Objet du Conseil n. 1842 du 25 février 2016 - Resoconto
OGGETTO N. 1842/XIV - Interpellanza: "Azioni a sostegno dei lavoratori della Lavazza che intendono mantenere la propria posizione lavorativa nella sede di Gattinara e iniziative poste in essere per la ricerca di nuovi progetti imprenditoriali".
Follien (Presidente) - Punto n. 41 all'ordine del giorno. La parola al collega Bertschy.
Bertschy (UVP) - Torniamo a parlare della Lavazza a distanza di ormai quasi tre mesi da quel momento molto più drammatico, quando alla fine dell'adunanza consiliare apprendemmo la notizia che un'importante azienda abbandonava la Valle d'Aosta e lasciava cinquantadue famiglie in una situazione di difficoltà a ridosso delle vacanze di Natale e in una prospettiva per il futuro tutta da decifrare. Oggi ne possiamo parlare con un po' più di tranquillità. Abbiamo avuto occasione in IV Commissione di avere già un confronto con l'assessore Donzel e anche di acquisire alcuni elementi.
Non abbiamo voluto affrontarlo nel momento in cui abbiamo proposto come gruppo UVP la risoluzione, che poi è stata approvata all'unanimità, ma sappiamo bene che sul territorio sono arrivate grandi perplessità rispetto al passato: la vicenda dell'ampliamento della Lavazza che poi non è avvenuto e di tutta una serie di situazioni. Io credo che il suo modo di operare in questo momento, Assessore, il fatto di essere più presenti sul territorio e più vicini alle aziende, potrà servire quantomeno a non trovarsi con delle soluzioni come queste. Sappiamo bene che le grandi aziende quando decidono, lo fanno e basta, ma non decidono un giorno per l'altro e lo fanno con dei programmi. Sicuramente abbiamo perso di vista quello che la Lavazza stava facendo fuori dal nostro territorio, e quello che poi ha fatto in Valle d'Aosta a fine 2015 non è che la conseguenza di scelte partite nel passato.
Detto questo, non ci interessa tanto il passato, quanto il futuro. Le sigle sindacali sono riuscite a nostro avviso a dare una risposta, nel senso che c'è nel breve e medio termine la possibilità di avere delle sicurezze sociali che accordi come questi possono portare. Rimane il fatto che le persone erano contente e avevano il piacere di lavorare in un'azienda che produceva diciottomila tonnellate di caffè. Questa è una situazione comunque di tutela e di difesa, ma tutti ancora oggi sperano, una volta che Lavazza sarà andata via a metà di quest'anno, di trovare di nuovo la possibilità di esprimersi in un posto di lavoro e di avere quelle sicurezze che si hanno solo lavorando.
Un accordo sindacale che ha dato risposte, anche se sappiamo essere poche unità di persone, vuoi per età maturata, vuoi per situazioni personali, quelle che avrebbero intenzione di valutare ancora la possibilità di trasferirsi a Gattinara, perché comunque perdere un lavoro nella vita è sempre un problema da affrontare tenendo in considerazione tutto quello che c'è intorno. Abbiamo appreso che, rispetto a questo, tutele non ce ne sono state o forse è difficile trovarle, però queste persone si trovano oggi - tra l'altro è stato richiesto loro di valutare entro fine mese questa possibilità di spostamento -ad assumere una decisione senza sapere bene cosa succederà dopo, nel senso che se come speriamo, lei, il Governo e noi tutti riusciremo a lavorare a un progetto nuovo, chi si sarà spostato a Gattinara rischierà anche di trovarsi fuori da una possibile rioccupazione, a meno che non si possa arrivare a degli accordi. Soprattutto, spostarsi a Gattinara vuol dire fare una scelta di vita importante, perché comunque i costi di trasferimento e tutto quello che è relativo anche alla gestione della propria famiglia è un problema da considerare.
D'altra parte, nell'interpellanza le chiediamo, in risposta anche all'attività che sta facendo come assessore alle attività produttive, se sul tavolo di lavoro - oggi che ce lo possiamo dire, visto che è concluso l'accordo sindacale - ci sono prospettive di rioccupazione di questo stabilimento. Uno stabilimento importante, di circa diciottomila metri quadrati di superficie (sono i dati che gentilmente ci ha fornito in Commissione), circa ottomila metri quadrati di superfici distribuite fra magazzini, uffici e produzione, un valore importante anche di attrezzature, più di 2 milioni e 400 mila euro di attrezzature di proprietà di Vallée d'Aoste Structure, di cui 1 milione e 200 mila della sola tostatrice, che pare essere un'attrezzatura di grande importanza per la produzione.
Abbiamo un po' di tempo davanti, con alcuni problemi ancora da affrontare: lo spostamento a Gattinara delle persone e il valutare, se possibile con la celerità che la politica a volte in momenti come questi non trova così facilmente, un progetto nuovo che permetta di valorizzare gli investimenti fatti nel passato e che oggi sono di proprietà di Vallée d'Aoste Structure. Dico questo, perché potrebbe essere un grande segnale che si darebbe, anche per recuperare quelle che sono rimaste un po' le zone d'ombra del passato. Se non siamo stati così bravi da mantenere un'azienda così importante in Valle d'Aosta, speriamo di esserlo invece per recuperare velocemente più progetti interessati a valorizzare uno stabilimento come questo. In Valle d'Aosta il costo dei trasporti e lo spostamento delle merci è un problema per le aziende, però questo stabilimento per fortuna è posizionato in una zona anche comoda e fruibile, perché a ridosso dell'autostrada.
Le chiediamo, Assessore, rispetto a questi elementi quale lavoro si stia facendo e che tipo di possibilità ci siano, per rassicurare anche le poche unità di persone che stanno valutando in questi giorni questo spostamento e per il futuro dello stabilimento.
Presidente - Per la risposta, la parola all'assessore Donzel.
Donzel (PD-SIN.VDA) - Grazie collega per aver posto all'attenzione questo problema, che permette anche al nostro assessorato di chiarire un po' la circostanza che stiamo vivendo e qual è la situazione più generale in cui si colloca questa vicenda.
Io direi di sfatare una volta per tutte la questione che fu fatto un bellissimo accordo e che la Regione ha fatto o no la sua parte per mantenere quell'accordo. La Reuters, che è un'agenzia assolutamente affidabile, ha prodotto ai primi di febbraio una notizia con cui ha certificato che Lavazza acquisterà Carte Noir, il colosso del caffè in Francia, diventando uno dei più grandi gruppi mondiali di produzione del caffè. È un'operazione - stento a pronunciare queste cifre - da 750 milioni di euro. Sono quattro o cinque le banche coinvolte per fare questa operazione, a cui Lavazza lavora da più di un anno.
La piccola Valle d'Aosta tutta quanta insieme, che ha una vocazione turistica, che per anni non capiva neanche bene qual era il ruolo dell'industria, continua a dire che siamo penalizzati dall'industria per via dei trasporti, ma non è vero e anche questo sfatiamolo: tutte le imprese della bassa valle non utilizzano il treno per il trasporto delle merci. Poi, che sia io il primo a dire che ci serve un treno efficiente, che dobbiamo riuscire ad avere un collegamento internazionale, che bisogna darsi da fare su quel tema, è un altro problema: quello serve per il turismo, per il trasporto dei pendolari, per la nostra mobilità, ma le nostre aziende non mobilitano le merci con il treno. Sono andato anche in Lombardia a vedere importanti industrie dell'acciaio che fanno circolare le merci con il sistema dei trasporti su gomma. Sono scelte più dinamiche e più rapide per tutta una serie di questioni.
Dobbiamo anche capire di cosa stiamo parlando. Lavazza ha scelto un'altra strategia indipendentemente dalla disponibilità della Valle d'Aosta e dalla volontà del governo regionale. Sono intervenuti dei livelli molto più alti che noi non conosciamo, tant'è che Lavazza, la quale voleva comprare solo il marchio Carte Noir, è stata obbligata a prendere anche uno stabilimento di Montpellier in Francia, con tanto di lavoratori francesi. Quindi questo punto deve essere chiaro tra di noi: non c'è stato mai un disimpegno della Regione nei confronti di Lavazza, ma una scelta strategica del management di questa azienda di andare su una dimensione molto più grande, in cui il nostro stabilimento era un accessorio. Una logica di responsabilità sociale d'impresa avrebbe portato ad altri comportamenti, ma il nuovo management che non è più Luigi Lavazza, freddo e glaciale ha detto che questa cosa non gli interessava più: un'altra strategia e la Valle d'Aosta è stata tagliata fuori.
Questa è la situazione e la premessa, quindi non una mancanza di interesse per questa attività. Tuttavia forse tutti, all'interno della strategia del motore turistico della Valle d'Aosta e non avendo più la possibilità di creare posti di lavoro pubblico, dobbiamo riconsiderare l'opportunità di valutare l'importanza dell'attività industriale. E credo che sia un segnale molto importante l'attenzione che hanno dato la IV Commissione, lei stesso, il presidente della IV Commissione e tutti i commissari, a guardare con più attenzione a questo settore.
Rispetto alle questioni che sono poste, io direi che devono essere chiariti alcuni passaggi. In una assemblea pubblica, incontrando i lavoratori, il Presidente della Regione ed io abbiamo dato la massima disponibilità a seguire anche la delicata trattativa sindacale. La nostra disponibilità è arrivata fino al punto di dire che la Regione, proprietaria dell'immobile e di parte dei macchinari, avrebbe cercato di agevolare la trattativa non tirando in ballo questioni di affitto, perché avremmo anche potuto eccepire il fatto che qui ci sono dei beni pubblici che dobbiamo tutelare, ci sono cinquanta lavoratori, ma poi ci sono centotrentamila abitanti in Valle d'Aosta, quindi bisogna cercare di gestire l'interesse di tutti.
Il sindacato ha deciso di fare autonomamente la trattativa con l'azienda. Nonostante la disponibilità, non sono mai stato invitato al tavolo della trattativa, sebbene i sindacati li abbia incontrati più di una volta in questo periodo, c'è un'ottima concertazione e mi hanno dato tutte le informazioni. Hanno siglato un accordo con tanto di firma della Rsu, in cui hanno privilegiato la questione della monetizzazione della liquidazione, facendo una scelta che ovviamente io non posso che rispettare.
Per quanto riguarda coloro che decidono di andare a Gattinara, è stata fatta una scelta firmata e sottoscritta dalle parti di puntare sul mantenere la qualifica, lo stipendio acquisito e di avere un'indennità di trasferimento (è proprio scritto in modo specifico all'interno dell'accordo) che è stata monetizzata all'interno dell'accordo. Ora, visto che giochiamo una partita estremamente difficile di cui dirò poi dopo le criticità, non è che si può andare a un tavolo e trattare l'indennità di trasferimento, ma poi chiedere cosa farà la Regione. Due indennità di trasferimento? Se hai trattato l'indennità di trasferimento con Lavazza, non è che poi vieni a chiedere un'indennità aggiuntiva anche alla Regione. Delle due, l'una. Tanto più che la Regione è stata tenuta fuori da questa trattativa, che è volta a monetizzare fortemente chi non si trasferisce, per una scelta che è dei lavoratori. Si chiedono all'azienda 60 mila euro, perché questa è la cifra, e poi si viene dalla Regione a chiedere un posto di lavoro, però la trattativa la faccio io.
Se io penso al posto di lavoro, si poteva vedere con Lavazza - è un esempio delle criticità che stiamo incontrando nelle trattative - anziché di farsi monetizzare la liquidazione, di ragionare sul fatto che l'azienda non si porti via le macchine di cui è proprietaria. Perché se Lavazza, come ha già deciso di fare, ci porta via tutte le impacchettatrici, quello stabilimento lì rimane monco. È monco perché non abbiamo più il marchio, ma tutti quelli che comprano devono avere un marchio, se no come fanno dalla mattina alla sera a entrare nel mercato del caffè che è difficilissimo e durissimo?
Quindi è stata una scelta sindacale quella di dire "trattiamo noi", ma facendo una contrattazione tutta volta a monetizzare, e qui sono gli atti che parlano. Io rispetto le parti sociali che sono i due soggetti: c'è un imprenditore e c'è l'altra parte sociale. Ho chiesto più volte e ho detto che c'era la disponibilità: ascoltiamo, parliamoci, ma la scelta è stata "trattiamo noi con Lavazza". E la trattativa è stata buona, è stata ottima: hanno portato a casa tanti soldini. Il problema sarà il giorno dopo, quando chiuderà lo stabilimento e la Regione dovrà andare lì e riaccenderlo. Però nessuno ha pensato a trattare la questione delle macchine, e questo è un punto molto delicato. E la questione è ancora più delicata, perché in questi anni Lavazza ha fatto tutta una serie di interventi suoi: tutto il controllo e il sistema informatico di gestione delle macchine, a parte il Plc che è nostro, è di Lavazza. Non è che domani mattina arriva uno e può fare funzionare quelle macchine: dovrebbe reinventarsi lo stabilimento. Dobbiamo veramente trovare un soggetto che sia ultra esperto nella produzione del caffè e che abbia una vocazione di produzione del caffè non nello stesso campo di Lavazza che faceva mattonelle, un mercato in cui è assolutamente impossibile entrare con meno di 10/12 milioni di investimento. Quindi bisogna cercare qualcuno di un certo profilo alto, oppure riconvertire lo stabilimento, sempre nel caffè, visto che quelle sono le macchine, ma verso produzioni un po' più soft, che non è detto possano accogliere cinquanta lavoratori. E questo ai lavoratori è stato detto.
Noi non siamo fermi, ci sono delle proposte e le stiamo studiando, ma faccio anche notare che negli anni le leggi a sostegno delle imprese qualche colpettino l'hanno subito e non ci sono più contributi per acquistare macchinari o quant'altro, quindi se Lavazza ci porta via le macchine, qualche difficoltà in più ce l'abbiamo. Però ci lavoriamo sodo e non immaginiamo di abbandonare quei lavoratori. Mi permetto di dire che va bene fare polemiche, ma bisogna fare più squadra in Valle d'Aosta, se si vogliono portare a casa risultati contro dei colossi delle dimensioni di cui ho appena parlato.
Presidente - Per la replica, la parola al consigliere Bertschy.
Bertschy (UVP) - Assessore, sinceramente non so se ha ascoltato quello che ho detto nell'illustrazione, perché la risposta mi è sembrata un po' sopra le righe rispetto ai toni che ho utilizzato io, che erano assolutamente propositivi e trasparenti. Mi è sembrato quasi che volesse darmi una lezione di cosa sta facendo, quando io ho detto che finalmente ho visto un cambio di marcia rispetto al passato. Poi se si difende un progetto, lo si fa fino in fondo, per cui mi deve dire perché qualcuno si è inventato di comprarsi le tostatrici alla Lavazza, visto che oggi facciamo fatica a piazzarle. Se si difende un sistema, che è stato quello di ragionare per sviluppare quell'azienda, oggi ci troviamo, dalle sue stesse parole, con uno stabilimento e delle attrezzature che sono difficili da ricollocare.
Io so benissimo che le sigle sindacali hanno lavorato da sole ed è proprio per quello che oggi ponevo questa domanda a lei, perché poi noi siamo politici e diamo una risposta alla gente che è superiore a quella delle varie categorie. Sinceramente, dell'indennità di accompagnamento mi informerò meglio, l'ho letta. Quello che le posso dire è che i primi colloqui a Gattinara non sono stati molto positivi, perché comunque lì di lavoratori ne hanno a sufficienza.
Indennità o meno, noi abbiamo avuto una bella azienda per anni, che nell'ultimo anno ha operato un investimento che l'ha portata a spendere questi 750 milioni. Abbiamo fatto questa assemblea, dove c'era lei e il Presidente, e le posso dire che come sempre la gente in assemblea ascolta e poi parla fuori dalla porta. La convinzione rispetto all'atteggiamento della Regione sulla vicenda Lavazza, non è assolutamente quella che si sia fatto tutto il possibile. Ma io non sono entrato su questo, a me non interessa, perché sono abituato per natura personale a guardare avanti, quindi quello che è stato è stato. C'erano qua dei politici prima di noi che dovevano difendere quell'accordo e quell'ampliamento; se non ce l'hanno fatta, non è un problema nostro. Noi guardiamo al futuro e non vorrei che in questo momento questo stabilimento si trasformasse nell'ennesimo problema per Valleé d'Aoste Structure, che si trovasse a questo punto, oltre ad avere uno stabilimento importante, anche delle attrezzature che non riesce a piazzare.
Alcune cose ci sono state dette, ma noi oggi volevamo semplicemente provare a capire se ci sono progetti che sono già sul tavolo e si stanno valutando. La risposta che ci ha dato è che tutto è molto complesso, molto difficile e che si fa fatica. Ci mancherebbe: un'azienda di questo livello come si fa a pensare che non sia difficile ricollocarla? Non ho neanche detto che la merce arriva in treno in Valle d'Aosta: non riusciamo neanche a portare le persone, altro che la merce! Io mi riferivo ai costi di trasporto dell'autostrada, perché io vivo in bassa valle e le aziende che lei sta conoscendo, io le ho frequentate da sindaco per anni e da consigliere regionale sono stato a farmi un giro nelle aziende, perché ci tengo a quel settore e le posso dire che uno dei problemi di chi produce in Valle d'Aosta e non viaggia sull'informatica è il costo del trasporto. Ma lei lo sa benissimo che il costo del trasporto merci è un problema per le aziende, perché hanno una parte importante di costo di produzione sui propri bilanci per trasferire la merce. Tant'è vero che c'è un'azienda che ha dovuto costruire un magazzino in Torino, pur essendo residente in Hône, per evitare questi costi.
Io le chiederei solo delle risposte, non per noi, ma per i cinquantadue lavoratori e per tutti gli altri, come i cinque della Feletti, che abbiamo incontrato nello scorso autunno, con cui abbiamo parlato e per le quali avete proposto un tavolo di lavoro con gli amministratori locali. Senza confondere i ruoli e senza andare ad incidere sulle strategie, se si riesce a dare delle risposte per queste persone, in questo momento evitiamo anche che costoro facciano delle scelte personali che li metteranno ancora più in difficoltà. Occupiamoci anche delle poche persone che sono solo a due anni, dalla pensione e che, finito il periodo dell'ammortizzatore sociale, si troveranno in una situazione in cui non avranno più lavoro, non avranno neanche la pensione e non sapranno a quell'età chi si occuperà di loro. Quindi in questo senso era un'iniziativa assolutamente propositiva e le chiederei di raccoglierla in tale senso.