Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 3020 del 23 novembre 2023 - Resoconto

OGGETTO N. 3020/XVI - Ritiro di mozione: "Creazione di un protocollo specifico e obbligatorio per la diagnosi di "disforia di genere" per il rilascio della "carriera alias" nelle istituzioni scolastiche".

Bertin (Presidente) - Punto 89 dell'ordine del giorno. Consigliere Perron, a lei la parola.

Perron (LEGA VDA) - Chiederò uno sforzo d'attenzione ai colleghi provati dalle due lunghe giornate, lo so, ma il tema è parecchio complesso, quindi dovrò certamente andare un po' lungo.

Le prime sono considerazioni meramente politiche, così alziamo un po' la temperatura: "È oggi il momento di distruggere tutto", a volte gli avversari politici, non dico nemici ma avversari, hanno il coraggio di essere chiari e ti fanno un grande favore, lo leggiamo... e "oggi - ripeto - è il momento di distruggere tutto" dice in questo caso un movimento che sta fuori che però tutti conoscete. Pensate se l'avesse detto la Lega, pensate se la Lega sui suoi social avesse scritto: "È oggi il momento di distruggere tutto". Sarebbero tutti a urlare al Fascismo, le barricate, i sindacati sotto Palazzo regionale, invece qualcuno può dire qualsiasi cosa e qualcun altro no. Comunque distruggere tutto, finalmente abbiamo visto ed esplicitato il programma politico di una parte sinistra, non sarà tutta, giustamente si possono fare i distinguo.

Forse sfugge a qualcuno che i candidati alle comunali di Aosta di qualche anno fa per lo stesso movimento politico del "Distruggiamo tutto" sono gli stessi del penultimo Direttivo di un'associazione, che è quella Arcigay che ha già scritto una lettera al Consiglio per diffidare questa mozione - in realtà, ha dato anche degli elementi che ci sono serviti - quindi abbiamo a che fare praticamente con le stesse persone, quando si dice che è politicizzata l'associazione non è che lo inventiamo noi, sono le stesse persone, sono gli stessi Comunisti 2.0, quelli post moderni, poi, se vuole, ne discutiamo, oppure che dentro lo stesso movimento, come in altri movimenti loro alleati e le politiche comunque affini, ci sono molti insegnanti o ex insegnanti. Non sto a fare i nomi, qui abbiamo solo uno dei rappresentanti, quelli che stanno fuori li conoscete tutti, c'è qualcuno anche di vecchia scuola, vecchissima scuola, che una volta insegnava storia e diceva: "Facciamo la rivoluzione", lo so benissimo perché me l'hanno raccontato, non facciamo il nome, è Elio Riccarand, ma non facciamo il nome in questo caso; questo è tutto agli atti e me ne assumo la responsabilità. Abbiamo una parte del corpo docenti che, legata a un movimento politico, ammette candidamente di voler distruggere tutto, non in generale, ma riguardo i temi dell'educazione, all'identità, della stessa appartenenza al mondo maschile, femminile che non sono solo fatti biologici, innegabili - quelli biologici quanto meno - sono anche archetipi millenari, hanno profonde radici nella psiche di ognuno di noi - facciamo un po' di cultura - affiorano in ogni civiltà degna di tale nome con miti, leggende, simboli, con gli exempla, archetipi maschile e femminile. Anche su questo siamo disposti a discutere, possiamo parlare di Jung, ad esempio, anima per gli uomini e animus per le donne, grande Jung, Carl Gustav Jung.

Questa mozione non riguarda la questione omosessualità, chiariamo subito, sia maschile o femminile, cioè l'orientamento sessuale, che è conosciuta e praticata fin dall'antichità e integrata nel mondo occidentale fin dai tempi dei greci e poi traslata al mondo romano. Basta ricordare, per chi è più avvezzo alla filosofia - e so per certo che l'assessore Marzi lo è - il Simposio di Platone o, a livello storico, il Battaglione sacro tebano, ad esempio. Nelle nostre caverne abbiamo degli ottimi libri che continuiamo a leggere da qualche migliaio di anni.

Noi siamo contro la strumentalizzazione all'utilizzo politico di certe tematiche, strumentalizzazione che viene fatta su questi temi; siamo contro alla propaganda e anche a una forma di lavaggio del cervello, perché per noi la sessualità - l'abbiamo già detto mille volte - è un fatto privato e individuale e, in quanto individuale, sacro, perché a noi interessa la libertà individuale. Altri invece vogliono usare questi temi come lo strumento per distruggere tutto, a partire dall'educazione dai più giovani che sono i più delicati e sono i più influenzabili, anche questo non lo dice Perron Simone, ad esempio, lo psicologo psicanalista Erik Erikson sulle fasi e le crisi dell'adolescenza, quindi è un periodo molto delicato quello.

Detto ciò, però ovviamente sui giornali andiamo noi, vedo oggi: "La Lega del patriarcato". Se chiediamo a qualcuno la definizione di patriarcato, vedrete che non sanno cosa dire. Ho letto stamattina, ad esempio, che il ragazzo che ha ucciso Giulia, parole di suo padre lette da Libero: "Dormiva con l'orsacchiotto negli ultimi tempi" e poi si dice che non ha avuto il coraggio di suicidarsi, cosa che il mondo davvero patriarcale romano, ad esempio, per parlare di exempla, il mondo stoico, Seneca, Catone Uticense o per parità di genere Cleopatra, tutti morti suicidi, come atto anche di rivendicare la propria libertà individuale, quindi altro che patriarcato, dormiva con l'orsacchiotto!

Questa mozione tratta un altro aspetto: quello dell'identità di genere, cioè del fatto - colleghi, fate attenzione per cortesia perché sono tematiche complicate - che ci siano individui maschi e femmine che possano non riconoscersi nel sesso biologico.

L'altra sera - ringrazio anch'io come ha fatto il collega Lucianaz - abbiamo partecipato alla serata organizzata da "Valle d'Aosta futura, EducaLibera", dove abbiamo potuto anche intervenire, ci siamo beccati anche delle critiche per alcune visioni, siamo contenti così, è stato comunque un dibattito interessante, ringraziamo e citiamo giustamente per correttezza. Parliamo quindi della disforia di genere e della possibilità di avere la carriera alias, tema che già è balenato sui giornali varie volte, sta per arrivare, noi oggi tagliamo un po' la strada e così ne parliamo qua. Così comincio a rispondere alle obiezioni che Arcigay ha mandato in lettera al Consiglio, e qui devo entrare nel tecnico, portate pazienza, sarò noioso, ma rispondo a loro, devo farlo, perché è il lato tecnico. Innanzitutto abbiamo dei dubbi - ma questo riguarda anche voi in realtà - convalidati da una sentenza della Cassazione del 1997 su cui stiamo facendo approfondimenti che l'autonomia scolastica possa permettere cambiamenti nei registri scolastici che sono un atto pubblico, abbiamo dei dubbi su questo ma li dobbiamo approfondire ovviamente. Nella nostra impegnativa poi - e qui mi rivolgo a chi ha fatto la sua lettera - non c'è nessuna confusione; evidenziamo che l'incongruenza di genere, che è la nuova dicitura che viene usata dal manuale dell'OMS, non è una malattia, in quanto nell'ICD 11 è stata tolta dal capitolo delle malattie mentali per essere inserita nel nuovo capitolo: quello della salute sessuale, quindi lo sappiamo benissimo che l'ICD 11 dice questo. Allo stesso tempo - e l'abbiamo citato nelle premesse - la disforia di genere resta nel manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali in riferimento a livello mondiale, ovvero DSM-5, ed è definita la contraddizione tra il sesso biologico e identità di genere quando, attenzione, conduce a una condizione di profonda sofferenza, ansia e depressione: è un disturbo, e non lo diciamo noi, lo dice l'American Psychiatric Association. Se qualcuno ha dei problemi, li chiami e gli dica che non capiscono niente; chiaramente è diagnosticato come un disturbo. Il disturbo non è una malattia, ma è un disturbo e non c'è lo stigma per nessuno ad avere un disturbo in questo senso, anzi, motivo in più per tutelare. Sono queste le persone che vanno tutelate, alle quali, dopo una certificazione di disforia di genere da parte di uno psichiatra e di uno psicologo, visto che nel DSM 5 sono riportati nel dettaglio i criteri diagnostici della disforia di genere a seconda della fascia di età, quindi dei bambini, adolescenti e adulti, a questo punto venga concessa la carriera alias. Solo così potremmo scindere i casi fisiologici e temporanei che hanno dubbi sulla propria identità sessuale in giovane età, spesso accompagnati da altre comorbilità che ne amplificano la percezione, da quelli di un disturbo invece che è riconosciuto, diagnosticabile e trattabile secondo i protocolli che ne prevedono una precisa presa in carico da parte delle strutture sanitarie per la massima tutela e benessere del soggetto.

Torno nel tecnico per un secondo: le categorie che adduce l'Arcigay in questo caso, cioè non binarie e gender non conformi, chiaramente con la nostra proposta non attiveranno la carriera alias; queste categorie però non sono definibili, prova ne è che abbiamo B gender, A gender, genderqueer, genderfluid e altro. Io non so quanti ce n'è, ve lo dico seriamente, ho letto 23, alcuni dicono 70, adesso me lo chiarirete voi a sinistra quanti generi ci sono e sarò ben felice, perché chiaramente - e qua per qualcuno che ha un po' di finezza intellettuale - le scienze sociali non sono scienze dure, come la matematica, la logica, la biologia, la fisica e la chimica, le scienze sociali possono avere interpretazioni diverse, quindi è su questo che ci muoviamo, perché ognuno può sentirsi come vuole ma in questi casi non c'è il malessere, l'angoscia clinicamente significativa quando si parla di non conformità di genere. Per noi ognuno di qualsiasi età può sentirsi del genere che vuole, non è un nostro problema, non è un problema per nessuno, siamo per la libertà noi, ma, fintanto che saranno a scuola, manterranno il loro nome di battesimo. Sono identità fluide per definizione. Cosa facciamo? Ogni giorno cambiamo il nome sul registro di qualcuno? È questo che vogliamo fare? D'altra parte su questo, nessuno qua in Consiglio dalla parte sinistra o la stessa Arcigay ha avuto nulla da obiettare sul regolamento carriera alias dell'UNI VdA (ringrazio il collega Manfrin del suggerimento). L'UNI VdA ha attivato la carriera alias, stiamo parlando di adulti oltre 19 anni, non c'è nessun problema; tra l'altro, mi corregga, collega Manfrin, era stato proprio sotto la Presidenza Spelgatti che questo era stato attivato, a prova del fatto che noi non abbiamo nessun tipo di pregiudizio.

Se leggete cosa c'è scritto, c'è scritto: "Regolamento per l'attivazione e la gestione di una carriera alias per persone in transizione di genere", quindi la categoria transessuali. Non ci sono le categorie che dicevo prima, non binari e gender conformi. Se va bene lì, dovrebbe andar bene anche nelle scuole, altrimenti c'è un problema, perché sulla disforia di genere c'è letteratura scientifica su questo, perché qua siamo nel campo medico e non per stigmatizzare qualcuno, ma perché è così. Ci sono i dati: quanti sono che soffrono di questo disturbo? Uno su 12 mila maschi che fa lo 0,008% e uno su 30 mila femmine che fa 0,0033%. Tanto per dirne una, se in un plesso scolastico di mille persone chiedono di attivare quattro carriere alias, cinque carriere alias, siamo a un'incidenza di 50 volte che fa 500%. Vuol dire che c'è un effetto di qualche altro tipo, c'è un effetto emulazione, c'è un effetto di propaganda, certamente, perché questi dati stanno aumentando a dismisura, è quello il problema! Capire dove c'è effettivamente la necessità, e saranno seguiti da chi di dovere, e dove invece può essere un effetto temporaneo, quindi non presuppone di cambiare il nome. Una moda anche, certo, c'è tutta l'influenza dei social che si ha.

Noi proponiamo che ci sia un protocollo specifico e obbligatorio, che prevede una diagnosi data da professionisti come elemento imprescindibile per la carriera alias. Ciò tutela in primo luogo il ragazzo e la ragazza, ma tutela le famiglie. Ho già fatto l'esempio a colleghi che hanno figli e non è mai bello entrare nei particolari ma è per dare l'idea. Se qualcuno dovesse avere suo figlio che è adolescente, arriva a casa e dice che vuole cambiare il nome a scuola perché si sente non conforme al genere, io penso che qualsiasi genitore di buon senso vorrebbe il passaggio da uno specialista. La collega dice: "Ma figurati", questo è il suo parere, poi ascolterò le sue critiche. Allora chiamiamo il nome così, uno si farà un giorno chiamare Batman e potrà farlo perché si sente conforme all'essere Batman, tanto stacchiamo tutto il lato della realtà, nemmeno più le parti della medicina si possono riconoscere, nemmeno quelle. Va bene, liberiamo tutti, Batman, Robin. Pensate uno che poi chiederà di chiamarsi Adolf Hitler, voglio vedere la bella carriera alias che gli fate... divertente.

Torniamo a essere seri, perché purtroppo questi sono argomenti seri, anche se vengono affrontati così. Ripeto: tutela il ragazzo e la ragazza, tutela le famiglie e chiunque qui dentro con un po' di buon senso penso che possa capirlo, tutela il corpo insegnante, perché giustamente se io a scuola ho un ragazzo o una ragazza che richiede un'attenzione particolare, voglio che mi si dica cosa fare, giustamente a sua tutela e a tutela mia anche legale. Credo che ogni insegnante debba pretendere questo, quindi si può diagnosticare la disforia di genere? Sì, con un colloquio. Per identificare il disturbo, possiamo fare riferimento al DSM 5, perché è quello a cui gli psichiatri fanno riferimento. Il doppio parere di psichiatra e psicologo che abbiamo chiesto possono essere adatti a una diagnosi accurata, due colloqui sono meglio di uno con uno specialista. Il parere sopraindicato, tra l'altro, potrebbe essere fornito dalle strutture pubbliche regionali al semplice costo del ticket, nessuno vuol far spendere soldi ad altri per niente. Questo è un discorso di buon senso, è un discorso di tutela, ma anche un discorso politico perché a chi vuole distruggere tutto quello che trova, partendo dalle identità anche sessuali, io credo che sia il caso di sbarrargli la strada con intelligenza e anche con il coraggio che questa Regione possa porsi anche all'avanguardia di queste cose, muoversi prima su queste cose e muoversi con intelligenza.

Presidente - La mozione è stata presentata, apriamo la discussione generale. Chi vuole intervenire in discussione generale si prenoti. Ha chiesto la parola il consigliere Padovani, ne ha facoltà.

Padovani (FP-PD) - Chiedo solo di intervenire da seduto, ho sempre il problema di ieri.

Presidente - Prego.

Padovani (FP-PD) - Non risponderò a chi è intervenuto prima perché penso che le parole che ha pronunciato lo qualifichino da sole; resterò invece sul testo della mozione.

Quando ho letto il testo della mozione, sono rimasto piacevolmente colpito perché ci dice che l'identità alias è assolutamente legittima e necessaria, poi sono arrivato all'impegnativa e lì ho capito il trucco, le parole pronunciate prima dal collega l'hanno svelato definitivamente. Ho letto anch'io la lettera che ci ha fatto pervenire l'Associazione Arcigay Valle d'Aosta Queer VDA e credo che le motivazioni con le quali ci dice che l'impegnativa della mozione è priva di fondamento giuridico e scientifico credo siano giuste e sacrosante e proverei a raccontarle sinteticamente vista l'ora. Dice l'Associazione (e io condivido) che la richiesta di presentare due pareri dati da esperti di salute mentale è gravosa e vessatoria per la persona richiedente e non trova riscontri normativi e/o giurisprudenziali. Per il rilascio della cosiddetta "carriera alias" non è assolutamente necessaria nessun tipo di relazione medica in quanto la medesima può essere richiesta anche da persone non binarie e gender non conforming, che nulla hanno a che vedere con il transessualismo. La ICD 11 ha depatologizzato l'incongruenza di genere che è stata ridefinita e rimossa dal capitolo relativo ai disturbi psichici e del comportamento per essere inserita in un nuovo capitolo concernente la salute sessuale, conditions related to sexual health. Sul punto si sottolinea che pure la mozione riconosce che l'incongruenza di genere non è più annoverata come una patologia, ma poi in modo del tutto illogico e contraddittorio richiede la diagnosi di disforia di genere mediante una doppia certificazione. L'adozione della carriera alias non ostacola una riflessione profonda sulla propria identità di genere, anzi, consente di viverla in modo più agevole e meno problematico, eliminando gli ostacoli anche verso un eventuale rientro verso l'identità assegnata alla nascita. L'identità alias si contrappone al percorso di affermazione di genere canonico, non ponendosi in contrasto né in sostituzione a esso, in quanto quest'ultimo incide definitivamente sull'identità della persona mediante la rettifica anagrafica e per tale motivo richiede il rispetto di taluni protocolli e prassi. L'identità alias si concretizza tramite la stipula di un accordo riservato tra istituto scolastico e la persona richiedente, nel caso sia infrasedicenne saranno i genitori a fare la richiesta ed esplica i suoi effetti soltanto all'interno dell'ambito scolastico. L'introduzione della carriera alias rientra dunque a pieno titolo nell'autonomia scolastica, tema totalmente sconosciuto alla parte qua di fronte e che non annovera ingerenze politiche con la conseguenza che il Governo regionale risulta del tutto incompetente a legiferare e/o a fornire linee guida in materia. Infine non è dato nemmeno comprendere quali soggetti dovrebbero stipulare il protocollo.

Credo che per tutte queste motivazioni l'impegnativa e la mozione nel suo complesso sia priva di fondamento giuridico e scientifico.

Presidente - Consigliera Erika Guichardaz, a lei la parola.

Guichardaz E. (PCP) - Parto da quanto detto dal consigliere Perron per invitarlo a capire il messaggio di quelle parole che stanno girando in questi giorni: "Distruggete tutto". È una poesia che è stata presa ed è diventata virale proprio dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin ed è una poesia la cui protagonista parla in prima persona alla madre; è una ragazza vittima di un femminicidio, si rivolge a sua madre ed è una poesia straziante - la invito veramente a leggerla, perché come lei ci invita a fare letture, io la invito ad aprire anche la sua mente - e le chiede di distruggere tutto nel caso in cui dovesse essere vittima di un femminicidio. Lei continui a dire quello che vuole, io la invito a leggere dalla prima all'ultima parola di quella poesia, capisco che lei non ha figli e forse proverà cose ben diverse da quelle che ho provato io nel leggerla, ma la invito, prima di usare gli slogan che vengono utilizzati, a capire perché vengono utilizzati.

È impressionante che questa mozione arrivasse proprio più o meno negli stessi giorni in cui un ragazzo di 13 anni a Palermo si suicidava proprio per il bullismo che aveva subito per il suo orientamento sessuale. Io vorrei evitare di banalizzare, come è stato fatto, il tema, perché credo che sia importante far capire anche alle persone di che cosa stiamo parlando. Stiamo parlando di uno strumento che permette sicuramente di eliminare situazioni di disagio e forme di discriminazione; è uno strumento che non è che può essere applicato così alla "Spera in Dio". No, non può essere applicato così e soprattutto, rispetto ai minori, deve avere il consenso dei genitori, invece dalla sua illustrazione questo non si comprendeva assolutamente. Si chiede poi in questa mozione una doppia certificazione clinica che non è nemmeno richiesta per quello che riguarda il cambio dei documenti. Allora saremo sempre su posizioni diverse, questo è piuttosto evidente, ma io le chiedo di non banalizzare un tema come questo, di non banalizzare la questione del femminicidio, di cui ieri abbiamo ampiamente discusso e di non banalizzare, utilizzando degli slogan, senza capire perché quegli slogan sono utilizzati.

Sabato delle ragazze e dei ragazzi dei licei saranno in piazza molto probabilmente con quello slogan e io sarò con loro.

Presidente - Consigliere Perron, a lei la parola.

Perron (LEGA VDA) - Per fatto personale, perché la consigliera Guichardaz dubito che possa sapere se io ho figli oppure no, quindi la vita personale delle persone, privata, forse sarebbe meglio lasciarla fuori. Le posso assicurare che lei non è a conoscenza di tutti i miei spostamenti della mia vita, porti pazienza, tra l'altro, è già stato utilizzato una volta sui social prendendo un mio intervento, lo stesso identico meccanismo. Basta, lei non si interessi della mia vita personale, si guardi la sua e si diverta.

Presidente - Consigliere Manfrin, a lei la parola.

Manfrin (LEGA VDA) - Intervengo, immagino con rammarico da parte dei colleghi, ma questa discussione mi ha sicuramente stimolato una serie di riflessioni.

Devo dire che apprezzo particolarmente quando finalmente la coscienza critica della maggioranza ritrova tutto d'un colpo la favella e si esprime, esprimendo peraltro posizioni che - sono sicuro che poi smentirà - sono diametralmente opposte rispetto alla stragrande maggioranza di cui fa parte, quindi sono sempre lieto di sentire la sua presa di posizione politica.

Sono peraltro anche lieto di ascoltare la sua presa di posizione perché la notevole consulenza scientifica tecnica giuridica degli esperti, espertissimi, Lgbtqia+ oppure Lgbtqwerty, li raggruppiamo tutti perché così almeno c'è tutta la tastiera, ci è arrivata con diverse settimane di anticipo e anche la mozione è stata depositata con diverse settimane di anticipo. Io ero convinto che in una mozione così politica, dal così profondo significato, qualcuno si preparasse a dovere. Immaginate il mio scoramento quando arrivo qui e vedo che una persona è arrivata, ha preso un foglio e si è messa a leggere quello che hanno scritto altri. Lei si fa suggerire le cose da altre associazioni ma non è un'opinione sua, non è in grado di formarsi un'opinione sua. È incredibile che lei non abbia neanche la capacità! Io comprendo che fare il Consigliere di maggioranza è particolarmente noioso, essere obbligati a schiacciare i pulsanti a comando anche qui è particolarmente oneroso, soprattutto quando non si condividono le cose, io lo comprendo, collega, però vede, purtroppo sono questi i momenti nei quali deve venire fuori l'orgoglio, nei quali lei deve tirar fuori gli attributi, che sono propri del genere maschile e differenziarsi rispetto alla maggioranza che lei sostiene; sono questi i momenti che segnano il suo futuro politico e sono questi i momenti dove lei viene trovato mancante, viene colto mancante da quest'Aula.

Sul suo futuro politico non mi dilungo oltre, però lei ha detto una cosa molto interessante, lei dice che questa mozione è priva di fondamento giuridico-scientifico. Ora, sul fondamento giuridico non mi esprimo ma diciamo che ci sono pareri contrastanti; diciamo che, dal punto di vista scientifico, potremmo affermare una cosa, cioè che, a dispetto di ogni teoria, se noi lasciassimo su un'isola deserta 50 uomini biologici e 50 donne biologiche, probabilmente se ritornassimo lì dopo 20-30-40-100 anni, troveremmo una fiorente comunità che si è sviluppata. Se noi invece su un'isola deserta lasciassimo 50 uomini biologici e 50 uomini che si autopercepiscono e definiscono come donne, se noi andassimo su quell'isola dopo 100 anni, troveremmo semplicemente le tracce di 100 uomini defunti e basta, quindi non avremmo altre tracce. È questo credo quello che distingue la scelta dalle ipotesi che vengono fatte rispetto a tutto quello che la scienza accompagna e credo che qui ci siano delle persone che hanno studiato medicina che possono confermare quest'ipotesi che sto formulando sulla base di alcune sensazioni.

Sulla base di questo mi dico: ma la necessità di percepirsi e doversi definire secondo un'identità che si preferisce nessuno la può negare, che questa però venga trasposta sui documenti, o che perlomeno richieda un passaggio burocratico formale, questa mi sembra la base, altrimenti noi andiamo ad applicare esattamente quello che il DDL Zan prevedeva - DDL Zan che è stato affossato dalla stessa parte politica che lo proponeva proprio perché prevedeva questo -: un'automatica definizione di quello che si vuole quando si vuole: per esempio, io sono uomo ma, nel momento in cui devo andare in pensione, mi sento donna e posso usufruire delle agevolazioni di cui le donne possono usufruire quando vanno in pensione,

oppure ancora io mi sento uomo (e sono uomo) ma, quando ci sono le elezioni e magari mi candido, posso usufruire sia della preferenza normale sia di quella di genere perché io mi sento entrambi, quindi il mio nome va bene per tutte. Questa è la differenza e la base della nostra società, se si mette in dubbio questo, si mette in dubbio tutto il resto.

Mi piace molto un aforisma, una frase che ha scritto Chesterton sulla necessità di sguainare la spada per affermare che due più due fa quattro o che le foglie sono gialle d'autunno, è una citazione eccezionale che viene spesso tirata fuori ma che evidenzia come Chesterton già nel momento in cui viveva capisse che si sarebbe verificata in un giorno vicino o lontano la necessità di dover affermare l'ovvio. Qui con questo si afferma l'ovvio, si vuole avere un'identità che ci si percepisce, quindi io mi percepisco in questa maniera e mi definisco in questa maniera? Benissimo. Che questa venga trasposta sui documenti, un passaggio lo deve richiedere.

Credo che con l'iniziativa del collega Perron si vada esattamente in questa direzione.

Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Aggravi, ne ha facoltà.

Aggravi (RV) - Semplicemente, anche se in discussione per esprimere la posizione del RV su questa mozione, noi sinceramente abbiamo fatto una riflessione, sia nella preparazione del Consiglio, sia anche sentendo un po' le parti. Riteniamo che siano argomenti estremamente delicati, che meritino un approfondimento maggiore che non si può ridurre - non me ne vogliano assolutamente i colleghi - a un'impegnativa di una mozione, come non si possono ridurre a degli stereotipi, a delle letture o anche a dei proclami che vengono fatti da una parte e dall'altra. Il rischio strumentalizzazione di questi argomenti, ripeto, da una parte e dall'altra... io non voglio prendere la posizione di nessuno su questo punto perché è estremamente delicato, tocca l'individuo, tocca il diritto e anche la scienza.

Detto questo, RV non parteciperà al voto di questa mozione perché oggettivamente riteniamo, lo ripeto e lo ridico, che la strumentalizzazione potrebbe buttare all'aria quella che dovrebbe essere invece una profonda riflessione, ripeto, da parte dei proponenti e da parte anche dell'altra parte che sta partecipando al dibattito.

Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Distort, ne ha facoltà.

Distort (LEGA VDA) - Intervengo dopo l'intervento di astensione dichiarato dal collega Aggravi. Certo, è un tema delicato, va approfondito, però ci sono dei momenti in cui bisogna saper scegliere e non scegliere vuol dire non essere in grado di farlo, però rispetto le posizioni di chiunque.

Torno soprattutto però a precisare un fatto, collega Guichardaz: "distruggete tutto", lei ha impiegato qualche minuto a spiegare l'origine di questa frase e i dettagli. Sicuramente ha un suo romanticismo ma le dico che, quando un messaggio ha bisogno di un'articolata spiegazione, ha fallito completamente il suo ruolo comunicativo. Poi se voi volete negare quest'evidenza, fatelo, perché tanto è tipico dell'area progressista. L'area progressista si sta definendo attraverso un'identità che mai uno avrebbe immaginato: l'oscurantismo progressista, cioè oscurare il pensiero degli altri.

Il vostro pensiero è quello giusto? L'hanno dimostrato una serie di giornalisti e una serie di opinionisti da tastiera a seguito delle riflessioni condotte in aula da parte del collega Manfrin e da parte mia, dimostrando una chiusura mentale impressionante. Io mi chiedo se qualcuno che si occupa di giornalismo, se qualcuno che si occupa di opinionismo, come fa a svolgere questo lavoro con una chiusura mentale di questo tipo, perché i pensieri che abbiamo aperto, le prospettive che abbiamo aperto, che sono oggetto di discussione, invece sono diventati oggetto di censura. Censura, questa vi piace. Questo fa parte della vostra ideologia, del vostro modo di porvi, ma vorrei aggiungere un altro fatto, mentre il collega Perron diceva: "Penso che sia opportuno che nel momento in cui un figlio arriva a casa e dice ai genitori: voglio cambiare nome perché non mi sento più Franco ma voglio chiamarmi Alessia", che i genitori abbiano piacere di avere il conforto di persone professioniste, che sappiano capire se il loro figlio subisce un condizionamento, se è una moda o se è qualcosa che non sta funzionando, invece voi, con il linguaggio dei gesti, avete immediatamente espresso il vostro niet, nella maniera più assoluta. Certo, perché se un figlio arriva a casa e ha una ciste, che cosa fate voi? Prenotate una visita dal medico e probabilmente il medico di famiglia non basta per la ciste e andate da uno specialista, da un dermatologo, dico bene dottor Barmasse? Andate da uno specialista, questo per una ciste, ma nel momento in cui arriva a casa un ragazzo di 10-12 anni e dice che vuole cambiare nome, per voi è normalissimo.

Vi voglio dedicare una frase che ho messo giù e ve la leggo perché non voglio perdere nessuna parola - e non mi limito solo a lei, collega Guichardaz, io mi rivolgo a tutto il panorama progressista, compresa quell'area progressista che sta inseguendo il collega Padovani per rimanere il vostro competitor, perché sennò è fuori dai giochi - questo progressismo merita e lo merita tutto quel progressismo che è venuto fuori in questi giorni, riprendendo e censurando i pensieri che si sono abbozzati in quest'aula; è proprio espressione di un delirio psicotico, di un progressismo totalitario e oscurantista, c'è proprio la volontà di far tacere il pensiero degli altri, di questo progressismo che è estremamente aperto a qualunque pensiero purché sia identico o simile al proprio. Questa è la rappresentazione.

Noi cos'è che chiediamo? Non so se l'avete capito ma noi chiediamo in questa mozione semplicemente di far sì che quest'azione, che va benissimo, che noi non ostacoliamo... se qualcuno vuole sentirsi diverso da quello che è rappresentato dal proprio corpo, dal proprio essere, dalla scelta del nome dei genitori, benissimo, lo faccia, ma lo faccia con il sostegno di professionisti. È una questione di buon senso, è una questione di logica. Ognuno di voi qua dentro, se stasera entra casa e ha una propria casa, è perché un professionista ha certificato che questa casa sta in piedi, che questa casa ha rispettato il regolamento edilizio, che questa casa ha tutta una serie di requisiti e l'ha certificato. Se voi prendete la patente e guidate, è perché un professionista ha certificato che voi siete in possesso dei requisiti, tant'è che anche nelle visite, in funzione dell'andamento della nostra vista, l'aspetto oculistico, tutta una serie di elementi, vengono analizzati da un professionista per dire: "Tu lo puoi fare".

Concludo: il discorso che "gente che può cambiare nome": certo, può cambiare nome, ma andate a vedere le persone adulte che hanno deciso di cambiare nome all'anagrafe che percorso hanno fatto, non è che sono andate lì così, io prendo la mia carta d'identità e dico: "Da oggi io cambio il mio nome". Se voglio, lo posso fare, certo, ma innanzitutto è una scelta di una persona adulta e io vorrei distinguere questo piano tra l'adulto e chi non è adulto. C'è una differenza fondamentale e la società degli adulti e le istituzioni degli adulti hanno il dovere di assumersi la responsabilità per la crescita, per la formazione e per la corretta crescita di chi adulto non è ancora.

Presidente - La parola alla consigliera Minelli.

Minelli (PCP) - Sarò molto breve, io ho letto con attenzione la mozione dei colleghi e ho ascoltato la presentazione del primo firmatario, del collega Perron, l'ho ascoltata perché volevo sentire che cosa avrebbe detto e devo dire che non mi ha assolutamente convinta con nessuna delle argomentazioni che ha portato; al contrario, ha in qualche modo rafforzato quella che poteva già essere la mia idea circa il tema della disforia di genere.

Vorrei però un po' a beneficio di quelle poche o tante (non lo so) persone che ci staranno ascoltando fare una precisazione: qui si sta facendo qualche confusione su quello che è esattamente l'atto di questa carriera alias, perché ho sentito parlare di documenti, di procedimenti che devono essere fatti per le persone che vogliono cambiare effettivamente il nome sui documenti. Noi qui stiamo parlando di una sorta di accordo riservato che è tra le persone che vogliono in qualche modo cambiare il loro nome, per una questione di identità di genere, e gli enti a cui fanno riferimento, ma solo per quello che riguarda i documenti interni, non stiamo parlando di altro.

L'altra cosa che volevo dire è che, così come ho letto la mozione, perché già depositata da un po' di tempo, non è arrivata per l'ultimo Consiglio, ho poi letto anche la lettera che è stata mandata dall'Associazione Arcigay e, a parità di testo che avevo letto e di argomentazioni che ho sentito, questa lettera che ho letto e che ho cercato di capire, sicuramente mi sembra, dal punto di vista delle cose che sostiene, chiarificatrice. Loro concludono scrivendo che si augurano che queste considerazioni possano aiutare i Consiglieri e le Consigliere a comprendere la ratio della mozione e a votare di conseguenza con coscienza la medesima, io voterò con coscienza la medesima e il nostro sarà un voto totalmente contrario.

Presidente - Siamo sempre in discussione generale, altri vogliono intervenire nella discussione generale? Chiudiamo la discussione generale. Ha chiesto la parola l'assessore Marzi per la replica del Governo, ne ha facoltà.

Marzi (SA) - L'argomento oggetto della mozione consente di affrontare l'importante tema dell'incongruenza e della disforia di genere degli adolescenti che coinvolge servizi sanitari, istituzioni scolastiche e famiglie.

Il servizio di psicologia presso il Consultorio adolescenti "Pangolo" e il servizio di psicologia territoriale nell'Area clinica età evolutiva accolgono, sostengono e diagnosticano i ragazzi che esprimono un disagio rispetto al loro orientamento sessuale nel percorso d'individuazione della propria identità. In particolare il Consultorio adolescenti "Pangolo", a cui possono accedere tutti gli adolescenti, residenti ovviamente sul territorio valdostano, con un'età compresa tra i 13 e i 21 anni e le loro famiglie, svolge prevalentemente una funzione preventiva attraverso interventi a carattere individuale. In area adulti, invece, l'Azienda USL propone un sostegno al genitore o al familiare.

I numeri della disforia di genere risultano ad oggi i seguenti: al momento sono presenti una situazione presso il Consultorio adolescenti e tre situazioni del Territorio area età evolutiva di cui una seguita con il Servizio di neuropsichiatria infantile, per un totale di quattro. In una fase iniziale della risposta anche gli uffici avevano evidenziato una connotazione "tanto", "poco", che non sto naturalmente a rendere pubblica in aula, ma sicuramente da un punto di vista statistico più alta della media nazionale.

A livello regionale, nell'ambito del Gruppo di lavoro interistituzionale regionale, coordinato dalla Sovrintendente agli studi, stiamo quindi parlando del mondo scuola, è attivo e operante un Tavolo interistituzionale che ha come ambito di approfondimento la fragilità emotiva degli adolescenti. L'obiettivo è quello di creare un protocollo rivolto alle scuole con elementi indicatori del disagio giovanile scolastico; in tale gruppo di lavoro sono però presenti, tra gli altri, anche uno psicologo della Struttura semplice dipartimentale di psicologia, un neuropsichiatra infantile a sostegno di Neuropsichiatria infantile dell'Azienda USL.

La tematica della disforia di genere, pertanto, prima ancora della creazione di protocolli obbligatori, può sicuramente essere affrontata anche in questo contesto. L'importante sicuramente è aumentare la sensibilizzazione sul tema ma, al contempo, garantire la possibilità di accedere a una formazione specifica rivolta a operatori sanitari, quali medici di medicina generale e pediatri di libera scelta e del terzo settore, nonché alle diverse istituzioni coinvolte anche al fine di condividere un linguaggio consapevole nella relazione con i soggetti con disforia di genere. La creazione di spazi di confronto dedicati al tema, anche nei contesti già attivi, come quelli sopra descritti, potrà portare a definire quali siano i percorsi migliori per guidare i diversi interlocutori nel sostenere i ragazzi con incongruenza e disforia di genere. Non sto a citare quanto avete rappresentato; tutto il dibattito, se volessimo dividerlo in Guelfi e Ghibellini, ha di fatto trovato una sintesi rispetto al fatto che ad oggi la carriera alias, che prevede la possibilità di registrarsi in una scuola con il nome che risponde alla propria identità di genere - anche se questo è diverso da quello anagrafico - non prevede però una certificazione psicologica di diagnosi di disforia di genere. Si ritiene quindi corretto che la scuola possa avere spazi di confronto per eventuali dubbi o preoccupazioni nelle situazioni di difficoltà su tale tema, spazi di confronto che però tengono presente anche professionalità di natura sanitaria. Su tale tema, soprattutto, ci deve essere un impegno anche a veicolare gli eventuali disagi ai servizi di supporto dell'Azienda USL che sono preposti e formati alle attività di valutazioni e di confronto. Per questo motivo io le chiedo di ritirare la mozione, altrimenti la maggioranza si asterrà.

Mi sento di dire una cosa a questo proposito e mi permetto, visto che a me spetta un ruolo politico e non certo un ruolo tecnico su tematiche di questo genere, che però sono tematiche politicamente rilevanti perché la politica è uno specchio della società nella quale vivi... quindi di conseguenza è sbagliato pensare che questo tipo di temi siano semplicemente dei temi tecnici, è sbagliato pensare che questo tipo di temi siano semplicemente dei temi di natura politica: questi sono temi comunitari intesi come i legami che ci legano l'uno all'altro e che, di conseguenza, creano dei modelli di comunità.

A mio modesto avviso, permettetemi di mutuare la differenza politica che esiste tra la storia e la memoria. Esistono dei fatti di storia conclamati che vengono raccontati di solito da chi vince e poi la politica interviene andando a connotarli a seconda delle declinazioni comunitarie.

Jean-Pierre, io te lo dico in maniera semplice, non so se hai notato che parlavo di scuola, potevi permetterti di rispondere anche tu. Come mi hai suggerito poc'anzi, avresti chiesto semplicemente di astenerti, siccome il dibattito c'è stato: dire semplicemente di astenersi non è corrispondente né a chi è d'accordo, né a chi ha torto, quindi, di conseguenza, si prova a dire qualcosa in più perché è corretto farlo.

Detto ciò, c'è una differenza tra la storia e la memoria, così come c'è una differenza tra gli aspetti di natura tecnica e gli aspetti di natura politica. Quindi, secondo me, nel dire che la maggioranza si asterrà non stiamo dicendo al collega Perron che la sua impostazione è errata e allo stesso tempo non stiamo dicendo ai colleghi di riferimento che sono in astensione rispetto a quest'iniziativa che sono a loro volta errati. Quello che io dico, con tutto quanto quello che sta avvenendo in questi giorni, è che tutti coloro i quali, in una situazione di difficoltà, propongono dei modelli politici che dividono invece che unire, non hanno capito cosa sta accadendo e non sono neanche rispettosi delle persone che stanno vivendo dei lutti, privati e comunitari.

Presidente - Altri? Se non ci sono altri, metto in votazione. Consigliere Perron, a lei la parola.

Perron (LEGA VDA) - A questo punto ringrazio l'assessore Marzi, devo dire che alcuni aspetti tra il viavai non sono riuscito a coglierli, le chiederò se può darmi un pezzo della risposta o chiarirmi alcuni aspetti tecnici a voce.

Intanto prendo atto invece che quanto noi chiedevamo, cioè che ci siano delle figure professionali di riferimento, lei ha aggiunto tra l'altro: "Neuropsichiatra infantile" e noi non avevamo pensato a quello, quindi molto bene in questo caso la risposta dell'Assessore perché testimonia che quello che noi chiedevamo, di andare verso dei professionisti, è una cosa legittima e sacrosanta. Poi entrare nel merito delle risposte dei colleghi, onestamente la cosa più sana è alzare le mani e dire: "Le vostre argomentazioni sono inesistenti", la superiorità culturale della Sinistra è perfettamente rappresentata in quest'aula, inesistente, non abbiamo sentito un argomento, non vi siete nemmeno accorti - collega Minelli, lei è quella che ha detto più del suo, quindi le do atto almeno di quello - che io ho risposto alle obiezioni dell'Arcigay, perché prima abbiamo presentato la mozione, poi noi abbiamo studiato la risposta all'Arcigay e ho risposto, ma siccome lei non è in grado di capirlo questo, ha riletto pedissequamente quello che fanno le vostre lobby, quindi oggi testimonia una volta di più che da una parte ci siamo noi che tentiamo di difendere non solo in questo caso chi ha un certo tipo di disturbo diagnosticato... Padovani, se la prenda con l'Associazione psichiatria americana e non con me, non lo dico mica io, telefoni a loro e gli dica che sono tutti dei cretini, lo faccia!

Noi cerchiamo di difendere le persone e gli individui dalla propaganda che si fa dall'altra parte, propaganda veramente assurda in questi casi, ma d'altra parte le vostre lobby sono quelle, senza le vostre lobby che vi dicono cosa schiacciare, quali sono i vostri argomenti? L'avete dimostrato oggi: zero, non un argomento vostro, anzi, solo uno collega Guichardaz, l'andare sul personale a dire a uno se può aver figli o no. Ma lei lo sa? Dice di no, è incredibile! Quale è stato il suo argomento? Zero, non ce ne sono argomenti, non avete argomenti, l'unica cosa che fate è portare le vostre lobby qua dentro, l'unica cosa che sapete fare, l'avete testimoniato.

Noi prendiamo con grande interesse la risposta dell'Assessore in questo caso, faremo ulteriori valutazioni in merito e magari altre iniziative, se ci sarà lo spazio giuridico per intervenire, noi ci studieremo sopra, se lo troviamo, lo facciamo per mettere argine alla follia e agli interessi delle vostre lobby, che è l'unica cosa che a voi veramente interessa e l'unica cosa che siete in grado di dire qua dentro su questi temi.

Ritiriamo la mozione in questo caso e, se ci saranno spazi, torneremo sul tema.

Il Consiglio prende atto.