Objet du Conseil n. 3006 du 5 février 2003 - Resoconto
OGGETTO N. 3006/XI Situazione ambientale a seguito dei lavori di bonifica nell'ex area Cogne. (Interpellanze)
Interpellanza Preso atto dei risultati del "Rapporto tecnico a lavori ultimati" redatto da una società statunitense, MWH, sulla situazione ambientale risultante dopo la conclusione dei lavori di bonifica nell'ex-area Cogne;
Appreso che, nonostante i lavori effettuati e le ingenti risorse impegnate, si rilevano ancora significative contaminazioni nella falda acquifera, che paiono avere origine esterna all'area oggetto di bonifica;
Ritenendo preoccupante tale situazione per la salute di cittadini data la presenza di inquinanti organici nella falda acquifera;
Considerato che si tratta di una situazione che pare perdurare da anni e che si presume sia stata oggetto di indagine da parte degli organi competenti;
la sottoscritta Consigliera regionale
Interpella
la Giunta regionale per sapere:
1) se sono state effettuate in questi anni verifiche da parte dell'Arpa sulla qualità delle acque nell'ex-area Cogne e/o nelle sue adiacenze e quali risultati hanno dato;
2) quali sono le eventuali origini delle sostanze inquinanti rilevate nelle falde acquifere dallo studio, di cui in premessa e quali pericoli possono costituire per la salute;
3) come si intende procedere per garantire in tali falde acquifere il rispetto dei limiti di presenza di sostanze inquinanti imposti dalla normativa.
F.to: Squarzino Secondina
Interpellanza Venuto a conoscenza, a seguito degli articoli pubblicati sugli organi di'informazione, della problematica riguardante l'ex area Cogne;
Preoccupato per il fatto che dal citato rapporto della "Montgomery Watson Harza" (MHW) si evidenzia che nonostante il "capping" l'ex area Cogne resta pesantemente inquinata da metalli pesanti, idrocarburi, fluorati e nitrati;
Evidenziato che si presenta il reale rischio che tale inquinamento possa finire nelle acque sotterranee;
Ricordato che sono stati spesi oltre 40 miliardi di lire per la bonifica dell'area in oggetto;
il sottoscritto Consigliere regionale
Interpella
l'Assessore competente per sapere:
1) se è a conoscenza del rapporto MWH e della situazione dell'area in oggetto;
2) alla luce del paventato rischio di inquinamento delle acque, quali sono gli intendimenti in merito alle azioni da intraprendere al fine di tutelare la salute pubblica.
F.to: Lanièce
Président Je pense qu'on peut unifier la discussion des points dont aux objets n° 22 et n° 23 de l'ordre du jour, si on est d'accord.
La parole à la Conseillère Squarzino Secondina.
Squarzino (PVA-cU) Esprimo sempre un plauso quando vengono predisposti e poi resi pubblici degli studi che fotografano la qualità del nostro ambiente e ci consentono di capire meglio quali sono le caratteristiche dell'ambiente in cui viviamo.
Quando è stata decisa la messa in sicurezza dei cumuli di materiale inquinante presente nell'ex area Cogne, è stato opportunamente deciso di monitorare il risultato di tale operazione, con periodiche verifiche della qualità delle falde acquifere: si trattava di capire se il lavoro fatto aveva ottenuto un risultato oppure no. Recentemente è stato portato a conoscenza dell'opinione pubblica uno di questi studi condotti da società esperte del settore, esterne alla Valle: si tratta di una società statunitense. Avere dei dati a disposizione ci consente di saperne di più e di sapere soprattutto cosa ancora non conosciamo, così da individuare in quale direzione indagare.
Cosa risulta dallo studio di questa società? L'azione di messa in sicurezza dei cumuli, che contengono le scorie di decine di anni di attività dell'industria siderurgica "Cogne", pare aver raggiunto il suo obiettivo: il rapporto è chiaro a questo riguardo e afferma, nelle conclusioni, che i lavori di bonifica e messa in sicurezza dell'area ex Cogne sono stati completati e hanno migliorato "la situazione idrochimica dell'acquifero, impedendo alle acque meteoriche di dissolvere e trascinare gli inquinanti presenti nelle scorie in falda".
Secondo punto che emerge dal rapporto. All'esterno dell'area messa in sicurezza, lungo tutta la zona est della falda, la falda che ha un andamento - come ci ricorda lo studio - da ovest ad est, per cui tutte le sostanze raccolte nell'area sovrastante vengono trasportate nella zona più orientale della falda stessa, esistono alcuni punti in cui si registra un livello di inquinamento molto alto. Pensiamo all'inquinamento del nichel: il nichel, in un punto, è fino a 60 volte il livello massimo previsto per legge, a fronte di un livello massimo di 20 preso come unità di misura; qui si raggiunge addirittura un valore di 1230! Così pure il cromo: dice lo studio che per il cromo, a fronte di un livello massimo previsto per legge di 5, vengono a volte raggiunti valori di 570, quindi 114 volte il valore previsto dalla legge.
Il terzo punto che risulta da questo studio è che questi inquinamenti molto alti - di cui ho fatto l'esempio prendendo il nichel e il cromo - sono rilevati in particolare in due piezometri, che si trovano sempre nell'area orientale, indicati come MW4 e S1, e denotano che la fonte della contaminazione sia esterna all'area oggetto di interventi di bonifica. Quindi se, da una parte, pare che l'opera di messa in sicurezza abbia funzionato, in quanto all'interno dell'area di bonifica c'è stato un miglioramento, dall'altra, si è registrato un risultato inatteso, ovvero la presenza nella falda acquifera sottostante di inquinanti ad elevata concentrazione e pericolosità per la salute.
Per questo ci chiediamo quali sono le eventuali origini delle sostanze inquinanti rilevate nelle falde acquifere dallo studio e quali pericoli possono costituire per la salute; se questi dati sono stati finora rilevati, oppure come mai non sono stati finora rilevati, e se sono state effettuate, in questi anni, delle verifiche da parte dell'ARPA sulla qualità delle acque nell'ex-area Cogne e/o nelle sue adiacenze e quali risultati hanno dato, per poter eventualmente verificare se c'è una differenza fra i risultati attuali e quelli pregressi; quali sono le intenzioni dell'Amministrazione regionale a fronte di questa situazione, cosa intende fare, come intende attivarsi perché in tali falde acquifere i livelli di presenza di sostanze inquinanti - che ora sono superiori a quelli imposti dalla normativa vigente - non si registrino più.
Président La parole au Conseiller Lanièce.
Lanièce (SA) Ho presentato anch'io questa interpellanza, per avere chiarimenti in merito alla presenza di fattori inquinanti nelle acque sotterranee dell'ex area Cogne.
In effetti, ben 40 miliardi sono stati spesi per realizzare la messa in sicurezza dell'area, compreso il cosiddetto "capping", ma l'ex area Cogne continua ad essere inquinata; vi sono metalli pesanti, idrocarburi, clorati, nitrati che, dal terreno inquinato, finiscono nelle acque sotterranee. Questo è quello che emerge dal rapporto della "Montgomery Watson Harza", società statunitense fra le migliori al mondo in fatto di bonifica delle zone industriali dismesse.
In questa relazione si legge che il "capping" non consente che i metalli contenuti nell'area possano contaminare le acque, però ciò continua ad accadere e i valori di inquinamento, in alcuni casi, superano di parecchie volte quelli previsti dalla legge. Sembra che l'inquinamento non sia imputabile né ai processi produttivi del passato, né alla presenza di depositi di scorie ormai consolidati, né all'attività di bonifica, quindi un inquinamento di origine esterna all'ex area Cogne.
In base a questo rapporto, l'ARPA ha programmato una campagna di monitoraggio su tutta la piana del capoluogo regionale per studiare le acque sotterranee. Ci risulta che anche il Comune di Aosta ha allo studio una campagna straordinaria di campionamento sui pozzi dell'acquedotto, che sono tutti a monte dell'area contaminata, con un programma da mettere a punto assieme con il Politecnico di Torino. Infatti sembra che nell'acqua del pozzo numero 3, che è all'interno dell'area Cogne, siano state trovate tracce di trielina. Nessuno però ha informato di questo la popolazione, nonostante siano partiti controlli straordinari sia da parte dell'ARPA sia da parte del Servizio acquedotto del Comune di Aosta.
Non voglio procurare allarmismo, ma credo che la situazione sia grave, visto anche il fatto che nessuno dice nulla, che le notizie non hanno avuto ancora nessuna eco e nessun amministratore ha preso la parola per tranquillizzare la popolazione, anche perché il pericoloso mix di sostanze tossiche, di cui si paventa il rischio che possa inquinare le acque dell'acquedotto di Aosta, è un fatto serio, che deve essere posto sotto il massimo controllo. Sarebbe preoccupante se l'Amministrazione regionale fosse all'oscuro di tutto! Sono stati spesi 40 miliardi di lire e l'inquinamento continua, con il rischio che l'acqua che esce dai nostri rubinetti ci avveleni!
Spero che da parte del Governo regionale, oltre al monitoraggio predisposto dall'ARPA, siano state programmate, a tutela della salute pubblica, misure valide per fronteggiare celermente eventuali rischi di contaminazione delle acque dell'acquedotto aostano. Ho presentato questa interpellanza proprio per sapere se l'Assessore è a conoscenza di questo rapporto e della situazione dell'area e, alla luce del paventato rischio di inquinamento delle acque, quali sono gli intendimenti in merito alle azioni da intraprendere al fine di tutelare la salute pubblica.
Président La parole à l'Assesseur à la santé, au bien-être et aux politiques sociales, Vicquéry.
Vicquéry (UV) Con riferimento alle domande poste si ritiene di dover precisare, in via preliminare, che le operazioni effettuate all'interno dell'ex area Cogne non sono in relazione alle definizioni riportate nel decreto ministeriale n. 471/1999 di bonifica ma, come giustamente ha ripreso la Consigliera Squarzino - di messa in sicurezza permanente.
La bonifica presuppone l'adozione di misure atte ad eliminare le fonti di inquinamento e le sostanze inquinanti, o a ridurre le concentrazioni delle sostanze inquinanti presenti nel sottosuolo, nelle acque superficiali o nelle acque sotterranee ad un livello uguale o inferiore ai valori di concentrazione e limiti stabiliti dalle normative. La messa in sicurezza permanente, invece, presuppone l'adozione di interventi atti ad isolare le fonti inquinanti rispetto alle matrici ambientali circostanti, qualora le fonti di inquinamento siano costituite da rifiuti stoccati per i quali non sia possibile procedere alla rimozione degli stessi, integrati da apposite misure di sicurezza, piani di monitoraggio e di controllo della concentrazione di inquinanti residui nel sottosuolo, nelle acque superficiali o nelle acque sotterranee.
Le attività svolte all'interno delle aree suindicate sono riconducibili pertanto non ad operazioni di bonifica, ma di messa in sicurezza permanente, operazioni che non determinano l'eliminazione dell'eventuale inquinamento presente, ma dovrebbero consentire la mitigazione di tali fenomeni attraverso una forma di segregazione dei rifiuti, che erano causa dell'inquinamento medesimo. È opportuno però precisare che tale mitigazione è avvenuta attraverso una ricopertura superficiale dell'area interessata dalla presenza di rifiuti, ma non del sottofondo in cui gli stessi erano depositati, per evidenti motivi di ordine tecnico.
Ciò premesso, si fa presente che, sin dal 1999, sono stati regolarmente effettuati controlli analitici da parte della Direzione del Corpo forestale della Valle d'Aosta sui diversi pozzi piezometrici realizzati sia all'interno delle aree interessate alle operazioni di messa in sicurezza, che in quelli posizionati in aree limitrofe, tutti compresi. Tali controlli hanno interessato anche i pozzi destinati all'emungimento di acqua per l'acquedotto di Aosta e i relativi dati non hanno evidenziato il superamento dei limiti delle concentrazioni massime ammissibili, previste dalle disposizioni vigenti in materia di tutela delle acque destinate al consumo umano. Per quanto sopra, si rinvia ad un documento redatto dal Direttore del Corpo forestale della Valle d'Aosta in data 30 gennaio 2003 e ai relativi allegati.
Rispetto al documento trasmesso da "Vallée d'Aoste Structure", faccio un veloce riepilogo della tempistica. Il documento è stato trasmesso al Presidente della Regione, agli Assessorati sanità e industria, al Sindaco del Comune di Aosta, da "Vallée d'Aoste Structure" in data 1° ottobre, pervenuto in data 2 ottobre, in cui, in allegato, veniva trasmessa la relazione pervenuta dalla "Montgomery Watson Harza".
Immediatamente ci si è attivati a livello informale con ARPA per avere indicazioni di tipo tecnico, che hanno portato, in data 11 ottobre, ad incaricare formalmente - con nota del Caposervizio dell'Assessorato alla sanità - il Direttore generale dell'ARPA di formulare un parere tecnico in merito alle risultanze delle indagini analitiche effettuate sulle acque di falda.
In data 11 ottobre identica indicazione scritta è stata data al Responsabile del Servizio di igiene e sanità pubblica, a firma del Caposervizio; in data 15 ottobre, il Presidente della Regione Viérin chiedeva agli Assessorati sanità e industria e al Sindaco del Comune di Aosta di relazionare in merito a questa tematica delicata; in data 25 ottobre, veniva effettuato un incontro globale, alla presenza dei funzionari tecnici del collega Ferraris, del sottoscritto, per avere certezza della situazione, e in data 6 novembre, il Caposervizio ribadiva quanto era risultato dall'incontro, cioè invitava il Direttore generale dell'ARPA a disporre una campagna di monitoraggio della qualità delle acque nelle zone della piana di Aosta, a monte e a valle delle aree interessate dalle operazioni di messa in sicurezza suindicate, oltre che interessate dalla presenza dello stabilimento industriale "Cogne", con invito a trasmettere allo scrivente una relazione dettagliata sulle risultanze della medesima…
(interruzione della Consigliera Squarzino Secondina, fuori microfono)
… lo scrivente è il Caposervizio dell'Assessorato alla sanità che faceva riferimento all'incontro del 25 ottobre: con l'occasione si chiede alla società "Vallée d'Aoste Structure" di mettere a disposizione dell'Amministrazione regionale, dell'ARPA e della società "Cogne Acciai Speciali" la documentazione riportante le risultanze su tutte le indagini effettuate sull'acqua di falda dall'inizio dei lavori di messa in sicurezza dell'ex area a servizio dello stabilimento "Cogne" ad oggi, perché nessuno degli enti interessati era a conoscenza delle analisi interne che "CAS" faceva per conto suo, secondo i contenuti della convenzione a suo tempo stipulata con l'Amministrazione regionale. Per cui, per rispondere, ci si è attivati immediatamente, ma ci si è resi conto che la materia è complessa, notevolmente complessa; è una problematica che ha origini storiche datate - direi - e l'incarico affidato ad ARPA ha un'importanza fondamentale, in quanto ci si rende conto che fare un'analisi sull'intera piana di Aosta…
(nuova interruzione della Consigliera Squarzino Secondina, fuori microfono)
… il tempo non siamo stati in grado di quantificarlo perché, ad oggi, l'ARPA sta verificando le soluzioni tecniche.
Di certo posso dire che tutti i controlli fatti dalla Direzione del Corpo forestale dello Stato, dal 1999 ad oggi, nei piezometri hanno rilevato un'assenza totale di superamento dei limiti. Il Comune di Aosta ha effettuato tramite ARPA - ma l'ARPA, in questo caso, agisce nelle vesti di laboratorio di analisi tout court e non di ente strumentale dell'Amministrazione regionale, come nel caso dello studio che le abbiamo affidato - delle analisi sulle acque, dalle quali non ha rilevato concentrazioni di inquinanti superiori ai valori consentiti dalla legge, cioè il DPR n. 236/1988.
Non ha pertanto adottato alcun provvedimento e continua a monitorare la qualità delle acque, avvalendosi anche di una convenzione con l'Università di Torino. Questo è lo stato dell'arte, per dire che sotto l'aspetto puramente sanitario e di controllo della qualità dell'acqua è di tutta evidenza che, se ci fosse il minimo pericolo di superamento dei livelli inquinanti, d'ufficio si provvederebbe a togliere dal circuito dell'acquedotto del Comune di Aosta questo tipo di acqua, come si fa regolarmente in tutta la regione.
Per quanto concerne la domanda di fondo - che è poi quella che avete posto entrambi - quali sono le eventuali origini delle sostanze inquinanti nelle falde acquifere, non siamo assolutamente in grado, oggi, di dare una risposta e la risposta sarà comunque che perverrà dopo un'analisi dettagliata di tutte le falde acquifere della piana di Aosta. Vi immaginate la difficoltà di un'operazione di questo genere! Il problema è all'attenzione di tutti gli assessorati competenti, di intesa con il Comune di Aosta, e viene seguito con estrema attenzione.
Président La parole à la Conseillère Squarzino Secondina.
Squarzino (PVA-cU) Credo che la risposta dell'Assessore si sia concentrata essenzialmente - giustamente, dal suo punto di vista, in quanto Assessore alla sanità - sul punto della qualità dell'acqua potabile: ha ricordato che dal 1999 ci sono controlli analitici sui pozzi da cui viene pompata l'acqua per la città di Aosta e ci riferisce che non sono stati superati i limiti massimi previsti dalla legge. Vorrei ricordare che, giustamente, ha parlato di "limiti massimi previsti dalla legge", che è proprio il limite oltre il quale l'acqua non è più bevibile. È anche vero che, dalle informazioni che abbiamo, il Comune di Aosta vorrebbe attivare in particolare un pozzo, quello con l'acqua meno inquinata e con le caratteristiche organolettiche migliori, ma intanto c'è da capire se c'è un inquinamento nella falda sottostante, prima o poi questa acqua va in circolo, anche dove ci sono i pozzi!
La domanda importante da fare, più che all'Assessore, a tutte le forze politiche, soprattutto a quelle che sono nel Comune di Aosta, è la seguente: è possibile che in una regione così ricca d'acqua, per dare acqua potabile alla città di Aosta si utilizza la falda acquifera che si trova nella zona più inquinata della Valle? Questa è la domanda da fare fortemente. Sono partiti, da pochi giorni, gli incontri per ricordare che il 2003 è l'anno dell'acqua dolce; credo che il risultato migliore di questa campagna pubblicitaria sarebbe che la città di Aosta avesse finalmente nel proprio acquedotto acqua dolce presa in montagna, altrove, non nella zona più inquinata della Valle!
Ora io capisco che l'Assessore alla sanità abbia risposto come ha risposto, perché il suo compito era quello! Però io ho rivolto l'interpellanza alla Giunta nel suo complesso, perché ci sono alcuni problemi che non sono dell'Assessore alla sanità, ma sono di altri Assessori, e giustamente l'Assessore alla sanità ricordava che nell'incontro più globale è stato coinvolto anche l'Assessore all'industria. Infatti, secondo noi, c'è un altro fatto incontrovertibile, oltre a quello dell'opportunità di pescare acqua dolce per la città di Aosta da altre parti, che non da questa zona inquinata, e cioè, come dice la relazione - fra l'altro, molto chiara in questo punto - le sostanze inquinanti della falda, quelle trovate in particolare in quei due piezometri che ho ricordato, arrivano da punti ben precisi. Se prendiamo questa relazione, là dove si parla del piezometro MW4, si legge che "la presenza di cloruri, solfati, nitrati, nichel e cromo, indica una chiara provenienza della contaminazione dell'acquifero da soluzioni acide derivanti dai trattamenti di decapaggio nella zona di piezometro MW4". Inoltre, "possibili contaminazioni provengono da una vasca esterna all'area bonificata contenente soluzione di metalli pesanti in alte concentrazioni, come dimostra il fatto che oscillazioni di concentrazioni di cromo, registrato nel piezometro S1, sono correlate con corrispondenti svuotamenti o riempimenti della vasca di stoccaggio delle acque".
Si sono fatte le bonifiche ma, tutto attorno all'area messa in sicurezza, persiste una situazione inquinante, che annulla o vanifica il lavoro costoso - lo ricordava prima il collega Lanièce - dell'ordine di decine di miliardi, lavoro predisposto per mettere in sicurezza aree, destinate a cosa? Questo è l'altro punto interessante. Queste aree non sono destinate a rimanere lì improduttive, ma sono aree destinate a diventare pépinière, a diventare sede di insediamenti artigianali. Ora, le due aree, quella della "CAS" e quella dell'area messa in sicurezza, si intersecano a tal punto che l'una quasi entra nell'altra, portando i suoi materiali inquinanti! Come è possibile allora accettare la presenza di fonti inquinanti adiacenti alle zone messe in sicurezza? Se non ci si preoccupa di pretendere dalla "CAS" il rispetto delle norme che tutelano l'ambiente e la salute dei cittadini, come si può presentare appetibile l'area ex Cogne per insediamenti produttivi?
Questa situazione di contaminazione esiste per quanto riguarda i cumuli di materiale lasciati all'area aperta, accanto ad un luogo di possibile insediamento vicino alla zona "S6" - basta guardare la cartina -; per quanto riguarda la zona di decapaggio e quella del vascone "CAS", accanto ad altrettante aree bonificate di possibile insediamento. Esiste quindi una priorità, e questa è la seconda priorità che voglio sottolineare oltre a quella dell'acqua per la città di Aosta, cioè ottenere che la "CAS" ottemperi alle norme di sicurezza.
Se non vengono asfaltati i piazzali in cui si depositano le polveri, queste, con l'acqua, percolano nel suolo sottostante e inquinano la falda. Se non vengono perfezionate le tecniche del decapaggio e dello stoccaggio, che in questi anni hanno evidenziato la loro pericolosità, non si eliminano le fonti altamente inquinanti! È importante che ci sia un'industria che occupi 800 persone, ma non si può accettare che questo avvenga a scapito della salute degli operai, della popolazione e della qualità dell'ambiente!
Pertanto, la seconda priorità che emerge da questo studio, è la necessità che le autorità competenti, i vari soggetti che l'Assessore ha elencato, soggetti che si sono attivati velocemente per analizzare l'acqua dei pozzi da cui Aosta attinge per la potabilità, attivino, con altrettanta celerità e serietà, un'operazione per verificare che all'interno della "CAS" siano ottemperate le norme di sicurezza, altrimenti, se guardate la pianta della zona, vedete che le due zone, quella resa in bonifica che sarà oggetto di insediamento di pépinière, e la zona della "CAS" sono l'una dentro l'altra! Come è possibile allora rendere appetibile una zona per gli insediamenti artigianali e industriali, se accanto non bonifichiamo e non rendiamo in sicurezza la fonte principale dell'inquinamento attuale della falda acquifera?
Président La parole à l'Assesseur à la santé, au bien-être et aux politiques sociales, Vicquéry, pour une précision.
Vicquéry (UV) Per supplemento di informazione. Quella che è stata individuata dal rapporto come possibile fonte di inquinamento è il decapaggio che è stato chiuso in contemporanea con la relazione stessa. Questo non significa che tutto quanto riguarda "CAS" è assolutamente di competenza "CAS", non vi è ombra di dubbio sotto questo punto di vista!
Président La parole au Conseiller Lanièce.
Lanièce (SA) Dopo la replica della collega Squarzino non è che ci sia molto da dire, è stata molto esaustiva, per cui non posso che concordare con quanto ha detto. Prendo atto della risposta fornita dall'Assessore - che invito a seguire con attenzione questa vicenda - al fine di garantire la massima sicurezza e la tutela della salute pubblica per quanto riguarda le acque dell'acquedotto, e a cercare di scoprire, al più presto, la provenienza di questi fattori inquinanti, in modo da poterli eliminare.