. Quindi in questo caso ovviamente la fornitura viene confermata per gli anni a seguire.
Inoltre, squadre di pronto intervento, oltre a consegnare quello che è il materiale di protezione dal lupo, sono disponibili a spiegarne il funzionamento e a specificare come questi dispositivi vanno attivati.
È successo un caso in Val d'Ayas in cui, visti gli ottimi risultati ottenuti dalla protezione dei vitelli, è stata addirittura richiesta un'ulteriore fornitura di reti anche per la protezione dei manzi.
Ciò non toglie che siamo a conoscenza che vi sono delle zone della nostra regione in cui questa pratica di tutela dal lupo è sicuramente difficoltosa. Proprio in questo senso, stiamo lavorando ad una proposta di legge che vada a ricoprire - o meglio - a ricalcare la proposta di legge, che ormai è diventata legge, della Provincia autonoma di Bolzano, che va a definire determinate zone come difficilmente tutelabili, quindi va a prevedere, in questi casi, delle misure differenti e di calcolo di questi attacchi in maniera differente.
Questo lo dico perché. ad oggi, la legge regionale 11/2021 prevede la possibilità in qualche modo di intervenire esclusivamente nei casi in cui le misure di prevenzione siano presenti o non risultino efficaci, ma, sapendo che vi sono delle zone in cui è difficile attuare queste misure, dobbiamo andare a definire queste zone per poterle togliere da questo calcolo.
Ad oggi, con la normativa vigente, è necessario e fondamentale avere le prevenzioni e attuarle nel migliore dei modi. Su questo sicuramente lei mi citerà il caso di Trento e i casi di Bolzano: lei sa meglio di me che, purtroppo, il caso di Trento è ancora un caso giuridicamente poco chiaro, perché ovviamente ci fosse della chiarezza sarebbe tutto più comodo, ma ad oggi questa è una situazione ancora poco chiara, ma credo che dobbiamo continuare politicamente a perseguire questa strada e andare in qualche modo a dare le risposte, laddove è possibile, ai nostri allevatori.
Presidente - Replica il consigliere Planaz.
Planaz (RV) - Grazie Presidente. Grazie Assessore per la risposta, anche se ci rendiamo conto che i dati che vengono riportati in questa sede non sono sempre la realtà che sta avvenendo fuori, nelle nostre campagne e nei nostri pascoli. Non è così: fuori, chi ha degli animali al pascolo o deve spostarli o detiene degli animali per sfruttare i pascoli non si può difendere così da questi attacchi e dalle predazioni.
Lei mi ha citato il caso di Bolzano, non so a quale si riferisce perché ce ne sono tanti; se è diretto alle misure di prevenzione, come lei ha citato, ci sono zone dove è molto difficile attivare queste misure di prevenzione, ma, al di là di attivarle, vorrei ricordare che per chi porta gli animali al pascolo - anche se nei periodi dove non vengono custoditi al pascolo e vengono ricoverati in appositi locali, nelle stalle e nelle strutture idonee, a volte anche ritirati -, nel momento in cui gli animali escono al pascolo, non è che si possono mettere le misure di prevenzione, come richieste per la difesa del predatore, in tutti i pascoli, perché sarebbe un lavoro insostenibile.
Io ho ricevuto molte denunce di attacchi ad animali che erano al pascolo e, logicamente, con una recinzione che serve per mantenere gli animali in un determinato perimetro, non si può effettuare l'installazione di queste misure che lei ha citato dove nell'eventuale caso di un attacco si può anche tutelare - lasciamo stare il risarcimento - chi porta avanti queste attività.
È per questo che abbiamo già denunciato in molte altre iniziative che le misure di prevenzione - e non lo faccio solo io, lo fanno molte altre associazioni - non sono sufficienti a proteggere gli animali che vengono condotti nei pascoli, soprattutto nel periodo estivo. A volte succede anche in pianura: gli animali vengono attaccati nella recinzione dove non sono neanche tenuti per andare al pascolo, ma dove vengono tenuti come area di sgambamento. Vengono effettuati degli attacchi e, ahimè, mi viene da pensare come in una regione come la nostra si possano andare ad installare delle protezioni di questo tipo.
Mi ha elencato tutta una serie di attacchi, io avevo chiesto quali interventi sono stati fatti, soprattutto in quegli allevamenti ed in quelle zone dove gli attacchi sono stati consecutivi, molteplici e, addirittura, negli stessi allevamenti.
Ho ricevuto in parte la risposta, in parte non me l'ha data, però vorrei sottolineare ancora una volta il fatto che non basta denunciare il fatto di aver ritrovato una carcassa o un pezzo di un animale per far sì che queste denunce siano ricondotte o al lupo o ai cani come ha illustrato lei nella sua illustrazione. In molti casi si è ritrovato qualcosa, in molti casi non si è ritrovato nulla ed oggi, con le regole vigenti, non c'è la possibilità di andare a denunciare veramente se questo attacco è dovuto ad un lupo o a altri animali.
Noi continueremo a vigilare sulla conduzione di questa mala gestione di questi animali perché, come le dico, da fuori, a me e a molte altre persone arrivano altre denunce della sua versione che non consistono nella realtà dei fatti che lei mi ha illustrato ma che denunciano ben altro, cioè che a volte gli attacchi effettuati e i ritrovamenti non riescono sempre ad essere attribuiti al lupo.
Su questo bisognerebbe andare a trovare una soluzione, per far sì che almeno si abbia un dato reale degli attacchi nella nostra regione.