Objet du Conseil n. 279 du 28 janvier 2021 - Resoconto
OGGETTO N. 279/XVI - Interpellanza: "Verifiche sulle segnalazioni riguardanti i servizi sociali dell'Amministrazione regionale".
Bertin (Presidente) - Punto 38 dell'ordine del giorno. Per l'illustrazione consigliere Manfrin.
Manfrin (LEG VDA) - Con questa interpellanza solleviamo un caso che avrei voluto sollevare diverso tempo fa in un'altra composizione di questo Consiglio, ma non vi è stata la possibilità. E allora voglio mettere a conoscenza tutto questo Consiglio delle vicissitudini di un padre che ci ha indicato nero su bianco quanto ha vissuto sulla sua pelle, e comincio con il racconto delle sue prime difficoltà.
"Durante la notte mia moglie si scagliò su di me e tentò di strangolarmi. Dopo essere riuscito con difficoltà a liberarmi per paura che facesse del male al bambino, chiamo il 112. La Polizia interviene e veniamo convocati in Questura per il giorno successivo. In tale sede mi venne consigliato di rivolgermi al centro donne contro la violenza e al servizio sociale competente sul territorio e a mia moglie viene detto di rivolgersi al servizio di mediazione familiare. Successivamente mi reco al centro donne contro la violenza, ma vengo respinto dalla referente del servizio perché mi viene detto che il centro donne non si occupa della violenza sugli uomini. Durante gli incontri con l'assistente sociale, la psicologa dell'infanzia, quando richiamo il tentativo di strangolamento subìto, mi viene chiesto quante volte si sono verificati episodi del genere e alla mia risposta che gli eventi di aggressione verbale sono numerosi e costanti ma quell'episodio di violenza fisica è stato il primo, mi sento ribattere: 'beh, che cosa vuole che sia? Per una volta!'.
Nel corso di questi ultimi mesi ho documentato con fotografie e video sia le condizioni in cui mi trovo abitualmente alla casa al rientro, che gli atteggiamenti che mia moglie tiene contro il bambino nell'ambito della gestione ordinaria e delle necessità infantili e ho sottoposto tali testimonianze l'attenzione dell'assistente sociale e della psicologa. Le dottoresse, confrontatesi sulla questione, affermano che potrebbe trattarsi semplicemente di una questione culturale e mi informano che cercheranno un mediatore giapponese per valutare congiuntamente i problemi di mia moglie".
Presidente - Consigliere Manfrin mi scusi, stiamo notando l'assenza dell'assessore Barmasse.
Manfrin (LEGA VDA) - Io parlavo al Consiglio, se volete mi fermo.
Presidente - Verifichiamo soltanto se l'Assessore è nelle vicinanze.
Manfrin (LEGA VDA) - Io attendo Presidente, mi dica lei cosa fare.
Presidente - Sta arrivando. Consigliere Manfrin, può riprendere e ci scusiamo per l'inconveniente.
Manfrin (LEGA VDA) - Grazie Presidente. Riprendo la mia esposizione.
"In seguito a un'ennesima discussione, mia moglie minaccia di volermi accoltellare ed io, temendo per la mia incolumità e per quella di mio figlio, avviso l'assistente sociale, il nucleo di mediazione e la Questura. Qui mi invitano a farmi seguire dalla mediazione familiare, dove mi rimproverano di aver coinvolto le forze dell'ordine, e dai servizi sociale che mi dicono invece che devo denunciare e mi esortano ad avvalervi di un avvocato e con inappropriata ironia si commenta la mia scelta della comunione dei beni attribuendomi dell'ingenuo.
Una volta ricevo un messaggio di mia moglie che mi informa che il nostro cane sarebbe caduto dal balcone del primo piano, cosa decisamente impossibile vista l'indole del cane. Riporto i fatti all'assistente sociale, mi viene chiesto un incontro per parlarne durante il quale viene ipotizzato che mio figlio di 20 mesi, che pesa quanto il cane, lo avrebbe preso in braccio e sollevato oltre alla ringhiera di un metro e messe di fronte a questo interrogativo rispondono che sono cose che succedono.
Di fronte a questa situazione inconcludente manifesto la mia volontà di non voler proseguire gli incontri presso quel servizio e le dottoresse riferiscono che se non voglio più collaborare effettueranno una segnalazione al Tribunale dei Minori, senza spiegare quali saranno le conseguenze di tale segnalazione. Inoltre, poiché sono trascorse diverse settimane, chiedo se hanno reperito il mediatore culturale giapponese e mi rispondono che in tutta la Valle d'Aosta e il Piemonte non esiste tale figura e ironizzano che potrebbe essere un'occasione di lavoro per mia moglie". Questa è la segnalazione che il signor "omissis" ha fatto pervenire in data 6 settembre 2019 al coordinatore dell'Assessorato alle politiche sociali.
Dopo i fatti sin qui riportati e la violenza fisica e verbale subìta e le decisioni di chi, anziché aiutarlo e sostenerlo, ha deciso di non prendere in considerazione le sue parole, il signor "omissis" ha segnalato più volte all'Assessorato quanto stava avvenendo fra le mura domestiche, quanta poca collaborazione e sostegno avesse ricevuto dall'equipe sociosanitaria di riferimento.
Stanco degli atteggiamenti poco professionali delle operatrici dell'equipe sociosanitaria, il 28 ottobre 2020 il signor "omissis" inviava un'altra missiva all'Assessorato politiche sociali chiedendo questa volta di poter sostituire l'equipe di riferimento. Tra le motivazioni che hanno portato il signor "omissis" a prendere tale decisione ci sarebbe anche la mancanza di informazioni chiare circa gli interventi da mettere in campo nei confronti del minore, tra cui la mancata spiegazione del progetto educativo che l'educatore territoriale avrebbe dovuto realizzare e il fatto che la collaborazione fosse pressoché unilaterale. Non avendo ricevuto alcuna risposta, con un'altra segnalazione il signor "omissis" riferiva che, dopo aver fatto richiesta di cambio dell'equipe, le operatrici avrebbero iniziato a parlare di poca collaborazione da parte sua minacciandolo più volte di segnalarlo al Tribunale dei Minori, situazione che si è ulteriormente aggravata dopo che il signor "omissis" ha fatto richiesta di accesso civico generalizzato per poter prendere visione dei verbali degli incontri con l'equipe; addirittura, riferisce il signor "omissis" "le operatrici tendono ad alzare la voce".
Più volte, inoltre, l'interessato segnala che il dirigente dell'Assessorato alle politiche sociali avrebbe cercato di fargli cambiare idea in merito alla ricusazione dell'equipe, poiché procedimento troppo lungo e complesso e perché avrebbe sicuramente generato disagi alla madre del bambino e che avrebbe dovuto quindi continuare a farsi seguire dall'equipe di riferimento. Inoltre, nonostante non si riscontri nello scambio epistolare tra Assessorato e il signor "omissis" l'uso di toni aggressivi da parte dell'assistito, il dirigente arriva addirittura a comunicare che sarebbe stata sua intenzione tutelarsi nelle sedi più opportune nei confronti del soggetto interessato.
Ora io credo che sia opinione comune di quest'aula ritenere che l'instaurazione di un rapporto fiduciario fra assistito ed equipe sociosanitaria di riferimento evidentemente sia una condizione essenziale per risolvere i conflitti che possono generarsi nell'ambito familiare, conflitti che possono avere ricadute fortemente negative sui minori presenti all'interno della famiglia. Il problema è che se però chi si dovrebbe occupare di tutelare i nostri cittadini dalle violenze che possono essere presenti all'interno del nucleo familiare assume atteggiamenti oppositivi, poco trasparenti financo, come spero di aver evidentemente illustrato, ma ci sarebbero tanti altri esempi (ho un faldone pieno), denigratori nei confronti dei propri assistiti, come possono questi ultimi sentirsi tutelati e arrivare con serenità alla risoluzione delle proprie controversie?
Ecco perché riportando appunto ampi passi, ampi stralci delle segnalazioni che fin dal 2019 sono state trasmesse sia dal signor "omissis" al Presidente della Regione, all'Assessore delle politiche sociali, all'Assessorato, sia ovviamente al sottoscritto, per tramite della presente interpellanza chiedo all'Assessore competente se a seguito delle diverse segnalazioni effettuate dal signor G.M. siano state compiute opportune verifiche sul corretto operato dell'equipe sociosanitaria, in caso affermativo se tali segnalazioni corrispondono al vero, quali siano le intenzioni dell'Amministrazione regionale per fare in modo che si instauri un clima di fiducia fra assistiti ed equipe sociosanitarie di riferimento ed infine se sia intenzione dell'Amministrazione regionale predisporre ogni utile iniziativa che possa far ricomprendere nei centri antiviolenza anche i casi, purtroppo Assessore, sempre più frequenti di violenza sugli uomini.
Presidente - Per la risposta l'assessore Barmasse, ne ha facoltà.
Barmasse (UV) - La situazione di cui trattasi riguarda un nucleo familiare composto da una coppia in fase di separazione e un minore di età prescolare. In relazione a quanto riportato nella iniziativa consiliare, rilevo che molte affermazioni del signor "omissis" sono di difficile verifica in quanto attengono a un percepito da parte del segnalante, ma non possono trovare riscontro oggettivo nei dati a disposizione dell'Amministrazione, in quanto fanno riferimento a colloqui intercorsi con vari interlocutori, mediazioni familiare, operatori, eccetera, che solo chi era presente può sapere in che termini si sono svolti. Formulo pertanto alcune osservazioni in merito alle criticità segnalate, laddove è possibile.
Il mancato accoglimento del signor "omissis" presso il centro antiviolenza. La legge regionale n. 4 del 25 febbraio 2013 recante "Interventi di prevenzione e di contrasto alla violenza di genere e misure di sostegno alle donne vittime di violenza di genere", al comma 2 dell'articolo 6 disciplina le attività nel centro antiviolenza. Il centro antiviolenza svolge in particolare le seguenti attività: colloqui con donne vittime di violenza di genere per individuarne i bisogni e fornire loro le prime indicazioni utili; colloqui di informazione e orientamento sulla normativa di riferimento anche con l'apporto di esperti; affiancamento e supporto, su richiesta delle vittime, nella fruizione dei servizi pubblici e privati nel rispetto dell'identità culturale e della libertà di scelta delle stesse; sostegno nell'effettuazione di percorsi personalizzati di uscita dal disagio e dalla violenza finalizzati a favorire nuovi progetti di vita; iniziative culturali e sociali di prevenzione e di sensibilizzazione e di denuncia in merito al problema della violenza di genere, anche in collaborazione con enti pubblici e privati; diffusione dei dati elaborati e analisi delle problematiche emerse e delle risposte di servizi pubblici e privati contattati e coinvolti; formazione e aggiornamento degli operatori del centro antiviolenza.
Analogamente, la DGR 1291 in data 11 settembre 2015, avente a oggetto "Approvazione delle modalità per l'organizzazione e il funzionamento del centro antiviolenza, ai sensi dell'articolo 6 della legge regionale 25 febbraio 2013 n. 4. Impegno di spesa", disciplina il funzionamento del centro antiviolenza, acronimo CAV. In particolare, l'allegato alla deliberazione stabilisce che il CAV accoglie donne di tutte le età e i loro figli minorenni che hanno subìto violenza o che si trovano esposte alla minaccia di ogni forma di violenza, indipendentemente dal loro luogo di residenza.
Allo stesso modo la sezione attività del citato allegato prevede che il centro antiviolenza garantisce le seguenti attività: uno, accogliere e ascoltare le donne vittime di violenza di genere per individuarne i bisogni e fornire loro le prime indicazioni utili;
due, informare e orientare le vittime sulla normativa di riferimento e sui servizi offerti nel territorio, anche attivando la collaborazione delle figure professionali di cui al punto 10 della parte relativa all'organizzazione e, ove si renda necessario, garantire orientamento di carattere legale sia in ambito civile che penale e l'aiuto per l'accesso al gratuito patrocinio; tre, affiancare e supportare le donne vittime di violenza su loro richiesta nella fruizione dei servizi pubblici e privati, rispettando l'identità culturale e la libertà di scelta delle stesse; sostenere le donne nell'effettuazione di percorsi personalizzati e di uscita dal disagio e dalla violenza, anche promuovendo l'attività di supporto psicologico individuale e/o di auto mutuo aiuto, utilizzando quando necessario le strutture ospedaliere e i servizi territoriali; promuovere l'orientamento al lavoro attraverso informazioni e contatti utili a individuare un percorso di inclusione lavorativa verso l'autonomia economica; avviare l'autonomia abitativa attraverso contatti con i servizi territoriali competenti; segnalare all'ufficio minori regionale situazioni di pregiudizio per minori vittime di violenza e/o di violenza assistita; attivare, anche in collaborazione con la rete territoriale, iniziative ed attività di sensibilizzazione, informazione e formazione rivolte alla cittadinanza in generale o a target specifici di popolazione, finalizzati alla prevenzione e al contrasto della violenza; diffondere i dati elaborati ed effettuare analisi delle problematiche emerse e delle risposte dei servizi pubblici e privati contattati coinvolti.
Il CAV è una conquista della società civile nei confronti dell'emersione del fenomeno della violenza contro le donne. Seppure specificatamente destinato, il CAV risulta uno dei servizi che opera sul territorio a contrasto della violenza di genere. Ritengo pertanto che il CAV abbia operato nel rispetto delle disposizioni che ne disciplinano l'attività.
Per quanto riguarda il servizio di mediazione familiare, il servizio di mediazione familiare si rivolge alle coppie coniugate o conviventi in situazioni di crisi, in fase di separazione, oppure già separate o divorziate residenti in Valle d'Aosta. È uno spazio di incontro strutturato e neutrale nel quale la coppia è affiancata dal mediatore familiare, professionista terzo imparziale nella ricerca di accordi riguardanti la gestione delle difficoltà emotive ed organizzative della separazione o del divorzio. Il mediatore familiare è la figura professionale che ha il compito di sostenere i genitori, affinché elaborino in prima persona un accordo di separazione soddisfacente nel rispetto degli interessi dei figli e di ciascun genitore.
Nello specifico caso il nucleo familiare si è rivolto al servizio di mediazione familiare nell'anno 2019, è stato svolto un primo colloquio informativo di coppia a cui sono seguiti due colloqui di coppia e tre colloqui individuali, due per la signora e uno per il signore. Il percorso è poi stato interrotto per volontà di uno dei due coniugi.
Per quanto attiene all'intervento di educativa territoriale, l'ufficio minori segnala che in data 29 gennaio 2020 il curatore speciale del minore riferiva all'assistente sociale di territorio l'esito dell'udienza tenuta dal giudice del Tribunale per i minorenni con i genitori, in cui gli stessi erano stati sollecitati ad accogliere l'intervento di educativa domiciliare, stante la necessità dei servizi di poter fornire elementi sulla relazione genitori-figlio. Qualora i genitori non accettino gli interventi proposti dai servizi, l'ufficio minori è tenuto a segnalarlo negli aggiornamenti da rinviarsi al Tribunale.
Per quanto concerne la calendarizzazione degli incontri del signor "omissis" con gli operatori, l'ufficio minori rappresenta che i colloqui proposti dagli operatori ai genitori hanno sempre tenuto conto delle esigenze manifestate dagli stessi concordandoli preventivamente, in particolare con il padre lavoratore dipendente. Sul numero complessivo, in totale tredici colloqui e visite domiciliari, in due occasioni gli operatori hanno dovuto fissare gli incontri in urgenza, in seguito a un evento critico, in giornate diverse dalle disponibilità presentate dal signor "omissis". In tre occasioni gli incontri sono stati concordati tra il signor "omissis" e gli operatori in giornate diverse dalle disponibilità fornite. Tutti gli altri incontri, ben otto, sono stati calendarizzati nei giorni e durante le fasce orarie di disponibilità del signore "omissis". Dalle verifiche esperite è emerso il corretto operato dell'equipe.
Alla domanda "Quali siano le informazioni dell'Amministrazione regionale per fare in modo che si instauri un clima di fiducia tra assistiti e equipe sociosanitarie di riferimento". Soprattutto in ambito di tutela dei minori, i servizi sociosanitari territoriali operano in modo integrato ai sensi della DGR 2762 del 2000. Il suddetto documento declina l'equipe minima per i minori, composta dall'assistente sociale afferente all'Amministrazione regionale e dallo psicologo afferente all'Azienda USL, negli interventi in favore dei minori e delle loro famiglie attraverso un approccio multi-professionale e un progetto individualizzato. Apicalmente l'ufficio minori della struttura competente svolge funzioni di coordinamento, consulenza e vigilanza dell'attività degli operatori territoriali di area minori, i cui compiti si estrinsecano in azioni volte a valorizzare le funzioni genitoriali e supportarle laddove carenti. Nelle situazioni più complesse i referenti per l'area minori del servizio sociale e psicologico in capo all'Azienda USL si adoperano per facilitare il rapporto di fiducia tra equipe e genitori, svolgendo anche incontri congiunti.
Sul territorio regionale il Difensore civico infine svolge funzioni di garante per l'infanzia e l'adolescenza e può essere interpellato dai cittadini e rappresenta un tassello fondamentale a tutela dei diritti dei minori e dei loro genitori.
Alla domanda se sia intenzione dell'Amministrazione regionale predispone ogni utile iniziativa che possa far ricomprendere nei centri antiviolenza anche i casi sempre più frequenti di violenza sugli uomini, posso dire che con la citata legge regionale 4 del 2013 vengono declinati interventi a tutela del genere femminile. Tale aspetto viene successivamente declinato anche nell'intesa della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 27 novembre 2014, nella quale si specificano i requisiti minimi per i centri antiviolenza e case rifugio e si delinea inoltre che detti centri sono strutture che accolgono a titolo gratuito solo donne di ogni età e i loro figli minorenni.
Effettivamente questa è la legge del 2000, a cui mi ha fatto lei riferimento. Sicuramente la società sta cambiando, anche se ritengo, e questa è una mia opinione personale, che il problema sia sicuramente prevalente per quanto riguarda le donne. Però, come dicevo prima, la società sta cambiando e quindi anche i motivi di violenza, anche se non è fisico perché credo che difficilmente una donna riesca a esercitare una violenza fisica nei confronti di un uomo, ma ci può essere tutta una serie di violenze psicologiche riguardo appunto all'affidamento dei figli e tutto questo tipo di rapporto che diventa sempre più difficile, per cui ritengo che potrebbe essere utile affidare al Forum permanente contro le molestie e la violenza di genere, in cui abbiamo anche due consiglieri che sono espressione del nostro Consiglio, di fare una valutazione, anche perché rientra nei suoi compiti, di quello che può essere il fenomeno in Valle d'Aosta, in modo di poter trovare una soluzione e creare un servizio che, secondo me, potrebbe diventare sempre più importante anche nei confronti degli uomini e non solamente delle donne.
Presidente - Per la replica il consigliere Manfrin.
Manfrin (LEGA VDA) - Sono gravemente insoddisfatto dalla risposta che ho appena ricevuto! Sono gravemente insoddisfatto e parto dal fondo: non si può affermare in quest'aula, per il ruolo che ricopriamo e per quello che trasmettiamo ai cittadini fuori da quest'aula, che è impossibile per una donna esercitare violenza su un uomo! E lo dimostra questo caso di specie dove questa persona ha denunciato - vi invito a prendere le denunce che sono state effettuate - di essere stato vittima tentativo di un accoltellamento e di uno strangolamento! Quindi non si può affermare questo, lo rifiuto nella maniera più assoluta: non si può affermare in quest'aula che non è possibile che una donna eserciti violenza su un uomo, a cominciare da quella fisica, perché poi, e abbiamo qua due avvocati, che potrebbero poi elencare tutta un'altra serie di violenze che fisiche non sono, ma che sono altrettanto penetranti. Quindi rifuggo questa interpretazione in primis.
In secondo luogo, credo che liquidare le segnalazioni che sono state richiamate, che hanno tanto di documentazione agli atti e al protocollo, che la invito Assessore a leggere personalmente e non a farle interpretare da chi se ne occupa, ma la invito a leggerla personalmente, evidenziano una situazione conflittuale molto grave su cui bisogna assolutamente fare chiarezza. Non siamo qua ad affermare che abbia ragione questo piuttosto che quell'altro, ma io ritengo che un faldone, e qui ne ho solo una parte, di queste dimensioni che denunciano trattamenti sbagliati su una delle due parti, sia meritevole di approfondimento e non si possa liquidare semplicemente con "Eh, ma... è semplicemente oggetto di contraddittorio".
Chiederei Presidente solo cortesemente di poter intervenire senza il brusio di fondo, grazie.
Presidente - Consiglieri...!
Manfrin (LEGA VDA) - Grazie mille. Quindi sulla base di questo sono gravemente insoddisfatto e chiederò, e su questo non mollo, ulteriori approfondimenti successivamente a questa aula e fuori. E chiederò gli atti che saranno necessari per vedere che cosa è stato fatto in questa situazione, in questa condizione per tutelare questa persona. Soprattutto trovo che pensare di dire: "Eh, ma la legge è questa e le direttive che vengono date dalla delibera di Giunta, dalla legge regionale a quelle che sono le disposizioni nazionali dicono che bisogna tutelare solo le donne", ci permettano di dire semplicemente: "Eh, hanno fatto il loro lavoro, bisogna tutelare soltanto le donne". No, è sbagliato ed è gravemente lesivo dei principi sanciti in Costituzione all'articolo 3, dove si disciplina la parità a prescindere anche dal sesso. Quindi se un genitore riceve delle molestie di questo tipo o denuncia molestie di questo tipo, ripeto, non vogliamo prendere le parti di nessuno, riteniamo che sia suo diritto rivolgersi a qualcuno che lo tuteli, esattamente come fa una donna.
Quindi, Assessore, io la invito a leggere anche per quanto riguarda quelli che sono i piani applicati a questa persona, quando per esempio - non l'ho citato nel mio intervento iniziale - questa persona chiede di poter incontrare il mediatore con il figlio per vedere l'interazione tra i due al parco, gli viene negato perché c'è il Coronavirus ed è meglio incontrarlo al bar. Due ore per tenere un bambino di pochi anni al bar a fare che cosa si chiede il padre. Mentre al parco avrebbe potuto giocarci insieme, vedere l'interazione tra un genitore e il figlio e valutare quella interazione. Invece viene costretto a fare questo incontro al bar. Allora qualcuno dovrebbe prendere questo mediatore che propone gli incontri al bar e chiedergli che cosa deve fare un bambino di pochi anni in un bar e interagire con il padre dentro un bar e soprattutto se, viste quelle che sono le disposizioni attualmente del Governo, se un bar è più sicuro di un parco a questo punto, visto che tiriamo anche in ballo la questione Coronavirus.
Io ritengo che ci siano delle violazioni che devono essere approfondite, delle denunce di violazioni che devono essere approfondite e ritengo che derubricare questi casi a quello che probabilmente hanno detto anche i rapporti con questi mediatori con "eh no, ma non c'eravamo, non possiamo stabilirlo", sia insufficiente da parte nostra. Abbiamo il dovere di approfondire questi casi, di approfondirli il più presto possibile e garantire che i diritti di due genitori e di un figlio vengano rispettati.
Presidente - Concludiamo i lavori della mattina. Il Consiglio regionale riprenderà alle ore 15:00. Buon appetito.
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La seduta termina alle ore 12:57.