Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 2929 del 22 novembre 2023 - Resoconto

OBJET N° 2929/XVI - Communications du Président du Conseil.

Bertin (Presidente) - Alla presenza di 31 Consiglieri possiamo iniziare i lavori del Consiglio di oggi. Punto n. 1 all'ordine del giorno.

C'è una richiesta da parte del consigliere Restano per mozione d'ordine, a lei la parola.

Restano (GM) - Solo per chiedere una rapidissima sospensione prima di iniziare per una riunione delle forze di minoranza.

Presidente - Il Consiglio è sospeso.

La seduta è sospesa dalle ore 09:04 alle ore 09.16.

Bertin (Presidente) - Possiamo riprendere dopo la sospensione. Ha chiesto la parola il consigliere Aggravi, ne ha facoltà.

Aggravi (RV) - Soltanto per spiegare le motivazioni di questa breve sospensione e, a nome dei gruppi di minoranza, chiedo scusa, ma abbiamo ritenuto opportuno confrontarci brevemente su un fatto di attualità politicamente rilevante, penso che tutti noi abbiamo letto il titolo oggi che c'è sulla pagina locale della stampa: "Casinò, servono 40 milioni di euro".

Oggettivamente non vogliamo - e l'abbiamo già detto ieri in Capigruppo - allungare i tempi di un Consiglio già oberato dall'ordine del giorno, però su questo tema, sulla gestione del Casinò e sul futuro della Casa da gioco di cui leggiamo sui giornali, vorremmo e chiediamo l'impegno morale del Presidente della Commissione competente, che si sta disinteressando di questo tema, che era à la une nella scorsa legislatura, e non solo, di convocare il management, quindi l'Amministratore unico della Casino e anche Finaosta... a cui è stato affidato l'incarico... dato a una nota Big Four della revisione della consulenza sul futuro della Casa da gioco, perché oggettivamente una delle principali partecipate non può essere oggetto di attenzione della stampa e non degli organi competenti dell'azionista. Oggettivamente, da parte di tutti i gruppi di minoranza, chiediamo che nella giornata odierna ci sia una convocazione per la prossima settimana o quanto prima della Commissione competente con due punti all'ordine del giorno: l'audizione dell'Amministratore unico della Casa da gioco e l'audizione di Finaosta sull'incarico che è stato dato. Chiediamo questo, se ci viene consentito, possiamo andare avanti, altrimenti valuteremo che cosa fare.

Presidente - Consigliere Aggravi, la comunicazione è stata fatta, credo che possiamo proseguire nei lavori. Vi è una risposta da parte delle Commissioni?

Malacrinò (FP-PD) - Buongiorno colleghi, chiedo una sospensione per i gruppi di maggioranza.

Presidente - Il Consiglio è sospeso.

La seduta è sospesa dalle ore 09:19 alle ore 09:34.

Bertin (Presidente) - Riprendiamo. Il consigliere Rosaire ha chiesto la parola, ne ha facoltà.

Rosaire (UV) - Prendo atto di quanto richiesto dal collega Aggravi e, condividendo anche la preoccupazione espressa, provvederemo nella prossima Commissione consiliare competente, che è la IV e che è competente in materia di Casa da gioco, a programmare un'apposita Commissione in cui verranno auditi i vertici di Casinò e di Finaosta.

Presidente - Possiamo riprendere. La parola al consigliere Aggravi per mozione d'ordine.

Aggravi (RV) - Volevo dire soltanto per correttezza che io non ho parlato a titolo personale ma ho parlato in rappresentanza di tutti i gruppi di minoranza, solo per dare la giusta attenzione. Ringrazio il Presidente della IV Commissione, attendiamo quindi oggi già la convocazione della Commissione che poi delibererà quanto dovuto.

Presidente - Punto n. 1 all'ordine del giorno.

Nella riunione di ieri, la Conferenza dei Capigruppo ha concordato la discussione congiunta dei due question time riguardanti il Traforo del Gran San Bernardo. Sono state inoltre ritirate dal gruppo Forza Italia due mozioni di cui ai punti 88 e 90 dell'ordine del giorno.

Il 25 novembre ricorre la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne: il programma dei tanti eventi, organizzati in questa settimana da istituzioni e associazioni, collegati a questa giornata sono raccolti nel titolo: "Quando ami un fiore, non lo strappi, lo curi ogni giorno". Purtroppo, proprio in questi giorni, è stata strappata la vita della giovane Giulia Cecchettin, ennesima vittima della violenza sulle donne. Oggi, purtroppo, Giulia è diventata il simbolo di questa violenza: una giovane donna cui è stato negato il futuro e che riporta tutti noi alla dura realtà delle statistiche dei femminicidi, una realtà ancora troppo diffusa e presente a cui va data una risposta, non soltanto nelle regole ma anzitutto nell'educazione. A nome dell'Assemblea, esprimo la nostra vicinanza alla famiglia e raccogliendo l'invito della sorella Elena, rompiamo il silenzio e muoviamoci contro l'apatia. Bisogna parlare di questi temi perché è anche così che si combatte questo fenomeno della violenza.

Consigliera Minelli, a lei la parola.

Minelli (PCP) - Intervengo sulle sue comunicazioni, in particolare su quest'ultima parte in cui lei ha ricordato che il 25 novembre si celebra la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne e ha fatto accenno all'ultimo, in ordine di tempo, episodio gravissimo: l'uccisione di Giulia Cecchettin. Ci uniamo anche noi alla vicinanza che lei ha espresso alla famiglia. Vorrei ricordare anche che questa è la 105esima vittima in meno di un anno, quindi è una strage quella a cui stiamo assistendo. Sicuramente la giovane età e poi il fatto che questa vicenda si sia dipanata nella settimana immediatamente precedente il 25 novembre ha destato ancora più clamore, più indignazione, più rabbia, però vorrei anche che non si dimenticasse che ci sono altre 104 persone, ed è un numero altissimo, indegno di un paese civile, e che richiede assolutamente una presa di posizione e una normativa che sia il più possibile condivisa e mi sembra che forse finalmente questa volta ci si riuscirà. Credo che sia da sostenere in tutti i modi, anche attraverso l'espressione giustamente del nostro Consiglio regionale.

In questa settimana ci saranno varie manifestazioni che sono organizzate da soggetti diversi, credo che anche la presenza e la vicinanza delle Istituzioni sia importante e fondamentale, per cui ringrazio anche per la possibilità che ci sarà data - mi sembra di aver capito dalla riunione che avete fatto ieri - di poter partecipare oggi pomeriggio velocemente a una di queste manifestazioni, senza trascurare tutte le altre.

Presidente - I lavori di oggi saranno organizzati in funzione da permettere, a chi lo desidera, di partecipare alle ore 17:00 all'evento organizzato all'Arco di Augusto. Consigliere Padovani, a lei la parola.

Padovani (FP-PD) - Anch'io intervengo sulle sue comunicazioni per unirmi al discorso che si sta facendo sul 25 novembre e sulla violenza contro le donne. Una donna su tre nel mondo ha subito violenza sessuale, psicologica o fisica da parte di un uomo. In Italia, con l'omicidio di Giulia Cecchettin, erano (perché ormai sono di più) 105 le donne che sono state uccise nel 2023, di queste 82 sono state ammazzate in ambito familiare o affettivo, 53 dal partner o dall'ex partner.

Ogni anno, quando ci avviciniamo al 25 novembre, ci fermiamo a pensare ai numeri delle violenze che gli uomini commettono contro le donne, ma è un tema quello della violenza maschile contro le donne che dovremmo affrontare ogni giorno, combattendo la violenza contro le donne in ogni piccolo gesto, nell'educazione dei propri figli maschi a non vedere le donne come una proprietà della quale poter disporre, inserendo nei programmi scolastici l'educazione sessuale e all'affettività ma anche nella divisione dei compiti in casa e quindi nella quotidianità.

La violenza maschile contro le donne, contro la quale il Consiglio regionale ha dotato la Regione di un piano programmatorio al quale dobbiamo continuare a dare gambe, non è un problema solo delle donne, ma è un problema di tutta la società.

La Convenzione di Istanbul, cioè il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante per la prevenzione e il contrasto della violenza contro le donne, individua le radici della violenza nella disuguaglianza strutturale tra uomini e donne, risalente ai ruoli di genere, cioè quei ruoli, comportamenti, attività e attributi socialmente costruiti che una determinata società considera appropriati per donne e uomini ed è quella costruzione sociale patriarcale maschilista che va distrutta per costruirne una nella quale donne e uomini abbiano lo stesso valore.

Filippo Turetta non è un mostro. Filippo Turetta è uno come noi, è figlio di una società patriarcale maschilista che pensa alla donna come un oggetto da possedere. Giulia Cecchettin non è ormai nemmeno più l'ultima di centinaia di donne uccise da maschi possessivi, violenti, gelosi e invadenti quest'anno. Noi non dobbiamo crescere delle donne che devono stare attente quando escono, a cosa fanno o a come si vestono perché magari poi incontrano il lupo. Il nostro compito, il compito della politica, ma anche nostro personale è quello di crescere uomini per i quali le donne non siano un corpo da possedere, che sappiano che le donne non devono ubbidire ai propri uomini e non possono essere costrette a fare alcunché, che siano coscienti che non possono limitare la loro libertà e violare la loro privacy. Questo è quello che c'è un po' nel piano regionale di contrasto alla violenza di genere approvata da questo Consiglio solo pochi mesi fa. Questa è la responsabilità che abbiamo come amministratori pubblici.

Presidente - Consigliere Manfrin, a lei la parola.

Manfrin (LEGA VDA) - Mi ero riproposto di non intervenire a meno che qualcuno non avesse utilizzato quest'occasione, e in questo caso non parlo della collega Minelli, che invece ringrazio per il suo intervento, per buttarla in caciara, per buttarla in polemica, per buttarla in politica. Oggi si deve dare merito a chi non urla e a chi non strepita, a chi non fa scene prendendo esempio da due uomini: il padre di Giulia e il padre di Filippo, due persone a cui la vita, in maniera differente, è stata distrutta, che si mostrano composte nel loro dolore e davanti a loro non possiamo che levarci il cappello.

Purtroppo abbiamo appena sentito cose su cui non posso essere assolutamente d'accordo: in primis il succo del discorso è che gli uomini sono tutti dei criminali. Noi non siamo tutti dei criminali, qui c'è un criminale che si chiama Filippo, che deve avere un processo e scontare la pena che gli verrà comminata. Lui è il criminale, noi non siamo tutti criminali. Lo dico a beneficio di quelli e di quelle che vorrebbero la Jihad contro i maschi. Il nostro Paese è pieno di donne e uomini che si rispettano, che stanno bene insieme, che si lasciano e soffrono ma continuano a rispettare sé stessi e gli altri. Questa è la normalità, il resto sono tragiche eccezioni che noi dobbiamo contrastare e punire, ma sono soltanto delle tragiche eccezioni. A tutti quelli che oggi gridano contro il patriarcato, come ho appena sentito, senza ovviamente proferire parola su, per esempio, il patriarcato islamico, quando si manifesta, anzi, lì in quel caso stanno tutti muti e silenziosi, chiedo: ma dove sta questo patriarcato? Ma dove sta? Io vedo padri e madri deboli con i loro figli e che hanno difficoltà a dire di no. Quando prendi un brutto voto, non ci sono più divieti, puoi uscire come se niente fosse, quando vieni bocciato, non c'è alcuna punizione che ti faccia comprendere la gravità di quello che è accaduto. Vedo padri e madri che lasciano ragazzine e ragazzini di 13 e 14 anni a mezzanotte, all'una, alle due in discoteca, che usano e abusano di sostanze senza che si muova un dito. Genitori, per esempio, che hanno paura di bussare alla porta della stanza del loro figlio, di stare un po' insieme, di affrontare magari qualche cosa di difficile. Parliamo di questi argomenti se vogliamo dirci qualche verità scomoda, questo è il tema e questa è la responsabilità di chi ha smesso di fare il genitore e magari è il fratello o la sorella o l'amico o l'amica. Questo è il tema e questa la questione, ma non che siamo tutti dei criminali e i maschi non sono tutti stupratori o potenziali stupratori o assassini e potenziali assassini. Chi dice queste cose dice sciocchezze. Non è colpa di una parte politica o di un'altra parte politica, non è colpa di questo Governo, non è colpa del Governo precedente; i femminicidi non sono di Destra, non sono di Sinistra e vi dirò di più: soltanto una mente malata pensa che il male si estirpi condannando l'intero genere maschile. Collega, Filippo non è come noi, forse come lei, visto che l'ha detto, ma come noi no di sicuro.

Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Distort, ne ha facoltà.

Distort (LEGA VDA) - Aggiungo un elemento di riflessione che mi sembra assolutamente dovuto su questo tema: il maschio violento è un maschio arrogante. Il maschio arrogante è un maschio viziato, questo o è chiaro o si fallisce tutto, perché il peccato originale è esattamente lì: è un maschio viziato, è un maschio a cui non è stato insegnato a gestire il no, è un maschio che non è stato adeguatamente educato, è un maschio che ha trovato incidenti di percorso nella formazione educativa, probabilmente a causa delle compagnie, non demonizzo i genitori, non demonizzo le famiglie, assolutamente, anzi, vanno aiutate e sostenute. Ha trovato qualcuno che nel percorso educativo l'ha deviato, non gli ha insegnato a gestire il no e addirittura l'ha disinsegnato.

Il maschio viziato è il maschio debole, è il maschio che reagisce con aggressività perché è debole, non è minimamente figlio di una società patriarcale, quello non c'entra niente, io mi ricordo i miei nonni, io mi ricordo mio padre, io mi ricordo le persone delle generazioni passate: uomini forti, stabili, che sono stati il prodotto di quella società patriarcale ma erano uomini stabili, su cui si poteva contare. La ricetta è quindi l'eliminazione del ruolo patriarcale? Se è vero, lo dimostrino i professionisti del settore, non i prestigiatori dell'ideologia. Noi intravediamo una via da percorrere: ritornare a educare maschi forti, forse è il caso di riesaminare il ruolo di una figura maschile che è vista quasi con sospetto o addirittura con orrore: si chiama maschio alfa. Forse è il caso di rispolverare modelli che costituiscono il patrimonio dell'essere uomini e dell'essere comunità come il modello del cavaliere.

Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Jordan, ne ha facoltà.

Jordan (AV-VdA Unie) - Mi unisco anch'io per esprimere piena condanna ai fatti di cronaca recente e alla violenza di genere e lo faccio fuori da ogni riferimento politico. Questi sono un richiamo doloroso alla realtà e rappresentano un segnale, ancorché molto evidente, che non possiamo e non dobbiamo più ignorare. A pochi giorni dalla Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, tutti noi dobbiamo seriamente impegnarci affinché le donne possano vivere libere dalla paura, in sicurezza e con dignità. Sta anche a noi andare oltre le parole, sta anche a noi cercare di concretizzare le azioni e non lasciare che il tempo affievolisca la volontà di agire. Dobbiamo agire per contrastare un fenomeno purtroppo in costante crescita, una continua, diffusa e ancora inestirpabile violenza contro le donne, un problema culturale e sociale, una piaga che a volte nascondendosi attraversa le barriere di età, classe sociale e cultura. Questa violenza non deve solo destare indignazione, ma deve essere considerata inaccettabile per la nostra coscienza civile. Purtroppo la società è ancora permeata in differenti territori, contesti di episodi di violenza verbale, fisica, economica, frutto dell'idea che l'uomo possa prevaricare sulla donna utilizzando la forza. Questo rappresenta un fallimento della società del suo insieme, sembrano ancora esserci, talvolta nell'inconsapevolezza, elementi di una cultura della superiorità di genere sbagliata e ingiusta, sembra ancora esserci l'espressione di un fallimento psicologico e razionale che consegna al gesto violento e a volte estremo le difficoltà ad accettare l'evoluzione delle situazioni, in particolare accettare i fallimenti e i no. Per uscire da questo vortice, è necessario educare, educare al rispetto, alla parità, educare all'idea che in nessun caso la forza può sostituire uno strumento di dialogo. Già nelle famiglie si deve diffondere quest'educazione e poi nelle scuole, fin dalla prima infanzia; dobbiamo lavorare in ogni contesto per favorire il rispetto reciproco, l'uguaglianza, la solidarietà. Dobbiamo lavorare perché la mitezza diventi un valore premiante riconosciuto dalla società; mitezza che la società attuale vede spesso come debolezza, dalla vita sociale fino alla vita politica, dove sembra essere premiata e l'utilizzo dei social ne è la prova lampante... deve essere premiata l'arroganza, la prepotenza, il desiderio di sopraffare. Serve una cultura delle pari opportunità, sono necessari piani e programmi nazionali che alimentino azioni positive, a cominciare dai contesti educativi, fino al ruolo dei media.

Un ruolo fondamentale inoltre, prima ancora dell'inasprimento delle pene, è quello della prevenzione e della promozione di una cultura, di atteggiamenti basati sul rispetto, sulla pari dignità, sui diritti umani, sulla civile convivenza, sul riconoscimento assoluto e sul rigetto della discriminazione e della violenza. Resta ancora purtroppo molta strada da fare ma occorre continuare a operare, individualmente e con azioni collettive, perché eliminare la violenza sulle donne è un obiettivo essenziale per il nostro vivere comune.

Presidente - Consigliere Baccega, a lei la parola.

Baccega (FI) - Credo che non intervenendo su un argomento di questo tipo si rischia di essere considerati come quelli che non se ne vogliono occupare o che non provano nulla di fronte a quanto è avvenuto a Giulia e alle altre 103 persone che in questo anno e negli anni precedenti hanno subito violenze pesanti e sono addirittura arrivate a essere ammazzate dai loro compagni o dagli uomini che stavano con loro. Giulia è l'emblema di questo momento importante, un momento che deve vedere tutte le forze in campo mettersi insieme, non parlo di forze politiche, ma parlo della famiglia, della scuola, della politica e anche della giustizia perché le leggi ci sono, vanno applicate ed eventualmente vanno appesantite le pene, ulteriormente appesantite.

Io mi sono sentito mortificato in queste ultime ore laddove alcuni media hanno considerato il genere uomo come la malattia di tutta la società. Non è assolutamente così, collega, vi sono persone malate, queste persone malate vanno curate, vanno gestite ma il genere uomo non è quello di quella portata. Quell'indignazione che abbiamo vissuto in queste ore vogliamo che sia portata all'attenzione di tutti e quindi ringrazio per la pausa che ci sarà per poter far sì che anche noi uomini si possa partecipare, insieme alle donne, a iniziative che vanno nella direzione di costruire e creare un qualcosa che possa in futuro migliorare una situazione che sta diventando drammatica nel nostro Paese.

Presidente - Altri? Ha chiesto la parola il Presidente della Regione, ne ha facoltà.

Testolin (UV) - Per esprimere anche a nome del Governo regionale un sentimento di dolore per quanto è accaduto, un sentimento di dolore che, come già espresso dai colleghi che sono intervenuti, coinvolge entrambe le famiglie, di chi ha subito una perdita e di chi l'ha provocata. Un dolore che impone in certi casi, e lo condivido, un silenzio di riflessione e un'azione che deve essere coordinata a livello di tutte le Istituzioni.

Io credo che, senza entrare nella retorica, bisogna prendersi veramente carico a livello di amministrazione, di associazioni, di famiglie, di scuola, di questa necessità di trasmettere dei valori che la società possa elaborare in maniera positiva. Io ritengo che le iniziative che anche nel suo piccolo quest'Amministrazione sta mettendo in campo - e penso a un'iniziativa, ad esempio, come quella del Bullizzometro che abbiamo condiviso con le Forze dell'ordine e con l'assessore Guichardaz e che abbiamo presentato alcuni giorni fa all'interno di una scuola - facciano parte di questo percorso di condivisione di crescita anche dei ragazzi per comprendere e per trasmettere il fatto che le persone più fragili non sono per forza quelle che devono sempre subire, ma sono probabilmente quelle che sono dalla parte giusta. Il senso di rispetto e di comunità, dove il più debole debba venire accompagnato e non massacrato, penso che debba entrare in quella visione che una comunità, che vuole chiamarsi tale, deve fare propria per crescere nella serenità che tutti meritiamo.

Presidente - Se non vi sono altri interventi, passiamo al punto successivo dell'ordine del giorno.