Compte rendu complet du débat du Conseil régional. Les documents ci-joints sont disponibles sur le lien "iter atto".

Objet du Conseil n. 1089 du 7 novembre 2019 - Resoconto

OGGETTO N. 1089/XV - Reiezione di mozione: "Impegno per il riconoscimento di Palazzo Cogne quale bene di interesse culturale in funzione del suo specifico interesse etnoantropologico".

Distort (Presidente) - Punto n. 34 dell'ordine del giorno. Per l'esposizione della mozione, la parola al collega segretario Vesan.

Vesan (M5S) - Io volevo iniziare questa esposizione ringraziando in prima battuta i colleghi del Consiglio che hanno già in precedenza affrontato questa questione portando l'attenzione nei confronti del Palazzo assistenziale nazionale Cogne in quest'Aula. Sappiamo tutti quali sono le questioni e le discussioni e quindi sarò breve rispetto a quello che è già stato detto in precedenza. Con una mozione, alla fine approvata con emendamenti in quest'Aula in occasione del Consiglio del 2 e del 3 di ottobre, la Giunta regionale è stata impegnata a valutare, per il tramite della Soprintendenza regionale, la dichiarazione del fabbricato quale bene di interesse culturale. La dichiarazione di bene di interesse culturale è la stessa ma è normata in maniera non esattamente coincidente dalla legge regionale n. 56 del 1983 e dal decreto legislativo n. 42/2004, la norma nazionale e il Testo unico dei beni culturali. Poiché la norma nazionale stabilisce delle tipologie di valorizzazione del bene più dettagliate e più specifiche se vogliamo nella fattispecie, quello che si voleva evidenziare con questa mozione è il fatto che il fabbricato ha delle valenze che sono legate sicuramente alla sua qualità estetica e architettonica, in parte anche alla sua vetustà essendo un fabbricato più anziano addirittura del nostro Statuto e al tempo stesso è sicuramente di valore anche la qualità del suo progettista che, anche se l'attribuzione non è assolutamente certa, è stata fatta a Gio Ponti, è un progetto del 1939 poi realizzato ad Aosta fra il 1940 e il 1942. Nella fattispecie però l'interesse su questo fabbricato quale bene culturale è probabilmente ancor più che non quello legato agli aspetti che ho già citato, quello etnoantropologico perché è un fabbricato che invariabilmente, fin dalla sua immediata realizzazione, quindi immediatamente dopo la sua costruzione, è stato destinato, fra le altre attività, per esempio, alla sede del Consiglio di amministrazione della fabbrica Cogne, ma le sale da ballo, le sale da biliardo erano fin da allora dedicate ad attività di dopolavoro da parte dei dipendenti della Cogne legato proprio al fatto che risiedevano nel prossimo quartiere operaio. Quest'attività ricreativa, educativa è proseguita ininterrottamente in tutti questi anni fino a noi allargandola ai valdostani tutti, in realtà ci sono ormai numeri impressionanti che superano decine di migliaia di valdostani che hanno approfittato di fare attività ricreativa, corsi e quant'altro all'interno di questo fabbricato ininterrottamente e, proprio sulla scorta di questo, la possibilità di fare riferimento espressamente all'articolo 10, comma 1, del decreto legislativo nazionale, riconoscendo questa sua specifica qualità, vincola in modo diverso il fabbricato perché, mentre i vincoli previsti dalla legge regionale sono dei vincoli assolutamente di tutela del bene e dei muri, il vincolo legato all'interesse etnoantropologico naturalmente pone dei vincoli anche alla destinazione d'uso dello stesso fabbricato. Non solo, ci sono degli ulteriori vantaggi che sono evidenti, anche considerando il fatto che si tratta di un fabbricato di proprietà dell'Amministrazione regionale: contrariamente al vincolo posto esclusivamente ai sensi della normativa regionale, il vincolo posto ai sensi del decreto legislativo n. 42/2004 consente la possibilità di usufruire della defiscalizzazione del costo degli interventi di recupero. È pur vero che la fiscalità in Valle d'Aosta ritorna a tempo debito nelle casse dell'Amministrazione regionale, ma questo vuol dire che i fondi a disposizione in bilancio per poter intervenire su questo fabbricato - e tutti sappiamo che quel fabbricato ha bisogno di interventi - possono essere di entità inferiore e quindi consentire di poter avviare i lavori in tempi più rapidi e con minor impegno di spesa.

Sulla scorta di questo, inserendoci nel rispetto della mozione precedentemente della quale ancora ringraziamo sia i proponenti che l'Aula per averla voluta approvare, chiederemmo solo di integrare il lavoro da parte della Giunta regionale e della Sovrintendenza riconoscendo il vincolo quale bene culturale ai sensi del decreto legislativo nazionale facendo espresso riferimento al suo specifico interesse etnoantropologico per i due vantaggi di cui abbiamo parlato prima, cioè manterremmo la sua specificità culturale fondamentale, che è quella della sua presenza con quella tipologia di destinazione d'uso per tutti questi anni sul territorio valdostano, nonché poter usufruire - che è una cosa che forse è un po' venale ma non fa mai male quando si deve operare da un punto di vista del bilancio della Pubblica Amministrazione - di poterlo fare con minori risorse.

Presidente - Si apre il dibattito generale. Ha chiesto la parola il collega Aggravi.

Aggravi (LEGA VDA) - Volevo fare alcune considerazioni a seguito della lettura della mozione e dell'esposizione fatta dal collega Vesan. Non voglio deludere magari le attese, però sinceramente io non riesco a capire l'obiettivo verso il quale si sta andando, cioè cerco di spiegarmi al di là delle roboanti definizioni etnoantropologiche. Io purtroppo vengo da una scuola che, prima di impegnarsi o fare dei passi, cerca di capire dove vuole andare, mi spiego, siamo passati giustamente da un edificio documento, l'altra volta ho sostenuto e l'abbiamo votata anche noi la mozione per sostenere appunto il bene di interesse culturale, quindi poterlo valorizzare, un po' à maintes reprises il sottoscritto ma poi chi mi ha seguito si è occupato anche della sicurezza dello stabile, perché ricordiamo che il vero grosso problema che ad oggi ha quello stabile è che è enorme, è molto grande ed è sottoutilizzato se vogliamo metterla in questo senso, ma ci sono dei vincoli che è bene andare a considerare prima di capire dove noi vogliamo andare, perché mi sembra che ci stiamo muovendo a piccoli passi senza però avere un obiettivo verso il quale tendere. Fino a prova contraria, quel Palazzo è oggi inserito nel piano di alienazione e valorizzazione degli immobili ai sensi dell'allegato E della legge di bilancio del 24 dicembre 2018 alla voce "valorizzazione", cioè solo valorizzazione. Quei beni sono quindi considerati non più strumentali all'esercizio delle funzioni istituzionali della Regione Autonoma Valle d'Aosta. Il DEFR che è stato licenziato dall'attuale Giunta ha un paragrafo che riguarda il patrimonio, ora, noi non sappiamo se Palazzo Cogne potrebbe essere ricondotto all'interno del paniere di immobili che potrebbero inserirsi - questa ovviamente è una proposta programmatica che fa questo Governo - all'interno di quel tipo di valorizzazione e di utilizzo, ma comunque è una scelta e ci sarà una scelta in questo senso. Da parte nostra l'idea era a suo tempo quella intanto di evitare che ci fossero delle problematiche o delle responsabilità in termini di sicurezza, quindi era la contingenza, nel futuro l'idea era quella di costruire un bando ad hoc per poter poi andare a trovare dei partner perché ad oggi - giustamente l'ha detto anche lei ma lo voglio ripetere perché ogni tanto qua ci si dimentica delle due paroline "copertura finanziaria" -, lo dico e lo ripeterò, i soldi per ristrutturare questo Palazzo o comunque farne un qualcosa non ci sono e non sono stati stanziati a meno che non troveremo delle novità nel prossimo progetto di bilancio ma non penso perché comunque è un investimento di un certo tipo.

Io quindi penso che, prima di andare a comprendere o comunque a dare delle etichette ulteriori, che, per carità, voi fate riferimento alla possibilità di usufruire della defiscalizzazione del costo, di fare degli interventi manutentivi, benissimo, va tutto bene, magari non usiamo soldi per pagare il riscaldamento visto che c'è anche un contenzioso, lo ricordo perché ho sentito nello scorso Consiglio delle cose che mi hanno lasciato abbastanza perplesso quando ci si dimentica che, al di là della situazione attuale che ha quel Palazzo, c'è un contenzioso in essere o, meglio, ci sono delle spese non pagate e ci sono delle problematiche che a ogni inverno si ripresentano. Io direi che la vera problematica oggi è capire cosa fare di questo Palazzo, cioè quale obiettivo darne. Se poi lo vogliamo tutto destinare a un interesse etnoantropologico con un museo della storia valdostana... non lo so, io penso che dobbiamo prima capire, che sia maggioranza o opposizione, che cosa ne vogliamo fare e cosa vogliamo realizzare al suo interno. Sicuramente la strada che, ripeto, difendo perché all'epoca fu valutata ma qualsiasi altra... è quella di definire bene per ogni piano, per ogni area cosa ne vogliamo fare, perché comunque effettivamente oggi quello che c'è è un'attività che diciamo ricreativa ma comunque di utilità se vogliamo sociale che è passata da essere un unicum quando c'era la Cogne, quando c'era questo tipo di attività, ad oggi rappresentare sicuramente un pezzo importantissimo della storia della città di Aosta e di tutta la Valle d'Aosta ma voglio ricordare che ci sono tante altre realtà che comunque operano, questo non vuole sminuire l'attività del CCS, ma vuole dire che ogni altra realtà che fa attività di quel tipo è giusto che venga trattata alla stessa stregua, perché mi sembra che ogni tanto qui qualcuno - non sto parlando di lei, collega Vesan, così evitiamo il fatto personale -, però qualcuno tiri un po' per la giacchetta perché ovviamente tanti tesserati o tanti soci possono portare a tante valutazioni che ogni politico, più o meno acerbo, sa fare. Io quindi penso che il vero problema oggi sia quello di capire che cosa vogliamo fare di questo Palazzo come Amministrazione regionale.

Detto questo, poi si intraprende la strada. Andare oggi per piccoli passi verso, ripeto, un obiettivo che non ho sinceramente chiaro per quanto non voglio neanche sminuire l'obiettivo nobile che questa mozione rappresenta, mi sembra correre dietro a un qualcosa che ancora non è definito e che assomiglia sempre di più a una non soluzione del problema.

Presidente - Ha chiesto la parola l'assessore Viérin.

Viérin (AV) - Mi inserisco anch'io in questa discussione concordando intanto con ciò che è stato detto dal collega Aggravi per arrivare poi all'impegnativa di questa mozione. Io farei semplicemente un po' di storia recente perché con i colleghi eravamo arrivati a una sintesi e il collega Vesan ha ricordato l'impegnativa di questo Consiglio, i colleghi Cognetta, Aggravi e altri colleghi, assieme al sottoscritto, avevano condiviso un percorso per arrivare a un'impegnativa, che peraltro è ricordata, con la mozione approvata... "impegna il Governo regionale, in quanto ente proprietario a "richiedere alla Sovraintendenza ai beni culturali e ambientali la verifica del possesso dei requisiti per dichiarare l'edificio Palazzo Cogne di interesse culturale e il relativo grado di tutela". Perché avevamo presentato questo emendamento? Perché già allora avevamo detto in saletta ai colleghi che erano presenti che le competenze per l'oggetto della classificazione sono nelle corde della Soprintendenza e quindi la Soprintendenza è l'organo che si deve esprimere nel merito della classificazione, mentre l'Amministrazione può richiedere di verificare appunto la sussistenza di quei requisiti ma non è possibile, anzi, sarebbe una confusione per non dire un abuso di competenze, andare a sostituirsi all'organo che poi deve andare ad appurare questa valenza. È di fatto quindi una mozione che non può essere recepita nella sua impegnativa perché non è corretto impegnare il Governo a classificare, di fatto, a sostituirsi all'organo che classifica, che è quello... al di là anche degli obiettivi finali che condivido, bisognerà poi dirci che cosa vogliamo fare di questo pezzo di storia di Aosta e della Valle d'Aosta, in più supera o, meglio, sostituisce una mozione che è stata approvata da questo Consiglio.

Noi quindi abbiamo richiesto alla Soprintendenza di procedere alla verifica del requisito specificando di verificare il requisito di interesse culturale e il grado di tutela, quindi questo è l'iter che oggi sta procedendo e che quindi sarebbe completamente diverso rispetto all'impegnativa che oggi viene detta. Citerò quali sono le norme che prevedono questo, quindi nel rispetto della definizione di cui all'articolo 10, comma 1, del decreto legislativo n. 42 del 2004... che richiama la verifica che viene svolta dalla Soprintendenza per i beni e le attività culturali, che è l'organo che valuta, sulla base di ricerche storiche, bibliografiche e sopralluoghi se il Palazzo Cogne possiede uno o più degli interessi richiamati, tra i quali anche quello etnoantropologico tale da essere individuato quale bene culturale.

Noi quindi, colleghi, ci possiamo esprimere sicuramente nel dire, come abbiamo fatto, di andare a verificare quella direzione ma non ci possiamo sostituire all'organo di tutela pur avendo una Soprintendenza unica in Valle d'Aosta, che è l'organo che tecnicamente ci dirà. Magari ci possono anche essere delle competenze in quest'Assise che collimano con l'essere tecnico nel valutare, però qui noi abbiamo un ruolo diverso di indirizzo rispetto a un organo che invece è tecnico e deve fare le valutazioni, altrimenti non si capisce a volte perché noi dobbiamo fare i tecnici, altre volte dare gli indirizzi. Qui la norma è molto chiara. La richiesta del Governo di procedere alla verifica quindi è lecita in quanto il bene è di proprietà regionale ma stabilire - questa è una nota della Soprintendenza, quindi non è solo il sentire del sottoscritto o del Governo - appunto quale sia l'esito della verifica costituisce un'interferenza con la competenza tecnica della Soprintendenza. L'interesse per il quale un bene possa essere individuato quale bene culturale, come correttamente indicato nella mozione, è quindi definito da questo articolo 10, che dice: "sono beni culturali le cose immobili e mobili appartenenti allo Stato, alle Regioni, agli altri enti pubblici territoriali, nonché a ogni altro ente e istituto pubblico e a persone giuridiche private senza fine di lucro, ivi compresi gli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti, che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico". Tale definizione individua quindi i requisiti che un bene mobile o immobile deve possedere per essere individuato quale bene culturale, nell'interesse che deve essere artistico, storico, archeologico, etnoantropologico. Siamo quindi credo sulla posizione dell'ultima volta nel dire che abbiamo richiesto di verificare questa procedura affinché ci sia la verifica dell'interesse culturale e il grado di tutela.

Altra cosa: pur condividendo quello che è stato detto, perché effettivamente abbiamo tutti l'interesse di iniziare da qualcosa e prima di tutto bisogna capire come viene classificato questo edificio prima di andare a studiare un'utilizzazione finale, noi in questo senso continueremo a procedere aspettando le risultanze della Soprintendenza, che metteremo chiaramente a disposizione dei colleghi.

Presidente - Siamo ancora in discussione generale. Se qualcuno vuole intervenire, ha chiesto la parola il collega Vesan.

Vesan (M5S) - Assessore Viérin, io avrei riconosciuto tutto il valore della sua risposta se lei fosse l'Assessore del Piemonte, perché un intervento in tal senso potrebbe essere specifico di una qualunque altra Amministrazione regionale in Italia che non sia quella della Valle d'Aosta, perché è vero che noi riconosciamo al nostro Coordinatore del settore il titolo di Soprintendente ma lo Statuto della Valle d'Aosta riconosce la qualifica di Sovrintendente all'Assessore dei beni culturali, quindi a lei più che non al Dirigente incaricato dall'Amministrazione regionale. Infatti, sulla scorta di questo, il Sovrintendente ai beni culturali della Valle d'Aosta individuato dalla normativa nazionale non è la neo incaricata Cristina De La Pierre, è comunque lei che ha la potestà di firma su questa cosa, quindi, sulla scorta di questo, indirizzare una mozione in tal senso alla Giunta regionale quando la figura del Sovrintendente per i beni culturali della Valle d'Aosta è sostanzialmente l'Assessore ai beni culturali della Valle d'Aosta a noi sembrava particolarmente indicata e non così fuori luogo. Naturalmente siamo assolutamente favorevoli al confronto con tutto il supporto tecnico da parte degli uffici regionali, anzi siamo assolutamente convinti che la valutazione... se questo interesse è antropologico, che non sia solo una nostra dichiarazione, una nostra sensazione di cui peraltro noi e la collega Pulz che ha firmato con noi siamo piuttosto convinti... ma siamo felici se avrà un supporto tecnico, però l'idea di dare un indirizzo politico a questa valutazione, proprio in una situazione particolare come quella della Valle d'Aosta dove sostanzialmente la figura di Sovrintendente che nelle altre Regioni è un incaricato del Ministero, in Valle d'Aosta invece è una potestà specifica che riconosce questo ruolo al membro della Giunta con la delega in questo ambito. Sì, l'avevo indirizzata alla Giunta regionale, però sostanzialmente a lei e quindi ci spiace questo suo chiamarsi fuori da questo intervento. Quello che chiedevamo noi era un intervento naturalmente di tipo politico perché questo tipo di funzioni sono esplicitate in Valle d'Aosta anche da un membro di una forza politica e non solo da membri tecnici. È sulla scorta di questo quindi che abbiamo presentato la mozione con questo specifico indirizzo, magari un po' tecnico, alla Giunta regionale.

Presidente - Ha chiesto la parola la collega Pulz.

Pulz (ADU VDA) - Da parte nostra non avremmo potuto che sottoscrivere un'ulteriore iniziativa su Palazzo Cogne soprattutto se si parla del suo interesse culturale storico-architettonico, oltre che appunto etnoantropologico. Trattasi infatti - e lo ha già ricordato prima il collega Vesan - di un bellissimo edificio progettato da Gio Ponti, abbiamo parlato con l'architetto Luca Moretto, che ha studiato a fondo il Palazzo e ci ha anche indicato i disegni originali conservati nell'archivio di Parma, Gio Ponti che abbiamo già detto essere stato uno dei maggiori architetti e designer del XX secolo, e l'architettura moderna andrebbe tutelata e riqualificata nella nostra città con un progetto chiaro, coraggioso, innovativo, come merita questo Palazzo, la cui importanza va al di là dei confini regionali. La valenza etnoantropologica poi è connaturata a Palazzo Cogne, che fu progettato e costruito con finalità ludico-sociale e questo è un fatto meraviglioso se pensiamo all'Aosta degli anni Quaranta. Il suo valore ricreativo e sociale è rimasto vivo per tutti questi anni e noi dovremmo rallegrarci, anche perché non si è, per fortuna, verificato alcun crollo strutturale, mentre è chiaro che la situazione può degenerare in fretta se si continua a perdere tempo, a non intervenire a partire dal tetto da cui ci sono molte infiltrazioni di acqua.

Io quindi non entro nel merito del discorso dell'Assessore Viérin e poi la risposta del collega Vesan ma vorrei farmi portavoce delle preoccupazioni di chi sta in quel Palazzo, anche in questo momento per i corsi, eccetera, perché sono state promesse sedi alternative che si sono rivelate inadeguate o perché decentrate rispetto alla città, o perché in cattive condizioni, o per entrambi i problemi, poi non si è più comunicato chiaramente alle associazioni che cosa devono fare, questo l'abbiamo detto tante volte ma intanto il tempo passa e anche l'autunno e queste persone lamentano che cominciano a congelarsi. Ho capito il discorso che faceva l'assessore Aggravi però, mettendoci dal punto di vista degli utenti, delle persone che frequentano quel Palazzo e del fatto che loro non hanno nessuna colpa per i trascorsi e per quanto resta non pagato, forse dovremmo farci qualche domanda in più, non lo so, perché il dubbio che viene legittimo è che l'Amministrazione voglia distruggere il mondo associativo, ma questo non possiamo crederlo. Respingiamo quindi assolutamente questo dubbio e siamo certi che tutti noi siamo fieri di questo unicum culturale sociale, di questa bella storia di associazionismo in Valle d'Aosta che è Palazzo Cogne in un momento storico come il nostro in cui l'associazione e l'aggregazione sono e saranno sempre più virtuali che reali, anche perché ci sarà il 5G di cui tutti, tranne le colleghe Russo e Nasso, siete contenti. Scusate, non ho anche digerito il risultato di ieri però la democrazia mi imporrà di digerirlo.

A Ambiente Diritti Uguaglianza Valle d'Aosta interessa, come abbiamo più volte detto, che si chiarisca con urgenza la destinazione di questo Palazzo, quale finalità gli verrà attribuita nell'ottica della valorizzazione di questa sua imprescindibile funzione socio-culturale, però, a distanza di ormai tanti mesi dal primo dibattito qui in Consiglio su questo Palazzo, non si capisce assolutamente quali saranno le scelte politiche di fondo. Non abbiamo neanche capito quale sarà la tempistica di questa risposta di cui parlava l'Assessore Viérin, però forse sarebbe interessante precisare quale sarà la tempistica.

Per concludere brevemente il discorso, dobbiamo anche dire che dal 2011 non ci sono state più le dovute manutenzioni e adesso con l'inverno che sta per arrivare chiudiamo pure gli utenti nel frigorifero, a noi sembra un po' eccessivo il tutto. Se si potesse chiarire un po' la situazione e capire quali saranno i tempi di attesa per avere decisioni più solide sul destino di questo Palazzo... noi ringraziamo.

Presidente - Ha chiesto la parola il collega Aggravi per il secondo intervento.

Aggravi (LEGA VDA) - Soltanto per fare alcune precisazioni, non voglio assolutamente difendere l'assessore Viérin, che sa difendersi benissimo, quindi ne parlo come persona interessata e informata sui fatti. Io capisco, collega Pulz, che l'impeto della difesa dal freddo invernale la faccia parlare e la faccia rappresentare questa situazione di persone chiuse in un frigorifero e quant'altro, io voglio ricordare soltanto due cose. Non voglio rubare il mestiere al collega Cognetta, che spesso cita un palazzo qua non troppo distante, però vorrei ricordare che se il riscaldamento viene pagato, è anche con l'utilizzo di fondi che sono soggetti a un certo tipo di vigilanza: lo dico perché comunque è un bene pubblico, soprattutto la sua parte politica insiste moltissimo e spesso sul carattere pubblico dei beni e dei soldi, è bene che le risorse pubbliche vengano utilizzate in maniera di risorsa pubblica, non che io sono un benefattore e quindi vado a pagare un riscaldamento ma nel frattempo mi tengo dietro delle cifre non pagate da un sacco di tempo. Sono poi d'accordo e d'accordissimo che purtroppo questa è l'ennesima situazione che si è sedimentata nel tempo e oggi arriva che qualcuno deve tirare le fila. Le assicuro, lo ripeto e lo ridico, che non l'ho fatto a cuor leggero di firmare quello che ho firmato o crearmi dei problemi, perché potevo benissimo a suo tempo girarmi, far finta di nulla e avere tutte le associazioni che non venivano... non si arrabbiano giustamente ma c'era una problematica abbastanza singolare e importante. Poi se si vuole banalizzare e dire che oggi non è successo nulla, tocchiamo ferro e io ringrazio che oggi non sia successo nulla, però, sa, ci sono un sacco di situazioni perché questo è un gioco che qui abbiamo già fatto: "non è successo niente", poi se succedeva, la colpa di chi era? Di quello che non aveva firmato.

Di fronte - e lo ripeto e lo ridico - a una situazione di potenziale rischio, quindi uno fa delle scelte e io la scelta a suo tempo la feci e la rivendico e non l'ho fatta per piacere o perché volevo essere parte della distruzione del mondo associativo, che, ripeto, non è soltanto fatto da Palazzo Cogne ma da tantissime realtà. Non lo dico per denigrare una realtà molto importante, per cui, tra l'altro, ricordo che alcune soluzioni furono proposte, furono dette, anche il Comune di Aosta potrebbe fare la sua parte, lo ricordo, c'è la bocciofila a tot metri, che potrebbe essere anche valutata o ci sono altre soluzioni, quindi non è soltanto colpa da una parte. Sono d'accordo poi che, purtroppo, si sta andando troppo avanti, l'acqua non scende ogni tanto, c'è proprio una situazione che comunque si presenta.

Il problema di fondo però è di nuovo lo stesso e, ripeto, non voglio difendere l'Assessore che non ha bisogno e non voglio fare l'Assessore della Lombardia, mi si permetta ma mi trovo più vicino alla Provincia pavese che al Piemonte sinceramente, però se ci sono delle regole, devono essere comunque rispettate, se ci sono dei percorsi, devono essere rispettati. Al di là dell'etichetta, della classificazione, io penso che oggi la vera emergenza, il vero problema sia capire cosa vogliamo fare di questo Palazzo. Io quindi la metto lì, faccio una proposta al di là di come vada la mozione, cioè valutiamo eventualmente nella commissione competente di fare una discussione al di là delle problematiche che ci sono state, delle richieste di audizione che furono fatte dal CCS, per capire magari in maniera bipartisan cosa fare del Palazzo e che indicazioni dare del Palazzo, perché altrimenti rischiamo di girare intorno al problema e quindi finalmente potremmo magari tutti insieme trovare una buona destinazione e una buona etichetta per il Palazzo. Io la metto sul tavolo, sugli ennesimi tavoli che stiamo costruendo in questa legislatura, però forse può essere finalmente un punto fermo, invece di correre dietro a una soluzione che in realtà non vediamo.

Presidente - Siamo ancora in discussione generale. Qualcuno vuole intervenire? Ha chiesto la parola il collega Bertin.

Bertin (RC-AC) - Un breve intervento anche sollecitato da quanto dice adesso l'ex assessore Aggravi. In effetti, secondo me, bisogna scindere le due cose: una cosa questo aspetto tecnico della classificazione che abbiamo già affrontato in un'altra occasione e che è bene che si svolga e che è bene che lo facciano i tecnici che hanno una competenza specifica; un'altra è l'utilizzo di questo Palazzo. Voglio peraltro ricordare che, nel momento in cui abbiamo audito come Capigruppo, il CRAL Cogne, già in quell'occasione vi erano state delle indicazioni precise rispetto al futuro di questo immobile. Anche per gli impegni presi in quella occasione, doveva rimanere una parte significativa legata all'attività dell'associazione, un'indicazione, un indirizzo era già stato dato vista anche la storia del Palazzo e il ruolo culturale e sociale che ha sempre avuto nella città di Aosta; credo che comunque vada ribadito.

Presidente - Siamo ancora in discussione generale. Se non ci sono altri interventi, chiudo la discussione generale. Per la risposta da parte del Governo, la parola all'assessore Viérin.

Viérin (AV) - Brevemente, in realtà la replica è già stata effettuata ma prendo spunto dagli ultimi interventi per unire alcune riflessioni e fare la dichiarazione di voto. Intanto l'ha detto bene il collega Bertin, qui non si sta discutendo del Palazzo Cogne, che è bellissimo, che ha una valenza storica, nessuno ha messo in discussione questa cosa, non è oggetto della mozione. Se vogliamo reinstaurare, reinventare una discussione che è stata fatta per settimane qui all'interno di quest'Aula sul Palazzo Cogne... non è, per come l'abbiamo letta, lo spirito di questa iniziativa. Giustamente se vogliamo evolverci, magari mettiamo in campo nel prossimo periodo una riflessione in modo condiviso su che cosa si vuole fare di questo edificio. Altra cosa è la sua classificazione che ha un suo percorso e mi dispiace dover correggere il collega Vesan che invito e gli auspico veramente in futuro di amministrare e di esercitare magari anche la funzione di Assessore alla cultura per verificare che una cosa sono le funzioni attribuite, altre cose sono le funzioni che poi vengono delegate, perché l'Assessore non firma nessun parere. L'Assessore ha una funzione che è delegata attraverso il Sovrintendente che è un Sovrintendente unico che firma i pareri attraverso i tecnici... altrimenti si chiama ingerenza, e abbiamo già avuto peraltro negli anni qualche esempio purtroppo di come poi si rischia di andare nel tecnico non avendo le competenze.

In questo caso quindi, ripeto, è una disposizione molto chiara, quando c'è un indirizzo culturale, chiaramente viene messo in campo, altra cosa sono le valenze, le competenze tecniche, che vengono verificate dai tecnici, neanche dal Sovrintendente ma dalla Sovrintendenza, che delega al suo interno diverse "funzioni" del paesaggio, catalogo, ci sono una serie di settori e vorrei veramente rilevare la competenza dei tecnici. Senza polemica quindi, lo dico proprio perché credo che tutti abbiamo detto che siamo interessati a far verificare la valenza culturale di questo bene. Vorrei peraltro sottolineare, al di là dei tecnicismi, che abbiamo appena approvato, e lo ripeto, un atto in questo Consiglio che va in una certa direzione, poi ritorniamo sull'argomento, poi mi spiegherà magari la collega Pulz la differenza nel cercare consenso nella caccia o negli utenti del CCS Cogne, perché poi alla fine se ogni volta parliamo delle stesse cose e pigiamo nel mortaio come si suol dire, ci viene leggermente il dubbio magari che sia qualcuno che è sollecitato. La convinzione è una cosa ma quando diciamo a ogni Consiglio che il Palazzo Cogne è importante e facciamo il pezzo in più come diceva il collega Aggravi e anche il collega Bertin... e confrontiamoci su qual è oggi la destinazione e i relativi finanziamenti perché poi lo ricordava giustamente il collega Aggravi: bisogna anche fare i conti con il pregresso, con eventualmente finanziamenti futuri, bisogna costruire un progetto.

Allora mi permetto di dire, ma lo dico veramente in modo anche così sorridente, che qui non si sta ridiscutendo il valore... chi è a favore o contro la realizzazione del Palazzo Cogne: qui si sta discutendo se la Giunta deve sostituirsi alla Sovrintendenza nel classificare il bene, quindi l'Assessore, come diceva il collega, domani mattina va a fare un sopralluogo, io vado a fare il sopralluogo, mi leggo un po' di documentazione e dico: "io d'imperio dichiaro il Palazzo Cogne monumento, documento". Allora se vogliamo fare un percorso serio, mi permetto di dire: facciamo fare i tecnici ai tecnici, noi diamo gli indirizzi, se volete, io mi informerò con gli uffici su quale tempistica e questo è giusto, però la tempistica prescinde dalla classificazione, da un'idea, perché non è che, quando mettiamo in campo l'idea, il giorno dopo "benissimo facciamo il museo della storia della Valle d'Aosta o magari anche altre cose che si potrebbero fare". Dico questo per essere concreti, se la volontà è quella di fare A) il prima possibile l'accertamento per la classificazione, B) di confrontarsi in commissione per decidere che cosa bisogna fare, assieme penso che le idee arriveranno, dopodiché si prende un impegno in questo Consiglio che impegna effettivamente la Giunta a portare avanti quello che la commissione ha deciso.

Noi quindi ci asterremo su questa cosa proprio perché tecnicamente... ripeto: non lo dice il sottoscritto ma credo che il rispetto dei ruoli e delle funzioni sia molto importante e in questo momento chi è l'ente... la Sovrintendenza, pur essendo unica, ha un compito che gli abbiamo affidato noi e oggi noi non vediamo il fatto di andare a sostituire di nuovo qualcosa che peraltro non si può fare ma che abbiamo deciso poco tempo fa, ripeto, invece condividiamo tutto ciò che è stato detto sulla volontà di valorizzazione che anche altri colleghi hanno esposto.

Presidente - Ci sono repliche da parte dei proponenti? Ha chiesto la parola il consigliere segretario Vesan.

Vesan (M5S) - Non voglio entrare in una discussione con il collega Viérin, che ha infinitamente più esperienza di me di amministrazione e soprattutto come Assessore, perché io naturalmente l'ho mai fatto e probabilmente, grazie alle preziose clausole del Movimento Cinque Stelle, non lo farò mai, però quello che ho detto io non era che non c'è un tecnico valido il cui parere è fondamentale e vincolante ma solo che il potere del Sovrintendente ai beni culturali, emanazione del Ministero nelle altre Regioni, è un parere tecnico e l'atto con cui vengono definiti i beni culturali è un atto tecnico. L'atto con cui vengono definiti i beni culturali in una categoria piuttosto che in un'altra è previsto dall'ordinamento della Regione Valle d'Aosta che sia fatto con deliberazione della Giunta regionale, quindi è solo in quel senso, nel senso che chi ha la possibilità di deliberare in questo senso... e sono assolutamente felice che il parere della parte tecnica sia preso in altissima, fondamentale e inviolabile considerazione, però l'atto tecnico è un atto della Giunta regionale solo qui in Valle d'Aosta.

È bene quindi che, come ci assumiamo gli onori, ci assumiamo anche gli oneri e ci prendiamo il dovere di ascoltare le richieste da parte della minoranza in quest'Aula relativamente all'indirizzo che vogliamo dare all'operato della Giunta regionale. Se poi questo indirizzo non è condiviso e si vuole bocciare la mozione, ben venga, ma non nascondiamoci dietro alibi gestionali e tecnici. Nella fattispecie questo intervento non è fatto per prendere voti, io adesso non conosco tutte le amicizie della collega Pulz ma nella fattispecie io non sono membro di nessuna delle infinite associazioni presenti all'interno del Palazzo, non abbiamo neppure preso una posizione... la domanda che ci ha fatto il collega Aggravi è: "qual è il vostro obiettivo?". Che questo Palazzo sia mantenuto come bene dell'Amministrazione, sia ristrutturato, non sia ristrutturato... l'obiettivo nostro è: è un bene culturale, è un bene importante, è un bene che ha una funzione sociale per i cittadini valdostani significativa, se l'Amministrazione regionale gettando la spugna dopo anni di incuria decide di alienarlo e di demandare a qualcun altro la possibilità di operare e intervenire sul fabbricato, peccato, è una dichiarazione di impotenza e mi spiace che la mia Regione arrivi in questa direzione, ma se le risorse economiche non lo consentono ed è l'unica strada, ben venga questa strada, ma se noi visto che su richiesta della sua stessa mozione, consigliere Aggravi, andiamo nella direzione del riconoscimento di vincoli sugli interventi sul fabbricato, mettiamo dei vincoli che garantiscano anche la destinazione d'uso, che per noi è la parte che più caratterizza questo fabbricato e soprattutto mettiamo dei vincoli che consentano anche al privato che lo acquista e che decide di dedicarlo ad attività ricreative e sociali a pagamento facendoci il suo utile... che possa però fare gli importantissimi e indifferibili interventi di recupero in regime di agevolazione fiscale. Questo è il perimetro della nostra mozione. Possiamo fare disquisizioni filosofiche su quanto vogliamo bene... quanti voti prendiamo qua, quanti voti prendiamo là ma non è l'oggetto della nostra richiesta: la nostra richiesta era solamente una specificazione che permetterebbe, qualunque sia poi il gestore del futuro povero Palazzo assistenziale nazionale Cogne che ormai ci accompagna dal 1942, che sia ancora lui e che non diventi un'altra cosa.

Presidente - La parola all'assessore Testolin.

Testolin (UV) - Solo due considerazioni che scaturiscono da quello che è stato il dibattito inerente questa mozione o che meglio è stato innescato da questa mozione che aveva delle finalità ben definite, chiare, puntuali e che ha dato invece l'opportunità di riaprire delle disquisizioni che poco c'entravano da parte di qualcuno con la presentazione di questo tipo di mozione. Su quelle mi permetto di fare due considerazioni al di là di quello che avevo già detto nella scorsa seduta, vale a dire che ogni occasione è buona per ribadire dei concetti che poco c'entrano con gli ordini del giorno presentati ma che in questo caso necessitano almeno di un chiarimento su almeno l'obiettivo finale di valorizzazione, che è stato sottolineato più volte da parte di questo Governo, cioè di recuperare in qualche modo questo monumento che ha avuto un percorso importantissimo a livello sociale per la nostra comunità. Il problema principe è quello di capire quale sia il percorso sostenibile da un punto di vista finanziario di reperimento delle risorse, degli avvicinamenti a questo tipo di soluzione che possono meglio interpretare e adattarsi per il reperimento di queste stesse risorse, quindi di ridare quella lucentezza e quella serenità a una struttura che per anni è stata polo socio-culturale nel nostro capoluogo di Regione. L'inserimento all'interno del DEFR di un'ipotesi penso che vada un po' in questo senso, così come lo potrebbe essere la condivisione di un percorso di compartecipazione privato-pubblico al restauro dell'immobile stesso.

Pensiamo che la valorizzazione del patrimonio immobiliare passi attraverso uno studio accurato delle opportunità e questo è il motivo per cui l'indicazione di un fondo immobiliare che racchiuda non solo questo Palazzo, ma anche altre strutture di proprietà regionale attualmente sottoutilizzate, sottovalutate, penso che debba essere una delle priorità che anche in questo caso necessita di un accompagnamento tecnico per poter dare delle soluzioni che possano essere condivise o possano essere comunque oggetto di confronto con altre opportunità. Questo ci tenevo a dirlo proprio perché nessuno si è dimenticato ma si sta lavorando nell'ottica di trovare dei percorsi che siano sostenibili perché il solo lamentare una situazione di inadeguatezza in questo momento del Palazzo è insufficiente a trovare delle soluzioni. Le soluzioni quindi purtroppo necessitano di un percorso, che non sarà purtroppo molto breve, all'interno del quale si dà assolutamente peso, così come lo si è dato la scorsa volta nell'approvazione di una mozione che con le opportune correzioni - e qua vengo alla seconda considerazione - ha trovato una linea concorde all'interno di questo Consiglio per andare nella direzione auspicata da tutti, cioè di dare a questo monumento, a questo edificio la giusta collocazione da un punto di vista della sua peculiarità.

Penso che l'assessore Viérin abbia spiegato molto bene e non mi non mi rimane altro che assecondare e supportare le indicazioni che sono state espresse nel tentativo di lasciare la più ampia possibilità di trovare delle opportunità per una futura valorizzazione dell'immobile stesso, quindi di non circoscrivere o di chiudere all'interno di una specifica norma delle valutazioni che possono essere assunte dalla Sovrintendenza con l'obiettivo di un recupero che sia il più possibile e il più attinente alle reali caratteristiche di questa struttura, caratteristiche che evidentemente - e lì a maggior ragione concordo con l'Assessore - non possono essere frutto di una valutazione non tecnica ma squisitamente politica. Ci sono delle strutture che più di altre hanno la possibilità di sostenerci in percorsi che devono essere supportati da della documentazione, dalle informazioni e dalle nozioni che sono assolutamente indispensabili per poter prendere delle scelte, penso che questo percorso vada assolutamente rispettato in quella che è anche l'autonomia data alla nostra Regione.

I due aspetti quindi sono: si lavorerà assolutamente per dare una risposta e una giusta collocazione giurisprudenziale a questo edificio; dall'altra, si sta lavorando mettendo sul piatto delle opportunità che poi andranno condivise, andranno analizzate per trovare le risorse necessarie per ridare lustro a questo stesso immobile.

Presidente - Ha chiesto la parola l'assessore Viérin nel tempo dell'espressione dell'intenzione di voto.

Viérin (AV) - Sarà semplicemente una precisazione visto che il dibattito si avvia alla conclusione ma è giusto che tutti gli elementi siano incastrati e codificati al loro posto. Il riconoscimento, colleghi e collega Vesan, quindi la classificazione, non è un atto di Giunta, è un decreto dell'Assessore di ratifica sulla base di un parere tecnico, quindi dell'atto della Sovrintendenza. È quindi una cosa diversa, lo dico solo ad onor del vero e per chiarire fino in fondo qual è l'iter poi una volta arrivata l'espressione tecnica, è un decreto assessorile che ratifica sulla base del parere dal lato tecnico della Sovrintendenza.

Presidente - La parola al collega Aggravi per dichiarazione di voto.

Aggravi (LEGA VDA) - Volevo esprimere, a nome del gruppo Lega Valle d'Aosta, il voto di astensione per questa mozione per le motivazioni che ho detto in precedenza e rinnovare l'invito, ora non vedo il Presidente della II Commissione ma penso che sarà ben disponibile eventualmente e le altre commissioni che erano state coinvolte nel momento in cui si parlò di problemi della occupazione del Palazzo... per aprire un confronto e un dibattito in tempo utile anche in vista poi del fine anno e del bilancio per comprendere quale può essere il destino di questo Palazzo e quali indirizzi possono essere dati almeno dalla commissione per andare appunto a trovare finalmente una soluzione che possa essere utile a risolvere un problema che ci trasciniamo da molto tempo.

Presidente - Rimane lo spazio aperto per dichiarazioni di voto. In assenza di richieste, pongo in votazione la mozione. Ho chiesto a più riprese se ci fossero richieste di interventi, avevo dato ampiamente spazio. La votazione ormai è aperta, io penso che i chiarimenti sono stati fatti, lo spazio per ulteriori chiarimenti è stato dato, procediamo con la votazione. La votazione è aperta. La votazione è chiusa.

Presenti: 31

Votanti: 5

Favorevoli: 5

Astenuti: 26 (Aggravi, Baccega, Barocco, Bertin, Bertschy, Bianchi, Borrello, Certan, Chatrian, Cognetta, Daudry, Distort, Farcoz, Gerandin, Luboz, Lucianaz, Manfrin, Marquis, Minelli, Morelli, Nogara, Peinetti, Rini, Sammaritani, Testolin, Viérin)

Il Consiglio non approva.