Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 668 del 23 maggio 2019 - Resoconto

OGGETTO N. 668/XV - Discussione generale sulla mozione: "Invito ai rappresentanti regionali in seno alla Commissione Paritetica a predisporre uno schema di norma di attuazione in materia di inclusione sociale".

Rini (Presidente) - Colleghi, torniamo al punto n. 16 all'ordine del giorno.

La parola alla collega Minelli per l'illustrazione.

Minelli (RC-AC) - La mozione che presentiamo riveste per noi un carattere di importanza. La nostra Regione con il decreto legislativo n. 183/2001 ha ottenuto il conferimento di funzioni in materia di lavoro, che hanno permesso di esercitare competenze più ampie in questo settore.

Nell'ambito delle politiche di inclusione, la Valle d'Aosta ha tra l'altro emanato la legge n. 18/2015, "Misure di inclusione attiva e di sostegno al reddito", che ha costituito il primo tentativo di intervenire in modo organico nel tema, non soltanto come predisposizione di una misura di contrasto alla povertà, ma come un necessario meccanismo di protezione sociale per coloro che hanno perso il lavoro, affiancandosi agli strumenti tradizionali quali il minimo vitale e il microcredito. L'applicazione di questa legge, la n. 18/2015, ha permesso ai Centri per l'impiego di collaborare proficuamente con i servizi sociali, in particolare per la stesura dei patti di inclusione previsti dalla legge, ottenendo risultati che sono stati giudicati positivi sia dagli utenti che dagli operatori. Nel frattempo, a partire dal mese di settembre del 2016, si sono avviate iniziative analoghe a quelle della nostra legge a livello nazionale; prima il SIA (Sostegno per l'inclusione attiva) e poi dal 1 gennaio del 2018 il REI (Reddito dell'inclusione), gestito dall'INPS con l'istruttoria effettuata dagli sportelli sociali coordinati dal Piano di zona. La legge regionale è andata in scadenza a fine 2018, anche se ci sono ancora i patti di inclusione che dureranno per tutto il 2019. Il REI non c'è più. La nuova misura nazionale con cui oggi dobbiamo confrontarci è il reddito di cittadinanza. Queste misure - mi riferisco in particolare alle prime due, al SIA e al REI, perché del reddito di cittadinanza non abbiamo ancora elementi sufficienti - hanno avuto un limitato impatto in Valle d'Aosta e hanno creato anche del disorientamento, sia tra gli utenti, sia tra gli operatori dei servizi pubblici, tanto che si sono venuti a creare in passato delle situazioni in cui alcuni cittadini, che pure avrebbero avuto diritto ad aiuti, sono rimasti in qualche modo a bocca asciutta e altri hanno ottenuto in alcuni momenti una sovrapposizione delle due misure. Si è insomma creata una situazione complessa e difficile da gestire dal punto di vista organizzativo.

Dal confronto che abbiamo avuto con diversi operatori e dagli approfondimenti che siamo riusciti a fare, ci siamo resi conto che c'è oggi una forte esigenza di coordinamento delle varie misure nazionali e regionali se l'obiettivo è quello di perseguire una reale efficacia, che credo sia anche l'obiettivo che dovremmo avere tutti. Nell'ambito della definizione delle politiche di inclusione regionale, noi ci auguriamo che anche nel futuro prossimo la Regione continui a dotarsi di strumenti analoghi alla legge n. 18/2015 oppure che la stessa legge, con gli opportuni adattamenti, venga rifinanziata, visto che crediamo che esista un'assoluta priorità, che è quella di affrontare in modo deciso la grave situazione di carenza di lavoro e di aumento dei livelli della povertà anche in Valle d'Aosta. In presenza dunque di risorse anche cospicue che sono state messe a disposizione, sia dalla Regione in passato che dallo Stato, a noi sembra indispensabile un'integrazione delle stesse, di quelle presenti e di quelle future. Crediamo che questo possa essere fatto attraverso una specifica norma di attuazione che ricalchi quanto è già stato previsto per le imprese dal decreto legislativo n. 116/2015, evitando dispersioni e ripetitività di interventi statali e regionali soggetti a procedure diverse. Noi crediamo che solo in questo modo, assicurando alla Regione Valle d'Aosta un indispensabile ruolo di regia e di filtro dell'utilizzo delle risorse finanziarie, e nel pieno rispetto della nostra autonomia, si potrà avere una possibilità, avere uno strumento in grado di superare, o comunque affrontare in maniera più adeguata, le situazioni di povertà cronica, le differenze momentanee legate per esempio alla perdita del lavoro.

Per quanto ho cercato di illustrare, quello che noi chiediamo con questa mozione alla Giunta è di predisporre una bozza di attuazione in materia di inclusione sociale da sottoporre alla Commissione Paritetica, con l'obiettivo di ricondurre ad un'unica cabina di regia a livello regionale le risorse e le modalità di erogazione delle provvidenze economiche oggi previste a livello nazionale e regionale, tenuto conto - come dicevo in premessa - che ci troviamo in una situazione estremamente critica per quanto riguarda la problematica del lavoro e dell'inclusione.

Presidente - Apriamo la discussione generale. Chi intende intervenire? La parola all'Assessore Bertschy.

Bertschy (AV) - L'iniziativa si inserisce direi in una fase molto importante di revisione a livello nazionale, ma anche di lavoro che stiamo facendo a livello regionale, per rilanciare le politiche dell'impiego. Sono da poco partiti i tavoli per il nuovo Piano delle politiche del lavoro e la nuova legge regionale per organizzare al meglio le nostre strutture rispetto all'inizio della sua funzionalità del reddito di cittadinanza. È quindi un tema attuale, che ci deve sicuramente vedere al lavoro come Consiglio, come eletti, per far sì che le evoluzioni che ci sono state anche in questi anni siano raccolte da parte nostra e verificate con le norme che oggi abbiamo per gestire le politiche attive e i benefici sociali.

A nostro avviso la mozione va un po' troppo avanti, nel senso che già indicare - soprattutto in una fase di prima applicazione del reddito di cittadinanza - una nuova norma di attuazione come unica soluzione per cercare di raccogliere l'attuale situazione legislativa, la riteniamo una scelta che vorremmo invece poter ponderare con più calma e facendo un'analisi più completa. Da un lato ci ritroviamo politicamente sull'attenzione che viene data al tema, dall'altra vorremmo e intenderemmo proporre una modifica che ci metta in condizione di valutare a 360 gradi l'argomento, senza escludere che poi si possa arrivare effettivamente alla necessità di una norma di attuazione. Al di là di alcune piccole precisazioni in premessa, l'impegno che noi vedremmo più utile è il seguente: "il Consiglio regionale impegna la Giunta regionale, previa disamina del quadro normativo vigente, a predisporre una disciplina regionale in materia di politiche del lavoro e inclusione sociale che coordini i diversi interventi derivanti da misure statali o regionali, anche valutando l'implementazione del decreto legislativo 183 del 2001 - che è l'attuale norma che abbiamo a disposizione sulle politiche del lavoro, visto la nostra potestà legislativa - con l'introduzione di una specifica norma di attuazione da sottoporre alla Commissione Paritetica". Possiamo anche darci un tempo per il lavoro da affrontare. Però quello che noi vorremmo fare è una verifica più ampia, anche analizzando quello che stanno facendo altre Regioni, quello che hanno fatto e quello che hanno già in loro possesso altre Regioni a Statuto autonomo, che hanno fatto scelte leggermente diverse rispetto all'utilizzo del reddito di cittadinanza.

Se c'è la volontà e la disponibilità di fare una valutazione più ampia, accettando un emendamento nell'impegno e facendo alcune piccole precisazioni alle premesse, noi saremmo per sostenere, insieme ai colleghi del Consiglio, un percorso di verifica successivo anche in Commissione.

Presidente - La parola alla collega Russo.

Russo (M5S) - Il tema di inclusione sociale, la misura che oggi in Italia e anche nella nostra regione svolge un ruolo importante e nuovo, ma ancora da definire in molti dei suoi aspetti organizzativi, è certamente il reddito di cittadinanza. Le novità per i servizi di welfare territoriali dovuti al passaggio dal REI al reddito di cittadinanza si possono sintetizzare, secondo me, in un'equazione in cui nel numeratore ci sono gli interventi che vengono mantenuti rispetto a quelli del REI (quindi il REI viene mantenuto), si rafforzano i Centri per l'Impiego e si frammenta la rete locale; invece nel denominatore c'è la platea interessata, che si estende notevolmente rispetto a quella interessata dal REI.

Il decreto del reddito di cittadinanza assegna un ruolo paritario ai percorsi di inclusione lavorativa e ai percorsi di inclusione sociale, recuperando così una posizione di rilievo per i Comuni. Si segue la stessa logica del REI che considera la povertà un fenomeno multidimensionale, spesso legato anche ad aspetti diversi dal lavoro. Anche l'organizzazione dei percorsi di inclusione sociale, di titolarità comunale, è la stessa prevista dal REI. In questo modo non si disperde il lavoro compiuto sino ad ora a livello locale con la precedente misura. Il reddito di cittadinanza introduce un robusto stanziamento per il rafforzamento dei Centri per l'impiego con il raddoppio del personale alla fine del 2021; si immagina e mantiene, incrementandolo, il fondo per i servizi sociali di titolarità comunale attivato con il REI. Si assiste di conseguenza ad una crescita senza precedenti delle risorse destinate ai servizi locali di welfare. Al finanziamento dei servizi e degli interventi per i percorsi di inclusione sociale ci saranno inoltre anche le risorse del PON inclusione, aggiuntive rispetto a quelle stanziate sino ad ora e pari a 162 milioni annui nel periodo 2019/2021. Scompare quindi il modello di welfare locale unitario che era previsto con il REI, che assegnava a un solo soggetto (ai Comuni) la gestione dell'accesso alla misura e la definizione della tipologia del percorso di inclusione per ogni famiglia. Le domande - l'abbiamo già detto anche ieri - possono essere presentate al CAF, alle Poste, ai patronati, online e non più ai Comuni. Questo insieme di disposizioni ovviamente determina la necessità che si creino dei canali e delle buone prassi di comunicazione obbligatorie in una nuova misura per superare le varie diversità e criticità che con buone probabilità si verificheranno. Bisogna altresì ricordare che in Italia si aspettava un investimento di questa portata nella lotta alla povertà dagli anni Ottanta. Ora c'è e non lo si può sprecare. Sapendo che lo scenario per i servizi locali sarà più complesso di quello del REI, vi sarà ancora più bisogno della creatività e dell'impegno di tutti i soggetti del territorio.

Due sono gli aspetti da cui partire, secondo noi. Primo: in materia di servizi locali la normativa nazionale fornisce alcune indicazioni, ma a livello regionale e a quello locale dispongono di un'ampia autonomia per interpretarla al meglio. Secondo: il lavoro compiuto finora nei territori con il REI (e prima con il SIA) costituisce un'ottima base sulla quale poggiare nel lavoro per i prossimi anni.

Fatte queste premesse di complessità e di gestione di tale complessità, che comporterà tempo, risorse finanziarie e umane, sottolineiamo che l'impegno della mozione è assolutamente condivisibile, ma non certamente in questo momento in cui bisogna definire al meglio la gestione del reddito di cittadinanza e la sua portata. Ci asterremo, quindi.

Presidente - La parola al collega Aggravi.

Aggravi (LEGA VDA) - Molto brevemente e sinteticamente volevo esporre quella che, come Gruppo LEGA Valle d'Aosta, sarà la posizione che terremo in sede di votazione. In parte una tematica di questo tipo era già stata oggetto anche di attenzione, sia in sede di predisposizione del DEFR, che poi anche nei primi lavori fatti per una rivisitazione o una riforma dei sostegni alle fasce più deboli e più in difficoltà, principalmente perché - viene citato nella mozione - il REI era al termine dal punto di vista finanziario e quindi bisognava comprendere che cosa fare e, soprattutto - come ha ricordato anche la collega Russo -, c'è stata l'introduzione successiva delle misure relative al reddito di cittadinanza. Pertanto per alcune misure di sostegno - penso anche al bon de chauffage, che era stato uno degli argomenti di discussione a livello di DEFR e poi di finanziaria - si era detto: è necessario andare, secondo noi, a rivedere l'insieme delle misure a sostegno delle fasce più deboli nel loro più ampio spettro. Sicuramente chi poi mi ha sostituito nel dicastero delle politiche del lavoro ha potuto comprendere qual era e qual è la difficoltà di attuazione del reddito di cittadinanza, soprattutto anche in parte di risorse, perché ricordo che, in realtà, nelle assunzioni per i Centri dell'impiego, in un primo tavolo tecnico, per la Valle d'Aosta non erano previste ulteriori unità; poi si era riusciti in qualche maniera ad entrare nel discorso.

Noi crediamo che uno spirito di rivisitazione e di riforma e - perché no? - di accordo con lo Stato per poter arrivare a definire effettivamente una politica di sostegno e una politica di riforma che possa anche razionalizzare le risorse, come in parte ha anche definito nell'impegnativa, ci possa essere, anche se la denominazione di "cabina di regia" ammetto che non mi piace molto, ma per altri motivi, però il senso è quello. Avere comunque un'unica regia vera e propria sull'utilizzo delle risorse e sulla promozione delle politiche, io penso possa venire incontro alle necessità della nostra realtà, soprattutto perché questa impegnativa rafforza ancora di più il carattere autonomista e di indirizzo locale di alcune misure.

Viene citato il decreto legislativo n. 116. Effettivamente lì si parla di imprese. Dobbiamo anche pensare a chi non ce la fa o a chi vogliamo reintrodurre nel mondo del lavoro. Proprio per questo crediamo e vogliamo sostenere questa mozione, quindi voteremo a favore, perché va verso quell'ottica di riforma e di rivisitazione e, a nostro giudizio, di miglior gestione degli aiuti alle fasce più deboli.

Presidente - La parola alla collega Minelli. Intanto è stato consegnato l'emendamento.

Minelli (RC-AC) - Emendamento che vorrei un attimo rivedere, perché ci sono un paio di cose... anche perché giustamente l'Assessore diceva che c'erano da fare alcune modifiche nella parte delle premesse e l'impegnativa è poi consequenziale.

Presidente - Se vuole, le leggo l'emendamento che è stato depositato, così l'Aula ne è a conoscenza.

Minelli (RC-AC) - Posso soltanto dire ancora una cosa?

Presidente - Chiedo scusa, collega.

Minelli (RC-AC) - Dicevo che, in relazione agli interventi che sono stati fatti, non voglio entrare nel merito della validità, dell'importanza del reddito di cittadinanza o meno. Posso avere delle idee su questa misura, che non sono totalmente in linea con quelle dei colleghi del Movimento 5 Stelle. Ritengo che tale misura per alcuni aspetti sia discutibile, ma non voglio aprire qui la discussione, perché non è questo che mi interessa. Volevo anche sottolineare che la proposta di una norma di attuazione per quello che riguarda le misure di inclusione sociale non è legata all'attualità del reddito di cittadinanza, nel senso che lo spirito è quello illustrato anche dal collega Aggravi, vale a dire di dare alla Regione una possibilità che va nella direzione dell'applicazione della sua autonomia, che è quella di assumere il ruolo... non diciamo di cabina di regia, ma di coordinatore delle misure, che devono restare in capo, a nostro avviso, alla Regione Valle d'Aosta, perché siamo convinti che questo sia nell'ottica del rispetto del principio di sussidiarietà del federalismo.

È però particolarmente importante, secondo noi, che la Regione non solo abbia questo ruolo di coordinamento, ma continui - per le prerogative che le sono proprie - a pensare, a sostenere, a prevedere degli atti, dei provvedimenti legislativi che vadano nella direzione del sostegno, perché sappiamo che questo è un argomento importantissimo, è un'emergenza anche questa e quindi il ruolo della Regione è particolarmente importante.

Proprio perché ci interessa che questo argomento venga portato avanti, noi accettiamo di rivedere l'impegno che vorrei, se possibile, ancora concordare un attimo con l'Assessore, in quanto mi sembra abbia dato anche una disponibilità a darsi un tempo, una cronologia. Volevo chiedere se nell'emendamento che rileggo - perché lo avevamo anche visto - è possibile inserire una tempistica e proponevo 120 giorni, che sono 4 mesi, per arrivare sostanzialmente all'autunno. Oltre a quello, visto che bisogna rivedere anche la parte precedente del deliberato, credo che al quarto punto sia corretto scrivere: "Ritenuto pertanto opportuno valutare la richiesta di una norma di attuazione"; io avevo scritto: "l'emanazione", perché davo per scontato che questa fosse la strada e ritengo sia quella. Però, visto che nella proposta di impegno si chiede anche di vedere se si può implementare il decreto n. 183/2001, forse qui bisogna cambiare e scrivere: "Ritenuto pertanto opportuno valutare la richiesta di una norma di attuazione" e sotto: "Considerato necessario coinvolgere anche la Commissione Paritetica nella predisposizione della norma di attuazione in questione o nell'implementazione del decreto n. 183/2001", quindi se è possibile utilizzare quello strumento. Noi siamo convinti che occorra creare una norma a sé, però lasciamo la strada aperta, perché se è possibile, come l'Assessore chiede, di mettere nell'impegno il fatto che si possa implementare quel decreto - e non arrivare a una nuova norma - va bene.

Altra questione. Chiederei soltanto, là dove c'è scritto: "La Giunta regionale, previa disamina del quadro normativo vigente"... "impegna la Giunta, previa disamina del quadro normativo vigente, a predisporre entro 120 giorni una disciplina regionale in materia di politiche del lavoro e inclusione sociale", io avevo aggiunto: "- ritenute oggi più che mai urgenti - che coordini i diversi interventi derivanti da misure statali e/o regionali, valutando l'implementazione del decreto legislativo n. 183/2001 oppure richiedendo una specifica norma di attuazione", in modo da lasciare aperte, una volta fatta la disamina, le due possibili strade. Non so se vogliamo vederlo un attimo per concordare queste due piccole cose e poi lo votiamo dopo.

Presidente - Perfetto. Colleghi, visto che sono le ore 13:00, sospendiamo e riprendiamo, così avete anche il tempo di accordarvi sull'emendamento. Ricordo che i lavori riprenderanno alle ore 15:00.

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La seduta termina alle ore 12:59.