Objet du Conseil n. 37 du 31 mai 1966 - Verbale
OGGETTO N. 37/66 - ELEZIONE DEL CONSIGLIERE AVV. BIONAZ CESARE A PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE.
Il Presidente MONTESANO fa presente che la seduta odierna si svolge in prosecuzione della seduta di ieri durante la quale si è stabilito di rinviare ad oggi la elezione del Presidente della Giunta Regionale e degli Assessori regionali, mancando ieri la prescritta presenza dei due terzi dei Consiglieri.
Dà, quindi, lettura delle seguenti norme degli articoli 9 e 5 del vigente Regolamento Interno per il funzionamento del Consiglio Regionale, concernente le modalità da seguire per le elezioni del Presidente della Giunta Regionale e degli Assessori regionali:
"Articolo 9
Elezioni del Presidente della Giunta e degli Assessori.
Il Presidente della Giunta Regionale è eletto dal Consiglio fra i suoi componenti, subito dopo le elezioni del Presidente del Consiglio e degli altri componenti l'Ufficio di Presidenza.
L'elezione ha luogo a scrutinio segreto, secondo le modalità di cui all'articolo 5.
Gli Assessori, preposti ai singoli rami dell'Amministrazione Regionale, sono eletti dal Consiglio, su proposta del Presidente della Giunta Regionale, con votazioni a scrutinio segreto, secondo le modalità di cui all'articolo 5.
Articolo 5
(... Omissis ...)
Per la validità della elezione è richiesto l'intervento di almeno due terzi dei Consiglieri; qualora in prima convocazione non siano presenti i due terzi dei Consiglieri, l'elezione è rinviata ad altra adunanza, da tenersi entro il termine di otto giorni, nella quale si procede a nuova votazione, purché sia presente la metà più uno dei Consiglieri in carica.
Il Presidente è eletto con votazione a scrutinio segreto, a maggioranza assoluta, in rapporto al numero dei Consiglieri in carica.
Agli effetti della determinazione del numero dei votanti si computano anche le schede bianche.
Se dopo due votazioni nessun candidato ha ottenuto la maggioranza assoluta, si procede alla votazione di ballottaggio fra i due candidati che nella seconda votazione hanno ottenuto maggior numero di voti ed è eletto quello che ha conseguito la maggioranza dei voti: a parità di voti ha la preferenza il più anziano di età.
(...Omissis ...)".
Il Presidente, MONTESANO, fa presente che se non si verificasse l'eventualità di dover procedere, dopo la seconda votazione, ad una votazione di ballottaggio tra due candidati, sia per l'elezione del Presidente della Giunta, sia per l'elezione degli Assessori, si procederà, comunque, ad una terza votazione definitiva per l'elezione delle persone che saranno designate a ricoprire le predette cariche.
Il Consigliere ALBANEY fa la seguente dichiarazione di voto:
"Monsieur le Président, Messieurs les Collègues,
je représente un Mouvement Autonomiste Valdôtain, indépendant et en dehors des Partis nationaux. N'ayant de lien avec aucun Parti, nous nous déclarons toutefois contraires à tout extrémisme.
Notre Mouvement ne participera pas à la Junte Régionale, mais néanmoins il entend solliciter, dans le sein de la majorité, toutes les initiatives qui pourront relever les conditions de vie et de progrès de nos populations et, tout particulièrement, des campagnards.
Je déclare, au nom des électeurs de notre Mouvement, de donner mon vote favorable à la coalition de centre-gauche pour les raisons suivantes:
1) Appuyer une coalition qui dans le moment politique actuel s'est engagé à obtenir la réalisation complète de notre Statut.
2) Réaffirmer notre position d'indépendance politique vis-à-vis de tous les Partis nationaux.
3) Fournir un travail désintéressé dans l'unique souci de faire les intérêts des Valdôtains.
4) Combattre constamment pour sauvegarder les valeurs morales, ethniques et linguistiques du Peuple valdôtain, mises en danger, dans un moment bien triste pour nous tous, par une poignée d'arrivistes irresponsables, qui essaient, par la violence, d'anéantir les siècles de traditions authentiquement démocratiques de notre race.
5) Combattre le Parti Communiste et cette faction de l'Union Valdôtaine, violente et extrémiste, qui, par sa conduite antidémocratique et sa stérile et prétentieuse opposition au Gouvernement, a empêché la réalisation des justes aspirations du Peuple Valdôtain.
Je termine en souhaitant que, dorénavant, les règles démocratiques soient respectées par tous les Partis qui s'alterneront au Gouvernement de la Région".
Il Consigliere PEDRINI dichiara quanto segue:
"Signor Presidente, Onorevoli Consiglieri,
io non sono abituato a leggere ciò che dico, ma penso che, per questa particolare occasione, sia stato necessario mettere del nero sul bianco, affinché le dichiarazioni del Partito Liberale non vengano travisate ad arte. Non desideriamo prestare il fianco ad alcun attacco, in quanto siamo lineari e corretti e, pertanto, distribuiremo alla Stampa quanto noi andremo dicendo.
Signor Presidente, prima di entrare nella dichiarazione di voto, vorrei che Lei mi permettesse ancora di ritornare per un attimo solo su di una dichiarazione fatta ieri, con la quale venivamo qualificati come un Partito di destra.
Vorrei ricordare in questa Assemblea, vorrei riaffermare come noi ci sentiamo Partito di centro. E questo non soltanto per l'affermazione fatta ieri in quest'aula, ma anche per qualcuno, - vedi il Capogruppo consiliare della Democrazia Cristiana in seno al Comune di Aosta -, il quale ufficialmente richiede il voto liberale per il Comune e immediatamente dopo, sulla Regione, - Organo ufficiale della Democrazia Cristiana -, ci accomuna ai fascisti e ai comunisti.
Era una puntualizzazione, Signor Presidente, che io non potevo non fare, - anche se con estremo rammarico -, perché non si può ledere nel suo intimo un Partito che ha fatto l'Italia, un Partito che si ritiene di centro democratico, come io ho tenuto a riaffermare.
La Valle d'Aosta sta attraversando un periodo che definire difficile è essere ottimisti; e non intendo riandare nel discorso al passato, alle ultime vicende, neppure in sede critica, perché già troppo note ed inquadrate nella giusta luce dall'evolversi degli stessi avvenimenti, che hanno portato all'intervento del Governo di Roma con l'invio di un Commissario, per il rispetto, non solo dello Statuto della Valle d'Aosta, ma della stessa Costituzione Italiana, vilipesa dal sovvertimento dei valori democratici, instaurato a mezzo della forza dagli Union-Comunisti.
Ma, ripeto, questa è storia da tutti conosciuta e non mi voglio dilungare, se non per precisare la posizione di noi liberali in rapporto alla situazione delineatasi con l'avvento del Centro-Sinistra, per il quale siamo attaccati da ogni parte, definiti apportatori d'acqua a questa nuova formula politica, mentre ci si accusa di essere, altresì, gli esponenti di un Partito essenzialmente antiregionalista.
Rispondiamo subito e chiaramente ad ambedue gli appunti, affinché non vi siano ulteriori dubbi sulla nostra posizione futura e non vi siano poi delle remore e delle subdole insinuazioni da parte di chi avrebbe tutto l'interesse di farle in uno sfondo politico retrivo, ma che indubbiamente fa parte di una propaganda che già abbiamo sperimentato a nostre spese.
La condotta del P.L.I. in Valle d'Aosta non si stacca da quella impostata in campo nazionale. E' evidente, e questo nessuno può metterlo in dubbio -, che noi siamo contro l'attuale formula governativa che riteniamo responsabile della precaria situazione economica nazionale, e quindi valdostana, per una serie d; fondamentali errori di struttura politica e di programmazione, che hanno portato a leggi decisamente negative. E, per tutti, basti segnalare la nazionalizzazione dell'energia elettrica e conseguente spogliazione, da parte dell'ENEL, delle acque della nostra Valle.
Caso non certo isolato e per il quale noi oggi ci battiamo, forse inutilmente, perché l'ENEL è una creatura del Centro-Sinistra e come tale inattaccabile.
Potremmo enumerare un'altra lunga serie di ragioni che ci portano ad avversare il Centro-Sinistra, del resto già enunciate in sede di elezioni, sia Regionali che Amministrative.
Nel medesimo tempo, però, siamo profondamente contrari ad ogni dittatura, di destra o di sinistra che sia, ed è per tale ragione che scegliamo "nel peggio" "il meno peggio", non intendendo stare passivi alla finestra, mentre ideologie di diverso aspetto ed appetiti di uomini stanno gettando in pasto all'opinione pubblica nazionale una Valle d'Aosta che non può essere di nessun esempio, una Valle d'Aosta alla quale gli altri cittadini italiani, visti i recenti sviluppi politici -, dicono di non aver meritato l'Autonomia. E ciò non certo per colpa di noi liberali.
Del resto, l'On. Malagodi, in un recente discorso pronunciato a Genova, parlando della nostra Regione, ebbe a dire: "Quando può verificarsi, come io può ad Aosta, una rottura effettiva coni comunisti nel potere e nelle idee e con ciò un ripensamento positivo di ciò che occorre fare per il progresso di quelle popolazioni, i liberali sono decisamente al loro posto".
Ora noi pensiamo vi sia una sostanziale differenza tra il favorire il Centro-Sinistra e il non osteggiarlo, affinché non si impongano nuove dittature.
Questa enunciazione non significa che staremo a guardare senza intervenire; non significa che, nonostante i "pourparler" ufficiali avuti con i Partiti del Centro-Sinistra, voteremo sempre a favore della maggioranza; non vuol dire che saremo i servi sciocchi che dalla porta dicono di sì ai padroni che stanno all'interno, ma opereremo, come sempre abbiamo operato, per il benessere della Valle d'Aosta.
Se qualcuno vuole ricordarlo, noi questo lo dicemmo già in questa sede in occasione dell'insediamento del Governo Union-Social-Comunista, e cioè affermammo categoricamente che avremmo appoggiato tutte quelle iniziative che avremmo ritenuto favorevoli per gli interessi della nostra terra e dei suoi abitanti, mentre saremmo stati inesorabilmente avversi contro ogni divagazione politica, contro ogni tentativo che non tenesse conto di tale basilare verità.
Sul piano amministrativo non partiamo con preconcetti; vogliamo soltanto che sia servita l'autentica democrazia, che troppi ancora ignorano o fanno finta di ignorare nel suo vero significato; vogliamo andare avanti in pace, non favorendo le piccole o grandi violenze, le coercizioni, gli accomodamenti, i compromessi.
Se ci è permesso, diremmo che tenteremo, senza presunzioni sempre pericolose, di vigilare sull'operato e della maggioranza e della minoranza, non imponendo dei diritti, ma cercando nei doveri di servire la nostra Valle e il nostro Partito.
E qui entriamo, per carità senza polemiche, nel merito della seconda accusa portata ai liberali: il loro antiregionalismo. Senza polemica, ma con fermezza, al fine di dissipare ancora una volta, - ed è dal 1945 ormai che lo ripetiamo -, i dubbi e per non più ritornare in futuro sull'argomento.
Il nostro antiregionalismo fonda le sue basi su posizioni preminentemente politiche, perché se siamo concordi nell'affermare che il decentramento amministrativo potrebbe essere più che utile all'Italia, - quale primo atto contro l'incombente e preponderante burocrazia che favorisce il sottobosco governativo e quindi tutta una serie di scandali e scandaletti -, vediamo nelle Regioni costituite politicamente un isolazionismo "politico" che porterà inevitabilmente alla costituzione di troppe repubblichette rosse in zone ben definite, che dividerebbero la nazione, dando così ai marmisti pericolose armi, quasi un invito alla violenza, un ritorno al feudalismo medioevale. E valga a confortare questa tesi, - non certo assurda ma paventata da più parti -, l'esempio della Valle d'Aosta, sul quale non mi dilungo, ma denuncio.
E questo malgrado lo Statuto speciale e la messa in minoranza della pattuglia rossa che stava al comando.
Tutto è relativo, il che non significa situazione di comodo; e così, come per il Centro-Sinistra, noi non siamo contro la costituzione delle Regioni normali in senso amministrativo; purtuttavia crediamo che in questo momento, così come sarebbero impostate, cioè, ripeto, in senso politico -, non risolverebbero, ma aggraverebbero la situazione generale.
E che non siamo contro per partito preso, lo dimostra il fatto che della Commissione nominata per la stesura dello Statuto speciale per la Valle d'Aosta facevano parte due liberali; che i segretari nazionali del Partito, da Villabruna, a Selvaggi, a Malagodi, proprio sulla pubblica piazza di Aosta, ribadirono e confermarono il rispetto e l'appoggio del P.L.I. alle Regioni a Statuto speciale, - e non ci risulta che le suddette dichiarazioni possano essere confutate alla prova dei fatti -.
I quali fatti, invece, rafforzano il concetto primitivo e fondamentale; prova ne è che, quando l'Avv. Caveri chiese alle Presidenze e Segreterie regionali dei Partiti quali sarebbero stati i parlamentari disposti a votare una legge per il ritorno delle acque alla Valle d'Aosta, i responsabili e la Segreteria nazionale del P.L.I., interpellati direttamente dalla Direzione Liberale Valdostana -, dichiararono ufficialmente il loro più largo appoggio a questa legge, tanto alla Camera quanto al Senato.
Non ci risulta che altri Partiti abbiano risposto in questo senso alla richiesta fatta, in sede di Commissione generale, dall'Avvocato Caveri.
La lezione che ci porta la Valle d'Aosta, con il palazzo regionale chiuso in faccia ai rappresentanti liberamente eletti, deve essere materia di meditazione per coloro che, ancora non del tutto affrancati da vecchi legami ideologici, pensano che, se nelle progettate Regioni a statuto ordinario i comunisti avranno il sopravvento, non sarà poi la fine del mondo.
La fine del mondo no, ma la fine della democrazia senza alcun dubbio, perché dove i comunisti arriveranno al potere vi sarà un continuo contrasto con il Governo centrale, qualunque esso sia -, e dove non saranno al potere, l'esistenza della Regione sarà in ogni modo mortificata dal metodo marxista che non accetta di essere minoranza.
Il Partito Comunista non ama l'avventura, come qualcuno in questi giorni scrisse su di un, giornale, e solo apparentemente può perdere la testa; in effetti sa dove colpire per trovare i punti deboli del Paese, tentando l'aggiramento dove l'azione frontale non ha avuto successo, con un calcolato sistema di intimidazione di massa e personale. Di qui la perplessità del P.L.I. in campo nazionale alle Regioni, che non va affatto scambiata per antiregionalismo.
E mentre siamo sul terreno politico vorremmo rispondere al Segretario Regionale del P.S.I., il quale, dopo la seduta del 25 maggio, ebbe a dire ai giornalisti: "E' ovvio aggiungere che per noi il Centro-Sinistra si deve misurare sul terreno delle realizzazioni programmatiche concrete ed avanzate e che non potremo, di conseguenza, accettare alcun condizionamento di forze moderate e conservatrici, quali appunto sono le forze del P.L.I.".
Bisogna, a questo punto, precisare bene due cose: che cosa vogliono significare le frasi quali "realizzazioni concrete e avanzate" e che cosa si intende per "forze moderate e conservatrici". E' ormai assodato che proprio il tanto decantato "avanzamento del Centro-Sinistra" ha condotto al rafforzamento del P.C.I. e del P.S.I.U.P. e che l'antistorico e amorale connubio tra i marxisti del P.S.I., già legati a doppio filo con il P.C.I., ed i cattolici della D.C. ha provocato pericolose scissioni nei due Partiti, scissioni che ancora oggi sono palesi e che minacciano non solo la maggioranza governativa, ma la rimanente sicurezza della Nazione, offrendo ai comunisti possibilità insperate a cui cinque anni or sono nessuno poteva pensare.
Questi avanzamenti a noi puzzano di precipitazione. Ed è forse per questo che si dice che siamo moderati e conservatori?
L'essere moderati non è, in fondo, un'accusa specifica; potrebbe significare che non facciamo salti nel buio, costringendo l'elettorato a seguirci; ma rigettiamo decisamente l'apologia di conservatorismo, perché l'evoluzione del P.L.I. è un continuo atto di adeguamento ai tempi, una sicura marcia che vede nel passato solo e solamente un esempio di dirittura che viene dai suoi uomini più rappresentativi. E l'onestà, sino a prova contraria, non è conservatrice, ma deve essere la conseguente prima di ogni atto politico o di un pubblico amministratore.
Se l'essere cauti e onesti vuol dire essere conservatori, ben venga l'accostamento; siamo lieti di essere definiti conservatori. Ma nella precisa puntualizzazione del Segretario Regionale Socialista stava l'etimologia esatta della parola; e di questo allora rifiutiamo la paternità, perché è una gratuita affermazione, spesso adoperata dalla propaganda contraria, in limiti generici, quasi uno slogan che viene sbandierato senza alcun nesso comune.
Rimane pertanto inteso che il nostro voto deve essere interpretato solo e solamente come voto anticomunista, come voto democratico, contro i soprusi di ogni genere, le violenze e le intimidazioni, alla luce di un dialogo che non rifuggiamo, se ad esso è legato il destino ed il benessere della nostra Regione. Voto favorevole, pertanto, alla Presidenza della Giunta, come espressione completa di quanto sopra detto; voto di astensione per gli Assessorati, quale espressione della nostra libertà di pensiero e di azione.
Sarebbe, altresì, illogico ragionare su schemi prestabiliti, dire che questo va bene e questo va male perché così è stabilito da ferree discipline di partito; noi siamo per la tesi che il bene può uscire dovunque; noi siamo per la discussione programmatica senza vertici pericolosi e non siamo tanto presuntuosi da ritenerci infallibili.
Ci regge la coscienza di avere, sino ad oggi, fatto il possibile e lo faremo ancora, perché le dittature ed il potere della violenza non ritornino mai più tra noi e perché l'egocentrismo di uomini non conduca e deviazionismi personali o di partito, purtroppo forieri di azioni devastatrici, nell'ambito morale ed in quello materiale.
La democrazia che noi abbiamo voluto, dapprima, purtroppo, attraverso le cruenti battaglie della Resistenza e, poi, con il voto degli italiani, è stata sofferta e attesa sino allo spasimo.
E allora perché denigrarla con azioni che nulla hanno di democratico? Perché si esaltala libertà quando questa libertà non la si sa servire e il compromesso diventa la migliore arma in mano a Partiti che avrebbero ben altri motivi per combattere?
La risposta è ovvia: la partitocrazia dittatoriale dell'estrema sinistra e dell'estrema destra ha contagiato troppi politici, troppi amministratori, troppi responsabili della vita della Nazione.
Noi ci sentiamo profondamente valdostani e quindi italiani; siamo probabilmente dei sentimentali, ma l'amore della Patria l'abbiamo ereditato dalle generazioni che ci hanno preceduto, insegnandoci ad amare la nostra terra. Amore che noi traduciamo in opera continua, in osservanza a quelle leggi che non sono emanate dagli uomini, ma sono il retaggio di una stirpe.
Per questo e per quanto ho detto prima, noi continueremo a batterci affinché la vera democrazia, la vera libertà, trionfino su tutto e su tutti.
Ci batteremo su pacifiche barricate, non temendo nulla e nessuno, nel segno del nostro Partito, che è il segno del tricolore accostato al rosso e nero valdostano, tricolore da troppi dimenticato per altri emblemi sorti al servizio di idee particolari.
Nel medesimo tempo, rispetteremo il pensiero di coloro che, seppur su opposte posizioni, opereranno in onestà, in libertà, in democrazia.
Lasciateci usare ancora una volta questa parola; lasciateci ripetere Democrazia con la maiuscola, in quanto essa è il nostro credo di ieri, di oggi e sarà quello di domani; lasciatecela usare, perché sentiamo di poterlo fare con piena tranquillità di coscienza.
Il tutto senza tentennamenti, senza mezzi termini, per la nostra Italia, per la nostra amata Valle d'Aosta".
Il Presidente, MONTESANO, invita quindi il Consiglio a procedere all'elezione del nuovo Presidente della Giunta mediante votazione a schede segrete, ai sensi dell'articolo 5 del Regolamento interno per il funzionamento del Consiglio.
Procedutosi alla votazione a schede segrete ed allo spoglio dei voti, con 'assistenza degli scrutatori Signori ALBANEY, CHABOD e LUSTRISSY, il Presidente accerta e comunica i seguenti risultati della votazione:
- Consiglieri presenti e votanti: 19 (diciannove);
- Voti riportati dal Consigliere BIONAZ avv. Cesare: 19 (diciannove).
Il Presidente, MONTESANO, in base allo esito della votazione, proclama eletto a Presidente della Giunta Regionale il Consigliere BIONAZ avv. Cesare con voti diciannove (su diciannove Consiglieri presenti e votanti).
IL CONSIGLIO
prende atto e plaude al neo-eletto Presidente della Giunta Regionale Consigliere BIONAZ avv. Cesare.
Il Consigliere BERTHET propone che il provvedimento di elezione ora approvato sia dichiarato immediatamente eseguibile, per specifiche ragioni d'urgenza, a norma dell'articolo 49 della legge 10 febbraio 1953 n. 62.
Il Presidente pone in votazione, per alzata di mano, l'approvazione della proposta del Consigliere Berthet.
Procedutosi alla votazione per alzata di mano, il Presidente, MONTESANO, accerta e comunica che la proposta è approvata ad unanimità di voti favorevoli (Consiglieri presenti, votanti e favorevoli: diciannove).
Si dà atto che, su richiesta del neo-eletto Presidente della Giunta, avv. Cesare BIONAZ, Presidente del Consiglio, MONTESANO, sospende la seduta dalle ore 9,58 alle ore 10,31 per consentire al neo-eletto Presidente della Giunta di prendere opportuni contatti con i Consiglieri.
Si dà atto che, su invito del Presidente del Consiglio, MONTESANO, il neo-eletto Presidente della Giunta, BIONAZ, prende posto al banco della Giunta.
____________