Objet du Conseil n. 3212 du 6 février 2018 - Resoconto
OGGETTO N. 3212/XIV - Interpellanza: "Interventi per la classificazione dei corpi idrici superficiali".
Farcoz (Président) - Point n° 27 de l'ordre du jour. Pour l'illustration, la parole au collègue Restano.
Restano (AC-SA-PNV) - Con questa interpellanza chiediamo all'Assessore competente indicazioni in merito a una supposta attività di sensibilizzazione da parte dei suoi uffici relativamente a situazioni di approvvigionamento idrico per scopi potabili da corsi d'acqua superficiale. Si tratta di un'attività che tende a rendere più stabili delle situazioni di approvvigionamento idrico, che sono - presumo - effettuate in casi di emergenza. Visto che in Valle d'Aosta ad oggi non si è mai proceduto all'individuazione delle acque superficiali come corsi d'acqua da destinare a produzione di acqua potabile, ma è tradizione, cultura e storia addivenire all'approvvigionamento idrico dei nostri acquedotti attraverso acque sotterranee, quindi da sorgenti, vorremmo sapere se corrisponde al vero quanto ci è stato riferito, se è intenzione dell'Assessorato procedere a quest'attività di regolarizzazione e sensibilizzazione e in questo caso quale sia la procedura per ottenere la concessione di derivazione d'acqua dal corpo idrico superficiale per uso potabile, se siano state inviate delle comunicazioni in tal senso ad enti pubblici o a privati e, in caso di risposta affermativa ai nostri quesiti, se è stato previsto un impegno finanziario per procedere alla classificazione di tutti i corpi idrici.
Président - La parole à l'Assesseur Baccega pour la réponse.
Baccega (EPAV) - Collega Restano, chiariamo questo aspetto importante: la Regione non rilascia al momento concessioni di derivazione d'acqua da corpo idrico superficiale ad uso potabile destinato a fornire pubblici acquedotti in quanto quest'attività è espressamente vietata dalle norme di attuazione del vigente piano regionale di tutela delle acque, che è stato approvato con la delibera del Consiglio regionale l'8 febbraio 2006. Solamente in caso di conclamata urgenza, per sopperire a situazioni di scarsità idrica, la Regione autorizza temporaneamente il prelievo da corpo idrico superficiale per il rifornimento di pubblici acquedotti. Si rilasciano invece concessioni di derivazione d'acqua da corpo idrico superficiale per un uso assimilabile a quello potabile quando si verificano condizioni tali da non consentire l'approvvigionamento idrico da acque di falda, da pozzi o da sorgenti. In ogni caso questi utilizzi sono consentiti esclusivamente ai proprietari del singolo fabbricato approvvigionato mediante derivazione dal corpo idrico superficiale per un proprio utilizzo domestico o eventualmente un utilizzo rurale e non consentendo l'erogazione a terzi dei servizi di acquedotto.
Per quanto riguarda il secondo quesito, in realtà sono state segnalate all'Assessorato delle situazioni di approvvigionamento idrico dal corpo idrico superficiale per il rifornimento di esercizi ristorativi in quota, superiori ai 2 mila metri sul livello del mare, che destinano l'acqua ad uso potabile a terzi. Si tratta di bar e ristoranti ubicati in prossimità delle piste da sci e soprattutto nel comprensorio della Cervino S.p.A. e della Monterosa S.p.A., queste situazioni sono in essere da numerosi anni, ovvero prima dell'entrata in vigore del piano di tutela delle acque del 2006, e delle norme in merito alla classificazione delle acque destinate al consumo umano, disposte con il decreto-legge n. 152/2006 e fanno riferimento a domande di riconoscimento del diritto di derivazione, presentate ai sensi dell'articolo 34 della legge n. 36: la famosa "legge Galli". Per procedere al formale rilascio della concessione di derivazione di acqua e superare il divieto previsto dalle norme di attuazione del PTA, l'Ufficio Gestione demanio idrico della Regione, con la collaborazione del Servizio igiene degli alimenti dell'USL della Valle d'Aosta, con l'ARPA e con una serie di strutture organizzative della Regione, ovvero le attività estrattive, rifiuti, e tutela delle acque, ha previsto un'apposita procedura da approvarsi nell'ambito del processo di aggiornamento del PTA attualmente in fase di stesura.
La procedura prevede che, nel caso in cui sia impossibile o estremamente oneroso prelevare acqua di falda per garantire l'approvvigionamento di utenze destinate a soddisfare esigenze idropotabili ubicate ad alta quota, possa rilasciarsi ugualmente la concessione di derivazione d'acqua ad uso potabile con due condizioni: che le acque posseggano fin dall'origine, a seguito di appropriati trattamenti, le caratteristiche necessarie per essere destinate al consumo umano, fissate dal decreto legislativo n. 31/2001; la seconda, i concessionari installino i sistemi di trattamento e attuino tutti gli autocontrolli periodici per garantire il soddisfacimento delle condizioni di cui al punto precedente.
In relazione alla tipologia di rifornimento idropotabile attuata da tali utenze ubicate ad alta quota, che sono assimilabili per loro natura e funzione a pubblici acquedotti, i corpi idrici da cui vengono effettuati i prelievi idrici non verranno assoggettati ai protocolli di classificazione previsti dal decreto legislativo n. 152/2006. Questa situazione sarebbe in linea con le analoghe procedure attuate anche da altre Regioni dell'arco alpino italiano aventi caratteristiche orografiche, sviluppo turistico e problematiche simili alla nostra Regione, come le Province autonome di Trento e Bolzano.
Al quesito n. 3 rispondo che al momento non sono state effettuate comunicazioni in tal senso sia ad enti pubblici, sia a privati; si ritiene opportuno effettuare le suddette comunicazioni e fornire adeguate istruzioni al riguardo solo a seguito della formale formazione della procedura di cui sopra, quindi l'approvazione del processo di aggiornamento del PTA.
Rispondendo al quarto quesito, in relazione a quanto sopra indicato, non si ritiene necessario prevedere stanziamenti per la classificazione dei corpi idrici ai fini di un loro utilizzo a scopo potabile in quanto si ritiene di mantenere il divieto di approvvigionamento idrico da corpo idrico superficiale per i pubblici acquedotti e di non assoggettare alla classificazione i corpi idrici da cui vengono derivate acque per utilizzi assimilabili al potabile, ma non destinati alla alimentazione di pubblici acquedotti. Questo è in sintesi il percorso e le risposte ai quattro quesiti.
Président - La parole au collègue Restano pour la réplique.
Restano (AC-SA-PNV) - La ringrazio per la risposta. L'interpellanza non voleva scendere nel dettaglio delle località eventuali dove vi sono queste situazioni, però voleva porre in evidenza una situazione. Ovviamente, quando si parla di acque in Valle d'Aosta, non si può che fare riferimento allo Statuto speciale, che nell'articolo 2 e seguenti riconosce questo elemento molto importante per la nostra Regione e non si può trascurare la nostra storia: quella che rendeva ricco chi possedeva una sorgente, una fontana sul proprio appezzamento di terreno. e quindi quanto ci ha portato per storia, per morfologia territoriale, per questioni culturali a sfruttare questa importante risorsa, tanto da metterla nel nostro Statuto e dividere le acque per l'alimentazione umana e l'irrigazione dalle acque ad uso idroelettrico. Questo era l'allarme che noi volevamo portare in evidenza, vale a dire il rischio di andare ad autorizzare l'utilizzo dell'acqua superficiale per uso idroelettrico su tutto il territorio regionale, consapevoli del fatto che l'acqua in Valle d'Aosta serve anche per altri usi e anche che, con i dovuti investimenti, le località di montagna forse si possono anche cercare delle sorgenti vicine alle proprietà, senza andare ad attingere dai corsi di acqua superficiale. Ci vuole uno sforzo magari, in alcuni casi un impegno maggiore dal punto di vista economico, ma ci permette questo di avere una qualità delle acque sicuramente migliore, perché l'acqua di sorgente, lo sappiamo tutti, che a volte batteriologicamente, quasi sempre, in Valle d'Aosta è di ottima qualità e anche dal punto di vista chimico-fisico, altrettanto non si può dire dei corsi d'acqua superficiali perché sono sottoposti a fenomeni meteorologici e a fenomeni esterni che riportano ad essere un pochino più inquinanti. Oltretutto le procedure, previste dai decreti legislativi n. 152 e n. 31, come giustamente lei ha richiamato, prevedono la classificazione, quindi un impegno economico da parte dell'Amministrazione pubblica o del privato a classificare il corpo idrico che in questo momento, se si può evitare, riteniamo che sia cosa buona e giusta. Noi rimaniamo dell'avviso che, così come previsto, l'approvvigionamento idrico di emergenza sia una buonissima soluzione, laddove si possa fare, si deve ricorrere all'utilizzo delle sorgenti, evitando l'utilizzo delle acque superficiali e speriamo che lei condivida questo con noi e vada avanti in questo senso.