Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 655 del 9 giugno 2021 - Resoconto

OGGETTO N. 655/XVI - Discussione generale congiunta sulla relazione sulle attività di rilievo europeo e internazionale svolte dalla Regione nel biennio 2019/2020, ai sensi della legge regionale 16 marzo 2006, n. 8, e sull'approvazione delle linee di indirizzo programmatiche per le attività di rilievo europeo e internazionale della Regione per la XVI legislatura.

Bertin (Presidente) - Alla presenza di 33 Consiglieri possiamo iniziare i lavori di questi due giorni di Consiglio. Come sapete, inizieremo con la sessione europea internazionale, come da accordo preso dalla Conferenza dei Capigruppo nell'altra riunione. Vi sono due punti all'ordine del giorno nella sessione in questione che verranno discussi congiuntamente. Chiedo al Consigliere Segretario di procedere alla lettura dei due punti in questione.

Passo la parola all'assessore Caveri che si è prenotato come relatore.

Caveri (VdA Unie) - Je donnerais par connus les documents écrits que notre Assemblée connaît déjà, donc j'essaierai de faire une espèce de résumé en partant bien sûr de quelques considérations d'ordre plus politique. Antoine de Saint-Exupéry disait: "pour ce qui est de l'avenir, il ne s'agit pas de le prévoir, mais de le rendre possible". Cette phrase est étroitement liée à quelques réflexions autour de notre autonomie ou de nos autonomies au pluriel. D'abord, nous avons une autonomie territoriale. Au XVIIe siècle, l'évêque d'Aoste, Albert Philibert Bailly disait: "Vallis Augusta est provincia non ultra nec citra, sed intra Alpium montes collocata". Une citation qui, franchement, est facilement liée à l'actualité, dans le sens que, quand on parle d'Europe, on ne peut pas évidemment négliger le fait que la position géographique de notre Vallée reste telle quelle est. La naissance de l'Europe nous a permis d'éviter d'être considéré une espèce de cul de sac de l'Italie et donc l'Europe unie a vraiment changé et on est revenus à une position stratégique fort utile pour notre essor.

La deuxième autonomie est l'autonomie alpine, dans le sens que notre position géographique est liée aussi à cette dimension alpine dont nous faisons partie. Il suffit de lire l'esprit européiste présent dans la Déclaration de Chivasso pour comprendre que ce n'est pas difficile aujourd'hui affirmer que le rôle des Alpes dans leur ensemble est stratégique pour l'Union européenne. Il y a aussi une autonomie juridique et, quand on pense à notre Statut d'autonomie, il faut évidemment souligner le fait que le Statut de 1948 ne pouvait pas prévoir la destinée européenne actuelle. Il faut réfléchir donc sur le fait que viendra le jour qu'il faudra moderniser notre Statut d'autonomie, parce qu'aujourd'hui cette dimension communautaire n'est pas présente et ainsi c'est une limitation structurelle de cette loi constitutionnelle.

L'autonomie est aussi l'autonomie fédéraliste. J'ai déjà cité la Déclaration de Chivasso, mais on pourrait tranquillement souligner l'ensemble de l'historique, c'est-à-dire de l'autonomie culturelle de notre Vallée qui a toujours prôné pour une vision européiste, il suffit lire Joseph Bréan, Émile Chanoux pour comprendre comment déjà dans les années Trente et Quarante, donc en pleine époque fasciste, il y avait quelqu'un qui avait la capacité de vision vis-à-vis de la destinée de l'Europe, qui était plongée dans cette époque dans le drame du Fascisme et du Nazisme. C'est vrai que si notre autonomie juridique est faible face à l'Europe, il faut reconnaître que quelques instruments nous viennent des décrets d'exécution et de la possibilité que nous avons aussi de recevoir dans notre législation directement toute une série de pouvoirs et de compétences qui passent à travers l'ensemble des règles fixées au niveau européen. C'est la phase descendante de la volonté communautaire dont je parlerai après, qui reste quand même fort importante. Je dois dire que cette année, on n'a pas pu, comme dans le passé, présenter une véritable loi communautaire parce que ce n'était pas le moment, c'était difficile de travailler sur cela, mais je pense que l'année prochaine il faudra y revenir.

L'Europe signifie aussi l'autonomie sociale et donc le rôle du welfare ou, comme on dit en français, de l'État providence. Il faut donc être très attentifs à cette dimension européenne que je voulais justement évoquer. Je termine en soulignant le fait que, justement, le territoire de montagne qui est la Vallée d'Aoste est aujourd'hui dans le cadre des Traités européens, un passage important dans le sens que l'article 174 du Traité aujourd'hui reconnaît comme espaces spécifiques les territoires de montagne.

Je termine cette partie sur l'autonomie en soulignant qu'il faut s'efforcer de plus en plus non seulement de travailler sur la partie francophone de notre culture qui nous permet d'avoir, disons, des liens forts et importants, à mon avis, il faut reprendre aussi les rapports avec les autres minorités linguistiques : je pense aux Catalans, aux Écossais, à l'ensemble des peuples qui, aujourd'hui, demandent une vision européiste différente de celle simplement interprétée par les États.

Vengo ora ad alcuni aspetti sulle linee di indirizzo programmatico tenendo appunto conto del fatto che la relazione sull'attività è ampiamente spiegata nel corposo documento che abbiamo presentato. È chiaro che quest'anno discutere di Unione europea significa anzitutto inserirla in un contesto generale estremamente problematico a causa dell'inaspettata pandemia, questa pandemia che ha colpito causando una serie di crisi a catena nei diversi settori economici anche qui in Valle d'Aosta, lo fotograferemo in qualche modo con la discussione di domani rispetto ai ristori, c'è la necessità di un intervento pubblico forte a sostegno della nostra economia. Questo scenario generale si somma a una serie di altre crisi: penso alla crisi demografica, che comincia a investire sia a livello più basso le nascite - e quindi una popolazione scolastica che si ridurrà negli anni a venire -, ma anche quella parte di persone più anziane che, grazie all'allungamento della vita, si trovano ad avere delle difficoltà e questo ingenera anche dei rischi di diseguaglianza nella società, una società in crisi economica naturalmente crea delle disparità fra i cittadini, delle difficoltà crescenti e un aumento di quello che è chiamato il tasso di povertà.

Altre sfide sono presenti nei documenti che abbiamo presentato: lo sviluppo del digitale di fronte al quale ci siamo trovati anche nell'utilizzo politico di questi strumenti attraverso le banali videoconferenze che ormai riempiono la nostra vita, ma il digitale è molto di più perché è un insieme di strumenti culturali assolutamente straordinari per il futuro, e questo si lega a temi come la ricerca, lo sviluppo, l'innovazione.

È molto interessante il fatto che in un primo sondaggio sul periodo di programmazione 2021-2027 il tema dell'istruzione e dell'apprendimento è considerato come assolutamente prioritario dagli stakeholder, cioè dai decisori, da quelli che in qualche maniera influenzano lo sviluppo della nostra società.

C'è poi il tema delle discriminazioni che colpiscono ancora un mondo femminile, la Valle d'Aosta ha da questo punto di vista un tasso di civiltà elevato: ad esempio, il tasso di occupazione della Valle d'Aosta al femminile è uno dei più alti d'Europa, ma certamente anche in questo caso ci sono molte cose che devono essere fatte.

Ci sono tante sfide che elenchiamo in qualche maniera nel rapporto che viene presentato, quello che tornerà dopo la pandemia come elemento di assoluta priorità è il tema dei cambiamenti climatici che investono il nostro territorio e potranno investirlo fino a un cambiamento addirittura della morfologia fisica del territorio della Valle d'Aosta. L'eventuale scomparsa dei ghiacciai avrebbe delle conseguenze drammatiche, è molto difficile immaginare una montagna valdostana che possa diventare come i Pirenei o come parte delle Dolomiti, ma il rischio reale è questo se non si invertirà in qualche maniera questa situazione attuale dell'aumento di temperatura.

Ci sono temi serissimi come quello della accessibilità, è un tema europeo per eccellenza, noi abbiamo due corridoi essenziali che rischiano di cadere in crisi che fanno parte della rete transeuropea dei trasporti: da una parte, il Traforo del Monte Bianco verso la Francia e, dall'altra, il Traforo del Gran San Bernardo verso la Svizzera. Continuiamo ad avere dei problemi di competitività, di concorrenza, pensiamo a che cosa significa la concorrenza internazionale in settori per noi vitali come quello del turismo, degli impianti di risalita. Esiste un tema cardine che ho già in parte evocato: quello del benessere e della salute, che sono degli argomenti che sempre di più stanno rientrando nel perimetro e nel mirino, per così dire, delle Autorità comunitarie.

In fondo se noi guardiamo alcune strategie che sono in corso: quella a livello mondiale e quella dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, ci sono moltissimi argomenti che ci interessano, e devo dire che la questione della sostenibilità, la questione ambientale non è più patrimonio degli uni o degli altri, ma ha finito per essere nell'agenda internazionale un tema condiviso da tutti coloro che hanno una visione seria della politica.

La politica di coesione resta e resterà un caposaldo anche negli anni a venire, noi stiamo lavorando sul periodo di programmazione 2021-2027 e non ci si può che riconoscere negli obiettivi: un'Europa più intelligente - noi potremmo parafrasare: una Valle d'Aosta più intelligente -, un'Europa più verde, un'Europa più connessa, un'Europa più sociale e un'Europa più vicina ai cittadini in cui si cerchi di colmare quei gap, quelle differenze che ancora esistono fra i territori e fra questi sicuramente uno dei gap da recuperare è tutta la zona di montagna che ancora oggi molto spesso nelle politiche comunitarie è misconosciuta.

Certo non bisogna limitarsi all'insieme di quelle azioni che noi conosciamo, quindi dal piano di sviluppo rurale, al FESR, agli Interreg, ma cercando di rilanciare l'ufficio di Bruxelles negli anni a venire, pur con tutte le difficoltà che noi abbiamo dal punto di vista delle risorse umane, è del tutto evidente che è molto importante oggi immaginare che si abbia anche una capacità di andare a scavare in tutti quei fondi tematici che noi fino ad oggi non abbiamo adoperato, pensiamo a un tema di grandissima attualità più volte evocato in quest'aula: l'idrogeno come una delle possibilità di nuova energia in una prospettiva futura dopo avere per anni, e per fortuna, adoperato i vantaggi che ci vengono dalla produzione dell'energia idroelettrica.

Questo tema della montagna è un tema significativo perché le risorse della montagna accendono gli appetiti dei grandi gruppi economici di potere, che sia lo sfruttamento delle acque, lo sfruttamento dei boschi, lo sfruttamento del turismo stesso; ogni tanto si riflette su questo vecchio slogan della politica del secondo dopoguerra maître chez nous e ci si trova oggi di fronte a una dimensione, che non è più solo il rapporto Aosta-Roma ma anche questa triangolazione con Bruxelles, che può rendere le cose più difficili e più complicate.

Nella relazione troverete degli spunti che, a mio avviso, sono interessanti, quindi questa spinta verso gli smart village, cioè questa idea di ripopolamento della montagna che, anche alla luce della pandemia, potrà spingere molte persone a decidere di spostarsi per lavorare nella nostra Valle, una sorta di migrazione che possa in qualche maniera arricchire il mondo della montagna e le zone che oggi sono più in difficoltà, ma naturalmente questo significa dare connettività, dare servizi, significa anche mantenere servizi, perché oggi la scelta di andare a vivere in una zona piuttosto che in un'altra è naturalmente in qualche maniera legata anche ai servizi come può essere la scuola o come può essere la sanità.

Dicevo di come l'ambiente, di come i rischi idrogeologici, di come la risorsa acqua siano elementi fondamentali come l'ambizione di liberarsi dai cosiddetti "combustibili fossili" e quindi avere sempre più energie rinnovabili ed energie pulite.

Vorrei riprendere la questione della cultura, ho già detto della francofonia come elemento chiave, l'uscita del Regno Unito con la Brexit sicuramente rilancerà in Europa l'utilizzo della lingua francese, per noi assieme ovviamente alla conoscenza di altre lingue questo è un elemento che ci connota e lo vediamo con facilità anche nell'interlocuzione attraverso gli Interreg, è molto più facile stabilire dei contatti con le Regioni a noi vicine, Francia e Svizzera, grazie all'utilizzo di una lingua comune; abbiamo con i giovani le grandi potenzialità derivanti da un'Università che rientra anch'essa nella rete europea, che è una rete accademica piena di possibilità e piena di risorse.

Certo che questo significa riflettere anche su strumenti che forse in questi ultimi tempi abbiamo un po' trascurato: mi riferisco in particolare alla strategia macroregionale alpina EUSALP, che è nata alcuni anni fa facendo dei ragionamenti attorno alla dimensione europea, che non può essere ovviamente solo una dimensione statuale, è una dimensione regionale, la macroregione alpina ha questa caratteristica di riuscire a far dialogare tutti i livelli regionali partendo dalla Slovenia ad arrivare fino al sud della Francia. È una rete fondamentale perché la realtà dei fatti è che territori alpini analoghi hanno da risolvere gli stessi problemi, o esiste una camera di compensazione, un luogo fisico e politico all'interno del quale ci si scambi le buone pratiche, oppure rischieremo con la strategia macroregionale alpina di fare la fine che ha fatto la Convenzione delle Alpi cui io stesso ho partecipato in passato e ci si trovava nel profondissimo imbarazzo che erano i funzionari delle rispettive capitali che fissavano gli obiettivi e le scelte quando evidentemente in una logica democratica non possono essere che le popolazioni alpine a definire e a decidere alcune cose importanti.

Aggiungerei ancora che abbiamo tanti soggetti che si occupano dell'Europa, non è solo la Regione: ci sono le Unité des Communes con cui abbiamo aperto un dialogo, ci sono molti Comuni, c'è l'Università, c'è la Fondazione Montagna Scura, i Parchi, l'Institut agricole, l'Osservatorio astronomico regionale, sono tutti i soggetti, assieme alle partecipate, con cui cerchiamo di impostare questo nuovo periodo di programmazione 2021-2027 in maniera coesa e soprattutto corale e anche nella logica di non buttar via neanche un centesimo.

Ho già detto che il prossimo anno presenteremo una legge comunitaria, cosa che non è stato possibile fare quest'anno, ma siamo entrati a far parte, attraverso il Comitato delle Regioni, di una rete europea che si occupa proprio della parte discendente della politica comunitaria. Come voi sapete, dal punto di vista normativo e legislativo, ci sono due momenti essenziali: uno è la fase ascendente nella quale si costruiscono le normative comunitarie e uno è la fase discendente. Sulla fase ascendente pesa moltissimo per noi l'handicap di non avere un parlamentare europeo perché certamente un parlamentare europeo sarebbe in grado di poter seguire questa fase ascendente con grande efficacia, cosa che purtroppo oggi non possiamo fare per l'assenza di un seggio garantito a Bruxelles. La fase discendente è interessante perché si tratta invece di vedere, rispetto agli articoli 2 e 3 del nostro Statuto, quelle materie che non debbono nella fase applicativa e anche nella fase integrativa rispetto ai contenuti nel nostro ordinamento... non bisogna aspettare che queste materie vengano regolamentate da Roma con la legge comunitaria, ma siamo in grado di poterle recepire noi direttamente nel nostro ordinamento per fare in modo che le direttive comunitarie in qualche maniera non vadano a incidere in profondità, come c'è sempre il rischio che avvenga, sui poteri e sulle competenze della Valle d'Aosta.

Ovviamente non potevo, nella fase conclusiva di questa mia relazione, non fare cenno all'attualità, cioè a quello che non può più essere considerata oggi tout court un'attività di tipo comunitario, vale a dire il famoso piano nazionale di ripresa e resilienza che ha una derivazione comunitaria, diciamo così, per le linee di indirizzo che sono state fissate dalla Commissione, dal Consiglio e dal Parlamento europeo, ma oggi è diventato un tema di politica interna, cioè, una volta decise le risorse che vengono assegnate dall'Europa ai singoli Stati, che sia sotto forma di una contribuzione o che sia sotto forma di denaro che deve essere restituito, è del tutto evidente che noi oggi ci troveremo di fronte o ci troviamo di fronte a una massa di denaro che transiterà, per così dire, attraverso gli affari europei, ma in realtà è, come voi sapete, un tema di rapporto oramai diretto fra Aosta e Roma rispetto alle modalità.

Da questo punto di vista - ne parleremo se poi questo emergerà dal dibattito successivo -, è evidente che siamo in una fase di dispiacere, di delusione, che è stata interpretata, tra l'altro, da una lettera che il presidente Lavevaz ha spedito assieme ai Presidenti del Friuli-Venezia-Giulia e delle Province autonome di Trento e di Bolzano, della Sicilia e della Sardegna, che è proprio tema di poche ore fa. La delusione deriva dal fatto che le Regioni e le Province autonome rivendicano la possibilità di una gestione diretta di larga parte dei fondi che dovrebbero essere attribuiti. Oggi invece ci troviamo di fronte a un piano di resilienza estremamente centralistico rispetto al quale incominciamo ad avere anche delle avvisaglie che non sono così rassicuranti negli interventi su alcune materie che lo Stato ritiene di competenza del nostro bilancio. Paradossalmente si fa una specie di analogia fra settori che noi copriamo con risorse proprie e trasferimenti del piano di resilienza... chiariscono in qualche maniera di non toccare le Regioni autonome e le Province autonome per un semplice ragionamento giuridico che non ha però un reale fondamento, perché è chiaro che questi fondi devono essere fondi che devono affluire anche alle autonomie differenziate senza creare situazioni di difformità. La lettera che è stata inviata verrà accompagnata naturalmente da azioni politiche forti perché non si può pensare in qualche maniera di essere messi a margine in alcuni di quei piani che, in qualche maniera, potrebbero essere non solo utili per lo sviluppo della Valle d'Aosta, ma utili in particolare per la ripresa della nostra Valle, colpita in maniera particolare, credo che lo si possa dire, su questo non ci possa essere che l'unanimità, da alcune decisioni come la mortificazione del turismo invernale, il che oggi è anche macroscopico rispetto all'apertura delle spiagge senza grandi problemi. È quindi del tutto evidente che questo tema del piano di resilienza è un tema su quale bisognerà tornare, ma in questa fase considero che si tratti di una cosa diversa dalle attività di tipo europeo di cui noi quest'oggi discutiamo.

Concludo veramente e mi scuso di avere impiegato tempo ma credo che questa sessione europea sia un momento molto importante, parlavamo anche con il presidente Bertin la scorsa volta della necessità forse di dare anche un respiro diverso, potrebbe essere la possibilità di avere anche qualche ospite di rilievo di tipo europeo che dimostri quanto ho detto precedentemente, cioè che nella storia politica della Valle d'Aosta fortunatamente l'impronta europeista c'è sempre stata. Trovo che le spinte antieuropeiste sono in Valle d'Aosta sempre temperate, si tratta semmai di discutere sul modello di Europa, su che cosa non ha funzionato nell'Europa degli Stati, su che cosa non funzioni se noi compariamo, ad esempio, il coinvolgimento che viene fatto da alcuni Paesi europei: penso al Belgio, alla Germania, alla stessa Spagna, di coinvolgimento della democrazia locale nei processi di discussione sulle tematiche europeiste, cosa che purtroppo anche nella modellistica istituzionale italiana non funziona proprio nello stesso identico modo.

Ringrazio quindi l'Aula per l'attenzione e naturalmente la speranza è che questi documenti possano essere in qualche maniera utili e possano in qualche maniera non essere ovviamente relegati esclusivamente nella discussione della sessione europea, ma che tutti i nostri dibattiti, com'è giusto che sia, finiscano per avere un riferimento all'Europa per la semplice e banale ragione che moltissimi dei temi, dei problemi e delle problematiche che noi discutiamo in quest'aula hanno in qualche maniera un aggancio con l'Europa. Evocare quindi l'Unione europea non è un esercizio di stile, ma è anche un compito che svolgiamo ogni giorno in ogni riunione e in ogni approfondimento che dobbiamo fare per risolvere delle questioni concrete.

Presidente - Si è prenotato l'assessore Sapinet, ne ha facoltà.

Sapinet (UV) - Alcune considerazioni sul binomio Europa agricoltura e sulla politica di sviluppo rurale 2014-2020. L'agricoltura resta un settore di intervento a cui l'Europa guarda con grande interesse, destinando ad essa circa il 35 percento dell'intero budget europeo, un'attenzione quella al settore agricolo e alle aree marginali, come quelle di montagna, che è cresciuta nel tempo in parallelo all'esigenza di conservare e tutelare le aree verdi a elevato valore ambientale naturalistico, depositarie di un elevato grado di biodiversità animale e vegetale e dove l'allevamento zootecnico è definibile come agro-ecosistema grazie alla piena compatibilità fra elementi naturali e attività dell'uomo.

Come abbiamo già illustrato in varie occasioni in questo stesso Consiglio, il programma di sviluppo rurale 2014-2020 è stato prorogato di due annualità, quindi parliamo, come ben sappiamo, di un PSR 2014-2022 con lo slogan: "stesse regole ma nuove risorse". Attualmente i risultati dimostrano che il PSR ha ottenuto un ottimo avanzamento sia dal punto di vista finanziario che fisico, collocandosi tra i programmi più performanti per capacità di spesa a livello italiano e il primo tra quelli che hanno l'AGEA come organismo pagatore.

Com'è noto, il motore del PSR sono le misure a superficie e per capo animale, che assolvono a due funzioni fondamentali della politica agricola regionale: la compensazione dei redditi agricoli e il riconoscimento degli impegni agroambientali sottoscritti dagli agricoltori, compresi quelli per il benessere animale. A questo si aggiungono le cosiddette "misure strutturali", a sostegno cioè degli investimenti aziendali, della trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli e l'insediamento dei giovani agricoltori per lo sviluppo dell'agriturismo e per la riqualificazione delle strutture dell'alpeggio.

Il PSR della Valle d'Aosta concorre anche all'infrastrutturazione della banda ultra larga e le misure leader tramite il Gruppo di Azione Locale della Valle d'Aosta, meglio noto come GAL VdA, con un notevole sviluppo negli ultimi due anni della strategia di sviluppo locale.

Gli sviluppi futuri quali potrebbero essere? Con le proposte regolamentari del giugno 2018 gli organi decisori europei hanno avviato la costruzione, tuttora in corso, di un nuovo modello di attuazione per la nuova PAC, che prevede l'elaborazione da parte di ciascuno Stato membro di un Piano Strategico Nazionale (PSN), che sarà attivato dal 1° gennaio 2023.

Allo stato attuale non è ancora chiara la futura governance del PSN 2023-2027, né la sua eventuale declinazione a livello regionale. Le azioni del PSN dovranno concorrere al raggiungimento dei tre obiettivi generali: competitività, ambiente, sviluppo locale. Il PSN sarà articolato in tre pilastri: pagamenti diretti, interventi a favore di settori specifici come ortofrutticolo, vitivinicolo e apicoltura e misure di sviluppo rurale.

Uno dei capisaldi della nuova PAC è aumentare i livelli di efficacia ambientale, soprattutto incentivando un'agricoltura biologica e altri strumenti premiali che riconoscano agli agricoltori gli sforzi e l'adozione di pratiche sempre più rispettose dell'ambiente.

In vista della nuova programmazione 2023-2027, il Dipartimento Agricoltura ha promosso tre consultazioni pubbliche, due sono già state effettuate nel 2019 e nel 2020 e una sarà effettuata nel corso di quest'anno.

Sempre sul tema ambiente e clima, l'Autorità di gestione del PSR regionale ha promosso la costituzione di un tavolo interregionale Piemonte-Valle d'Aosta, che poi è stato esteso anche ad altre Regioni dell'arco alpino, per lo studio e la redazione di documenti programmatici concernenti gli aiuti a superficie della nuova programmazione e per rispondere alla nuova architettura verde. Crediamo che questo sia un tavolo importante per confrontarsi, ma soprattutto anche per fare squadra tra Regioni alpine così come su altre tematiche molto importanti.

Presidente - Altri intendono intervenire? Ha chiesto la parola il consigliere segretario Jordan, ne ha facoltà.

Jordan (VdA Unie) - Comme a été déjà indiqué par ceux qui m'ont précédé, l'approbation de ce document programmatique est une occasion très favorable pour réfléchir dans cette Assemblée à la question de la coopération transfrontalière. La politique de la coopération de l'Union européenne est importante, dirais-je fondamentale à l'égard d'une vision stratégique de notre Région. Tout d'abord, il est nécessaire connaître ce qui a été fait jusqu'ici au niveau régional. Nous pouvons être satisfaits d'avoir toujours cru et favorisé le renforcement des structures des politiques de coopération de l'Administration régionale et des Collectivités locales. Également, grâce à la formation du personnel et à la disponibilité d'un solide réseau de professionnels privés, le système régional des politiques européennes est devenu de plus en plus performant et efficace.

De même, il est important de reconnaître les nombreuses interventions réalisées, elles ont contribué au développement de notre Région en manière structurelle et durable.

En pensant à l'avenir, il est nécessaire de définir, faisant ensuite au cadre législatif qui a établi les priorités de la prochaine programmation, les actions stratégiques régionales qui encadreront les actions territoriales. En effet, il est essentiel que les prochains projets soient de plus en plus intégrés dans une logique systématique et nécessairement s'inscrivant dans la stratégie d'un développement régional.

En essayant de donner corps à mon intervention, je crois qu'il est nécessaire d'imaginer et planifier des actions qui peuvent apporter une réponse immédiate et à court terme dans le secteur du tourisme, le secteur le plus touché par la crise pandémique, secteur dans lequel il faut aussi soutenir des actions plus structurées et de perspective, actions qui doivent nécessairement prendre en compte le changement des habitudes de la population touristique. Un changement auquel nous assisterons inévitablement et pour lequel nous devons proposer des solutions innovantes utilisant le temps comme avantage compétitif. Sans vouloir faire une analyse détaillée des opportunités de développement possibles, même pour des raisons de temps, je rappelle que le développement du numérique et de l'innovation pourrait faire l'objet d'attention au regard de la programmation des fonds européens. Un développement qui n'est pas une fin en soi, mais est encadré dans une logique de service, d'amélioration de la qualité de la vie et de l'attractivité des zones les plus marginales de notre région.

Il sera également fondamental d'investir de l'énergie dans les éléments de l'éducation, de la formation et du travail afin d'initier des synergies positives et donner des réelles opportunités de développement. Il est bien nécessaire souligner que la correcte utilisation des fonds provenant de l'Union européenne passe également par la gouvernance des processus. En ce sens - et l'a rappelé l'assesseur Caveri - un dialogue a été initié par les structures régionales et le système des Collectivités locales, un dialogue visant à identifier des modèles de gestion correctes et capables d'être un support réel et efficace.

Enfin, je pense qu'il est absolument nécessaire d'inclure la coopération entre les Régions transfrontalières les plus proche de nous. En effet, les objectifs de la stratégie sur l'utilisation des fonds de l'Union européenne prévoient des relations institutionnelles qui, dans une logique de coopération, comparent les différents systèmes politiques et administratifs, mettant en évidence les potentialités et les criticités des différents territoires.

Pour terminer, je voudrais souligner avec faveur la prochaine réactivation du Conseil Valais-Vallée d'Aoste qui va relancer ainsi les relations entre les deux Régions.

Presidente - Ci sono altri interventi? Faccio anch'io un piccolo intervento, non mi sposto fisicamente, rimango in questa sedia anche per ragioni logistiche, non tanto nel merito della sessione europea quanto più in generale. La sessione europea del Consiglio regionale, ogni anno, si ripete un po' uguale a sé stessa, una discussione piuttosto rituale, quest'anno forse un po' meno, ma che lascia trasparire una certa stanchezza, diciamo così.

Inevitabilmente non può essere che ripetitiva per certi aspetti e purtroppo il dibattito non suscita un grande interesse ed è un vero peccato, anche perché la dimensione europea internazionale della nostra regione è un fatto molto importante, il coinvolgimento della cittadinanza e, in generale, un dibattito più interessante e partecipato sarebbe sicuramente utile e necessario, anche perché l'Europa, anche proprio da un punto di vista pratico, è sempre più presente nella nostra vita quotidiana, basta immaginare anche soltanto per quanto riguarda gli investimenti pubblici della nostra Regione, che sono direttamente o indirettamente legati all'Europa, per una grande parte soprattutto, per la parte appunto che riguarda gli investimenti e non la spesa corrente.

Gli investimenti sono stati e sono fondamentali per la crescita, l'innovazione, l'infrastrutturazione della nostra Regione e, da questo punto di vista, bisogna dire che la Valle ha saputo spendere e attingere a questi fondi a disposizione, complessivamente non si può che prendere atto della capacità, soprattutto rispetto ad altre Regioni, di attingere e di spendere questi fondi e i risultati si sono anche visti. Quantitativamente questo è avvenuto, a questo punto bisognerebbe, a mio avviso, fare un salto di qualità, sempre necessario in tutti i settori. I soldi investiti devono sviluppare una crescita duratura e non esaurirsi, come a volte purtroppo succede, con la fine del progetto in questione. È una cosa da evitare e che in qualche modo dovremmo tenere sempre in considerazione.

Come dicevo, è necessario anche in questo settore un salto di qualità e, da questo punto di vista, è necessario poter valutare le politiche che si fanno. Per migliorare è necessario misurare, senza poter misurare è impossibile migliorare. Il Consiglio regionale vuole intraprendere un percorso per attivare gli strumenti per una vera e seria valutazione delle politiche pubbliche, che potrà riguardare anche questo settore, quello della valutazione delle politiche pubbliche è un impegno che questo Consiglio si è preso e che cerchiamo di portare avanti. Si potrà così dare una nuova centralità al Consiglio e, soprattutto, rispondere in modo più efficace alle necessità dei cittadini.

Come già dicevo, l'Unione europea, in questa fase, ha assunto un'importanza ancora maggiore, legata al superamento della crisi economica e conseguente alla pandemia con una nuova centralità che, in questo periodo, è riconosciuta un po' da tutti.

Come la pandemia, anche la futura fase di ricrescita e di gestione delle fonti a esse collegate rischia però di cambiare gli assetti, l'assetto regionale e in generale mettere in discussione molti aspetti legati all'autonomia. È importante che da questo punto di vista si faccia tutto per salvaguardare le nostre particolarità e le azioni come venivano adesso evidenziate dalle Regioni a statuto speciale... è assolutamente un fatto importante.

Come dicevo, in questa fase è essenziale parlare d'Europa e, da questo punto di vista, la formula che abbiamo utilizzato sinora è forse una forma un po' desueta e, come diceva anche l'assessore Caveri, è il momento, forse, di cercare delle soluzioni diverse per dare maggiore rilevanza a questo che è un argomento importante che ci riguarda tutti. Il contesto e la prospettiva nella quale si deve muovere la Valle d'Aosta non può che essere l'Europa: un'Europa unita e ispirata ai principi federalisti, alla sussidiarietà, cercando di superare il deficit democratico che ha caratterizzato gli ultimi decenni anche di questo processo di integrazione europea.

La Valle d'Aosta si è spesso definita un crocevia europeo, un carrefour d'Europe per la sua posizione orogeografica in ragione del multilinguismo, della sua vicinanza ai confini, ma per essere tale, non solo un corridoio di transito, magari di merci, è necessario attivare una dimensione politica in tutti i contesti europei: dalla macroregione alpina che evocava in precedenza l'assessore Caveri, fondamentale per i territori di montagna come il nostro. Anche questa deve assumere una dimensione europea e spesso si fa fatica a vederla, una macroregione, che, tra l'altro, coinvolge anche i cantoni svizzeri, un caso particolare che potrebbe anche, per la sua particolarità, caratterizzarsi e avere un approccio differente per quella idea di Europa che anche la nostra regione dovrebbe portare avanti in maniera differente rispetto a quella che si è affermata negli ultimi anni, anche per questo dicevo che è importante in questo momento parlare di Europa.

Il 9 maggio scorso, in occasione della Festa dell'Europa, si è aperta la Conferenza sul futuro dell'Europa, una riflessione che vedeva la partecipazione di tutto il continente sul futuro politico dell'Europa appunto. Una discussione alla quale deve poter partecipare anche la Valle d'Aosta portando il suo contributo e il suo modo di vedere il futuro del nostro continente, un impegno che, come Presidenza del Consiglio, cercheremo di assolvere.

Da questo punto di vista, mi auguro che la prossima sessione europea si affronti in modo diverso, come dicevo, ne parlavamo anche con l'assessore Caveri, per dare maggiore rilevanza a questo momento. Sarà anche l'occasione per fare il bilancio di un anno di riflessione sul futuro dell'Europa, attivato dalla Conferenza nel mese scorso e l'occasione per immaginare qualcosa di diverso per la nostra regione. Avremo il tempo per organizzarci.

Il consigliere Distort si è prenotato, ne ha facoltà.

Distort (LEGA VDA) - Pensavo di non intervenire considerando il tema estremamente dedicato, specificamente incentrato sull'attività in ambito europeo, ma con molto piacere ho percepito anche i riferimenti più ampi, i riferimenti ideologici, a partire dal primo intervento, l'intervento dell'assessore Caveri e poi in qualche modo condiviso da altri. Allora ritengo opportuno condividere con voi, colleghe e colleghi, una breve riflessione e mi allaccio alla fase finale dell'intervento dell'assessore Caveri sull'individuazione di due correnti: una corrente europeista e una corrente antieuropeista. Ecco, vorrei proprio condividere con voi... purtroppo con voi, sono parole che rimarranno all'interno di quest'aula, probabilmente raggiungeranno qualcuno che ci ascolta, forse qualche giornalista ne farà notizia ma non è determinante, purtroppo però non arriveranno in Europa nel cuore pensante, ma fondamentalmente crediamo che la democrazia sia comunque un'attività che parte dal basso e la consapevolezza di ogni singola persona è estremamente importante.

Quest'Europa è un po' sballottata tra europeisti e anti-europeisti, dove sembra che sia il sovranismo l'ago della bilancia o l'elemento di disturbo di un'Europa unita con tutti i suoi progetti. L'Europa non va difesa attraverso gli schieramenti, più si rafforza il fronte europeista più la si difende e più si rafforza il fronte sovranista più è messa in crisi. Assolutamente no, l'Europa deve difendersi da sola e soltanto in questo modo può essere forte e, per difendersi da sola, deve essere credibile: credibile nel suo animo, nel suo codice genetico e, per essere credibile, bisogna che ogni cittadino dell'Europa si riconosca cittadino europeo e qualunque cittadino per riconoscersi deve in qualche modo trovare una risposta affermativa su due elementi: ciò che ci unisce, un'identità tra ciò che è simile e ciò che mi differenzia e che mi permette di essere differente. Riconoscersi è lì, la credibilità si fonda sul riconoscersi e il riconoscersi si fonda sul fatto che io mi ritrovi in Europa qualcosa, un amalgama comune forte, di cui io mi sento partecipe e che difenda la mia particolarità e la mia identità. Sono questi due temi ed è solo così che l'Europa potrà essere credibile ed è solo così che l'Europa diventa un progetto che unisce esattamente tutti questi milioni di cittadini.

Ricordo che il progetto di Europa unita nasce da alcuni padri fondatori, io ne cito tre - poi ci sono versioni in cui se ne citano nove diversi -, semplicemente: Schuman, Adenauer, De Gasperi. Che cosa avevano in comune? Avevano in comune la stessa fede. In quest'aula Distort si mette a parlare di fede, ma dov'è la laicità? Questa è laicità perché in uno spazio politico in cui la fede e tutto l'elemento di cultura e il disegno di società che è rappresentato e disegnato dalla fede viene escluso, non è laicità, è laicismo. Io non sarò mai laicista, io sarò sempre laico. In questa laicità, quindi, io invoco le radici cristiane dell'Europa, le radici cristiane, non cattoliche; ma perché? Per un discorso di ecumenismo? No, perché addirittura paradossalmente le guerre di religione tra Cattolici e Protestanti hanno rafforzato il legame con la dimensione religiosa, l'hanno rafforzato, è passato attraverso il sangue, merita rispetto perché questa è la storia di secoli di Europa.

Questo progetto, purtroppo, è stato sostituito da un progetto finanziarista, da un progetto economico, da un progetto di omologazione amministrativa. Ci va come strumento ma non come elemento principale. Che cos'è che unisce un Italiano con uno Svedese? Cos'è che unisce un Greco con un Irlandese? Cos'è che unisce un Portoghese con un Tedesco? Cosa li unisce? Li unisce la stessa matrice cristiana. Questa è la storia, secoli di storia, tutte le generazioni hanno avuto nei piani di studio di qualunque tipo, di qualunque livello e grado la storia: una storia dell'Europa che racconta questa Europa. Questo progetto quindi o crea, o costituisce, o si rafforza su questo elemento che unisce, o sennò l'Unione sarà un'imposizione e gli europeisti saranno i sottomessi a questa imposizione, gli antieuropeisti saranno i ribelli, ma non è così che deve giocarsi il ruolo, c'è di mezzo qualcosa di talmente importante, una potenzialità talmente ampia che non può essere consumata attraverso un'unione artificiale, dev'essere un'unione di sangue, profonda, ideologica, e nello stesso tempo attraverso l'unione saper riconoscere le differenze, le differenze degli Stati, dove l'identità, la forza, l'autonomia di uno Stato si chiama sovranità e non sovranismo, perché è qualcosa di positivo, e dove le autonomie locali, dove le Regioni, dove i diversi popoli che si riconoscono con nomi storici non corrispondenti a quello degli Stati possano riconoscersi. Questo è un disegno di Europa e soltanto così l'Europa sarà totalmente credibile e soltanto così l'Europa avrà la forza, veramente, di un popolo.

Presidente - Si è prenotato il consigliere Marquis, ne ha facoltà.

Marquis (AV-SA) - Voglio fare anch'io alcune considerazioni sul tema all'ordine del giorno, ovvero la discussione sulle linee programmatiche relativamente alle questioni di interesse europeo. Credo che questo sia un tema che debba avere una grande dignità e condivido in pieno la proposta che ha fatto l'Assessore, nel prossimo futuro di dargli un'organizzazione e una presentazione diversa a questo argomento e anche di definire una legge comunitaria.

Mai come oggi il tema dell'Europa riveste una grande importanza. Se abbiamo fatto attenzione in questi anni, delle grosse perplessità su questo argomento in tanti Stati sono emerse sull'Europa, un'Europa lontana, ma credo che in questo ultimo anno il clima sia un pochettino cambiato a causa anche della grande pandemia, la terribile pandemia che ci ha toccato tutti insieme.

Credo quindi che sia importante partire, come ha detto il collega precedente, dai valori che ci devono accomunare per formare uno spirito europeo, ma a volte tutto questo viene anche agevolato dai problemi che si devono affrontare. Ci sono dei problemi comuni che necessitano una sfida comune e questo credo che possa aiutare a creare uno spirito di coesione o una maggiore condivisione riguardo alle questioni sovralocali.

In quest'ultimo anno abbiamo potuto toccare con mano anche in Valle d'Aosta quanto dei temi e delle difficoltà strutturali si sono acuite con la pandemia che stiamo vivendo, è inutile entrare sui singoli temi, però credo che sia sotto gli occhi di tutti che la crisi turistica e di tutte le attività connesse porti la richiesta da parte della politica di intervenire su quei fattori strutturali, come la diminuzione dello stock delle imprese, il rafforzamento amministrativo delle medesime, il rafforzamento della cultura imprenditoriale, altro tema la crisi demografica, l'aumento delle disuguaglianze, la tematica dello sviluppo del digitale, le questioni relative all'istruzione e all'apprendimento continuo permanente nel percorso di vita, il rafforzamento del ruolo femminile e anche tutto l'aspetto sociale, che non va sottovalutato, che è quello dell'aumento delle disuguaglianze e della lotta alla povertà. Questi sono tutti temi che fanno parte dei pilastri della politica europea. Allora anche con molta concretezza credo sia importante da parte nostra cercare di definire le connotazioni di questi argomenti a livello regionale e proporre delle strategie adeguate di intervento per cercare di sfruttare le opportunità che l'Europa offre per migliorare il benessere e la vita della nostra comunità. Anche sul piano sociale, ambientale e economico credo che siamo di fronte a delle grandi sfide che non possiamo più permetterci di gestire a livello isolato.

La lotta ai cambiamenti climatici, è stato detto prima dall'Assessore i problemi di accessibilità, noi siamo al centro della politica, cioè del programma di EUSALP, condividiamo la fragilità con altre comunità della montagna, una montagna che separa il sud e il nord dell'Europa e quindi con tutta una serie di difficoltà. Noi abbiamo due assi di carattere internazionale, i due trafori, abbiamo invece delle difficoltà di accessibilità legate alla ferrovia, perché ancora oggi non c'è un'offerta adeguata in termini concorrenziali e di tempistica per collegarci all'alta velocità, abbiamo tutta una serie di questioni legate alla sicurezza, alla competitività della nostra piccola realtà di montagna e anche al benessere.

Sicuramente da noi la vocazione europeista è più connotata rispetto ad altre realtà, perché siamo una Regione di frontiera che nella storia ha avuto sempre modo di rapportarsi con i vicini, però occorre dire che non sempre è agevolato il dialogo e soprattutto l'apertura della nostra economia è resa difficile verso la Francia e verso la Svizzera, perché ci sono delle legislazioni diverse da un versante all'altro, quindi anche questi sono tutti dei temi che dovrebbero essere affrontati per creare delle sinergie per favorire gli interscambi sia a livello sociale che a livello economico.

Sicuramente paghiamo il fatto di non essere rappresentati con un europarlamentare in Europa, come ha detto prima l'Assessore, perché sarebbe molto utile un intervento nella fase ascendente della politica dove si definiscono i principi legislativi che potrebbero essere intercettati a monte e quindi, anche in virtù della nostra potestà autonoma, potremmo anche avere una capacità di recepirli direttamente senza dover per forza passare attraverso l'assorbimento anche delle innovazioni che vengono portate dalla legge comunitaria nazionale dove spesso e volentieri, rispetto alle iniziative prese dall'Europa, si aggiungono ancora dei pezzettini.

Ricordo ancora negli anni scorsi quando si diceva l'Europa è cattiva, è brutta perché crea burocrazia, però, come avete potuto vedere in questi giorni, si assiste al dibattito nazionale dove si dice: "sottraiamo il Codice degli appalti alle innovazioni che sono state fatte a livello nazionale, manteniamo solo le impostazioni date dalle direttive europee". Questo quindi ci deve far riflettere perché credo che se la Valle d'Aosta saprà cogliere questa opportunità di intervento, potrà semplificare maggiormente la propria legislazione ma anche rafforzare la nostra cultura autonomista e l'utilizzo delle prerogative che ci fornisce il nostro Statuto.

Sicuramente tutto questo richiede anche un'organizzazione diversa, un'organizzazione a cui bisogna dirci non eravamo abituati, credo che ad oggi sia corretto dire che, sotto questo profilo, bisogna fare dei passi avanti, bisogna rafforzare la struttura che abbiamo a Bruxelles, perché è fondamentale che in quel contesto si possano creare le relazioni necessarie per intervenire sia nella fase ascendente che in quella discendente, pur con tutte le difficoltà che ci sono del caso, ma anche per sapere cogliere le opportunità che la stessa Europa offre attraverso le gestioni dei fondi diretti da parte di tutti i bandi che ci sono, che sono emanati dalla Commissione europea, che sino ad oggi non hanno avuto un grosso successo nella nostra realtà, anche in considerazione della piccola dimensione delle imprese e quindi della maggiore difficoltà a progettare delle iniziative che richiedono anche delle partnership internazionali e quindi non sicuramente facilità di attuazione. Condivido quindi molto l'idea di rafforzare l'ufficio e rafforzare anche a livello strutturale l'approccio verso la gestione dei fondi europei, che diventano sempre più importanti perché assumono un significato di maggiore importanza all'interno del bilancio della Regione.

Credo che dobbiamo riuscire a entrare nel linguaggio adoperato dell'Europa, ci sono altre realtà, altri Stati che sono stati più bravi che lo Stato italiano sotto questo profilo, oggi nell'utilizzo dei fondi europei la Polonia, il Portogallo e la Spagna hanno dimostrato un'attitudine e una capacità molto maggiore rispetto a quella dello Stato Italiano. Credo quindi che nel nostro piccolo sarà importante anche nelle politiche europee e nella gestione della programmazione passare a una fase nuova, ovvero superare la fase di rincorsa continua, perché spesso e volentieri tra una programmazione e l'altra si è più concentrati alla chiusura della precedente che alla programmazione della nuova.

Io credo che questo sia un tema importante e, quando parlo in genere di riforma della Pubblica Amministrazione, credo sia importante in questa fase rafforzare quelle strutture che si occupano della gestione dei fondi europei, perché questi sono delle occasioni che non tornano e che non possiamo permetterci di perdere o di non cogliere appieno la potenzialità che viene offerta dall'Europa.

Ben venga quindi che si dia sempre più dignità a quest'ordine del giorno e io auspico a conclusione che si possa strutturare meglio l'approccio alle politiche europee per renderlo adeguato e consono alle aspettative e alle opportunità che dobbiamo cogliere per la nostra Regione.

Presidente - Si è prenotato il consigliere Aggravi, ne ha facoltà.

Aggravi (LEGA VDA) - Per formulare alcune considerazioni rispetto al dibattito che si è creato sulla discussione inerente le linee di indirizzo programmatiche, le priorità di intervento e soprattutto anche sugli accenni che l'Assessore nel suo rapporto ha dato, e anche lei stesso, presidente Bertin, rispetto al futuro di questo momento e più in generale a quello che può essere una migliore definizione e attenzione degli affari europei in seno a quest'Aula.

Io credo sia sicuramente importante partire dalla base ideologica, dai valori e dai fondamenti, però dobbiamo anche considerare un altro aspetto che spesso sono gioia e dolori di questa Europa. Troppo spesso ci si ricorda e si dedica del tempo su quelli che sono stati gli effetti negativi, o le distonie, o le problematiche dell'Europa, pensiamo, ad esempio, quello che è successo nella prima fase vaccinale, nella strategia che è stata data dall'Unione europea e la debolezza delle istituzioni europee rispetto ad altre realtà, che, detto in maniera molto chiara, ci hanno surclassato. C'è stato un problema strategico e ci sarà un problema strategico perché se pensiamo anche a eventi come quello che è avvenuto in Bielorussia, fa capire qual è il peso dell'Europa, un'Europa che ogni volta che deve contare ha bisogno di avere alcuni forti player regionali per lei, ma che sono comunque, fino a prova contraria, Stati e Nazioni, che possano far vedere quei pochi "muscoli" di piccole potenze, che, di fatto, altro non sono che diventate potenze regionali e non più mondiali.

Io però penso che ci siano state anche delle situazioni forse un po' troppo tecniche, delle iniziative poco comprese dalla maggior parte delle persone: penso, ad esempio, a tutto il programma di acquisti di titoli di Stato, uno dei più famosi il Pandemic Emergency Purchase Programme, che di fatto ha consentito il mantenimento di una stabilità forte dell'area Euro e soprattutto la lotta all'inflazione... sono spesso in disaccordo anche con esponenti della mia forza, perché sappiamo che gli economisti hanno delle guerre di religione un po' come anche altre professioni, ma sicuramente un aspetto importante della politica europea è stata la stabilità del mercato, che, per carità, per certe strategie industriali non è stata favorevole in questi anni, ma che sicuramente ci ha consentito di evitare il peggio in certe situazioni. Pensiamo a operazioni notturne, come quelle che furono del Governo Amato, forse, grazie a Dio, rapine di questo genere non le abbiamo più viste.

Per andare più nel concreto e in quello che ci interessa, io direi - e prendo positivamente lo spunto dell'Assessore e del presidente Bertin di rivedere un po' la formulazione in questo momento - che dobbiamo partire anche da una fase precedente, cioè forse da quello che si vede meno all'esterno. Forse serve anche un percorso, e qui ben venga una legge europea, come diceva l'assessore Caveri, che consenta anche una maggior condivisione da parte dell'Aula e un maggior lavoro in Commissione per quello che riguarda le linee di indirizzo, ma soprattutto anche poi la programmazione e la progettazione europea. Un po' troppo spesso si corre e si arriva in momenti come quello attuale un po' di corsa, e soprattutto non si ha contezza chiara di quelle che possono essere le potenzialità e soprattutto la praticità, e perdonatemi se scendo sempre un po' più sulla terra rispetto ad altri ragionamenti, però sappiamo che la politica europea e le politiche europee consentono di portare pesanti e importanti investimenti che dovrebbero andare appunto a correggere, almeno nelle intenzioni delle istituzioni europee, alcuni gap sui territori.

Io penso che sia sicuramente importante e fondamentale in un futuro, io spero breve, avere una rappresentanza diretta, un seggio diretto in Unione europea e sicuramente lei, assessore Caveri, è esperto perché in Europa c'è stato e sa cosa vuol dire, ma al contempo io penso che bisogna rafforzare l'organizzazione lobbistica e funzionaria delle politiche europee, non deve essere vista quel ramo dell'organizzazione regionale come una casella poco importante, perché in realtà è una casella sempre più importante, non soltanto per l'arrivo di fondi, ma anche per riuscire a prevenire determinate situazioni che per realtà... soprattutto per quanto parliamo dell'elaborazione della normativa europea, rischiano poi di arrivare sulla nostra testa, nei nostri portafogli in maniera abbastanza pesante, quindi questo ben venga.

Allo stesso tempo però io penso che sia anche necessario rafforzare il presidio di certe iniziative europee: penso ai programmi tematici a gestione diretta da parte della Comunità europea, che sono poco utilizzati dalla Valle, come anche è sottolineato nelle linee guida, le linee di indirizzo programmatiche, ma su cui bisogna lavorare di più, parliamo di rapporti con altre realtà. Ecco, qui avere delle partnership forti con altri partner europei è particolarmente importante e penso che sia anche particolarmente importante investire nello sviluppo di centri di competenza regionale su questi ambienti proprio come viene indicato nelle linee di indirizzo, che però devono fare un passaggio di praticità ulteriore e in questo senso anche giustifichiamo la nostra posizione di astensione che abbiamo dato in Commissione. Non è un'astensione negativa ma è un'astensione attenta per poter portare il nostro contributo e ci auguriamo che nei prossimi anni ci sia questa possibilità, data soprattutto da una nuova riorganizzazione del modello europeo.

Io vorrei poi sottolineare un aspetto di particolare importanza: all'interno delle linee di indirizzo programmatiche giustamente ci sono numerosi temi, si parla degli smart village, si parla di correggere il gap e soprattutto le difficoltà che ci saranno per i giovani nell'accesso al mercato del lavoro, si è parlato anche di problemi demografici e quant'altro. Io però penso, sempre legato al discorso dei cambiamenti climatici e di quello che ci può unire con l'altra parte delle nostre montagne, che proprio le montagne possono essere luogo anche geografico che consente un maggior presidio in ambito europeo, ovvero quello di programmi di difesa, di monitoraggio e - perché no? - di sviluppo delle nostre aree di montagna, che ci possono unire con chi è al di là di quello che per qualcuno è un confine, invece per altri e soprattutto per noi è un luogo di incontro, ovvero la montagna.

Io penso che sia sempre più strategico non soltanto... perché il cambiamento climatico, al netto di quello che noi possiamo fare, perché dobbiamo essere molto franchi, è inutile che noi ci diamo dei grandi programmi di contenimento delle emissioni, di difesa dell'ambiente... non lo dico perché sono contrario, lo dico perché purtroppo ci riempiamo spesso la bocca con questi grandi programmi e poi abbiamo realtà, come l'avete penso letto, Cina, Australia - che non è proprio uno Stato non democratico - e altri Paesi che hanno detto che potenzieranno la propria industria del carbone, o abbiamo situazioni di sfruttamento pesante in Africa per il reperimento di quelli che sono considerati i metalli rari, che sempre più sono utilizzati nelle tecnologie green e si rischia appunto che ci sia un serpente che si morde la coda. Sicuramente possiamo fare la nostra parte e io penso che nel piccolo, ma importante effetto che possono avere queste iniziative sui nostri territori deve essere forse il tema principale di quello che poi sarà il quadro strategico definito per il reperimento e direi per la grande course dei finanziamenti europei.

Dall'altro lato io vorrei anche spezzare una lancia su un altro aspetto, giustamente veniva detto dal rapport non dobbiamo soltanto pensare ai rapporti con il mondo francofono, ma anche con le altre minoranze linguistiche, ebbene, la Brexit ha portato il Regno Unito al di fuori dell'Europa, però sappiamo che l'inglese è all'interno dell'Europa. Io quindi penso che dobbiamo anche rafforzare i nostri rapporti con Stati che magari parlano una lingua diversa o delle lingue diverse rispetto alla nostra, ma che nella strategia europea sono particolarmente performanti e magari anche Regioni, che, ripeto, seppur ci sia una differenza dal punto di vista culturale e linguistico, sanno fare bene il loro mestiere, sanno reperire i fondi. Ecco, impariamo e collaboriamo con loro al di là di tutto, perché altrimenti non avremo capito quale può essere lo spirito dell'Europa. Non parlo di europeisti, non parlo di europeismi perché sono percorsi che non si definiscono a freddo, devono essere fatti per passi, penso che però il percorso sia ancora molto, molto lungo perché le piccole potenze regionali, che un tempo erano grandi potenze nazionali, non hanno ancora trovato una loro dimensione all'interno degli equilibri del mondo.

Presidente - Si è prenotato il consigliere Chatrian a cui passo la parola.

Chatrian (AV-SA) - Penso che sia una sessione europea - lo dicevano i miei predecessori - diversa, completamente diversa rispetto a quella degli altri anni visto e considerato che siamo in una crisi comunque epocale e quindi forse mai come in questo momento questo dibattito è fondamentale.

Abbiamo ascoltato attentamente gli interventi, devo dire che è importante ricordare il passato, è importante ricordare il fatto che la Valle d'Aosta abbia utilizzato abbastanza bene i fondi che percentualmente sono stati spesi e spesi anche bene, ma quello è il passato, penso che una fotografia di quello che è successo in questi 14-15 mesi di pandemia ci obblighi invece a come vogliamo affrontare il presente e soprattutto il futuro.

Per quanto ci riguarda, Alliance Valdôtaine fa parte di Alliance Libre Européenne e solo pochi giorni fa la presidente Lorena Lopez ha fatto questo passaggio: "ensemble dans nos différences pour une Europe des peuples", "le message que la Présidente a fait passe aujourd'hui lors de l'Assemblée générale... passage définitif du témoin". Nel momento in cui pensiamo sia fondamentale come incidere per poter dare corso a una visione... perché penso che la parte più importante di questa sessione sia, una volta deciso quali sono gli obiettivi che gradiremmo raggiungere come Valle d'Aosta... lo diceva prima l'assessore Caveri, dobbiamo avere la capacità, soprattutto sul piano politico, di incidere per poter poi raggiungere gli obiettivi che questo Consiglio declina, ha elaborato e che gradirebbe raggiungere in poco tempo.

Perché dico una sessione europea diversa rispetto agli altri anni? Siamo in una crisi senza precedenti, l'Unione europea ha dato una risposta probabilmente forse per la prima volta anch'essa senza precedenti, non so se condividete questo passaggio, archiviata forse definitivamente, non lo sappiamo, la lunga stagione dell'austerità, l'Unione comunque ha saputo mettere in campo finalmente misure straordinarie, e questo è il primo passaggio. Il secondo per consentire però ai Paesi membri tutti di intervenire fuori dai vincoli della finanza pubblica. Ha scelto di realizzare un vasto programma di interventi per la ripresa e per la resilienza all'interno di un quadro finanziario pluriennale eccezionale dilatato con risorse straordinarie reperite anche ricorrendo per la prima volta all'indebitamento comune. Da una parte quindi è positivo, e questo è il passaggio che è già stato fatto, ma probabilmente quello ancora più importante è come utilizzare bene le risorse pubbliche europee su un territorio come il nostro: un territorio di montagna, forse - e lo abbiamo visto anche su altri dossier - mai come in questo momento - lo dicevano anche altri colleghi - la montagna deve fare massa critica. È difficile, lo abbiamo visto anche durante la pandemia a livello nazionale, è stato difficilissimo, probabilmente dovuto ai nostri piccoli numeri, dovuto alla nostra economia comunque non limitata, diversa, rispetto alle grandi lobby, ma probabilmente se vogliamo incidere a livello europeo e se crediamo in un'Europa dei popoli, se immaginiamo un percorso diverso per compensare chi abita in montagna per numerosi motivi che ben conosciamo, dobbiamo probabilmente avere quella capacità sul piano politico di potere incidere e quindi contare qualcosa in più in modo da poter a quel punto raggiungere quegli obiettivi che anche questo Consiglio dovrà avere la capacità di elaborare.

Un altro passaggio importante nel PNR, la quota principale... ci sono i due pilastri: uno è quello sui progetti verdi, 70 miliardi, l'altro è quello legato al digitale 50 miliardi.

Riassumo solo su questi due principali pilastri perché rappresentano la necessità per un popolo di montagna, quello sul digitale per poter creare delle opportunità e per non lasciare indietro nessuno, perché nessuno si immagina che da noi... noi abbiamo ancora Enti locali, Comuni che hanno 80 abitanti e nessuno si immagina questi numeri e nessuno si immagina che questi 80 abitanti magari risiedono in 20 frazioni. Questi piccoli nostri numeri da una parte devono essere anche la possibilità di poter creare quelle condizioni nel digitale.

Per quanto riguarda il verde, dobbiamo probabilmente... anche su questo è stato fatto parecchio, abbiamo una Regione che per più di un terzo è già tutelata, ma abbiamo probabilmente dei punti di forza che possiamo ancora sviluppare in maniera sostenibile, accompagnare in una maniera comunque anche innovativa e moderna in modo da creare meno disuguaglianze, più opportunità anche per i nostri giovani, facendo però attenzione - lo dicevano anche altri colleghi - all'abbandono scolastico. Fino a pochi decenni fa eravamo tra le Regioni in cui l'abbandono scolastico era tra i più bassi di Italia, oggi non è più così, e quindi, oltre ad analizzare i punti di criticità, dovremmo avere anche la forza di poter mettere in campo delle azioni che invertano le tendenze perché la statistica è una brutta bestia. Nel momento in cui le données ci dicono che si va in una determinata direzione, per invertire nuovamente la rotta, ci va una forte analisi attenta, elaborata molto bene e avere anche quella capacità invece di affrontare i punti di forza e soprattutto le ricette, le soluzioni.

Un passaggio che vorrei fare è legato anche al fatto che sovente è troppo comodo che in questo Paese comunque lo sport nazionale sia un po' quello di indicare sempre gli altri... a chiedere che facciano di più. Cominciamo a guardare in casa nostra e facciamo bene i compiti a casa nostra e, incidendo con gli altri popoli della montagna, non solo con l'arco alpino, non solo a livello nazionale, noi pensiamo che ci sia spazio per poter comunque accompagnare in maniera più forte le nostre esigenze.

Prima il collega Sapinet ci ha messo in evidenza il PSR 2014-2020; ancora ieri, discutendo con i colleghi durante l'incontro per la legge che andremo ad affrontare domani sui ristori Covid regionali... probabilmente altre Regioni, probabilmente perché erano più robuste a livello europeo, hanno saputo forzare a livello europeo le misure nel piano di sviluppo rurale.

Abbiamo delle potenzialità sulla filiera legno? Allora cerchiamo adesso, non fra un anno e mezzo-due, di cambiare le regole del gioco e spiegare il perché noi avremmo bisogno di misure diverse rispetto... è un discorso di rentabilité? Probabilmente sì. È un discorso di filiera? Probabilmente sì. È un discorso di occupazione? Probabilmente quel gap, quella differenza va compensata; quando? Quando si scrivono le regole del gioco, prima di parlare di risorse pubbliche. Prima si modificano e si cerca di forzare le necessità delle nostre località, delle nostre comunità per poi dopo dare corso e raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati.

Probabilmente una lezione fondamentale è che nelle crisi l'intervento del pubblico è efficace solo se gli enti hanno la capacità di agire e di agire in un modello comunque, come dicevo prima, senza precedenti in una maniera probabilmente anche innovativa. Contrastare il calo demografico, creare le condizioni per mantenere la montagna e creare quelle condizioni per poter poi non avere dei paesi fantasmi, dei paesi fantasmi che sovente in Francia... fantasmi nel senso che poca gente ci abita e nel weekend o durante... eventualmente le località turistiche... non sono più autentiche. Lo vediamo nelle vallate laterali del Piemonte, a differenza nostra, ma, nonostante i grandi interventi che sono stati fatti a livello regionale, probabilmente lì c'è spazio per accompagnare meglio ancora la qualità della vita di chi per scelta ha deciso di rimanere ad abitare 365 giorni all'anno in montagna. Occorre perseguire il benessere dei cittadini adottando politiche che consentano come priorità non solo l'aumento del PIL ma anche fattori di natura sociale, quale il fattore demografico, il benessere equo e la sostenibilità dei cittadini cercando di promuovere la tutela ambientale. Il contrasto al cambiamento climatico e la neutralità carbonica sicuramente saranno la sfida dei prossimi 30 anni, ma non possiamo farlo esclusivamente dalla nostra piccola Regione alpina, lo dicevano anche altri colleghi. Oltre all'arco alpino anche con i nostri amici svizzeri, anche con la Savoia, abbiamo l'Espace Mont-Blanc, utilizziamoli questi strumenti, prima si parlava di EUSALP... utilizziamoli per mettere in campo comunque delle strategie e delle azioni che siano comunque più larghe e nello stesso tempo che abbiano anche una migliore efficacia da mettere a terra.

Termino con un ultimo pilastro... penso che sia forse il più importante, quindi non lo metto come ultimo: quello legato ai giovani, all'opportunità di migliorare anche la posizione sociale dei nostri ragazzi, quella dei genitori... facendo in modo che però le chanches di giungere a una data posizione anche occupazionale dipendano più dalle capacità e dalle competenze delle persone che dal fatto di avere invece delle opportunità.

Io penso che questo Consiglio su questo debba probabilmente traguardare al 2040 cercando di mettere in campo delle opportunità in modo che vi sia una strategia che possa garantire: 1) qualità della vita; 2) delle opportunità; 3) un'inversione di rotta, anche come dicevo prima, legata all'abbandono scolastico.

È quindi una sessione europea completamente diversa rispetto al passato, qualcuno si è ricreduto all'Europa, è positivo quando uno si ricrede, io penso che sia sempre positivo in tutti i domaines, in tutti i ruoli, ma probabilmente su quello... e per una piccola regione di montagna come la Valle d'Aosta penso che sia anche una strategia sul piano politico per poter contare, incidere e modificare le regole del gioco, proprio per compensare quel gap che la montagna ha rispetto alla pianura e rispetto a dei territori che hanno delle ampiezze completamente diverse rispetto alla nostra.

Presidente - Ha chiesto la parola il vicepresidente del consiglio Sammaritani, ne ha facoltà.

Sammaritani (LEGA VDA) - Ho sentito tanti spunti molto importanti e interessanti, a partire naturalmente dall'esposizione che ha fatto l'assessore Caveri, che ringrazio, e parto proprio magari da una delle ultime considerazioni che ha fatto il collega Chatrian perché noi siamo una di quelle forze politiche critiche nei confronti dell'Europa, critiche magari in un certo momento un po' di più, qualche altra volta un po' meno, ci sono anche le opportunità politiche e bisogna sempre tenerne conto e sono consapevole di questo, però vorrei che questo momento, che, com'è stato già detto da più di un collega, è un momento importante, forse anche diverso da quella che è stata nel passato questa sessione europea, non diventasse la solita passerella per dire: "che bello questo, come sarebbe bello che... andiamo in quella direzione e vogliamoci tutti bene", perché non funziona così, l'ho visto nelle recenti elezioni europee, ero candidato, quindi ho approfondito i temi sia tecnici che più politici e ho visto fondamentalmente una sorta di disinteresse nei confronti di questa elezione, che invece è così importante e che adesso è stato detto... Torno a ringraziare l'assessore Caveri che ha accennato e ha fatto cenno appunto alla fase ascendente, il fondamento della rappresentanza, cioè le istanze del territorio che vengono portate in alto, che vengono portate alle istituzioni, però tanto importante quanto trascurata perché forse è il momento anche di dirlo, anche qua le colpe sono da ripartire fra soggetti diversi ma ci sono.

A proposito dell'ultima elezione noi il rappresentante europeo l'avremmo anche avuto perché una volta tanto avremmo addirittura avuto i voti, il punteggio, le quantità di voti necessarie, ma non è stata sfruttata, un po' per colpa probabilmente, un po' per miopia politica e un po' anche per un certo e sicuramente elevato disinteresse dell'elettorato. Lo dico perché, per esempio, ma non voglio fare una questione personale perché non mi piace per nulla, però i voti che la Lega ha preso in quelle elezioni in Valle d'Aosta all'interno di un collegio molto competitivo peraltro: Lombardia, Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta, ebbene oltre 16 mila voti presi dalla Lega solo in Valle d'Aosta erano sufficienti per far entrare il candidato valdostano, torno a dire il sottoscritto nello specifico, ma purtroppo lo devo fare... per entrare in Europa, invece adesso noi il Parlamentare europeo non ce l'abbiamo. Ecco che quindi probabilmente vi è stata una parte di miopia politica perché forse qualche alleanza poteva essere utile a raggiungere lo scopo e vi è stato grande disinteresse invece dell'elettorato... trovo quasi paradossale che quel giorno qualcuno si sia alzato, sia andato al seggio, si sia vestito a festa, sia andato a votare, abbia votato Lega magari e non abbia scritto il nome del candidato valdostano, magari ha scritto: "Salvini" addirittura, che poi alla fine cosa serviva? Questo quindi è un tema su cui riflettere molto importante, anche perché ne stiamo parlando adesso che siamo nel 2021, ma poi nel 2024 ci saranno di nuovo le elezioni europee e allora io non so se arriveremo ad avere quel seggio, me lo auguro. Quando la Lega è stata al Governo, lo è di nuovo, ma nel 2019 lo era ancora in un'altra compagine, avevamo iniziato le interlocuzioni per cercare di avere questo benedetto seggio riservato. Io non so se ce la faremo, ma se non dovessimo farcela, sarà importante che le forze politiche facciano dei ragionamenti perché ci sono momenti in cui bisogna superare certe divisioni e bisogna pensare all'interesse del territorio, quindi questa fase ascendente così importante andrà tenuta in conto e non bisognerà ricordarsene soltanto quando si fa poi la sessione europea quell'unico giorno all'anno in Consiglio regionale.

Per quanto riguarda i temi nello specifico, quelli relativi appunto alle risorse che arriveranno, mi viene da fare soltanto una riflessione, che è poi collegata a quello che ho detto prima: pensiamoci adesso, non pensiamoci quando arriveremo lì a due mesi dalle elezioni, quando bisognerà scegliere, fare le liste e dopo ormai sarà troppo tardi, perché tanto poi ci saranno le faziosità, le divisioni, eccetera, e non si risolverà nulla e ci ritroveremo a non essere rappresentati, temo, ma spero di non fare la Cassandra e quindi mi auguro che cambierà qualcosa e che le forze politiche avranno un certo pragmatismo, che appunto in certi casi deve far superare qualsiasi tipo di faziosità o divisioni.

Per quanto riguarda le risorse, le risorse che arriveranno sono tante; per quanto riguarda il discorso della critica all'Europa, le criticità all'Europa ci sono comunque, il fatto che adesso ci siano questi stanziamenti può essere letto sicuramente come un'efficacia dell'Europa o potrebbe essere anche letto come "se non facciamo questo, è veramente la volta in cui andiamo a sparire", perché se l'Europa avesse manifestato un certo disinteresse o non avesse operato con questi massicci innesti di denaro proprio in questo momento, probabilmente tutti avrebbero cominciato a dire: "ma allora cosa ci state a fare? A cosa serve avere queste strutture?". Le criticità invece permangono perché il Parlamento europeo non è un Parlamento in realtà, almeno non è un Parlamento come lo intendiamo noi, non ha una funzione legislativa, quindi sono criticità che noi abbiamo come partito sollevato allora, abbiamo partecipato comunque alle elezioni e con convinzione perché le cose vanno cambiate da dentro, perché da fuori difficilmente si riesce e lo stiamo dimostrando anche al Governo nazionale oggi. Abbiamo preferito esserci, anche con compagini con cui magari non condividiamo grandi cose, ma comunque esserci servirà a evitare che certe decisioni vadano in una direzione che è esattamente opposta a quella che noi vorremmo fosse. Questo quindi è un atteggiamento di partecipazione importante e di responsabilità politica, spero che si possa appunto arrivare a modificare anche le strutture delle istituzioni europee perché va fatto, perché effettivamente non funzionano molto bene così come sono o quanto meno gli equilibri a livello europeo a volte sono distorti, nel senso che ci sono Paesi che hanno un peso maggiore e Paesi che, purtroppo, non riescono a rappresentare le proprie necessità e io credo che l'Italia purtroppo sia fra questi.

Un tema molto importante nel leggere queste relazioni, al di là di quelli che sono stati già accennati, e quindi non mi ripeterò, quindi l'abbandono scolastico, net, l'occupazione - temi molto importanti che però conoscevamo anche già prima della pandemia purtroppo -, è quello delle strutture amministrative, della macchina amministrativa, perché noi possiamo anche avere tantissima benzina ma se abbiamo una Panda, non andrà mai forte come una Ferrari, non c'è dubbio. Io quindi credo che di tempo se ne sia già perso troppo, le riforme amministrative che dovevamo fare prima non le abbiamo fatte, adesso ci troveremo in grande difficoltà nel gestire queste risorse e nel gestirle al meglio. Si farà quello che è possibile fare immagino come sempre, però dobbiamo appunto ragionare in una prospettiva. L'emergenza è adesso sicuramente, bisogna farci fronte, le risorse economiche ci saranno ma il tema delle riforme deve essere la priorità perché che sia adesso o che sia fa tre o quattro anni assolutamente noi come Regione, e così anche come Stato italiano, dobbiamo essere in grado di cambiare marcia perché altrimenti questa che dovrebbe essere, secondo me, una sorta di dopoguerra, cioè di rinascita, e con l'opportunità di investire tanto denaro... il nostro piano Marshall ce l'abbiamo appunto attraverso l'Europa, se non facciamo delle riforme adeguate, se non adeguiamo la macchina amministrativa, se non arriviamo a una semplificazione burocratica fondamentale... ma non ne vedo ancora i cenni perché sento dall'esterno persone che mi dicono: "i soldi dall'Europa non sono ancora arrivati ma ci sono i benefici quali il 110 percento, eccetera", sento molti professionisti dirmi: "gli uffici sono bloccati, gli uffici non smaltiscono le pratiche", quindi le pratiche stesse non partono, i lavori non partono, ma se non partono i lavori, non parte l'economia, non riparte il gettito fiscale, non parte nulla. Dobbiamo quindi assolutamente agire in via d'urgenza su questi temi, lo devono fare gli Enti locali, dobbiamo farlo noi come Regione. Dobbiamo veramente realizzare un'impresa che è fondamentale per garantire un futuro migliore a tutti noi, ma soprattutto ai nostri giovani.

Presidente - Si è prenotato il consigliere Rollandin. Finito questo intervento, sospenderemo per arieggiare i locali. Lo dico a chi si è prenotato. Ha chiesto la parola il consigliere Rollandin, ne ha facoltà.

Rollandin (PA) - Je crois que cet après-midi a déjà été dédié à l'Europe. Évidemment, le thème de l'Europe nous donne la possibilité de discuter sur une série de thèmes de la partie politique, c'est-à-dire du moment où on doit imaginer de pouvoir avoir un représentant à Bruxelles. Je crois que sur ce thème on a déjà beaucoup discuté, on avait le représentant comme a dit l'assesseur actuel Caveri, il était là, il l'a vu de quelle façon on pouvait travailler, il a fait le choix de revenir en Vallée d'Aoste. À ce moment je crois que le thème c'était évidemment... justement il a fait un choix. Je crois que dans ce sens, la possibilité, comme Vallée d'Aoste d'aboutir à un résultat sérieux, d'avoir des personnes qui puissent être à même de défendre nos droits au niveau européen est sans doute une préoccupation de nous tous. Justement, on a bien fait de rappeler que l'intervention doit être faite pour aboutir à un résultat, autrement à la dernière minute on n'arrive pas à avoir la possibilité de l'élu au niveau européen. Tout cela rappelé, je crois que le thème est intéressant. Beaucoup de ceux qui m'ont précédé ont déjà dit beaucoup, donc je ne voudrais pas alourdir ce thème.

Je demanderais un aspect pour ce qui est du thème: "Approvazione delle linee di indirizzo programmatico per le attività di rilievo europeo". Là où on dit: "dato atto che, a seguito dell'approvazione delle linee di indirizzo programmatico per le attività di rilievo europeo e internazionale... la Giunta ai sensi del... provvederà con propria apposita deliberazione a...", et cetera. Je demanderais à ce point, étant donné qu'aujourd'hui on ne peut pas tout faire, de reprendre ce thème et de pouvoir en discuter, car c'est dans ces 4-5 thèmes qu'il y aura tout ce qu'on veut et qu'on peut présenter dans les différents dossiers. Je demanderais de pouvoir l'analyser au moins dans les Commissions compétentes pour aboutir à un résultat, autrement on risque de ne pas avoir cette possibilité, le débat est bien théorique, mais de pratique très peu.

Je voudrais seulement soulever un aspect que l'assesseur Caveri a repris : EUSALP. Le thème de cette réunion des communautés de montagne a été réglé au niveau européen, a été reçu et il existe, mais, malheureusement, il n'a jamais démarré. C'est un aspect que je crois qu'il faudra reprendre et donc essayer de faire passer ce thème à un niveau différent. Malheureusement, la question de la montagne nous unit, nous met ensemble, mais si on en discute pas, je crois qu'on n'arrive pas à avoir des résultats. L'aspect plus important de ce thème de la montagne est de faire comprendre quelle est l'importance de la montagne. Tout ce qu'on peut faire en montagne est pour la plaine. Dès le début en prévoyant EUSALP on a essayé de faire comprendre que la montagne est la partie qui permet d'aboutir à des résultats dans la plaine. C'est un thème très important que je crois pourra donner des effets pour notre Région et pour les Régions avoisinantes.

L'aspect lié à l'utilisation la meilleure des fonds disponibles je crois qui a été déjà illustré, donc ce n'est pas le cas d'y revenir. Je crois que de plus en plus les fonds européens sont importants pour notre Région. Il faut avouer que jusqu'à présent on a toujours eu la possibilité de travailler d'une façon bonne étant donné qu'on a des experts qui travaillent et travaillent d'une façon importante.

Je voudrais encore rappeler un aspect difficile à comprendre : le moment où au niveau européen on nous a défendu de prévoir des interventions à un certain niveau pour ce qui est des bâtisses, je voudrais rappeler le Breuil, d'autres réalités, on nous a empêché de prédisposer des interventions encore dernièrement. Je crois que dans ce sens, si on va reprendre ces thèmes et essayer d'en discuter avant encore de les présenter de façon officielle, ce serait un bon travail.

Presidente - Come anticipato, sospendiamo temporaneamente per arieggiare i locali. Riprendiamo i lavori fra un quarto d'ora circa.

La seduta è sospesa dalle ore 10:52 alle ore 11.15.

Bertin (Presidente) - Possiamo riprendere la discussione della sessione europea internazionale del Consiglio regionale. Si è prenotato il consigliere Perron a cui passo la parola.

Perron (LEGA VDA) - Credo che il discorso europeo abbia una valenza, una complessità e una profondità che potrebbe prendere varie sessioni di Consiglio per essere analizzato e non basterebbero ancora. Io credo che la questione europea e in generale alcuni temi che sono venuti fuori, quale, ad esempio, la crisi della natalità, possa essere inquadrata in dinamiche molto più ampie, una di queste dinamiche è quella che viene considerata la crisi dell'Occidente, la crisi dei valori già preconizzata dalla fine dell'Ottocento da Nietzsche e poi da Spengler, ad esempio, nel Novecento con il suo famoso libro: "Il tramonto dell'Occidente". Oggi pertanto noi vediamo inverate queste profezie in una società che è secolarizzata, dove la fine dei vecchi valori che avevamo e hanno costituito per secoli la base degli individui, di un vivere civile, degli Stati, delle Nazioni e di qualsiasi concetto che l'essere umano utilizza sono messi in crisi e vengono meno, ma, quando si trova l'umanità in una crisi di valori, ovviamente nuovi valori si sovrappongono e allora qual è il rischio già più volte visto? È che l'Europa stessa diventi il nuovo Dio, il nuovo idolo.

Abbiamo visto succedere molte volte, l'abbiamo visto invocare molte volte con il concetto: "ce lo chiede l'Europa" quasi come fosse un nuovo comandamento: "non avrai altro Dio al di fuori di me" e qui "ce lo chiede l'Europa", e questo è un rischio io credo, qui ovviamente mi rifaccio al discorso del collega Distort, che lo vede dalla parte giustamente dei valori fondanti, dei valori cattolici... cristiani più che cattolici, per cui un ritorno al Cristianesimo. Ecco qui la critica di quelli che sono dalla nostra parte considerati i sovranisti in questo termine quasi dispregiativo, che in realtà, come già detto prima, vuol dire semplicemente sovranità e tutti quanti noi che siamo seduti qui... e in particolar modo gli autonomisti credo possono dichiararsi sovranisti perché senza la sovranità non saremmo qua. Qui c'è la critica alla visione di un'Europa come salvifica, un'entità esterna che possa risolvere ogni nostro problema da distante.

Quello che invoco quindi è semplicemente pragmatismo e strategia, cioè l'Europa come un mezzo per noi, non come un fine, un mezzo per realizzare giustamente il nostro sviluppo, il nostro potenziale e i nostri interessi. Noi, le entità che la compongono, siano esse territoriali, regionali o nazionali, siamo come mezzi, anzi, rischiamo di diventare dei mezzi per un fine stabilito da lontano, da un'Europa tecnocratica, burocratica, fredda e distante se compiamo questo errore, per noi L'Europa è un mezzo.

Io quindi credo che dovremmo avere una visione molto meno naïf dell'Europa, in particolare dell'Unione europea e dobbiamo vederla per ciò che è, cioè un'arena in cui diversi interessi territoriali, regionali, nazionali si incontrano e si risolvono però in maniera incruenta con la diplomazia, con la trattativa, dove le diverse volontà di potenza - ritorno a usare di nuovo il termine filosofico nietzschiano - si incontrano, ma questa volta si sostituisce alla guerra che per secoli ha flagellato il suolo europeo in un consesso diverso. Ecco, questa io credo che debba essere la nostra visione, non cadiamo nel paradigma sbagliato, l'Europa per noi è come mezzo per realizzare il nostro sviluppo e potenziale, altrimenti saremo noi dei mezzi come entità territoriali, politiche di ogni tipo per realizzare dei fini imposti dall'alto, dall'esterno, fini che magari non condividiamo ma di cui saremo certamente succubi. Ecco perché quel tipo di visione di Europa non scalda gli animi, non piace, crea fortissime resistenze giustamente dal nostro punto di vista politico e qui chiudo con un monito anche agli autonomisti: l'Unione europea, nella questione della Catalogna, credo che abbia un po' rappresentato la fine di quello che è stato un mito, cioè l'Europa che avrebbe potuto proteggere o spingere verso l'indipendenza alcune identità all'interno di identità nazionali. Questo mito si è un po' infranto, ancora l'Europa è composta da unità nazionali, che, ripeto, si incontrano lì e tirano ognuno dalla sua parte con strategie, con geopolitica. Non dobbiamo prendere la strada dell'Europa in maniera naïf, ma dobbiamo essere coesi per rappresentare i nostri interessi.

Presidente - Ha chiesto la parola la consigliera Erika Guichardaz, ne ha facoltà.

Guichardaz E. (PCP) - Quest'anno ricorrono 80 anni da uno dei testi fondanti e fondamentali per l'Unione europea che è il Manifesto di Ventotene, un titolo originale quello di un'Europa libera e unita dove l'unità e l'idea di un'Europa federale erano alla base di quel pensiero, scritto da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi.

Sicuramente, com'è stato detto dai colleghi che mi hanno preceduto, ancora molto c'è da fare per quell'unità che auspicavano allora, ma credo che lo vediamo già in quest'aula, le generazioni successive alla mia, alcuni Consiglieri sono molto più giovani, hanno un atteggiamento nei confronti dell'Europa diverso e nei nostri figli lo vediamo ancora maggiormente. Sono nati in un'Europa in cui loro si spostano con facilità, in un'Europa dove, per fortuna - lo ricordava prima l'assessore Caveri -, oltre ad avere la conoscenza dell'inglese, hanno anche la conoscenza del francese e questo li aiuta sicuramente molto.

Poi la Valle d'Aosta ha natura essenzialmente transfrontaliera, che si è valorizzata e si valorizza lavorando per una progettualità comune con gli Stati confinanti e le altre Regioni alpine. La voce delle Regioni di montagna per essere ascoltata necessita di un'espressione comune, è stato ribadito più volte; l'Europa già dato il via a diversi progetti con questo scopo, è stata citata prima la macroregione alpina EUSALP e vede un accordo fra 48 Regioni e Province autonome che si trovano proprio sulla catena alpina. Per avere la massima efficacia, occorre però superare il limite dell'incoerenza storica del continente Europa in cui Stati nazionali sono collegati solo da Trattati con potere di azione limitato al di là degli aspetti economici.

La prossima Conferenza sul futuro dell'Europa è sicuramente un evento molto importante e la piattaforma che è stata creata sotto questo punto di vista ha degli elementi molto interessanti, tantissime sono le iniziative promosse e che meritano attenzione non solo da parte di tutti noi ma anche dei ragazzi che possono approfondire tematiche importanti che vedranno le nuove sfide. La prossima Conferenza quindi, come dicevo, dovrà essere l'occasione per costruire un vero Stato federale europeo in grado finalmente di gestire con forza e la coesione necessaria problematiche e vantaggi della globalizzazione, compresi quelli alpini.

L'Europa è il contesto che può preservare il patrimonio delle Alpi e svilupparne il potenziale culturale come zona di incontro e cooperazione, promuovere l'uso sostenibile delle risorse naturali, ricercare uno sviluppo equilibrato attraverso l'economia green con servizi e infrastrutture di comunicazione e mobilità che connettano il territorio rispettandone la natura, creando una Regione modello per l'efficienza energetica e le energie rinnovabili. Il punto di forza è la visione delle Alpi come insieme, centro dell'Europa di produzione ed erogazione delle acque, di energia sostenibile, territorio strategico unico per la lotta ai cambiamenti climatici, la conservazione della biodiversità e la tutela delle zone meno popolate.

Occorre rafforzare, diventando protagonisti della gestione, la rete per l'interazione tra aree montane e zone di pianura, indispensabile a livello regionale è un'azione seria di formazione che consenta a tutti di imparare a gestire i programmi di finanziamento e, sotto questo punto di vista, l'assessore Caveri ha sicuramente già avviato con i Sindaci dei nostri Comuni un importante collegamento che sicuramente potrà aiutarli, in particolare pensiamo quindi a quei programmi quali gli Interreg, gli Alcotra. Sono esperienze di cooperazione transfrontaliera vitali per le Amministrazioni pubbliche e le piccole e medie imprese che possono cambiare il destino anche dei nostri piccoli Comuni, valorizzando i beni e creando occasioni lavorative, sociali e servizi di inclusione realmente efficaci per invertire, una volta per tutte, il fenomeno di abbandono della montagna attraverso una visione orgogliosa e completamente rinnovata, europea del nostro territorio.

Come diceva bene il presidente Bertin, l'Unione europea sicuramente ha acquisito una nuova centralità sia in questa pandemia, sia per i fondi messi a disposizione e credo che questo tema di grande dignità meriterebbe veramente gli approfondimenti di cui ha parlato l'assessore Caveri. Credo che sia una delle sfide che dobbiamo portare avanti e credo che questo sia un buon primo passo.

Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Testolin, ne ha facoltà.

Testolin (UV) - Quelques réflexions de ma part aussi au sujet de la situation européenne et de la situation qui voit la Vallée d'Aoste encore une fois à l'intérieur d'un 'échiquier qui est complexe, mais qu'on doit essayer d'utiliser dans la meilleure des façons. Il s'agit d'un moment tout à fait particulier - et l'ont rappelé les Conseillers qui m'ont précédé -, un moment qui nous fait penser à quelques aspects politiques et administratifs qu'on devrait développer dans le futur prochain. Bien, du point de vue politique, je pense que les considérations exprimées par l'assesseur Caveri sont tout à fait soussignables parce qu'on doit essayer de trouver les deux moments de rencontre avec des peuples frères: un qui revient de notre possibilité d'exploiter au mieux le français et donc dans une situation politique qui, tout compte fait, voit à nouveau une centralité de cette langue, peut nous aider avec des peuples frères à bâtir des parcours pour aboutir à des considérations qui puissent nous porter de l'avantage. De l'autre côté, l'a souligné même qui m'a précédé : l'aspect de la montagne, une montagne qui doit faire face à des problématiques totalement différentes du reste du territoire national pour ce qui nous concerne, une montagne qui a besoin d'être soutenue à tous les niveaux: à un niveau national, bien sûr, et donc on a déjà continué à travailler dans ce sillon, et le Président en sait quelque chose dans le moment où va à signer avec d'autres Communautés de montagne comme le Trentin, ou même la Lombardie, ou le Frioul... des situations qui sont totalement différentes par rapport au reste de l'Italie, mais aussi au niveau européen on a besoin de retrouver une unité et une situation de force par rapport à certaines thématiques. Du point de vue, au contraire, administratif, j'ai fort apprécié quelques passages qui ont été développés dans la salle du Conseil de la Région.

Principalmente credo che le tematiche affrontate, che faranno parte del prossimo sviluppo all'interno dei filoni di intervento che l'Europa ha indicato come prioritari da sviluppare, non ci colgano di sorpresa e ci permettano di poter dire che non siamo all'anno zero. Fortunatamente le politiche europee nel tempo sono sempre state attenzionate dall'Amministrazione regionale con degli interventi che nel tempo hanno portato anche a dei risultati importantissimi: basti pensare al discorso del Forte di Bard, piuttosto che recentemente al Cammino Balteo, che comunque è frutto di un utilizzo corretto e soprattutto diciamo nell'ambito dello sviluppo di quello che può essere tutto il territorio regionale. Tutte le nostre attività sono sempre state improntate a collaborare con chi si conosceva, con le popolazioni che sono oltralpe sia dalla parte francese che da quella svizzera, che hanno le nostre stesse tipologie di situazioni da affrontare, delle stesse criticità da risolvere.

Credo che su alcuni temi ci sia un'ulteriore possibilità di azione, mettendo assieme le peculiarità del nostro territorio, un territorio che si adatta moltissimo alla ricerca in ambito soprattutto ambientale e di sostenibilità e di politica della ricerca e dell'innovazione. Ne parlavamo anche ieri con l'assessore Bertschy per tutta una serie di iniziative che troverebbero un percorso molto importante nella costruzione di qualcosa che possa raggruppare tutte le entità di eccellenza che ci sono sul territorio regionale nell'ambito della ricerca e nell'ambito della collaborazione per dare spazio e opportunità nuove a questa ricerca, anche perché con il coinvolgimento anche del privato, dell'azienda che poi può sviluppare questa ricerca, si può ambire a quei fondi tematici che molto sovente non abbiamo la forza di raggiungere per le dimensioni, le nostre dimensioni ridotte e la nostra "incapacità" di poterci approcciare con dei numeri importanti a quelle che sono magari delle richieste anche organizzative, che sono difficilmente sostenibili se non debitamente strutturate. Io quindi credo che il futuro sia proprio nel trasmettere, nel cercare di aumentare una consapevolezza, una possibilità, un'opportunità che queste risorse europee ci mettono a disposizione a tutti i livelli, lo ha detto bene l'assessore Caveri nel sottolineare l'importanza di formare anche, di far crescere gli Enti locali, le Unités des Communes, ma io direi anche i privati nell'avvicinarsi a un utilizzo delle risorse che sono a disposizione perché sono risorse che andrebbero comunque al loro favore. È chiaro che va riorganizzato e va diciamo un po' scalfito quel particolarismo che ognuna delle entità, delle cellule che sono sul nostro territorio in questo momento si portano un po' come un'eredità del passato per ampliare e mettere assieme tutte queste forze per fare la massa critica indispensabile per affrontare il futuro e le sfide che questo futuro ci metterà di fronte.

Ritornando alla partenza, credo che anche la nostra peculiarità di piccola Regione possa garantirci un terreno fertile per essere, da una parte, pilota e, dall'altra, sede di sperimentazione in svariati ambiti e che la nostra francofonia possa essere anche un mezzo per avvicinare altre realtà in maniera naturale per trovare quegli alleati indispensabili per perorare la nostra causa all'interno del percorso europeo.

È chiaro, e concludo, che non bisogna assolutamente accantonare una priorità sottolineata da molti nei loro interventi di avere nuovamente o per la prima volta, forse in maniera definitiva, una rappresentanza all'interno del Parlamento europeo, una rappresentanza che possa essere di stimolo e punto di riferimento per la politica regionale e che possa permettere anche di stringere quelle relazioni e quei percorsi che poi possono essere il valore aggiunto in una programmazione regionale che dovrà per forza evolvere e migliorarsi.

Presidente - Ha chiesto la parola l'assessore Bertschy, ne ha facoltà.

Bertschy (AV-SA) - Il mio sarà un intervento più amministrativo, anche se una considerazione generale credo sia opportuna farla in un momento in cui finalmente c'è un dibattito interessante rispetto all'Europa e soprattutto rispetto al futuro.

La mia è quella generazione che ha visto, per fortuna, Trattati e accordi come quelli di Schengen e Maastricht portare a una libera circolazione in Europa. Quando lo racconto ai miei figli, come penso può capitare un po' a tutti, è un tema che sembra quasi di qualche centinaio di anni fa, non di pochi anni, quindi sono delle grandi conquiste che tutti dobbiamo valorizzare migliorando i rapporti, la gestione, l'amministrazione, il controllo, i Governi e dando all'Europa un vero Governo perché oggi la grande difficoltà che l'Europa ha è essere riconosciuta come un Governo stabile, efficace e anche rispettoso delle differenze che i popoli che lo compongono ancora hanno e che devono mantenere.

La sfida di chi ci rappresenterà... e credo che questo Consiglio regionale ha una grande responsabilità nelle tappe di avvicinamento alle prossime elezioni europee, bene hanno fatto tanti colleghi a ricordarlo che arriviamo sempre in prossimità di quell'appuntamento ricordandoci che ci manca l'elemento essenziale: come poter essere rappresentati nuovamente in quella importante istituzione.

Il lavoro politico da fare in questa direzione quindi è un lavoro che è in continuità con il passato e che ci deve vedere fortemente tutti coinvolti per trovare una risposta a tutto questo, però se oggi c'è la possibilità di trattare con la serenità necessaria anche la crisi del dopo pandemia, è perché l'Europa c'è, va migliorata, l'Europa può essere per tutti noi la risposta giusta a dei problemi molto complessi che vedono i nostri piccoli Stati che li compongono e le nostre piccole Regioni altrimenti in difficoltà a dare una risposta appunto a problemi così complessi.

Detto questo, noi abbiamo, avremo e dovremo dare delle grandi risposte invece in termini amministrativi, le tappe di avvicinamento alla nuova programmazione si sovrappongono con il lavoro che si sta facendo sulla conclusione della vecchia programmazione e la scelta nuova di questi ultimi anni è stata la scelta di portare la delega agli affari europei al di fuori della Presidenza, istituire un Assessorato che ho avuto il piacere di condurre e che oggi conduce con un'esperienza e una competenza ancora maggiore il collega Luciano Caveri e che ha portato quella struttura al di fuori - e dico delle cose per scendere un po' di più sul piano dell'intervento anche del collega Sammaritani - di un'organizzazione che ha visto per tanti anni la Struttura degli Affari europei dentro alla Presidenza direi anche un po' isolata dal resto del contesto amministrativo e organizzativo dell'Amministrazione regionale. Questa sfida è una sfida nuova anche per chi lavora agli Affari europei ma per chi lavora con gli affari europei. Per quanto riguarda le nostre strategie, i programmi per la nuova programmazione europea, noi dobbiamo presentarci con dei programmi di settori molto precisi per sapere dove si va, che cosa si fa, quali finanze possiamo utilizzare nella programmazione europea e quali finanze possiamo aggiungere con il nostro bilancio. Questi progetti devono essere progetti pronti adesso nei prossimi mesi, da aggiornare e da mantenere aggiornati perché saranno quelli che condurranno in maniera seria e concreta la nostra attività di sviluppo per evitare che invece, com'è successo in passato, a qualche occasione buona si desse risposta con qualche buon progetto però decontestualizzato da una programmazione e da una strategia. Questa quindi è un po' la sfida per noi che amministriamo, per il Consiglio regionale, per il Governo in questo momento, ma un po' per tutti: essere molto chiari sulla progettualità, sugli indirizzi e sugli obiettivi.

L'altra sfida è essere in grado di gestire così tante risorse con regole così complesse. Il tema è un tema di attualità ma sarà un tema che ci vedrà necessariamente impegnati a fare degli approfondimenti già a partire dai prossimi mesi, perché se c'è oggi una difficoltà, e questa è presente in maniera importante, è riuscire a sposare gli obiettivi e i progetti all'interno delle regole europee. Tante volte i progetti che partono con degli obiettivi molto chiari si trasformano, una volta che debbono adattarsi a quelle regole, in qualche cosa che si allontana poi dall'obiettivo.

Su questo quindi bisogna essere bravi a livello amministrativo a far sì che le regole non condizionino la progettualità e gli obiettivi, altrimenti si snatura la natura stessa dell'idea complicando la vita ai nostri funzionari, ai nostri dirigenti, ma in particolare alla comunità, imprese e cittadini, perché, per essere definitivamente sostenuta, l'Europa le risorse che ci mette a disposizione, la progettualità che ci permette di fare, c'è necessità che chi utilizza le risorse europee possa farlo con la serenità necessaria, che vuol dire che il sistema dei controlli di primo e di secondo livello debbono essere sistemi che correttamente vanno a migliorare la qualità dei progetti e anche le regole di utilizzo dei soldi pubblici, ma non possono essere visti con la paura che oggi tanti professionisti e anche tante imprese hanno di utilizzare risorse europee, che si trasforma poi in una difficoltà delle nostre strutture a proporre i progetti.

La dimensione deve essere una dimensione di pari dignità tra la Struttura degli Affari europei, le ADG, le strutture che abbiamo negli Assessorati, le SRAI, e forse su questo dovremo fare una riflessione, sono sicuro che l'assessore Caveri lo sta facendo, se non è il caso di rivedere questa eccessiva distribuzione di punti di progettualità all'interno dell'Amministrazione regionale, che non ha portato a elevare le competenze necessarie per produrre progetti, tant'è vero che abbiamo alcuni Assessorati che sviluppano progettualità e altri Assessorati che non ce la fanno. Sotto questo aspetto quindi c'è tanta strada da fare, la cosa positiva io ho ereditato la delega in un momento molto complesso dove ci siamo trovati con disimpegno rispetto al FSE, la relazione della sezione di controllo della Corte dei conti di quest'anno, della quale abbiamo preso atto un mese fa, ha segnalato come molto positivo il lavoro che è stato fatto nel 2019 per recuperare il gap e le difficoltà organizzative amministrative incontrate, ha segnalato come positivo il fatto che nel 2019 il programma ha recuperato la sua potenzialità e la sua spesa e ha indicato la strada del futuro: continuare a potenziare gli organici, ovviamente non solo quelli dell'Assessorato ma in generale quelli dell'Amministrazione regionale, semplificare le procedure, allora avevamo migliorato il programma Si.Ge.Co., ma va ancora migliorato perché quello che ci viene detto è che in altre Regioni l'utilizzo delle risorse è più semplificato rispetto alla nostra.

È quindi una strada più amministrativa che politica questa, la sfida quindi è per l'Assessore, per il Governo, per il Consiglio regionale ma anche per i nostri dirigenti. Bisogna mettere in condizioni di creare la potenzialità e lo sviluppo della nostra Regione attraverso l'utilizzo della strategia europea facendolo nelle migliori condizioni possibili ed essendo bravi in futuro a utilizzare le risorse per quei programmi di dimensioni importanti che permettono di utilizzare le energie, le risorse e le competenze per raggiungere obiettivi che la Regione Valle d'Aosta deve conseguire. Tutto questo in una logica di cooperazione, bene è stato detto su EUSALP, ma la logica di cooperazione ci deve appartenere sui programmi Alcotrà, sull'Interreg e su questo vedo che sono tante le iniziative che anche in questo periodo sono state proposte ed è ovvio che, come si fa in politica, nella macro Regione in EUSALP dobbiamo essere bravi a cercare di bilanciare il peso dello sviluppo anche verso le Regioni del nord-ovest visto che quelle del nord-est sanno farlo da tempo e sanno anche costruire le loro politiche senza fare diciamo di tutto questo un problema di rapporti all'interno delle Regioni e dello Stato italiano.

Ci sono quindi grandi sfide, ci sono importanti obiettivi da raggiungere, dobbiamo rimanere molto pragmatici e tanti colleghi l'hanno segnalato, essere capaci di migliorare la nostra organizzazione amministrativa sapendo comunque che in tutto questo il Governo italiano ha lanciato una nuova modalità di reclutamento a progetto, a tempo determinato, a obbiettivo, di giovani che si dedicheranno allo sviluppo del PNRR e questa è una strada che probabilmente bisognerà inseguire anche all'interno della pianificazione e della programmazione delle risorse per le Regioni.

Presidente - Ha chiesto la parola la consigliera Spelgatti, ne ha facoltà.

Spelgatti (LEGA VDA) - I miei colleghi hanno già detto tutto quello che c'era da dire per cui mi limito soltanto a rispondere all'assessore Bertschy sulla questione dell'organizzazione amministrativa che non condivido minimamente. Ho già avuto modo di dirlo più volte in quest'aula quando si è parlato appunto dell'organizzazione, soprattutto della pianta organica che avete fatto e l'organizzazione della macchina amministrativa, ha riportato qua come qualcosa di positivo il fatto di aver dato la delega agli affari europei tolte dalla Presidenza e messe in un Assessorato, questa è una logica che è stata di equilibri politici e di suddivisione di potere tra i vari Assessori per il manuale Cencelli, ma è una scelta assolutamente, dal mio punto di vista, sbagliata per l'organizzazione amministrativa. Sbagliata perché? Perché il problema appunto è prima di tutto amministrativo e non politico, ma bisogna andare a eliminare gli errori di ciò che non funzionava prima e che continua a non funzionare perché non si è posta alcuna misura per contrastare il problema e non dipende semplicemente dal fatto di dire lo tolgo dalla Presidenza e lo sposto in un Assessorato, quindi su un gradino più basso, che vede meno dall'alto, il problema è strutturale.

La prima cosa che bisognerebbe fare, come avevo sottolineato già da tempo, è il fatto sicuramente di rafforzare Bruxelles perché è sufficiente andare all'ufficio di Bruxelles e rendersi conto che le cose non potranno mai funzionare fino a quando non avremo del personale in pianta stabile formato e aggressivo che sia in grado di fare lobby, che sia in grado di controllare giorno per giorno, tutti i giorni quello che succede, di lavorare sui tavoli prima che le cose vengano poi discusse e portate avanti, perché altrimenti noi non incidiamo perché le esigenze della Valle d'Aosta sono differenti - facciamo il caso dell'agricoltura - rispetto a quelle che hanno nelle campagne francesi, nelle campagne olandese e quant'altro, però bisogna lavorare sui tavoli prima come fanno le altre Regioni, perché le altre Regioni fanno così: hanno il personale su, hanno il personale formato, hanno il personale che sta lì tutti i giorni e che manda tutte le informazioni agli uffici qua.

Dopodiché manca tutta la catena di comando perché le esigenze da qua dovrebbero andare in là, dopodiché qui ci devono essere due catene, tutta la catena informativa e che porta avanti tutti i procedimenti e dall'altra parte tutta la fase di controllo, perché anche quando riusciamo a prendere i fondi, il problema è che poi li perdiamo per strada perché nella fase di tutti i controlli, tra l'altro, complicatissimi, c'è una marea di problemi e ci sono un sacco di problemi anche all'interno degli uffici perché comunque sia poi non si riescono a rispettare tutti i vari step.

Dopodiché, oltre a questo, ci dovrebbe essere tutta la catena informativa sul territorio perché ci dovrebbero essere degli uffici deputati a mandare immediatamente tutte le informazioni ai vari Sindaci per raccontare tutte le possibilità che ci sono a Bruxelles e far sì che sul territorio le vadano a cogliere perché sono informati di quello che sta succedendo, perché non si può pretendere da ogni Sindaco o da ogni Ente che abbia tutte le informazioni, che sia abbastanza preparato, che l'Amministrazione dei singoli Comuni sia abbastanza preparata per sapere dove andare, come fare, eccetera. Ci vorrebbe proprio tutta una struttura che vada anche a coadiuvare tutti gli enti. Stesso discorso vale sul discorso di Roma perché abbiamo, da una parte, il cappello sopra di Bruxelles, ma, dall'altra parte, abbiamo l'altro cappello importantissimo che è Roma. Stessa cosa. Anche lì i ragionamenti dovrebbero essere gli stessi, su Bruxelles poi non ne parliamo, quindi no, mi dispiace, non condivido minimamente la sua posizione in relazione a come di qualche cosa di positivo il fatto che le deleghe siano state spostate in capo a un Assessorato perché è proprio una questione logica: il cappello deve stare sopra perché deve controllare tutti gli Assessorati e deve lavorare su tutti gli Assessorati, quindi non può essere decentrato. I problemi sono altri, vanno affrontati in un'altra maniera, sicuramente ci deve essere anche qua il personale e deve essere tutto strutturato. Il lavoro da fare a 360 gradi quindi è molto più complesso e molto più ampio e siamo non in ritardo, di più, anche per via proprio di queste scelte che sono profondamente sbagliate dal mio punto di vista.

Presidente - Altri intendono intervenire? Altrimenti chiudo la discussione generale e passiamo alla replica. Assessore Caveri, lei vuole intervenire nella discussione o come replica? Allora vediamo se altri vogliono intervenire... Non vedo altre richieste, pertanto chiudiamo la discussione generale sui punti n. 1 e n. 2 della sessione europea e per la replica si è prenotato l'assessore Caveri che ne ha facoltà.

Caveri (VdA Unie) - Vorrei anzitutto ringraziare tutti i colleghi per l'apporto che hanno dato nella discussione riprendendo anche, come detto dal presidente Bertin e da molti di voi, questa idea di dare alla sessione europea un maggior ruolo e un peso più importante, che vuol dire anche la legge comunitaria. Noi ne abbiamo già fatte in passato di leggi comunitarie che si occupano appunto della fase discendente per evitare poi che nella legge comunitaria dello Stato ci siano delle intromissioni in materie su cui abbiamo competenza esclusiva o competenza integrativa.

Quello che mi ha fatto piacere è che tutti condividiamo il fatto che i cittadini valdostani debbano avere un respiro europeo, se è vero che il federalismo auspicato da alcuni dei padri fondatori dell'autonomia è quello che è alle mie spalle, quindi il federalismo svizzero, "il y a des peuples qui sont comme des flambeaux", è anche vero che la dimensione europea forse potrà diventare in prospettiva molto più simile al famoso motto del federalismo americano e cioè quel e pluribus unum: dai molti uno. Io sono sicuro che Distort sa da dove viene il motto, in realtà è molto meno nobile perché viene da una poesia che viene ascritta a Virgilio, ma non l'ha scritta lui, che aveva come soggetto una ricetta a base di formaggio e descrive il miscelarsi dei colori quando si mettono formaggi di vario genere, però, tutto sommato, essendo noi dei mangiatori di formaggio, devo dire che non è male il fatto che il motto americano così nobile abbia questa discendenza. È molto bello quello che dice il sociologo polacco Bauman: "la parola "comunità" evoca tutto ciò di cui sentiamo il bisogno e che ci manca per sentirci fiduciosi, tranquilli e sicuri di noi". Forse i nostri figli e i nostri nipoti riconosceranno nell'Unione europea, nella Comunità europea, come si diceva una volta un punto di riferimento e ha ragione chi ha evocato la pandemia come elemento fra mille contraddizioni almeno di un idem sentire rispetto alla malattia.

Dico poi una cosa scherzosa al consigliere Rollandin: nel 2024 avrò 66 anni e quindi sarò pronto eventualmente per essere ricandidato alle europee; d'altra parte, la sua carriera così inossidabile è la dimostrazione che anche noi ultrasessantenni o ultrasettantenni possiamo ancora dire la nostra.

Per quel che riguarda invece la questione delle alleanze che molti hanno evocato a titolo diverso, cioè noi siamo molto piccoli, quindi o lavoriamo con le alleanze che siano alleanze vicine con i Cantoni svizzeri, con i Dipartimenti francesi, con le Regioni francesi, con l'insieme di tutte le Regioni delle Alpi, che ha evocato Erika Guichardaz ricordando la varietà di strutture democratiche che ci sono sulle Alpi, oppure è del tutto evidente che saremo perdenti. Chi conosce le minoranze linguistiche... qualcuno ha evocato come il collega Aggravi, l'importanza di avere a che fare con le minoranze linguistiche, ma anche con Regioni magari di montagna simili alle nostre che sono sui Carpazi, piuttosto che sui Monti Tatra o in prospettiva anche nei Balcani.

Trovo anche interessante l'unitarietà di idee rispetto al fatto di avere un Parlamentare europeo. Io, quando ero in Parlamento, ho più volte presentato, come hanno fatto altri colleghi, proposte di legge o modificative dello Statuto per raggiungere un collegio uninominale simile a quello di Camera o Senato, oppure con leggi ordinarie, leggi ordinarie che potrebbero anche andare nell'alveo semplicemente di ridurre il numero di preferenze necessarie per andare a sostituire, in caso di accordo politico, l'ultimo degli eletti. Oggi sono 50 mila preferenze, neanche Zorro potrebbe raggiungere le 50 mila preferenze. Io sono entrato per un'alleanza e per elementi di casualità, probabilmente non ripetibili rispetto alla situazione di allora.

Vorrei dire, anche per contrastare il pessimismo della collega Spelgatti, che io intanto spero di non essere stato scelto per il manuale Cencelli agli Affari europei ma per quel minimo di competenza che ho accumulato prima al Parlamento europeo e poi dieci anni al Comitato delle Regioni, però credo che dal suo pessimismo qualcosa di buono debba essere preso e non è tanto dove allocare gli affari europei quanto la consapevolezza che abbiamo bisogno di strutturarci sempre di più, soprattutto a fronte dei soldi già sicuri che noi sappiamo arriveranno per il periodo di programmazione 2021-2027 e anche per l'eventuale irrompere che ci auguriamo sia così di decine e decine di milioni di euro da spendere invece sulla base del piano di resilienza. Da questo punto di vista, bisognerà fare delle valutazioni perché è chiaro che oggi tutte le strutture amministrative della Regione, vittime del Patto di stabilità, chi ha lavorato nei Comuni, chi ha lavorato nelle Unités sa che quel che è capitato in Regione, cioè un indebolimento delle strutture amministrative, è paradossalmente all'inverso rispetto alla necessità di avere una capacità di spesa negli anni a venire. Contiamo molto sul Governo Draghi, qui ci sono forze politiche nazionali che sono nel Governo Draghi, ci auguriamo che tutte le procedure che si incominciano a intravedere di semplificazione e di rafforzamento della Pubblica Amministrazione irrompano anche in senso positivo rispetto alla situazione attuale.

"Bruxelles va ridimensionato?" altro argomento, anche se io sottolineo alla collega Spelgatti che in questi anni molte Regioni hanno fortemente ridimensionato la loro presenza a Bruxelles, perché oggi è vero che bisogna stare a Bruxelles e stare molto lì, ma molte cose ormai si fanno anche con i mezzi telematici e con i collegamenti a cui ci siamo abituati.

Un ultimo accenno anche per rispondere al presidente Bertin: io credo che ci sia una necessità da parte del Governo di avere forti rapporti con tutte le Regioni in Europa con cui possiamo fare sistema. Ci tengo anche a dire però, avendolo vissuto, che esiste anche la cosiddetta "diplomazia parlamentare", nel caso, per esempio, dei rapporti con la Svizzera, una cosa che in passato ha funzionato molto bene, cioè non sono solo gli Esecutivi a incontrarsi ma molto spesso sarà importante avere, assieme agli Esecutivi, anche i membri del Parlamento regionale, ne nostro caso il Consiglio Valle, perché sono delle strategie molto importanti perché è significativo conoscersi fra membri del Governo, ma è anche molto importante conoscersi fra membri delle Assemblee, soprattutto in materie come quelle europee dove ci sono delle buone pratiche che possono riguardare Regioni vicine come Rhône-Alpes, Auvergne, piuttosto che Provence-Alpes-Côte d'Azur, ma ci sono poi delle Regioni e dei Paesi del centro e dell'est Europa: io ricordo, per esempio, in Cechia i rapporti politici molto interessanti con una Regione molto votata al fondo che è Liberec, ma ce ne sono molte altre con cui noi potremmo negli anni a venire instaurare dei rapporti politici interessanti, che poi fruttano anche a valere su quei fondi comunitari che molto spesso noi non adoperiamo proprio per mancanza di rapporti politici forti.

Io quindi ringrazio tutti per i loro interventi e con l'impegno il prossimo anno congiuntamente con l'Esecutivo e naturalmente con la Presidenza del Consiglio e l'Ufficio di Presidenza di dare ancora maggior dignità alla discussione sulle questioni europee, che sono così capitali per il nostro futuro.