Objet du Conseil n. 2197 du 6 octobre 2006 - Resoconto
OGGETTO N. 2197/XII - Approvazione di risoluzione: "Sviluppo delle politiche di integrazione interculturale e interconfessionale ed espressione di sentimenti di vicinanza e amicizia al Santo Padre". (Reiezione di altra risoluzione)
Risoluzione
Premesso che alcune affermazioni pronunciate recentemente da Papa Benedetto XVI durante la Lectio Magistralis a Ratisbona hanno generato un'ingiustificata, pretestuosa e violenta reazione di una parte del mondo islamico;
Riafferma
il valore delle radici cristiane della nostra civiltà;
Condanna
severamente gli attacchi e le minacce di settori radicali dell'Islam contro il Papa e l'Occidente e, più in generale, l'intolleranza manifestata nei confronti della libertà di espressione;
Esprime
totale solidarietà a Sua Santità Benedetto XVI e piena condivisione del discorso pronunciato a Ratisbona, il quale non ha assolutamente criticato la religione musulmana e tanto meno offeso coloro che professano tale fede.
F.to: Tibaldi - Frassy - Lattanzi
Risoluzione
Preso atto che una lezione tenuta dal Sommo Pontefice Benedetto XVI all'Università di Ratisbona, incentrata sul rapporto tra ragione umana, fede in Dio e ripudio della violenza, è stata strumentalizzata in alcuni paesi Mussulmani, dando vita a episodi di forte contestazione dell'autorità e del pensiero del Papa;
Constatato l'imbarazzante silenzio - come evidenziato dall'agenzia di Stampa Vaticana S.I.R. - delle principali personalità politiche dell'Occidente a fronte di un così grave oltraggio al principio della libera espressione del pensiero che è alla base della cultura filosofica e politica dell'intero stesso Occidente;
Sottolineato che questo increscioso episodio evidenzia il rischio sempre più marcato del prevalere dell'irrazionalità a detrimento della ragione, che è il fondamento del pensiero europeo, il quale è, per sua essenza, pluralistico e rispettoso di tutte le religioni e di tutte le culture;
Il Consiglio regionale
Esprime
La più completa solidarietà al Sommo Pontefice vittima di una inqualificabile aggressione culturale da parte dei settori più intransigenti del mondo islamico, ribadendo la necessità di difendere l'identità e i valori della nostra civiltà europea;
Invita
Il mondo islamico moderato a isolare le posizioni estremistiche e a procedere, di Comune accordo con il mondo occidentale, ad un serio dialogo interreligioso gettando le basi per una cooperazione tra le grandi religioni monoteiste a favore della pace e dello sviluppo sociale e culturale dei popoli.
F.to: Viérin Marco - Lanièce - Comé - Stacchetti
Risoluzione
Constatato come, a fronte delle reazioni negative che dal mondo mussulmano sono pervenute in seguito alla Lectio Magistralis tenuta dal Papa Benedetto XVI a Ratisbona, lo stesso Pontefice abbia, durante l'udienza pubblica del mercoledì, ammesso che la citazione "oggettivamente ha potuto prestarsi ad essere fraintesa";
Considerando che tale fraintendimento si inserisce in un clima di intolleranza, di difficoltà di dialogo e di ascolto delle ragioni degli uni e degli altri e che, purtroppo, forze integraliste trasformano singole affermazioni in ogni pretesto per scatenare violenza;
Ritenendo essenziale lavorare perché in tutte le circostanze e in tutti i luoghi si operi a creare e a favorire occasioni di incontro e di conoscenza reciproca, così da erodere alla base le ragioni che favoriscono il diffondersi dell'integralismo;
Constatando le azioni messe in atto dal Pontefice e dallo Stato Vaticano, al fine di ripristinare un positivo e fattivo dialogo con il mondo mussulmano;
Constatando, altresì, come tali azioni favoriscano reazioni positive da parte di autorità di paesi mussulmani;
Il Consiglio regionale
Al fine di dare forza alla politica di dialogo perseguita anche dal Vaticano
Invita
Il Presidente della Regione e il Presidente del Consiglio:
- a intensificare e favorire tutte le iniziative che mirano a far conoscere e a dialogare tra loro rappresentanti delle diverse religioni presenti in Valle;
- a considerare questo un obiettivo da perseguire in modo particolare nel campo scolastico, nell'ambito socio-sanitario e nell'ambito culturale.
F.to: Ferraris - Squarzino Secondina - Viérin Adriana
Presidente - Chiedo se possiamo fare una discussione congiunta sui punti n. 40, n. 41 e n. 42 dell'ordine del giorno.
La parola al Consigliere Vicquéry.
Vicquéry (UV) - Ho chiesto la parola per comunicare che abbiamo presentato il testo di una risoluzione firmata dai Capigruppo oltre che dall'"UV", "Stella Alpina", "Fédération", "CdL", "Gruppo autonomo Rini", che tenta di conciliare le diverse posizioni che ci sono evidenziate nel corso della seduta scorsa del Consiglio. Non si è purtroppo addivenuti a un documento comune con tutte le altre forze politiche presenti in Consiglio, ma questo è nella logica delle cose.
Per quanto mi riguarda, voglio sottolineare che in materie così delicate l'"Union Valdôtaine" da sempre ha mantenuto il principio della libera espressione di coscienza e lo ribadiamo oggi; il documento comunque non è un documento confessionale, è un documento che parte, sì, dalla "Lectio Magistralis" tenuta dal Papa a Ratisbona, ma che poi entra nel merito di tematiche che sono "à la une", tematiche importanti, tematiche che necessiterebbero a mio avviso di un approfondimento non solo in sede di risoluzioni, ma in sede di Consiglio tematico, considerato che quando parliamo di "pluralismo", di "integrazione", di "politiche sociali e sociosanitarie..., culturali", parliamo di fatto di quello che intendiamo sia questa società valdostana, lo sia oggi e lo sarà nel futuro. Una società che sta mutando anche con una tempistica che va al di là dei tempi decisionali di questa Assemblea, una società che cambia più velocemente di quanto noi siamo in grado di rispondere alle esigenze che questa pone. Non vi è dubbio che solo 10 anni fa la società valdostana era diversa rispetto ad oggi: i problemi della natalità, i problemi dell'invecchiamento della popolazione, i problemi della disoccupazione culturale, il problema del rifiuto di svolgere certe mansioni, non ce li ponevamo o ce li ponevamo in modo diverso rispetto ad oggi.
La Valle d'Aosta è una Regione che ha radici cristiane indubbie, testimoniate da fiumi di scritti, testimoniate dalla letteratura valdostana, testimoniata da singoli cittadini che lasciavano in eredità alle parrocchie i terreni per costruire gli oratori, testimoniata dalle fondazioni, testimoniata dalle processioni, testimoniata da atti del cittadino comune valdostano più o meno credente. Una Valle d'Aosta che si è sempre contraddistinta per il suo senso di alta ospitalità, basta ricordare l'"Hospice de charité", la prima rudimentale struttura che nasceva d'intesa fra il Clero e il mondo laico e che supplivano alle deficienze di un sistema pubblico che non esisteva e riuscivano a dare quel minimo di sostentamento per i poveri, immigrati o no... Una società valdostana che ha vissuto fra le 2 guerre e nel dopoguerra una fase storica di forte emigrazione e che ha dovuto patire, sulla sua pelle, i problemi di integrazione non solo nella vicina Francia, nei paesi francofoni dove era più semplice integrarsi, ma nelle lontane Americhe, dove l'immigrato veniva considerato come un qualcuno che veniva quasi a togliere il pane ai cittadini americani. Una Valle d'Aosta che come istituzione ha sempre riconosciuto questo fenomeno, lo riconosce tuttora sostenendo l'affetto degli "émigrés", una Valle d'Aosta che ha sempre rifiutato ogni forma di integralismo da qualunque parte venga e che, anche a livello istituzionale, ha aderito a tante iniziative per lo sviluppo della pace e per il rispetto reciproco. Ricordo gli interventi del Consiglio regionale alla "Marcia della pace di Assisi", ricordo una serie di manifestazioni culturali organizzate in Valle d'Aosta e patrocinate dal Consiglio regionale per parlare di pace.
Possiamo dire che queste politiche, che tutti assieme abbiamo portato avanti in questi anni, hanno comunque dato delle risposte positive. In Valle d'Aosta non esiste o esiste in misura minore rispetto ad altre realtà questa microcriminalità diffusa, si vive abbastanza bene, non dobbiamo subire questi processi di integrazione quali vediamo manifestarsi nelle "banlieues" delle grandi città - i "sans-papiers" - o quanti altri. Riusciamo ad essere vicini alle istituzioni religiose e laiche che lavorano per una maggiore integrazione, finanziamo progetti di integrazione scolastica e culturale come il "Progetto Cavani" che è stato portato all'attenzione del Ministero delle politiche sociali come uno dei migliori progetti presentati in questo senso. Vogliamo dare delle risposte a tutti coloro che vengono, ma chiediamo a loro che vengano rispettate le nostre peculiarità e che venga riconosciuta la nostra identità culturale, questo lo difendiamo con forza.
Difendiamo le nostre identità culturali rispettando gli altri: è questo il concetto di fondo di questo documento, che termina dando mandato al Presidente della Regione e al Presidente del Consiglio di proseguire nello sviluppo delle politiche di integrazione interculturale e interconfessionale e di esprimere nelle forme ufficiali la vicinanza e l'amicizia al Santo Padre per l'aggressione subita; amicizia e vicinanza che sono testimoniate da anni mediante la venuta in Valle d'Aosta del Santo Padre, venuta che speriamo si perpetui negli anni futuri, un'amicizia che potrei definire "laica", in quanto l'istituzione Regione riconosce nel Santo Padre un'autorità religiosa, ma anche un'autorità che è Capo di uno Stato e, in questo senso, si rapporta ad essa.
Voglio ringraziare le forze politiche che hanno aderito, ripeto, mi spiace che non si sia potuto ottenere l'unanimità delle forze politiche presenti in Consiglio, ma mi rendo conto che su certi temi le posizioni sono diverse. Auspico un dibattito sereno perché su queste tematiche l'esempio dobbiamo darlo noi, in questa Assemblea; se vogliamo dare esempi positivi e se vogliamo parlare di mancanza di integralismi, dobbiamo innanzitutto in questa sede non essere integralisti, e se parliamo di "rispetto" e di "dialogo", dobbiamo, noi, in questa sede, anzitutto accettare il dialogo e rispettare le idee altrui!
Président - La parole au Conseiller Ferraris.
Ferraris (GV-DS-PSE) - Solo per chiedere una brevissima sospensione dei lavori del Consiglio per le forze di minoranza che non hanno sottoscritto il documento.
Président - Le Conseil est suspendu pour 10 minutes.
Si dà atto che la seduta è sospesa dalle ore 18,17 alle ore 18,20.
Presidente - Riprendono i lavori.
La parola al Consigliere Ferraris.
Ferraris (GV-DS-PSE) - Uno, per dire che siamo stati di parola: abbiamo detto "breve sospensione" e la sospensione è stata "brevissima"; due, per fare una dichiarazione di voto rispetto alla risoluzione presentata dall'"Union" e dalle altre forze che l'hanno sottoscritta, per dire che rispetto a questa risoluzione il voto dei "DS" sarà un voto di astensione.
Come motiviamo questo voto di astensione? Innanzitutto riconosciamo che rispetto ai testi che erano stati presentati nel precedente Consiglio, c'è stato un qualche passo avanti nel documento che è stato presentato prima dal collega Vicquéry, passi avanti che non riteniamo ancora sufficienti, perché in questo documento vediamo un insistere troppo sulle radici cristiane della comunità valdostana. Nessuno vuole misconoscere queste radici, però vogliamo affermare che, così come è nato, lo Statuto della Valle d'Aosta - e il Consiglio oggi riunito è una conseguenza di questo Statuto - è nato dall'incontro di culture diverse, da una cultura autonomista cristiana, da una cultura laica, da una cultura socialista.
Pertanto credo che in un momento come questo, in cui da alcune parti, soprattutto dalle parti più estreme, si tende a uno scontro tra civiltà e religioni, sia importare riaffermare la laicità delle istituzioni e che sia pericoloso contrapporre una radice cristiana a una radice islamica, perché questo non ci porta lontano, ma rischia di invelenire la coesistenza fra religioni e persone diverse. Credo invece che si debba lavorare su una strada che eviti le contrapposizioni, andare nella direzione dell'integrazione e del dialogo, e credo che questo sia poi il messaggio che è uscito dal discorso di Ratisbona e dagli atti successivi che hanno caratterizzato l'azione del Papa, tesa in modo preciso alla ricerca del dialogo e al confronto fra le diverse religioni, la religione cattolica e la religione islamica, cercando di trovare dei momenti di collaborazione fra queste grandi religioni monoteiste.
Pertanto, pur riconoscendo nel documento che è stato presentato dal collega Vicquéry dei passi avanti rispetto a quanto era previsto nei documenti precedenti, riteniamo che questo forte ancoramento esclusivamente alla radici cristiane della Valle d'Aosta - non per disconoscere queste radici - rischi di essere fuorviante in un momento in cui devono prevalere le ragioni del dialogo e del pluralismo, e questo anche perché affrontiamo un tema molto delicato della coesistenza e coesione della nostra comunità; per cui un'affermazione di laicità, in questo contesto, è a nostro avviso oltremodo utile.
Presidente - La parola all'Assessore al bilancio, finanze, programmazione e partecipazioni regionali, Marguerettaz.
Marguerettaz (UV) - Nel corso dell'ultimo Consiglio regionale sono state presentate delle risoluzioni finalizzate a favorire il dialogo interreligioso e di solidarietà al Santo Padre in relazione alle reazioni suscitate dal discorso pronunciato a Ratisbona. Ritengo personalmente che quest'aula non sia il luogo adatto per discutere argomenti di carattere religioso che possono e devono essere affrontati in altre istanze. Nel caso specifico, poi, il dibattito si inseriva in un contesto già teso e sarebbe stato controproducente alimentare nuove tensioni, con la conseguenza di esasperare i toni in un momento in cui anche la Chiesa cercava di placare gli animi. Sulla base di queste considerazioni e per poter meglio approfondire la questione, ho votato per il rinvio della discussione al Consiglio successivo.
Fatta questa breve premessa, dal momento che le risoluzioni non sono state ritirate e sono oggi, mio malgrado, oggetto di discussione, mi corre l'obbligo di rappresentare il mio pensiero per evitare incomprensioni o ambiguità. Ho cercato per quanto possibile di documentarmi sulla vicenda, soprattutto per chiarire a me stesso alcuni passaggi non particolarmente chiari. Per una corretta comprensione della "Lectio Magistralis" tenuta dal Papa Benedetto XVI a Ratisbona, credo sia utile mettere a fuoco alcuni aspetti della vicenda, prendendo anche spunto dal testo dell'edizione critica del dialogo tra Manuele II Paleologo e il dotto persiano citata dal Santo Padre. Questa lettura critica ci permette infatti di capire meglio perché le affermazioni del Sommo Pontefice sono state travisate e perché provocarono reazioni del tutto ingiustificate e immoderate da una parte del mondo mussulmano. È innanzitutto necessario ricollocare l'intervento papale nel contesto in cui si è svolto, cioè l'Università di Ratisbona, dove Ratzinger nel '69 aveva ottenuto la cattedra di dogmatica e di storia del dogma.
La "Lectio Magistralis"di Ratzinger, molto lunga e di elevato tenore intellettuale, trattava del rapporto fra ragione e fede ed era tenuta davanti a studiosi e uomini di scienza. Secondo un classico metodo universitario, Benedetto XVI si è servito di un testo per addentrarsi nell'argomento e per sostenere che non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio. Il testo citato e commentato dallo stesso Pontefice, è tratto dalla edizione di Théodore Khoury, pubblicata nel '66, nella prestigiosa collana delle "Sources chrétiennes", con il titolo "Entretiens avec un musulman". Trattandosi di una collana che può essere considerata l'equivalente delle "Belles Lettres" per gli autori cristiani, non si poteva certo obiettare al Papa di essersi riferito a un testo oscurantista che veicolava tesi marginali di qualche sconosciuto islamista. Nell'introduzione del volume si sottolinea anzitutto l'assoluta originalità di questo dialogo interreligioso rispetto alle numerose controversie fra cristiani e musulmani che circolavano all'epoca. Una novità principalmente di metodo, in quanto il dialogo, condotto su un tono pacato, si sviluppa secondo un metodo razionalistico. Il curatore dell'edizione critica vuole, in sintesi, accreditare la tesi che la ragione può diventare, al di là delle convinzioni ideologiche di ciascuno, il terreno fecondo sul quale costituire un dialogo proficuo tra le religioni. A questo tema dedica un capitolo introduttivo, intitolato "Conditions du dialogue religieux". Il ricorso al metodo razionalista ha poi il vantaggio di fare di questa una delle rare controversie fra cristiani e musulmani che tende più a valorizzare che a denigrare le peculiarità delle 2 religioni. Il dialogo dimostra che è destinato a fallire ogni tentativo di convertire l'altro, senza rispettarne le legittime convinzioni religiose: questo vale anche per la politica. Manuele II Paleologo lo apprende a sue spese; egli, infatti, inizia la controversia proprio con quelle parole che - con le dovute distanze - il Papa definisce "molto dure e sorprendentemente brusche", ma che era necessario riportare, sia per illustrare l'approccio sbagliato dell'imperatore bizantino, sia per dimostrare che - come poi attesta il seguito del dialogo - solo la ragione può costituire la base di un dialogo onesto e sincero.
Ritengo che l'intenzione del Pontefice non fosse quella di entrare nel merito di un dibattito polemico religioso - come afferma lui stesso -, ma solo di soffermarsi su una questione marginale: quella appunto secondo cui agire in maniera irragionevole è contrario a Dio. Detto questo, si capisce facilmente lo stupore del Santo Padre di fronte alla reazione incomprensibile di alcune fazioni musulmane, e non solo, tanto che per ben 2 volte è dovuto intervenire dicendo: "non mi avete capito". È davvero paradossale infatti che un invito al dialogo serio e aperto fra le diverse culture e religioni, come si evince dall'intervento del Papa, sia stato frainteso e assunto come pretesto per innescare un'incredibile spirale di violenza e di odio. Di solito poi, nel mondo scientifico, una tesi articolata e documentata viene confutata con un'altra tesi, se possibile altrettanto articolata, ma certo non insultando o reagendo in maniera del tutto irrazionale!
A questo punto credo che sia doveroso esprimere una ferma condanna riguardo alle reazioni ingiuriose e violente, che riflettono i limiti di chi proferisce tali accuse. In definitiva chi considera offensivo l'intervento del Santo Padre dimostra la propria incapacità o paura di entrare in un dialogo costruttivo tra le culture e le religioni; parimenti, sono da condannare tutte le posizioni estreme portatrici di inaccettabili fondamentalismi contrari ai principi che reggono qualsiasi società evoluta. In un contesto così delicato e imprevedibile diventa utile riaffermare, come peraltro detto dal Capogruppo, con convinzione che la cultura e la fede cristiana hanno contribuito significativamente a formare nel corso dei secoli un'identità comune al continente europeo.
È significativo leggere, nell'introduzione dell'edizione critica, che l'imperatore era mosso dalla volontà di arginare l'avanzata dell'Islam, nella convinzione che solo un'azione energica dell'Europa avrebbe potuto salvare Bisanzio dall'invasione musulmana. Già all'epoca si riconosceva nel cristianesimo il nucleo centrale e predominante del patrimonio culturale europeo. Riaffermare, oggi, le radici cristiane dell'Europa, in una società che è sempre più pluralista, non significa rifiutare il dialogo con le altre culture, bensì è la condizione necessaria e preliminare per aprirsi alla diversità senza rischiare di perdere o vedere indebolita la propria identità.
Per quanto riguarda il dialogo interreligioso fondato sulla ragione, è bene tenere presente che il suo successo è altresì determinato, come ricordato dal Santo Padre nell'incontro con i rappresentanti dei paesi musulmani, da un clima di reciproca fiducia, che oggi manca da parte degli oppositori del discorso del Papa, dalla mutua conoscenza dei valori religiosi e dal leale rispetto delle differenze. È illuminante, a questo proposito, rileggere quanto già affermava Giovanni Paolo II nella enciclica "Fides et ratio" nel 1998: "non si dimentichi che anche la ragione ha bisogno di essere sostenuta nella sua ricerca da un dialogo fiducioso e da un'amicizia sincera. Il clima di sospetto e di diffidenza, che a volte circonda la ricerca speculativa, dimentica l'insegnamento dei filosofi antichi, i quali ponevano l'amicizia come uno dei contesti più adeguati per il retto filosofare".
Ora, in definitiva, quand'anche il Papa per assurdo avesse voluto offendere una credenza religiosa diversa dalla sua, nulla avrebbe giustificato la reazione così violenta, fatta di insulti, minacce di morte e di rappresaglie nei confronti dei cristiani a cui stiamo assistendo. C'è da chiedersi se questo non sia in parte il frutto di un certo tipo di educazione impartita in alcuni ambienti e in alcuni Paesi arabi, dove perfino i manuali scolastici contengono una propaganda eccessivamente faziosa e alimentano l'odio nei confronti delle culture diverse da quella musulmana. Una delle conseguenze sicuramente involontarie di tutta questa vicenda è aver consentito una maggiore presa di coscienza del fatto che nel villaggio globale in cui viviamo la libertà di parola e di espressione, di cui la libertà di culto è una manifestazione, non è un diritto acquisito una volte per tutte, ma deve essere sempre difeso a 360°: questo giustifica una manifestazione di amicizia, di simpatia e di vicinanza al Papa, che assume nel contesto attuale un positivo significato politico e civile.
Presidente - La parola alla Consigliera Squarzino Secondina.
Squarzino (Arc-VA) - Dopo tanta dottrina uno rimane senza parole, quindi proverò a balbettare qualcosa...
Quando affrontiamo, in un'istituzione politica pubblica, temi di carattere religioso, molte volte ci dimentichiamo che esiste un valore, la laicità, di cui abbiamo dimenticato l'importanza e di cui non abbiamo ancora scoperto l'importanza. La laicità è un valore e qui lo prendo... io dico le fonti, visto che non sono capace di elaborare discorsi così alti da sola, ma ho bisogno di fonti, dico anche le fonti a cui faccio riferimento, dicevo "la laicità", come ci ricorda Enzo Bianchi, il Priore della comunità di Bose, "nasce dalla parola del Vangelo: "date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio", e nella storia purtroppo queste cose non sono avvenute in modo così chiaro, perché a volte con il potere temporale dei Papi si è giunti fino a voler dare a Dio ciò che spettava a Cesare e a volte si è dato a Cesare quello che era di Dio..." Però questa scoperta della laicità poco per volta si è fatta strada, è proprio una scoperta intesa come principio di distinzione fra Stato e religioni, un principio tale per cui oggi tutti siamo consapevoli che non c'è contraddizione fra fedeltà alla Chiesa e attaccamento all'istanza di laicità.
La laicità - lo dice Giovanni Paolo II - consente a tutti i cittadini di poter essere rappresentati, a qualunque fede, etica o cultura appartengano. La laicità è il rispetto di tutte le fedi da parte dello Stato, che assicura il libero esercizio; la laicità è un luogo di comunicazione fra le religioni, di garanzia per le espressioni delle diverse componenti della società e non un luogo in cui bisogna contenerle o reprimerle. Ricordiamo che lo stesso Concordato afferma che Chiesa e Stato sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. In una società sempre più multiculturale e multireligiosa, è chiaro che i rapporti al loro interno possono essere costruiti e ciascuna componente può essere sentita nella sua espressione, solo se c'è un rapporto chiaro fra lo Stato e le diverse religioni.
Cosa ci sembra importante? Ci sembra importante che vada affermata, specie là dove un'istituzione prende le decisioni rispetto al fatto religioso, l'autonomia della realtà temporale, l'autonomia dello Stato rispetto a tutte le fedi religiose. Compito delle istituzioni è allora rispettare queste diverse sensibilità, culture, fedi religiose e anche non religiose, e come istituzione si tratta di garantire a tutte queste fedi una pari dignità. Lo stesso Giovanni Paolo II, quando è andato ad Auschwitz, si è chiesto: "chi ha mantenuta viva la fiamma dell'umanità in questo posto così disumano come i lager"? E ha risposto: "coloro che erano animati dalla fede e coloro che erano ispirati ad altri nobili ideali". C'è la consapevolezza che tutti coloro che esprimono ideali, fede, credenze, hanno diritto ad esprimerli in uno stato laico, quindi crediamo che questa sia la caratteristica anche dell'istituzione.
Nella nostra risoluzione, senza entrare nella storia come è avvenuta, ci siamo ispirati al valore della laicità, nel senso che abbiamo detto che lo Stato e le istituzioni - la Regione, in questo caso - garantiscono uguale rispetto alle diverse fedi religiose, favoriscono la conoscenza, il dialogo, il rispetto, l'integrazione fra di loro ed è quanto fra l'altro sta già facendo. Molti di voi avranno visto la recente deliberazione di Giunta con la quale viene previsto un intervento a favore di un'iniziativa: "Libertà di religione, religione di libertà", proprio un incontro interreligioso fra i rappresentanti delle diverse religioni operanti in Valle d'Aosta: questa è la linea che andrebbe seguita.
Se poi vogliamo inserire elementi religiosi, preferirei a questo punto le stesse parole che il Papa ha pronunciato nell'incontro con i rappresentanti musulmani, in cui c'è questa apertura al dialogo e al rispetto reciproco. Dice: "È necessario che cristiani e musulmani imparino a lavorare insieme, per evitare ogni forma di intolleranza ed opporsi ad ogni manifestazione di violenza. Autorità religiose, responsabili politici, li guidino e incoraggino ad agire così. È un imperativo per i cristiani e musulmani impegnarsi nell'affrontare insieme le numerose sfide con le quali si confronta l'umanità". È come dire: "in questo momento ci sono problemi così grossi, come la pace, l'ingiustizia, la violenza, l'intolleranza, che è bene che ci mettiamo insieme e insieme li affrontiamo, senza perdere tempo su altre cose. Il Papa poi parla di questi problemi dicendo che riguardano la difesa, la promozione della dignità dell'essere umano e i diritti che ne derivano. Conclude il Segretario generale della Conferenza episcopale dei Vescovi latini, Pierre Grech: "Fra le proposte che chiediamo di fare c'è proprio questo di promuovere ancora di più di quanto accade oggi: incontri, conferenze e giornate di studio per favorire la reciproca conoscenza" ... che è ciò che noi abbiamo chiesto.
A me non interessa contrapporre una risoluzione ad un'altra; credo che qui sia giusto che si presentino i punti di vista diversi, ciascuno dando ragione di come valuta il problema e di quali sono i valori che si ritengono importanti, in questo momento, per costruire un futuro migliore per tutti.
Président - La parole à l'Assesseur à la santé, au bien-être et aux politiques sociales, Fosson.
Fosson (UV) - Due sole parole: intanto, per ringraziare il Capogruppo per come ha condotto la vicenda e per aver prodotto una risoluzione equilibrata, corretta e rispettosa; una risoluzione laica, ma che rispetta quello che c'è in Valle d'Aosta, che vuole essere un'apertura per chi viene in Valle d'Aosta.
È chiaro che dopo il dotto intervento dell'Assessore Marguerettaz, non poteva la collega Squarzino non seguire ad altrettanta professione di sapienza con un suo intervento, in cui ci spiegava quali erano le funzioni della Chiesa... Dico che sicuramente la laicità è un valore, ma al di sopra della laicità un grande valore è la verità, è il diritto di esprimere, per chi ha delle credenze, le proprie credenze. Giovanni Paolo II ha sempre detto: "di una cosa vi prego: dite la verità alla gente".
Sul discorso della laicità condivido pienamente il rispetto; dico solo che come vengono rispettate le altre confessioni in Italia e soprattutto nella nostra Regione, chiederei che ci si desse da fare perché anche i cattolici presenti nei paesi musulmani avessero la possibilità di esprimere la loro fede come ai musulmani succede in Italia.
Président - La parole au Conseiller Frassy.
Frassy (CdL) - Pensiamo che alcune considerazioni vadano fatte, dopo che una buona parte delle forze politiche presenti hanno concordato un testo unitario: un testo che partiva da un fatto di cronaca, ma che dal nostro punto di vista è un episodio sul quale bisogna focalizzare i valori messi in discussione. Devo dire con una certa sorpresa che coloro che fanno maggior professione di laicità - mi riferisco alla Sinistra intesa nelle sue varie componenti come anche in quest'aula è rappresentata - sono stati coloro che hanno invece fatto l'intervento più confessionale.
Il fatto che in questa vicenda ci fosse il Papa è solo una casualità; ci poteva essere forse il Dalai Lama, che per noi sarebbe stato identico, nel senso che in discussione è stato messo quel principio che va al di sopra dell'appartenenza confessionale, situazione intima di ognuno di noi, ed è il principio di libertà che dovrebbe essere patrimonio comune di tutti coloro che vivono in questa parte dell'emisfero, l'emisfero occidentale, dove la libertà dovrebbe essere un valore riconosciuto e da difendere sempre e comunque, a prescindere dalle ragioni che vengono espresse in nome di quella libertà di parola e di pensiero, per cui la libertà di espressione religiosa è solo una parte di questo insieme più ampio.
Siamo profondamente sorpresi dall'affermazione fatta dal collega Ferraris a nome del suo gruppo, che più volte nel suo intervento ha calcato la mano sulle radici cristiane della comunità valdostana sostenendo che era fuorviante insistere su questo passaggio. Dico che, pur rispettando le convinzioni confessionali e personali di ognuno di noi, disconoscere quello che è un dato oggettivo, vuol dire non avere quella capacità di fotografare una realtà storica consolidata, ossia che le radici cristiane non più solo come messaggio confessionale, come messaggio religioso, ma come valore di civiltà e di cultura appartengono anche alla comunità valdostana. Ecco perché quando parliamo di "radici cristiane", non necessariamente abbiamo la visione del Papa, non necessariamente la limitiamo all'aspetto religioso, ma le identifichiamo con un'equazione di valori culturali che dovrebbero essere patrimonio comune, a prescindere dalle varie parti politiche, valori comuni della comunità occidentale, della comunità europea, della comunità nazionale, della comunità valdostana. Radici cristiane perciò, è, "in primis", una definizione che ormai è diventa quasi laica per la sua valenza, per come ha forgiato nel tempo le comunità, le culture... penso che l'Umanesimo, il Rinascimento, ma perfino l'Illuminismo non abbiano potuto prescindere dalla matrice di queste radici cristiane.
Allora mi sembra strano che oggi il dibattito venga portato sui binari della confessionalità da parte di quelle forze politiche che culturalmente dovrebbero essere più laiche di molte altre: questo forse è il paradosso che esce da questo confronto, che con fatica siamo riusciti a fare, perché questo confronto era stato fortemente impedito 15 giorni fa sempre dallo schieramento che rappresenta la Sinistra di questo Consiglio. Penso che questo sia invece un buon documento che difende un principio "in primis" e in questo principio accidentalmente è caduto il Sommo Pontefice, o meglio, hanno colpito il Sommo Pontefice, ma in realtà hanno colpito un principio che può essere applicato anche ad altre fedi confessionali. Ecco perché riteniamo che sia importante questa risoluzione, ed è importante perché in Valle d'Aosta c'è una forte tradizione di autonomia, c'è una forte tradizione di democrazia, e una risoluzione che fa salvi questi principi è una risoluzione che è in linea con le tradizioni della comunità valdostana.
Président - La parole au Conseiller Salzone.
Salzone (FA) - Soprattutto per esprimere approvazione per quanto riguarda questo testo, che ha raggruppato tutte le sensibilità che si sono già manifestate negli interventi della riunione dei Capigruppo la volta scorsa.
Devo dire che il Capogruppo dell'"UV" è riuscito a fare una sintesi che mi trova pienamente soddisfatto rispetto alle cose che avevamo detto, anche perché siamo partiti dal concetto che veniva evidenziato dalla lezione del Sommo Pontefice a Ratisbona, nella quale ha spiegato che la religione non è violenza e che la religione e la ragione vanno insieme. Tutto il resto era "aria fritta", perché le reazioni da una parte del mondo islamico non hanno precedenti, la violenza e le minacce al nostro Paese sono prive di qualsiasi logica. Le minacce che sono state fatte anche ai missionari dell'Africa e dell'Asia, con la morte anche della suora che è stata uccisa proprio per queste cose, non hanno precedenti: sono cose che assolutamente bisogna avere il coraggio di condannare con tutta la nostra forza. Il nocciolo della questione come abbiamo capito era un altro.
Il centro del discorso della volta scorsa era se, sulla base delle minacce che il Papa aveva ricevuto, la sua lezione era da condannare o meno; a mio avviso non c'è la volontà di trovare un metodo per dare una solidarietà netta al Sommo Pontefice. Guardate, oggi, a distanza di 20 giorni dall'ultimo Consiglio, le cose si sono appianate, ma quello che più mi aveva toccato era il silenzio attorno a questa vicenda, il silenzio delle forze politiche e perfino del mondo cattolico. Con questo testo, invece, difendiamo l'identità culturale della comunità valdostana che auspica un concreto rispetto da parte degli immigrati dei costumi e delle tradizioni autoctone: questo è un fatto che va sancito ed è importante dirlo. Naturalmente condanniamo ogni forma di integralismo, ma la parte sostanziale è quella dove si esprime, in forma ufficiale, la vicinanza e l'amicizia al Sommo Pontefice per le aggressioni che ha ricevuto.
Credo quindi che si sia fatto un grande passo avanti e mi rendo anche conto che qui, nessuno di noi, abbia voluto condannare la laicità, ma credo che le cose dette dalla collega Squarzino siano assolutamente condivisibili; chi, come me, è laico oltre che cattolico, non può che condividere il senso di perseguire il progresso e cercare l'unione anche con le altre religioni, e capire che ognuno deve mantenere la propria: questo è fondamentale. Il problema si è risolto con la solidarietà al Sommo Pontefice per gli attacchi ricevuti che, secondo noi, erano assolutamente inaccettabili.
Président - La parole au Conseiller Viérin Marco.
Viérin M. (SA) - Intanto la nostra soddisfazione per essere giunti a un testo quasi unitario, che è prova della volontà di credere nel dialogo, rispettando anche le altrui posizioni.
In tutta questa storia quello che "lascia l'amaro in bocca" a chi, come noi, sostiene il pluralismo in tutti i campi, quello religioso compreso, non è tanto il fanatismo estremista in questo caso islamico, quando la scarsa lungimiranza della gran parte dei politici e degli intellettuali europei. Per alcuni giorni il Pontefice è stato lasciato solo; anzi, sedicenti profeti del dialogo si sono sbizzarriti a un tiro al bersaglio in nome di una falsa concezione della libertà di pensiero. Il Santo Padre stesso, nel suo discorso di Ratisbona, aveva elevato un inno alla libertà di pensiero, come precisato da altri colleghi, che è la base del pensiero filosofico e politico dell'occidente.
Cosa ha detto il Santo Padre nel suo intervento? Ha espresso un concetto molto semplice: l'esistenza del legame essenziale fra la ragione umana, la fede in Dio e il ripudio della violenza. Se davvero si lasciasse passare l'idea che si può pretendere silenzio, scuse e altro ancora da parte del Santo Padre, chi mai potrebbe più parlare, discutere, esprimere opinioni diverse, ancorché in modo rispettoso su questioni riferibili alla fede islamica o altro? Se l'Europa vuole cominciare a percorrere il cammino di un'integrazione all'inverso, abdicando alla propria identità, storia e tradizione perché glielo richiedono alcuni predicatori islamici, questa Europa è destinata a snaturarsi, a perdere i suoi connotati originali e a scomparire!
Riteniamo che la civiltà che smarrisce la propria identità vera e la propria memoria storica non abbia futuro; quindi il sopravvento dell'uso della violenza e delle armi sul rispetto della libertà, espressione del pensiero, del pluralismo culturale e religioso e del dialogo rappresenta il grande rischio dell'umanità di oggi. Male hanno fatto alcuni politici occidentali che hanno dimostrato totale assenza di coraggio nel difendere l'identità europea. Per assurdo, c'è libertà per tutti, ma sempre meno per i cristiani, grazie anche all'indifferenza e all'incapacità di indignarsi del nostro mondo. Serve più coraggio nel difendere la nostra identità che è minacciata da questi episodi, che oggi colpiscono il Santo Padre e domani ci metteranno nelle condizioni di non poter più esprimere liberamente il nostro pensiero!
Crediamo nella necessità di un dialogo serio, interreligioso e interculturale soprattutto con l'Islam, ma finalizzato a favorire la pace e lo sviluppo sociale e culturale dei popoli: tale dialogo deve essere basato sul rispetto reciproco, sulla ragione e sul riconoscimento del principio della libera espressione del proprio pensiero.
Président - La parole au Conseiller Ottoz.
Ottoz (UV) - Mi considero uno dei fautori del rinvio o della non discussione delle 3 mozioni nella scorsa seduta del Consiglio, quindi vorrei ricordare alcune cose. Ho cambiato il tono che volevo dare al mio intervento perché ho ascoltato con attenzione quello degli altri, soprattutto l'esegesi dotta dell'Assessore Marguerettaz di quanto ha detto il Santo Padre e di quello che esso conteneva al suo interno come origini e tradizioni.
Intanto vorrei ricordare che la laicità è il luogo della ragione e la religione è il luogo della fede, non è il luogo della ragione la religione, ma è il luogo del dogma, del mistero nel senso più nobile. Non voglio fare "il Marguerettaz", ma Tertulliano "credo quia absurdum", cioè il luogo del trascendente, è il luogo dell'incomprensibile, la fede è un partecipare a un sentimento, a una credenza in modo tale e coinvolgente, ma senza basi razionali dimostrabili, altrimenti non c'è religione, ma ragione. Questi tentativi quindi - che poi sono risorti dagli antichi filosofi ad oggi ogni tanto di riuscire a spiegare il trascendente con la ragione - sono falliti tutti, continueranno a fallire e sono la ragione per cui c'è una contrapposizione sempre viva fra l'empirismo e il razionalismo e l'idealismo.
Il problema è quello delle reazioni che si suscita con i propri discorsi: qui abbiamo sentito un ambito di persone di un certo livello e che si suppone che nel parlare non siano equivocate, perché una delle regole della politica, soprattutto in questa sala, è il rispetto dell'opinione dell'altro e la confutazione sul piano logico e razionale delle tesi dell'altro, rimanendo della propria opinione, come sempre accade. Ognuno, all'interno della sua fede, può ritenere di trovare delle strutture logiche che la supportano, ma in una sorta di proposizione di indecidibilità di Gödel applicata alla fede, cioè tutto è dimostrabile all'interno di quegli assunti, ma siccome non tutti si basano su quegli assunti, in realtà le proposizioni sono indecidibili. I discorsi sono stati un po' troppo alati, perché poi noi vogliamo capire cosa succede fuori.
A Ratisbona è successo, a mio avviso - ed era il motivo per cui mi ero opposto, avevo cercato di convincere i colleghi che era meglio non discutere questo tipo di mozioni nelle quali ognuno vuole portare avanti la sua posizione -, che il Papa ha detto delle cose assolutamente condivisibili e sono state equivocate, tanto che tutto il dibattito successivo è stato sul fatto che c'era stato un equivoco. Se quando parla il Papa si può equivocare, penso che quando parlano Marguerettaz, Ottoz, Ferraris, Frassy si possa "a fortiori" o "a minori" - ammesso che esista l'espressione! - equivocare; allora siccome l'equivoco ha provocato una serie di reazioni, non è detto che noi che facciamo dotte disquisizioni senza saperlo andiamo a suscitare delle reazioni perché potremmo essere equivocati!
In un momento in cui gli animi sono tesi e sensibili su questi temi e dove tutti si sono già scatenati, quando ormai qualcuno ha detto che le cose si sono appianate, non si capisce cosa aggiunge una nostra mozione a un dibattito che ormai è già risolto, e mi sembrano quegli incidenti d'auto in cui c'è uno che è grave e ci sono già 3 medici che si sono fermati, c'è il curioso che dice: "non giratagli la testa"...e gli viene detto: "sia bravo, io sono medico"... ecco, noi siamo gli ultimi arrivati, ma vogliamo essere i primi della classe!
Credo che la tolleranza sia la caratteristica fondamentale che dobbiamo avere nei confronti degli altri, in particolare di chi è diverso da noi, e credo che abbiamo il compito politico importante di non essere equivocati, e siccome siamo tutti per la pace, ma ognuno ha la sua pace - direbbe Vasco Rossi: "ognuno con la sua pace, ognuna diversa" - dovremmo lavorare per prima cosa sulla pace sociale e poi, siccome siamo tutti un po' miopi, io in particolare, guardare abbastanza vicino! Poi quando mettiamo il binocolo, qualcuno diceva: "sbinocolare oggi"... un sigma privativo che non conoscevo... quindi, sull'assunto che un equivoco c'è stato su un discorso molto più importante e chiaro e preciso, e fatto da chi non ha certo bisogno della nostra solidarietà perché siamo troppo piccoli, e noi possiamo ingenerare un equivoco, come la volta scorsa ho cercato di fare in modo che si arrivasse a non prendere una posizione che sicuramente all'esterno sarà presa male - anche se tutti noi lo abbiamo fatto in buona fede -, non parteciperò al voto su questa mozione.
Presidente - Non ci sono altri iscritti a parlare? Collega Frassy, la vostra mozione iscritta al punto 40 è ritirata? Ugualmente la n. 41, mentre la risoluzione n. 42 viene mantenuta.
Dichiaro chiusa la discussione generale.
Pongo in votazione il testo che porta la firma dei colleghi Vicquéry ed altri, che recita:
Risoluzione
Preso atto che una lezione tenuta dal Sommo Pontefice Benedetto XVI all'Università di Ratisbona, incentrata sul rapporto tra ragione umana, fede in Dio e ripudio della violenza, è stata strumentalizzata in alcuni paesi Mussulmani, dando vita a episodi di forte contestazione dell'autorità e del pensiero del Papa;
Constatato come, a fronte delle reazioni negative che dal mondo mussulmano sono pervenute in seguito alla Lectio Magistralis tenuta dal Papa Benedetto XVI a Ratisbona, lo stesso Pontefice abbia, durante l'udienza pubblica del mercoledì, ammesso che la citazione "oggettivamente ha potuto prestarsi ad essere fraintesa";
Considerando che tale fraintendimento si inserisce in un clima di intolleranza, di difficoltà di dialogo e di ascolto delle ragioni degli uni e degli altri e che, purtroppo, forze integraliste trasformano singole affermazioni in ogni pretesto per scatenare violenza;
Sottolineato che questo increscioso episodio evidenzia il rischio sempre più marcato del prevalere dell'irrazionalità a detrimento della ragione, che è il fondamento del pensiero europeo, il quale è, per sua essenza, pluralistico e rispettoso di tutte le religioni e di tutte le culture;
Ricordate le tradizioni cristiane della Valle d'Aosta, manifestatesi nei secoli in innumerevoli testimonianze di fede;
Ricordato il forte senso dell'ospitalità insito nel comune sentire dei valdostani, che ha ispirato politiche di integrazione attuate nei confronti di chi, nel corso degli anni, è approdato in Valle;
Rammentato che la Regione Autonoma Valle d'Aosta ha nel passato partecipato ufficialmente ad Assisi alla Marcia per la Pace che ha tra le sue "mission" principali quella di sensibilizzare il mondo intero sulla indispensabilità della diffusione della cultura del rispetto reciproco;
Rammentato inoltre il grande impegno ecumenico profuso dal Papa Giovanni Paolo II che per ben quattro volte ha riunito ad Assisi tutti i rappresentanti delle diverse confessioni religiose;
Constatato con soddisfazione che, nel corso delle celebrazioni per San Francesco tenutesi in data 4 ottobre u.s. ad Assisi, l'imman di Perugia Abdal Kadal ha simbolicamente consegnato alle legato pontificio, card. Attilio Nicora, il corno custodito nella cappella delle reliquie di San Francesco in segno di rispetto, dialogo e amicizia reciproca;
Il Consiglio regionale
Riconosce
le radici cristiane della Comunità valdostana
Riconferma
in un'ottica di pluralismo, di integrazione e di reciprocità, l'identità culturale e auspica un sempre maggiore rispetto da parte degli immigrati dei costumi e delle tradizioni autoctone;
Ribadisce
l'impegno ad attivarsi sempre e comunque, negli ambiti istituzionali a cui la Regione partecipa, per la pace e per il rispetto del principio della libera espressione del pensiero;
Condanna
ogni forma di integralismo;
Dà mandato
Al Presidente della Regione e al Presidente del Consiglio di proseguire nello sviluppo delle politiche di integrazione interculturale e interconfessionale e di esprimere nelle forme ufficiali la vicinanza e l'amicizia al Santo Padre per le aggressioni subite.
F.to: Lattanzi - Vicquéry - Viérin M. - Rini - Lavoyer
Consiglieri presenti: 25
Votanti e favorevoli: 19
Astenuti: 6 (Bortot, Ferraris, Fontana Carmela, Sandri, Squarzino Secondina, Venturella)
Il Consiglio approva.
Presidente - Pongo in votazione la risoluzione di cui al punto 42 dell'ordine del giorno:
Consiglieri presenti: 17
Votanti e favorevoli: 6
Astenuti: 11 (Cerise, Fosson, Isabellon, Lavoyer, Maquignaz, Marguerettaz, Pastoret, Perron, Praduroux, Salzone, Vicquéry)
Il Consiglio non approva... non c'è il numero legale...
Pongo nuovamente in votazione la risoluzione di cui al punto 42:
Consiglieri presenti: 24
Votanti: 7
Favorevoli: 6
Contrari: 1
Astenuti: 17 (Cesal, Charles Teresa, Comé, Fosson, Isabellon, Lattanzi, Lavoyer, Maquignaz, Marguerettaz, Pastoret, Perron, Praduroux, Rini, Salzone, Vicquéry, Viérin Laurent, Viérin Marco)
Il Consiglio non approva.
Presidente - Con questo punto esauriamo i nostri lavori.
La seduta è tolta.
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La session se termine à 19 heures 13.